«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?
Non credo che tutti sfruttino la politica per ottenere potere. Io credo che, e parlo soprattutto per la realtà che conosco, che frequento, e che in parte rappresento, c’è ancora chi crede nella politica come strumento per migliorare la propria città sia dal punto di vista sociale, sia urbanistico, sia culturale, insomma, per tutti gli aspetti.
Come si capisce se uno entra in politica per il potere? Beh, lo si capisce in base all’operato ed alle scelte che uno fa.
Dal momento in cui si redigono le liste elettorali bisogna distinguere i due casi, quello del partito politico che segue delle logiche e delle teorie che magari noi non conosciamo e quello delle liste civiche, come in questo caso, che per definizione sceglie gente attiva socialmente e gente che è capace. Naturalmente si fanno degli errori. All’inizio magari si ha una certa visione che poi strada facendo cambia totalmente. Non ci sono dei segnali specifici, ma solo con l’operato ce ne possiamo rendere conto. All’inizio, perlomeno per quello che ci riguarda, abbiamo pensato che tutti fossero mossi da buoni propositi, poi invece in corso d’opera è evidente che saltano fuori le reali intenzioni.
Ripeto, solamente con l’operato si può capire. Questo comunque è un bene perché poi il cittadino giudica quello che vede ed io non credo che la gente sia stupida. Assolutamente, anzi, forse è molto più intelligente di quello che noi crediamo o vogliamo credere. E non è un caso infatti che il 30-40% di cittadini si sono rifiutati di votare. Percentuale altissima e preoccupante che, secondo me, non andrà a diminuire.
Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?
Naturalmente rispondo per la nostra lista civica, perché credo che un partito segua logiche ben diverse. Nel nostro caso il candidato va cercato sicuramente, setacciato. Setacciato nel senso di capire bene se è una persona capace. Il nostro rappresentante deve avere un vissuto assolutamente credibile, serio ed onesto, che ha già dimostrato, con le proprie abilità, di saper fare e di voler fare non per se stesso ma per gli altri. È chiaro che delle capacità ci devono essere.
Il candidato va cercato assolutamente.
Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?
La prima riga della domanda mi trova perfettamente d’accordo.
Ovvio che non è corretto nei confronti degli elettori, una volta ottenuta la nomina, cambiare “casacca”. E non è assolutamente giusto prima di tutto nei confronti di quelli che lo hanno votato. Si presuppone poi che, qualsiasi sia il cambio, pur tradendo quello che è il mandato iniziale, ci sia dietro una motivazione più o meno valida.
Ed è chiaro che i motivi per cui una persona o un gruppo lascia un altro gruppo difficilmente sono motivi ideologici. Per lo meno, all’interno di una lista civica, non sono mai motivi ideologici, anzi. Se uno lascia una lista civica per creare un altro gruppo è perché non si condividono più le linee guida per le quali ci si è spesi per entrare.
Non sarebbe male annullare la nomina ma non sarà possibile farlo per una questione legale, del resto assistiamo a questi episodi anche a livello nazionale.
Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???
Quattro anni fa le avrei risposto che sarei molto entusiasta di vedere questa gente, come è successo, e purtroppo allora non abbiamo potuto soddisfare tutte le richieste. Poi però l’esperienza insegna e tornando alla domanda n. 2 oggi rispondo che non sarei tanto contento, o meglio, vorrei, prima di candidare una persona, conoscerla meglio e vedere se ha i requisiti che ho elencato prima. Sono contento se poi alle riunioni comunque c’è una partecipazione molto alta e se riusciamo a creare un seguito ed un interesse per qualsiasi argomento come abbiamo fatto. È proprio per la numerosa partecipazione politica che le liste civiche si sono contraddistinte.
Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?
Mi permetto di contestare la prima parte della domanda: già a livello nazionale non è più così perchè i candidati vengono imposti. Non ho paura a dirlo, ma non è possibile che la segreteria di un partito decida quali persone. Perché è vero che poi dopo noi dobbiamo scriverle, ma possiamo scegliere solamente quelle, quindi, si dà la possibilità di ottenere certe poltrone per poi però esserne completamente prigionieri. A livello locale è ancora vero ma a livello nazionale non c’è più questa possibilità di scelta. Io sono molto critico e non mi interessano i discorsi sul proporzionale etcetera, ma credo che in questa maniera la politica si stia allontanando completamente da quella che è la realtà locale. Un politico deve stare nel territorio e deve guadagnarsi la candidatura ma attualmente a livello nazionale non funziona così. Chi dall’alto decide poi è completamente padrone di questi personaggi e chi è che rinuncia a 20 mila euro al mese, autostrade pagate, concerti pagati e quant’altro per una alzata di mano contraria? No. Se invece quel posto fosse stato guadagnato prendendo degli impegni con la gente, credo che, nonostante 20 mila euro al mese, qualcuno ci pensa bene prima di alzare o meno la mano. Valuta, se non altro, secondo il proprio impegno.
A livello locale credo che sia sufficiente che i palazzi fossero frequentati da gente mossa da un sano principio che non sia quello di manager d’azienda, ma di manager del cittadino a servizio della collettività. Deve essere un grande ascoltatore, un buon esecutore ed un buon organizzatore della macchina comunale. È sufficiente questo, senza lauree, senza esami, solo molta etica.
Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?
No, l’importante non è partecipare. Io sento la responsabilità addirittura per il 2006, anche se all’epoca non ho messo penna. Credo che la responsabilità ci sia, ma non parlo di insuccessi piuttosto di delusioni. Delusioni dal punto di vista umano prima di tutto e subito dopo sento di aver perso delle opportunità per delle persone che invece avrebbero potuto fare bene ed invece sono state lasciate fuori.
Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?
C’è chi fa veramente il politico per professione. Penso, senza con questo volermi schierare politicamente a livello nazionale, che ci sono politici che, come dichiarato in un intervista da Carlo Giovanardi, pur prendendo 18 mila euro al mese, non hanno altre fonti di entrata oltre quelle politiche ed io credo sinceramente che lui sia sincero. Prendendo poi come esempio altri politici invece, quei 18 mila euro al mese di stipendio potrebbero rappresentare solo un dettaglio rispetto alle proprie reali entrate.
Ma al di là di questo, quello che a me preoccupa è che la gente non fa della politica un lavoro ma ne fa uno strumento per poi utilizzarlo nel proprio lavoro. Ripeto, la cosa principale e più importante è la reale motivazione del politico.
A me potrebbe anche andar bene che un politico durante quell’attività sospenda il proprio lavoro perchè non è che si nasca politico però quello che proprio non sopporto, perché non lo ritengo giusto nei confronti di chi si alza alla mattina alle 6 e torna a casa la sera tutto sporco e di chi fa lavori faticosi, è che si sfrutti la politica per poi avere un tornaconto nella propria attività principale. Questo credo sia veramente una cosa deplorevole e forse è proprio questo quello che sta distruggendo la politica. Non mi domanderei se fare il politico di professione oppure no anche perché magari un politico di professione potrebbe fare cose molto meno corrette di chi comunque fa l’avvocato o l’imprenditore. Però quando poi queste cariche politiche vengono sfruttate e utilizzate per se stessi e per la propria azienda credo sia veramente deleterio. Credo nelle capacità morali delle persone, ma anche nelle capacità professionali a patto che siamo mosse dalla missione servizio alla collettività, non da altro. Poi che sia solo politico oppure che sia un politico-architetto oppure un politico-avvocato l’importante è che faccia del bene e che ogni propria azione tenga conto del bene della città, della Provincia, della Regione, dell’Italia. Credo sia questa la domanda più importante da farsi.
È chiaro che con la politica la popolarità e la visibilità aumentano e spesso si entra nel sistema anche per questo. Un avvocato aumenta la propria visibilità e di conseguenza per lui la politica rappresenta anche un’opportunità per farsi conoscere. Se poi io, cittadino, decido di andare da quel professionista-avvocato-politico piuttosto che da un altro penso che non ci sia nulla di male. Come anche l’essere presidente di una società sportiva o di una associazione culturale. Se invece l’avvocato utilizza il proprio ruolo politico per ottenere degli incarichi o comunque per ottenere degli ingressi o delle partecipazioni in altre società questo proprio no!
Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?
Se c’è gente interessata a far politica io assolutamente la invoglio raccontando com’è la realtà nuda e cruda ma non per farla scappar via, per convincerla ancora di più ad entrare ed essere protagonista attiva per questo cambiamento.
Accoglierei veramente con molto calore chiunque si voglia avvicinare a questo mondo ma per cercare di far bene. Bisogna sapere di far bene, pensare di far bene, ma anche sentire di far bene…
Magari…magari…! Naturalmente non possiamo dire a tutti sì, e credo che, per chi entra la soluzione migliore sia quella di avvicinarsi alle liste civiche piuttosto che ai partiti perché sono due realtà completamente diverse. La lista civica non è più un supporto ai partiti ma sta diventando la vera alternativa ai partiti altrimenti questo 40% di astensionismo non avrebbe senso. Noi vediamo le cose concrete e cerchiamo di risolverle senza nessun condizionamento. Solamente per far bene perché veniamo da realtà concrete. Non siamo messi lì da qualcun altro, non dobbiamo rispondere a qualcun altro. Siamo noi. Se riteniamo che una cosa vada bene per la città la proponiamo e ci battiamo.
Non è necessario che tutti quelli che partecipano debbano poi presentarsi per consigliere comunale. All’interno di un gruppo civico ci sono diverse figure che potrebbero rispondere alle proprie attitudini. In base alle proprie caratteristiche, capacità e competenze c’è un ruolo specifico. Un buon segretario deve saper fare anche questo. Un po’ come l’allenatore di una squadra, deve cercare di capire quali sono le potenzialità di un giocatore per tirare fuori dallo stesso il meglio di sé ma anche per saperlo sfruttare in una eventuale zona piuttosto che in un’altra. Non tutti possono candidarsi. Le persone che si stanno avvicinando da noi, e sto notando un interesse crescente a partire dalla fine di quest’estate, forse perché si sta avvicinando la scadenza elettorale, chiedono “cosa possono fare?” e non dicono cosa vogliono fare. Magari quelli che dicono cosa vogliono fare vanno da qualcun altro …
Dire “cosa posso fare?” è già l’approccio giusto. C’è per tutti qualcosa da fare, ripeto, a qualsiasi livello e il ruolo di ogni persona può essere diverso. Per essere candidati invece bisogna vedere bene le capacità che si hanno ma soprattutto se la mentalità è rivolta verso il fare per la città oppure il fare per se stessi. Il dubbio, e lo sottolineo, è che magari qualcuno all’inizio ci fa credere che è mosso da sane intenzioni mentre invece dietro c’è tutta una teoria che è molto lontana da quella iniziale che ci ha fatto credere.
Quando sono entrato in politica, parliamo del 2001, ovvero quando mi è stato chiesto di dare il mio contributo, mi sono confrontato con Pasqualino Macchini. Purtroppo adesso non c’è più, ma è stata una figura molto importante a Fermo. All’epoca non avevo nessun altro riferimento e quando gli chiesi un suo parere mi disse “è comunque un’esperienza e comunque vada imparerai a conoscere la gente”. A me questa frase ha colpito molto e me la ricordo ancora come fosse ieri ed in effetti la politica ci aiuta a conoscere la gente e per imparare a conoscere la gente si devono prendere anche delle bastonate tra i denti. Purtroppo il rischio c’è. Le esperienze negative servono anche a questo, a capire, e cercare di non commettere più errori. Poi penso che alla fine quando uno si ripresenta alla gente, ripeto, la gente non è stupida, può essere ingannata una volta ma poi non più. È un gioco che a livello locale dura poco, anche se ad alti livelli invece può durare molto…ndr
Per le donne, credo che le donne siamo veramente importanti. Tutte. Estetiste, commercianti, avvocati.
Le donne hanno un modo di vedere le cose diverso da quello degli uomini e per certi aspetti anche più pratico. Possono dare un contributo importante e completare quello che darebbe un uomo. Poi la persona, uomo o donna che sia, va sempre vista nel suo specifico. C’è anche bisogno di molta disponibilità, ci vuole tempo, dedizione e partecipazione e capisco che questo forse è uno dei motivi per cui non sono tante le donne impegnate in politica, ma le posso assicurare che quelle che partecipano sono molto agguerrite e battagliere. È nel dna delle donne.
Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?
È una sorta di responsabilità. Non c’è nessuno potere, nessun orgasmo, nessuna rottura di scatole.
È un lavoro di grande responsabilità. Di enorme responsabilità. Io la sento molto proprio perché degli errori li abbiamo commessi e capisco la delicatezza dell’operazione. Invece che buttar dentro tutti bisogna valutare molto attentamente perché poi dietro si possono nascondere motivazioni diverse.
È una responsabilità non tanto per il successo della lista perché magari una scelta potrebbe essere più popolare rispetto ad un’altra, ma poi bisogna vedere sul campo … mi spiego, se andiamo a vedere le persone che ci rappresentano sono quelle che si danno maggiormente da fare, con tutto rispetto per le altre, però insomma, la differenza si vede. C’è.
Il rischio è che delle volte la lista civica potrebbe essere utilizzata e sfruttata per poi arrivare a qualcos’altro e noi dobbiamo essere bravi a capire questo. L’esperienza che abbiamo maturato in questi anni l’abbiamo fatta diventare costruttiva. Cerchiamo di non commettere gli stessi errori.
La responsabilità non è tanto per il successo o l’insuccesso della lista, per quel punto percentuale in più che un nome ti può portare o meno, ma per quello che poi la persona può dare una volta ottenuto quel risultato. Preferisco avere un 3% in meno ma avere persone sicure e propositive. Non c’è nessuno che ci bacchetta per un 2% in meno. Qualcun altro magari ce l’ha, ma noi no!
Pubblicato su informazione.tv
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