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venerdì 6 marzo 2015

Sai dov'è Porto San Giorgio?


Ho letto la polemica relativa alla pubblicazione di uno spazio pubblicitario di Porto San Giorgio sulla rivista Bell'Italia e vorrei fare alcune considerazioni:

1) Dietro una iniziativa come questa c'è una strategia di promozione turistica relativa all'acquisto di spazi pubblicitari sui periodici italiani oppure si va a comprare pubblicità sulla rivista che leggiamo dal parrucchiere nell'attesa che qualcuno ci ravvivi la capigliatura? 

2) La pubblicità che si è comprata (perché se non è chiaro sono stati spesi dei soldi e nessuno ha pubblicizzato gratis questa cosa) lo si è fatto utilizzando soldi relativi alla promozione editoriale o utilizzando altre risorse? Quanto è costata? Per quante uscite è stata considerata? La scelta del mese rientra in una strategia oppure era perché c’era un posto libero? Il bacino di lettori di quella rivista è sufficiente per coprire l'eventuale investimento pubblicitario oppure no?

3) Visto che in passato l'Assessorato al Turismo non è mai stato in grado di fornire i numeri esatti delle manifestazioni che si svolgevano in città, questa volta sarà in grado di dare i numeri relativi al ritorno turistico dell'investimento fatto per l'acquisizione di quella pagina, con tanto di aumento di prenotazioni derivanti da quella particolare promozione oppure si dirà come al solito "ci stiamo lavorando", salvo poi non fornire mai coperture numeriche?

Chiedo queste cose perché non si fa pubblicità tanto per farla, specialmente se poi in molte persone crea il dubbio che non sia neppure fatta bene, ma lo chiedo per capire qual è l’ effettiva strategia turistica di Porto San Giorgio, se risponde a criteri logici e strategici, oppure se risponde soltanto alle paturnie di qualche amministratore locale alla ricerca di sempre maggiore visibilità elettorale.

Amministratori locali talmente compresi nel ruolo di salvatori della Patria, al punto da non voler neppure riconoscere che solo la legge non ammette ignoranza e non la geografia per cui non bisogna dare per scontato che chiunque sappia dove si trovi Porto San Giorgio, perché altrimenti potremmo anche sentire delle risposte come ne ho ricevuta personalmente una da Milano, a domanda risponde: 
Sai dove è Porto San Giorgio? Sì, è quel villaggio che sta in Provincia di casa Brignocchi.

Laura Gioventù

venerdì 20 febbraio 2015

Nella, e le Altre?





Il primo tentativo di mettere una donna sulla poltrona di sindaco di Fermo è stato interrotto da cose che ognuno, nel silenzio della sua coscienza, deciderà se serie oppure solo artificiose, e di certo non mancheranno ripensamenti e nostalgie, ravvedimenti oppure altre ipocrisie, ma dal frastuono dei commenti espressi, con o senza ispirazione, manca una cosa molto importante e, a questo punto molto decisiva.

Va bene Nella, che è caduta restando ben salda sulle gambe, vanno bene i cospiratori che nel ruolo di Bruto sono stati perfetti, e le cause e le conseguenze delle loro azioni le dovranno spiegare agli elettori a cui andranno ad elemosinare il voto ma….ma le altre dove sono?

Per altre intendiamo le altre donne del PD Fermano, quelle che sono Consigliere Regionali e Provinciali, Sindaci o vice Sindaci di alcune città del territorio, Assessore o semplici Consigliere di quelle stesse città, quelle che avrebbero dovuto esprimere, non dico solidarietà, ma almeno vicinanza in nome di una appartenenza comune alle quote rosa, quelle stesse che sono bravissime a farsi fotografare in ogni circostanza ma poi incidono in nulla se si parla di politica o di strategie partitiche, le stesse che non uscendo allo scoperto stanno legittimando l’indiscusso potere maschile sulla politica Fermana, quelle che a questo punto sono da considerarsi solo tappezzeria o sorrisi pronti per la partenza del carnevale o della maratona.

Nella ha dimostrato di avere stoffa anche per tutte le altre, il fatto è che tutte le altre sembrano non capire che non è stato mandato via un sindaco, ma è stata negata ad una donna la soddisfazione di essere dimessa dopo un confronto, come se non la si considerasse degna di potersi difendere e questo se a molte piace per la solita storia per la quale sono le donne le peggiori nemiche delle donne, di contro fa capire come poco incidano le quote rosa se poi vengono elette persone che non sanno guardare i problemi nella loro essenza vera e non propagandistica.

Ora si andrà alle elezioni anche a Fermo, ma a questo punto mi chiedo a cosa servano le quote rosa se poi la prima donna sindaco di Fermo non riesce neppure ad avere la solidarietà femminile delle altre donne del suo stesso partito, o se le altre donne del suo stesso partito reputino più importante apparire sui giornali o alimentare sterili dibattiti sui social per testimoniare la loro scialba esistenza nella vita politica territoriale?

Nella tornerà alle sue cose private e siamo certi che in molti già la stiano rimpiangendo perché, come diceva qualcuno, si ha spesso la "nostalgia del presente", immaginiamoci di un presente senza le Altre!

Laura Gioventù

mercoledì 3 dicembre 2014

L’identità negata

CA Marche - 2 dicembre 2014 p.2

In tutto l’articolo si da per scontato che non esista la Provincia di Fermo, non la si cita neppure in un passaggio o per includerla, come appendice scomoda e urticante,  nella Provincia di Ascoli Piceno, come è stato per tanti anni, e per confermare che per tante situazioni la Provincia di Fermo non è mai esistita e continua a non esistere nonostante abbia un Presidente, un Vice Presidente ed altre cariche politico amministrative.

Che lo affermi il Sole 24 ore è una cosa, ma che lo sostenga, senza provarne nessuna vergogna o irritazione il giornale del territorio, ossia anche del Fermano con tanto di redazione e di edizione giornaliera  - quello stesso Fermano che viene decisamente negato nei fatti ma non quando si deve consumare giornalismo di bassa lega - fa pensare che non esista l’identità Fermana. E chi la volesse affermare è solo per parlarne in termini di poltrone e di incarichi politici, per il resto, tutto il resto, esiste un problema di identità negata che non sarà mai affermata se gli stessi Fermani lasciano che la cosa sia scontata e il vero problema siano le buche nella strada e semmai qualche granello di sabbia che il mare si è portato via con l’ultima mareggiata.

La gravità della situazione viene ingigantita, accresciuta, aumentata e svilita dalla assoluta mancanza di politici all’altezza, anche di un solo centimetro, che sappiano imporre alle fonti di informazione la presenza della Provincia Fermana non come un fatto incidentale, ma sostanziale. Questa mancanza di strateghi e di politici autorevoli si evidenzia ogni volta che nelle Marche si devono decidere le sorti della Regione, o anche solo che tipo di ricetta scegliere per un brodetto veramente Regionale e non solo territoriale, ovviamente compreso il Fermano.

Ci piacerebbe una trasversalità di intenti riguardo l’identità territoriale, ma sappiamo benissimo che tanti sono i paesi e tanti sono i campanili, e se non si arriva neppure a definire la costa Adriatica che bagna il Fermano - noi avevamo anche proposto un nome - oltre ad una necessità aziendale, immaginiamoci se si riuscirà ad avere l’orgoglio di sentirsi Fermani, di sentirsi parte del territorio e non solo gente anonima che passeggia stancamente sulla spiaggia senza neppure sentire il sapore di sale della famosa canzone.

Gioventù per San Giorgio
gioventupersangiorgio@gmail.com

martedì 25 novembre 2014

Piazze o Piazzate?



C’è a Porto San Giorgio un alto tasso di litigiosità in questo fine novembre di crisi economica, si litiga fra vicini politici ma anche fra amministratori e funzionari comunali, fra indigeni e stranieri, come pure fra chi ha ruolo e chi non lo tiene, insomma si cerca di non annoiare la popolazione già annoiata di suo  per come vanno certe cose pubbliche.

Litigano Antonello Cossiri. capogruppo del PD al Comune di Porto San Giorgio, con Maurizio Di Cosmo, segretario generale della CGIL di Fermo, sulla presunta vendita di una parte cospicua della San Giorgio Energie srl.

Litigano Andrea Agostini, ex sindaco della stessa Porto San Giorgio, e Gualberto Vitali Rosati consigliere autonomo di non si sa più quale frangia politica, una volta sodali nella stessa Giunta, ma ora come "cani" in cerca di un osso da spolpare intravedendo all'orizzonte succulenti elezioni verso le quali buttarsi a capofitto.

Litigano Valerio Vesprini, assessore a non si sa bene cosa, con il comandante della polizia municipale Giovanni Paris per certe telecamere che a volte funzionano quando serve di fare propaganda politica, e non funzionano quando servono ghiotte occasioni per dare ai giornali informazioni riservate sulla in-sicurezza cittadina.

Litigano anche le categorie degli ambulanti con l’assessorato al commercio, per essersi sentiti chiedere tanti soldi per lo spazio da occupare mentre ai  "Vù Cumprà" è stato dato in forma gratuita, al massimo con qualche pseudo allontanamento coatto e inutile visto il loro alto numero.

Insomma a Porto San Giorgio si litiga che è un piacere e in mancanza di una vera piazza cittadina, abbiamo in alternativa una serie di piazzate umoristiche e pericolose, visto che a volte trattano di frattaglie dialettiche fra ex amici di cordata, ma altre volte trattano la sicurezza che manca e che i cittadini invece credono ci sia. E se a teatro le piazzate fanno spettacolo, in piazza, le stesse piazzate, sono il segnale di malumori e di inadeguatezze che non si sa chi possa risolvere.
Sempre però tenendo presente che “fra ca' non ce se muccica”.

Gioventù per San Giorgio
gioventupersangiorgio@gmail.com


sabato 11 ottobre 2014

Turismo e trend che cambiano



Aprendo il guardaroba mi sono accorta che negli anni avevo riempito l’armadio di abiti e accessori frutto più di scelte modaiole che di vera necessità vestiaria, ed ora moltissimi di quei vestiti sono ormai fuori moda, ma allo stesso tempo mi sono accorta che a volte gli acquisti erano frutto di un impulso condizionato dalle tendenze che la moda, anno dopo anno, imponeva e impone ancora oggi.
Per cui troppe volte seguiamo con più attenzione il trend piuttosto che la necessità, mentre altre volte ci vogliamo accontentare di ciò che abbiamo, e per pigrizia mentale, non vogliamo aggiornare, e così corriamo il rischio di apparire “datati” oppure solo non attuali e questo condiziona il giudizio che hanno di noi le altre persone, fino al punto da influenzare valutazioni umane ma anche professionali perché, se nel caso dell’abbigliamento, una certa mancanza di aggiornamento potrebbe essere causato della crisi economica, per quello che riguarda l’aspetto professionale, non aggiornarsi o non percepire il cambio epocale o solo non cogliere il trend del momento, potrebbe escluderci da possibili avanzamenti di carriera oppure solo non aumentare il fatturato per avere la possibilità di continuare ad essere presenti con nuove quote sul mercato.

E questo ragionamento calza a pennello per ciò che riguarda il Turismo di Porto San Giorgio e la sua crisi attuale.
Da certi numeri sembra che il settore del turismo sia meno colpito dalla crisi rispetto ad altri settori, ma a leggere meglio le cifre ci si accorge che il settore turistico è cambiato moltissimo negli ultimi anni e il trend parla di un notevole interesse verso zone geografiche intermedie piuttosto che solo costiere o solo montane, ma parla anche di un diverso modo di consumare il tempo delle vacanze, non più tempi lunghi e una volta l’anno, bensì tempi corti ma molte più volte l’anno, e le ragioni di questo cambiamento sono diverse.

A cambiare sono state anche le mete turistiche, o forse sono aumentate negli ultimi decenni le proposte turistiche che prima erano appannaggio solo di ristrette categorie di persone, facoltose principalmente, e parlo di zone una volta elitarie oppure di viaggi una volta troppo costosi per gli stipendi medi, località una volta sogno proibito dei vacanzieri ora, invece, molto più abbordabili per la massa, e questo contribuisce a cambiare i parametri della scelta turistica, offrendo una maggiore possibilità di confrontare e paragonare  fra loro località e offerte turistiche solo pochi anni fa impensabili, al punto da creare vere e proprie classifiche, classifiche dalle quali molte località nostrane hanno perso posizioni di vetta per scivolare verso il basso della classifica in maniera indecorosa e questo è ciò che riguarda la clientela Italiana.

Per quello che riguarda la clientela straniera, assistiamo alla richiesta di località e di sistemazioni che premiano strutture come B&B, Country House ed Agriturismi, soluzioni turistiche molto più gradite al pubblico straniero, che non sceglie più il mare, specialmente il nostro, se con cifre molto minori può accomodarsi su litorali molto meno costosi e spesso molto più belli, mentre ha scoperto che per la parte collinare l’Italia, e le Marche, hanno moltissimo da offrire e spesso di primissima qualità, e con l’aggiunta di maneggi, piscine e Spa, le location che offrono vacanze rurali sopra citate sono ai primi posti delle richieste straniere.

Da ciò si comprende la crisi turistica di Porto San Giorgio, che non è dovuta solo per la mancanza di richieste balneari, ma anche alla mancanza di aggiornamento e di attenzione al trend turistico che è ormai decisamente cambiato, e che sta penalizzando molto la città nel suo insieme, perché abbiamo alberghi vecchi con proprietari che non hanno investito quando dovevano farlo, hotel senza parcheggi privati per i clienti e spesso costosi per i servizi che offrono, strutture vetuste e obsolete che vedono solo nel cambio di destinazione d’uso la speranza per sopravvivere alla crisi, modificandosi da alberghi ad appartamentini "alveare" da vendere o stra-vendere a caro prezzo ai limitati amanti delle seconde o terze case.

Unitamente alla mancanza di aggiornamento privato, esiste una mancanza cronica di aggiornamento pubblico, argomento scabroso che farà rizzare i peli agli addetti al settore e da trattare senza false ipocrisie o soluzioni usa e getta, perché l’avere un litorale che non sa più attrarre per mancanza di bellezza e di divertimenti organizzati, lascia campo libero solo alle famiglie monoreddito una volta numerose mentre ora lo sono sempre meno - altro trend poco considerato quello del calo dei componenti le famiglie Italiane - e si continua a permettere di affittare al nero le seconde case a Porto San Giorgio senza creare una lista o una gestione meno caotica di questo patrimonio immobiliare non all’altezza del costo esoso dell’affitto stesso.

La città non ha parcheggi sufficienti e neppure piste ciclabili adeguate, è la città con il più alto tasso di popolazione per kq delle Marche e in alcuni scorci tale è il degrado che sembra una città in abbandono dando ai turisti la brutta sensazione di essere capitati nel posto sbagliato e non, in quella che una volta si definiva la Perla dell'Adriatico , la vita sociale e culturale è sempre meno creativa e le iniziative pubbliche contano molto solo sui mercatini ormai di scarso valore commerciale, non ci sono grandi locali notturni nè spazi collettivi per il consumo intelligente del tempo libero, non c’è nessuna iniziativa che la faccia ricordare o solo citare nelle cronache turistiche o culturali nazionali relegandola fra le curiosità piuttosto che fra le mete preferite, insomma Porto San Giorgio dal punto di vista turistico ha moltissimo da migliorare e da cambiare, iniziando con l’atteggiamento meno altezzoso dei suoi cittadini verso il turista e lo sviluppo di una vocazione al turismo che ora come ora è inesistente, anche fra gli addetti al settore.

Date queste premesse la cosa da chiedersi è come incrementare il flusso turistico con queste poche cose che rimangono, come e quando iniziare l’ormai irrinunciabile aggiornamento strategico per non rischiare di scivolare in classifica oltre la linea negativa di non ritorno, come è accaduto a tutte quelle località turistiche che credevano sufficiente ed eterno il solo essere sulla cartina geografica, non volendo comprendere per tempo che nulla resta tale per sempre, anche il più bel vestito del mondo dopo qualche anno perde di fascino e va cambiato, anche se ne siamo molto affezionati.

Laura Gioventù

martedì 22 ottobre 2013

I numeri vanno bene, ma i criteri per giudicarli?

"Guerra di numeri a PSG", olio su tela, 2013. by Petrax Puntoit















Si sta combattendo una spaventosa tempesta in un bicchiere d’acqua fra amministrazione comunale e opposizione, ma sarebbe molto meglio dire fra tre personaggi della Giunta Comunale di Porto San Giorgio e l’unico oppositore interessato ad opporsi, ed i nomi sono pubblici, da una parte Loira, Ciabattoni e Bisonni, e dall’altra il solo Agostini, e fra loro si contendono cifre, numeri e bilanci. 

L’opposizione chiede di sapere come si sono distribuiti i soldi dei contribuenti, perché a suo dire, ci sono conti che non tornano, la Giunta parla solo attraverso l’assessore Bisonni e ribatte con altri numeri presi fra i molti a disposizione ma che evidentemente non bastano per far terminare la disputa. 

Nella diatriba si è infilata la consigliera Daniela Minnetti, la quale, da commercialista quale è, risponde con altri numeri e con statistiche abbastanza opinabili, ma dice anche altro, e ciò che dice è molto importante:
"…gli eventi, le manifestazioni i tentativi di rendere attrattiva Porto San Giorgio sono apprezzati o no dai commercianti? in questi mesi ho avuto la sensazione che ci sia stata una continua richiesta da parte di questi affinché il comune si attivasse per "animare" la città e richiamare gente .... Ora sembra che questo non vada più bene!!"
La consigliera apre un altro filone di polemica, che non sono solo i numeri ma il rapporto fra numeri e risultati la cosa importante, ma guarda caso è proprio la stessa cosa che sembra invece non interessare nessuno degli altri contendenti. 

Per cui si potrebbe concludere che nel Comune di Porto San Giorgio ci sono Sindaci che non rispondono, ex sindaci che si oppongono ma solo sui numeri, evidentemente non sapendo come giudicare il valore creativo e artistico di molte delle manifestazioni pagate con i soldi dei contribuenti, un assessore al bilancio che da i numeri non potendo dare nessun parametro oggettivo per giudicare il suo intervento come assessore alla cultura, visto che ha fatto decisamente pochissimo, un assessore al turismo e al commercio che tace aspettando evidentemente che i tempi maturino per spiegazioni diverse dai numeri, magari spiegazioni nel merito artistico o di ritorni economici per il turismo del suo operato estivo, e una consigliera di maggioranza che inizia a fare una analisi giusta ma poi si ferma a due passi dalla conclusione, che a nostro parere è la seguente:

si stanno facendo la guerra dei numeri non potendo fare la guerra dei meriti, perché o non sanno come giudicare cose a loro sconosciute come la cultura e il turismo, oppure a loro interessano solo i numeri perché è con quelli che poi faranno campagna elettorale, mentre con i parametri e con i ritorni economici poco ci si guadagna in fatto di voti. Insomma chiediamoci anche quanti soldi si spendono, ma principalmente chiediamoci se questi soldi sono spesi bene oppure sono stati spesi solo per le solite iniziative che non producono altro che altre polemiche, e chiediamoci anche se fra i protagonisti di questa tempesta ci siano quelli capaci di spiegare e giudicare le iniziative e non solo i numeri che le accompagnano, se esiste una classe politica in grado di giudicare non solo i bilanci ma anche la qualità della spesa pubblica…chiediamocelo ora e non solo in campagna elettorale! 

Laura Gioventù
Gioventù per San Giorgio
gioventupersangiorgio@gmail.com


Pubblicato su Corriere Adriatico del 24 ottobre 2013
Pubblicato su Informazione.tv

mercoledì 16 ottobre 2013

Gioventù per San Giorgio risponde al comunicato del Sindaco Nicola Loira

Signor Sindaco Nicola Loira,

il suo discorso sembra avere un solo interlocutore, ossia l’avvocato Agostini, ex sindaco di Porto San Giorgio, ed ora unico esponente di una opposizione altalenante, che vive nei soli interventi dello stesso Agostini, per cui le sue parole, signor Sindaco, si dovrebbero interpretare solo se si fosse a conoscenza della diatriba esistente fra avvocati, mentre a me preme sottolineare un passaggio del suo discorso che, per ovvi motivi personali, credo sia il solo che interessi altri oltre voi due.

Ed il passaggio tratta dei contributi creativi che lei richiede alla cittadinanza, a fronte del bisogno di dare alla città una riqualificazione forte per farle superare l’attuale momento di crisi. Mi scusi ma a me sembra lei stia facendo un clamoroso autogoal contro la sua parte politica ed alla sua Giunta Comunale. Affermare infatti di voler cercare idee e proposte da altri soggetti che non siano gli stessi suoi consiglieri comunali denuncia la mancanza di progettualità, e questo non è accettabile da chi ha chiesto il voto perché sapeva come risolvere la situazione, oppure siamo di fronte alla solita politica che prima chiede gli incarichi vantando soluzioni, ma allo stato dei fatti è costretta ad ammettere la mancanza dello stesso presupposto per cui fu eletta, mancanza di idee.

Noi come Gioventù per San Giorgio proprio sulle idee abbiamo basato la provocatoria campagna elettorale che ci vide “sorprendentemente” presenti in moltissime edizioni su molti organi di stampa, e molte delle nostre proposte, allora ritenute assurde, sono diventate oggetto di partecipazioni a gare regionali per l’innovativa proposta avanzata, e le cito a questo riguardo la nostra proposta denominata “Imballi d’Autore” che è stata presentata alla Regione Marche con la firma di appoggio di molti enti e amministrazioni comunali, una delle quali proprio quella da lei guidata che, con delibera di Giunta n° 126 del 9 luglio 2013, è diventata uno dei Comuni partner della nostra iniziativa.

Come vede le idee ci sono, e noi in quell’occasione ne abbiamo sfornate molte, da percorsi aromatici a illuminazioni spettacolari, da regate marinare al colorare la città, e per sua conoscenza alleghiamo l’indirizzo facebook nel quale si possono vedere..https://www.facebook.com/Gioventupersangiorgio

Ciò che le scriviamo non vuole essere polemica ma dialogo, non vuole stabilire uno steccato ma l’apertura al confronto che, non per colpa nostra, una politica antiquata e fatta solo di fronti contrapposti, nega alla popolazione ed impedisce proprio quello da lei richiesto, collaborazione e condivisione. Da parte nostra siamo disponibili per ogni confronto e aperti ad ogni dialogo, ma non potendo chiedere le idee senza farle confluire in un contesto cittadino trasparente, siamo qui anche a sostenere la necessità, ormai impellente, di una Conferenza dei servizi, onde evitare due pericoli, ovvero che ogni decisione circa il turismo, il commercio e la cultura sia rimandata ai soli assessorati senza partecipazione dei cittadini stessi e dei soggetti interessati ai tre temi in questione. Il secondo pericolo che vorremmo scongiurare è spedire idee e proposte in astratto e senza nessuna continuazione circa eventuali ricavi da parte di chi ha espresso una idea vincente, perché le idee, come molte merci, hanno un tariffario ben preciso e da rispettare, come sono da rispettare gli stipendi dei politici eletti così va rispettata la creatività dei cittadini.

Siamo certi di essere solo all’inizio di una nuova fase dialettica fra chi gestisce l’Amministrazione e chi la deve giudicare, e la strada non è affatto breve, ma oltre a chiedere la Conferenza dei Servizi siamo anche a disposizione per organizzarla, o a dare una mano senza impegno di spesa da parte comunale. Credo che per ora sia una prova di disponibilità notevole, salvo poi giudicare come negativo un vostro tentennare e alla fine mandare nel dimenticatoio tale consiglio, e a quel punto non vedrei più onorevole da parte sua richiedere ancora collaborazione se poi non si vuole accettare consigli.

Con immutata stima,

Laura Gioventù
Gioventù per San Giorgio
gioventupersangiorgio@gmail.com


Porto San Giorgio e il suo rilancio. Chiariamoci!!!

lunedì 6 maggio 2013

venerdì 3 maggio 2013

Primo Maggio in fotocopia


In occasione del Primo Maggio abbiamo, come moltissime altre persone, frequentato le iniziative che i singoli comuni della costa Fermana avevano allestito, e ne abbiamo ricavato una sensazione abbastanza evidente che, se da una parte dimostra una certa “vitalità” in quanto a sforzi per iniziative di intrattenimento spettacolare, dall'altra evidenzia una totale mancanza di coordinamento locale, al punto che alla fine la situazione diventa paradossalmente disomogenea senza essere originale.

Ci sembra che le singole amministrazioni locali siano slegate fra loro e più interessate a riempire le loro piazze o le loro strade di folla, non tanto per offrire un servizio o una proposta culturale innovativa, ma solo per sperare che il numero elevato possa incidere nella vendita di beni materiali e gastronomici tali da diventare interessanti per i commercianti, generando uno sperato effetto volano, che possa dare vita ad altre sinergie, ma purtroppo le proposte fra comuni poco distanti fra loro, appaiono sempre più simili al punto da diventare identiche.

Si sta assistendo ad un brutto effetto fotocopia, e si pensa che basti qualche bancarella, oppure ripetere nel proprio paese ciò che gli altri allestiscono, per creare l’effetto “evento” che tutti stanno cercando, ma che nella realtà nessuno riesce a realizzare.

Oppure si assiste alla mancanza di pubblico perché in quello stesso momento in altre città limitrofe ci sono altre proposte similari, per cui alla fine le persone non ci partecipano anche se vorrebbero farlo.

Ci sembra che tutti questi sforzi organizzativi ed economici alla fine non raggiungono risultati apprezzabili, oppure bisognerebbe dire che tutti questi sforzi e tutti questi soldi potrebbero essere gestiti ed indirizzati molto meglio se solo le città del territorio non andassero all'appuntamento di Maggio ognuno per proprio conto, ognuno pensando al suo piccolo interesse, ognuno cercando di fare concorrenza agli altri, ben sapendo che poi non riuscirebbe a farla comunque, mentre la logica e la pratica dovrebbero suggerire agli amministratori locali di cooperare fra loro organizzando insieme appuntamenti e manifestazioni di livello superiore, tenendo presente le diverse caratteristiche cittadine, la logistica e l’accoglienza migliori in quanto a spazi e servizi, perché creare dei doppioni al solo scopo di confondere la gente non serve a nessuno, e non si arriverà mai ad offrire una proposta turistica che sia territoriale e non solo cittadina.

Noi abbiamo proposto di iniziare questo percorso mentale dando almeno un nome al territorio Fermano sulla costa, e proponemmo il nome di “Riviera dei Colli” sia per identificare la zona sia per dare un segno di appartenenza sociale, per poi proseguire con una conferenza dei servizi turistico-culturali, allargata ai sette comuni della costa Fermana, proprio per organizzare su scala territoriale iniziate spettacolari che possano diventare “Eventi” e non solo episodi, riproponiamo alla luce delle considerazioni fatte la proposta, perché pensiamo che sia la sola possibilità di realizzare iniziative di un certo respiro, viste le poche disponibilità economiche presenti e visto che poi alla fine la risposta alle necessità culturali è territoriale e mai solo cittadina.

LA LUCE E I SENTIERI
Associazione Culturale
info@lucesentieri.com

La Riviera dei Colli.
http://www.laprimapagina.it/2012/10/fermo-qui-la-riviera-dei-colli/




martedì 16 aprile 2013

Il futuro si cucina a tavola, due chiacchiere insieme a Matteo Perticari

Ospiti presso il suo negozio di degustazione e vendita di pasta fresca a Porto San Giorgio, abbiamo rivolto a Matteo Perticari - uno dei titolari - alcune domande circa la cultura per il cibo e le eccellenze alimentari Marchigiane. Se è vero che "siamo ciò che mangiamo" allora che cosa mangiano i Marchigiani per essere così laboriosi e pragmatici, ma allo stesso tempo così permalosi e cocciuti?...e poi, nel fare la spesa, qualità e prezzo sono due valori che hanno un comune denominatore oppure percorrono strade diverse?...






mercoledì 3 aprile 2013

Metti una riunione a cena. Tutto fa "brodo" per fare turismo e commercio a Porto San Giorgio


Spesso si dice che tutto faccia "brodo" per fare turismo e commercio...ecco la "ricetta" di Catia Ciabattoni - assessore attività produttive del Comune di Porto San Giorgio - per risollevare le sorti turistico-commerciali della città.



lunedì 1 aprile 2013

Migrante-mente



Qual'è la cosa sui migranti che noi Italiani non abbiamo ancora capito?
In che percentuale, noi Italiani, ci dobbiamo sentire colpevoli dei molti morti nel Mediterraneo? Quesiti importanti sui quali probabilmente non si riflette mai abbastanza ed ai quali abbiamo tentato di dare alcune risposte insieme a Marcela Coman.



venerdì 29 marzo 2013

Movimento 5 Stelle, perché non se ne è parlato ancora abbastanza



Che cosa ancora non si è detto del Movimento 5 Stelle e che cosa non si dirà mai? 

Senza dare nulla per scontato, abbiamo incontrato Marco Costi - attivista 5 Stelle - per parlare della trasparenza, delle alleanze, e della vittoria esaltante, ma anche inaspettata, da dover gestire.








lunedì 21 maggio 2012

L’Infinita.

Senza Tutto. 
Imparare a vivere non avendo più nulla, neppure un paio di scarpe.  
Di Laura Gioventù



Sono migliaia la persone che nel sisma hanno salvato la vita, ma hanno perso la casa ed il resto.
Con i soli abiti che indossano vanno incontro ad una esistenza che non avrebbero mai creduto di conoscere. Dove le due parole chiave sono: niente e poco.

La recente e tragica scossa di terremoto in Emilia Romagna e quella che ha coinvolto la città de L’Aquila e la sua Provincia tre anni fa, oltre ai molti defunti, a causa dell’ora in cui si sono manifestate, hanno generato una particolare situazione per i sopravvissuti, l’ora notturna ha impedito alla maggior parte delle popolazioni interessate, di potersi allontanare dai luoghi del sisma senza poter organizzare nessuna particolare preparazione personale, con la singolare incongruenza di non poter neppure indossare le scarpe per scappare, sia per la situazione oraria sia perché per drammi come questi non basterebbe il primo paio di scarpe ma servirebbe una scarpa apposita con determinate caratteristiche di confort e di praticità.

Ed è proprio partendo da questa assurda drammaticità, che proponiamo un modo preciso per aiutare fattivamente queste popolazioni, sia per non disperdere in mille rivoli gli aiuti umanitari, sia per dare vita ad un nuovo modo di considerare il rapporto fra aiuti e capacità professionali.

La Regione Marche e il distretto Fermano in particolare, sono famosi nel mondo per le loro numerose e prestigiose aziende calzaturiere, che oltre ad un ottimo rapporto produzione-qualità, hanno la tradizione di essere aziende con una componente umana molto forte grazie alla quale si potrebbe dare vita ad una produzione specifica di un determinato tipo di calzatura.  Un tipo di calzatura progettata dai giovani stilisti Fermani, realizzata dalle aziende calzaturiere Fermane,  promossa e finanziata direttamente dalla Regione Marche, grazie agli aiuti economici che si verranno a raccogliere, in modo da dare vita ad una scarpa appositamente studiata per i casi di calamità naturali.

La calzatura diventerebbe sia un primo aiuto umanitario diretto e funzionale, sia patrimonio culturale e produttivo dell’intera Regione al punto da, per raccogliere ulteriori aiuti economici, poter eventualmente avviare una vendita comune al pubblico attraverso prezzi controllati e controllo dei rivenditori.

La Regione Marche diventerebbe in questo modo, da un lato dispensatrice di commesse di lavoro, per le proprie aziende territoriali, dall’altra svilupperebbe nel comparto calzaturiero un concetto di solidarietà produttiva precisa e non generalizzata, proponendo uno dei prodotti per i quali la Regione stessa è famosa nel mondo.

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Pubblicato su ... informazione.tv

mercoledì 8 febbraio 2012

La neve un tot a palata?

La neve un tot a palata?
Di Laura Gioventù




Porto San Giorgio - la neve al porto turistico - 4 febbraio 2012


Sta montando una polemica sull’utilizzo dell’Esercito per liberare dalla morsa della neve i paesi e le città Marchigiane. Utilizzo non gratuito, ed è questa la novità rilevante. Per ogni componente dell’Esercito e per ogni mezzo usato c’è, come al supermercato, il prezzo con tanto di specifica se ci sia da aggiungere vitto e alloggio oppure no, chissà se l’IVA sia compresa oppure no? A noi questa sorpresa appare stupefacente, ma tenendo presente che siamo in regime di crisi, e che anche l’Esercito Italiano si deve autofinanziare, come se non bastassero i miliardi di euro che diamo noi tutti per tenerli in vita, ci sono due considerazione da fare in merito.
La prima è che con questo prezziario si è dato corso legale alla liberalizzazione dei servizi, tanto voluta dal primo ministro Monti, per cui l’Esercito, che ha mezzi e personale, si mette sul mercato, ma arrecando una concorrenza scorretta e sleale nei confronti di quei privati che volessero offrire lo stesso servizio sperando in un incasso adeguato, ma non avendo i mezzi già pagati dal contribuente, concorrenza che l’Esercito invece pratica avendo i mezzi già pagati dai cittadini per ben altri scopi e personale che costa tanti soldi per specializzarlo e farlo finire a spalare neve non ci sembra un ritorno economico allo stesso livello. L’altra anomalia sta nell’uso delle proprie risorse, per cui se oggi l’Esercito mette il listino prezzi per i suoi servizi, allo stesso tempo anche un qualsiasi Comune Italiano un domani potrebbe fare la stessa cosa, per cui: per manifestare il costo sarà di tot euro, per sfilare magari lo stesso tot scontato, ma il bello sarebbe far pagare allo Stato - giustamente a questo punto - l’affitto delle scuole usate come seggi elettorali. Perché dare gratis e con la conseguente chiusura  delle attività didattiche se poi, arrivata la neve, per liberare le strade si dovrebbe pagare l’Esercito? Per cui rispetto per tutti ma se alla prossima sfilata degli Alpini la città ospitante chiedesse, in cambio dell’uso delle piazze, un ritorno in denaro nessuno del ministero della Difesa si deve offendere, ma semmai dovrebbero pensare che una sfilata è una festa, mentre una nevicata è una disgrazia che colpisce cittadini inerti e spesso privi dei mezzi per superare la catastrofe.
Liberalizziamo pure, ma che sia una liberalizzazione equa e non un tot a palata.


pubblicato su ... informazione.tv
e su ... lindiscreto.it

domenica 13 marzo 2011

Metti una Gamberale sul comodino e non te ne pentirai

Intervista a Chiara Gamberale
di Laura Gioventù

Sabato 12 marzo, presso la Sala conferenze di Villa Baruchello di Porto Sant’ Elpidio (FM) Chiara Gamberale ha presentato il suo ultimo romanzo “Le luci nelle case degli altri” (Mondadori) e noi l’abbiamo intervistata cercando di passare dalle zone cieche alle luci delle persone di fronte.




La “zona cieca” è una stanza dove non abbiamo acceso la luce oppure un distacco per morosità?

Eheh….(ride) … cominciamo bene…la “zona cieca” è questo e quello…però mi piace più pensare la prima, una stanza dove non abbiamo acceso la luce, perché così la responsabilità è nostra … (ride)

L’intelletto distingue fra il possibile e l’impossibile, la ragione distingue fra il sensato e l’insensato. Ma a questo punto noi donne coma facciamo a scegliere l’uomo giusto?

Dobbiamo fare un movimento di “pancia” e di cuore. Personalmente, sia l’intelletto che la ragione, dopo averli coltivati per una vita, li trovo un po’ sopravvalutati nella scelta dell’uomo giusto perché si potrebbe rischiare di voler corrispondere troppo al principe azzurro che sognavamo da piccole e che non è mai esattamente quello che poi ci aspettiamo…è fatto per deluderci…

…le attese poi rischiano di essere disattese…

…certo… non potrà mai corrispondere a questa figura perché il principe azzurro non esiste…

Ma fra Francesco Totti e Roberto Saviano chi scartiamo?  

Io sono romanista, da sempre, quindi…
Vabbè, sono state senza dubbio le due interviste più belle della mia vita radiofonica ed è stato molto curioso far parlare di Dio Francesco Totti e di sesso Roberto Saviano trattandoli in maniera diversa dal solito… diciamo che già basterebbe uno a metà strada tra i due…

…ma se dovessimo proprio scegliere?


Tra i due? Ma poi per farci cosa? …È questo l’importante da sapere…

Come uomo per la vita oppure perché no, anche solo come amante…?!?

…sono sposata con uno scrittore e quindi sceglierei Totti. Insomma, me la giocherei diversamente proprio perché già conosco gli scrittori. Sceglierei una cosa che non ho mai conosciuto, anche se però Saviano è unico perché non è “lo scrittore” …

Quale è il vero tabù delle donne, il sesso, i soldi, i figli, la bellezza oppure la carta d’identità?

Tabù nel senso che le donne non hanno il coraggio di parlarne o di parlarsene tra loro?

…entrambe!

…secondo me la donna ha ancora un problema con il piacere, dunque direi con i soldi ed il sesso perchè con tutto quello che le da piacere ha ancora un senso di colpa atavico, mentre con il camuffare l’età, con i figli e con tutto ciò che ha a che fare con la gravosità dell’esistenza la donna è molto allenata anche a livello inconscio. Con i soldi invece, con la bellezza ed il sesso la donna ancora potrebbe fare dei passi avanti e dire “sì, me lo merito, sì, me la godo”.

“Il mondo è pieno i donne tradite e di uomini abbandonati” (Chiara Gamberale in “La zona cieca”) Qual è la differenza?

Beh, questa è una frase di una ascoltatrice della protagonista del romanzo e non della protagonista stessa, infatti io non l’avrei mai scelta per metterla in quarta di copertina, però queste sono esigenze editoriali. Questa frase nel libro non è una frase delle mie che secondo me mi riguarda, è una frase che dice una donna che è amante di un uomo da sei anni… Di sicuro però, se ci si guarda intorno, generalmente l’uomo ha difficoltà con le scelte e sembra che non ci sia scampo, se gli uomini tradiscono le donne abbandonano. La vulgata vuole che l’uomo un malessere lo gestisca senza gestirlo e la donna sia invece da taglio netto però in effetti non è detto sia sempre così, queste sono delle generalizzazioni…

…secondo lei le donne hanno più coraggio di lasciare un uomo?

Beh, io non ce l’ho mai avuto! Faccio tanta fatica a lasciare…

…è stata sempre lasciata?

Ho lasciato…ma sono stata anche lasciata! Ho fatto tutte e due le cose, però ho sofferto di più a lasciare, ma io ho una forte componente maschile dentro di me … poi però arrivata ad una situazione pesante ho lasciato.

Nel romanzo “Una passione sinistra” la protagonista Nina tradisce Bernardo con Giulio. “Questo però non toglie che Bernardo sia la sua vita. Non qualcosa a cui DOVER fare ritorno ogni sera, qualcosa a cui VOLER fare ritorno.”
Il sesso disgiunto dall’amore è una cosa riprovevole, eppure perché le donne fanno sesso anche se non c’è tutto questo amore?


Perché l’amore è qualcosa di raro, e secondo me le donne, come gli uomini, fanno sesso anche quando non c’è amore perché noi viviamo tutti i giorni anche senza che le nostre siano tutte giornate eccezionali, perché è una sfumatura …penso che il sesso unito al sentimento capiti poche volte nella vita, gli amori sono esperienze sconvolgeti….il sesso, il sesso  è un’altra cosa, ma certo, se fatto bene può darti un’illusione d’amore.

La protagonista del romanzo è appagata sessualmente dall’amante ma non per questo avverte il ritorno dal marito come dovere, anzi, tutt’altro…lei vuole tornare da Bernardo…

La protagonista ha ben chiara la differenza tra sesso e amore…e forse il sesso va così bene con l’amante anche perché, ma questa è una grande provocazione, lo rispetta meno! Forse chissà che il sesso, come in questo racconto, quando c’è meno rispetto del partner possa venire fuori più animalesco e quindi più fedele e se stesso…

C’è una frase …“La vita è un insieme di avvenimenti, di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto ’insieme.” (Italo Calvino) Che ne pensa?

…che ahimè è proprio così, il destino…lo dice anche Mandorla, la protagonista del mio ultimo romanzo, mentre guarda le macchie di umidità che si sono formate sul soffitto. Sono macchie sparpagliate e ci piacerebbe unirle con un senso logico ma a volte quel senso non c’è…è un liquido amniotico …qualcosa di spirituale e di misterioso.

C’è un avvenimento particolare che ad un certo punto ha cambiato il senso della sua vita?

A volte mi dico di sì, altre volte dico di no. Se cambiare il senso della vita vuol dire anche darti un altro senso su te stessa, cioè darti un altro punto di vista da cui guardare te stessa, allora l’avvenimento determinante è stato senza dubbio l’incontro con la persona che oggi è mio marito.

Per parlare un po’ di politica, nel suo libro “Una passione sinistra” la “piccola” storia di due coppie di persone si intreccia con la “grande” storia, dalla caduta del muro di Berlino all’ultima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. Pensando al libro mi viene in mente una frase di Giorgio Gaber che dice “Non temo Berlusconi in se, temo Berlusconi in me.”

È esattamente questo il senso del libro! La coppia “di sinistra” rifiuta così tanto certi modelli e poi è proprio la donna di questa coppia che prova questa forte ed oscura attrazione per qualcosa di così tanto diverso da lei, un uomo dagli ideali di destra, appunto. In questo senso il libro vuole anche essere la metafora di una Sinistra che, anziché fare la Sinistra, prova a giocarsi su territori che non sono suoi. Ovviamente vince l’amante “di destra”…

La Destra fa tanto riferimento alla famiglia, poi però stranamente i suoi leader sono tutti separati mentre a Sinistra sono tutti ancora (felicemente ?) sposati…

Sì, questo è uno dei famosi paradossi… (ride)

Sinceramente lei teme più Berlusconi o se stessa?

Ah, me stessa! Senza dubbio, non c’è proprio paragone!

Sempre restando in tema, quando una donna si candida in politica, secondo lei noi donne elettrici che cosa dovremmo chiedere a un’altra donna?

Dovremmo chiederle di rimanere se stessa, cioè di non imitare gli uomini, ma anzi, di portare, nel suo fare politica, tutto il suo essere donna e di non annullarlo dal momento in cui ricopre una carica storicamente maschile. Nella sua avventura deve portare anche e soprattutto il suo essere donna, è un presupposto molto importante affinché possa poi fare delle scelte che sostengano le donne …

Nella letteratura femminile, chi siamo noi donne che leggiamo e chi siamo noi donne che scriviamo?

Sia quando leggiamo, sia quando scriviamo, è esattamente la stessa cosa, siamo persone che hanno paura del mondo ed hanno bisogno di rifugiarsi in un mondo ideale, un mondo che poi trasformano in un laboratorio dove riuscire ad elaborare ciò che più le spaventa per comprendere meglio la realtà.

Se il libro è un viaggio, il continuo proliferare di premi letterari, secondo il suo parere, sono il percorso mentale meno accidentato per scoprire nuovi talenti, oppure rappresentano i luoghi di sosta meno fantasiosi  per imporre le nuove letture per un pubblico sempre meno viaggiatore, sempre meno appassionato?

Dovrebbe essere un modo per scoprire nuovi talenti, ma temo che in alcuni casi, purtroppo, sia anche un modo per imporre le letture. In alcuni premi letterari regionali, più piccoli, c’è ancora una ricerca vera, una lettura attenta di vera “scoperta”  … certo, poi, i premi letterari più grandi e più famosi sono un po’ come Sanremo. Anche per la musica ci sono moltissime manifestazioni piccole e meno conosciute ma dove quella ricerca è tenuta ancora ben presente.

Filosofia e Psicologia sono madre e figlia che stanno sempre a litigare oppure sono due complici?

No, sono sorelle, sorelle che ogni tanto litigano. Anzi, sono sorelle gemelle eterozigoti!

Ecco ... io sono una gemella…..etegozigote!


Ah, bene, chi sei allora, Filosofia o Psicologia?

Oddio…abbiamo invertito i ruoli, ora è lei che fai le domande a me? …non saprei…forse filosofia…forse nessuna delle due…(rido)…
Un’altra domanda…c’è un famoso psicologo analista junghiano, Hillman, che dice “I miei pazienti finiscono la terapia nel momento in cui capiscono che sono più matto di loro”….ma secondo lei, andiamo dallo psicoterapeuta perché speriamo di trovare uno più matto di noi così ci sentiamo “normali”?


Il transfert potrebbe anche essere definito così, certo, Hillman appartiene ad un'altra scuola di pensiero perché i freudiani invece ti dicono molto poco di loro, però, già essere compreso nella tua “mattanza” è un segno della “mattanza” dell’altro, quindi in un certo senso potrebbe essere proprio così….

Jean-Jacques Rousseau diceva “Nulla è più indispensabile del superfluo”. Per Chiara qual è l’indispensabile e qual è il superfluo?

Se fosse per me l’economia non andrebbe avanti. Per me sono indispensabili pochissime cose…il cellulare per telefonare, il computer per scrivere…ho un rapporto strano con gli oggetti materiali, ho un rapporto molto labile con essi…li dimentico spesso…li perdo. Essenziali sono invece le persone, la mia famiglia è il punto fermo della mia vita.

Qualcosa di superfluo a cui non rinuncia?

…le sigarette, senza dubbio, perché fumo! E poi… poi le serie televisive americane. Mi piacciono molto! I cofanetti di dvd….

Qual è la vera differenza tra un bambino ed un adulto? La taglia dei pantaloni o lo sguardo con il quale guardano il lato B delle donne?

Purtroppo e per fortuna a volte sono simili. A me di solito piacciono gli uomini che lo sguardo lo mantengono intatto come i bambini, mi piacciono quelli un po’ poetici…però poi il guaio e che non ti guardano da maschio … (ride) …è un problema anche quello!!!

Perché continuiamo a preoccuparci di non sapere dove andiamo, non sarebbe più saggio preoccuparsi di sapere dove non stiamo andando?

Sì, assolutamente sì, ci sto provando soprattutto in questo periodo della mia vita, mi dico vabbè, se non riesco a capire dove voglio andare, l’importante per me, è capire e tenere ben presente dove non andare, per non correre il rischio di dover fare poi delle scelte che non somigliano veramente a me.

“Le luci nelle case degli altri” è il suo ultimo romanzo edito da Mondadori. Ce lo descriva in quattro aggettivi!


….ma io non sono brava a farmi i complimenti…la butto là.
Necessario, per me, di averlo scritto; è un romanzo corale; senza dubbio sentito, ma ho già detto necessario….poi, faticato, molto faticato …e familiare.

Quali sono i suoi progetti futuri, stai già pensando al tema del prossimo romanzo oppure ad una nuova trasmissione radiofonica?

No, sto pensando al tema del prossimo romanzo, ma prima devo però capire bene che cosa sto vivendo in questo momento perché la mia scrittura riguarda molto i momenti della mia vita…

Ora non so più che cosa chiederle…che cosa domanderebbe ad una che di cognome fa “gioventù”?

Quanti anni hai… (ride)….!!!

Se la penultima domanda è “sei felice?”, quale vorrebbe fosse l’ultima domanda?

Prima rispondo alla penultima perché mi piace: sono felice in parte, sto lavorando per! La domanda successiva è “è vero che sai che te lo meriti?” ….sìììììì.



Nota sull’autrice.
Chiara Gamberale, conduttrice radiofonica e televisiva, è nata nel 1977 a Roma, dove vive. 
Ha scritto “Una vita sottile” (Marsilio, 1999)” Color Lucciola” (Marsilio, 2001) “Arrivano i pagliacci” (Bompiani, 2003) ” La zona cieca” (Bombiani, 2008, Premo Selezione Campiello), “Una passione sinistra” (Bompiani, 2009). “Le luci nelle case degli altri” (Mondadori) è il suo ultimo romanzo. E’ stata anche autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, come”Gap” (Raiuno),” Quarto piano scala a destra” (Raitre) e “Trovati un bravo ragazzo” (Radio24). Da gennaio 2010 conduce tutte le mattine su Radio2 “Io, Chiara e l’Oscuro”. Collabora con “La Stampa”, “Vanity Fair” e “Il Riformista”.

Pubblicato su ...  seratiamo.it

mercoledì 16 febbraio 2011

CRONACHE FERMANE

A CHE GIOCO STIAMO GIOCANDO?
Ovvero, come la politica diventa un gioco. 
di Laura Gioventù
 


Salone nella sede della Provincia di Fermo.
I giocatori si dispongono al tavolo.
Da una parte l’Avv. Fabrizio Cesetti con il ruolo di Presidente della Provincia nonché mazziere e dall’altra parte giornalisti, opinione pubblica e fra loro, disposti un po’a destra un po’ a sinistra e qualcuno al centro, tutti gli esponenti politici, partitici, associativi e tutti quelli che in odor di elezioni escono fuori come i funghi.

L’occasione per il gioco è stranota, le dimissioni da vice presidente della provincia di “Tano” Massucci, in quanto lo stesso sembra deciso a giocare ad un altro tavolo, quello che con la posta in gioco offre la poltrona da sindaco della città di Fermo.

Il mazziere mischia le carte e comincia a dichiarare a che gioco sta giocando.
Ma a che gioco sta giocando effettivamente l’Avv. Cesetti?
Il presidente-mazziere gioca a RisiKo, perché cerca la strategia vincente per conquistare più territori possibili, chissà quanti carrarmatini detiene, saranno sufficienti per fare una guerra oppure solo per contenere le perdite?
E Gaetano Massucci a che gioco sta giocando?
“Tano” Massucci sta giocando a scacchi, ed in sella al suo cavallo salta i partiti cercando di fare scacco alla regina per contenderle la poltrona da sindaco.
E la “regina” Brambatti a che gioco sta giocando?
Ma è ovvio, la professoressa sta giocando a “nascondino”, forse cercando di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo e sembra che il suo slogan sia “tana, votatemi tutti!”.
Ma torniamo alla Provincia.
Il SEL a che gioco sta giocando?
Perbacco, ma sta giocando a “ruba bandiera”, perché spera di impadronirsi di un posto nella giunta provinciale, scalpita e si agita per un assessorato ma resta ancora una volta con un pugno di mosce in mano!
E la Sinistra, nel suo insieme tutta unita, a che gioco sta giocando?
La Sinistra gioca al “tiro alla fune”, perché tira la corda ipotizzando dall’altra parte un avversario che non c’è, perché la malattia della sinistra è che senza un rivale non riesce proprio a stare.
Ed il suo storico nemico, la Destra, nel suo insieme tutta divisa, a che gioco sta giocando?
La Destra gioca a “mosca cieca”, perché brancolando nel buio spera disperatamente di “acchiappare” il candidato giusto per perdere dignitosamente.
E fra loro c’è il Centro. Ma il Centro a che gioco sta giocando?
Il Centro gioca a “ruba mazzo”, perché spera di alzare la carta più alta per poter prendere il mazzo e distribuire lui le carte.
Ed insieme al Centro c’è la Chiesa. A che gioco sta giocando la Chiesa? 
La Chiesa gioca sempre a Ping Pong, perché se la rimpalla continuamente cercando la paletta o la pallina,  ma se la racchetta ora è Massucci, la pallina chi la fa?
Poi ci sono gli altri giocatori.
Vediamo che gioco stanno giocando anche gli altri.
C’è Franca Romagnoli. La Franca a che gioco sta giocando?
Lei è impegnata con il gioco dell’oca, perché schierandosi con Futuro e Libertà ha fatto due passi avanti e non si sa quanti indietro.
E Luciano Romanella a che gioco sta giocando?
Romanella ha scelto lo “schiaffo del soldato”, perché vuole mettersi nella condizione di indovinare sempre chi, dandogli il colpo più forte, lo faccia cadere.
Mentre il giovane Andrea Putzu a che gioco sta giocando? Putzu gioca a "scala quaranta", perché da bravo under quaranta sogna di scalare il potere.
Remigio Ceroni invece a che gioco sta giocando?
Remigio gioca a "traversone", perché fa di tutto per perdere cercando di non segnare neanche un punto.
Poi c’è il nostro caro “Peppone” al secolo Buondonno Giuseppe, tutto preso a giocare a tressette con il morto, con il sogno, mai tanto nascosto, di giocare avendo in mano entrambe le carte, le sue e quelle del morto.
E poi a questo tavolo ci sono i giocatori occasionali, quelli di questo momento, ovvero il movimento delle donne, ed a che giocano queste donne? Queste donne giocano alle belle statuine, perché nonostante siano armate di tacco alla riscossa, acconciature in similpelle e unghie laccate rosso passione, non riescono ad essere più quelle di una volta, e mentre passano qualcuno canta ambarabà ciccì coccò…
Poi ci sono gli ospiti d’onore, i giornalisti, a che gioco stanno giocando i giornalisti?
Le “signore” e i “signori” della stampa giocano al “mercante in fiera”, perché senza sapere quali saranno le carte vincenti azzardano puntate grammaticali degne di miglior causa.
E non presenti al tavolo, ma vittime predestinate dell’esito finale dei vari giochi, ci sono gli elettori, l’opinione pubblica e tutti noi insomma.
E noi, a che gioco stiamo giocando?
Poveri noi, noi non stiamo giocando, dovremmo giocare allo “scopone scientifico” ma ogni volta che scartiamo una carta c’è sempre qualcuno che fa scopa e non siamo mai noi!

Signore e signori avvicinatevi al tavolo, i giochi stanno iniziando, rien ne va plus!


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martedì 8 febbraio 2011

CRONACHE FERMANE

La ricerca si muove anche a Fermo. 
Di Laura Gioventù


È il terzo raffreddore che prendo quest’anno.
Dopo una settimana la tosse non accenna a passare e prima che degeneri in qualcosa di più serio decido di andare dal medico.
Passo mezza giornata a fare anticamera nell’ambulatorio per farmi prescrive uno sciroppo.
Ottenuta la prescrizione, con la ricetta in mano, vado subito in farmacia.
Manca poco all’ora di chiusura. Arrivo, come al solito, all’ultimo minuto. Hanno già abbassando le serrande ma la porta è ancora aperta. Ci metterò cinque minuti, non mi dovrebbero fare storie.
Sperando nella bontà del farmacista provo ad entrare lo stesso.

-Permesso, posso? Buongiorno dottore, avrei bisogno di questa medicina.- dico mentre mi avvicino al bancone e passo la ricetta al farmacista.

Il dottore prende in mano il foglio e legge. Controlla da computer la disponibilità del prodotto poi apre uno dei cassetti del grande mobile che ricopre tutta la parete alle sue spalle, estrae un flacone, me lo mostra e dice:

-Dunque Signora, la medicina che le hanno prescritto va bene ma in alternativa potrebbe provare questo prodotto ….-

-… mi consiglia il farmaco generico?-  gli dico mentre osservo la boccetta.

-No, questo cara signora non è un farmaco generico ma è uno sciroppo preparato in laboratorio. Una delle nostre preparazioni farmaceutiche …- mi risponde il farmacista.

-Le fate voi? Ma come, dove, qui?- gli domando.

-Sì, li prepariamo qui. Nel retro di questa farmacia c’è un piccolo laboratorio.-

-Per cui lei mi sta dicendo che sareste in grado di rifare qualsiasi altro tipo di farmaco?-

-Ovviamente no. Non tutti, ma i principali. Prepariamo anche integratori di sali minerali e vitamine e poi creme cosmetiche…per la couperose, la psoriasi, la cellulite… e tante altre…- precisa il farmacista.

Interessante questa cosa, penso. Mi ha convinta.

-Va bene, se me lo consiglia lei …- gli dico - …mi dia pure questo sciroppo. Voglio provarlo.-

Pago, ritiro il sacchetto con la medicina ed i tre euro di resto.
L’ora della chiusura è passata da oltre dieci minuti. Il dottore si toglie il camice, lo appoggia sulla sedia dietro al bancone e si avvicina alla porta d’ingresso. Ma invece che aprirla per farmi uscire la chiude dall’interno con doppia mandata. Pensavo volesse accompagnarmi all’uscita,  ma in pratica mi chiude dentro.

-Mi segua, le voglio mostrare una cosa.- mi dice il dottore.

Resto immobile. Ferma. Come paralizzata. Seguirlo? E dove? Che cosa dovrà farmi vedere? È già tardi e devo andare a casa…non ho altro tempo da perdere…

-Non si preoccupi, venga pure, ci vorrà solo qualche minuto…- mi dice mentre con la mano mi fa cenno di seguirlo.

Ci vorrà solo qualche minuto, ma per fare cosa? Che significa? Cosa faccio, vado? Non vado? Dovrei assecondarlo? Non lo so. Non so cosa fare, so solo che voglio andarmene al più presto da qui!
Da dietro il bancone s’intravede un’altra stanza.
In qualche modo dovrò pure uscire.
Decido di seguirlo.
Entro nel magazzino della farmacia. Il dottore fa strada camminando davanti con passo deciso. Attraversiamo tutta la stanza fino ad un corridoio. Ci sono delle porte. Altri ambienti. Forse il bagno, forse anche un ufficio. Ma lui tira dritto senza mai fermarsi ed io continuo a seguirlo fino ad arrivare alla fine del corridoio. C’è un’ultima porta. Il dottore la apre e siamo fuori.
È l’uscita di servizio della farmacia. È l’ora di pranzo e per la strada non si vede anima viva.

-Mi venga dietro …- mi dice mentre attraversiamo la via.
Camminiamo per una ventina di metri fino ad arrivare davanti una grande porta a vetri senza insegne e nemmeno il campanello.

-Prego, si accomodi pure. - mi dice il farmacista invitandomi ad entrare.

La stanza è grande e molto luminosa. Mi guardo in torno. Ci sono strani aggeggi. Riconosco un microscopio. Sulla parete destra c’è un lavello ed un lungo piano di lavoro in acciaio e poi, vetreria sparsa ovunque, provette , alambicchi e bottiglie. Sulla sinistra uno scaffale aspetta solo di essere riempito dal contenuto dei cartoni chiusi parcheggiati all’angolo. Ed ancora libri, barattoli, sacchetti ed altri oggetti appoggiati a terra.

-Allora, che ne pensa?- mi domanda il dottore rompendo il silenzio.

-Che ne penso? Penso che è carino … sì, bèh oddio, a parte il disordine …. Mi scusi se mi permetto, non si offenda, ma qui sembra sia scoppiata una bomba! Mi faccia capire … ma dove mi ha portata, nel laboratorio della farmacia? È qui che lei prepara lo sciroppo che ho appena comprato?- gli domando mentre mi aggiro per il locale.

Mi muovo con molta cautela, facendo attenzione a dove metto i piedi. Ho paura di rompere qualcosa. Tutti quei vetri hanno l’aria di essere molto fragili.

-No, signora, no. Gli sciroppi li preparo nel laboratorio della farmacia. Questo invece è mio. Mi scusi per la confusione, ma l’ho preso in affitto da poco e devo ancora terminare il trasloco. Mancano le ultime cose...- mi spiega il dottore.

-Mi perdoni, ma non capisco. Perché ha aperto un laboratorio, a cosa le serve se non ci prepara le medicine?- gli dico.

-Perché ho un bisogno, realizzare un sogno!
Vede, la carriera universitaria è stata lunga e per niente remunerativa. Non potendo fare il mantenuto a vita ho preferito al dottorato un lavoro più sicuro e mi sono messo a fare il farmacista, ma la mia vera passione è sempre stata la ricerca!
Faccio esperimenti da sempre. Ho cominciato nella mansarda di casa dei miei genitori che avevo tredici anni e non ho mai smesso. Vede questo?
- mi dice, indicando una macchina appoggiata vicino al lavello.

-Questo è un mescolatore sottovuoto. E le vede tutte queste attrezzature e tutti questi materiali? 
Li ho comprati con i soldi guadagnati facendo il farmacista. Perché, anche se fare questo lavoro non è mai stata la mia massima aspirazione mi permette di “finanziare” il mio sogno.
- aggiunge.

-…lavora come farmacista e si autofinanzia…interessante…- commento ad alta voce.

-Sì, per ora non ho altra scelta … pensi che per pubblicare il libro che ho scritto sulla galenica me lo sono dovuto auto-finanziare perché non ho trovato qualcuno che fosse disposto ad investire su di me.
La ricerca non da garanzie in questo paese. Chi vuole rimanere nell’università è costretto ad andarsene all’estero. E chi decide, come me, di rimanere, ha scarse possibilità. Se hai un progetto, soprattutto nel campo delle sperimentazioni, nessuno ti aiuta. Nessuno è più interessato ad investire in capitale umano, ma solo nella produzione materiale e nel commercio. Qui si finanziano i fatti concreti, non i sogni.
-

-E le istituzioni?-domando.

-Le istituzioni locali spesso sottovalutano il problema. Ci dovrebbe essere una maggiore sensibilità e una maggiore considerazione per questi temi. Non basta parlarne, servono aiuti concreti!
Poi c’è anche la famiglia.
La famiglia da un lato sostiene economicamente tutti i tuoi studi e ti fa laureare, ma poi, una volta uscito dall’università ti incoraggia al “lavoro subito” per non essere più da peso.
Per cui spesso, spinti dalla voglia di autonomia, davanti all’ipotesi di “gavette” lunghe ed altrettanto dispendiose ma piene di opportunità e la possibilità di un impiego immediato e sicuro ma senza grandi prospettive, si ripiega nella soluzione più rassicurante e meno incerta.
Dall’altro però quella stessa famiglia ti riempie di soldi, soddisfa ogni tua richiesta,ogni bisogno materiale. Non ti fa mancare nulla. La famiglia è l’ancora di salvezza per chi resta, perché male che vada si è sempre con le spalle coperte. Anche se il lavoro non lo trovi comunque hai sempre la sicurezza di un tetto sopra la testa. Insomma, non si è mai troppo “disperati”, per fortuna. Ma è proprio questo “benessere”, questa “fortuna”, questa “sicurezza” che inibisce qualsiasi stimolo per cui non si hanno grandi ambizioni, non si sente la necessità di “creare” qualcosa...
-

-Non si direbbe la stessa cosa di lei…però…- osservo.

-Io sono uno di quelli che sono restati. Ho delle idee, ci credo e voglio realizzarle, dimostrando che si può fare anche rimanendo qua. Non mi sono mai fermato, ho continuato a studiare, sperimentare e fare pubblicazioni. Ovviamente sempre gratis. Naturalmente non basta scrivere un libro ed autofinanziarselo, bisogna anche promuoverlo. E per farlo conoscere e fami conoscere oltre che pagarmelo l’ho distribuito gratuitamente. Il mio non è mica un romanzo di Muccino e non pretendo di far soldi con un libro! Ma proprio grazie ad esso l’anno scorso sono riuscito ad ottenere un incarico come docente per un master annuale di galenica organizzato dall’università di Camerino.-

-Ma se fa il farmacista a tempo pieno, come fa a conciliare il suo lavoro con l’insegnamento o anche solo ad avere una vita privata?-gli domando.

-Sacrificando molto del mio tempo libero. Le lezioni me le preparavo nel fine settimana, mentre per l’insegnamento al corso ho utilizzato tutti i miei giorni di ferie. Non è sempre facile. I momenti di sconforto non mancano. Tengo i piedi in più staffe, ma non mollo. Piuttosto faccio piccoli passi, ma vado avanti. Ora ho preso in affitto questo locale per proseguire i miei studi e per continuare con i miei test e gli esperimenti. Qui potrò organizzarmi meglio e lavorare con più tranquillità! …e cominciano ad arrivare anche i primi risultati, a dicembre, infatti, mi hanno riconfermato la cattedra al master per il secondo anno!-

Ascoltando la storia del farmacista non mi sono resa conto del tempo che passava. Per me si è fatto davvero tardi. Gli faccio i miei più sinceri auguri per i suoi progetti e me ne vado lasciandolo nel suo mondo di vetrini e becher ma, mentre cammino per riprendere l’auto e tornare a casa non posso far altro che ripensare al suo racconto.

Le sue parole mi hanno trasmesso entusiasmo. Mi hanno fatto capire che è ancora possibile realizzare i sogni, bisogna solo crederci!

Salendo in macchina mi ritornano alla mente anche le parole di Luca Barbarossa nell’ultima intervista che ho fatto. Il cantautore romano consiglia ai giovani di andare, di inseguire i loro sogni, di tentare e di mettersi in gioco, perché se non lo facciamo ora che siamo giovani non lo faremo mai più. Ma dice anche che “in tutte le professioni bisogna essere pronti a studiare, a sacrificarsi, a mangiare pane e polvere per parecchio tempo e poi forse ad avere dei risultati.”

Chissà, magari tra qualche anno al farmacista consegneranno anche il Premio Nobel, oppure no, lo scoprirà solo provandoci. Comunque vada sarà un successo, perché potrà dire di averci provato, perché potrà dire di non avere rimpianti nella vita.

Ancora non ho preso lo sciroppo, ma già mi sento molto meglio. Ascoltare questa storia deve aver sortito un effetto placebo perché la mia tosse sembra sparita.

E lo so che state pensando che tutta la storia che vi ho raccontato sia inventata, lo so, anche a me avrebbe dato questa idea se l’avessi ascoltata da qualcun altro, ma è tutto vero. Come faccio a saperlo, come faccio ad esserne certa? …ma è semplice, il farmacista è mio fratello.

Buona galenica a tutti.

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mercoledì 2 febbraio 2011

CRONACHE MOSTRUOSE

Ovvero, la triste realtà del neorealismo mostrografico.
di Laura Gioventù



Ora immaginate una mostra fotografica con diverse foto in bianco e nero.
Tutte della stessa dimensione.
Tutte montate su cornice nera quadrata con passe-partout avorio.
Che cosa vi dicono queste informazioni?
Esattamente nulla, vero?
Bene.
E se vi dicessi ...Dipinto ad olio su tavola di pioppo.
Dimensioni 77 × 53 cm.
Ancora niente, vero?
Bene, molto bene, anzi malissimo!

A Montegranaro (FM) c’è una mostra fotografica.
Si intitola “Luigi Crocenzi: Borgate Romane” ed è composta da una serie di stampe che documentano la vita delle periferie Romane nel 1947, anno in cui l’autore frequentava gli studi di cinematografia nella capitale.
E sabato pomeriggio è stato il giorno dell’inaugurazione.
Arrivo, come al solito, un’ora dopo i saluti delle autorità e la galleria è ancora piena di gente.
Vedo le foto appese alla parete e comincio ad osservarle una ad una facendo tutto il giro della stanza.
Sono tutte foto in bianco e nero e riproducono istanti di vita vissuta, strade di terra battuta, piccole case, vecchi tram sullo sfondo di grandi palazzi, panni stesi ad asciugare, volti di gente comune, donne, vecchi, e bambini che giocano. Testimoniano la povertà, testimoniano i segni dalle difficoltà della vita dell’epoca. Immagini tristi ma vere di un tempo non troppo lontano ma spesso dimenticato.
Molto interessante!
Ma quali sono le Borgate Romane fotografate?
Non lo so.
Le foto non mi dicono nient’altro.
Credevo di trovare delle didascalie, come si fa in ogni mostra che rispetti e che rispetti il pubblico, ma sotto quelle fotografie non c’è scritto nulla.
Non c’è l’autore.
Non c’è il luogo né la data dello scatto.
Non è dato sapere il tipo di pellicola.
Non è dato sapere il tipo di stampa.
E nemmeno la dimensione della foto è importante.

Da visitatrice deduco siano tutti scatti dello stesso autore. Va bene.
Ma di quali Borgate Romane sto vedendo le immagini?
Il titolo della mostra non specifica nulla.
Borgate Romane potrebbe indicare un solo quartiere  ma anche luoghi diversi.
Gli aspetti del degrado urbano, sempre esistito e mai definitivamente scomparso, sono uguali in ogni città di ogni angolo della terra. E tutte le istantanee in mostra non presentano alcun particolare che permetta di identificare in maniera inequivocabile la città impressa nella fotografia.
Potrebbe essere Roma, ma potrebbe essere qualsiasi altra periferia di qualsiasi altra città italiana del dopoguerra. Le foto potrebbero essere state scattate ovunque.
Come faccio a capire se non c’è scritto niente?

Forse gli organizzatori vogliono far giocare ad indovinello i loro visitatori.
Un indovinello rivolto però solo ai cittadini romani. Ma anche se fossi stata Romana piuttosto che Fermana  per me sarebbe stato comunque impossibile riconoscere i luoghi di quelle immagini. Solo chi nel 1947 era un ragazzo e viveva a Roma potrebbe individuare quelle zone e confrontarle con quello che sono diventate oggi. Ed io, come molti visitatori, non solo non sono Romana ma non ero nata nel 1947!

Hanno dato per scontato che i visitatori non fossero marchigiani, oppure la mostra è stata allestita pensando solo ai turisti romani che arrivano nella nostra provincia a fare shopping?

È evidente che i responsabili dell’evento hanno ritenuto superfluo e persino una perdita di tempo comunicare queste informazioni.
Ma allora mi chiedo, come mai sotto la Primavera di Botticelli c’è scritto il nome, l’autore, l’anno, le dimensioni, il tipo di legno e la tempera utilizzata se quel quadro è talmente famoso che lo conosce il mondo intero?

Il giorno dopo, domenica, a Fermo, c’è una seconda mostra dello stesso autore, ma non solo. È una collettiva sul neorealismo della fotografia italiana e comprende immagini che vanno dal 1945 al 1965.
Ed è sempre il giorno dell’inaugurazione.
Tra le immagini ne riconosco alcune uguali a quelle presenti alla mostra del giorno prima. Chissà, magari saranno state inserite per far numero, ma in questa le didascalie alle foto almeno le hanno messe.

Le fotografie mi piacciono molto, così, viste entrambe le mostre decido di acquistare il catalogo fotografico.
Ma non posso farlo. Il catalogo è terminato e se voglio averlo devo tornare alcuni giorni dopo … forse.   
Ma come, la sera dell’inaugurazione hanno terminato tutti i cataloghi?
È incredibile!
E se non avessi più modo di ripassare?
Ma quanti ne avevano portati? Una decina mi dice qualcuno. Ma il giorno di apertura è sempre quello di massima affluenza perciò come minimo ne avrebbero dovuti avere trecento di cataloghi. Come minimo.
Non li avevano pronti oppure avranno preso tutti quelli avanzati dall’altra esposizione? Che fanno, tra una mostra e l’altra, se li scambiano a vicenda in base alle richieste? Oppure sanno già che non venderanno altri libri all’infuori delle giornate inaugurali per cui trecento pezzi non li hanno prodotti per paura di non venderli?
Anche questa esposizione, come l’altra, resta un mese e in un mese non credono di vendere almeno trecento cataloghi?
Ma l’addetto comunale non sa darmi una spiegazione.
Allora, prima di andarmene, chiedo di poter lasciare un commento nel libro delle presenze.
Ma non posso perché non c’è nessun quaderno.
Il quaderno manca perché hanno finito tutte le pagine e non c’è più spazio disponibile nemmeno per un autografo, oppure perché lo hanno perso?
Caspita, ma dalle 17, ora dei saluti istituzionali, alle 19 quanta gente è andata?
Se hanno terminato i cataloghi ed hanno riempito tutto il quaderno di autografi devo proprio essermi persa un evento memorabile. Eppure è molto strano, quando sono andata io ho trovato solo tre persone ed erano da poco passate le 19.
Il messo comunale ammette candidamente che il libro non c’è mai stato e che anche altre persone hanno fatto la mia stessa osservazione.
Saranno i soliti rompiscatole, ma la gente perché non se ne sta a casa la domenica?
Ma se l’ingresso è libero come fa l’amministrazione comunale oppure gli stessi organizzatori a fare una stima del numero dei visitatori se non hanno manco un libro presenze?
Forse, oltre che sui cataloghi, vogliono risparmiare anche sul libro ed hanno deciso di far contare il numero delle persone che entrano all’addetto alla reception e poi a fine giornata tireranno le somme.
Certo, così è anche più facile mentire sui numeri, altrimenti come fanno a dire che ci sono stati tre mila visitatori?
Eppure l’evento è stato finanziato anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo. Questi enti che elargiscono soldi non sono interessati ai numeri oppure danno il contributo agli eventi che giudicano interessanti anche se poi hanno un successo incerto?
Con quale criterio si patrocinano e si sponsorizzano queste manifestazioni?
Per una mostra si spendono anche i soldi dei cittadini quindi si dovrebbe render conto delle spese sostenute e dei riscontri avuti anche in termini di visite.
La mancanza di un costo del biglietto non vuol dire automaticamente che l’evento sia gratuito. Alla fine paghiamo sempre noi cittadini attraverso i fondi degli assessorati.
Ma chi organizza la mostra che lavoro fa?
Che senso ha spendere soldi pubblici se poi le mostre sono così male organizzate?
Se la mostra non ha affluenza significa che qualcosa non funziona. Non piace, non interessa oppure non è stata promossa adeguatamente. E  se non funziona non sarebbe meglio direzionare le risorse su altri tipi di interventi culturali? Perché altrimenti queste iniziative hanno la puzza della solita propaganda politica per compiacersi ed autocelebrasi con la solita cerchia di elettori.


Pensate siano solo dettagli? Pensate che queste cose siano solo sottigliezze?
Non credo.
No. Sono dei segnali importanti.
Dimostrano che le amministrazioni, le associazioni locali e gli stessi organizzatori sottovalutano erroneamente la capacità critica dei loro visitatori.
Dimostrano che in qualità di fruitori di cultura non contiamo nulla per loro, ma solo come contribuenti.
Dimostrano che non serve saper organizzare bene mostre fotografiche e questo mi dispiace profondamente.
Ma se non sono in grado allora credo sia il caso di farle organizzare a chi è più competente. Perché la promozione turistica di questo territorio passa anche per queste manifestazioni culturali e non solo per gli outlet calzaturieri, le verdi colline o il ciabuscolo.

Ah già, è vero, scusatemi, me ne stavo dimenticando, volete sapere a chi appartengono le misure del dipinto ad olio su tavola di pioppo, vero? Ebbene sono della Gioconda di Leonardo Da Vinci!

Ma siete proprio sicuri che le misure della Gioconda siano effettivamente 77 x 53 cm? Forse sono giuste, ma andatelo a controllare di persona, tanto Parigi è dietro l’angolo.

Buona mostra a tutti!

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