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giovedì 4 ottobre 2012

“La Riviera dei Colli”

La Riviera dei Colli
Comunicato Stampa




Premesse e Scopi
  
La recente imposizione del Governo di ridurre le Province Italiane ha costretto gli amministratori delle tre Province delle Marche meridionali, Ascoli, Fermo e Macerata (rigorosamente in ordine alfabetico) a dover riconsiderare i tre territori come un solo territorio, molto più esteso, con l’accorpamento anche più numeroso in quanto al numero degli abitanti, ma decisamente diverso dal punto di vista degli agglomerati urbani che lo comporranno.
Nell’analizzare l’insieme della nuova mega Provincia, non si può non notare, come la percentuale maggiore dei suoi abitanti viva e produca principalmente a ridosso del litorale marino, sia per le migliori condizioni atmosferiche, sia per un sistema stradale che penalizza moltissimo tutta la parte a monte della Provincia, a causa di strade e collegamenti ferroviari poco funzionali per il movimento, sia delle merci sia delle persone.
La seconda considerazione è che, la grande densità abitativa del litorale, nei confronti di quella collinare - montana, determina un cambiamento degli equilibri urbani, fra i tre capoluoghi di provincia  esistenti, e le nuove realtà cittadine che ne stanno prendendo il posto. Nel prossimo futuro, e non tanto lontano, Ascoli verrà superata, sia per abitanti sia per capacità produttive e turistiche dall’accoppiata San Benedetto del Tronto-Grottammare, che già ora possono vantare insieme una popolazione di ben 63.914 abitanti, contro i soli 51.168 di Ascoli, con un saldo attivo di + 12.746 abitanti.
Stesso discorso vale per Macerata che, con i suoi 43.019 abitanti, è staccata dal duo Civitanova Marche – Porto Potenza Picena che, con i loro 56.897, la superano con un saldo attivo di +13.878.
Per quanto riguarda Fermo la situazione è, se possibile, ancora più squilibrata, perché con i suoi 37.834 abitanti, viene superata dal duo Elpidiense (Porto Sant’Elpidio - Sant’Elpidio a Mare) che insieme hanno 42.869 abitanti, per cui un +5.035. Se poi, a questi numeri, si volessero aggiungere quelli di Porto San Giorgio, il saldo attivo sarebbe ancora più evidente, in quanto Porto San Giorgio ha ben 16.384 abitanti.
Visti i numeri, non sarebbe difficile pronosticare un prepensionamento da capoluogo per le tre città storiche (Ascoli-Fermo-Macerata) e questo porrebbe però dei nuovi problemi di condivisione dei territori fra le nuove città emergenti. Problemi che, per quello che riguardano la costa “Fermana” potrebbero venir risolti da una proposta politico-territoriale nuova e realizzabile, a condizione che le diverse amministrazioni e i diversi “campanili” trovino gli accordi e le scelte comuni condivisibili e applicabili nel breve periodo.
La proposta potrebbe interessare i comuni seguenti: Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Montegranaro, Monte Urano, Fermo, Porto San Giorgio e Pedaso, ossia i comuni che vanno dal Chienti all’Aso, un territorio così popolato che per l’insieme dei loro abitanti è da considerarsi una vera super città per quello che riguarda la Regione Marche, visto che stiamo parlando di ben 121.668 abitanti, molti di più della stessa Ancora.

La proposta è semplicemente quella di dare vita ad una “associazione fra comuni rivieraschi” che si potrebbe chiamare

“LA RIVIERA DEI COLLI”,

ossia una denominazione unica che sappia raccogliere, nel nome della migliore caratteristica ambientale delle Marche - i suoi meravigliosi colli - una sola struttura comune che raccolga al suo interno tutti gli attori principali del litorale Fermano. Una struttura comune per ideare, organizzare e realizzare iniziative culturali, turistiche, commerciali e promozionali allo scopo di ottimizzare e migliorare sia la logistica sia il calendario degli eventi, singoli ma anche comuni, fra le città stesse della Riviera dei Colli, usando una immagine collettiva, che possa permettere a tutto questo territorio - per ora unito anche con paesi della montagna che di certo non hanno i loro stessi problemi - di identificarsi attraverso una denominazione geografica significativa grazie alla quale proporsi in maniera più adeguata, più professionale ed innovativa, nel mercato del turismo mondiale, degli eventi fieristici e spettacolari, per i grandi eventi religiosi e sportivi, tramite sinergie e coordinamenti comuni e più adeguati per sfruttare al meglio tutte le risorse esistenti, e quelle che nel prossimo futuro si potrebbero realizzare.

Per cui una “Riviera dei Colli” con un'unica immagine, un’unica strategia turistica comune, un'unica centrale operativa per i grandi eventi o solo per la formazione del personale turistico necessario.
A questo scopo, l’Associazione Culturale “La Luce e i Sentieri” lancia la proposta, e si offre come strumento organizzativo, per una conferenza specifica fra amministratori, operatori culturali e turistici, aziende commerciali e industriali, per stabilire un percorso che porti alla fondazione della Riviera dei Colli.
Conferenza che, partendo proprio da quel nostro intento di andare oltre, possa raggiungere il risultato di associare i sette comuni sopra elencati, che possa essere la risposta migliore ad un accorpamento fra Province non da tutti auspicato, e che possa inoltre generare quelle sinergie economiche che i singoli comuni, agendo in proprio e sempre da soli, non potrebbero mai generare.

Proponiamo agli amministratori dei comuni interessati di farsi promotori in prima persona di questa conferenza programmatica, e non mancando né i luoghi né le buone intenzioni, possano dare vita da subito ad un tavolo di lavoro in quella direzione fornendo almeno un luogo fisico presso il quale svolgere la conferenza stessa.


La Luce e i Sentieri
Associazione Culturale
  ©  tutti i diritti riservati

Rassegna Stampa:
Pubblicato su ... laprimapagina.it e sul Corriere Adriatico Edizione di Fermo del 4/10/2012




domenica 13 marzo 2011

Metti una Gamberale sul comodino e non te ne pentirai

Intervista a Chiara Gamberale
di Laura Gioventù

Sabato 12 marzo, presso la Sala conferenze di Villa Baruchello di Porto Sant’ Elpidio (FM) Chiara Gamberale ha presentato il suo ultimo romanzo “Le luci nelle case degli altri” (Mondadori) e noi l’abbiamo intervistata cercando di passare dalle zone cieche alle luci delle persone di fronte.




La “zona cieca” è una stanza dove non abbiamo acceso la luce oppure un distacco per morosità?

Eheh….(ride) … cominciamo bene…la “zona cieca” è questo e quello…però mi piace più pensare la prima, una stanza dove non abbiamo acceso la luce, perché così la responsabilità è nostra … (ride)

L’intelletto distingue fra il possibile e l’impossibile, la ragione distingue fra il sensato e l’insensato. Ma a questo punto noi donne coma facciamo a scegliere l’uomo giusto?

Dobbiamo fare un movimento di “pancia” e di cuore. Personalmente, sia l’intelletto che la ragione, dopo averli coltivati per una vita, li trovo un po’ sopravvalutati nella scelta dell’uomo giusto perché si potrebbe rischiare di voler corrispondere troppo al principe azzurro che sognavamo da piccole e che non è mai esattamente quello che poi ci aspettiamo…è fatto per deluderci…

…le attese poi rischiano di essere disattese…

…certo… non potrà mai corrispondere a questa figura perché il principe azzurro non esiste…

Ma fra Francesco Totti e Roberto Saviano chi scartiamo?  

Io sono romanista, da sempre, quindi…
Vabbè, sono state senza dubbio le due interviste più belle della mia vita radiofonica ed è stato molto curioso far parlare di Dio Francesco Totti e di sesso Roberto Saviano trattandoli in maniera diversa dal solito… diciamo che già basterebbe uno a metà strada tra i due…

…ma se dovessimo proprio scegliere?


Tra i due? Ma poi per farci cosa? …È questo l’importante da sapere…

Come uomo per la vita oppure perché no, anche solo come amante…?!?

…sono sposata con uno scrittore e quindi sceglierei Totti. Insomma, me la giocherei diversamente proprio perché già conosco gli scrittori. Sceglierei una cosa che non ho mai conosciuto, anche se però Saviano è unico perché non è “lo scrittore” …

Quale è il vero tabù delle donne, il sesso, i soldi, i figli, la bellezza oppure la carta d’identità?

Tabù nel senso che le donne non hanno il coraggio di parlarne o di parlarsene tra loro?

…entrambe!

…secondo me la donna ha ancora un problema con il piacere, dunque direi con i soldi ed il sesso perchè con tutto quello che le da piacere ha ancora un senso di colpa atavico, mentre con il camuffare l’età, con i figli e con tutto ciò che ha a che fare con la gravosità dell’esistenza la donna è molto allenata anche a livello inconscio. Con i soldi invece, con la bellezza ed il sesso la donna ancora potrebbe fare dei passi avanti e dire “sì, me lo merito, sì, me la godo”.

“Il mondo è pieno i donne tradite e di uomini abbandonati” (Chiara Gamberale in “La zona cieca”) Qual è la differenza?

Beh, questa è una frase di una ascoltatrice della protagonista del romanzo e non della protagonista stessa, infatti io non l’avrei mai scelta per metterla in quarta di copertina, però queste sono esigenze editoriali. Questa frase nel libro non è una frase delle mie che secondo me mi riguarda, è una frase che dice una donna che è amante di un uomo da sei anni… Di sicuro però, se ci si guarda intorno, generalmente l’uomo ha difficoltà con le scelte e sembra che non ci sia scampo, se gli uomini tradiscono le donne abbandonano. La vulgata vuole che l’uomo un malessere lo gestisca senza gestirlo e la donna sia invece da taglio netto però in effetti non è detto sia sempre così, queste sono delle generalizzazioni…

…secondo lei le donne hanno più coraggio di lasciare un uomo?

Beh, io non ce l’ho mai avuto! Faccio tanta fatica a lasciare…

…è stata sempre lasciata?

Ho lasciato…ma sono stata anche lasciata! Ho fatto tutte e due le cose, però ho sofferto di più a lasciare, ma io ho una forte componente maschile dentro di me … poi però arrivata ad una situazione pesante ho lasciato.

Nel romanzo “Una passione sinistra” la protagonista Nina tradisce Bernardo con Giulio. “Questo però non toglie che Bernardo sia la sua vita. Non qualcosa a cui DOVER fare ritorno ogni sera, qualcosa a cui VOLER fare ritorno.”
Il sesso disgiunto dall’amore è una cosa riprovevole, eppure perché le donne fanno sesso anche se non c’è tutto questo amore?


Perché l’amore è qualcosa di raro, e secondo me le donne, come gli uomini, fanno sesso anche quando non c’è amore perché noi viviamo tutti i giorni anche senza che le nostre siano tutte giornate eccezionali, perché è una sfumatura …penso che il sesso unito al sentimento capiti poche volte nella vita, gli amori sono esperienze sconvolgeti….il sesso, il sesso  è un’altra cosa, ma certo, se fatto bene può darti un’illusione d’amore.

La protagonista del romanzo è appagata sessualmente dall’amante ma non per questo avverte il ritorno dal marito come dovere, anzi, tutt’altro…lei vuole tornare da Bernardo…

La protagonista ha ben chiara la differenza tra sesso e amore…e forse il sesso va così bene con l’amante anche perché, ma questa è una grande provocazione, lo rispetta meno! Forse chissà che il sesso, come in questo racconto, quando c’è meno rispetto del partner possa venire fuori più animalesco e quindi più fedele e se stesso…

C’è una frase …“La vita è un insieme di avvenimenti, di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto ’insieme.” (Italo Calvino) Che ne pensa?

…che ahimè è proprio così, il destino…lo dice anche Mandorla, la protagonista del mio ultimo romanzo, mentre guarda le macchie di umidità che si sono formate sul soffitto. Sono macchie sparpagliate e ci piacerebbe unirle con un senso logico ma a volte quel senso non c’è…è un liquido amniotico …qualcosa di spirituale e di misterioso.

C’è un avvenimento particolare che ad un certo punto ha cambiato il senso della sua vita?

A volte mi dico di sì, altre volte dico di no. Se cambiare il senso della vita vuol dire anche darti un altro senso su te stessa, cioè darti un altro punto di vista da cui guardare te stessa, allora l’avvenimento determinante è stato senza dubbio l’incontro con la persona che oggi è mio marito.

Per parlare un po’ di politica, nel suo libro “Una passione sinistra” la “piccola” storia di due coppie di persone si intreccia con la “grande” storia, dalla caduta del muro di Berlino all’ultima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. Pensando al libro mi viene in mente una frase di Giorgio Gaber che dice “Non temo Berlusconi in se, temo Berlusconi in me.”

È esattamente questo il senso del libro! La coppia “di sinistra” rifiuta così tanto certi modelli e poi è proprio la donna di questa coppia che prova questa forte ed oscura attrazione per qualcosa di così tanto diverso da lei, un uomo dagli ideali di destra, appunto. In questo senso il libro vuole anche essere la metafora di una Sinistra che, anziché fare la Sinistra, prova a giocarsi su territori che non sono suoi. Ovviamente vince l’amante “di destra”…

La Destra fa tanto riferimento alla famiglia, poi però stranamente i suoi leader sono tutti separati mentre a Sinistra sono tutti ancora (felicemente ?) sposati…

Sì, questo è uno dei famosi paradossi… (ride)

Sinceramente lei teme più Berlusconi o se stessa?

Ah, me stessa! Senza dubbio, non c’è proprio paragone!

Sempre restando in tema, quando una donna si candida in politica, secondo lei noi donne elettrici che cosa dovremmo chiedere a un’altra donna?

Dovremmo chiederle di rimanere se stessa, cioè di non imitare gli uomini, ma anzi, di portare, nel suo fare politica, tutto il suo essere donna e di non annullarlo dal momento in cui ricopre una carica storicamente maschile. Nella sua avventura deve portare anche e soprattutto il suo essere donna, è un presupposto molto importante affinché possa poi fare delle scelte che sostengano le donne …

Nella letteratura femminile, chi siamo noi donne che leggiamo e chi siamo noi donne che scriviamo?

Sia quando leggiamo, sia quando scriviamo, è esattamente la stessa cosa, siamo persone che hanno paura del mondo ed hanno bisogno di rifugiarsi in un mondo ideale, un mondo che poi trasformano in un laboratorio dove riuscire ad elaborare ciò che più le spaventa per comprendere meglio la realtà.

Se il libro è un viaggio, il continuo proliferare di premi letterari, secondo il suo parere, sono il percorso mentale meno accidentato per scoprire nuovi talenti, oppure rappresentano i luoghi di sosta meno fantasiosi  per imporre le nuove letture per un pubblico sempre meno viaggiatore, sempre meno appassionato?

Dovrebbe essere un modo per scoprire nuovi talenti, ma temo che in alcuni casi, purtroppo, sia anche un modo per imporre le letture. In alcuni premi letterari regionali, più piccoli, c’è ancora una ricerca vera, una lettura attenta di vera “scoperta”  … certo, poi, i premi letterari più grandi e più famosi sono un po’ come Sanremo. Anche per la musica ci sono moltissime manifestazioni piccole e meno conosciute ma dove quella ricerca è tenuta ancora ben presente.

Filosofia e Psicologia sono madre e figlia che stanno sempre a litigare oppure sono due complici?

No, sono sorelle, sorelle che ogni tanto litigano. Anzi, sono sorelle gemelle eterozigoti!

Ecco ... io sono una gemella…..etegozigote!


Ah, bene, chi sei allora, Filosofia o Psicologia?

Oddio…abbiamo invertito i ruoli, ora è lei che fai le domande a me? …non saprei…forse filosofia…forse nessuna delle due…(rido)…
Un’altra domanda…c’è un famoso psicologo analista junghiano, Hillman, che dice “I miei pazienti finiscono la terapia nel momento in cui capiscono che sono più matto di loro”….ma secondo lei, andiamo dallo psicoterapeuta perché speriamo di trovare uno più matto di noi così ci sentiamo “normali”?


Il transfert potrebbe anche essere definito così, certo, Hillman appartiene ad un'altra scuola di pensiero perché i freudiani invece ti dicono molto poco di loro, però, già essere compreso nella tua “mattanza” è un segno della “mattanza” dell’altro, quindi in un certo senso potrebbe essere proprio così….

Jean-Jacques Rousseau diceva “Nulla è più indispensabile del superfluo”. Per Chiara qual è l’indispensabile e qual è il superfluo?

Se fosse per me l’economia non andrebbe avanti. Per me sono indispensabili pochissime cose…il cellulare per telefonare, il computer per scrivere…ho un rapporto strano con gli oggetti materiali, ho un rapporto molto labile con essi…li dimentico spesso…li perdo. Essenziali sono invece le persone, la mia famiglia è il punto fermo della mia vita.

Qualcosa di superfluo a cui non rinuncia?

…le sigarette, senza dubbio, perché fumo! E poi… poi le serie televisive americane. Mi piacciono molto! I cofanetti di dvd….

Qual è la vera differenza tra un bambino ed un adulto? La taglia dei pantaloni o lo sguardo con il quale guardano il lato B delle donne?

Purtroppo e per fortuna a volte sono simili. A me di solito piacciono gli uomini che lo sguardo lo mantengono intatto come i bambini, mi piacciono quelli un po’ poetici…però poi il guaio e che non ti guardano da maschio … (ride) …è un problema anche quello!!!

Perché continuiamo a preoccuparci di non sapere dove andiamo, non sarebbe più saggio preoccuparsi di sapere dove non stiamo andando?

Sì, assolutamente sì, ci sto provando soprattutto in questo periodo della mia vita, mi dico vabbè, se non riesco a capire dove voglio andare, l’importante per me, è capire e tenere ben presente dove non andare, per non correre il rischio di dover fare poi delle scelte che non somigliano veramente a me.

“Le luci nelle case degli altri” è il suo ultimo romanzo edito da Mondadori. Ce lo descriva in quattro aggettivi!


….ma io non sono brava a farmi i complimenti…la butto là.
Necessario, per me, di averlo scritto; è un romanzo corale; senza dubbio sentito, ma ho già detto necessario….poi, faticato, molto faticato …e familiare.

Quali sono i suoi progetti futuri, stai già pensando al tema del prossimo romanzo oppure ad una nuova trasmissione radiofonica?

No, sto pensando al tema del prossimo romanzo, ma prima devo però capire bene che cosa sto vivendo in questo momento perché la mia scrittura riguarda molto i momenti della mia vita…

Ora non so più che cosa chiederle…che cosa domanderebbe ad una che di cognome fa “gioventù”?

Quanti anni hai… (ride)….!!!

Se la penultima domanda è “sei felice?”, quale vorrebbe fosse l’ultima domanda?

Prima rispondo alla penultima perché mi piace: sono felice in parte, sto lavorando per! La domanda successiva è “è vero che sai che te lo meriti?” ….sìììììì.



Nota sull’autrice.
Chiara Gamberale, conduttrice radiofonica e televisiva, è nata nel 1977 a Roma, dove vive. 
Ha scritto “Una vita sottile” (Marsilio, 1999)” Color Lucciola” (Marsilio, 2001) “Arrivano i pagliacci” (Bompiani, 2003) ” La zona cieca” (Bombiani, 2008, Premo Selezione Campiello), “Una passione sinistra” (Bompiani, 2009). “Le luci nelle case degli altri” (Mondadori) è il suo ultimo romanzo. E’ stata anche autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, come”Gap” (Raiuno),” Quarto piano scala a destra” (Raitre) e “Trovati un bravo ragazzo” (Radio24). Da gennaio 2010 conduce tutte le mattine su Radio2 “Io, Chiara e l’Oscuro”. Collabora con “La Stampa”, “Vanity Fair” e “Il Riformista”.

Pubblicato su ...  seratiamo.it

domenica 16 gennaio 2011

“Attenti a quei due”

“Attenti a quei due”,
ovvero, cosa succede quando due artisti famosi affrontano delle domande fuori di testa messe in due Panama di Montappone.
 

Di Laura Gioventù




Venerdì 14 gennaio 2011

Abbiamo incontrato Neri Marcorè e Luca Barbarossa nei camerini del Palasport di Porto Sant’Elpidio (FM), a pochi minuti dalla loro esibizione per lo spettacolo che i due artisti hanno deciso di dedicare alla solidarietà, devolvendo i proventi del ricavato, a favore della Fondazione Paladini per il finanziamento di progetti a sostegno delle persone affette da patologie neuromuscolari….ed ora vi racconto cosa è accaduto.
Avevo portato con me alcune domande, due cappelli Panama di Sorbatti (Montappone) e l’idea di mischiare le domande per poi distribuirle equamente nei due cappelli, di modo che ognuno dei due “ragazzi” avesse le sue domande nel suo cappello ma  rigorosamente messe a casaccio, un gioco, e loro si sono prestati al gioco ben volentieri.

L. Gioventù: - Facciamo un gioco. Ragazzi, mi raccomando, siccome è una cosa seria, non mi fate troppo ridere … -

N. Marcorè: - Che cosa devo fare?-

L. Gioventù: - Lo vede il cappello? Le vede le domande dentro al cappello? Bene, ne prenda una, la legga e dia la risposta. Crede di poterci riuscire?-

L. Barbarossa: - (sbirciando come un monello all’interno del cappello qualche domanda) … ma sono tutte così provocatorie? -

L. Gioventù: - Dai, per favore, non cominciate a leggere prima. Ho detto che è un gioco, siate seri! (a me viene già da ridere). Marcorè, inizia tu! -

N. Marcorè (leggendo la sua domanda): -“Certe notti sei solo più allegro, più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai”. (Ligabue). Non mi azzarderei mai di darle del coglione ma..lei le ricorda quelle notti, quei locali o solo piazze, in cui era allegro, ingordo con il vizio di non smettere mai, oppure è sempre stato una persona, come si dice spesso, con la testa sulle spalle? Era uno di quei  ribelli che dopo troppe battaglie hanno messo la testa a posto? -

(R) - No, Io non sono mai stato troppo…purtroppo! Avrei sempre sognato una vita spericolata con “whiskey droga e rock’n roll” … ma no, in realtà non è che l’ho sognata veramente … sono sempre stato un tipo tranquillo, un po’ per indole, un po’ perché non mi attirava quel tipo di vita, un po’ anche perché nella provincia, come la nostra, non è che ci sia chissà che cosa…ma vuoi rispondere  pure tu (guardando Luca)? Oppure ognuno c’ha la sua di domanda? Comunque ero un ragazzo con la testa sulle spalle … un bravo ragazzo … -

L. Barbarossa: - No, no, io c’ho le mie! Infatti ora leggo la mia …“E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili.”(Marcello Marchesi). Se la dovessimo giudicare dalla persona con la quale si sta esibendo, secondo lei cosa dovremmo pensare?-

(R) - Beh, pensare bene, perché Neri è notoriamente una persona “da bene”, che tutti amano. Credo sia l’attore più amato dagli italiani e tra poco anche dai francesi perché è in uscita un film in Francia con Neri e Stefano Accorsi e presto sarà amato anche oltralpe. È una persona di enorme talento e mi onoro, anzi, mi pregio della sua amicizia!

N. Marcorè: - Dai, non farmi troppa promozione … mi fai arrossire! Adesso leggo la mia … “Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”?-

(R) - (assumendo la posa dell’avvocato difensore) Questo lo dicono, esatto, quelli invidiosi delle Marche, perché nelle Marche, signori e signore, si vive bene e si conduce un’esistenza come dovrebbe DA essere (DA essere, DA essere!) ...tutto a misura d’uomo, e anche di donna, con una cucina meravigliosa. C’abbiamo, nella provincia di Macerata, ultracentenari come solo in Sardegna. Quindi, lor signori mi capiscano, un marchigiano alla porta è meglio di un morto in casa!-

L. Gioventù: - Bene, dopo l’arringa difensiva, adesso ci dica veramente un difetto dei marchigiani e quanto c’è di marchigiano in Luca?-

N. Marcorè: - I difetti dei marchigiani … no, no, no … questo lo devi chiedere a lui. E poi, quanto di marchigiano c’è in Luca?… in Luca c’è molto di marchigiano … -

L. Barbarossa: - dici? -

N. Marcorè: - … sì, perché è uno che dice pane al pane vino al vino... mi dispiace non dire un difetto dei marchigiani, ma questo è un altro pregio. Luca è una persona franca e schietta, è uno che apprezza le cose naturali così come stanno, quelle artefatte non le apprezza molto quindi…un bicchiere di vino con un panino … la felicità! (mentre canta la canzone di Al Bano) … una partita a tennis, un calcio anche al pallone, la famiglia, i figli, gli affetti … Luca è molto, molto marchigiano. Ha anche lui la testa sulle spalle marchigiane e poi, poi si esprime in dialetto marchigiano come nessun altro romano sa fare!-

E prima che Barbarossa legga la domanda successiva, è Neri che lo incalza.

N. Marcorè: - Dai romano, dimmene almeno uno … l’avremo un difetto almeno … oppure abbiamo tutti solo pregi? -

L. Barbarossa: - No. I marchigiani non hanno difetti. I marchigiani sanno vivere … beh, forse proprio vivere non direi, ma l’unica cosa che posso dire è che Neri, e non i marchigiani, è un po’ invidioso del fatto che io vivo a Roma, che sono nato a Roma, che sono stato ispirato dalla città perché lui non è che può scrivere canzoni sulle olive ascolane … è evidente che Roma ispira. -

N. Marcorè: - … forse un difetto è la lentezza …. la lentezza dei marchigiani.-

L. Barbarossa: - Aspetta, aspetta … Neri, mi è capitata una domanda cattivissima …”Non è mai troppo tardi per diventare un bravo artista....lei quando inizierà ad esserlo?...ha già iniziato?...e come mai non ce lo ha mai detto allora?”-

N. Marcorè: - Ma queste domande erano invertite o sono capitate così a caso? Posso pescare anche nel cappello di Luca? … è divertente sta cosa! –

L. Barbarossa: - No. Nel mio cappello non ci peschi! La risposta è … ma lei come si permette??? Noi le apriamo le porte del nostro camerino, e anche le nostre braccia, che solo alcune donne fortunatissime hanno avuto questo onore e lei, lei che fa, ci tratta così a pesci in faccia …?-

N. Marcorè (gli fa eco): - … a pesci in faccia … che pesci sono? Dell’Adriatico? Cara signorina, ma almeno sono i pesci della nostra riviera adriatica?-

L. Barbarossa: - … questa domanda, cara signorina, sarebbe potuta capitare al mio socio, che notoriamente è violento …-

N. Marcorè: -…e sensibile!-

L. Barbarossa: - … lei deve ringraziare che sia capitata a me, perché altrimenti avrebbe fatto una brutta fine … magari quello se la baciava pure.-

L. Gioventù: - (fra me e me….Ho il timore che questi due si stiano prendendo gioco di me.)

N. Marcorè: - Adesso tocca a me (e legge la domanda successiva) …“ Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore..” (Francesco De Gregori). Nel caso….chi di voi due calcerebbe il rigore della vita?-

(R) - Toga! Che bella questa domanda! –

L. Barbarossa (intromettendosi): - Lui … lui … è lui, è lui, io segno sempre in corsa, non posso mica segnare da fermo…e poi siamo a Posto Sant’Elpidio mica a Fermo! –

N. Marcorè: - Allora … io sono uno che...punto. Boh, non lo so. Se c’è da prendersi una responsabilità me la prendo, quindi se c’è un rigore da calciare e se tutti indietreggiassero … lo tiro io … poi magari lo sbaglio … però lo tiro. Ma posso dire la stessa cosa anche del mio socio che c’ha gli attributi per dire “non mi si piegano le ginocchia quando devo affrontare una sfida” e forse litigheremo e ci picchieremo per battere entrambi il calcio di rigore. -

L. Barbarossa: - (leggendo una delle cinque domande che si era già letto mentre l’amico rispondeva) … “Con l’avvento del cinema e della fotografia si sta perdendo il senso della morte, oramai sembrano tutti ancora vivi e vegeti vedendoli alla televisione e alla fine nessuno muore più veramente. Il gesto di Mario Monicelli è secondo voi un nuovo modo di “vivere” ancora o e una scorciatoia per l’eternità?”-

(R) - Il gesto di Mario Monicelli mi ha molto colpito e commosso pur nella sua drammaticità - perché comunque un uomo che si lancia da una finestra è un gesto drammatico - mi è sembrato il congedo più logico per un laico quale lui era. Uno che ha sempre vissuto come aveva desiderato vivere e che ha scelto, non di togliersi la vita e di morire di morte violenta, ma di non morire tutti i giorni perché la malattia a questo lo avrebbe portato, ad una lenta ed inesorabile agonia. Ad una degenerazione che lui non avrebbe meritato né sopportato come nessuno dovrebbe sopportare. Quindi credo che  il suo gesto, paradossalmente, anche alla fine dei suoi giorni, sia stato un gesto verso la vita.-

N. Marcorè: - (molto serio) … posso aggiungere che, dal momento che abbiamo fatto la domanda sul rigore della vita, Monicelli ha tirato il rigore della sua vita. Ha deciso che la vita era la propria ed avendola sempre vissuta ad accelerazione piena, non si avvedeva a viverla in altro modo e ha deciso che la media non andava abbassata ed ha preferito fare così.-

Barbarossa conta i foglietti nel suo cappello e vede che gliene manca uno.

N. Marcorè (guardandolo) : -  ... ho letto le tue domande e te ne ho fregata una … ma adesso tocca a me leggere …“Se A è uguale al successo, allora la formula è: A uguale a X + Y + Z, dove X è il lavoro, Y il gioco, Z il tenere la bocca chiusa”. (Albert Einstein). Eppure un cantante e un attore proprio della parola e della bocca hanno bisogno … Quale fattore cambia nella formula del successo di Marcorè?-

(R) - Ma di che ti droghi? Di ciabuscolo? … La domanda è difficile però è semplice la risposta … è l’ironia. Nella formula cambia l’ironia. L’ironia nella vita è fondamentale … -

L. Barbarossa: - Adesso tocca ancora a me, senti questa Neri … “Attenti a quei due” è una minaccia oppure una promessa? Il vostro spettacolo è un’istigazione a delinquere, ad uscire di casa o che cosa?”-

(R) - La vera istigazione a delinquere, secondo me, è restare a guardare la televisione a casa. Credo che uscire per andare a vedere uno spettacolo sia sempre un gesto di grande curiosità e di apertura verso gli altri. “Attenti a quei due” è una delle tante occasioni per uscire di casa e visto che ognuno di noi ha tanti cavoli per la testa trovo che la leggerezza di questo spettacolo sia ideale. Questo non è solo uno spettacolo comico, a tratti porta anche alla riflessione, ha dei momenti musicali ed è fatto anche di emozioni. La somma di tutti questi fattori porta in definitiva ad uno spettacolo leggero ed io, molto sinceramene, quando esco di casa, dopo giornate pesanti e molto intense, fatte di tanti impegni, gradisco molto chi mi regala due ore di leggerezza. Sono molto più grato, per esempio, a Checco Zalone rispetto a quelli che mi fanno dei film che torno a casa che sto peggio di quando sono uscito … -

N. Marcorè: - … allora … “Barbarossa … Ariete 1961 e Marcorè … Leone 1966. Come riescono a convivere sul palco due “fuochi” come voi?"-

L. Barbarossa (ironicamente): -… due cuochi? Ci ha dato dei cuochi? -

N. Marcorè: - … Sì, si, dei cuochi … Luca, tra l’altro, è un ottimo cuoco!-

L. Gioventù: - “Convivere con un Leone significa sempre dargli ragione?”-

N. Marcorè: -  Ma no, ma non è vero … -

L. Gioventù: - “Come fa a resistere un bambino viziato come l’Ariete?-

L. Barbarossa: - … sì infatti … siamo un po’ viziati …-

L. Gioventù: - “Il passatempo di un leone è impartire ordini. Vuole essere sempre al centro dell’attenzione, è prepotente, è egocentrico e dà ordini a chiunque gli stia intorno?”-

N. Marcorè: - Noi siamo due segni di “fuoco” però capaci anche di lasciare spazio. Tra noi ovviamente abbiamo delle metodologie diverse per arrivare ognuno al proprio obiettivo, però in effetti siamo entrambi abbastanza “capoccioni”. L’uno con l’altro -e questo è forse il segreto del fatto che “stiamo insieme” da parecchio tempo- non ci pestiamo i piedi perché poi nei segni di fuoco c’è sempre uno che vuole imporre la propria volontà. In questo senso siamo molto umili…forse avremo degli ascendenti che ci favoriscono…io sono Leone ascendente Bilancia…lui forse una cosa simile…-

L. Barbarossa: - … io, sono Ariete ascendente Leone …. ammesso che mia madre ricordi a che ora sono nato … -

L. Barbrossa (legge la domanda successiva): - …”Nel caso i suoi figli le confessassero di voler intraprendere una carriera artistica simile alla sua,  spenderebbe il suo tempo per dare loro le informazioni giuste per sfondare o spiegherebbe fino alla nausea che ci sono professioni meno dispendiose e più remunerate di quella che fa attualmente lei?”-

(R) - Nessuna delle due cose. Secondo me è sempre bene quando un figlio vuole intraprendere una carriera artistica, perché anche questo è un segno di grande sensibilità ed apertura ma, sostanzialmente i figli devono essere felici. Un genitore lotta per la felicità dei propri figli e non deve intromettersi più di tanto ma deve però passare ai propri figli l’informazione che qualsiasi strada sceglieranno, questa deve essere una strada portata avanti con serietà e sacrificio. Visto da fuori si può pensare che il mondo dello spettacolo sia una passeggiata di salute invece, come tutte le professioni, anche in questa bisogna essere pronti a studiare, a sacrificarsi, a mangiare pane e polvere per parecchio tempo e poi forse ad avere dei risultati. Quindi bisogna insegnare ai figli che questa non è una scorciatoia e che le scorciatoie nella vita non si devono mai prendere.-

N. Mercorè: -… c’è gente di spettacolo tristissima e depressa e ci sono metalmeccanici felici ed entusiasti! -

L. Gioventù: - Altro giro, altra corsa … tocca a Neri! -

N. Marcorè: - “Un attore fa di tutto per diventare celebre e poi, quando ci riesce, si mette un paio di occhiali scuri per non farsi riconoscere”.(Marcello Mastroianni). Lei cosa indosserebbe per passare inosservato? -

(R) - Io sono stato riconosciuto nonostante fossi bardato da sciatore, quindi con la cuffia, gli occhiali, il giubbotto. Sembrava la scena del film “Fantozzi è lei?”. Mi hanno riconosciuto in fila allo skilift quindici anni fa dicendomi “ah … lei è Marcorè, ma con questa “canappia” si riconosce…!” Insomma, il naso non mi permette di camuffarmi. Dovrei indossare un naso diverso ma le dimensioni non sarebbero credibili quindi comunque non passerei inosservato … -

L. Barbarossa: - Ora tocca a me, che bella questa canzone …“bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà: tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa!”(Eskimo - Francesco Guccini). A suo parere, potendo fare un azzardato paragone fra i giovani della sua generazione e i giovani di quella attuale, in cosa i giovani di oggi continuano a non essere propositivi, per una scelta sbagliata del tempo da vivere o per contrarietà?-

(R)
- Le contrarietà credo ci siano sempre state. La favola dei figli che oggi hanno una strada più difficile di quella dei loro padri o viceversa a me non ha mai convinto pienamente. Credo che nell’accezione proprio del termine “giovane” ci debba essere proprio la capacità di saper rischiare, di azzardare, di prendere e andare. Spesso sento dire “ma i giovani non escono da casa perché le case costano troppo… e perché questo...e perchè quello…”  ma noi quando siamo usciti da casa non cercavamo casa, cercavamo tutto, tranne la casa! Anche oggi consiglierei ai giovani di andare, di inseguire i loro sogni, di tentare e di mettersi in gioco, perché se non fanno questo da giovani non lo faranno mai più.-

N. Marcorè: - Ora la leggo io questa domanda (e provandosi il cappello allo specchio) … è dei nostri, vero? … “Se vi offrissero due ruoli in un film, chi vorreste essere: Bud Spencer e Terence Hill; Stansky e Hutch oppure Jack Lemmon e Walter Matthau nel film ...La strana coppia???”-

(R) - Nessuna delle tre coppie. Questo spettacolo si chiama “Attenti a quei due” quindi vorremmo essere Tony Curtis e Roger Moore …-

L. Barbarossa:  -…Franco e Ciccio…!  (ride)

N. Marcorè (ridendo): - …cicciuzzo!… io sono più “british” per cui interpreto Roger Moore, lui invece fa Tony Curtis, l’americano. Però queste sono tre coppie meravigliose. A me personalmente piacciono tutte. Bud Spencer e Terence Hill, per esempio, però … siccome Luca dovrebbe fare Terence Hill ed io Bud Spencer….no, allora preferisco fare Stansky e Hutch. Io faccio Hutch e lui Stansky, che era quello più veloce. Va bene Luca?-

L. Barbarossa: - Io preferisco Stanlio e Olio! -

N. Marcorè: - …la prossima domanda è una canzone di Barbarossa… Luca leggila un po’ tu! -

L. Barbarossa: - …“Quando diventerò grande,
sarò famoso e sarò pieno di grana,
tornerò qui nel mio quartiere,
con una macchina americana,
e comprerò fiori per tutti quanti,
scenderemo in strada come a carnevale…”(Quartiere)
Ascanio Celestini dice che in fondo un quartiere è come un paese di provincia, ma un paese di provincia non sarà mai un quartiere…come mai?
-

(R) - Mammamia….ho i crampi al cervello con questa domanda…e questa perché l’hai data a me?-

N. Marcorè: - …perché è difficile no, mica sono fesso, te l’ho data apposta…-

L. Barbarossa: - Porto Sant’Elpidio oppure Porto San Giorgio non saranno mai un quartiere. Questo lo confermo, ma è ovvio anche che un quartiere, pure se vissuto come un paese, appartiene ad un insieme molto più grande e più complesso. Dal quartiere ci si può anche perdere e disperdere nei tanti vicoli e vie della città. Poi, tra me e Neri, c’è un’antica disputa sui vantaggi di essere romani o di essere di Porto Sant’Elpidio. Ognuno di noi tira l’acqua al proprio mulino: io sono, tutto sommato, contento di essere nato e vissuto a Roma perché è una città che aveva il fascino del paese e nel contempo aveva l’attrazione di una grande metropoli … di un grande crocevia di storia, di racconti e di persone. -

N. Marcorè: - Io sono contento di aver vissuto l’infanzia in un paese come Porto Sant’Elpidio dove tutto è a dimensione riconoscibile. Dopo di che, quando si cresce, quando ci si ingrandisce (ride) e si ha bisogno di avere stimoli diversi... poi … insomma, sono felice di aver passato l’infanzia e l’adolescenza in provincia, e sono felice anche che la vita poi mi abbia dato l’opportunità di passare in una grande città con stimoli diversi. Ciò non toglie che Sant’Elpidio ha sempre qualche cosa in più rispetto a Roma….ecco…c’ha più lettere per esempio….P o r t o S a n t’ E l p i d i o…(ride) -

N. Marcorè: - Vabbè, dopo questa superiorità di Sant’Elpidio passiamo alla prossima domanda …“Quando certi uomini di teatro sollecitano la partecipazione viva del pubblico ai loro spettacoli dovrebbero meditare sui pericoli cui vanno incontro.” (Ennio Flaiano) …Grande saggezza, ma la domanda qual è? Ah … eccola! …”A Sant'Elpidio a Mare il mare non c'è, a Porto Sant'Elpidio il porto non c'è, al Teatro delle Api sperate di trovare il miele oppure avete paura delle punture degli spettatori?”-

(R) - Domanda curiosa, se permetti, ma anche un po’ birichina. Al Teatro delle Api non abbiamo mai paura degli spettatori ed è un teatro che da quando ha aperto i battenti sta andando benissimo. È diventato un polo culturale importante per questa zona, non soltanto di questa città, se così può essere definita. Insomma, il miele in qualche modo lo abbiamo già trovato e gli spettatori direi che pure si dichiarano sempre molto contenti e lo si vede dalle partecipazioni con cui affluiscono al teatro. Anche la tua bella faccina viene spesso a teatro, vero? Brava, fai bene! -

L. Barbarossa: - Senti questa invece, qui c’è il nostro amico Giorgio…”Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me.” (Giorgio Gaber). Sinceramente, lei teme più Berlusconi o se stesso?-

(R) - Secondo me questo paese è diviso tra persone che amano troppo Berlusconi e persone che lo odiano troppo. Io vorrei semplicemente prescindere da Berlusconi.

N. Marcorè: - Berlusconi eh … ignorarlo!-

N. Marcorè:  - Luca senti questa, adesso qui ci si stringe il cuore …”Non è Francesca” (Lucio Battisti) E allora chi era la ragazzina per la quale avevate perso la testa?-

(R) - Ho avuto amori folli a partire dell’infanzia in poi, bambine e poi ragazze per le quali avrei dato braccia, arti e tutto poi, dopo qualche mese o anno, è tutto passato quindi nell’ordine…Maria…Sonia…Catia….ecct…ecct.-

L. Barbarossa: -… anche io ho avuto un amore folle ... perché mi ero dimenticato di mettere la marcia … siamo andati a sbattere sull’albero di cedro …-

N. Marcorè: - Quante ce ne stanno di domande ancora?-

L. Barbarossa:  - Dai Neri, sbrighiamoci, dobbiamo andare! Questa è l’ultima… è l’ultima per tutti … dobbiamo proprio andare … si è fatto tardi. Io sono il cattivo dei due, non so se l’ha capito… (manca veramente poco all’inizio dello spettacolo ) …”È tutto un rivisitare, tutto una cover con novità rare ma con molte rielaborazioni, l’utilizzo ed il recupero del passato nell’arte, nella musica, nel cinema sta diventando una necessità, una moda o paura per il futuro?”-

(R) - È un momento di grande crisi creativa internazionale, non solo Italiana. Non arrivano grandi idee. Questo è secondo me frutto di una società del benessere che crea poche “necessità interiori”. Se la gente sta bene, “non soffre” … non è ispirata … sono tutti molto soddisfatti materialmente. Siamo tutti dei grandi compratori di cose ...-

L. Gioventù: - …Compri cose di cui non hai bisogno…-

L. Barbarossa:  - Esatto, ci convincono che senza queste cose non si possa vivere. Non è così. La ricerca di queste cose e la lettura del manuale per utilizzarle -perché in genere si tratta di tecnologia- prende quasi tutta la nostra giornata e poi, l’impiego stesso di queste cose, ci porta via altro tempo ... vedi computer, televisioni, videogiochi e tutto il resto. È ovvio che questo sistema non produca grande ricerca interiore e quindi grandi idee per l’arte. Credo quindi che, tutto sommato, non sia da disprezzare la rivisitazione dei classici perché, come dice la domanda, almeno è una certezza di qualità e di contenuto della proposta.-

N. Marcorè: - Ultima domanda, questa è seria … possiamo rispondere anche insieme ...-

Luca Barbarossa inizia a prepararsi per lo spettacolo provando il suo Panama.

L. Gioventù: - Vi faccio io la domanda…”Ritornate sul palco per una serata di beneficienza a favore della fondazione marchigiana Paladini. Il ricavato della serata sarà utilizzato per finanziare progetti a favore di persone affette da patologie neuromuscolari. La solidarietà è spesso confusa con la beneficenza, o peggio con l'elemosina, come riconoscerne la differenza e come spiegare a chi pratica il disinteresse che di solidarietà non ce ne sta mai abbastanza???”-

N. Marcorè: - La differenza tra elemosina “brutta” e solidarietà è che l’elemosina si fa per liberasi da uno scocciatore o per sistemarsi la coscienza, la solidarietà invece è un percorso interiore molto più profondo che parte dal prendere coscienza del fatto che c’è chi nella vita ha avuto più opportunità e chi ne ha avute meno. Non sempre questo dipende dalla propria volontà, ma anche da un fatto casuale. Chi è fortunato dovrebbe pensare che se si fosse dall’altra parte sarebbe bello non essere dimenticato. La solidarietà fa si che chi può non smetta di guardare agli altri con l’obiettivo di livellare, nel suo piccolo, le piccole e grandi disuguaglianze che vivere in questa società moderna e liberista composta. Se i governi, ma anche questo governo, avessero fatto delle politiche sociali che tendessero a livellare queste sperequazioni non ci sentiremo giorno dopo giorno chiamati come cittadini a fare il numero verde per donare tramite sms due euro. C’è sempre molto bisogno di solidarietà perché evidentemente qualcosa non funziona anche a livello di politiche sociali e governative. Ci sono due aspetti. Uno, quello personale e privato che è quello di guardare sempre agli altri e dall’altro, sopperire a qualche mancanza istituzionale.-

L. Barbarossa: - Concordo…concordo…però ora dobbiamo proprio scappare …domande molto carine….-

N. Marcorè: - …davvero … alcune molto belle.-
 
A questo punto bussano alla porta ed entra un tecnico per avvisare che è a breve ci sarà l’inizio dello spettacolo: - Ma che state facendo ancora qui, ci sono 1300 persone che vi stanno aspettando là fuori!!!-

L. Gioventù: - …accidenti, avrei voluto avere più tempo! Grazie ragazzi, siete stati molto gentili, anche se un po’ “cattivelli” nel giocare con me … ma  in pratica, tra voi due, chi è il buono e chi è il cattivo….oppure vi scambiate i ruoli?-

N. Marcorè: - Luca è il cattivo. Però il cattivo vero sono io, ma faccio passare per cattivo lui. Cattivi siamo tutti e due. Però Luca interpreta meglio la parte del cattivo, è lui che caccia le giornaliste dai camerini, è lui che dice “adesso andiamo” quando i fans stanno in fila. Io dico che purtroppo è lui che mi richiama, faccio finta … e invece … alla fine … -

L. Gioventù: - Per cui alla fine Neri Marcorè è quello più disponibile…-

N. Marcorè: -… questo è quello che appare! -

L. Barbarossa: - Voglio rispondere all’ultima domanda come i condannati a morte…-

L. Gioventù: - Va bene, l’ultima domanda … “Queste sono le “Marche Sporche”…-

L. Barbarossa: - … Ma queste quali, scusa ? –

N. Marcorè: - Questa zona qua, da Macerata ad Ascoli Piceno, sono le Marche Sporche. -

L. Barbarossa: - Ah, ora ho capito, è la zona che si chiama così… -

L. Gioventù: - Bene … “queste sono le Marche Sporche … avete paura di sporcarvi oppure vi siete lavati le mani?”-

L. Barbarossa: - Ma questa domanda neanche Marzullo la farebbe…è una domanda terribile. Mi rifiuto di rispondere…ahahahaah -

Nel frattempo Luca Barbarossa continua a guardarsi allo specchio con il Panama in testa. Caspita quant’è vanitoso! E mentre mi stanno spingendo fuori dalla porta mi giro per l’ultima domanda …”E visto che siamo nel distretto calzaturiero più importante del mondo, ditemi a chi vorreste fare le scarpe e a chi dareste una sòla…???

E finalmente i due ragazzi irresistibili restano a bocca aperta.

N. Marcorè: - … a chi vorrei fare le scarpe boh…che ne so…. a Ibrahimović. Vorrei avere i piedi di Ibra… -

L. Gioventù: - …e dare una sòla…?-

L. Barbarossa: - Al nostro impresario e … alle giornaliste ficcanaso che non se ne vogliono mai andare! - (ride)

L. Gioventù: - … grazie ragazzi, siete stati molto carini…ah…dimenticavo, i cappelli sono un nostro pensiero, perché noi non facciamo solo le scarpe.-

N. Marcorè: - Vorrei aggiungere una cosa! Posso? A me non piace dare sòle. Preferisco dire sempre quello che penso in faccia alle persone. … Grazie per l’intervista! -

L. Barbarossa: - Sinceramente io una bella sòla la darei…-

N. Marcorè: -… a chi la daresti?-

L. Barbarossa: … alle banche, alle assicurazioni, alle compagnie telefoniche. A tutti quelli che le danno regolarmente tutti i giorni a noi …-

N. Marcorè: - … ammazza che bella risposta!-


E su questa frase hanno chiuso la porta e sono andati a prepararsi per lo spettacolo che da lì a qualche munito avrebbero messo in scena facendo contente più di 1300 persone accorse per vederli sul palco.
Veramente due ragazzi irresistibili, dei professionisti in gamba, due persone squisite. È vero, uscire di casa per certi spettacoli è gratificante.

(Proprietà letteraria riservata)

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venerdì 22 ottobre 2010

CRONACHE FERMANE

Motodromo & dintorni.
di Laura Gioventù


Adriana and Casey Stoner


Ieri ho preso la bici per andare a vedere il nuovo panorama, mi sono fermata in cima al colle ed ho lasciato la bici cadere dolcemente sull’erba, poi mi sono seduta ed ho immaginato di vedere oltre il “colle” la nuova forma di “Infinito” che presto diventerà realtà in questa Marca Fermana sempre in movimento. Ho raccolto le gambe fra le braccia e appoggiando il mento sulle ginocchia ho chiuso gli occhi, e la proiezione è iniziata.
All’inizio ho visto inaugurare il nuovo casello autostradale di Porto Sant’Elpidio, che con la terza corsia modificherà tutto il territorio circostante, perché oggi la localizzazione dei posti, dei luoghi geografici, ma anche di quelli dell’anima, non avviene più per vie, per piazze o per contrade, oramai ci si orienta a fermate della metropolitana e si ragiona per uscite di caselli dell’autostrada. È in prossimità di questi luoghi che nascono e si sviluppano le più importanti concentrazioni commerciali basta guardare Roma, Milano, ma anche altre regioni Italiane … oppure anche la nostra più vicina Civitanova Marche. Ed è quello che presto, molto presto accadrà anche da noi …. tutta la zona vicina allo svincolo autostradale si svilupperà notevolmente … verrà costruito un grande centro commerciale e tutto si sposterà a Porto Sant’Elpidio.
E mentre il vento si infila nei miei capelli penso che Io voto a Fermo … abito vicino Porto San Giorgio e prenderò l’autostrada a Porto Sant’Elpidio, sono già vittima delle localizzazioni urbanistiche.
In effetti vado anche al cinema a Porto Sant’Elpidio e Sere, la mia amica… quella un po’ invadente… quella che fa casini con gli sms, insomma avete capito … quella lì, lei si è anche comprata casa a Porto Sant’Elpidio… PSE fa pure più abitanti di Porto San Giorgio e PSG non ha nemmeno il cinema. Però ha il teatro! Sì … vabbè … ma non ci sono paragoni … quello di PSE è molto più grande per non parlare poi del teatro dell’Aquila di Fermo.. La realtà è che PSG è destinata a scomparire. Piccola e chiusa, senza possibilità di sviluppo resterà praticamente isolata. E quando PSE si organizzerà con la darsena, che cosa succederà? … Porterà via anche i turisti da PSG? ... a quel punto la nostra “perla” dell’Adriatico resterà solo un annoso bijou…
Il vento si allontana e inizio a percepire ora il motodromo, il tanto chiacchierato motodromo pensato nella zona di San Marco alle Paludi.  Sembra perfetto, è l’anello di congiunzione che mancava per lo sviluppo di un unico grande centro urbano che inizia  da Civitanova Marche  per finire a Fermo. E senza il motodromo? Senza rischiamo di essere tagliati fuori proprio come Porto San Giorgio?
Ad occhi chiusi c’ho pensato molto … il motodromo di San Marco alle Paludi è certamente una grande opportunità di sviluppo economico e turistico per tutto il territorio.
C’è chi sin da subito si è detto favorevole all’ipotesi e chi si ostina a non voler dialogare … e  dopo mesi di polemiche i toni della discussione non accennano a calare. La questione resta ancora  molto controversa.
Del resto si tratta di una scelta importante … che deve essere ben ponderata … studiata … valutata …  perché la decisione finale inciderà sulle prossime generazioni …. insieme con le altre strutture che si svilupperanno, insieme all’autostrada, il multisala, i centri commerciali e le zone industriali … si cambierà irrimediabilmente il futuro assetto di tutte le Marche Sporche … poi non si torna indietro ….ma la decisione è politica, e lo sanno tutti  … i tempi della politica sono molto strani … persino più lunghi dell’indecisione di una donna!
Ma alla fine Volontà Politica, Bene Comune ed Interessi Economici riusciranno ad incontrarsi?  Forse sì … forse so … non lo so. Staremo a vedere.
Ma se ci penso bene,  di che cosa si è parlato fino ad ora? Ci siamo fossilizzati sulla tutela ambientale e paesaggistica della valle … tutti a pensare all'impatto ambientale ma nessuno ci spiega cosa avverrà dopo che l’impianto sarà stato costruito...gli alberghi basteranno?....ed i ristoranti?...e per assurdo le prostitute saranno sufficienti per questa invasione di centauri in piena tempesta motoristica e ormonale?...sono domande sciocche? Chissà…
Il paradosso è che per andare veloci serve andarci piano con le parole e con le intenzioni politiche perché il motodromo è una preda elettorale mica una risposta ad un bisogno. L’impressione è che ci stiamo perdendo dietro ripicche politiche mascherate da ipocrite preoccupazioni ambientali …. La realtà è che la politica vive di pregiudiziali, e solo dopo essersi messi d'accordo su cosa ci si guadagna dal punto di vista politico si iniziano i lavori, ma se chi spinge a costruire ci guadagna troppo in termini elettorali, allora chi spinge per non costruire si impunta e non dà il suo permesso...
… ma non basta avere i permessi per costruire, servono anche i servizi, le fogne, le strade, l’illuminazione stradale, le indicazioni di percorso, la raccolta dei rifiuti e tutto il resto. Queste cose chi le farà? sono di competenza comunale, provinciale oppure addirittura regionale???.. e ti pare che chi costruisce ha bisogno solo di permessi per cementificare e non anche di contributi economici a fronte dei quali non verrà data nessuna garanzia per almeno i primi cento anni di gestione???....poi serve sapere anche una cosa, ma gli alberi quanto tempo ci metteranno a crescere per neutralizzare l’impatto ambientale ed acustico?...e chi costruisce che cosa darà in cambio alla comunità?... si promette lo sviluppo dell’intero indotto oppure solo assunzioni di personale?...e se poi la gestione risulta fallimentare, nell’ipotesi che il motodromo venga chiuso, chi lo prenderà in gestione per non mandare a casa le persone che ci lavorano...la Provincia, il Comune, la Regione oppure lo Stato...?
Ora che il nuovo panorama mi appare chiaro la domanda che mi sorge è:... chi gestirà il Motodromo dopo la fine dei lavori?... oppure questo diluvio di cemento nasconde una speculazione umana per mascherare la mancanza di idee imprenditoriali?
Non basta riflettere sull’utilità dell’impianto, se chi gestirà ha le competenze per farlo ed è bravo allora la struttura sarà utile, ma se chi gestirà non sarà in grado di farlo, che cosa succederà? … diventerà la classica cattedrale nel deserto?....e in questo caso è meglio che parlino i futuri gestori e non gli architetti, gli ingegneri o gli ambientalisti che già tanto hanno detto!
Il motodromo è un prodotto, come le scarpe, un prodotto che si deve vendere … ma nessuno sembra saperlo. Danno tutti per scontato che una volta costruito arrivino immediatamente mille moto al giorno per correre, pagando l'affitto e la benzina, dando per certo che i loro conducenti spenderanno milioni di euro fra alberghi e svaghi faraonici che non ci sono. Una volta costruito chi lo pubblicizzerà e come lo si deve "vendere" al meglio?....sarà promosso come la solita  sagra paesana che ha stufato pure i vecchi, oppure verranno chiamati i soliti guru da Milano per indicare la via verso la promozione motoristica come se noi fossimo tutti degli emeriti deficienti manco in grado di accendere le luci???...
E poi … se la gestione non sarà all'altezza, i soldi per non farlo ammuffire ce li dovrà mettere l'intera comunità e senza avere la minima idea di cosa farci con un ex motodromo....a meno che non si studi tutta una serie di manifestazioni per sfruttare oltre le proprie potenzialità tutto l’impianto …. a meno che non ci si organizzi la festa nazionale di Miss Ombrellino, avete presente quelle gentili ragazze che prima della partenza tengono in mano un ombrellino per riparare dal sole i corridori…oppure la gara annuale dei barellieri con un premio al più veloce soccorritore … e perché no, anche una corsa per tricicli per bambini … oppure la corsa a piedi degli ubriachi per vedere chi raddrizza le curve … o invece cene tematiche del tipo “donne & motori, gioie & dolori” con le più belle donne e i centauri di tutta Italia. Nel caso succedesse gli enti pubblici avrebbero la capacità imprenditoriale per gestire il Motodromo?
Una volta che hanno corso moto e macchine si potrebbero pensare mille altre situazioni alternative …. per esempio una scuola di meccanica che organizzi corsi teorico-pratici su come si riparano le moto da competizione per la formazione professionale dei meccanici motoristi … penso ad un’Accademia Nazionale che nasca come un distaccamento della facoltà di ingegneria meccanica del politecnico di Ancona per la formazione di “meccanici da gara”  altamente qualificati … nuove figure professionali che potranno poi trovare collocamento all’interno dei migliori Team sportivi regionali e nazionali, oppure all'interno di aziende produttrici di motociclette in genere, oppure in officine meccaniche specializzate. Non solo motodromo quindi, ma un vero e proprio centro di eventi e ricerche!
E mentre inizio ad immaginare Gran Premi, pistoni e marmitte, camion stratosferici con le gigantesche scritte aziendali e il rumore delle moto che corrono simile a quello dei calabroni in volo, sento il primo refolo di vento freddo dell’autunno che arriva, mi rimetto in piedi e prendo la bici, salgo e inizio a pedalare contenta di essere stata per una volta la donzelletta che, anche venendo dalla campagna, ha avuto la voglia di vedere cosa ci sia dietro il colle. Forse Giacomo Leopardi non sarà contento, ma sono figlia di questa terra e, come è sempre stato, razionale e concreta, e se è vero, come è vero, che per fare le pagnotte servono tante molliche è anche vero che immaginarci il futuro non significa realizzarlo ma per realizzare il futuro serve anche immaginarlo.

Pubblicato su .. informazione.tv

giovedì 23 settembre 2010

CRONACA MARCHIsciANA.

Vuoi diventare la nuova Nicole Kidman?
Di Laura Gioventù




Giovedì sera.
Il solito Porto San Giorgio.
La solita passeggiatina serale su e giù per le vie del centro e per il lungomare.
La solita fila per la solita consumazione al solito chalet.   
Che fai, che non fai, come butta e cominciamo con i soliti discorsi.
Tutto come al solito! Anche la noia è la stessa.

-Sabato scorso sono stata alla festa di compleanno di Sara. Te la ricordi, la mia amica milanese? È stata una serata indimenticabile. Balli scatenati e musica fino all’alba…-

Mi racconta tutta entusiasta la mia amica Chiara.

- … e dove l’hanno fatta?- Le domando per fare un po’ di conversazione.

-SULLO chalet. Devi assolutamente andare un sabato sera … bella gente, bella musica… un posto stupendo!-

Chiara è una fanatica delle discoteche ed è sempre molto informata sui locali più “cool” di tutta la riviera adriatica.

-L’hanno fatta sul tetto?… caspita, originale!!! … una festa sul tetto mi manca proprio! - Le dico in tono stupito.

-Sul tetto? No, ma che dici, come fanno a farla sul tetto? L’hanno fatta SULLO chalet … ma perché mi guardi in quel modo? Che cosa ho detto di tanto strano?-

Chiara rimane perplessa e non riesce a capire se è solo uno scherzo oppure faccio sul serio.

-Laura, non cominciare a fare la sofisticata come sempre …-   Si intromette la mia amica Serena, tanto cara, ma sempre un po’ impicciona.
Sinceramente non ho voglia di stare troppo a discutere con chi non vuol sentire, ma con Chiara ci conosciamo poco così cerco di spiegarmi meglio:

-….per l’italiano c’è poco da fare, certe lacune te le porti dietro a vita! Ma potresti sempre farti regalare una grammatica italiana invece del solito cellulare o del solito paio di scarpe! … per il dialetto invece la vedo un po’ più facile!-

-Tu sei marchiSCIana come me ma non parli in dialetto. Come mai?-  Aggiunge Chiara incuriosita.

-Io, più che marchigiana sono una “donzelletta che vien dalla campagna” … ma a parte questo particolare...è l’italiano la lingua ufficiale e non il marchiSCIano e se il buongiorno si vede dal mattino, parlare decentemente è il primo “biglietto da visita” per la vita e per il lavoro in generale, anche se, molto probabilmente l’inflessione marchigiana si sentirà sempre.- le spiego.

-Proprio vero! Laura hai perfettamente ragione, il nostro modo di parlare lascia molto a desiderare. E quando ci intervistano alla tv noi marchigiani facciamo sempre una pessima figura … le T che diventano D…poi le Z le S e le G la Bicicletta diventa la Vicicletta…la Birra che diventa la Virra….e poi le O che si trasformano in U come Lu portU… insomma non è fra i dialetti migliori!
E  che cosa dovrei fare per correggermi?-
  Mi chiede Chiara, sempre più interessata all’argomento.

-Se ti interessa migliorare il modo di esprimerti c’è un mio amico che ti potrebbe aiutare.
Si chiama Alessandro Maranesi ed insieme ad altre persone tiene dei corsi di “educazione all’espressione” per adulti e bambini in collaborazione con il Gruppo Teatrale Cretarola, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Porto Sant'Elpidio ed il Comitato di quartiere Cretarola .
Il corso permette, attraverso lezioni teorico-pratiche di dizione e fonetica ed esercizi di respirazione e per la voce, di acquisire un italiano corretto non solo nello stile, ma anche dal punto di vista del suono e dell'intonazione, al fine di togliere le cadenze tipiche del dialetto.-


-E chi lo frequenta?-  seguita la mia amica.

-Il corso è utile a tutti coloro che hanno l'esigenza di relazionarsi in pubblico, per gli studenti e per chiunque voglia migliorare il proprio modo di esprimersi ma è anche un buon punto di partenza per chi vuole intraprendere una carriera artistica di attore, cantante, speaker o presentatore. Magari, non solo ti appassioni, ma scopri di avere talento e diventi la Anna Magnani dei giorni nostri ! Nella vita non si può mai sapere …-  Le dico sorridendo.

-E come no?!?... diventerò una star famosa come Nicole Kidman… ma dai …!!!! Piuttosto, come funziona esattamente? Fammi capire bene …-
continua la mia amica.

-I corsi si terranno presso il Centro Sociale Cretarola di Porto Sant'Elpidio (FM) ed inizieranno quasi sicuramente a metà ottobre.  Comunque è prevista una riunione preventiva, senza impegno, dove verrà spiegato il programma e verrà fatta una lezione di prova per poter capire meglio di che si tratta e si ti interessa realmente.
In ogni caso, per maggiori informazioni anche su costi ed orati ti puoi rivolgere a questi numeri 339.88.01.659 e/o 328.42.18.192 oppure puoi contattarli via mail all’indirizzo  gtcretarola@gmail.com o su facebook  al link www.facebook.com/gtcretarola.
... .hai scritto tutto????-


Si è fatto tardi e mentre mi alzo per tornare a casa la “futura” Kidman mi ringrazia e dice:

-Sì sì, perfetto, ho segnato tutto! Grazie. Domani mattina li contatterò! Sono rimasti pochi giorni e mi devo sbrigare. Ora metto queste informazione anche nella bacheca sullo chalet.... cioè … no …. volevo dire … la bacheca DELLO chalet, scusami, ahahahaah …
. -

pubblicato su... Seratiamo.it

domenica 8 agosto 2010

Intervista a Mario Andrenacci

Laura Gioventù incontra il Prof. Mario Andrenacci, Sindaco del Comune di Porto Sant’Elpidio











Porto Sant’Elpidio, sabato 29 maggio 2010

 “Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione.”
Ennio Flaiano.

Secondo Lei, sindaco Andrenacci, fra 30 anni o anche meno, la Provincia di Fermo e il Comune Porto San Elpidio saranno come le giunte provinciali o comunali l’avranno fatte diventare oppure interverranno fattori esterni alle amministrazioni a cambiare le nostre zone, e se si quali potrebbero essere questi elementi esterni, le capacità imprenditoriali oppure il provincialismo dei Marchigiani?

La massificazione di questa società che è anche il frutto di una invasione fatta dai mezzi di comunicazione come la televisione sicuramente modifica gli usi e i costumi della gente. Oggi l’individualismo a volte porta il cittadino ad estraniarsi dal proprio territorio magari cercando anche contatti in giro per il mondo con i moderni strumenti che ci sono offerti. Questi elementi non sono totalmente negativi. Naturalmente, se ben utilizzati, possono aiutare le persone a migliorare quella che è la propria capacità e qualità della vita. In questo momento un ruolo fondamentale deve essere ripreso dalla politica che poi si esprime attraverso le amministrazioni locali, comunali, provinciali e a livelli più alti anche regionali e del governo. Noi politici oggi siamo chiamati sempre di più a programmare quello che è lo sviluppo di un territorio e la programmazione è fatta attraverso una contemperazione di più elementi che vanno dagli aspetti sociali ed economici allo sviluppo urbanistico di una città e di un territorio. Più un’amministrazione è capace di progettare questo futuro più diminuiscono le influenze esterne e di conseguenza anche uno sviluppo disordinato e la mancanza di valori che comportano atteggiamenti strani e pericolosi. Il ruolo fondamentale della politica deve essere quello di mettere insieme questi aspetti, dominarli e programmarli nel tempo.

Chi controlla il passato controlla il futuro e chi controlla il presente controlla il passato – 1984 Orwell.
Secondo Lei, la nuova Provincia di Fermo ha bisogno di controllare i singoli Comuni, oppure sono i Comuni che dovranno controllare la gestione della Provincia?

Dal mio punto di vista non esiste né il controllo della Provincia nei confronti dei Comuni, né tantomeno i Comuni devono esercitare il controllo nei confronti della Provincia. La Provincia dovrebbe, dall’alto del suo aspetto istituzionale, governare il territorio attraverso i contributi che arrivano dai singoli Comuni. La pianificazione è interamente controllata e proposta dal Comune e bisogna rispettare quella che è l’autonomia locale in ogni sua espressione. La Provincia deve essere quell’Ente che organizza dall’alto uno sviluppo più globale, fornisce gli indirizzi, assiste i Comuni in alcuni percorsi, crea il luogo del dibattito e del confronto e pianifica alcune risposte a più ampio livello perché non dobbiamo pensare che ogni Comune, da solo, può essere in grado di offrire servizi e risposte a questioni che a volte sono più grandi di loro stessi. La Provincia dall’alto deve governare lo sviluppo del territorio.

“Noi venendo in questa vita, siamo come chi si corica in un letto duro e incomodo, si rivolge cento volte da ogni parte, cercando pur sempre e sperando di avervi e riposare e prender sonno, finche senz'aver dormito né riposato vien l'ora di alzarsi.”
Giacomo Leopardi.

Questa inquietudine è tipicamente Marchigiana e viene descritta in modo mirabile dal nostro poeta, secondo lei attualmente ci sono “poeti” della nostra Regione capaci di descrivere le moderne nevrosi marchigiane oppure i marchigiani hanno imparato a risolverle dormendoci sopra?

Purtroppo in questa epoca mancano i grandi poeti come eravamo abituati nel passato. Non abbiamo più un Leopardi “moderno” capace di interpretare quelli che sono i sentimenti di un popolo come quello marchigiano. Recentemente abbiamo avuto Volponi, che probabilmente è la figura che, dal mio punto di vista, meglio di altri ha saputo interpretare il suo tempo. Bisogna anche dire che quasi certamente la realtà marchigiana in questi secoli è cresciuta e ha risolto certe nevrosi, anche se nel contesto italiano, il marchigiano forse rimane ancora, a differenza di altre Regioni e altri popoli, un po’ più riservato con le nostre caratteristiche.

Quali sono le caratteristiche dei marchigiani?

In primis la riservatezza, il fatto di avere una diffidenza iniziale, che quando viene superata si trasforma in legami importanti e forti amicizie. E’ proprio allora che diamo il meglio di noi stessi. In un primo momento non siamo gente molto aperta e disponibile al dialogo. Ecco, forse questo piccolo individualismo è ancora tutto nostro.



“ Non è la ragione che conquista il successo, bensì l'eloquenza. La vittoria non viene ottenuta dagli uomini armati, i quali maneggiano la picca o la spada; ma dai trombettieri, dai tamburini, dai musicanti dell'esercito.”  David Hume, filosofo Inglese.

Questa frase sembra rappresentare molto meglio di tante analisi di mercato la situazione attuale, nella nostra storia regionale siamo stati spesso conquistati dai trombettieri altrui, dipende dal fatto che ci piace la musica bandistica degli altri eserciti, oppure dalla mancanza di una nostra partitura musicale da proporre agli altri?

Questa frase del filosofo inglese Hume sicuramente si può applicare a tanti settori. Il fatto di essere affascinati dagli altri piuttosto che proporre noi stessi forse rientra nella nostra caratteristica di popolo, anche se in molti settori, sia l’impresa marchigiana sia le personalità marchigiane hanno dimostrato di avere una superiorità nei confronti di altre aziende o ad altri personaggi. Anche noi abbiamo le nostre eccellenze. Credo poi che in ogni Regione si possa applicare lo stesso concetto: si parte dal principio che nessuno è profeta in patria e quindi si rimane interessati da altre questioni, da diversi soggetti, elementi e/o situazioni e solo successivamente si valuta quello che si ha a disposizione. Comunque non credo che nella nostra Regione manchi una partitura tutta nostra, anzi…

Ma abbiamo questa sorta di “timore” nel proporlo a livello nazionale e mondiale?


In questi ultimi anni ho visto che la Regione Marche si sta ponendo in maniera diversa nei confronti delle altre Regioni ma anche nel panorama mondiale, e lo dimostra il fatto stesso che la prossima settimana la Regione Marche si recherà in Cina per inaugurare all’interno dell’Expo un padiglione tutto nostro, ma anche attraverso la presenza nelle varie fiere internazionali dove l’attenzione viene sempre più catturata dalle proposte marchigiane. Probabilmente questo sta a dimostrare che le esperienze del passato ci stanno qualificando e rafforzando, diventando sempre più consapevoli di una nostra partitura. Abbiamo acquisito coraggio nel proporci sia all’estero che in Italia.



“ D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” Italo Calvino

Porto San Elpidio a quale domanda potrebbe essere la risposta?

La nostra città potrebbe essere la risposta a una richiesta, quella di aumentare e migliorare la qualità della vita di ogni suo cittadino. Per qualità della vita intendo una città che offra occasioni di lavoro, che dia possibilità di divertimento e dello stare insieme, che sia esempio dell’integrazione e dei sani principi e valori, di una città attenta nel suo sviluppo a ogni aspetto e peculiarità. Sono le tante cose che concorrono a costruire una città importante sotto ogni punto di vista. Credo cha la nostra città possa rispondere tranquillamente a questa domanda  “quale qualità della vita ti vuoi dare nello sviluppo cittadino?”… e Porto Sant’Elpidio è la risposta!



“Quando certi uomini di teatro sollecitano la partecipazione viva del pubblico ai loro spettacoli dovrebbero meditare sui pericoli cui vanno incontro.”
Ennio Flaiano.

Anche in politica è pericoloso far partecipare troppo l’elettorato per evitare inutili confusioni e discussioni, oppure è proprio la mancanza di partecipazione che ci lascia con politici alle prese con troppe discussioni e con evitabili confusioni?

Dal mio punto di vista la richiesta di una forte partecipazione spesso serve per mascherare una scarsa visione delle cose da parte dei politici, che, non avendo loro stessi una capacità nel programmare lo sviluppo e nell’esercitare il governo della città o del territorio, si nascondono dietro ad una partecipazione diffusa e quindi si demandano agli altri le scelte per poi agire di conseguenza. Così come è negativo scegliere nel chiuso delle stanze e far ricadere passivamente le scelte sul cittadino. Probabilmente la giusta misura sta nel mezzo. Nella mia esperienza di sindaco ho visto che la proposta deve partire sempre dell’amministratore il quale conosce ogni aspetto della questione e ne fornisce le soluzioni, in seguito questa proposta deve essere confrontata e concertata con i cittadini che magari vivono la quotidianità in quel momento e conoscono le specifiche problematiche. Quando il cittadino è stimolato a migliorare, a valutare, a ponderare un percorso ed anche a criticare, il risultato finale è la sintesi tra l’idea iniziale dell’amministratore e il confronto con i cittadini, per arrivare ad una partecipazione contestuale di tutti. Se si riesce a fare una buona sintesi, quell’opera, quel percorso o quella scelta può essere condivisa da tutti e riesce ad esprimere appieno il suo valore aggiunto.



“ Due parallele si incontrano all'infinito, quando ormai non gliene frega più niente.”
Marcello Marchesi, scrittore e umorista.

Porto San Elpidio e Porto San Giorgio spesso sembrano come cane e gatto, arriveranno ad incontrarsi prima di un punto lontano sia nel tempo che nello spazio, quando non interesserà più a nessuno, oppure ci sono programmi comuni per migliorare le attività culturali e sociali del nostro litorale?

Innanzi tutto non mi sento di avallare pienamente questa tesi di sentirmi come il cane o il gatto della situazione. Magari nel corso degli anni, un po’ fra tutti i Comuni è nato quel sano “campanilismo” che stimola a cercare di fare bene, ma devo dire che in questi ultimi anni abbiamo fatto anche dei progetti insieme, abbiamo cercato di ragionare congiuntamente su alcune iniziative sportive e su alcuni eventi culturali ed abbiamo cercato di condividere alcune occasioni di sviluppo nel territorio. Magari poi ci sono anche questioni e situazioni che ci mantengono lontani nel pensare allo sviluppo più generale del territorio e faccio riferimento, ad esempio, alla realizzazione della terza corsia dell’autostrada, dove ci siamo posti su posizioni diametralmente opposte. Noi siamo rimasti fermi sulla nostra decisione e abbiamo raggiunto l’obiettivo. Porto San Giorgio nelle ultime esperienze ha dimostrato di voler ripensare alle decisioni prese … dal mio punto di vista non dobbiamo legare le scelte a personalismi o a singoli soggetti che governo, anche perché gli amministratori passano nel tempo mentre le scelte importanti rimangono. Può essere necessaria una maggiore consapevolezza dei nostri ruoli e la necessità comunque di rafforzare sempre il dialogo perché oggi, davanti alle difficoltà più generali, i Comuni da soli non riescono più a dare risposte quindi sarà inevitabile il confronto sempre più serrato. Devo dire anche che la stessa istituzione della Provincia di Fermo è stata una bella “palestra” dove tutti i Comuni hanno dimostrato di lasciare da parte il proprio singolo contesto lavorando per raggiungere tutti insieme questo obiettivo, così come iniziative e occasioni di più ampio respiro oggi sono affrontate con un’ottica ed un interesse diverso rispetto al passato. D'altronde cambiano i tempi, passano gli amministratori, le cose si trasformano … e questo atteggiamento che probabilmente poteva appartenere al passato attualmente lo vedo molto più sfumato.

Quali sono le iniziative che vi hanno visto collaborare insieme?

In ordine temporale l’ultima manifestazione sportiva legata alla corsa podistica: la Maratona del Piceno; ma anche alcuni eventi come il Premio letterario Paolo Volponi dove abbiamo cercato di cumulare risorse finanziarie in continua diminuzione e poi ci confrontiamo anche sulla programmazione culturale e teatrale di ogni stagione. A volte l’unione fa la forza …



Il mondo si divide in buoni e cattivi. I buoni dormono meglio ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di più.” Woody Allen

A che punto è secondo lei, lo scontro generazionale fra padri e figli della nostra Marca Fermana, fra i padri che dormivano di notte producendo benessere di giorno, e i figli che di notte si divertono e di giorno cercano lavori che non ci sono per la crisi economica … chi ha ragione secondo lei, non potendo citare il famoso un po’ il padre ed un po’ i figli?

In questi ultimi anni è aumentato lo scontro generazionale fra padri e figli, probabilmente perché la società sta stimolando tantissimo i nostri giovani e quella differenza generazionale di soli pochi anni che in passato nemmeno si avvertiva, oggi determina comportamenti, situazioni e fattori molti diversi fra loro quasi che noi genitori non ci riconosciamo più nei comportamenti dei nostri figli. Questo è il prodotto di una società che in questo momento è in crisi sotto ogni punto di vista, dai valori all’economia. Penso che i giovani dovrebbero aumentare il loro livello di autocritica e di percezione di quello che li circonda e non essere in balia delle onde perché credo molto nelle potenzialità che hanno i ragazzi oggi perché nelle occasioni in cui hanno modo di dimostrarlo danno risultati straordinari. Sono immersi in un meccanismo che non dominano, che li massifica, che li trasposta in maniera indeterminata e questo aumenta sempre di più il divario tra chi magari ha qualche anno in più, ha vissuto altre esperienze e ha modelli comportamentali e di vita molto differenti. C’è la necessità che ci sia, da parte dei giovani, una maggiore consapevolezza del proprio essere e del proprio io.

In definitiva, chi ha ragione, secondo Lei?

Io sono per dare la ragione ai padri!

“ Chi lotta duramente per racimolare l'indispensabile, ha bisogno di evadere dalla sua miseria conquistando qualcosa di superfluo.”
Giovannino Guareschi. Autore di Peppone e Don Camillo.

La storia delle Marche è lotta e privazioni in nome di un non ben chiarito dovere verso la terra. Crede sia giunto il momento di conquistarci qualcosa di superfluo puntando sul turismo sullo stile Romagnolo, oppure dobbiamo continuare a soffrire e lottare per l’indispensabile con il solito turismo famigliare stile mordi e fuggi?

Nella storia chi ha lavorato e lo ha fatto con sacrificio è stato sempre ripagato. Stili di vita molto diversi dal cimentarsi con il lavoro e con il sacrificio di solito portano ricchezze effimere molto passeggere e a volte anche pericolose. Puntare su altri modelli di turismo e “scimmiottare” altri riferimenti, dal mio punto di vista, a volte, non è molto costruttivo. Si dovrebbe cercare di fare sempre una sintesi tra i tanti stili e cercare di prendere il meglio da ognuno di essi. Tuttavia bisogna proporsi al mercato e ai turisti in maniera originale con le nostre eccellenze, con le nostre caratteristiche, il nostro modo di fare e il nostro modo di essere. Nel passato la Regione Marche ha creduto poco sulle sue qualità e questo si è visto perché altre Regioni, anche vicine a noi, hanno conosciuto un trend di crescita nel settore turistico decisamente superiore al nostro. Oggi siamo sicuramente più consapevoli di questa situazione e parliamo sempre di Marche al plurale proprio perché nella nostra Regione abbiamo un po’ di tutto, dalla montagna al mare, all’enogastronomia, alla cultura e alle città d’arte. Abbiamo caratteristiche invidiabili! Ora dobbiamo coniugare il nostro stile di proporci con il nostro modo di essere e di agire, facendo riferimento anche ad altre esperienze evitando errori tipici di quando si improvvisa. Siccome oggi oramai è stato sperimentato quasi tutto, è opportuno un sano confronto ed una buona programmazione. Dobbiamo solo essere originali nel proporci.

Di cose originali ce ne sarebbero, ma non riescono a venir fuori…

Ci dobbiamo impegnare …. Ultimamente osservo che la situazione generale sta cambiando e non vedo più le Marche come venti anni fa, silenziose, assenti, chiuse in se stesse.



“E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili.”
Marcello Marchesi

Spesso si celebrano fra le varie città o comuni dei gemellaggi, Porto San Elpidio ha diversi gemellaggi sia dentro la Regione sia fuori. Sono il segnale che possiamo essere persone irreprensibili per gli altri oppure che vogliamo dimostrare che anche avendo dei piccoli difetti caratteriali non siamo e non saremo mai come dei Giuda, anche se il denaro non dispiace a nessuno?

Per essere onesto, formalmente non abbiamo costruito ancora nessun gemellaggio con città o territori italiani ed esteri ma abbiamo moltissime relazioni con i Comuni limitrofi. C’è l’attività ordinaria che ci impone e ci offre il confronto. A volte ci relazioniamo con altre città italiane per uno scambio di esperienze, per cercare di sbagliare il meno possibile nella scelta di alcune soluzioni o nell’adottare vari percorsi. Stiamo costruendo delle relazioni con alcune città giordane per conoscere meglio il mondo medio-orientale, la loro cultura, per essere più vicini alle questioni che interessano quei territori, avere un confronto non solo nelle attività produttive ma anche in ambito turistico e culturale. Ognuno porta con sé il proprio bagaglio di esperienze, con i suoi pregi e i suoi difetti. Sta proprio in questo scambio che si rafforzano le qualità e si correggono le imperfezioni.

Quali sono i pregi?

Credo che la nostra città, vuoi anche per la sua storia e per la sua evoluzione, è un insieme di tante culture. Negli anni ‘50 e ‘60 sono arrivate a Porto Sant’Elpidio persone che provenivano da esperienze italiane diverse e oggi aggiungiamo una buona presenza di cittadini che provengono da tutto il mondo. Nella nostra realtà ci sono ben sessantatré nazionalità diverse. Questa multi-etnicità deve rappresentare un valore per Porto Sant’Elpidio. Questo divenire coniugato al plurale, dettato da un confronto fra cittadini ha permesso a questa città di essere sempre vivace e grintosa, a non aver paura del confronto con gli altri e a non essere mai chiusa a differenza di altre realtà che invece sono rimaste più circoscritte nel loro alveo comunale. Non abbiamo mai paura di affrontare qualcosa di nuovo e di diverso ma ogni nuova occasione è vista come un arricchimento, in ogni esperienza intrapresa, dalla raccolta differenziata dei rifiuti all’ospitare i terremotati dell’Abruzzo dello scorso anno. In ogni occasione abbiamo cercato di dare il meglio di noi stessi e di prendere anche il meglio dagli altri. Questo ci permette di limare quei difetti che abbiamo e che da persone responsabili e coerenti dobbiamo in qualche modo cercare di limitare.



 “ Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore.” Francesco De Gregori

Recentemente le cronache la indicano come il portiere della nazionale dei calzaturieri, dalla linea di porta lei non calcia i rigori ma li dovrebbe parare. È una prospettiva diversa solo logisticamente oppure anche mentalmente, lei potrebbe dire che non è da un rigore parato che si vede quanto sia bravo un sindaco, oppure serve anche che pari tutto e per tutta la durata della partita?

Innanzitutto come nasce il ruolo di portiere nella nazionale dei calzaturieri. Abbiamo avuto questa idea di mettere insieme per scopi benefici gli imprenditori calzaturieri nel calcio perché è lo sport che sicuramente ci prende e ci affascina più di tutti gli altri. Quando giocavo a calcio facevo il portiere quindi per me è stato naturale continuare a giocare in questo ruolo e rispolverare qualche piccolo segreto del passato e sono convinto che spesso il ruolo rispecchi anche la personalità di chi lo ricopre. Esprime il proprio essere in campo e fuori. A me piace il ruolo del portiere perché è da solo ed ha tutte le responsabilità sia quando si prende il goal sia quando si fa una bella parata e questo esalta un po’ l’essere calciatore e sindaco. Quando si para un rigore si è all’opposto dell’errore che commette l’attaccante. Mentre per l’attaccante che tira il calcio di rigore l’obiettivo è fare goal e fallisce nel momento in cui il portiere para la palla, così vale per il portiere. Magari nel rigore qualche attenuante il portiere ce l’ha, nel senso che non è facile evitare un goal del genere, ma in una qualsiasi azione della partita, fare una bella parata significa esaltare quelle che sono le doti di un bravo portiere, e fare la classica “papera” - come si è solito dire nel gergo calcistico – significa deve riflettere e capire su che cosa sia andato storto. Nella attività amministrativa, il sindaco ha intorno a se gli assessori, i consiglieri e le forze politiche ma poi è solo nelle scelte. Non sempre questa coralità è l’espressione di scelte sempre condivise. Il sindaco fa una sintesi e la sua figura, nella concezione moderna del ruolo, nei confronti dei cittadini, nel bene e nel male, è sempre l’unica responsabile di quello che accade. Succede qualcosa è colpa del sindaco, vanno bene le cose ed  è perché è bravo il sindaco, quando invece alcune cose potrebbero anche non essere addebitabili direttamente a noi, mentre in situazioni positive non si ignora completamente il lavoro svolto da tanta gente che, dietro le quinte, hanno contribuito al successo. Nell’immaginario collettivo si tenta sempre di estremizzare tutto e quindi si pensa che il bene o il male appartenga soltanto alla figura stessa del primo cittadino. Dobbiamo cercare di far percepire qualcosa di diverso, che a capo di una città c’è una persona onesta, disponibile e seria e che attraverso la partecipazione di tutti i cittadini si cerca di far crescere la città. E’ un po’ come nella costruzione di un edificio, il direttore dei lavori potrebbe essere la figura del sindaco, ma chi porta i mattoni per costruire sono i tanti cittadini con i loro modi di essere, il loro saper fare, le loro qualità e i propri errori. A volte capita che i cittadini commettano degli errori e deve essere la città stessa che aiuta il cittadino a tornare sulla retta via. Il sindaco deve essere quella persona che con le sue responsabilità ed il suo ruolo deve mettere insieme tante persone per costruire una casa bella ed adeguata. Il sindaco, alla fine, deve parare tutto e deve essere sempre bravo per tutta la durata della partita!

Pubblicato su: Seratiamo.it