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lunedì 17 marzo 2014

Presentato alla stampa il progetto Imballi d'Autore

Presentato alla stampa il progetto Imballi d'Autore

In senso orario R. Vittori, L. Gioventù, G. Massucci e A. Marinangeli

La creatività chiama, la pubblica amministrazione risponde. Ma gli imprenditori? Dove sono, perché sono assenteisti quando si tratta di assumere un ruolo attivo per uscire dalla crisi?
È questo il preoccupante monito che ha lanciato ieri Laura Gioventù, presidente dell’associazione culturale no profit La Luce e i Sentieri, in una conferenza stampa all’interno della fiera fermana Tipicità 2014.

Nello scenario che più si presta per le Eccellenze e gli Imballi , la Gioventù presenta Imballi d’Autore, un progetto da lei ideato, capace di gareggiare con le altre proposte presentate per il bando regionale “I Giovani c’entrano. Officine della creatività” e di essere stata capace di ottenere il co-finanziamento della Regione Marche.

Un’iniziativa che mette insieme creatività, giovani, imprenditoria, formazione, occupazione, territorio e sue eccellenze. Ma se la Regione, i Comuni coinvolti (Fermo, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio e Porto Sant’Elpidio a Mare) e la Provincia di Fermo hanno dato il proprio supporto, ora economico ora logistico, la classe imprenditrice pare latitare. Eppure il progetto è pensato proprio per l’imprenditoria del fermano.

Ma di cosa si tratta?

Imballi d’Autore affronta un tema inedito benché fondamentale: la questione del packaging come veicolo di promozione turistica, commerciale e, insieme, culturale e artistica. Le nostre Eccellenze del Manifatturiero come dell’Agroalimentare viaggiano per il mondo in involucri che non raccontano la poesia e la ricchezza della terra che li ha prodotti. Il turista che acquista un paio di scarpe o un vino torna a casa con un prodotto eccellente il cui contenitore non amplifica l’unicità del prodotto. Imballi d’Autore vuole ovviare a questa lacuna ideando involucri capaci di raccontare in un sol colpo il territorio, l’eccellenza del prodotto, l’emozione di un viaggio.

“Il contenitore –spiega la Gioventù- non è solo un involucro asettico, ma può e deve diventare un vero e proprio veicolo comunicativo “Ambasciatore” del Territorio e strumento di Promozione Turistica Territoriale”.

Imballi d’Autore ha molte anime. Anzitutto è un concorso, dove studenti, giovani designer e artisti marchigiani sotto i 35 anni di età possono presentare la propria idea rappresentando il territorio e conferendo ulteriore valore al prodotto cui l’imballo è destinato. Poi è una mostra che dà spazio alla creatività giovanile offrendole una vetrina prestigiosa e ufficiale. È formazione perché il progetto prevede quattro workshop che abbiano come obiettivo quello di coniugare tecniche commerciali, strategie di marketing, ricerca dei materiali e analisi socio culturale degli acquisti. È occupazione in quanto l’iniziativa fornirebbe una occasione di lavoro retribuito a più di 20 giovani professionalità marchigiane che saranno impegnate a promuovere e organizzare la manifestazione.

Accanto alla presidente Gioventù, ieri sul palco, erano presenti, Rosanna Vittori, Assessore al lavoro e alle attività produttive della Provincia di Fermo, entusiasta del progetto che vede nei giovani uno dei più forti veicoli di creatività e promozione del territorio, Guglielmo Massucci, Assessore all’Agricoltura e al Turismo della Provincia di Fermo e Presidente dell’ Associazione Marca Fermana, il quale ha sottolineato l’importanza turistica di imballi concepiti in tale modo, e l’Assessore Provinciale di Fermo per le Politiche Comunitarie, l’Ingegnere Adolfo Marinangeli che vede nel progetto Imballi d’Autore il prototipo perfetto per le richieste di finanziamenti europei  per il settennato 2014-2020.

Si attende ora la risposta degli imprenditori del distretto produttivo fermano, uno dei più importanti e fiorenti delle Marche con le loro eccellenze conosciute anche oltre confine.
La mancanza d’intraprendenza della classe imprenditrice Fermana rischia d’essere una zavorra allo sviluppo economico del territorio, aspetto questo che lascia ancora più basiti se si pensa che a fare da apripista questa volta sono stati proprio gli Enti  Pubblici e non le varie associazioni di categoria.

Che la politica abbia più capacità imprenditoriale della stessa classe imprenditrice?

Emanuela Sabbatini

martedì 14 maggio 2013

Per Paolo Calcinaro...si può dare di più, crisi permettendo...


La politica vista attraverso lo sport del calcio, vittorie e sconfitte, regole del gioco, calci di rigore, Inni Nazionali e tempi supplementari, ritiri, allenamenti e ingaggi. Ne abbiamo parlato con Paolo Calcinaro, assessore allo sport e alle politiche sociali del Comune di Fermo e grande appassionato di sport.




lunedì 6 maggio 2013

martedì 16 aprile 2013

Il futuro si cucina a tavola, due chiacchiere insieme a Matteo Perticari

Ospiti presso il suo negozio di degustazione e vendita di pasta fresca a Porto San Giorgio, abbiamo rivolto a Matteo Perticari - uno dei titolari - alcune domande circa la cultura per il cibo e le eccellenze alimentari Marchigiane. Se è vero che "siamo ciò che mangiamo" allora che cosa mangiano i Marchigiani per essere così laboriosi e pragmatici, ma allo stesso tempo così permalosi e cocciuti?...e poi, nel fare la spesa, qualità e prezzo sono due valori che hanno un comune denominatore oppure percorrono strade diverse?...






giovedì 27 settembre 2012

La Luce e i Sentieri Associazione Culturale

La Luce e i Sentieri
Associazione Culturale




Dopo l’esperienza di “Gioventù per San Giorgio”, e come promesso nel nostro saluto agli elettori, si è costituita, in questi giorni a Fermo, “ LA LUCE E I SENTIERI” una associazione culturale che non si prefigge di fare miracoli, ne tanto meno promettere di cambiare il corso delle stagioni ma, molto più semplicemente, cercare di sviluppare e, possibilmente, di migliorare la vita di ognuno di noi, grazie alle iniziative culturali e sociali che si potranno realizzare, da prima nel territorio della Provincia di Fermo, e poi anche nel territorio Regionale e Nazionale.

Abbiamo il desiderio di poter andare oltre la siepe della conoscenza, così ben descritta dal Leopardi,  vorremmo spingere il nostro sguardo oltre i preconcetti e le barriere ideologiche che, solo per principi troppo spesso incomprensibili, impediscono gli scambi culturali e le positive contaminazioni sociali che hanno fatto del nostro paese quel Luogo Ideale della Cultura e della Bellezza, che in tanti nel mondo cercano di copiare e di imitare.

Portiamo in dote molte idee, la voglia di realizzarle e il sogno che attraverso la loro realizzazione ci possa essere sviluppo e lavoro per molte persone, ragazzi e ragazze, ma anche persone meno giovani, che attraverso la loro futura opera, ed impegno,  possano sentirsi realizzati sia per un lavoro che li/le gratifichi, sia per una sicurezza economica personale basata anche sul sentirsi parte attiva della società.

Vorremmo collaborare con gli Enti e le Amministrazioni della Provincia di Fermo, per iniziare,  senza doverci porre il quesito se sia politicamente corretto farlo o se sia doveroso farlo per mantenerne le simpatie politiche, perché crediamo fortemente che la Cultura, le iniziative sociali, gli eventi promozionali, soffrano per la presenza di una politica troppo opprimente, troppo invadente, mentre potrebbero evolversi verso traguardi insperati dimostrando, fra l’altro, che la politica, se fatta bene, da impulso e non la castrazione alle proposte culturali.

Ci piacerebbe che “LA LUCE E I SENTIERI” possa diventare un riferimento, una pietra di paragone, una certezza sulla quale contare nel momento di ipotizzare proposte interessanti per i cittadini, e che chiunque volesse proporre iniziative, possa, anche con il nostro aiuto, poterle realizzare.

Un sentiero, se ben illuminato, è sicuramente una strada che arriverà ad un traguardo, e quel traguardo è sempre davanti a noi e mai alle nostre spalle, per cui vorremmo sempre guardare avanti, oltre, di fronte, e superare le difficoltà ricorrendo al massimo della fantasia possibile, e per farlo cercheremo di usare ciò che ogni uomo e ogni donna possiede fin dalla nascita, una mente in grado di pensare.

Noi tutti siamo certi che ogni viaggio inizi con un primo passo, ma contemporaneamente nulla vieta di poterlo illuminare, permettendo a chi viaggia di migliorare la sua marcia e avere le migliori possibilità di arrivare.

Avremmo potuto stupirvi con effetti speciali, come raccontava una passata pubblicità, abbiamo voluto invece parlarvi con semplicità, come si parla davanti ad un falò nei giorni interiori più belli da vivere, ma non ci nascondiamo dietro false speranze, la strada sarà difficile ma noi siamo in grado di poter arrivare.

Il Presidente Laura Gioventù


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sabato 5 maggio 2012

“Gioventù per San Giorgio” diventa Associazione Culturale

“Gioventù per San Giorgio” diventa 
Associazione Culturale
di Laura Gioventù



Appena dopo la crisi istituzionale dello scorso autunno, nella quale assistemmo alle dimissioni della Giunta Comunale di Porto San Giorgio e alla conseguente necessità di nuove elezioni, sviluppammo e realizzammo l’idea di un nuovo soggetto elettorale che chiamammo “Gioventù per San Giorgio”.

 Nei nostri scopi doveva essere un onesto contributo per il dialogo ed il confronto di idee e di progetti da poter realizzare, per migliorare ed elevare la vita di tutta la città e dei suoi abitanti,  nei fatti divenne molto di più, perché partendo dall’essere un semplice elenco di possibili eventi cittadini, è arrivato perfino a diventare un elemento di riferimento, di paragone, sia dal punto di vista propositivo che provocatorio, per tutte quelle realtà cittadine in cerca di novità e di cambiamenti culturali necessari per migliorare la vita di tutti noi.

Ed ora che sta finendo questa campagna elettorale e che, contrariamente a ciò che in troppi avevano pensato, non ci ha visto diretti concorrenti, vorrebbe salire di livello e predisporci nel modo migliore e più adeguato, per poter passare dalla fase ideativa alla fase realizzativa di alcune delle proposte espresse nei numerosi comunicati, e per farlo abbiamo deciso di cambiare veste, per cui vorremmo passare da soggetto elettorale ad Associazione Culturale, per meglio dare il nostro contributo e per meglio incidere nel contesto sociale.

Abbiamo registrato molti attestati di stima verso le nostre proposte, ma anche e per fortuna molte critiche, che forse sono state fatte solo nel timore di vederci avversari elettorali, ma volendo ora raggruppare il maggior numero di persone e di esperienze umane possibili, speriamo che anche chi ci criticò voglia contribuire alla riuscita dell’Associazione dandoci il proprio contributo di idee e di controllo, per cui l’invito è per tutti quelli che vorranno partecipare.

Sappiamo che l’inizio di ogni avventura è sempre difficoltoso, ma la futura Associazione Culturale potrà partire contando sulle idee da realizzare, sulla stima e la simpatia dimostrate e anche sulle critiche come patrimonio indispensabile per potersi migliorare.

Per cui, ora che si stanno spegnendo le luci elettorali, inizieremo a dare corpo e anima alle idee, certi che, dopo i veleni elettorali, sia vincitori che vinti si trovino d’accordo con noi nel considerare  che, per migliorare la vita dei cittadini di PSG, non basta dirsi di dover fare qualcosa, ma fare qualcosa dopo che l’Associazione Culturale “Gioventù per San Giorgio” l’abbia proposta.

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sabato 14 aprile 2012

Imballi d'autore

Imballi d’autore
di Laura Gioventù


Si parla sempre di Porto San Giorgio come la città dei negozi e del commercio, ed in effetti la media dei negozi del centro abitato è decisamente alta.

Che siano gli stessi negozi, con il loro giro d’affari, a rendere Porto San Giorgio una città meno povera delle altre, potrebbe essere anche questo vero, del resto per fare ricco un paese tutti contribuiscono per quello che possono, ma se solo dessimo una occhiata agli imballi delle mercanzie vendute ci accorgeremo che non c’è un rapporto altrettanto stretto e diretto fra negozi/negozianti e promozione turista.

Scatole o scatoloni, buste o pacchi, in nessuno di questi imballi è presente la città ma solo la marca dell’oggetto, o il nome del negozio o negoziante, oppure ci troviamo di fronte anonime carte da imballo.

In altri luoghi o nazioni, oltre che dai prodotti caratteristici, anche dall’imballo si percepisce il senso di appartenenza che i negozianti, attraverso la vendita delle loro mercanzie, dimostrano di avere con le loro città o la loro nazione.

Un esempio su tutti l’Irlanda che, con le sue icone storiche o alimentari, è presente, a vario titolo, su ogni imballo o busta che nei negozi si consegna al cliente. L’immagine della nazione e del popolo Irlandese, e di tutte le sue città, è presente addirittura sui capi d’abbigliamento, facendo diventare gli imballi veri e propri mezzi di comunicazione o di informazione turistica allo scopo di promuovere sempre di più l’afflusso dei visitatori.

E visto che a Porto San Giorgio i negozianti si vantano di essere così importanti per i destini cittadini, si potrebbe prendere esempio dall’Irlanda e studiare una serie di iniziative legate ai pacchi o alle carte da imballo. Si potrebbe cominciare dall’ideazione di un imballo, o meglio ancora di una carta da imballo comune che contenga caratteristiche estetiche, artistiche e promozionali tali da risultare gradevole ma allo stesso tempo efficace per diventare mezzo di utilizzo turistico per tutta la città di Porto San Giorgio.

Per ottenere ciò si potrebbe indire, ogni anno, un concorso artistico e creativo fra tutti i ragazzi della città, per lo studio e la realizzazione di una carta da imballi in questo senso, allargando poi il concorso ai giovani di altre regioni e nazioni, e ripetendolo periodicamente si otterrebbe una collezione grafica da conservare negli anni per esporla in mostre o fiere del settore turistico o solo merceologico. Oltre al concorso si potrebbe sviluppare la ricerca sui contenitori utilizzando materiali nuovi o sperimentali compatibili con l’ambiente. Insomma, un concorso ideale per la creatività e per la funzionalità, dedicato ai giovani ma non solo. Il tutto da tenersi a Porto San Giorgio all’interno di una manifestazione pubblica, con tanto di giuria di esperti scelti fra le personalità dell’arte figurativa o della grafica nazionale e internazionale.

L’iniziativa promossa dal Comune dovrebbe essere supportata dall’interesse dei negozianti stessi, attraverso la loro disponibilità ad usare tutti lo stesso imballo vincente per quell’anno, e contribuire al finanziamento ed alla vendita, a prezzi controllati, di una serie di prodotti merceologici creati dagli stessi ragazzi del concorso, e simili a quelli che vengono usati per promuovere le squadre di calcio, sciarpe, magliette, manifesti e tantissime altri prodotti. Insomma, Porto San Giorgio come un squadra, ma vincente.

E tutti i partecipanti al concorso, attraverso l’esposizione delle loro creazioni, oltre ad avere la visibilità necessaria per farsi conoscere dal pubblico e dai loro possibili clienti, darebbero vita ad una mostra annuale da tenersi nella città dal titolo “Imballi d’autore” che potrebbe diventare l’unico evento in questo senso nel panorama nazionale e forse internazionale, facendo risaltare la vivacità artistico-commerciale dei negozianti e di tutta la cittadinanza di Porto San Giorgio.

(Proprietà letteraria riservata)

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venerdì 30 marzo 2012

Sangiorgesi ad Honorem

Sangiorgesi ad Honorem
di Laura Gioventù




Non si scompare solo quando “Chi l’ha visto” ne decreta l’assenza, ma anche se in un paese non ci sono più persone che sulla carta d’identità possono scrivere “nati a ...Porto San Giorgio”.
Si fa tanto parlare di orgoglio Sangiorgese, ma fra pochi anni di nati a Porto San Giorgio ne resteranno ben pochi se non si pone rimedio adesso e non fra dieci anni.
Parlo della nascita delle persone e di come oggi, a parte quei bambini, rarissimi, che nascono in casa, tutti gli altri nascono a Fermo, oppure a Civitanova Marche o ad Ancona…oppure a Roma, per cui sulla loro carta d’identità la dicitura Porto San Giorgio non ci sarà più.
Eppure sono figli di Porto San Giorgio, ci vivranno e forse ci lavoreranno, ma il fatto che non vi siano nati, di fatto è come se si cancellasse la cittadina dai libri anagrafici per relegarla ai soli cartelli stradali.
Ci sono persone che pur di far nascere i loro figli in una grande città, oppure in una nazione particolare, si predispongono a sacrifici notevoli, poi ci sono luoghi che, solo per il fatto di avere un reparto ospedaliero apposito per le nascite, sembrano pieni di gente e comunque il loro nome gira e se ne mantiene memoria.

Porto San Giorgio non dispone di una struttura apposita per far nascere i suoi figli senza mandarli in trasferta, per cui sarà abitata solamente da “immigrati” e questo non sarà solo un dramma anagrafico ma anche una disfatta turistica. Non potendo più dire “nato a…” si dovrà per forza dire “nato…da un’altra parte” e lentamente si perderà una sorta di appartenenza per lasciare il posto ad una somiglianza, e cioè non poter nominare più la propria città quando ci si sente chiedere la cosa più naturale, e dover citare città diverse come fanno certi immigrati.
Per cui occorre porre rimedio costruendo una struttura dedicata solo alle nascite, con un edificio apposito e magari progettato da valenti architetti - scegliendoli tramite concorso internazionale - che diano vita ad un simbolo della vita che prosegue, (nulla di politico e pieno rispetto per le interruzioni di gravidanza necessarie). Un simbolo adatto sia alle madri ma anche ai figli, al decoro della città ma anche alla sua funzionalità e che sia ubicato a ridosso del mare per simboleggiare l’alba di una nuova vita. Insomma, il luogo ideale per una struttura simbolica e funzionale come questa è solo lo spazio dell’area Ex Grand Hotel.
Immaginiamo una struttura con laboratori di ricerca e ricercatori provenienti da tutto il mondo, un luogo che dopo poco tempo diventi famoso per le sue scoperte e le tante nascite, che sia utilizzabile da tutta la provincia e anzi sia progettato per essere il posto delle nascite di tutto il Fermano, così da poter sviluppare una evoluzione umana, ma anche che tutti questi nuovi cittadini riportino sulla loro carta d’identità la dicitura Porto San Giorgio.

Si potrebbe fare di più? Certo che si potrebbe. Si potrebbe per esempio fare in modo che il comune di Porto San Giorgio dia ospitalità ai genitori a titolo promozionale, che si possano celebrare dei battesimi e ospitare dei rinfreschi a cura del comune, e magari fare come si faceva una volta, regalare cento euro l’anno a questi bambini fino al compimento del 18esimo anno di età, sia come stimolo per migliorare il senso del denaro e del risparmio, sia come aiuto per gli studi superiori. Si potrebbero nominare Cittadini onorari quei bambini nati a Porto San Giorgio ma di altre città, una sorta di Sangiorgesi ad Honorem. Si potrebbe addirittura provare a far nascere a Porto San Giorgio bambini di genitori emigrati in altre parti del mondo, come continuità etnica e regionale. Insomma, si potrebbero fare tante cose basandosi sul fatto di avere tanta gente che possa nascere a Porto San Giorgio.

Cosa ci si guadagna, si chiederanno in tanti…ebbene un guadagno sarà di certo vedere tutte queste vite nascere, poi leggere il nome di una città non su un cartello ma sul documento di identità di tanti individui o sui testi di ricerca medica e sui trattati universitari, e poi vedere questo nome associato ad una struttura per la vita vera o magari a qualche scoperta fatta nei suoi laboratori di ricerca, vedere l’afflusso di tante persone per i controlli e le nascite, per le visite e per gli anniversari, insomma, una proposta viva e non solo ipotetica.

(Proprietà letteraria riservata)

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mercoledì 21 marzo 2012

Alleviamo i nostri politici per garantirci un futuro istituzionale migliore

Alleviamo i nostri politici per 
garantirci un futuro istituzionale migliore
di Laura Gioventù





Questa campagna elettorale di Porto San Giorgio piena di candidati sta mostrando un fenomeno che fino ad ora sembrava minore, il grande numero di candidati ci convince della disponibilità verso la politica specialmente dei giovani, ma ci appare anche e soprattutto come una lotteria, con la speranza per l’eventuale incarico o nomina da conquistare, e questo per potersi garantire un posto di lavoro che altrimenti non avrebbero.
Però per vincere occorre partecipare e per partecipare serve tempo e disponibilità al sacrificio, ma entrambe le cose si possono dare a patto di avere alle spalle una rendita economica, pensione o stipendio, grazie alla quale si può avere il tempo per fare la politica.
Ma questo discorso, se va bene a chi ha una certa età, tempo disponibile e garanzie economiche tali da potersi permettere un impegno politico, per i giovani invece sembra una condanna. Essi per continuare a “fare politica” dovrebbero avere tempo e soldi per permetterselo, ma troppi di loro non avendo un posto di lavoro, ne parenti in grado di mantenerli, debbono lasciare la politica attiva ad altri più fortunati, ma anche meno talentuosi di loro.
Purtroppo per i giovani la sola passione politica non basta per “fare” politica, con l’andare degli anni le necessità umane conseguenti sono altre, famiglia, affetti, lavoro e tutte bisognose di risorse economiche, senza le quali si abbandonano gli incarichi e le disponibilità per la politica attiva. E poi ci lamentiamo che i giovani si allontanano dalla vita politica della città.
Questo pregiudica la nascita di una classe politica preparata e valida, costringendo tutta la società a sperare, per il futuro, che chi riuscirà a dedicarsi alla politica, grazie alle loro sostanze monetarie, non sia talmente scadente dal portare il Paese sempre più allo sbando.
A questo scopo, andando contro corrente, visti i troppi episodi di mala gestione che coinvolgono la politica con gli appalti governativi, e per fornirsi per il futuro di una sua classe politica seria e preparata, basata sui migliori e non sui meno peggio, e per premiare i giovani talentuosi in attività politica, vera e documentata, il Comune di Porto San Giorgio dovrebbe istituire delle borse di studio annuali - meglio ancora in quota parte con un Istituto di Credito locale - una per partito presente nelle liste elettorali, da destinare solo ed esclusivamente ai giovane sotto i 30 anni. Un modo per permettere ai partiti o liste civiche che non avessero le possibilità, di poter dare a questi giovani l’occasione per sviluppare le esperienze dovute, per divenire loro stessi patrimonio gestional-politico per il futuro di Porto San Giorgio e anche della Regione e del Paese.
Questi giovani dovrebbero essere scelti dai loro stessi partiti di appartenenza ed in base ad una seria e precisa selezione fatta in base alla età, al titolo di studio, alla propensione e alle capacità personali. A essi si potrebbero destinare risorse per ottocento/mille Euro al mese per le loro necessità giornaliere, costo che sarà considerato come un anticipo per le future mansioni direttive, e che i giovani selezionati si impegneranno a rifondere attraverso opere letterarie o sociali appena raggiunto un certo incarico o una certa mansione istituzionale. In cambio i partiti si impegneranno a investire a loro volta altre risorse, come la partecipazione a meeting o congressi, o risorse comunicative e ideologiche con la finalità di presentarli nelle loro liste come fossero i loro futuri leader.
Insomma, un investire sensato nella politica, senza regalie o partigianerie sospette, ma puntando sui giovani, dando loro fiducia ma con l’impegno da parte loro di ripagare per la fiducia prestata. Un bel modo di aiutare il futuro a non essere così male affollato, come spesso lo vediamo guardando la brutta presenza di certi impresentabili personaggi politici locali nelle liste elettorali.



(proprietà letteraria riservata)
 

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sabato 10 marzo 2012

Poche idee ma confuse

Elezioni a Porto San Giorgio, 
poche idee ma confuse
di Laura Gioventù




Nel panorama elettorale di Porto San Giorgio assistiamo al proliferare di liste civiche e partiti che continuano ad affollare l’elenco dei pretendenti per il comando della città. Non si tratta tanto di condividere le difficoltà ed i problemi di Porto San Giorgio, quanto di una vera e propria fiera delle vanità politiche perché, al numero delle liste, non segue un conseguente numero di idee o proposte diverse da quelle tre o quattro che in pratica tutti vorrebbero cavalcare, come se la cosa importante sia la loro candidatura e non l’effettivo servizio che potrebbero dare alla città.

Questa malattia di protagonismo collettivo elettorale sta facendo diventare patetica la contesa stessa, e l’alto numero dei candidati lo testimonia, praticamente una carica di sconosciuti allo sbaraglio.

Io al contrario degli altri, ho sempre cercato di fare proposte, di sviluppare idee, magari alternative, per creare i presupposti di una vivacità dialettica che potesse dare vita ad un nuovo fermento culturale e turistico. Non ho mai cercato lo scontro né la polemica, proprio per evitare che il teatrino della politica non riducesse per reazione le mie proposte a banali tentativi di propaganda elettorale sterile e provocatoria. Per questo motivo, e per non alimentare una inutile e ulteriore confusione fra gli elettori e le liste in gara, confermo quanto dissi già tempo fa, e cioè che “Gioventù per San Giorgio” non era nata per la conquista del potere ma solo come soggetto elettorale, come strumento per sviluppare il dialogo e non per ridurlo a barzelletta, per tanto non è mia intenzione partecipare a questa inutile gara di candidature a confronto o di liste in contrasto fra loro, e lo faccio per rispetto sia verso chi andrà a votare, sia per un personale senso etico della partecipazione politica.

Per cui rassicuro tutti quelli che se lo stavano chiedendo che, “Gioventù per San Giorgio”, NON parteciperà come lista autonoma alle prossime elezioni, ma continuerà con le sue idee e con le sue proposte a dare il suo contributo, perché siamo convinti che le idee non abbiamo né confini né colore politico e che per essere tali non debbano subire i ricatti di una politica spesso cieca alle novità e pericolosamente inadeguata ai cambiamenti. Per cui, sono sempre più convinta che l’importante sia mettersi a disposizione della città, e non concorrere solo per raggiungere un personale potere politico. Ci dichiariamo comunque disponibili, con chiunque dovesse vincere le prossime elezioni - specialmente se a vincere o a decidere fossero le donne - nel caso volessero chiedere il nostro contributo, per la realizzazione delle nostre idee, ma anche per la progettazione di altre e magari migliori proposte o nuove manifestazioni, ma sempre per migliorare la vita sociale e umana di Porto San Giorgio.

Allo stesso tempo formuliamo l’invito, alle centinaia di persone che si sono lanciate verso un improbabile incarico amministrativo, di ripensare bene se la loro candidatura sia vera collaborazione o solo il solito quarto d’ora di pubblicità personale verso cui tendono e del quale non possono fare a meno.


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venerdì 20 gennaio 2012

Sponsor delle mie brame

Sponsor delle mie brame
siamo il comune più disponibile del reame.
di Laura Gioventù


Petrax.it

Nei momenti di difficoltà c’è chi reagisce con rabbia e chi con rassegnazione, chi con la crisi si perde e chi usa la fantasia per uscirne fuori, e la Provincia di Perugia ha dimostrato di aver usato la fantasia, infatti dal mese di dicembre 2011 ha risparmiato il costo delle auto blu a sua disposizione, facendosele dare, ad uso gratuito, da uno sponsor, tre macchine nuove a costo zero dando l’opportunità allo sponsor stesso di farsi pubblicità. Per la cronaca lo sponsor è una concessionaria di auto di Foligno. Idea talmente riuscita che ha avuto l’approvazione dei due bravissimi conduttori de Il Ruggito del Coniglio, Dose e Presta, il programma umoristico in onda su Radio Rai 2 la mattina presto, i quali sono andati oltre proponendo anche altre sponsorizzazioni, come per esempio l’applicazione del logo sui certificati anagrafici, uno stato di famiglia sponsorizzato da un mobilificio oppure un certificato di nascita sponsorizzato da un produttore di beni per i bambini. Certo non si può negare una certa ironia nel proporre certe soluzioni, ma allo stesso tempo sono idee di facilissima realizzazione e di veloce esecuzione, e in tempo di crisi chi si potrebbe permettere di fare lo schizzinoso?
Per cui, per Porto San Giorgio, e per fronteggiare la crisi di incassi, oltre i documenti sponsorizzati, una cosa si potrebbe farla senza danneggiare nessuno ma anzi, facendoci anche guadagnare dei soldi e non solo al Comune. Partiamo dal concetto che ogni sindaco ha negli impiegati comunali la sua squadra, e a Porto San Giorgio questa squadra è di circa 160 persone,  e parliamo solo dei dipendenti comunali, ebbene, come ogni squadra che si rispetti quando scende in campo lo fa indossando una divisa, e su essa oltre al numero c’è anche il marchio dello sponsor. Tutta questa squadra comunale, potrebbe venir sponsorizzata da privati, e per la pubblicità di prodotti o eventi legali, meglio ancora se regionali o nazionali, tramite accordi economici precisi e alla luce del sole. Tutti i dipendenti, iniziando dal sindaco all’ultimo dei dipendenti, solo negli orari di lavoro, o nelle cerimonie ufficiali o di rappresentanza, e cioè ogni volta che “scendono in campo”, indosseranno la loro divisa sponsorizzata, magliette in estate, giacche o maglioni in inverno, scarpe comprese visto che di produttori locali ne abbiamo a iosa, così di dare modo al Comune di incassare molti soldi da questa operazione.
Ma visto che nessuno da nulla per nulla, e per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, sia la programmazione e il censimento dei dipendenti e delle strutture da poter affittare, sia la ricerca e il rapporto con gli sponsor, potrebbe essere dato in gestione ad una cooperativa di giovani, con una percentuale congrua di guadagno per finanziare stipendi e spese interne, e una ulteriore percentuale del 10% delle entrate totali delle sponsorizzazioni potrebbero essere divise equamente fra tutti i dipendenti comunali, sindaco e assessori compresi, rendendo così meno coercitivo per i dipendenti dover accettare l’idea senza nulla in cambio.

Facciamo un esempio. Fra tutte le sponsorizzazioni possibili si potrebbe arrivare a raccogliere, e non sarebbe difficile, una cifra ipotetica sulla quale ragionare in termini economici per un totale annuo di 4 milioni di euro, dividendo il 10% per i dipendenti comunali si avrebbe a raggiungere la cifra di 2.500/3.000 euro annua a persona…non sarebbe male come inizio, non vi pare? Ovvio tutto alla luce del sole e tutto documentato. E questo è solo un primo esempio di possibili sponsorizzazioni per le quali il Comune dovrebbe attivarsi. Oltre tutto Porto San Giorgio potrebbe essere il primo Comune Italiano totalmente sponsorizzabile, e questo sarebbe già di suo una notizia di risonanza nazionale se non internazionale, sulla quale giornali e televisioni non risparmierebbero di certo né articoli né notiziari dedicati, con ulteriore presenza e maggiore “visibilità” turistica. In tempi di crisi non si possono avere remore, ma serve usare la fantasia, specialmente se non diventa impegnativa e rende anche bene in termini economici.


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venerdì 13 gennaio 2012

Le Olimpiadi della Luce

Le Olimpiadi della Luce, 
ovvero una Porto San Giorgio illuminata 
dai giovani talenti degli effetti luminosi. 
di Laura Gioventù 


Roma: un lungo fascio di luce tricolore

Che belle le luminarie di Natale, danno alle città quel qualcosa in più che normalmente manca.
A Roma una onda luminosa tricolore lunga un chilometro e mezzo è stata super fotografata e stra ripresa da tutti i turisti e le televisioni del mondo, veramente di effetto e anche semplice nella sua progettazione, tanto apprezzata che il Comune ha deciso di non toglierla e i tantissimi romani concordi hanno ringraziato.

Del resto la stessa parola, illuminazione, ci riporta ad un altro termine, illuminante, spesso preso a prestito per qualificare una cosa o una iniziativa positiva. A Porto San Giorgio si parla spesso della città come di un “faro” di riferimento per tutto un territorio in cerca di identità, si parla di migliorare la visibilità turistica del litorale ma sempre pensando a soluzioni commerciali come se il commercio sia la sola fonte di reddito e di attrattiva turistica.

Porto San Giorgio avrebbe un disperato bisogno di una onda luminosa, di avere una rilevanza maggiore attraverso la realizzazione di una nuova e innovativa progettazione della sua luce urbana. Strade poco illuminate e anonime, quando addirittura senza luce, percorsi turistici scarsi di complicità elettrica risultano meno affascinanti di come nelle loro possibilità potrebbero essere. Per cui serve dare a Porto San Giorgio una sua luce, una sua identità notturna attraverso l’uso di colori e strumenti di illuminazioni moderni e che possano diventare il simbolo stesso della città. Strade colorate in modi diversi oppure con effetti luce, per permettere il cambio dei colori stessi, a tempi prestabiliti. E per fare tutto ciò indire un concorso internazionale aperto ai giovani ingegneri della luce (lighting designer), italiani ma anche di altre nazioni o continenti, per avere da loro quel qualcosa di internazionale che ci potrebbe far riconoscere in tutto il mondo.
Si potrebbero contattare le tante - e tutte di primissimo piano - aziende italiane produttrici di apparecchi per l’illuminazione. Non dimentichiamoci infatti che i due mega fari che, a New York, simulano l’effetto torri gemelle, sono di produzione italiana, per cui siamo fra i migliori del mondo. Ecco quindi una Porto San Giorgio illuminata di nuovo dalle giovani generazioni di artisti della luce e magari anche da chi usa le luci per grandi eventi o concerti. Nelle grandi città, e non solo Roma, spesso si assiste a veri e proprio spettacoli di luci, per cui non si capisce il perché la stessa cosa non si potrebbe fare a Porto San Giorgio, magari allestendo una vera e propria Olimpiade della luci, una gara Internazionale artistico-culturale che faccia da anteprima, ma che si possa ripetere ogni anno, al vero riaccendere Porto San Giorgio tramite le capacità artistiche dei giovani talenti.
Qualcuno ironizzerà su ipotetiche strade a luci rosse, ma ad Amsterdam oltre ad essere fra le più visitate e non solo per il sesso, sono una delle componenti principali dei pacchetti turistici, per cui prima dell’ironia pensiamo anche al ritorno di immagine che inevitabilmente ricadrà su Porto San Giorgio come pure su tutto il litorale, grazie ai tantissimi articoli giornalistici e riprese televisive, oltre che dalla vendita delle immagini così realizzate.

Ed ecco Cocci & Nella che discutono della proposta...

Petrax.it


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giovedì 5 gennaio 2012

Il Palazzo dei Bamboccioni

Il Palazzo dei Bamboccioni,
ovvero iniziamo a parlare dei problemi dei giovani.

di Laura Gioventù






Sarà la crisi, oppure l’ormai stratificata abitudine a non uscire più dalla casa paterna, ma stanno aumentando quei giovani, più maschi che femmine, che oltre una decente età continuano a non voler intraprendere una carriera domestica da singoli.

Sarà che le mamme marchigiane sono da sempre quelle meno convinte a far intraprendere questa carriera ai figli maschi, delegando il loro venir accuditi alle future nuore, sarà che pochissimi di loro hanno intenzione di imparare le stesse cose che alle femmine sono comandate da sempre, fatto sta che l’esorbitante numero di questi giovani, e non solo giovani, sta arrivando alla quota critica oltre la quale potrebbe non esserci ritorno.

Per cui servirebbe aiutare questi ragazzi a sviluppare la vocazione per la vita da singoli, almeno per quello che riguarda la casa e le faccende inerenti, insomma una occasione per praticare una logica vita autonoma e senza il paracadute fornito dalla famiglia di origine.

Spesso si sente dire che l’ostacolo maggiore è rappresentato dal denaro che non c’è, oppure dalle case che mancano e, ove ci siano, non sono fatte per singoli individui ma solo e sempre per famiglie.

Per cui, e viste certe aree e palazzi completamente disabitati a Porto San Giorgio, si potrebbe destinare un’area, magari proprio quella dell’ex Grand Hotel, oppure palazzi già edificati ma vuoti o solo a riempimento stagionale, per ospitare momentaneamente e per brevi periodi di “iniziazione” un certo numero di questi ragazzi, cominciando con quelli che, pur avendo un lavoro non possono spendere cifre esorbitanti per l’affitto di una casa, di modo che possano, da un lato iniziare a provare la vita da singoli, e dall’altro pagare una cifra decente per l’alloggio. Poi ad esperimento in corso, si potrebbero anche ospitare i separati, categoria sempre vilipesa ma con enormi problemi logistici, o anche ragazze ma senza far diventare il palazzo una specie di camerata militare per ambosessi, e per estendere l’iniziativa e darle una connotazione Europea nulla vieta che possano essere ospitati ragazzi di altre Nazioni, principalmente quei ragazzi che sono nel nostro Paese per imparare la lingua e per studiare le bellezze culturali della nostra Regione.

Per non rendere la proposta troppo seriosa potremmo chiamare il palazzo,

Il palazzo dei Bamboccioni,

di modo che chi ci entra farà poi di tutto per uscirne quanto prima, ma sempre dopo aver sperimentato il nuovo tipo di vita.

E per facilitare la loro maturazione non è escluso si possano tenere nel palazzo delle vere e proprie lezioni di economia domestica, come per esempio saper fare la spesa e cucinare, rifare i letti, pulire i pavimenti, fare il cambio di stagione dei vestiti o lavare la biancheria con la lavatrice.

Dite che siano cose inutili da imparare per un maschio, che ne va della sua rispettabilità sociale, che davanti agli amici diventerebbe il loro zimbello?

Forse chi lo dice ha già una donna che lo fa per lui e non è chiaro se questa donna sia d’accordo e non sia invece favorevole al fatto che questo maschio impari queste cose, praticamente le stesse cose che ogni donna è costretta ad attuare ogni giorno. Sarebbe una iniziativa senza scopo di lucro ma con l’intento di elevare le conoscenze domestiche anche ai maschi, specialmente a loro.


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lunedì 12 settembre 2011

Gioventù … per Porto San Giorgio

Valorizzare per crescere
di Laura Gioventù 



La situazione in cui si è venuta a trovare la città di Porto San Giorgio, priva di una giunta e forse anche di idee chiare, impone ad ogni cittadino di prendere coscienza che certe scelte elettorali vanno ponderate meglio e con migliore e maggiore informazione possibile.

Ritrovarsi senza un governo della città, ma con una serie di gruppi e sottogruppi politici, in lotta fra loro per determinare chi abbia meno torto degli altri, è una penalità che nessun Sangiorgese si merita e che impone a tutti un commissariamento mortificante perché arrivato dopo inutili diatribe personali e partitiche.

Credo di interpretare il sentimento di molti Sangiorgesi dicendo che occorrerebbe una nuova forma rappresentativa, o lista civica che, superando gli inutili steccati localistici e clientelari, faccia vivere a Porto San Giorgio una nuova primavera di speranza e di collaborazione reciproca fra Porto San Giorgio stesso e tutti i paesi e le città limitrofe, così da creare le premesse concrete di cooperazioni e alleanze adatte, sia per superare la crisi economica, sia per rendere tutto il territorio Fermano della costa vivibile e coordinato, per ciò che riguarda i servizi e le attività umane locali.

A tale scopo ho intenzione di dare vita ad una serie di incontri con la finalità di fondare una lista civica dinamica e funzionale che abbia come priorità quella di non disperdere i valori umani ma al contrario di valorizzare tutte quelle  capacità ed i talenti, specialmente del mondo giovanile, presenti nel nostro territorio.

A tale lista vorrei, e non per personalismi inutili, il nome di:

                    GIOVENTU’ … PER SAN GIORGIO

sia per identificarne l'entusiasmo dei partecipanti, sia per non ripetere parole spesso inflazionate e mai significanti con gli scopi per cui vengono inventate.

Per tanto chiedo a tutti coloro interessati al nuovo progetto, di partecipare alla stesura di un programma che abbia come argomento centrale il miglioramento e lo sviluppo di Porto San Giorgio dal punto di vista culturale, turistico, ambientale e umano.

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che vorranno prendere parte a questo progetto. Spero in una partecipazione numerosa di tutti e specialmente delle donne per evidenziarne la sensibilità per ciò che riguarda i valori umani.

Per info: gioventupersangiorgio@gmail.com


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martedì 8 febbraio 2011

CRONACHE FERMANE

La ricerca si muove anche a Fermo. 
Di Laura Gioventù


È il terzo raffreddore che prendo quest’anno.
Dopo una settimana la tosse non accenna a passare e prima che degeneri in qualcosa di più serio decido di andare dal medico.
Passo mezza giornata a fare anticamera nell’ambulatorio per farmi prescrive uno sciroppo.
Ottenuta la prescrizione, con la ricetta in mano, vado subito in farmacia.
Manca poco all’ora di chiusura. Arrivo, come al solito, all’ultimo minuto. Hanno già abbassando le serrande ma la porta è ancora aperta. Ci metterò cinque minuti, non mi dovrebbero fare storie.
Sperando nella bontà del farmacista provo ad entrare lo stesso.

-Permesso, posso? Buongiorno dottore, avrei bisogno di questa medicina.- dico mentre mi avvicino al bancone e passo la ricetta al farmacista.

Il dottore prende in mano il foglio e legge. Controlla da computer la disponibilità del prodotto poi apre uno dei cassetti del grande mobile che ricopre tutta la parete alle sue spalle, estrae un flacone, me lo mostra e dice:

-Dunque Signora, la medicina che le hanno prescritto va bene ma in alternativa potrebbe provare questo prodotto ….-

-… mi consiglia il farmaco generico?-  gli dico mentre osservo la boccetta.

-No, questo cara signora non è un farmaco generico ma è uno sciroppo preparato in laboratorio. Una delle nostre preparazioni farmaceutiche …- mi risponde il farmacista.

-Le fate voi? Ma come, dove, qui?- gli domando.

-Sì, li prepariamo qui. Nel retro di questa farmacia c’è un piccolo laboratorio.-

-Per cui lei mi sta dicendo che sareste in grado di rifare qualsiasi altro tipo di farmaco?-

-Ovviamente no. Non tutti, ma i principali. Prepariamo anche integratori di sali minerali e vitamine e poi creme cosmetiche…per la couperose, la psoriasi, la cellulite… e tante altre…- precisa il farmacista.

Interessante questa cosa, penso. Mi ha convinta.

-Va bene, se me lo consiglia lei …- gli dico - …mi dia pure questo sciroppo. Voglio provarlo.-

Pago, ritiro il sacchetto con la medicina ed i tre euro di resto.
L’ora della chiusura è passata da oltre dieci minuti. Il dottore si toglie il camice, lo appoggia sulla sedia dietro al bancone e si avvicina alla porta d’ingresso. Ma invece che aprirla per farmi uscire la chiude dall’interno con doppia mandata. Pensavo volesse accompagnarmi all’uscita,  ma in pratica mi chiude dentro.

-Mi segua, le voglio mostrare una cosa.- mi dice il dottore.

Resto immobile. Ferma. Come paralizzata. Seguirlo? E dove? Che cosa dovrà farmi vedere? È già tardi e devo andare a casa…non ho altro tempo da perdere…

-Non si preoccupi, venga pure, ci vorrà solo qualche minuto…- mi dice mentre con la mano mi fa cenno di seguirlo.

Ci vorrà solo qualche minuto, ma per fare cosa? Che significa? Cosa faccio, vado? Non vado? Dovrei assecondarlo? Non lo so. Non so cosa fare, so solo che voglio andarmene al più presto da qui!
Da dietro il bancone s’intravede un’altra stanza.
In qualche modo dovrò pure uscire.
Decido di seguirlo.
Entro nel magazzino della farmacia. Il dottore fa strada camminando davanti con passo deciso. Attraversiamo tutta la stanza fino ad un corridoio. Ci sono delle porte. Altri ambienti. Forse il bagno, forse anche un ufficio. Ma lui tira dritto senza mai fermarsi ed io continuo a seguirlo fino ad arrivare alla fine del corridoio. C’è un’ultima porta. Il dottore la apre e siamo fuori.
È l’uscita di servizio della farmacia. È l’ora di pranzo e per la strada non si vede anima viva.

-Mi venga dietro …- mi dice mentre attraversiamo la via.
Camminiamo per una ventina di metri fino ad arrivare davanti una grande porta a vetri senza insegne e nemmeno il campanello.

-Prego, si accomodi pure. - mi dice il farmacista invitandomi ad entrare.

La stanza è grande e molto luminosa. Mi guardo in torno. Ci sono strani aggeggi. Riconosco un microscopio. Sulla parete destra c’è un lavello ed un lungo piano di lavoro in acciaio e poi, vetreria sparsa ovunque, provette , alambicchi e bottiglie. Sulla sinistra uno scaffale aspetta solo di essere riempito dal contenuto dei cartoni chiusi parcheggiati all’angolo. Ed ancora libri, barattoli, sacchetti ed altri oggetti appoggiati a terra.

-Allora, che ne pensa?- mi domanda il dottore rompendo il silenzio.

-Che ne penso? Penso che è carino … sì, bèh oddio, a parte il disordine …. Mi scusi se mi permetto, non si offenda, ma qui sembra sia scoppiata una bomba! Mi faccia capire … ma dove mi ha portata, nel laboratorio della farmacia? È qui che lei prepara lo sciroppo che ho appena comprato?- gli domando mentre mi aggiro per il locale.

Mi muovo con molta cautela, facendo attenzione a dove metto i piedi. Ho paura di rompere qualcosa. Tutti quei vetri hanno l’aria di essere molto fragili.

-No, signora, no. Gli sciroppi li preparo nel laboratorio della farmacia. Questo invece è mio. Mi scusi per la confusione, ma l’ho preso in affitto da poco e devo ancora terminare il trasloco. Mancano le ultime cose...- mi spiega il dottore.

-Mi perdoni, ma non capisco. Perché ha aperto un laboratorio, a cosa le serve se non ci prepara le medicine?- gli dico.

-Perché ho un bisogno, realizzare un sogno!
Vede, la carriera universitaria è stata lunga e per niente remunerativa. Non potendo fare il mantenuto a vita ho preferito al dottorato un lavoro più sicuro e mi sono messo a fare il farmacista, ma la mia vera passione è sempre stata la ricerca!
Faccio esperimenti da sempre. Ho cominciato nella mansarda di casa dei miei genitori che avevo tredici anni e non ho mai smesso. Vede questo?
- mi dice, indicando una macchina appoggiata vicino al lavello.

-Questo è un mescolatore sottovuoto. E le vede tutte queste attrezzature e tutti questi materiali? 
Li ho comprati con i soldi guadagnati facendo il farmacista. Perché, anche se fare questo lavoro non è mai stata la mia massima aspirazione mi permette di “finanziare” il mio sogno.
- aggiunge.

-…lavora come farmacista e si autofinanzia…interessante…- commento ad alta voce.

-Sì, per ora non ho altra scelta … pensi che per pubblicare il libro che ho scritto sulla galenica me lo sono dovuto auto-finanziare perché non ho trovato qualcuno che fosse disposto ad investire su di me.
La ricerca non da garanzie in questo paese. Chi vuole rimanere nell’università è costretto ad andarsene all’estero. E chi decide, come me, di rimanere, ha scarse possibilità. Se hai un progetto, soprattutto nel campo delle sperimentazioni, nessuno ti aiuta. Nessuno è più interessato ad investire in capitale umano, ma solo nella produzione materiale e nel commercio. Qui si finanziano i fatti concreti, non i sogni.
-

-E le istituzioni?-domando.

-Le istituzioni locali spesso sottovalutano il problema. Ci dovrebbe essere una maggiore sensibilità e una maggiore considerazione per questi temi. Non basta parlarne, servono aiuti concreti!
Poi c’è anche la famiglia.
La famiglia da un lato sostiene economicamente tutti i tuoi studi e ti fa laureare, ma poi, una volta uscito dall’università ti incoraggia al “lavoro subito” per non essere più da peso.
Per cui spesso, spinti dalla voglia di autonomia, davanti all’ipotesi di “gavette” lunghe ed altrettanto dispendiose ma piene di opportunità e la possibilità di un impiego immediato e sicuro ma senza grandi prospettive, si ripiega nella soluzione più rassicurante e meno incerta.
Dall’altro però quella stessa famiglia ti riempie di soldi, soddisfa ogni tua richiesta,ogni bisogno materiale. Non ti fa mancare nulla. La famiglia è l’ancora di salvezza per chi resta, perché male che vada si è sempre con le spalle coperte. Anche se il lavoro non lo trovi comunque hai sempre la sicurezza di un tetto sopra la testa. Insomma, non si è mai troppo “disperati”, per fortuna. Ma è proprio questo “benessere”, questa “fortuna”, questa “sicurezza” che inibisce qualsiasi stimolo per cui non si hanno grandi ambizioni, non si sente la necessità di “creare” qualcosa...
-

-Non si direbbe la stessa cosa di lei…però…- osservo.

-Io sono uno di quelli che sono restati. Ho delle idee, ci credo e voglio realizzarle, dimostrando che si può fare anche rimanendo qua. Non mi sono mai fermato, ho continuato a studiare, sperimentare e fare pubblicazioni. Ovviamente sempre gratis. Naturalmente non basta scrivere un libro ed autofinanziarselo, bisogna anche promuoverlo. E per farlo conoscere e fami conoscere oltre che pagarmelo l’ho distribuito gratuitamente. Il mio non è mica un romanzo di Muccino e non pretendo di far soldi con un libro! Ma proprio grazie ad esso l’anno scorso sono riuscito ad ottenere un incarico come docente per un master annuale di galenica organizzato dall’università di Camerino.-

-Ma se fa il farmacista a tempo pieno, come fa a conciliare il suo lavoro con l’insegnamento o anche solo ad avere una vita privata?-gli domando.

-Sacrificando molto del mio tempo libero. Le lezioni me le preparavo nel fine settimana, mentre per l’insegnamento al corso ho utilizzato tutti i miei giorni di ferie. Non è sempre facile. I momenti di sconforto non mancano. Tengo i piedi in più staffe, ma non mollo. Piuttosto faccio piccoli passi, ma vado avanti. Ora ho preso in affitto questo locale per proseguire i miei studi e per continuare con i miei test e gli esperimenti. Qui potrò organizzarmi meglio e lavorare con più tranquillità! …e cominciano ad arrivare anche i primi risultati, a dicembre, infatti, mi hanno riconfermato la cattedra al master per il secondo anno!-

Ascoltando la storia del farmacista non mi sono resa conto del tempo che passava. Per me si è fatto davvero tardi. Gli faccio i miei più sinceri auguri per i suoi progetti e me ne vado lasciandolo nel suo mondo di vetrini e becher ma, mentre cammino per riprendere l’auto e tornare a casa non posso far altro che ripensare al suo racconto.

Le sue parole mi hanno trasmesso entusiasmo. Mi hanno fatto capire che è ancora possibile realizzare i sogni, bisogna solo crederci!

Salendo in macchina mi ritornano alla mente anche le parole di Luca Barbarossa nell’ultima intervista che ho fatto. Il cantautore romano consiglia ai giovani di andare, di inseguire i loro sogni, di tentare e di mettersi in gioco, perché se non lo facciamo ora che siamo giovani non lo faremo mai più. Ma dice anche che “in tutte le professioni bisogna essere pronti a studiare, a sacrificarsi, a mangiare pane e polvere per parecchio tempo e poi forse ad avere dei risultati.”

Chissà, magari tra qualche anno al farmacista consegneranno anche il Premio Nobel, oppure no, lo scoprirà solo provandoci. Comunque vada sarà un successo, perché potrà dire di averci provato, perché potrà dire di non avere rimpianti nella vita.

Ancora non ho preso lo sciroppo, ma già mi sento molto meglio. Ascoltare questa storia deve aver sortito un effetto placebo perché la mia tosse sembra sparita.

E lo so che state pensando che tutta la storia che vi ho raccontato sia inventata, lo so, anche a me avrebbe dato questa idea se l’avessi ascoltata da qualcun altro, ma è tutto vero. Come faccio a saperlo, come faccio ad esserne certa? …ma è semplice, il farmacista è mio fratello.

Buona galenica a tutti.

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sabato 18 dicembre 2010

CRONACHE FERMANE

C’è posta per me.
Di Laura Gioventù




Ieri sera ho aperto la cassetta delle lettere per vedere se c’era posta per me ed ho trovato ancora una volta il solito avviso in casella!
Lunedì.
Lunedì ore 11.30.
E oggi che giorno è?
Ho perso il conto, i giorni passano troppo veloci.
Faccio mente locale…
Dunque, vediamo…lunedì?
Lunedì sono rimasta tutto il giorno a casa.
Ma non mi hanno trovata, eppure io c’ero. E nonostante ci fossi, mi hanno lascito l’avviso!
Questa è bella!
Peraltro nessuno ha suonato alla mia porta. A meno che non sia diventata sorda e rimbambita d’un colpo il portalettere ha lasciato la comunicazione senza nemmeno accertarsi che in casa ci fosse qualcuno.
Ci risiamo, questo è l’ennesimo avviso lasciato nella buca proprio mentre ero a casa.
Questa mattina vado nella sede centrale dell’ufficio postale per recuperare la lettera.
Allo sportello c’è una ragazza che conosco, le racconto la vicenda e le chiedo spiegazioni.

-Come è possibile che succedano queste cose?-

-In quella zona hanno mandato un nuovo postino che resterà fino alla fine del mese. E purtroppo a gennaio ne manderanno un altro.- mi spiega la ragazza.

-Sono i portalettere a tempo che Poste Italiane assume in alcuni periodi dell’anno.
Tutta gente in gamba, tranne qualche eccezione.
L’eccezione c’è sempre perché a volte arrivano persone che tutto hanno meno che voglia di lavorare. C’è sempre quello che non si impegna e che non gliene frega niente di consegnare la posta. Cercano solo di sbrigarsi e per fare prima lasciano l’avviso! Non si preoccupano di verificare se sei in casa, e se si ricordano di bussare alla porta, non ti danno nemmeno il tempo di scendere per firmare che già se ne sono andati!
Il tuo non è certo il primo episodio che capita…
-

-E questo mi dovrebbe consolare? -

-…del resto le assunzioni non vengono mai riconfermate. Poste Italiane preferisce chiamare sempre gente nuova per scongiurare possibili vertenze e ricorsi.
Per ora che si impara a conoscere la zona e si prende dimestichezza con il lavoro ecco che il contratto scade. Questi ragazzi sanno benissimo che non verranno più chiamati per cui fare il proprio dovere o fregarsene non cambia assolutamente nulla. Non sono incentivati ad impegnarsi!
Mettici pure che quello del portalettere è un lavoro particolare e faticoso. La posta è pesante, ci si alza presto la mattina, si lavora anche il sabato, ci si sposta in motorino e questa non è proprio la stagione più bella per le due ruote. Fa freddo e quando piove, beh, quando piove la posta va consegnata ugualmente! Per un contratto di tre mesi pensano ... “ma chi me lo fa fare?”
E la ragazza che ti ha lasciato l’avviso in cassetta è una di quelle che non s’ammazza certo per il lavoro! È una neodiplomata che non ha voglia di studiare e nemmeno di lavorare…-


-Fammi capire, non vuole studiare, non vuole lavorare, ma allora che cosa vuole fare, continuare a giocare con le bambole? -

-La postina le piacerebbe pure, ma quella con i tacchi a spillo e nella famosa trasmissione televisiva della De Filippi!-

-Questo certamente non sarà il lavoro che tutti sognano ma in mancanza di un’occupazione stabile conviene sempre accettare. È pur sempre un lavoro, un lavoro dignitoso al pari di qualsiasi altro e che per di più ti lascia molto tempo libero!-

-proprio così, ti permette di avere mezza giornata libera ed uno stipendio di milleduecento euro di tutto rispetto! L’azienda rimborsa anche i pasti!-

-E dei soldi, nemmeno di quelli le importa?!-

-Dei soldi se ne frega, tanto poi c’è mamma e papà ed è sempre meglio continuare a dormire tutti i giorni fino a tardi!-

-Ma io NON me ne frego assolutamente! Questa mattina ho fatto più di un’ora di fila per ritirare questa benedetta raccomandata ed oltre al tempo perso ho dovuto pure pagare il parcheggio! E tutto questo perché la signorina aveva troppa fretta per suonare il campanello?
Domani l’aspetto sotto casa!-

Cosa dovrebbe dire allora la mia amica che con due figli lavora a tempo pieno in un’agenzia di assicurazione per novecento euro al mese? Lei che pur di non lasciare il posto è costretta a ricorrere alla babysitter perché gli orari di lavoro nelle Marche non tengono conto di chi è anche una mamma. A lei che corre come una trottola dalla mattina alla sera  e che gira metà dello stipendio alla tata chi glielo fa fare??? Eppure non l’ho mai sentita lamentarsi.

Insomma, è un mondo difficile!
C’è chi pur di lavorare è disposto anche a mettere da parte la laurea e c’è chi invece non ha voglia di fare nulla. C’è chi il lavoro non lo trova e si accontenta di quello che capita e c’è anche chi il lavoro lo trova ma non lo vuole!

Ah, dimenticavo, sapete poi cosa c’era di tanto importante in quella raccomandata?
Un invito!

E mentre guardo l’invito penso che c’è anche chi per fare carriera e per crescere professionalmente è costretto ad andarsene da qui, dal suo paese ...
Dal mio parrucchiere il mese scorso è arrivata da Milano una ragazza bravissima che ha lavorato per tanti anni nei backstage delle sfilate di moda. Siccome viene da Milano tutti la vogliono, tutti la cercano…ma in realtà lei non è milanese ma Marchigiana doc. Una Marchigiana di Sant’Elpidio a Mare!
A Milano ha potuto trovare il degno riconoscimento della sua professionalità e del suo valore, mentre qui non ci riusciva, perché qui nelle Marche nessuno gli dava fiducia.
Qui nelle Marche Sporche solo se vieni da Milano ti stanno a sentire altrimenti nemmeno ti prendono in considerazione, siamo così provinciali che proprio così ci comportiamo.
Succede anche per la promozione delle nostre scarpe. Noi facciamo le scarpe, ma la promozione la affidiamo agli altri…. Perché?

È giunto il momento di cominciare a curare meglio i talenti di casa nostra invece di farli scappar via per andarli poi a cercare altrove...
Ma in tutto ciò c’è ancora qualcosa che mi sfugge...
Del resto un Dante Ferretti ve lo immaginereste alla Promonta? E Neri Marcorè che ricopre i tacchi? Non avrebbero avuto il successo che hanno se fossero restati nelle Marche.
Da noi restano solo gli svogliati?
Non credo.
Ci teniamo i parassiti della società, quelli che si lasciano trasportare dalla corrente, che vivono di inerzia, che non hanno obiettivi, scopi, sogni e desideri, e la cui unica aspirazione è non fare niente? Se puoi sognarlo, puoi farlo…ma se non sogni nulla????
Che cos’è che manca a chi rimane? Un progetto? Uno scopo?
Non abbiamo dato gli strumenti ai giovani?
L’intera generazione di chi ha solo pensato a cucire le tomaie nei sottoscala ora dà le chiavi delle auto di grandi cilindrate ai propri figli, restando svegli la notte per la preoccupazione, ma gliela danno anche se non se la sono meritata.
Il benessere ha portato alla mancanza di stimoli per cui abbiamo padri che dormono la notte producendo benessere di giorno e figli che di notte si divertono, almeno fanno finta di divertirsi, e di giorno cercano lavori che non ci sono perché quelli che trovano li rifiutano o perché quelli che potrebbero fare li facciamo fare ai milanesi???
Esiste un’etica del lavoro o un lavoro etico?
Ma di chi è la colpa di quello che succede oggi, se poi sono gli stessi genitori che giustificano i propri figli…ma sono solo dei ragazzi…la vita va vissuta…divertiti pure finchè puoi…c’è tempo per mettere la testa a posto…e magari restano a casa fino a 50 anni in attesa di diventare grandi!?!?

Insomma, era meglio quand’era peggio?

Non credo.

Impossibile ritornare al passato...bisogna avere una chiave di lettura aggiornata, o forse solo l’umiltà di non dimenticare da dove veniamo per non spaventarci troppo vedendo dove stiamo andando.

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domenica 8 agosto 2010

CRONACHE FERMANE

"A far l'amore dove si va?"
Di Laura Gioventù





È un pigro martedì pomeriggio ed è una di quelle giornate un po’ strane, fa caldo e non ho voglia di fare niente.
Mi trascino apaticamente per casa e non so se cominciare a battere la testa contro il muro oppure uscire. Beh sì, forse sì, ho la luna è un po’ di traverso, capita a tutte, ma questo non significa mica essere lunatici. Bloccata all’ingorgo del malessere svolto a destra in un divieto di eccesso: decido di andare dal parrucchiere per farmi fare i colpi di sole. Ma sì, voglio cambiare un po’!
Una botta di matto, ogni tanto ci vuole.
Arrivo senza un appuntamento pensando di non trovare nessuno ma sono subito scoraggiata dalla fila che mi attende. Non è possibile, è sempre la solita storia pure di martedì. Oggi non ho proprio voglia di aspettare e mentre sto decidendo di andarmene via, mi accorgo che tra le clienti ce una ragazza che conosco.

- Ciao Chiara, scusami ma non ti avevo riconosciuta con la carta stagnola in testa! È tanto che non ci si vede! Raccontami che combini di bello … come mai da queste parti? -

Nel frattempo appoggio la borsa e mi accomodo su uno sgabello. E chiacchiera che ti passa … che fai … che non fai … come butta, decido di restare, tanto la giornata è comunque andata.

- Mi sto facendo le meches Laura, voglio darmi una sistemata perché ho la ricrescita che si vede troppo. Questa sera con le amiche e i fidanzati ce ne andiamo al Babaloo, per lo schiuma party. Si festeggia il compleanno di una ragazza .… ma prima ce ne andiamo tutti a mangiare una pizza. -

- Non mi dirai che ti sei fatta il ragazzo- le dico io.

Non faccio neanche in tempo a finire di pronunciare la parola “ragazzo” che lei comincia a sorridere a trentadue denti ed inizia a raccontarmi tutta euforica!

- Si, si chiama Luca, è alto, con gli occhi scuri e i capelli riccioluti sempre spettinati, la barba un po’ incolta e la faccia da bambolotto.
Quant’è bello!
È l’amico di un’amica della mia amica Antonella. Ci siamo incontrati lo scorso inverno per caso ad una festa e mi sono subito detta che questo è l’uomo della mia vita! -

Beh ad ascoltarla, mi viene da pensare che io non mi sbilancerei troppo con questi paroloni, a 20 anni i ragazzi si prendono e si lasciano, ma gli occhi a cuore non mentono mai! Sembra proprio innamorata, cotta e stracotta … che carina!

- È appassionato di musica, prosegue lei, e suona pure la chitarra. Insieme ad un gruppo di amici ha messo in piedi una piccola band. Per mantenersi agli studi, fa il cameriere in uno chalet d’estate e in un ristorante d’inverno così nel fine settimana lavora quasi sempre. Ultimamente non riusciamo a vederci tanto spesso. Le sere in cui non lavora e quando non suona con i suoi amici, ci vediamo da lui, ma i suoi genitori gironzolano sempre per casa e non c’è privacy nemmeno per vedere un film. E a casa mia la camera è sempre occupata da mia sorella con il suo ragazzo.
Qualche volta ce ne restiamo in macchina più per forza che per scelta …. sembra essere l’unica alternativa.
In inverno si gela e in estate sembra di stare dentro un forno a legna!
Ma diciamoci la verità, oltre che scomodo può essere molto pericoloso! Lo scorso 18 giugno, di ritorno dal concerto di Vasco Rossi a Rimini, alle quattro del mattino, stanchi ma al tempo stesso euforici, ci siamo guardati e non sapevamo che fare, se fermarci in qualche posto un po’ isolato o proseguire dritti verso casa . Ogni volta dobbiamo impazzirci nel trovare un luogo non troppo nascosto ma nemmeno troppo in pubblico. Ci siamo allora inoltrati per una stradina di campagna molto isolata, vicino ad un casolare che sembrava all’apparenza abbandonato. Ad un certo punto abbiamo sentito dei rumori, poi una luce, c’era qualcuno in lontananza, forse un guardone, oppure un maniaco, o solamente il proprietario della casa, so solo che la mia mente in preda al panico ha iniziato subito a viaggiare per le ipotesi peggiori, ed ho cominciato a dire “andiamo via, portami a casa”. Ci siamo spaventati moltissimo ma per fortuna, solo molta paura.
L’altra sera siamo usciti in bicicletta, ci siamo visti con gli amici per bere qualcosa in uno chalet ma a un certo punto ce ne siamo andati via, volevamo stare un po’ da soli in santa pace. Non sapevamo dove andare. Abbiamo fatto una passeggiata sulla spiaggia e ci siamo accucciati stretti stretti in due su un lettino a chiacchierare e ci siamo addormentati. Più di quello non potevamo fare, c’è sempre gente e si corre pure il rischio di una denuncia. A un certo punto siamo stati svegliati di soprassalto dal rumore di vetri rotti, c’erano dei ragazzi un po’ strani che facevano un gran chiasso, degli esaltati che si divertivano a rompere le bottiglie di birra e cominciavano ad alzare le mani.
Stasera in discoteca faremo tardi, e vorrei organizzarmi, non solo con i capelli, per trovare un posto dove poter avere un po’ più d’intimità e stare tranquilli. Ma tu, quando eri fidanzata, come facevi? -

Eh, eh, bella domanda mia cara. Questo è un problema per la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, a meno che non si abbiano genitori che si danno alla pazza gioia tutte le sere o magari solo  i fine settimana lasciando la casa libera, o a meno che non si possegga un'altra casa.
E mentre pensavo alle parole di Chiara,  lì dal parrucchiere, seduta dall’altra parte c’era pure la madre della ragazza, che ha ascoltato tutto il racconto in silenzio senza dire una sola parola in merito. E allora mi sono rivolta a lei e le ho chiesto che cosa ne pensasse.

- Cosa ne penso, cosa ne penso … Ovviamente faccio il tifo per mia figlia, perché alla sua età avevo gli stessi problemi, ma eravamo tutte noi talmente inesperte, piene di falsi retaggi e paurose di apparire delle sconsiderate che non sapevamo come fare e non ne potevamo nemmeno parlare.
I tempi cambiano al punto che ora sono le ragazze che si preoccupano dimostrando di non avere false vergogne e dimostrandosi molto responsabili, forse più responsabili dei maschietti, e con tutti i delinquenti che ci sono in giro i pericoli aumentano, ma la questione rimane sempre la stessa "A far l'amore dove si va?".
Non c’è niente di scandaloso nell’affrontare questi discorsi, del resto con quell’atto siamo venuti al mondo tutti quanti. È impossibile e inutile pensare di poterlo impedire ai nostri figli, è una cosa naturale, perché non parlarne serenamente? Ma soprattutto sono molto preoccupata per la sua sicurezza. Sono terrorizzata al solo pensiero di non vederla rientrare. Vorrei avere la certezza che torni a casa sana e salva, e magari anche felice, invece che trovarla sfracellata contro ad un lampione sulla statale adriatica all’altezza del kilometro 372 -

Come darle torto, la sua preoccupazione accomuna tutti i genitori ed è inutile mettere la testa sotto la sabbia e continuare a fare finta di niente. La sera i giovani fanno tardi, le stragi non sono solo quelle del sabato sera e il rischio di venir violentati oppure malmenati esiste e sono problemi reali.
Allora ho cominciato a riflettere sulle strutture alberghiere della nostra Provincia.
Gli alberghi si potrebbero organizzare riservando delle camere a basso prezzo per quei giovani che di rientro da concerti e discoteche non vogliono più correre il rischio di ammazzarsi per strada ma anche per le loro esigenze sessuali lecite e logiche. Un appoggio sicuro ad un prezzo ragionevole per le loro tasche, per le tasche di quei giovani che hanno un’età compresa tra i diciotto e i ventisette anni.
Oppure ci si potrebbe organizzare con l’affitto ad ore delle camere ed ipotizzare due fasce orarie, per esempio dalle 12 alle 20, e dalle 20  in poi, con uno sconto del 10% come incentivo per il secondo orario.
Si tratterebbe di una soluzione turistica umana adeguata alla realtà, perché non dimentichiamolo, il problema esiste e non è nascondendo la testa nella sabbia che lo si risolverà, e poi potrebbe essere anche vantaggioso per gli alberghi perché le stanze potrebbero essere occupate a doppio turno con un maggiore incasso totale per i gestori a fronte comunque dell’abbassamento dei prezzi per singola stanza.
Non ci nascondiamo dietro alibi religiosi, è da ipocriti non parlarne. Le politiche giovanili potrebbero sensibilizzare al problema e insieme con le Associazioni alberghiere potrebbero sviluppare una serie di ipotesi in merito e non si tratterebbe di un’operazione da burocrati di partito ma da politici illuminati.

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