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venerdì 5 giugno 2015

Poche elette. Di chi la colpa?




Quando la statistica si racconta senza citare i colpevoli diventa solo un esercizio dialettico che non serve a nulla, eppure per dire le cose come stanno servirebbe avere il coraggio della realtà e la voglia di correre anche il rischio di  non risultare tanto simpatici dicendo le cose per come stanno.

In Italia abbiamo circa la stessa ripartizione di elettori, tanti sono donne e tanti sono uomini, e siamo alla parità, ma poi ci si accorge - guarda caso sempre dopo aver sottolineato le solite riflessioni elettorali - che se ci sono 50 uomini che votano, ce ne sono 80 che vengono eletti, mentre se ci sono 50 donne che votano,  le elette sono solo 20, e per spiegare questo si dicono sempre le stesse amenità senza mai arrivare al nucleo principale del dramma, ovvero che, se ci sono poche donne che vengono elette è principalmente perché le donne non votano per le altre donne.

E le ragioni di questa sfiducia sono ataviche, strutturali, umane, antropologiche e anche politiche, ma non sempre, solo qualche volta, per il resto il voto femminile è sempre più un voto viscerale, e quando votiamo, noi donne, pensiamo a tante cose, usando per ultima la solidarietà femminile. Il caso delle dimensioni forzate imposte all’ex Sindaco di Fermo, Nella Brambatti, ne sono la dimostrazione, infatti non ottennero quella solidarietà femminile che ci si sarebbe aspettata specialmente dalle donne del suo stesso partito.

Ogni tanto si sentono certe citazioni che sconcertano, per esempio una dice che come si odiano le donne fra loro neppure i maschi riescono a farlo con i loro simili, ma quella che più mi fece ridere la disse un tale riguardo le operazioni di chirurgia estetica femminile, mi disse che le donne si rifanno le tette non per attirare i maschi, ma per fare un dispetto alle altre donne, e ripensandoci trovai giustissima la frase, anche se a lui non dissi altro che fosse il solito luogo comune.

E se partiamo dalla pochissima voglia delle donne di far emergere altre donne che non siano loro stesse, e se ci aggiungiamo la cronica mancanza di grandi stimoli politici diversi dal diventare come i maschi, e ci aggiungiamo ancora la totale mancanza di una forma e di una sostanza politica coniugata al femminile, il quadro sarebbe più chiaro e dovremmo ammettere che tra i tanti partiti o movimenti, l’unico in grado di dare almeno la parvenza di parità dovremmo dire che sia il Movimento 5 Stelle.

Per citare il colpevole non bisognerebbe ricorrere all’ipocrisia di dare la colpa ad altre situazioni perché le prime ad essere colpevoli di non mandare tante donne, per quanti sono gli elettori, in amministrazioni o Parlamenti vari sono in prima istanza le donne stesse.
Infatti ai maschi si tende a scusare tutto, del resto l’istinto materno questo ci comanda, ma verso le donne non perdoniamo niente, che siano le chiacchiere da bar o solo le ingiuste considerazioni maschili circa certi lati B delle giovani politiche. Noi donne scusiamo ai maschi pance prominenti e villanerie degne del peggiore postribolo, mentre verso le altre donne siamo sempre pronte a sparare le solite invidie represse o le infamie che raccontiamo alle amiche con il piacere sottile dell’ingiuria fine a se stessa.

Ricordiamoci alle prossime elezioni di votare le altre donne per smentire il luogo comune, ma sono quasi certa che le mie saranno parole al vento. La prossima volta, magari, le elette saranno ancora meno del previsto, ma a quel punto il vero colpevole lo conosceremo prima che commetta il reato.

Laura Gioventù


sabato 5 maggio 2012

“Gioventù per San Giorgio” diventa Associazione Culturale

“Gioventù per San Giorgio” diventa 
Associazione Culturale
di Laura Gioventù



Appena dopo la crisi istituzionale dello scorso autunno, nella quale assistemmo alle dimissioni della Giunta Comunale di Porto San Giorgio e alla conseguente necessità di nuove elezioni, sviluppammo e realizzammo l’idea di un nuovo soggetto elettorale che chiamammo “Gioventù per San Giorgio”.

 Nei nostri scopi doveva essere un onesto contributo per il dialogo ed il confronto di idee e di progetti da poter realizzare, per migliorare ed elevare la vita di tutta la città e dei suoi abitanti,  nei fatti divenne molto di più, perché partendo dall’essere un semplice elenco di possibili eventi cittadini, è arrivato perfino a diventare un elemento di riferimento, di paragone, sia dal punto di vista propositivo che provocatorio, per tutte quelle realtà cittadine in cerca di novità e di cambiamenti culturali necessari per migliorare la vita di tutti noi.

Ed ora che sta finendo questa campagna elettorale e che, contrariamente a ciò che in troppi avevano pensato, non ci ha visto diretti concorrenti, vorrebbe salire di livello e predisporci nel modo migliore e più adeguato, per poter passare dalla fase ideativa alla fase realizzativa di alcune delle proposte espresse nei numerosi comunicati, e per farlo abbiamo deciso di cambiare veste, per cui vorremmo passare da soggetto elettorale ad Associazione Culturale, per meglio dare il nostro contributo e per meglio incidere nel contesto sociale.

Abbiamo registrato molti attestati di stima verso le nostre proposte, ma anche e per fortuna molte critiche, che forse sono state fatte solo nel timore di vederci avversari elettorali, ma volendo ora raggruppare il maggior numero di persone e di esperienze umane possibili, speriamo che anche chi ci criticò voglia contribuire alla riuscita dell’Associazione dandoci il proprio contributo di idee e di controllo, per cui l’invito è per tutti quelli che vorranno partecipare.

Sappiamo che l’inizio di ogni avventura è sempre difficoltoso, ma la futura Associazione Culturale potrà partire contando sulle idee da realizzare, sulla stima e la simpatia dimostrate e anche sulle critiche come patrimonio indispensabile per potersi migliorare.

Per cui, ora che si stanno spegnendo le luci elettorali, inizieremo a dare corpo e anima alle idee, certi che, dopo i veleni elettorali, sia vincitori che vinti si trovino d’accordo con noi nel considerare  che, per migliorare la vita dei cittadini di PSG, non basta dirsi di dover fare qualcosa, ma fare qualcosa dopo che l’Associazione Culturale “Gioventù per San Giorgio” l’abbia proposta.

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sabato 28 aprile 2012

Il Gran Ballo dei Perdenti

Il Gran Ballo dei Perdenti
di Laura Gioventù





Una campagna elettorale è come un bel viaggio con persone che prima di allora non si conoscevano, oppure si era frequentato poco.
Magari stavolta esse sono dall’altra parte della barricata, ma potrebbero essere i nostri futuri alleati la prossima volta che andremmo a votare, per cui da un possibile confronto aspro, si potrebbe passare ad un accordo morbido, ma solo se ci si è lasciati con educazione e cortesia, cosa che purtroppo non capita spesso.

E poi tutta l’energia, la voglia di partecipare che accomuna tutti, sia chi vince sia chi poi, malauguratamente, perderà, rende tutti i partecipanti orgogliosamente membri di uno stesso circolo sociale fatto di comizi e volantinaggio, di dibattiti e di esternazioni, per cui sarebbe un peccato se questa esperienza, per molti esaltante e irripetibile,  finisse nel dimenticatoio oppure senza darle il saluto che merita.
Per questo abbiamo pensato di proporre una serata di addio da chiamare

“Il Gran Ballo dei Perdenti”

e non per sfottere chi non abbia vinto, ma per rendere omaggio a chi, nonostante si sia speso molto, non è riuscito ad ottenere la vittoria.

E per realizzare una serata-evento del genere si potrebbe usare il Palazzetto dello Sport, renderlo adatto per una grande cena e poi a seguire, dopo i discorsi di saluto e di ringraziamento dei candidati vincitori e perdenti,  per il ballo finale di tutti i partecipanti alle elezioni, come fosse il terzo tempo di una partita di Rugby.

E la cena di regola, dovrebbe essere offerta da chi vince, come accade a chi ottenga una bella vincita al gioco, e magari rendendola ancora di più folkloristica facendo si che a servire a tavola siano i candidati eletti, in testa a tutti il futuro sindaco, e tutto ciò per dimostrare come a Porto San Giorgio le contese elettorali siano aspre e combattute, ma che alla fine non manca il giusto riconoscimento a chi ci ha partecipato, insomma un onore della tavola oltre che l’onore delle armi.

Durante la serata potrebbero essere raccolti dei fondi per la solidarietà umana, si potrebbe premiare il migliore manifesto o lo slogan politico di maggiore effetto, stabilire per le successive elezioni una nuova forma comunicativa oppure una location più variegata e meno soggetta alle poche risorse logistiche della città, oppure nominare il capo dell’opposizione che dirà che tipo di opposizione sia intenzionato a portare avanti, oppure promuovere eccellenze culinarie locali attraverso l’uso di prodotti di volta in volta scelti dai vincitori per onorare gli sconfitti, che si richiamino alla tradizione Fermana, così da far diventare la serata un momento di promozione umana e turistica ulteriore per la città di Porto San Giorgio.

Insomma perché non sfruttare al massimo l’emozione e la capacità di saper essere comunità anche in occasione delle elezioni comunali?
Sarebbe l’unico caso in Italia in cui i vincitori servirebbero a tavola ai vinti, ribaltando l’assurdo clima da ultima spiaggia a cui purtroppo le dispute elettorali ci hanno abituato.

 (Proprietà letteraria riservata)



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sabato 14 aprile 2012

Imballi d'autore

Imballi d’autore
di Laura Gioventù


Si parla sempre di Porto San Giorgio come la città dei negozi e del commercio, ed in effetti la media dei negozi del centro abitato è decisamente alta.

Che siano gli stessi negozi, con il loro giro d’affari, a rendere Porto San Giorgio una città meno povera delle altre, potrebbe essere anche questo vero, del resto per fare ricco un paese tutti contribuiscono per quello che possono, ma se solo dessimo una occhiata agli imballi delle mercanzie vendute ci accorgeremo che non c’è un rapporto altrettanto stretto e diretto fra negozi/negozianti e promozione turista.

Scatole o scatoloni, buste o pacchi, in nessuno di questi imballi è presente la città ma solo la marca dell’oggetto, o il nome del negozio o negoziante, oppure ci troviamo di fronte anonime carte da imballo.

In altri luoghi o nazioni, oltre che dai prodotti caratteristici, anche dall’imballo si percepisce il senso di appartenenza che i negozianti, attraverso la vendita delle loro mercanzie, dimostrano di avere con le loro città o la loro nazione.

Un esempio su tutti l’Irlanda che, con le sue icone storiche o alimentari, è presente, a vario titolo, su ogni imballo o busta che nei negozi si consegna al cliente. L’immagine della nazione e del popolo Irlandese, e di tutte le sue città, è presente addirittura sui capi d’abbigliamento, facendo diventare gli imballi veri e propri mezzi di comunicazione o di informazione turistica allo scopo di promuovere sempre di più l’afflusso dei visitatori.

E visto che a Porto San Giorgio i negozianti si vantano di essere così importanti per i destini cittadini, si potrebbe prendere esempio dall’Irlanda e studiare una serie di iniziative legate ai pacchi o alle carte da imballo. Si potrebbe cominciare dall’ideazione di un imballo, o meglio ancora di una carta da imballo comune che contenga caratteristiche estetiche, artistiche e promozionali tali da risultare gradevole ma allo stesso tempo efficace per diventare mezzo di utilizzo turistico per tutta la città di Porto San Giorgio.

Per ottenere ciò si potrebbe indire, ogni anno, un concorso artistico e creativo fra tutti i ragazzi della città, per lo studio e la realizzazione di una carta da imballi in questo senso, allargando poi il concorso ai giovani di altre regioni e nazioni, e ripetendolo periodicamente si otterrebbe una collezione grafica da conservare negli anni per esporla in mostre o fiere del settore turistico o solo merceologico. Oltre al concorso si potrebbe sviluppare la ricerca sui contenitori utilizzando materiali nuovi o sperimentali compatibili con l’ambiente. Insomma, un concorso ideale per la creatività e per la funzionalità, dedicato ai giovani ma non solo. Il tutto da tenersi a Porto San Giorgio all’interno di una manifestazione pubblica, con tanto di giuria di esperti scelti fra le personalità dell’arte figurativa o della grafica nazionale e internazionale.

L’iniziativa promossa dal Comune dovrebbe essere supportata dall’interesse dei negozianti stessi, attraverso la loro disponibilità ad usare tutti lo stesso imballo vincente per quell’anno, e contribuire al finanziamento ed alla vendita, a prezzi controllati, di una serie di prodotti merceologici creati dagli stessi ragazzi del concorso, e simili a quelli che vengono usati per promuovere le squadre di calcio, sciarpe, magliette, manifesti e tantissime altri prodotti. Insomma, Porto San Giorgio come un squadra, ma vincente.

E tutti i partecipanti al concorso, attraverso l’esposizione delle loro creazioni, oltre ad avere la visibilità necessaria per farsi conoscere dal pubblico e dai loro possibili clienti, darebbero vita ad una mostra annuale da tenersi nella città dal titolo “Imballi d’autore” che potrebbe diventare l’unico evento in questo senso nel panorama nazionale e forse internazionale, facendo risaltare la vivacità artistico-commerciale dei negozianti e di tutta la cittadinanza di Porto San Giorgio.

(Proprietà letteraria riservata)

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sabato 7 aprile 2012

La lista “Gioventù per San Giorgio” si candida… per il dopo elezioni.


La lista “Gioventù per San Giorgio” 
si candida… per il dopo elezioni.
di Laura Gioventù


Ora che le liste sono state depositate,
dopo che i partiti si sono definitivamente stabilizzati nelle loro tempeste nei vari bicchieri d’acqua,
alla fine di una estenuante e noiosa raccolta delle firme per le liste in gara, e delle candidature
sia di semplici cittadini, sia di appartenenti a chissà quale tribù dei Vip,
al termine di scaramucce tendenti solo verso il potere e mai verso la decenza di un governo cittadino che amministri in maniera meno settaria di come potrebbe essere,


                                 la lista “Gioventù per San Giorgio” si candida.


Immaginiamo già la vostra meraviglia ed il vostro stupore, direte che ora sia troppo tardi per candidarsi, che ora le iscrizioni al festival delle elezioni siano chiuse, che sia solo un arrivo dopo la fine della gara, ma noi invece siamo convinti che questa candidatura sia quanto meno opportuna e di certo necessaria alla luce della attuale situazione, in quanto non ci candidiamo per il potere delle poltrone, ma per far parte della prossima e auspicabile, futura opposizione.


Con le elezioni a Fermo abbiamo visto che, dopo la vittoria di una delle due principali compagini in gara, con la relativa sconfitta sia caduta addosso, a quella che sulla carta sarebbe dovuta essere l’opposizione, una sorta di paralisi da insuccesso. In pratica, chi si era scalmanato tanto per cercare di vincere, poi non è riuscito a gestire la sconfitta interpretando da subito il ruolo di una seria e degna opposizione. E non riuscendo a farlo, privando i cittadini di uno dei due attori principali per il contraddittorio politico, ha dimostrato l’importanza di creare, da subito, una rispettabile opposizione, e quanto sia importante tenere testa ai vincitori, sia per stimolare gli stessi vincitori, se pungolati a dovere, a fare sempre meglio gli interessi della collettività, sia per non arrecare un danno notevole per le sorti democratiche e amministrative della città.


Per cui, noi vorremmo collaborare con le liste o partiti sconfitti, qualunque essi siano, nel mettere in piedi da subito la migliore opposizione possibile, credendo di vantare un minimo di esperienza in fatto di proposte e di idee, potendo portare nella discussione equidistanza proprio in virtù di non aver partecipato alla sfida e la capacità di mantenere la sana obbiettività programmatica proprio in virtù di non aver maturato nessuna rabbia o invidia a causa di una sconfitta elettorale che noi non abbiamo subito.
In sintesi, chi meglio di noi potrebbe interpretare il ruolo di opposizione, senza venir accusata di volersi prendere la rivincita per la sconfitta, oppure senza venir accusata di faziosità dovuta alla sua appartenenza ad un diverso schieramento politico?


Mettiamoci anche il fatto che chi gareggia e non vince, non volendo mai prendere in considerazione l’ipotesi della possibile sconfitta, reputandola non giusta vista la propria capacità gestionale ed amministrativa, ritarda colpevolmente la stabilizzazione della situazione amministrativa, generando situazioni sociali spesso dannose per tutti i cittadini, specialmente per chi li aveva anche votati, per cui una partecipazione da parte nostra, almeno per i primi tempi di ambientamento per costoro nel girone degli sconfitti, ci sembra necessaria.
Ora la lista “Gioventù per San Giorgio” si è candidata per l’opposizione. Aspettiamo la disponibilità dei soggetti politici, che dovessero perdere le elezioni, per dare vita ad una seria e costruttiva opposizione comune. Di nostro, rinunciando a presentare la lista per le elezioni, abbiamo già dimostrato di non voler altro che il bene della città, e questa ulteriore candidatura lo dimostra inequivocabilmente.





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venerdì 30 marzo 2012

Sangiorgesi ad Honorem

Sangiorgesi ad Honorem
di Laura Gioventù




Non si scompare solo quando “Chi l’ha visto” ne decreta l’assenza, ma anche se in un paese non ci sono più persone che sulla carta d’identità possono scrivere “nati a ...Porto San Giorgio”.
Si fa tanto parlare di orgoglio Sangiorgese, ma fra pochi anni di nati a Porto San Giorgio ne resteranno ben pochi se non si pone rimedio adesso e non fra dieci anni.
Parlo della nascita delle persone e di come oggi, a parte quei bambini, rarissimi, che nascono in casa, tutti gli altri nascono a Fermo, oppure a Civitanova Marche o ad Ancona…oppure a Roma, per cui sulla loro carta d’identità la dicitura Porto San Giorgio non ci sarà più.
Eppure sono figli di Porto San Giorgio, ci vivranno e forse ci lavoreranno, ma il fatto che non vi siano nati, di fatto è come se si cancellasse la cittadina dai libri anagrafici per relegarla ai soli cartelli stradali.
Ci sono persone che pur di far nascere i loro figli in una grande città, oppure in una nazione particolare, si predispongono a sacrifici notevoli, poi ci sono luoghi che, solo per il fatto di avere un reparto ospedaliero apposito per le nascite, sembrano pieni di gente e comunque il loro nome gira e se ne mantiene memoria.

Porto San Giorgio non dispone di una struttura apposita per far nascere i suoi figli senza mandarli in trasferta, per cui sarà abitata solamente da “immigrati” e questo non sarà solo un dramma anagrafico ma anche una disfatta turistica. Non potendo più dire “nato a…” si dovrà per forza dire “nato…da un’altra parte” e lentamente si perderà una sorta di appartenenza per lasciare il posto ad una somiglianza, e cioè non poter nominare più la propria città quando ci si sente chiedere la cosa più naturale, e dover citare città diverse come fanno certi immigrati.
Per cui occorre porre rimedio costruendo una struttura dedicata solo alle nascite, con un edificio apposito e magari progettato da valenti architetti - scegliendoli tramite concorso internazionale - che diano vita ad un simbolo della vita che prosegue, (nulla di politico e pieno rispetto per le interruzioni di gravidanza necessarie). Un simbolo adatto sia alle madri ma anche ai figli, al decoro della città ma anche alla sua funzionalità e che sia ubicato a ridosso del mare per simboleggiare l’alba di una nuova vita. Insomma, il luogo ideale per una struttura simbolica e funzionale come questa è solo lo spazio dell’area Ex Grand Hotel.
Immaginiamo una struttura con laboratori di ricerca e ricercatori provenienti da tutto il mondo, un luogo che dopo poco tempo diventi famoso per le sue scoperte e le tante nascite, che sia utilizzabile da tutta la provincia e anzi sia progettato per essere il posto delle nascite di tutto il Fermano, così da poter sviluppare una evoluzione umana, ma anche che tutti questi nuovi cittadini riportino sulla loro carta d’identità la dicitura Porto San Giorgio.

Si potrebbe fare di più? Certo che si potrebbe. Si potrebbe per esempio fare in modo che il comune di Porto San Giorgio dia ospitalità ai genitori a titolo promozionale, che si possano celebrare dei battesimi e ospitare dei rinfreschi a cura del comune, e magari fare come si faceva una volta, regalare cento euro l’anno a questi bambini fino al compimento del 18esimo anno di età, sia come stimolo per migliorare il senso del denaro e del risparmio, sia come aiuto per gli studi superiori. Si potrebbero nominare Cittadini onorari quei bambini nati a Porto San Giorgio ma di altre città, una sorta di Sangiorgesi ad Honorem. Si potrebbe addirittura provare a far nascere a Porto San Giorgio bambini di genitori emigrati in altre parti del mondo, come continuità etnica e regionale. Insomma, si potrebbero fare tante cose basandosi sul fatto di avere tanta gente che possa nascere a Porto San Giorgio.

Cosa ci si guadagna, si chiederanno in tanti…ebbene un guadagno sarà di certo vedere tutte queste vite nascere, poi leggere il nome di una città non su un cartello ma sul documento di identità di tanti individui o sui testi di ricerca medica e sui trattati universitari, e poi vedere questo nome associato ad una struttura per la vita vera o magari a qualche scoperta fatta nei suoi laboratori di ricerca, vedere l’afflusso di tante persone per i controlli e le nascite, per le visite e per gli anniversari, insomma, una proposta viva e non solo ipotetica.

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sabato 10 marzo 2012

Poche idee ma confuse

Elezioni a Porto San Giorgio, 
poche idee ma confuse
di Laura Gioventù




Nel panorama elettorale di Porto San Giorgio assistiamo al proliferare di liste civiche e partiti che continuano ad affollare l’elenco dei pretendenti per il comando della città. Non si tratta tanto di condividere le difficoltà ed i problemi di Porto San Giorgio, quanto di una vera e propria fiera delle vanità politiche perché, al numero delle liste, non segue un conseguente numero di idee o proposte diverse da quelle tre o quattro che in pratica tutti vorrebbero cavalcare, come se la cosa importante sia la loro candidatura e non l’effettivo servizio che potrebbero dare alla città.

Questa malattia di protagonismo collettivo elettorale sta facendo diventare patetica la contesa stessa, e l’alto numero dei candidati lo testimonia, praticamente una carica di sconosciuti allo sbaraglio.

Io al contrario degli altri, ho sempre cercato di fare proposte, di sviluppare idee, magari alternative, per creare i presupposti di una vivacità dialettica che potesse dare vita ad un nuovo fermento culturale e turistico. Non ho mai cercato lo scontro né la polemica, proprio per evitare che il teatrino della politica non riducesse per reazione le mie proposte a banali tentativi di propaganda elettorale sterile e provocatoria. Per questo motivo, e per non alimentare una inutile e ulteriore confusione fra gli elettori e le liste in gara, confermo quanto dissi già tempo fa, e cioè che “Gioventù per San Giorgio” non era nata per la conquista del potere ma solo come soggetto elettorale, come strumento per sviluppare il dialogo e non per ridurlo a barzelletta, per tanto non è mia intenzione partecipare a questa inutile gara di candidature a confronto o di liste in contrasto fra loro, e lo faccio per rispetto sia verso chi andrà a votare, sia per un personale senso etico della partecipazione politica.

Per cui rassicuro tutti quelli che se lo stavano chiedendo che, “Gioventù per San Giorgio”, NON parteciperà come lista autonoma alle prossime elezioni, ma continuerà con le sue idee e con le sue proposte a dare il suo contributo, perché siamo convinti che le idee non abbiamo né confini né colore politico e che per essere tali non debbano subire i ricatti di una politica spesso cieca alle novità e pericolosamente inadeguata ai cambiamenti. Per cui, sono sempre più convinta che l’importante sia mettersi a disposizione della città, e non concorrere solo per raggiungere un personale potere politico. Ci dichiariamo comunque disponibili, con chiunque dovesse vincere le prossime elezioni - specialmente se a vincere o a decidere fossero le donne - nel caso volessero chiedere il nostro contributo, per la realizzazione delle nostre idee, ma anche per la progettazione di altre e magari migliori proposte o nuove manifestazioni, ma sempre per migliorare la vita sociale e umana di Porto San Giorgio.

Allo stesso tempo formuliamo l’invito, alle centinaia di persone che si sono lanciate verso un improbabile incarico amministrativo, di ripensare bene se la loro candidatura sia vera collaborazione o solo il solito quarto d’ora di pubblicità personale verso cui tendono e del quale non possono fare a meno.


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mercoledì 7 marzo 2012

Profumiamo la città

Profumiamo la città, 
fiori e non solo opere di bene
di Laura Gioventù



Kew gardens palm house of London


Si parla e si sparla troppo spesso di rispetto urbano, di arredo urbano, di urbanizzazione selvaggia e di urbanistica, come se un paese, anche piccolo come Porto San Giorgio, sia fatto solo dalle strade che lo compongono, spesso dissestate e prigioniere della loro stessa rete topografica. Poco o nulla invece viene destinato alla componente floreale della città e alla presenza e dislocazione di piante o arbusti, come se la loro distribuzione sul territorio sia lasciata al caso o peggio alle alterazioni climatiche.

Porto San Giorgio non brilla, né per luminarie stradali né per cromaticità edilizia, ma non possiede neppure un suo “profumo”, una sua “fragranza” aromatica che la distingua dal puzza delle macchine o dall’olezzo dei rifiuti, cioè non ha quella caratteristica olfattiva che ne determina un segno caratteriale e floreale sul quale poter sviluppare una promozione turistica, come invece avviene per altre località balneari o borghi antichi.
Ci sono piante che da sole riempiono l’aria circostante della loro fragranza, che addolciscono la visione dei palazzi con i loro meravigliosi colori, e ricordo a memoria il Gelsomino, oppure la Lavanda o la pianta di Mimosa, oltre tutto piante belle anche dal punto di vista estetico. Per non parlare della Salvia, del Rosmarino o delle Bouganville, belle e mediterranee.

Insomma, Porto San Giorgio non possiede questa ricchezza olfattiva, e neppure visiva, ma potrebbe averla, basterebbe solo dare spazio a questo tipo di piante per ingentilire l’aria e proporsi come meta turistica anche di percorsi olfattivi unici e meravigliosi. A questo scopo si potrebbe dare vita ad un concorso internazionale aperto a tutti i grandi architetti floreali e a tutti i più famosi esperti di profumi per la cosmesi per ridisegnare la mappa cittadina dei giardini o delle aiuole. E dare un nome agli spazi destinati alle piante profumate, per cui quartieri o solo strade della Lavanda, oppure del Gelsomino. E se poi proprio non sappiamo cosa farci con l’area Ex Grand’Hotel allora si potrebbe costruire una grande struttura in ferro battuto e vetro, simile ai bellissimi giardini d’inverno inglesi, per ricreare una serra con le più belle piante ornamentali del mondo. Un luogo di sicuro impatto architettonico e di nessuna controindicazione speculativa, oltre tutto la serra potrebbe diventare la sede di una scuola di alta specializzazione per arredatori floreali urbani, figura professionale sempre più ricercata sia dai privati sia da molte amministrazioni pubbliche.

Profumiamo la città usando le piante, e magari anche grazie a loro potremmo proporci meglio sul mercato del turismo moderno.

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venerdì 17 febbraio 2012

Il baratto fra comuni e comunità


Il baratto fra comuni e comunità
di Laura Gioventù



Di recente una notizia di cattiva gestione dei beni comuni ha destato molta perplessità: nel capoluogo della Provincia Fermana, furono comprate delle macchine elettriche che, per ragioni varie, non sono mai state usate. In questa sede non staremo ad accusare o elogiare nessuno, ne chi le ha comprate con soldi pubblici ne chi ha scoperto il danno, ma l’episodio si presta ad una riflessione: può capitare, per incapacità o per altri scopi meno nobili del servire la cittadinanza, che comuni o giunte amministrative si ritrovino dei prodotti che non usano, per i quali si sono spesi dei soldi e si continuerà a dilapidarne altri non riuscendo ad usufruire del bene acquistato, chi le macchine elettriche, chi altri oggetti, ma sembra che tutte le amministrazioni siano alle prese con questi prodotti o servizi inutilizzati. Ma se guardiamo bene, il loro non utilizzo è relativo magari solo a quella determinata città, probabilmente lo stesso prodotto andrebbe benissimo per altre città che, di contro, hanno altro tipo di prodotti inutilizzati, per cui non dovrebbe essere difficile, e sarebbe anche una grande forma di risparmio e di non spreco, ipotizzare una sorta di “mercato” del baratto fra comuni e comunità. Se Fermo ha un certo numero di macchine elettriche che non sa o non può utilizzare, forse perché non riescono a fare le salite, le stesse macchine potrebbero servire moltissimo a Porto San Giorgio oppure a Pedaso, così come certi servizi di cui Porto San Giorgio o Porto Sant’Elpidio hanno in esubero potrebbero andare benissimo per Amandola o Montegiorgio. Insomma, se tutti i comuni della Provincia di Fermo organizzassero una specie di mercato del baratto, dei loro prodotti in esubero, si potrebbe attivare sia un risparmio generale, sia dare lavoro ai giovani per l’organizzazione di questo particolare mercato, utilizzandoli per censire i beni, verificarne le condizioni strutturali, per documentare le necessità altrui e per fornire servizi di appoggio per i comuni bisognosi di scambiarsi tali prodotti. Qualora non tutti i comuni fossero in grado di pagare con moneta contante ciò che prenderebbero, il baratto si attuerebbe fornendo l’elenco di possibili beni di scambio. Se per esempio Porto San Giorgio non avesse il denaro necessario per tutta la spesa delle macchine elettriche, organizzandosi bene, e quindi facendo lavorare i suoi albergatori (servizio che il comune di San Giorgio pagherebbe attraverso sgravi fiscali di vario genere), potrebbe fornire dei soggiorni e dei servizi turistici per l’amministrazione Fermana la quale potrebbe darli ai propri cittadini oppure girarli agli abitanti di altre città limitrofe che avessero dato o daranno i loro beni in eccesso alla città di Fermo.
L’idea del mercato del baratto fra comuni si realizza però solo se esiste la volontà degli amministratori di far risparmiare ai loro cittadini spese inutili, ma anche volendo creare una catena di solidarietà territoriale, che potrebbe diventare una vera e propria possibilità di lavoro onesto e decente per tantissimi ragazzi e ragazze della nostra Provincia (immaginatevi con il recente problema del maltempo quanti scambi si sarebbero potuti generare).

Porto San Giorgio, sia per geografia sia per storia potrebbe essere il sito ideale per realizzare una proposta come questa, e diventerebbe un significativo esempio nazionale di solidarietà amministrativa, perché una volta istituito il baratto del Fermano nulla vieta di estenderlo a livello regionale oppure nazionale, creando una sorta di marchio di riferimento che non esiste in nessun paese in Italia.

Diventare i primi realizzando una ipotesi del genere sarebbe un ottimo motivo di vanto umano e sociale e non solo semplice mercatino dell'usato.



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sabato 28 gennaio 2012

Adottiamo una strada

Adottiamo una strada 
per non mostrare una cartolina con i margini sfuocati.
di Laura Gioventù


Petrax.it


Dallo schermo quei due occhi ci chiedevano solo una cosa, adottami, anche a distanza ma adottami, non possiamo salvarci altrimenti, per cui adottaci. Finire la cena non fu facile. La mattina successiva, dovendo andare in centro a Porto San Giorgio, nel percorrere le strade ho rivisto quegl’occhi, ma stavolta non erano di bambina africana, stavolta non c’era una cena da finire, erano solo le strade della città che lanciavano lo stesso messaggio, adottami. Ci passiamo sempre, spesso distrattamente, e non parlo delle vie centrali soltanto, quelle piene dello shopping annoiato e isterico per offerte speciali, ma soprattutto di quelle strade ai bordi, di quelle strade a volte spente e senza motivo, di quelle strade a cui nessuno sembra tenere come si fa con i tanti bambini dei bordi del mondo. Sono le strade dove abitano gli altri e quasi mai noi stessi, come se non ci accorgessimo che anche la nostra strada è spesso ai bordi di qualcosa. Si parla spesso di degrado urbano, oppure di rispetto dell’ambiente, ma poi in concreto deleghiamo agli altri l’adozione di misure a salvaguardia, già l’adozione. Quando si parla di adozione non si spiega mai che, oltre ad essere un gesto carino, è anche e soprattutto una responsabilità, chi adotta un bambino e poi lo lascia morire di fame va in galera, non per la fame, ma per la mancata responsabilità nei suoi confronti. Per cui dalla prossima elezione, insieme alla scheda elettorale, ogni cittadino di Porto San Giorgio, dovrà indicare la strada che dovrà adottare, dovrà come assunzione di responsabilità singola che poi diventa collettiva, e ad essa, insieme agli altri che l’avessero indicata, dovrà dedicare parte del suo tempo libero, come in una banca del tempo libero, pensando anche ad una programmazione di rivalutazione urbana, e se serve anche pulirne i muri pieni di scritte offensive.

Se tutti adottassero una strada la nostra città non sarebbe così disgregata, le persone si sentirebbero parte di una vera collettività, rispetterebbero molto di più il lavoro degli altri, di quelli che adottano la strada dove egli vive, e lui adottando la strada dove vivono gli altri pretenderà la stessa cosa, il rispetto per il suo lavoro.
Adottiamo una strada non dovrà essere una imposizione, ma solo un gesto che, oltre i vari credi religiosi o politici, sia prima di tutto un gesto umano. Mettersi d’accordo sul posizionare una panchina, oppure abbellire una parte di parcheggio, dialogare con i pochi o tanti commercianti che vi operano, conoscere le persone che la abitano, magari anziane e forse bisognose solo di una parola cara o lo scambio di ricette culinarie, cose banali se dette così, ma dopo l’adozione sarebbero la norma, migliorerebbe la funzionalità urbana e perfino il nostro modo di intendere il mondo, e l’adozione darebbe vita ad altre adozioni, di altre forme o di altri luoghi, ma con la stessa dinamica umana.

Se ogni cittadino di Porto San Giorgio adottasse una strada della sua città non avremmo più zone ai margini, ma tutte strade al centro dell’interesse comune. Adottiamole queste strade invece di rivolgersi sempre verso l’alto ma senza risolvere mai le cose che insieme, e con soddisfazione, potremmo risolvere facendolo fra noi stessi.

Le strade della nostra città diventano cartoline per i ricordi dei bambini, non facciamo che siano cartoline con i margini sporchi e sfuocati.



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venerdì 20 gennaio 2012

Sponsor delle mie brame

Sponsor delle mie brame
siamo il comune più disponibile del reame.
di Laura Gioventù


Petrax.it

Nei momenti di difficoltà c’è chi reagisce con rabbia e chi con rassegnazione, chi con la crisi si perde e chi usa la fantasia per uscirne fuori, e la Provincia di Perugia ha dimostrato di aver usato la fantasia, infatti dal mese di dicembre 2011 ha risparmiato il costo delle auto blu a sua disposizione, facendosele dare, ad uso gratuito, da uno sponsor, tre macchine nuove a costo zero dando l’opportunità allo sponsor stesso di farsi pubblicità. Per la cronaca lo sponsor è una concessionaria di auto di Foligno. Idea talmente riuscita che ha avuto l’approvazione dei due bravissimi conduttori de Il Ruggito del Coniglio, Dose e Presta, il programma umoristico in onda su Radio Rai 2 la mattina presto, i quali sono andati oltre proponendo anche altre sponsorizzazioni, come per esempio l’applicazione del logo sui certificati anagrafici, uno stato di famiglia sponsorizzato da un mobilificio oppure un certificato di nascita sponsorizzato da un produttore di beni per i bambini. Certo non si può negare una certa ironia nel proporre certe soluzioni, ma allo stesso tempo sono idee di facilissima realizzazione e di veloce esecuzione, e in tempo di crisi chi si potrebbe permettere di fare lo schizzinoso?
Per cui, per Porto San Giorgio, e per fronteggiare la crisi di incassi, oltre i documenti sponsorizzati, una cosa si potrebbe farla senza danneggiare nessuno ma anzi, facendoci anche guadagnare dei soldi e non solo al Comune. Partiamo dal concetto che ogni sindaco ha negli impiegati comunali la sua squadra, e a Porto San Giorgio questa squadra è di circa 160 persone,  e parliamo solo dei dipendenti comunali, ebbene, come ogni squadra che si rispetti quando scende in campo lo fa indossando una divisa, e su essa oltre al numero c’è anche il marchio dello sponsor. Tutta questa squadra comunale, potrebbe venir sponsorizzata da privati, e per la pubblicità di prodotti o eventi legali, meglio ancora se regionali o nazionali, tramite accordi economici precisi e alla luce del sole. Tutti i dipendenti, iniziando dal sindaco all’ultimo dei dipendenti, solo negli orari di lavoro, o nelle cerimonie ufficiali o di rappresentanza, e cioè ogni volta che “scendono in campo”, indosseranno la loro divisa sponsorizzata, magliette in estate, giacche o maglioni in inverno, scarpe comprese visto che di produttori locali ne abbiamo a iosa, così di dare modo al Comune di incassare molti soldi da questa operazione.
Ma visto che nessuno da nulla per nulla, e per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, sia la programmazione e il censimento dei dipendenti e delle strutture da poter affittare, sia la ricerca e il rapporto con gli sponsor, potrebbe essere dato in gestione ad una cooperativa di giovani, con una percentuale congrua di guadagno per finanziare stipendi e spese interne, e una ulteriore percentuale del 10% delle entrate totali delle sponsorizzazioni potrebbero essere divise equamente fra tutti i dipendenti comunali, sindaco e assessori compresi, rendendo così meno coercitivo per i dipendenti dover accettare l’idea senza nulla in cambio.

Facciamo un esempio. Fra tutte le sponsorizzazioni possibili si potrebbe arrivare a raccogliere, e non sarebbe difficile, una cifra ipotetica sulla quale ragionare in termini economici per un totale annuo di 4 milioni di euro, dividendo il 10% per i dipendenti comunali si avrebbe a raggiungere la cifra di 2.500/3.000 euro annua a persona…non sarebbe male come inizio, non vi pare? Ovvio tutto alla luce del sole e tutto documentato. E questo è solo un primo esempio di possibili sponsorizzazioni per le quali il Comune dovrebbe attivarsi. Oltre tutto Porto San Giorgio potrebbe essere il primo Comune Italiano totalmente sponsorizzabile, e questo sarebbe già di suo una notizia di risonanza nazionale se non internazionale, sulla quale giornali e televisioni non risparmierebbero di certo né articoli né notiziari dedicati, con ulteriore presenza e maggiore “visibilità” turistica. In tempi di crisi non si possono avere remore, ma serve usare la fantasia, specialmente se non diventa impegnativa e rende anche bene in termini economici.


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venerdì 13 gennaio 2012

Le Olimpiadi della Luce

Le Olimpiadi della Luce, 
ovvero una Porto San Giorgio illuminata 
dai giovani talenti degli effetti luminosi. 
di Laura Gioventù 


Roma: un lungo fascio di luce tricolore

Che belle le luminarie di Natale, danno alle città quel qualcosa in più che normalmente manca.
A Roma una onda luminosa tricolore lunga un chilometro e mezzo è stata super fotografata e stra ripresa da tutti i turisti e le televisioni del mondo, veramente di effetto e anche semplice nella sua progettazione, tanto apprezzata che il Comune ha deciso di non toglierla e i tantissimi romani concordi hanno ringraziato.

Del resto la stessa parola, illuminazione, ci riporta ad un altro termine, illuminante, spesso preso a prestito per qualificare una cosa o una iniziativa positiva. A Porto San Giorgio si parla spesso della città come di un “faro” di riferimento per tutto un territorio in cerca di identità, si parla di migliorare la visibilità turistica del litorale ma sempre pensando a soluzioni commerciali come se il commercio sia la sola fonte di reddito e di attrattiva turistica.

Porto San Giorgio avrebbe un disperato bisogno di una onda luminosa, di avere una rilevanza maggiore attraverso la realizzazione di una nuova e innovativa progettazione della sua luce urbana. Strade poco illuminate e anonime, quando addirittura senza luce, percorsi turistici scarsi di complicità elettrica risultano meno affascinanti di come nelle loro possibilità potrebbero essere. Per cui serve dare a Porto San Giorgio una sua luce, una sua identità notturna attraverso l’uso di colori e strumenti di illuminazioni moderni e che possano diventare il simbolo stesso della città. Strade colorate in modi diversi oppure con effetti luce, per permettere il cambio dei colori stessi, a tempi prestabiliti. E per fare tutto ciò indire un concorso internazionale aperto ai giovani ingegneri della luce (lighting designer), italiani ma anche di altre nazioni o continenti, per avere da loro quel qualcosa di internazionale che ci potrebbe far riconoscere in tutto il mondo.
Si potrebbero contattare le tante - e tutte di primissimo piano - aziende italiane produttrici di apparecchi per l’illuminazione. Non dimentichiamoci infatti che i due mega fari che, a New York, simulano l’effetto torri gemelle, sono di produzione italiana, per cui siamo fra i migliori del mondo. Ecco quindi una Porto San Giorgio illuminata di nuovo dalle giovani generazioni di artisti della luce e magari anche da chi usa le luci per grandi eventi o concerti. Nelle grandi città, e non solo Roma, spesso si assiste a veri e proprio spettacoli di luci, per cui non si capisce il perché la stessa cosa non si potrebbe fare a Porto San Giorgio, magari allestendo una vera e propria Olimpiade della luci, una gara Internazionale artistico-culturale che faccia da anteprima, ma che si possa ripetere ogni anno, al vero riaccendere Porto San Giorgio tramite le capacità artistiche dei giovani talenti.
Qualcuno ironizzerà su ipotetiche strade a luci rosse, ma ad Amsterdam oltre ad essere fra le più visitate e non solo per il sesso, sono una delle componenti principali dei pacchetti turistici, per cui prima dell’ironia pensiamo anche al ritorno di immagine che inevitabilmente ricadrà su Porto San Giorgio come pure su tutto il litorale, grazie ai tantissimi articoli giornalistici e riprese televisive, oltre che dalla vendita delle immagini così realizzate.

Ed ecco Cocci & Nella che discutono della proposta...

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giovedì 5 gennaio 2012

Il Palazzo dei Bamboccioni

Il Palazzo dei Bamboccioni,
ovvero iniziamo a parlare dei problemi dei giovani.

di Laura Gioventù






Sarà la crisi, oppure l’ormai stratificata abitudine a non uscire più dalla casa paterna, ma stanno aumentando quei giovani, più maschi che femmine, che oltre una decente età continuano a non voler intraprendere una carriera domestica da singoli.

Sarà che le mamme marchigiane sono da sempre quelle meno convinte a far intraprendere questa carriera ai figli maschi, delegando il loro venir accuditi alle future nuore, sarà che pochissimi di loro hanno intenzione di imparare le stesse cose che alle femmine sono comandate da sempre, fatto sta che l’esorbitante numero di questi giovani, e non solo giovani, sta arrivando alla quota critica oltre la quale potrebbe non esserci ritorno.

Per cui servirebbe aiutare questi ragazzi a sviluppare la vocazione per la vita da singoli, almeno per quello che riguarda la casa e le faccende inerenti, insomma una occasione per praticare una logica vita autonoma e senza il paracadute fornito dalla famiglia di origine.

Spesso si sente dire che l’ostacolo maggiore è rappresentato dal denaro che non c’è, oppure dalle case che mancano e, ove ci siano, non sono fatte per singoli individui ma solo e sempre per famiglie.

Per cui, e viste certe aree e palazzi completamente disabitati a Porto San Giorgio, si potrebbe destinare un’area, magari proprio quella dell’ex Grand Hotel, oppure palazzi già edificati ma vuoti o solo a riempimento stagionale, per ospitare momentaneamente e per brevi periodi di “iniziazione” un certo numero di questi ragazzi, cominciando con quelli che, pur avendo un lavoro non possono spendere cifre esorbitanti per l’affitto di una casa, di modo che possano, da un lato iniziare a provare la vita da singoli, e dall’altro pagare una cifra decente per l’alloggio. Poi ad esperimento in corso, si potrebbero anche ospitare i separati, categoria sempre vilipesa ma con enormi problemi logistici, o anche ragazze ma senza far diventare il palazzo una specie di camerata militare per ambosessi, e per estendere l’iniziativa e darle una connotazione Europea nulla vieta che possano essere ospitati ragazzi di altre Nazioni, principalmente quei ragazzi che sono nel nostro Paese per imparare la lingua e per studiare le bellezze culturali della nostra Regione.

Per non rendere la proposta troppo seriosa potremmo chiamare il palazzo,

Il palazzo dei Bamboccioni,

di modo che chi ci entra farà poi di tutto per uscirne quanto prima, ma sempre dopo aver sperimentato il nuovo tipo di vita.

E per facilitare la loro maturazione non è escluso si possano tenere nel palazzo delle vere e proprie lezioni di economia domestica, come per esempio saper fare la spesa e cucinare, rifare i letti, pulire i pavimenti, fare il cambio di stagione dei vestiti o lavare la biancheria con la lavatrice.

Dite che siano cose inutili da imparare per un maschio, che ne va della sua rispettabilità sociale, che davanti agli amici diventerebbe il loro zimbello?

Forse chi lo dice ha già una donna che lo fa per lui e non è chiaro se questa donna sia d’accordo e non sia invece favorevole al fatto che questo maschio impari queste cose, praticamente le stesse cose che ogni donna è costretta ad attuare ogni giorno. Sarebbe una iniziativa senza scopo di lucro ma con l’intento di elevare le conoscenze domestiche anche ai maschi, specialmente a loro.


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giovedì 22 dicembre 2011

Il colore come progetto culturale.

“Mi dipingevo le mani e la faccia di blu...
volare oh oh, cantare oh oh oh”…
colorare per valorizzare! 
di Laura Gioventù


Burano

Alcuni amici, di ritorno dall’Irlanda, erano entusiasti di Dublino e delle porte delle molte abitazioni, tutte di diverso colore senza sembrare una “arlecchinata”. Altri amici ricordavano con piacere i colori delle case dei paesini delle Cinque terre, o dei tanti borghi marinari pugliesi. Insomma il colore come ricordo ed anche come caratterizzazione di un determinato paesaggio urbano.

Del resto tutti noi restiamo estasiati dai colori della natura, ma spesso la stessa cosa non la possiamo dire per quello che riguarda i colori delle opere dell’uomo che, oltre a non essere in sintonia con lo spazio circostante, sono sempre meno al servizio della città, sia come impatto emotivo, sia come elemento ulteriore per definirne la bellezza o solo la curiosa disposizione cromatica dei palazzi che lo compongono.

Porto San Giorgio non brilla affatto per avere un suo colore particolare, e questo oltre che a non caratterizzarla a livello turistico, non rende in nulla della ipotetica "unicità" che da sempre i suoi cittadini vantano orgogliosamente come segno distintivo.

Bianca oppure tutta completamente colorata, la città di San Giorgio potrebbe diventare la prima esperienza di collettiva artistico-culturale-turistica dell’Adriatico Marchigiano e non solo se, la prossima Giunta Comunale, tramite un semplice permesso per i proprietari degli immobili di abbellire, tramite l’ausilio di artisti o decoratori, le facciate dei palazzi o soltanto le porte di accesso agli stessi, non definendo a priori un unicum cromatico spesso noioso anche se codificato per legge, ma lasciando all’invettiva degli artisti di ridisegnare l’estetica di tutta la città.
Si darebbe così vita ad un laboratorio pittorico che potrebbe coinvolgere i giovani artisti europei e mondiali in un grande cantiere cromatico. In fondo cambiare colore alla città potrebbe essere quello stimolo a cambiare anche atteggiamento verso la vita e l’umore dei cittadini, del resto le donne cambiano spesso i colori dei loro vestiti, ma non per questo si rendono meno attraenti, anzi. Provate ad immaginare le strade colorate in modo da far diventare San Giorgio un arazzo multicolore, oppure la strada ferrata che spezza in due la città ricoperta di murales o di variazioni di colori che ne alleggeriscano l’invadenza. Il cambio di colore migliorerebbe anche l’immagine stessa della città e di come ora viene consegnata alla visione dei turisti, spenta e incolore, mentre nel mondo ci sono città famose e per questo molto visitate, che proprio sui colori basano la loro fortuna. Una San Giorgio nuova, nello spirito e nella sostanza, inizia con un cambiamento cromatico che le giovani generazioni realizzeranno per le generazioni che dovranno venire, un passaggio di testimone basato sui pigmenti e non solo sulle ordinanze comunali.


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A proposito di idee...

mercoledì 7 dicembre 2011

Multe a chi cambia casacca.

Multe a chi cambia casacca.
Ovvero, se non si dimette di sicuro ci rimette.

di Laura Gioventù







Da decenni assistiamo a continui cambiamenti di casacca politica da parte di personaggi che, proprio grazie a questo strano comportamento, spesso assurgono alla gloria nazionale per una sola votazione, perdendo antichi supporter per trovarne di nuovi, e alcune volte nel versante diametralmente opposto a quello precedente. Questo loro migrare è deprecato da tutti, salvo venir approvato da chi ne riceve i favori, e gli esempi di questi comportamenti li abbiamo non solo a livello nazionale, ma anche nella nostra stessa provincia, città, paese, contrada, villaggio, condominio e bocciofila. Non c’è soltanto una consigliera di opposizione che vota a favore del programma della maggioranza che dovrebbe invece contrastare, ma ci sono anche consiglieri che, a ragione o a torto, riescono, cambiando casacca, a mettere in minoranza un sindaco che, almeno sulla carta, aveva una maggioranza neppure troppo risicata. Ed anche se se ne parla in continuazione, non si riesce ad arginare il problema, oppure a dargli una regola chiara e coerente, un po’ perché in fondo la cosa risulta gradita a chi da questi “tradimenti” ne riceve vantaggi, quindi quasi tutti, un po’ perché vige la regola che “fra cani non si mordono”, per cui il problema c’è e nessuno vuole risolverlo. A nostro parere un sistema ci sarebbe e colpirebbe i colpevoli nella parte meno nobile dell’animo umano ma sempre molto sensibile quando si parla di “casta”: il portafoglio. Chi decide, una volta eletto democraticamente in una lista o partito, di cambiare la sua opinione tramite un voto che non è rispondente le strategie di quel partito, potrebbe farlo ma, ove non fosse possibile chiederne le dimissioni, come la logica imporrebbe, lo si multi in ragione di una cifra fissa moltiplicata per ogni preferenza personale avuta durante le elezioni. E facciamo un esempio: quel tale consigliere X che invece di votare come il suo partito Y vorrebbe, vota invece in maniera diversa, si vedrà  costretto a pagare una multa di 100 euro per ogni preferenza avuta grazie a quel partito che in quel caso non sta seguendo. Proviamo a simulare un caso in cui questo consigliere sia stato eletto con 146 voti si troverebbe costretto a pagare una multa di ben 14600,00 euro (146 voti x 100). Ovviamente in casi di votazioni contrarie multiple si applicheranno multe in ragione di tutte le volte che cambierà casacca. E i soldi raccolti? I soldi raccolti andrebbero direttamente e senza cambiare strada in un fondo per l’aiuto a famiglie in difficoltà, oppure come fondo previdenza per aiuti umanitari da utilizzare in caso di calamità naturali come alluvioni o terremoti, insomma, in beneficienza, e a questo scopo si potrebbe istituire una specie di comitato composto da personalità autorevoli, locali e non, per la gestione migliore possibile di questi fondi umanitari. Insomma, si passerebbe dal fare la multa ai soliti furbetti per aiutare economicamente persone in momentanea difficoltà. In fondo non sarebbe neppure difficile attuare questa regola, basta volerlo fare, e di sicuro non si eviterà il salto della casacca, ma perlomeno gli elettori si sentiranno risarciti del danno sapendo che il “colpevole” è stato multato, e grazie alla multa pagata si potrebbero fare delle buone azioni, che in tempi come quelli attuali, sono doppiamente meritorie.


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mercoledì 30 novembre 2011

Quale medico te lo ha ordinato?

Quale medico te lo ha ordinato?
Candidarsi è da pazzi ma serve la ricetta....
di Laura Gioventù






Assistiamo sempre più spesso a delle vere e proprie dimostrazioni di isterismo politico allorché un candidato eletto, per suoi meriti o soltanto per scelte di partito, arriva a ricoprire incarichi di un certo prestigio o solo di responsabilità. Ed il segnale di un tale nervosismo, che a chiamarla nevrosi non si sbaglierebbe, lo si ha quando alle critiche, più o meno serie, più o meno documentate, più o meno logiche ma pur sempre lecite, il candidato eletto risponde con frasi del tipo: “ invece di criticare aspettate e datemi tempo”, oppure la peggiore: “ invece di criticare provate a candidarvi e poi ad essere voi le persone che devono risolvere certi problemi”. Insomma non repliche oppure discorsi esplicativi che generino dibattiti seri o discussioni coerenti, ma solo nervose ed a volte acide manifestazioni di arrogante insicurezza, sia umana che politica.

Ed è per questo che avanzerei la proposta meno invasiva possibile, e cioè l’obbligo di esibire, all’atto della presentazione come candidato alle elezioni comunali di Porto San Giorgio, un certificato medico, redatto da uno specialista in psicologia o psicoterapia, ma meglio ancora in psichiatria, in cui si certifichi, senza nessun discutibile dubbio, che il suddetto candidato, per ordine sanitario, debba per forza presentarsi nelle liste elettorali con lo scopo ultimo di venire eletto, intimandogli l’assoluta partecipazione alla competizione elettorale, altrimenti il suo sistema nervoso ne riceverebbe danni di una certa e irreversibile importanza.

Così facendo ci eviteremmo, ad elezioni finite e dopo aver ascoltato quel tipo di risposte scomposte e disarmanti, di chiederci angosciati e di chiedere con maggiore angoscia allo stesso candidato: “ma quale medico ti ha imposto di presentarti se poi non sai controllarti, o non sai neppure da che parte iniziare il tuo nuovo incarico?”. Ma presentando il certificato sanitario, il nome di questo o questi luminari, così attenti alla salute psichica dei loro pazienti, lo rintracceremo subito, evitandoci di restare nell’angoscia di non sapere chi firma certi certificati lasciando certe persone libere di rispondere cose assurde come spesso si sente in giro.


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giovedì 17 novembre 2011

Candidarsi? Si, ma quanto costa?

La Gioventù presenta i conti della politica, ma quelli delle spese.
di Laura Gioventù 






Troppe volte si parla di quanto prendano in maniera pulita o in maniera poco pulita i politici, o perlomeno gli eletti nelle varie amministrazioni dello Stato, stavolta invece parliamo di quanto costa candidarsi, perché conoscendo i costi si possono capire anche le vere motivazioni che spingono le persone e i vari gruppi a gareggiare.
Dobbiamo anzi tutto separare i costi in costi comuni, ovvero costi di liste e partiti nel loro essere gruppo, e costi singoli, ovvero i costi che ogni candidato sostiene per conto suo.
Alcuni costi sono comuni ma nel senso che le tariffe sono identiche, ciò che cambia è il soggetto che le paga.

Iniziamo dai costi per lista o partito:

1)    Prima di tutto serve una sede, per cui un locale da 40/60 Mq in zone accessibili, possibilmente centrali (dai 400 ai 600 euro mese); il mobilio, ovvero tavoli, sedie, scaffali, fax materiale di segreteria, e almeno un gazebo per dimostrazioni esterne varie, (circa 1.300 euro), aggiungiamo l’allaccio delle utenze, luce, acqua, riscaldamento, pulizie ecct. ecct. (170/200 euro mese).

2)    Passiamo ad uno strumento essenziale per chi si candida: il sito web, costo per la sua realizzazione (500 euro), il costo per il dominio (50 euro), per la gestione integrata con invio newsletter e sms (si può arrivare ai 700 euro per ogni anno).

3)    Sempre restando nelle spese per gruppi ipotizziamo un comizio all’aperto con il palco, (circa 35/40 euro al Mq), impianto audio e luci (circa 600/1000 euro a seconda dello spazio aperto), eventuali complessi musicali di sostegno (si calcola circa 150 euro ad elemento con un minimo di tre elementi -musicisti-). L’energia elettrica e la eventuale SIAE sono a parte.

4)    Passiamo ora ai costi validi sia per gruppi sia per singoli: i costi per la Stampa del materiale propagandistico inizia con la realizzazione di un logo grafico (per cui circa 500 euro), si passa ai manifesti che variano per numero e dimensioni partendo dai piccoli “santini” cm 8,5x5,5 (dal costo di 120 euro ogni mille pezzi), ai volantini (200 euro ogni mille), le locandine A3 (costano 90 euro ogni cento pezzi), i manifesti 70x100 (costano circa 4 euro ognuno), i manifesti grandi da mt 6x3 (costano circa 60 euro ognuno), gli striscioni stradali (costano circa 60 euro Mq), le bandiere (25 euro al Mq senza l’asta), le grandi stampe tipo vela (30 euro al Mq senza sostegno), gli espositori autoportanti per esterno tipo scaffale o parete (da 120 a 360 euro), i “roller” mono facciali (90 euro), i roller bifacciali (150 euro), il noleggio del camion/vela (costa 50 euro al giorno per un minimo di 15 giorni, autista, manifesto e carburante escluso), i vari gadget sono talmente tanti che per ora è meglio non considerarli.

5)    Dopo la stampa ci sono le affissioni: ci sono delle ovvie variazioni a seconda dei formati e del periodo, noi abbiamo fatto una media. 25 manifesti da 70x100 per 30 giorni (60 euro circa), 25 manifesti 100x140 sempre per 30 giorni (120 euro circa), per gli striscioni stradali (il costo è di 17 euro al mq fino a 15 giorni di esposizione).

6)    Passiamo alla pubblicità iniziando con la Radio: le proposte sono varie e le radio mediamente hanno prezzi similari, per cui un esempio possibile è questo: 300 passaggi di 30 secondi per un massimo di 30 giorni (500 euro), fino a 900 passaggi (900 euro), da aggiungere ci sono i costi di realizzazione come voce parlante e fonico (per circa 200/300 euro), abbiamo detto che sono una media su tre preventivi forniteci, per cui sono indicativi ma molto fedeli al reale delle singole emittenti.

7)    Pubblicità Web: si passa da un Banner per un mese (120 euro), per un sito locale, ad un banner su un sito regionale (per 360 euro), fino ad arrivare (a 600 euro) per un sito semi nazionale.

8)    Pubblicità sulla carta stampata: in questo caso conta molto quale giornale si considera, lo spazio sulla pagina e che tipo di edizione sia; tentiamo una media dicendo che il “piede” (costa da 150 euro a 600 euro), la mezza pagina (da 250 a 960 euro), la pagina intera va calcolata in maniera diversa (ma non meno da 1.550 a 3.000 euro), tutti i costi sono ad edizione (al giorno) ovviamente.

9)    Pubblicità televisiva: prima di tutto serve realizzare lo spot, ed il costo varia da chi lo realizza e da cosa viene usato, le indicazioni possono per forza essere vaghe ma per dare una idea si parte (da 300 euro) per gli spot tipo intervista, (ai 3.000 euro) per una ripresa costruita con uno storyboard, per cui il costo è quanto di più oscillante ci sia, dipende anche dal grado di esibizionismo del singolo o dalla voglia di meravigliare del partito. I passaggi televisivi invece hanno dei costi che vanno dai 6 passaggi al giorno da 7 secondi (100 euro), ai 42 passaggi al giorno o 6 a settimana sempre da 7 fino a 15 secondi (1.000 euro).

10)    Passiamo al costo di sale e rinfreschi: una sala in un albergo da100 posti (220 euro) da 220 posti (450 euro), sempre al giorno, vanno aggiunti i costi per microfoni, luci particolari, cartelli grafici e videoproiettori. Il Comune di Porto San Giorgio mette anche a disposizione la sala Imperatori ed è gratuita per i partiti in periodi elettorali, salvo pagare una assicurazione per le responsabilità civili (da 150 a 250 euro). Per rinfreschi in alberghi o locali alla moda consideriamo: aperitivi (dai 5 agli 8 euro a persona) coffeè breack (dai 4 ai 7 euro a persona), pranzo di lavoro (da 18 a 25 euro a persona) light lunch (da 24 a 35 euro a persona) cena elegante  (da 30 a 50 euro a persona).

E dopo aver elencato i costi che potrebbero andare bene sia per i singoli che per i partiti o liste, divertiamoci a segnare i costi per i singoli, iniziando con delle fotografie scattate da professionisti ( 300/500 euro), al costo di un minimo di guardaroba per i maschi (300 euro), per le donne almeno il doppio, e dico poco, poi periodicamente un salto dal parrucchiere (messa in piega e colore dai 30 agli 80 euro), spese di trasporto, di comunicazioni telefoniche, di segretariato personale, di vitto e di piccole regalie, chiamiamoli gadget, costi per ospiti o presentatrici o presentatori per le singole esigenze, per le baby sitter per chi ha i figli piccoli (8/10 euro l’ora per i fortunati che le trovano), costi per tenersi un minimo in forma andando in palestra (100 euro in abbonamento), costi per le medicine contro lo stress, il colesterolo che si impenna ad ogni pranzo, l’insonnia a forza di stare svegli e l’ansia per le mille cose da fare che non si riuscirà mai a terminare, il costo per i giornali su cui informarsi (5 euro al giorno) e sui prevedibili corsi di dizione (50 euro due ore) per non fare la figuraccia di non saper parlare in pubblico, i costi per un eventuale corso di politica o filosofia (40 euro per 4 lezioni collettive) per essere aggiornati sui fatti del mondo, corso che consigliamo a tutti, e altri mille costi che per ora non elenchiamo ma che chiunque fosse stato alle prese con una campagna elettorale conosce benissimo.

Che considerazione trarre da tutte queste cifre?

La prima è che candidarsi costa mediamente dai 300 euro ai 700 euro a persona, considerando almeno 16 candidati per lista e come minimo 16 liste, si arriva al numero di 256 come minimo, e facendo un semplice calcolo aritmetico si arriva a dire che una campagna elettorale smuove da un minimo di 76.800,00 euro ad un ipotetico massimo di 179.200,00 euro senza considerare il costo dell’IVA, e scusate se è poco, come direbbe qualcuno, per cui anche il capire da chi arrivano questi soldi ci chiarisce sul perché arrivano proprio a certe liste o a determinate persone.
La seconda considerazione è che a queste cifre i partiti ne aggiungono altre come spese aggiuntive, ma se ne sottraggono molte come volontariato o come solidarietà verso l’idea politica comune, costi che a volte sono delle cambiali elettorali da pagare in seguito tramite raccomandazioni o permessi deliberati senza altro motivo se non quello di ricambiare il favore.
Terza considerazione è che ovviamente la parte del leone la fanno i partiti maggiori visto che, avendo già di loro sedi e manovalanza, possono abbattere certi costi oppure ottimizzarli, mentre le piccole liste devono spendere di tasca loro senza nessuna garanzia di successo.
Altra considerazione nasce dalla cifra pro capite, e ci fa chiedere a noi stessi a quale scopo una persona normale dovrebbe spendere tanti soldi, fatica, e tempo, per arrivare, se ci arriva, ad un posto da consigliere che, se va bene, frutterà qualche euro ogni tanto. Il dubbio che non lo si faccia solo per la gloria è fortissimo e se non ricordiamo male, nelle recenti elezioni di Fermo ci fu una persona che spese di tasca sua oltre i 3.000 euro per arrivare ad essere solo un consigliere, e neppure di maggioranza, e chiederci cosa lo abbia spinto a farlo non è vietato se poi lo scopo sperato non è stato forse quello finale.
La considerazione conclusiva è relativa ai soldi stessi, da dove arrivano, chi li amministra, come si scaricano e quanto lavoro “sommerso” ci sta dietro una elezione visto che non tutti vogliono pagare anche l’Iva oltre che l’imponibile. Insomma, domande lecite ma a cui pochissimi rispondono con le carte in mano. Per tanto i costi della politica sono alti anche per ripagare, chi riesce a salire di importanza, dei soldi spesi in precedenza, e chi arriva è, come dice la canzone, uno su mille se va bene.

Chiunque di noi ora, vedendo le varie manifestazioni o eventi della campagna elettorale, può per suo divertimento fare i conti in tasca ai politici, per divertimento ma anche come forma di controllo verso chi spende e spande ma non si capisce da dove prenda il denaro per farlo. Altri potrebbero chiedere chiarezza, ai futuri amministratori, fin dalla spesa per la campagna elettorale vedendo quando, quanto ed in che modo spendono per loro stessi. Qualcuno in fine, i più critici nei miei confronti si presume, si chiederà quanto avrei speso io da quando è partita la corsa al Comune di Porto San Giorgio, e magari vorrebbe conoscere i costi nel dettaglio. Bene. Li accontento prima che me lo chiedano loro direttamente, e allora li dico pubblicamente: ho speso 30 euro per una ricarica telefonica, altre 30 euro per le cartucce e la carta per la stampante, un pc lo avevo già e la stanza è quella di casa mia, qualche invito a cena oppure per un caffè per amiche e amici che abbiamo consumato in casa, e niente altro che non sia stato il mio tempo e la mia, permettetemelo per una volta, fantasia. Altre spese fino ad ora non ne ho fatte e dovrò sicuramente farmi bene i conti prima di spendere oltre le mie scarse finanze, ma anche spendessi dei soldi, documentandone l’uso ovviamente, non penserei mai di volermeli riprendere tramite raccomandazioni o qualcosa di simile con altre forme di ricatto politico, penserei solo di aver speso dei soldi per proporre una mia idea di politica, che magari non avrà nessun successo, e questo fa parte del gioco e non sarebbe neppure un dramma, che di certo l’averlo fatto non mi farebbe vergognare davanti ai miei lettori, e questo mi sembra molto importante per il rispetto che ho per me stessa e per il rispetto che ho verso i miei stessi lettori.


P.S.: Tutti i costi e le relative cifre sono documentate attraverso preventivi scritti, per cui in caso di dubbi o di sorprese, possiamo tranquillamente mostrare i preventivi giuntici allo scopo di redigere questo comunicato. La prima regola per essere attendibili è dare sempre le informazioni documentate.



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sabato 5 novembre 2011

Programmi a buste chiuse

Programmi a buste chiuse
di Laura Gioventù 




La principale preoccupazione di tutte le liste civiche e dei partiti che si presentano alle elezioni è la stesura dei programmi elettorali.
Spesso sono riassunti di vecchi propositi, altre volte sono solo delle fotocopie sbiadite di antiche dispute elettorali, quasi sempre si somigliano per la loro banalità, e solo la presentazione tramite comizi o tramite interviste, grazie alle capacità personali o carisma dei vari leader,  li rende diversi ove nella realtà non lo sono.
Ci sono stati anche casi in cui non si presentano affatto rimandando il tutto a dopo gli scrutini elettorali, in caso di sconfitta è una fatica in meno, ed in caso di vittoria è solo una soddisfazione che non costerà nulla tanto si è già vinto.
Nelle recenti elezioni di Fermo si arrivò addirittura a chiedere agli elettori stessi di compilare un programma così da mascherare proprie debolezze e dando, nello stesso tempo, la colpa di una eventuale incompiutezza non a se stessi ma agli elettori.
Quindi per evitare sia la suggestione dovuta all’appartenenza partitica, che per valutare asetticamente i programmi presentati, si potrebbe usare lo stesso metodo di giudizio di quello che da anni usano i sommelier e le varie esposizioni di vini nel mondo…una valutazione a bottiglia coperta.
Praticamente per una certa selezione si presentano i migliori vini di una certa categoria con delle bottiglie coperte, senza cioè conoscerne il produttore né  la gradazione, e neppure il colore. Una giuria di esperti assaggia, assapora il prodotto, e poi senza farsi condizionare dalla marca nè dalla zona di produzione, stabilisce una graduatoria quanto più vicina al reale valore del vino proposto. Dopo le prime contestazioni, è diventata una pratica sempre più apprezzata, in quanto arriva a premiare vini e produzioni minori e poco conosciute solo per la qualità del prodotto e non solo per la notorietà di chi lo produce.
Lo stesso meccanismo si potrebbe applicare ai programmi delle liste e dei partiti che si presenteranno alle elezioni di Porto San Giorgio, mettendo cioè i loro programmi in buste chiuse e senza riferimenti di appartenenza partitica, sottoporli al vaglio di una commissione di esperti che li giudichi per la loro concretezza e fattibilità mediante parametri concreti e non ideologici, eleggendo alla fine quello che per loro è il miglior programma senza poterne conoscere il partito estensore.
Per cui non una indicazione di voto, ma una valutazione sulle credibilità di chi lo proponga, e grazie alla quale gli elettori potranno farsi una idea quanto più aderente la realtà, e non solo in base alla loro fede politica.
Molti anni fa in uno dei primi concorsi internazionali a bottiglia chiusa, si doveva valutare lo Champagne migliore fra i dieci proposti, la giuria dopo una approfondita selezione scelse il vincitore, liberarono la bottiglia dalla sua copertura e, fra le sorprese sbigottite dei Francesi, comparve l’etichetta di uno Spumante, e per giunta Italiano. La casa di produzione è famosa oggi e poco conosciuta allora…Ferrari. Per cui la vittoria arrise ad un prodotto non Francese e non Champagne, ma molto ben confezionato e apprezzato anche oggi. A volte oltre gli involucri si celano sorprese incredibili sulle quali è bene riflettere.



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Il commento del prof. Umberto Curi 
Programmi politici da scoprire. Una proposta niente male. 

sabato 22 ottobre 2011

Il Palio dei Partiti

Il Palio dei Partiti
di Laura Gioventù


Elio Lonardoni - Olio su tela 35 x 50 " Regata velica"


Fra le tradizioni popolari più apprezzate e seguite della Provincia di Fermo c’è il Palio dell’Assunta, ma in molte altre città Italiane si celebra con un Palio un momento particolare della comunità, la supremazia di una contrada sulle altre.
 In cosa consista un Palio lo sanno in tanti, in sintesi ci sono delle contrade o quartieri, che gareggiano fra loro, e per eleggere il migliore o soltanto il meno peggio, usano occupare un luogo aperto, assoldare dei fantini professionisti e dare loro dei cavalli di pregio e in grado di gareggiare al meglio, si stabiliscono delle regole e poi si procede, con divertenti espedienti, a dare il via alla gara. Nel tempo si sono affinate le regole e si è arrivati alle attuali che in pratica determinano l’accoppiata cavallo-cavaliere tramite sorteggio. È di certo un modo originale e folkloristico per definire chi sia il migliore. Ora proviamo a considerare il palio anche sotto forma di evento turistico, è innegabile che per vederlo accorrano molti turisti e che più questo Palio abbia tradizioni e aspettative di spettacolo e più il numero dei visitatori è destinato a salire. Le elezioni altro non sono che una gara, i partiti sono come le contrade, le strategie sono come i fantini, ma mancano i cavalli se vogliamo avere un Palio degno di questo nome, ed i cavalli nel caso di Porto San Giorgio sarebbero sostituiti da imbarcazioni. La Città di San Giorgio potrebbe mettere in scena il suo palio/regata dei Partiti, partendo dall’accoppiare tramite sorteggio i partiti a barche da regata e relativi skipper, e dare vita ad una gara vera dal punto di vista nautico, da svolgersi nelle acque di fronte la città, e come “scuderie” utilizzare ognuno uno Chalet diverso, sorteggiati anch’essi fra coloro che si candideranno per ospitare le varie tifoserie, così da rendere il lungomare colorato e, visto dal campo di gara, un meraviglioso spettacolo da immortalare con video promozionali e foto pubblicitarie, veicolo adeguate per le future campagne pubblicitarie a scopo turistico. Una regata alla quale potrebbe anche essere abbinata una lotteria, oppure una raccolta di denaro fra gli spettatori a scopo benefico. Lo scopo è inaugurare una tradizione che coniughi l’impegno politico con le esigenze di rendere le elezioni un modo per incrementare sia lo sviluppo del territorio, sia per rendere la regata una attrazione di turismo sostenibile, dato che al termine della regata, oltre alla sfilata delle barche, si potrebbe ripristinare la tradizionale festa della padella. Insomma, non un modo per spettacolarizzare la politica, ma un pretesto per rendere la politica parte del contesto ambientale e parte dei costumi della città e non solo una delle peggiori cause di separazione fra i cittadini di Porto San Giorgio.


Info all'indirizzo: gioventupersangiorgio@gmail.com


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sabato 15 ottobre 2011

Manifestodromo

Come tradurre la voglia di manifestare in una occasione di sviluppo. Di Laura Gioventù




Le esibizioni esteriori della Politica e delle Organizzazioni sociali, sindacali o umanitarie che siano, sono anche occasioni di sviluppo, oltre che merce per dibattiti televisivi. In genere questo particolare settore della promozione ideologica si concretizza in manifestazioni, adunate, incontri che hanno spessissimo come sfondo o come luogo fisico Roma o le maggiori città Italiane. È un rituale ormai consolidato ma che se guardato per il verso giusto potrebbe dare un grande impulso al settore turistico e commerciale di Porto San Giorgio. Come?... Porto San Giorgio si potrebbe candidare per divenire la sede stabile di tutte quelle manifestazioni medio piccole che hanno bisogno di una location sempre a disposizione, organizzata e facile da raggiungere. Con un minimo di studio urbanistico si potrebbe delineare un percorso, un tracciato per canalizzare le numerose persone che confluiranno per le manifestazioni, adibire uno spazio per il parcheggio dei pullman con i quali i manifestanti arriverebbero - parcheggio a pagamento anche se a prezzo politico - con una cooperativa fatta da persone di Porto San Giorgio che lavorino per questo scopo. Il percorso potrebbe essere studiato sia per rispondere alle necessità dei manifestanti, sia per soddisfare le necessità dei commercianti, per cui lungo il tracciato posizionare dei gazebo con l’esposizione di prodotti tipici, oppure spingere il corteo a passare davanti a quanti più esercizi commerciali possibili. Altra cosa che potrebbe risultare interessate è quella di creare lungo il tracciato delle zone “fotografabili” ossia dei punti specifici per scattare le foto dei vari cortei, e noleggiare le aree per riprese televisive. Anche l’accoglienza dei molti manifestanti potrebbe generare lavoro, una società di hostess fatta da ragazze di San Giorgio potrebbe -sempre a prezzi politici - fornire l’assistenza con personale qualificato e duttile. Lungo il percorso si potrebbero ipotizzare anche due aree definite istituzionali, tramite una scenografia apposita si potrebbe ricreare il “Palazzo” del governo verso il quale tutti i manifestanti potrebbero inveire, e in altra parte del corteo perfino un luogo di scontri virtuali, che con barricate ricreate appositamente e con sagome di poliziotti da colpire per i manifestanti più esagitati. Il tracciato configurandosi ad anello e con una lunghezza omogenea potrebbe diventare anche luogo per esibizioni diverse, in fondo se a Rio il Carnevale lo si mette in mostra in un Sambodromo, nulla vieta a chi voglia usare il tracciato per esibizioni spettacolari, di farlo. Parlando di percorso alla mente arriva subito l’idea di piedi che si muovono, per cui scarpe, e visto che siamo nel distratto più famoso la mondo per le scarpe, si potrebbero unire gli sforzi e creare una scarpa “da manifestazione” progettata e realizzata in loco e proposta ai partecipanti come indispensabile strumento di comodità e di affidabilità per ogni manifestazioni. L’ideazione di tale percorso non intaccherebbe il paesaggio, nè contribuirebbe all’inquinamento ambientale, ma porterebbe a Porto San Giorgio molte persone e una notorietà molto apprezzabile. Si potrebbero anche studiare pacchetti ospitalità che gli alberghi potrebbero praticare, sarebbe un traino notevole per far conoscere sia la bellezza del litorale, sia i prodotti e le bellezze dell’entroterra tramite spazi appositi per queste finalità. Se guardiamo la situazione economica, di manifestazioni nel prossimo futuro ce ne potrebbero essere tante, l’incremento potrebbe essere notevole, ma anche restando al numero delle attuali, basterebbe veicolare verso Porto San Giorgio una percentuale possibile di esse per pronosticare centinaia di migliaia di eventuali nuovi turisti, che per il nostro territorio sarebbero quel serbatoio di consumatori che sta mancando per lo sviluppo futuro della città.

gioventupersangiorgio@gmail.com

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