per non mostrare una cartolina con i margini sfuocati.
di Laura Gioventù
Petrax.it |
Dallo schermo quei due occhi ci chiedevano solo una cosa, adottami, anche a distanza ma adottami, non possiamo salvarci altrimenti, per cui adottaci. Finire la cena non fu facile. La mattina successiva, dovendo andare in centro a Porto San Giorgio, nel percorrere le strade ho rivisto quegl’occhi, ma stavolta non erano di bambina africana, stavolta non c’era una cena da finire, erano solo le strade della città che lanciavano lo stesso messaggio, adottami. Ci passiamo sempre, spesso distrattamente, e non parlo delle vie centrali soltanto, quelle piene dello shopping annoiato e isterico per offerte speciali, ma soprattutto di quelle strade ai bordi, di quelle strade a volte spente e senza motivo, di quelle strade a cui nessuno sembra tenere come si fa con i tanti bambini dei bordi del mondo. Sono le strade dove abitano gli altri e quasi mai noi stessi, come se non ci accorgessimo che anche la nostra strada è spesso ai bordi di qualcosa. Si parla spesso di degrado urbano, oppure di rispetto dell’ambiente, ma poi in concreto deleghiamo agli altri l’adozione di misure a salvaguardia, già l’adozione. Quando si parla di adozione non si spiega mai che, oltre ad essere un gesto carino, è anche e soprattutto una responsabilità, chi adotta un bambino e poi lo lascia morire di fame va in galera, non per la fame, ma per la mancata responsabilità nei suoi confronti. Per cui dalla prossima elezione, insieme alla scheda elettorale, ogni cittadino di Porto San Giorgio, dovrà indicare la strada che dovrà adottare, dovrà come assunzione di responsabilità singola che poi diventa collettiva, e ad essa, insieme agli altri che l’avessero indicata, dovrà dedicare parte del suo tempo libero, come in una banca del tempo libero, pensando anche ad una programmazione di rivalutazione urbana, e se serve anche pulirne i muri pieni di scritte offensive.
Se tutti adottassero una strada la nostra città non sarebbe così disgregata, le persone si sentirebbero parte di una vera collettività, rispetterebbero molto di più il lavoro degli altri, di quelli che adottano la strada dove egli vive, e lui adottando la strada dove vivono gli altri pretenderà la stessa cosa, il rispetto per il suo lavoro.
Adottiamo una strada non dovrà essere una imposizione, ma solo un gesto che, oltre i vari credi religiosi o politici, sia prima di tutto un gesto umano. Mettersi d’accordo sul posizionare una panchina, oppure abbellire una parte di parcheggio, dialogare con i pochi o tanti commercianti che vi operano, conoscere le persone che la abitano, magari anziane e forse bisognose solo di una parola cara o lo scambio di ricette culinarie, cose banali se dette così, ma dopo l’adozione sarebbero la norma, migliorerebbe la funzionalità urbana e perfino il nostro modo di intendere il mondo, e l’adozione darebbe vita ad altre adozioni, di altre forme o di altri luoghi, ma con la stessa dinamica umana.
Se ogni cittadino di Porto San Giorgio adottasse una strada della sua città non avremmo più zone ai margini, ma tutte strade al centro dell’interesse comune. Adottiamole queste strade invece di rivolgersi sempre verso l’alto ma senza risolvere mai le cose che insieme, e con soddisfazione, potremmo risolvere facendolo fra noi stessi.
Le strade della nostra città diventano cartoline per i ricordi dei bambini, non facciamo che siano cartoline con i margini sporchi e sfuocati.
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