Visualizzazione post con etichetta Nella Brambatti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nella Brambatti. Mostra tutti i post

venerdì 20 febbraio 2015

Nella, e le Altre?





Il primo tentativo di mettere una donna sulla poltrona di sindaco di Fermo è stato interrotto da cose che ognuno, nel silenzio della sua coscienza, deciderà se serie oppure solo artificiose, e di certo non mancheranno ripensamenti e nostalgie, ravvedimenti oppure altre ipocrisie, ma dal frastuono dei commenti espressi, con o senza ispirazione, manca una cosa molto importante e, a questo punto molto decisiva.

Va bene Nella, che è caduta restando ben salda sulle gambe, vanno bene i cospiratori che nel ruolo di Bruto sono stati perfetti, e le cause e le conseguenze delle loro azioni le dovranno spiegare agli elettori a cui andranno ad elemosinare il voto ma….ma le altre dove sono?

Per altre intendiamo le altre donne del PD Fermano, quelle che sono Consigliere Regionali e Provinciali, Sindaci o vice Sindaci di alcune città del territorio, Assessore o semplici Consigliere di quelle stesse città, quelle che avrebbero dovuto esprimere, non dico solidarietà, ma almeno vicinanza in nome di una appartenenza comune alle quote rosa, quelle stesse che sono bravissime a farsi fotografare in ogni circostanza ma poi incidono in nulla se si parla di politica o di strategie partitiche, le stesse che non uscendo allo scoperto stanno legittimando l’indiscusso potere maschile sulla politica Fermana, quelle che a questo punto sono da considerarsi solo tappezzeria o sorrisi pronti per la partenza del carnevale o della maratona.

Nella ha dimostrato di avere stoffa anche per tutte le altre, il fatto è che tutte le altre sembrano non capire che non è stato mandato via un sindaco, ma è stata negata ad una donna la soddisfazione di essere dimessa dopo un confronto, come se non la si considerasse degna di potersi difendere e questo se a molte piace per la solita storia per la quale sono le donne le peggiori nemiche delle donne, di contro fa capire come poco incidano le quote rosa se poi vengono elette persone che non sanno guardare i problemi nella loro essenza vera e non propagandistica.

Ora si andrà alle elezioni anche a Fermo, ma a questo punto mi chiedo a cosa servano le quote rosa se poi la prima donna sindaco di Fermo non riesce neppure ad avere la solidarietà femminile delle altre donne del suo stesso partito, o se le altre donne del suo stesso partito reputino più importante apparire sui giornali o alimentare sterili dibattiti sui social per testimoniare la loro scialba esistenza nella vita politica territoriale?

Nella tornerà alle sue cose private e siamo certi che in molti già la stiano rimpiangendo perché, come diceva qualcuno, si ha spesso la "nostalgia del presente", immaginiamoci di un presente senza le Altre!

Laura Gioventù

mercoledì 18 maggio 2011

CRONACHE DI FINE ELEZIONI



CRONACHE DI FINE ELEZIONI
I muscoli di Nella

di Laura Gioventù
  


Si parte!!!


Non ce lo aspettavamo ma le luci si sono spente senza neppure il bisogno di un ballottaggio. Neppure il tempo di ambientarci che la musica è finita, gli amici che se ne vanno verso le quotidiane importanze, e per tutti l’appuntamento è fra cinque anni. Non se lo aspettavano i tipografi pronti con altri “santini” da stampare, ne se lo aspettavano gli elettori da qualche settimana viziati per le continue attenzioni che i tanti candidati avevano verso di loro, e non se lo aspettavano neppure gli impiegati del Comune che ora devono sbrigarsi per ricevere il nuovo, la nuova sindaco della città. Confessiamolo, non ce lo aspettavamo e la cosa ci ha lasciati con la fame di parole che da una parte come dall’altra fluivano a torrenti in piena autunnale, e ci siamo rimasti male che non ci siano stati ulteriori giorni per “fare” politica, altri giorni per continuare a parlarsi addosso avendo l’impressione di dire parole importanti, e con la scusa delle riunione serali scoprire la città illuminata dalle stelle camminandoci dentro con una scusa che non era la solita. È come un urlo strozzato in gola, come una dichiarazione senza più innamorati, è come un colle oltre il quale qualcosa è finito e per il prossimo infinito ci toccherà aspettare altri anni, e per quando sarà avremo tutti altre stagioni sulle spalle e altre persone che ci riproveranno senza sapere cosa li aspetterà. E inevitabili le polemiche seguiranno, come schiuma del mare, il piroscafo che finita la crociera salpa per la navigazione amministrativa, e mentre il mare si richiude coprendone la scia si sente l’orchestrina che a bordo della nave sta suonando mentre il capitano, dritto sul cassero fuma la pipa, e stavolta è una capitana che ha muscoli d’acciaio e in questa alba di fine elezioni, mentre tutti noi salutiamo avversari e rivali, amici e compagni, estranei e conoscenti che con noi hanno viaggiato, sognando ed imprecando, guardando o applaudendo, fra le tante promesse elettorali, lei senza scomporsi per l’emozione della partenza, strilla in tono molto silenzioso, Fermani…"c’è un po’ di nebbia che annuncia il sole,  andiamo avanti tranquillamente."

venerdì 22 aprile 2011

NELLA BRAMBATTI VS ESTER RUTILI

Prof. Nella Brambatti
Ing. Ester Maria Rutili


UNA FASCIA PER DUE







La prima intervista in comune con le due canditate per la carica di Sindaco a Fermo. Abbiamo proposto le stesse domande e loro si sono prestate volentieri per un confronto a distanza. Il risultato è la prima occasione per valutarne differenze e personalità.


La città di Fermo probabilmente avrà uno scontro fra donne per la poltrona di sindaco. Potrebbero esserci ripercussioni, diciamo maschiliste, circa il governo della città, o secondo lei questa sarà una situazione di crescita per tutto il territorio? Lei sarà arbitro proponendo regole di ingaggio diverse dalle solite, oppure si limiterà a controllare che siano rispettate le regole del gioco politico?

Rutili 
Speriamo sia uno sconto tra donne! Gli uomini si ribellano sempre quando gli viene tolto un posto, è una prerogativa maschile, però credo oramai si siano abituati all’idea di questo “scontro tra donne” o per lo meno si siano abituati all’idea che il nuovo sindaco di Fermo molto probabilmente sarà una donna. Per il resto io le regole del gioco politico ancora non le ho imparate. Per fare l’arbitro si deve conoscere perfettamente le regole del gioco ed io non conoscendole perché non sono un politico non saprei farle rispettare ma saprò essere sicuramente un giudice di gara non politico, nel senso che riuscirò a mediare ed a portare avanti le istanze di tutti i cittadini con regole diverse dalle solite.

Brambatti

Per prima cosa toglierei la parola “scontro” perché ritengo che in democrazia ci sia una libera scelta da parte dei cittadini per cui qualora si verificasse l’eventualità di arrivare al ballottaggio tra due figure femminili la scelta si calerà sulle persone e sui programmi che loro hanno. E ritengo poi sia naturale l’avvicendamento femminile rispetto alla componente maschile poiché questo sta già avvenendo anche in altri ambiti. Le potenzialità possono essere espresse sia dalla figura femminile sia da quella maschile, quindi, sarà un’alternanza che non è mortificazione,  sarà un’alternanza giusta.
Le regole poi sono quelle, nel momento in cui si deve pensare ad una squadra di lavoro bisogna tenere presente da un lato quelle che sono le esigenze del programma,  dall’altro quali sono le necessità della città e scegliere tutte quelle persone che possono svolgere al meglio il ruolo per le quali sono chiamate.

Chi è il Sindaco, il rappresentante dello Stato Italiano presso un Comune, oppure rappresenta le istanze di un intero territorio geografico verso lo Stato Italiano. Lei preferisce la parola Comune oppure Territorio?

Rutili
Per me il sindaco rappresenta le istante dei cittadini verso lo Stato Italiano. Tra i due termini preferisco la parola Comune in riferimento anche al ruolo che andrò a ricoprire. Altrimenti, se dovessi esprimere un giudizio alla parola senza tener conto del suo significato, sceglierei territorio perché è più lunga e perche ha la doppia “r” … (dicendolo sorride).

Brambatti

Io direi che il Sindaco rappresenta le istanze dei cittadini di un territorio e lo deve fare difendendo le Istituzioni dello Stato. Il Sindaco deve coniugare le due cose. La parola Comune lascia intender una terminologia che può essere meglio usata, da un punto di vista formale, per indicare una suddivisione territoriale. Quando si parla di territorio invece si parla delle persone che ci vivono. Se per chiarezza di intenti nella lettura può essere utilizzata la parola Comune, quando si parla dei cittadini userei il territorio. Territorio ha una sua valenza….

Spesso si sente dire… ”alla presenza delle Autorità, civili, militari, ecclesiastiche…ecct…ecct..” Lei potrebbe rappresentare l’Autorità con la A maiuscola…come si sente in questi panni, come di chi deve trovare sempre la mediazione giusta tramite una politica equilibrata, o come chi, guardando dentro il vocabolario, cerchi sempre l’ultima parola che metta fine ad ogni polemica?

Rutili
Ti posso rispondere solo la seconda? Vuoi che io ti articoli le risposte ma … Laura, non ti sembra di fare come Marzullo che si fa le domande e si da le risposte da solo?
No, allora, cercherò sicuramente di trovare sempre l’ultima parola che metta fine ad ogni polemica. Non ci interessa la polemica, anche se la stanno già facendo io non voglio assolutamente entrarci perché sono bagarre politiche che si trascinano da molto tempo ma che non mi riguardano affatto. Io non c’entro nulla.

Brambatti
No, l’ultima parola no, io direi la mediazione. Sempre. Laddove ci sono da difendere gli interessi di una comunità e ci sono le ragioni per poterlo fare l’ultima parola deve essere di chi rappresenta la comunità, quindi del Sindaco. Ma solo in quel caso, solamente se ci sono delle ragioni oggettive che vanno difese e per le quali si difendono dei principi.

Il cinema, la letteratura e la televisione privilegiano sempre l’Onorevole, il Ministro, il Presidente, mentre la figura del Sindaco è relegata in ruoli secondari. Questo dipende da una scarsa conoscenza delle Vostre mansioni, oppure dal fatto che il potere lo incarnano i primi mentre ai sindaci si pensa solo come a dei fanti sempre in prima linea, senza moschetto e senza cartucce, ma con una fascia messa di traverso che sembra un bersaglio su cui sparare?

Rutili
È vero, il Sindaco è meno importante dell’Onorevole, del Ministro  e del Presidente ed è sempre quello più “bacchettato” e criticato dai cittadini perché è quello più vicino ai cittadini ed è quindi la figura cui tutti i cittadini fanno sempre riferimento. Se un cittadino ha un problema non va certo a bussare alla porta dell’Onorevole, ma si rivolge alla porta del Sindaco. Il parlamentare è distante, mentre il Sindaco è sempre in prima linea. Questo però non significa che il Sindaco debba essere il capro espiatorio di tutto…

Brambatti
A mio avviso questo nasce dal fatto che, indipendentemente dalle competenze specifiche di un Sindaco e di un’amministrazione comunale, i cittadini comunque si rivolgono al Sindaco anche per problematiche che non sono direttamente di sua competenza. C’è anche la normale familiarità del vissuto quotidiano della persona che viene eletta, il Sindaco resta normalmente inserito nel contesto comunale, il Sindaco rimane un collega di lavoro, il Sindaco rimane comunque un cittadino. Tutto questo ha naturalmente degli elementi positivi, ma è chiaro che, essendo il Sindaco la persona più vicina al cittadino è anche quello che più facilmente può essere bersagliato ed oserei direi anche “impallinato”… per restare in tema con la domanda.  Mentre un Onorevole o un Ministro resta lontano dal vissuto quotidiano. Una distanza sostanziale  determinata dalla non conoscenza della persona stessa, ma spesso anche dalla non conoscenza del lavoro svolto per cui percepita dal cittadino come inarrivabile.

 Il candidato eletto giura sulla Costituzione, alcuni da come si comportano dopo l’elezione sembra abbiano giurato su Pinocchio…Lei, a parte la Bibbia, su quale libro giurerebbe in alternativa?

Rutili
…su Topolino! Non sceglierei mai Pinocchio, preferisco scegliere Topolino. Non è che con questa risposta voglio rendermi ridicola, ma è chiaro, se diventerò Sindaco ovviamente giurerò fedelmente sulla Costituzione e non sarò certo Pinocchio. Poi sotto alla Costituzione metto Topolino, anche il Manuale delle Giovani Marmotte è un libro formativo… (sorride)

Brambatti
Giuro sulla Costituzione perché ci si deve sempre rivolgere ai suoi principi fondamentali di guida. Ad essi però non si deve ispirare solo il politico, ma anche ogni singolo cittadino.
Comunque “giurare” è una parola che io non uso mai. Io non giurerei mai su niente perché quello che dico è quello che sento ed avere conferme su qualcos’altro mi metterebbe già nella condizione di dire che la cosa non la sento proprio mia!

Se l’Avv. Fabrizio Cesetti è Alì Babà, i comuni della provincia di Fermo(40) sono i ladroni...da sindaco di Fermo lei si sentirebbe come il genio della lampada o come il tappeto volante?

Rutili
Non saprei…dunque, io volo in alto per cui ... mi sentirei come il tappeto volante! Così sto sopra a tutti….

Brambatti
Sinceramente mi resta difficile vedere il Presidente Cesetti come Alì Babà e i colleghi sindaci come i ladroni. Tutti quanti dovremmo avere una lampada per realizzare le cose e non un tappeto volante. Anche perché  il tappeto volante potrebbe significare che si ha voglia di andarsene….mentre invece ci farebbe molto piacere avere un genio della lampada che ci aiuti soprattutto in questi momenti di disagio economico, compreso anche l’avere il tesoro della caverna! Per cui direi genio, genio ma con una condivisione da parte di tutti! Ognuno deve fare la propria parte, sentiamoci tutti geni o, quantomeno, sarebbe bello avere tutti insieme un genio che ci protegga! In questo senso mi metterei nel gruppo per poter contare su qualcuno che ci dia una mano!

Orario è maschile, puntualità è femminile, come mai le due cose non vanno mai d’accordo? Lei è molto puntuale, ma le donne in genere si fanno attendere, lei quanti uomini nella sua vita ha fatto aspettare?

Rutili
Professionalmente non ho mai fatto aspettare nessuna persona, personalmente invece ti puoi rivolgere alle mie amiche per avere la lista completa… A parte gli scherzi, io sono una persona molto puntuale. Quando non lo sono è perché non dipende da me, e comunque in caso di ritardo avviso sempre …

Brambatti
Mai nessuno! La mancanza di puntualità negli impegni è una cosa che proprio non sopporto perché non è solo una mancanza di rispetto ma diventa anche una dispersione del tempo che viene sottratta a chi deve aspettare.  Il mio lavoro mi ha portata spesso ad insegnare in paesi di montagna molto distanti ma non per questo sono mai arrivata tardi. Il fatto di arrivare in ritardo mi avrebbe messa in imbarazzo oltretutto perché avendo degli alunni minori questo avrebbe significato una mia mancanza di responsabilità nei confronti di coloro che andavano tutelati.
Nei rapporti di lavoro come in quelli personali non ho mai fatto aspettare nessuno. Qualora facessi attendere qualcuno potrebbero pure pensare liberamente che mi sia successo qualcosa e questa è una cosa che mi innervosisce molto, non mi piace! Preferisco partire con tanto anticipo per fare le cose quando debbo farle. Ho bisogno di una pianificazione.
Purtroppo invece negli incontri politici, specialmente se si svolgono dopo cena, si accumula sempre ritardo con il conseguente spostamento in avanti dell’orario di inizio ecco perché poi in queste occasioni si cerca volutamente di dare sempre mezz’ora di anticipo.
Io ricordo che molti anni fa, durante una vacanza a Londra andai a vedere Rudolf Nureyev - a quei tempi era ancora vivo - che ballava con Margot Fonteyn in un teatro vicino Trafalgar Square e rimasi colpita dall’orario di inizio dello spettacolo. Lo spettacolo cominciava alle 19.30 proprio per consentire alla gente di una grande città come Londra, specie nei giorni feriali, di rientrare a casa in un orario dignitoso che permettesse poi al mattino seguente di riprendere il normale lavoro. Oggi invece anche l’orario di inizio degli spettacoli non viene più rispettato e c’è sempre quello dell’ultimo minuto che nei concerti arriva con mezz’ora di ritardo, fa alzare le persone già sedute e disturba.
Dovremmo cercare di essere tutti più puntuali e per esserlo basterebbe solo organizzarsi meglio.

Una campagna elettorale è anche pranzi e cene, cose pericolosissime per la linea, dovendola proseguire sempre più intensamente, la sua preoccupazione è per la tenuta della linea fisica o per la tenuta della linea politica del suo schieramento?

Rutili
Mi preoccupo per la tenuta della mia linea fisica perché nel giro di dieci giorni ho già messo su tre chili!!!  Comincio ad essere seriamente preoccupata perché la mia forma fisica già risente degli effetti negativi di questa campagna elettorale e quando mi hanno detto che Nino Di Ruscio durante l’ultima campagna è ingrassato diciotto chili sono rimasta davvero sconvolta!

Brambatti

Io lavoro per lo schieramento anche perché sotto il profilo della dieta non ho nessuno problema, quando ho impegni dopo cena non mi concedo più di uno jogurt e non mangio alle cene. Ho bisogno di restare leggera per cui evito proprio, sono presente ma non mangio a meno che dopo la cena non abbia degli incontri da fare. Diciamo che preferisco più la mente che lo stomaco, cerco di limitarmi molto.
Il rischio di ingrassare c’è sempre, per me però gli impegni politici sono un buon motivo per fare più attenzione, per non stare a tavola oppure per alzarsi prima… nella speranza che tutto questo possa funzionare!

È tempo di sacrifici, Lei che cosa sarebbe disposta a sacrificare del suo mondo attuale per riuscire a diventare Sindaco?…ovvio che se fosse eletta dovrà metterlo in atto!

Rutili
Sto già sacrificando la mia professione di ingegnere edile. Non uso il condizionale perché lo sto già facendo da due mesi e sicuramente qualora diventassi il Sindaco della città la mia professione sarà accantonata e non solo per ovvi motivi di tempo ma anche per un chiaro conflitto di interessi…

Brambatti
Sono disposta a sacrificare qualche impegno casalingo. Oltretutto in casa sono abbastanza esigente ma è comunque quello che mi riesce più facile delegare, ma già sto rinunciando a molto del mio tempo libero ed anche alla cura del giardino. Chiaro che quello cui non vorrei mai rinunciare, ma che inevitabilmente dovrà essere sacrificato, oltre al tempo per la lettura, sarà il tempo per qualche viaggio. Mi pensavo pensionata per cui nella condizione di poter partire come e quando volevo ed invece le cose stanno andando da tutt’altra parte….(sorride)  

In un recentissimo film si narra di un uomo che, eletto per un compito unico nel suo genere, nel momento di accettare l’incarico viene preso dalla paura di non essere all’altezza…..è vero che quello è solo un incarico da maschi, ma lei sente di poter avere la stessa paura oppure è certissima di saperla vincere con un semplice sorriso? (riferimento al film di Moretti)

Rutili
Ho avuto il timore di non essere all’altezza nel momento in cui mi sono venuti a cercare per candidarmi, ma nel momento in cui ho deciso di accettare ho pensato di essere all’altezza! Sì, anche con un sorriso so già di essere all’altezza del ruolo altrimenti non avrei mai accettato. Non si può arrivare dopo, bisogna pensarci prima. Non si può arrivare e poi dire …”oh, mi sono sbagliata, non sono valida, me ne torno a casa”!
È come fare una maratona, sarebbe impensabile cominciare a “correre” senza avere la certezza di arrivare alla fine perché si è troppo stanchi…so benissimo quello che mi attenderà, so bene quello che andrò a fare. Indubbiamente incontrerò delle difficoltà iniziali perché per me è un’esperienza del tutto nuova, ma come ripeto sempre io non sarò sola. Al mio fianco avrò una squadra composta da persone valide e competenti che faranno il lavoro insieme a me. Il sorriso ci vuole sempre,  è indispensabile per sdrammatizzare le situazioni difficili…

Brambatti
Non dico di non essere all’altezza ma dire di non avere timore, se si ha la piena consapevolezza di quelle che sono le responsabilità future, significa veramente essere degli incoscienti senza testa.
Non si può partire con l’idea di andare a fare una gita in barca, no, questa è una cosa seria!
Penso però che questa paura possa essere tranquillamente superata dal momento che come Sindaco non sarò sola, avrò un contesto di supporto formato da personale qualificato, ci sarà uno staff costituito dalla giunta che coniugando la progettualità politica e l’esecutività darà a me la sicurezza di lavorare bene.

Le Marche sembrano una lunga città che parte da Gabicce Mare e finisce a San Benedetto del Tronto, Fermo in questo contesto sembra un’area di sosta ancora tutta da costruire, oppure sarà il casello più transitato grazie ad un futuro ancora tutto da realizzare?

Rutili
Secondo me fino ad oggi Fermo è stata un’area di sosta ed è giunto il momento che diventi un casello molto transitato. Proprio l’altro ieri mi è capitato di leggere su facebook un commento della parte opposta che diceva “Fermo per andare avanti paradossalmente ha bisogno di fermarsi”. Mi si è accapponata la pelle leggendo quelle parole. Se non ricordo male le ha pure scritte un ragazzo, quindi una persona giovane. Non è possibile, non esiste che Fermo per andare avanti debba fermarsi. Secondo me questa città è già stata ferma per troppo tempo. Fermo e, con il nuovo casello autostradale anche Fermo Nord, dovrà essere super transitata, transitatissima, osservata, visibile e anche chiacchierata!!!

Brambatti
Io sono sicura più che propensa per la seconda ipotesi. Fermo, per quanto riguarda la zona costiera può aver avuto dei ritardi e deve ancora risolvere molte problematiche. L’accoglienza turistica si configura in maniera diversa da quella attuale per una migliore qualità di servizi, per parcheggi, per aree verdi. Ma abbiamo anche una grande potenzialità costituita dalla zona di Marina Palmense, rimasta in sonno troppo a lungo ma che consente la possibilità di un intervento di ampio respiro. Se vogliamo partire da Gabicce Mare fino a San Benedetto del Tronto, escludendo il Conero, quello di Marina Palmense è infatti l’unico territorio che ha mantenuto e conservato intatto il suo aspetto naturale. Questa à un’area che ha anche una sua continuità con il bosco del Cugnolo e con la zona di Torre di Palme e lavorare per farsi che ci sia una profonda valorizzazione di questa zona  significa creare in quell’area un’oasi speciale rispetto alla configurazione della costa Adriatica. Un progetto questo che permetterebbe di pensare a questa città come una città del turismo. Fermo potrebbe offrire al turista la possibilità di fruire di due tipologie di spiaggia molto diverse fra loro a poca distanza l’una dall’altra se messe in comunicazione con una serie di infrastrutture semplici come una pista pedonale e una pista ciclabile. Considerando poi che c’è anche la città monumento che è Fermo. Fermo non ha dei monumenti, Fermo è monumento, nella sua interezza. Per cui, se ben valorizzata, questa città potrebbe intercettare diverse tipologie di turismo. È troppo riduttivo puntare solamente al turismo balneare perché troppo circoscritto al solo periodo estivo!

In centri locali, come Fermo, la politica nazionale è percepita come distante e la buca sul corso principale della città ha la stessa rilevanza di una guerra mondiale. Dipende dal nostro atavico provincialismo oppure perché nonostante internet il mondo esterno è sempre più esterno e ciò che veramente ci interessa è solo il nostro piccolo orticello quotidiano?

Rutili
Perché è quello che vivi. È la quotidianità. I cittadini notano quello che vedono dalla finestra. Infatti durante gli incontri che ho avuto con la cittadinanza posso confermare che la gente chiede le cose piccole, chiede il marciapiede davanti casa, che gli pulisci il fosso, che gli mantiene la strada perché la città deve essere mantenuta come la propria casa. A casa propria si fanno le pulizie e si tinteggiano le pareti, allo stesso modo anche per la città deve essere fatta la stessa identica cosa. Queste non sono piccolezze, ma necessità quotidiane…  certo, il Sindaco non si deve limitare solo a questo ma deve saper guardare anche oltre la manutenzione ordinaria della città.
Internet è tanto carino ma…Internet non ti porta il pane a casa. Devi uscire, attraversare la strada e schivare la buca per comprare il panino. Insomma, nella vita quotidiana c’è anche internet, la rete ti fa sentire vicina alla Cina, ma anche i cinesi al mattino devono attraversare la strada per andare a comprare il pane…

Brambatti
Non penso ci sia un sostanziale atteggiamento di provincialismo e non credo nemmeno si pensi solo al piccolo orticello. Certamente in una città ogni problema, pur piccolo che possa essere, rappresenta per un cittadino un ostacolo, un disagio ed una privazione perché lo si vive in prima persona. Per cui la difficoltà a camminare in maniera sicura per le vie di un centro storico come pure un ritardo in un servizio hanno una forte rilevanza per il cittadino anche se non possono essere certamente paragonate a questioni più importanti che accadono nel resto del paese e nel resto del mondo. Tuttavia i cittadini, anche se si lamentano per la buca nella strada, percepiscono le grandi questioni nazionali ed internazionali come la morte di un soldato italiano, sentono il problema dell’immigrazione  e sono sensibili ai temi della guerra…molti ci sono passati, in tanti ricordano bene cosa sia significato … non siamo poi così disinteressati!

“Nulla è più indispensabile del superfluo” Jean-Jaques Russeau
In una città come Fermo qual è l’indispensabile e qual è il superfluo?


Rutili
L’indispensabile per Fermo è la piccola manutenzione della città e tutte quelle piccole cose che un cittadino vede appena esce da casa. Tra le priorità rientra però anche il lavoro, ma questo non significa che il comune debba offrire posti di lavoro, significa invece che l’amministrazione comunale deve lavorare per creare le condizioni affinché si sviluppino nuove opportunità di lavoro ed è proprio in quest’ottica che noi diciamo “sì” al motodromo, “sì” al campo da golf, “sì” a tutte le varie infrastrutture perché creeranno indotto e  porteranno sicuramente lavoro. Non si può dire “no” a prescindere come fanno gli ambientalisti oppure solo perché ci sono interessi privati. Il motodromo non è solo la corsa settimanale, ma molto di più.
Il superfluo per Fermo sono senz’altro le chiacchiere e le polemiche. Se si abbassassero i toni e si pensasse solamente a risolvere i problemi sarebbe meglio per tutti!

Brambatti
Indispensabile per Fermo è ristabilire un dialogo tra l’istituzione Comune  e il territorio. Il dialogo è fondamentale e poi essere sempre presenti nella vita di tutti i cittadini. Essere vicini e dare sicurezza, dall’assicurare la vivibilità di un quartiere all’esserci laddove si verifichino situazioni problematiche verso i giovani e verso gli anziani… una vivibilità per tutti!
Per il superfluo non saprei….forse le sterili polemiche. Quelle sì che sono davvero superflue, Fermo non ne ha proprio bisogno.

Ci dia il suo pronostico sull’attuale crisi economica, vinceremo, pareggeremo, oppure ci stiamo avvicinando allegramente ad una sonora sconfitta? Qual è il sistema per uscire dalla crisi in modo innovativo, e soprattutto con quali ingredienti?

Rutili
Vinceremo! Nella vita bisogna essere sempre positivi. Da ingegnere posso dire che una soluzione potrebbe essere quella di inserire all’interno delle aziende del territorio un ingegnere gestionale che razionalizzi le minori risorse con il massimo risultato, in questo modo potrebbero essere gestite molte situazioni di crisi.
Se vogliamo poi prendere in considerazione la derivazione greca della parola e intendere la crisi come cambiamento, il modo migliore per farlo è cambiare le esigenze. Per cui non badare più al superfluo, piuttosto vediamo che cosa effettivamente si più fare con le poche risorse a disposizione, risparmiando e cercando di sviluppare fonti alternative di energie. La crisi non deve essere vista solamente in maniera negativa, ma come opportunità di cambiamento e di modifica delle proprie esigenze per andare avanti anche con i pochi mezzi che si hanno a disposizione.

Brambatti
Io mi auguro che ci sia la possibilità di uscire prima possibile da questa situazione estremamente critica. Dobbiamo venirne fuori. Assolutamente, perché da questa situazione dipenderà la nostra vita, il lavoro, il futuro dei giovani. Bisogna soprattutto trovare delle modalità per tornare a dare valore al lavoro. Il lavoro è un diritto di tutti, e soprattutto bisogna dare una speranza ai giovani che in questo momento si vedono negate molte possibilità e chiuse troppe porte. Oltre ai giovani bisogna dare una speranza a tutte quelle famiglie che si trovano in difficoltà, a coloro che hanno perso il lavoro e a tutti quelli che per età temono di non poterlo più trovare. La sicurezza economica è fondamentale perché da prospettive di studio per i figli, il diritto ad avere una casa… Spero davvero che chi ha in mano le sorti di questo paese faccia del tutto per  mettere in atto ogni possibile strategia per risolvere questo problema importantissimo. È chiaro che gli investimenti possono aiutare a superare la crisi, se non si investe nella formazione e nella ricerca diventa tutto più difficile. Laddove non si è propositivi, innovativi e stimolanti si diventa anche meno competitivi ed è tutto più difficile… La ricerca è un elemento fondamentale, la ricerca è la base per l’innovazione.  Senza ricerca non c’è innovazione e senza innovazione non c’è sviluppo.

Ci dica, per concludere….nel caso vincesse potrebbe includere nella sua compagine anche la sua antagonista, con incarichi di responsabilità, riconoscendole le doti umane e professionali necessarie per superare i problemi della città, oppure è una situazione nuova ma che non verrebbe mai accettata dai suoi alleati?

Rutili
Mi dispiace ma se io devo essere il nuovo e il giovane purtroppo non c’è spazio per persone navigate. La volta scorsa se non sbaglio mi hai chiesto che opposizione farei qualora vincesse la mia avversaria … purtroppo in squadra con me non la vorrei…non me la posso prendere…. Se si parla del nuovo e del giovane purtroppo non posso portare con me una di sessantacinque anni che sta in pensione…
Ne riconosco comunque i meriti. Io non la conosco ma ho sentito parlare molto bene di lei. Avrà senz’altro doti umane e professionali altrimenti non sarebbe la candidata sindaco per la città e non si troverebbe dove sta …anche se poi a fare la direttrice del conservatorio ce l’ha messa Di Ruscio. Quello infatti non è un incarico che si ottiene per nomina, ma indubbiamente se ce l’ha messa il sindaco uscente sarà sicuramente per merito. Ma io purtroppo ho già in mente come sarà composta la mia squadra. Mi circonderò di persone tecniche che conosco e di cui mi fido. E lei non la conosco...

Brambatti
Io penso che creerebbe molta confusione nei cittadini.
Se ci sarà un ballottaggio la candidata o il candidato con il quale dovrò misurarmi sarà una persona che avrà una grande responsabilità nel momento in cui dovrà fare bene l’opposizione. Con l’opposizione non ci si litiga e non ci si prende a schiaffi, con l’opposizione si dialoga e non necessariamente l’opposizione è castrante e negativa per una amministrazione comunale. L’importante è che ci sia però un doveroso e giusto riconoscimento dell’opposizione.

Alla prova della fascia si sono dimostrate entrambe preparate, con i dovuti distunguo ma entrambe conscie dell'impegno che le attende, ed entrambe in cuor loro certe di vincere. Come sempre ne vincerà solo una, e noi, che facciamo sempre il tifo per le donne, ora ci asteniamo dall'esprimere un parere per non influenzare i lettori, ma di una cosa sono certa...stavolta per i maschietti sarà proprio dura.....

mercoledì 16 febbraio 2011

CRONACHE FERMANE

A CHE GIOCO STIAMO GIOCANDO?
Ovvero, come la politica diventa un gioco. 
di Laura Gioventù
 


Salone nella sede della Provincia di Fermo.
I giocatori si dispongono al tavolo.
Da una parte l’Avv. Fabrizio Cesetti con il ruolo di Presidente della Provincia nonché mazziere e dall’altra parte giornalisti, opinione pubblica e fra loro, disposti un po’a destra un po’ a sinistra e qualcuno al centro, tutti gli esponenti politici, partitici, associativi e tutti quelli che in odor di elezioni escono fuori come i funghi.

L’occasione per il gioco è stranota, le dimissioni da vice presidente della provincia di “Tano” Massucci, in quanto lo stesso sembra deciso a giocare ad un altro tavolo, quello che con la posta in gioco offre la poltrona da sindaco della città di Fermo.

Il mazziere mischia le carte e comincia a dichiarare a che gioco sta giocando.
Ma a che gioco sta giocando effettivamente l’Avv. Cesetti?
Il presidente-mazziere gioca a RisiKo, perché cerca la strategia vincente per conquistare più territori possibili, chissà quanti carrarmatini detiene, saranno sufficienti per fare una guerra oppure solo per contenere le perdite?
E Gaetano Massucci a che gioco sta giocando?
“Tano” Massucci sta giocando a scacchi, ed in sella al suo cavallo salta i partiti cercando di fare scacco alla regina per contenderle la poltrona da sindaco.
E la “regina” Brambatti a che gioco sta giocando?
Ma è ovvio, la professoressa sta giocando a “nascondino”, forse cercando di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo e sembra che il suo slogan sia “tana, votatemi tutti!”.
Ma torniamo alla Provincia.
Il SEL a che gioco sta giocando?
Perbacco, ma sta giocando a “ruba bandiera”, perché spera di impadronirsi di un posto nella giunta provinciale, scalpita e si agita per un assessorato ma resta ancora una volta con un pugno di mosce in mano!
E la Sinistra, nel suo insieme tutta unita, a che gioco sta giocando?
La Sinistra gioca al “tiro alla fune”, perché tira la corda ipotizzando dall’altra parte un avversario che non c’è, perché la malattia della sinistra è che senza un rivale non riesce proprio a stare.
Ed il suo storico nemico, la Destra, nel suo insieme tutta divisa, a che gioco sta giocando?
La Destra gioca a “mosca cieca”, perché brancolando nel buio spera disperatamente di “acchiappare” il candidato giusto per perdere dignitosamente.
E fra loro c’è il Centro. Ma il Centro a che gioco sta giocando?
Il Centro gioca a “ruba mazzo”, perché spera di alzare la carta più alta per poter prendere il mazzo e distribuire lui le carte.
Ed insieme al Centro c’è la Chiesa. A che gioco sta giocando la Chiesa? 
La Chiesa gioca sempre a Ping Pong, perché se la rimpalla continuamente cercando la paletta o la pallina,  ma se la racchetta ora è Massucci, la pallina chi la fa?
Poi ci sono gli altri giocatori.
Vediamo che gioco stanno giocando anche gli altri.
C’è Franca Romagnoli. La Franca a che gioco sta giocando?
Lei è impegnata con il gioco dell’oca, perché schierandosi con Futuro e Libertà ha fatto due passi avanti e non si sa quanti indietro.
E Luciano Romanella a che gioco sta giocando?
Romanella ha scelto lo “schiaffo del soldato”, perché vuole mettersi nella condizione di indovinare sempre chi, dandogli il colpo più forte, lo faccia cadere.
Mentre il giovane Andrea Putzu a che gioco sta giocando? Putzu gioca a "scala quaranta", perché da bravo under quaranta sogna di scalare il potere.
Remigio Ceroni invece a che gioco sta giocando?
Remigio gioca a "traversone", perché fa di tutto per perdere cercando di non segnare neanche un punto.
Poi c’è il nostro caro “Peppone” al secolo Buondonno Giuseppe, tutto preso a giocare a tressette con il morto, con il sogno, mai tanto nascosto, di giocare avendo in mano entrambe le carte, le sue e quelle del morto.
E poi a questo tavolo ci sono i giocatori occasionali, quelli di questo momento, ovvero il movimento delle donne, ed a che giocano queste donne? Queste donne giocano alle belle statuine, perché nonostante siano armate di tacco alla riscossa, acconciature in similpelle e unghie laccate rosso passione, non riescono ad essere più quelle di una volta, e mentre passano qualcuno canta ambarabà ciccì coccò…
Poi ci sono gli ospiti d’onore, i giornalisti, a che gioco stanno giocando i giornalisti?
Le “signore” e i “signori” della stampa giocano al “mercante in fiera”, perché senza sapere quali saranno le carte vincenti azzardano puntate grammaticali degne di miglior causa.
E non presenti al tavolo, ma vittime predestinate dell’esito finale dei vari giochi, ci sono gli elettori, l’opinione pubblica e tutti noi insomma.
E noi, a che gioco stiamo giocando?
Poveri noi, noi non stiamo giocando, dovremmo giocare allo “scopone scientifico” ma ogni volta che scartiamo una carta c’è sempre qualcuno che fa scopa e non siamo mai noi!

Signore e signori avvicinatevi al tavolo, i giochi stanno iniziando, rien ne va plus!


Pubblicato su ... informazione.tv

lunedì 3 gennaio 2011

Io, Nella e la Sinistra.

Intervista al prof. Giuseppe Buondonno
di Laura Gioventù

Giuseppe Buondonno



La sinistra, la cultura, le alleanze, la pagella, gli scenari futuri, i "buoni e i cattivi": intervista a tutto campo, con "soluzione finale".

Per chi le sta vicino, ed in particolare per il futuro candidato sindaco della sinistra, la prof.ssa Brambatti, lei si ritiene un talismano di fortuna oppure porta sfiga?

Non ho mai portato sfiga a nessuno in vita mia e in realtà il candidato sindaco del centro sinistra non è vicino solo a me ma a tutte le forze politiche e vicino a tanta parte della città. È una persona apprezzata e stimata da tutti. Certo il partito a cui è iscritta è il Pd, ma saprà rappresentare tutti quei cittadini che vogliono un cambiamento profondo della città, anche quelli che in passato hanno votato Di Ruscio e che oggi sono comunque molto scontenti di questo centro destra e delle sue divisioni personalistiche. L’unità della sinistra ha una grande valenza attrattiva ma non è autosufficienza. Noi guardiamo a tutti i fermani e pensiamo ai problemi della città. Non ci sono tra noi problemi di carattere personale …

Cinque anni fa lei correva contro Di Ruscio, fu lui a vincere o lei a perdere?

Di Ruscio ha vinto, questo è evidente. Noi abbiamo fatto allora una straordinaria rimonta rispetto a quello che dicevano i sondaggi. Abbiamo riaggregato dopo 5 anni il centro-sinistra e oggi questo clima unitario, come quello delle provinciali, è frutto anche di quello che si creò cinque anni fa. D’altra parte sono rarissimi i casi, se penso al 2006, di sindaci uscenti che abbiano perso le elezioni del secondo mandato. In questo caso Di Ruscio rimase nella norma perchè in genere le città riconfermano sempre al secondo mandato i loro sindaci. È difficile che accada il contrario …
Poi i cittadini di Fermo lo hanno bocciato come Presidente della Provincia. Non ci dimentichiamo che Di Ruscio ha perso alle provinciali proprio nella sua città.
Comunque Di Ruscio oramai è una figura che appartiene al passato … noi dobbiamo guardare al futuro e lo dobbiamo fare guardando ai problemi reali dei cittadini e un po’ meno a questa dietrologia personalistica che non interessa a nessuno.

Di Ruscio ha vinto nel 2006, ora perché lei non si è ricandidato?

Intanto non credo che le persone si debbano candidare ma debbano essere candidate dalle forze politiche o dalle primarie, a seconda del metodo che si sceglie di utilizzare …

… Come mai allora non è stato ricandidato?

Perché ho scelto di fare l’Assessore in Provincia e credo con discreti risultati. Ritengo che bisogna avere rispetto per i ruoli istituzionali, non a caso mi sono dimesso da Consigliere comunale, proprio perché i ruoli non si confondessero. Certo, sono anche il segretario cittadino del PD, ma questo è un ruolo puramente politico e non istituzionale e credo che sia giusto tra l’altro individuare come Sindaco della città una figura che, come in questo caso, è fuori dalle (anche giuste e sacrosante) polemiche di questi ultimi anni.
Nella Brambatti è una figura che in questo momento può guardare al di là degli schieramenti.

Secondo lei, “bisogna saper perdere” è una affermazione di principio da condividere, oppure il foglio di congedo per chi non abbia i requisiti per governare?

Questa è una cosa vada detta al centro-destra. Penso che perderanno le elezioni a Fermo come hanno perso le elezioni provinciali e credo che questo segnerà anche un cambiamento in tanti Comuni del territorio della Provincia. È evidente che, un po’ come sta accadendo a livello Nazionale, le divisioni della destra sono la conseguenza di piccoli e grandi fallimenti.

…quindi è un foglio di congedo per chi non ha i requisiti per governare …?

Mi sembra una domanda prematura. Vediamo chi vincerà e chi perderà. La democrazia è bella proprio per questo. Sono convinto che Nella Brambatti ha buone probabilità di vincere e di fare il Sindaco della Città e se sarà il sindaco della città, lo sarà di tutti. Quello del Sindaco non deve essere un ruolo di parte, ma deve rappresentare i cittadini, i loro diritti e i loro bisogni, senza appartenenze e senza personalismi. La forte indipendenza e la forte personalità della Brambatti è una notevole garanzia in questo senso!

Ritornando a Di Ruscio, il Sindaco è al termine del secondo mandato, come mai allora continua a fare campagna elettorale, se non può più ricandidarsi? Lei che cosa legge dietro questo atteggiamento?

A me sembra che stia cercando, con un po’ di propaganda, di uscire a testa alta da questo quinquennio. Il problema non è tanto Di Ruscio, in quanto Sindaco io l’ho criticato molto per degli errori gravi, ma devo riconoscere anche che ha lavorato molto. Il problema non è Di Ruscio, credo che con questo movimento di acque di superficie si stia cercando di nascondere l’assoluta mancanza di governo di questi ultimi tre anni che sono stati letteralmente persi per la città. Questo è il momento però di accettare che toccherà ad altri ridisegnare, attraverso lo strumento principale della democrazia che sono le elezioni, il futuro di Fermo, i prossimi venti anni di questa città. Non ha senso simulare attacchi alla diligenza mentre la diligenza sta arrivando al capolinea …

Se la Brambatti punta al centro, come è stato vociferato, come si potrebbero guadagnare i voti del centro e di tutti gli “scontenti” di Di Ruscio, contestualmente si potrebbero perdere i voti più a sinistra. In questo caso il suo ruolo di segretario potrebbe essere quello di “guardiano” della sinistra? 

Io penso che non bisogna dire sciocchezze … il segretario del Partito Democratico come tutti i segretari del centro-sinistra sono tutti molto vicini a Nella Brambatti. La sostengono e la sosterranno con grande forza, energia, impegno e lavoro quotidiano. È bene chiarire che Nella Brambatti è una donna che viene da una cultura di sinistra ed è, come tante persone della sinistra, una donna aperta, attenta ai bisogni della gente, attenta alla pluralità delle culture; ed è una donna che guarda ai problemi concreti (come spesso accade alle donne, molto più degli uomini spesso troppo attenti al proprio ego). Qui non si tratta di ridurre tutto a “schemini” politici astratti, il centro, la destra, la sinistra. C’è un’impostazione culturale che guarda alla trasparenza e ai diritti della gente. Un’ impostazione solidale. Dopodiché, un bravo Sindaco, come sono sicuro saprà essere la Brambatti, guarderà ai problemi di tutti i cittadini e chiederà il voto a tutti i Fermani indipendentemente dalla loro appartenenza politica. È così quando un sindaco sa rappresentare lo spirito di una città e non di una singola forza politica. Le forze politiche sono importanti, saranno parte organica della coalizione, ma chi amministra si sveste dei panni di appartenenza. A me capita per esempio, in qualità di assessore, di scordarmi l’appartenenza politica del sindaco o dell’assessore con cui sto parlando.
E credo che ci siano molti sindaci di centro-destra della Provincia di Fermo che te lo potrebbero confermare.
Quando due amministratori parlano hanno presenti prima di tutto i problemi concreti da risolvere, i progetti e le idee e si appassionano a questo.

Non serve dare anche un programma? La Brambatti è stata invitata senza un menu e non è che se perderà verrà poi accusata di non avere la lista della spesa oppure gli elettori si accontentano di una cena al buio?

Intanto non perderà, e questo credo di poterlo dire con un certo margine di sicurezza. Certo, le elezione devono ancora essere svolte e vanno sempre rispettate. Al contrario di quello che dici però c’è già stato un confronto sulle idee di fondo che sono state riassunte nella carta dei valori e che le forze politiche stanno discutendo nelle linee programmatiche. Su questo, tanto i partiti del centro sinistra quanto Nella Brambatti, sono stati molto chiari nell’individuare i criteri e le linee di fondo; dopodiché la candidata sindaco saprà costruire il programma in un confronto aperto con la città, le associazioni e i quartieri. Il programma non deve essere un menu scritto da cinque persone, ma con la città, sentendo, ascoltando e dialogando. La candidatura di Nella ha definito alcune idee di fondo che sono quelle di una svolta. Una svolta, prima di tutto, nei metodi di governo della città che parte dal bisogno di dare a Fermo una prospettiva nuova che la porti fuori dalla palude di questi anni. Perché questi anni sono stati una palude.

Nel caso in cui lei vi chiedesse autonomia elettorale voi, come Pd, gliela concederete o ci sono ancora le componenti di schieramento da tenere in considerazione?

Credo che questa domanda dovresti farla a lei. È lei che deciderà come impostare la campagna elettorale.

È possibile che una donna non abbia la capacità di vincere da sola? Per vincere ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno o di staccarsi? Si deve per forza sottostare ai soliti calcoli di bottega oppure lei ha le caratteristiche per farcela, comunque sia?

Credo che nessuno vinca mai da solo. Tutti vincono grazie all’aiuto e al lavoro di altri, che siano forze politiche o i tanti volontari che già si stanno avvicinando per sostenere la campagna elettorale di Nella, che siano le associazioni che partecipano e contribuiscono al programma.
Un sindaco non è mai una donna o un uomo solo al comando. È sempre espressione di un progetto. Chiunque ha bisogno di un progetto collettivo. Lo stesso Presidente Cesetti ha vinto per meriti propri ma anche grazie ad un grande sforzo collettivo. Chiunque, ripeto, ha bisogno di un progetto collettivo. Dico anche una donna che ha esperienza, carattere e apertura culturale come Nella, ha strumenti in più rispetto a tanti uomini per farcela.

Ci dica allora, se è così sicuro della vittoria …

No, non sono così sicuro, dico solo che ci sono tutte le condizioni perché questa ci sia. La sicurezza della vittoria ce l’hanno solo gli elettori.

… facciamo un pronostico …

No, non li facciamo i pronostici.

… Ci dica ad oggi quale è la vittoria in numeri della Brambatti. Ci dica la percentuale per la quale si possa dire che la Brambatti ha vinto anche se non verrà eletta, nel caso in cui cioè vinca comunque la candidata ma perda il partito.

È un gioco che non mi interessa …

Dopo dieci anni avrete un sogno nel cassetto, quale risultato, in numeri, sperate di ottenere?

Il sindaco di Fermo sarà eletto dal 50+1 dei cittadini Fermani. Che questo poi avvenga al primo turno o al ballottaggio queste sono tecniche elettorali e cambia poco. Credo che Nella Brambatti possa vincere ma ho l’impressione, indipendentemente dal fatto che lo dica io, che anche testate giornalistiche e testate più o meno giornalistiche lo pensino e lo creda anche il campo avversario che privatamente ammette che abbiamo fatto un’ottima scelta. E questo vale molto di più dei miei sondaggi personali, espressione soltanto di un’analisi politica e sociale della città. Fermo ha voglia di un cambiamento, ci sono troppe persone che sono state lasciate sole, che si sentono umiliate da una pratica politica che ha favorito gli interessi di pochi. Si avverte che la città è stata lasciata in uno stato di abbandono. C’è un clima molto positivo, di attesa e sono convinto che la Brambatti lo saprà ascoltare e accogliere per dare una nuova prospettiva. Lei, come molti di noi, è in una fase della vita molto bella, in cui veramente tutto quello che si fa lo si fa per le generazioni future e questo è molto importante. Se questo vale in generale, per una donna vale almeno il doppio …

Voi avete candidato Nella Brambatti per le sue capacità musicali, nel caso di vittoria la suonerebbe contro la destra, e nel caso di sconfitta, il venire trombata non sarebbe così drammatico per un presidente di conservatorio?

Nella ha grandi capacità di direzione, musicali un po’ meno. Non mi risulta che sappia suonare strumenti musicali, ma in ogni caso è più brava a darle che a prenderle.

I comunisti fanno ancora paura al punto da non far votare la classe media? Siete ancora quelli che mangiano i bambini?

Non diciamo eresie.
Intanto i comunisti sono rappresentati nella coalizione del centro-sinistra da due forze politiche, i Comunisti Italiani e Rifondazione, non dalla mia. E sono due forze politiche importanti.
Le forze della sinistra sono fortemente radicate anche nella classe media e nei cattolici, al punto tale che molti cattolici sono di sinistra, e non fanno paura, anzi, rappresentano una prospettiva di giustizia e di libertà. In questo Paese l’hanno sempre rappresentata e chi ti parla viene dell’esperienza del PCI, cioè dall’esperienza di quelli che hanno contribuito a liberare questo paese, che hanno scritto – non da soli, ovvio - la Costituzione, che hanno contribuito a difendere i diritti dei lavoratori e dei più deboli. Che poi vi siano state evoluzioni e cambiamenti di carattere storico questo non significa perdere per strada valori e principi portanti. La parola “comunista” o la parola “sinistra” può far paura semplicemente a qualcuno che è rimasto ingessato nel passato oppure viene usata in un modo disonesto semplicemente per nascondere la prevalenza dell’interesse privato su quello pubblico.
Il Presidente del Consiglio la usa a sproposito, forse mal consigliato durante qualcuno dei suoi festini privati…

Che rapporto c’è tra l’essere non riformista e il volere una rivalsa elettorale?

Non so di che cosa tu stia parlando. Le rivalse non mi appartengono. La rivincita, e sonora, ce l’ha avuta il centro-sinistra alle provinciali.
Ma tutto questo poi, interessa a qualcuno?
Credo che l’importante per i cittadini sia quello che fai, come governi, le risposte che dai ai loro bisogni e quanto li coinvolgi nelle decisioni. Cerchiamo di essere seri. Non inseguiamo provocatori e propagandisti. Fermo, negli ultimi anni, di questa gente ne ha avuta già troppa. Ora veramente è il momento di voltare pagina.

Che vuol dire “riformista”?

Essere riformista significa cambiare nel senso della giustizia e della modernità la struttura di un paese, utilizzando il metodo democratico, attraverso i sistemi e gli strumenti della democrazia.

Riformista è un concetto solo di sinistra oppure è anche di destra? A destra i riformisti come si chiamano, revisionisti?

Direi che riformisti nel centro-sinistra lo siamo dalla svolta di Salerno nel 1944, da quando cioè Togliatti scelse la via democratica di cambiamento della società italiana.

Revisionismo è una categoria che appartiene alla storiografia prima ancora che alla politica. Credo che ci possa essere un riformismo anche di destra. Portiamo un esempio: alcune proposte che vengono da Futuro e Libertà sono proposte riformiste, come il voto agli immigrati e alcuni progetti di natura sociale e anche culturale.
Il riformismo è un metodo, poi naturalmente si caratterizza in base ai contenuti. Nella storia della politica europea e mondiale il riformismo è stato il criterio metodologico della sinistra democratica. Di quella sinistra non rivoluzionaria, social democratica, liberal democratica. Ma questo non significa che non vi possa essere anche un riformismo di destra.

Se i politici di sinistra vengono definiti “barbuti” come Fidel Castro o Che Guevara oppure violenti come Pol Pot capo dei Khmer rossi cambogiani, come si possono definire quelli che stanno a destra?

Stai parlando di politici di sinistra del secolo scorso. Se penso alla sinistra attuale, a livello internazionale, mi viene in mente Obama. Alcuni politici di destra, nella destra italiana, io li chiamerei integralisti, mentre alcuni loro propagandisti sono un po’ talebani. A livelli più alti invece, la destra italiana è una destra neo feudale e questo credo sia proprio uno dei motivi di rottura di Fini con Berlusconi. La destra berlusconiana non ha il senso dello Stato. Ne è totalmente priva, confonde la dimensione privatistica personalistica con le istituzioni e con l’interesse collettivo.

Che cos’è un talebano?

I talebani sono dei guerriglieri islamici caratterizzati da un forte fanatismo integralista religioso. In genere viene usato come sinonimo di fondamentalismo integralista. Ma questo che c’entra con Fermo?

Come definisce la politica nel nostro territorio, di serie A, di serie C oppure è in divenire? A livello nazionale, quanti politici locali di “spessore” potremmo proporre?

Credo che la politica fermana sia in forte divenire. La nascita della Provincia è un elemento che rafforza tutto il territorio. Non solo per ciò che la Provincia sta facendo ma per il semplice fatto di esistere, accresce il peso di questo territorio sia a livello regionale sia nazionale.
All’altra domanda non ha molto senso rispondere. Un territorio viene rappresentato ed ha peso nel momento in cui mette in campo progetti collettivi che vanno anche al di là degli schieramenti. Per questo dico per esempio che la continua polemica di chi ha governato questa città e di certi settori della destra, ieri contro la Regione, oggi contro la Provincia, rischia di isolare il territorio. Credo che si debbano costruire progetti comuni. Certo, si possono criticare delle scelte generali, ma la capacità degli amministratori deve essere quella di costruire anche con gli altri livelli istituzionali.

La nostra è una terra a connotazione prevalentemente artigianale e industriale e in queste zone non abbiamo da proporre il nostro Bersani. Ma se il Pd cerca fuori di se, facendo la corte a Montezemolo, secondo lei, la destra potrebbe andare a cercare Diego Della Valle?

Della Valle non lo conosco, ma non credo sia un uomo di destra. È un imprenditore e se mai è vicino ad ambienti fortemente centristi. Non credo sia neanche intenzionato a fare scelte di carattere politico. Sinceramente, non lo conosco e non mi arrogo il diritto di rispondere. Sono domane che dovresti fare a lui. A livello nazionale il problema per la destra in questo momento si chiama Silvio Berlusconi. Il convitato di pietra da cui questa destra non riesce a liberarsi per diventare una destra moderna ed istituzionalmente attendibile.

Sulla sua carta d’identità lei ha scritto “professore”. Mettiamo i voti ai politici.
Per esempio, che voto darebbe a Di Ruscio?


A Di Ruscio non lo voterei mai.

A Luciano Romanella?

…Romanella…cinque per simpatia.

A Remigio Ceroni?

Per la rappresentanza del territorio darei un voto bassino anche se nel complesso … diciamo una sufficienza.

A Fabrizio Cesetti?

Per quello che ha fatto e che sta facendo … direi un nove pieno.

A Franca Romagnoli?

Non riesco ad essere obiettivo ed equilibrato. A Franca voglio molto bene da tanti anni, quindi il giudizio è comunque positivo. È una persona per cui ho affetto e stima. Dal punto di vista politico lei sa che le metto un voto molto basso anche se per le sue ultime scelte partitiche il voto è alto.

A Gianfranco Fini?

Insufficiente. Una insufficienza determinata dal fatto che le sue scelte devono essere più chiare. C’è un ambiguità profonda. I giudizi sono naturalmente rivolti all’esperienza di cui si è reso protagonista. Fini non può chiamarsi fuori dalle responsabilità che ci sono nella nascita, nella vittoria e nell’affermazione del “berlusconismo” in questo ventennio. Debbo dire però che mi incuriosiscono intellettualmente alcune riflessioni che sta facendo e che ho avuto modo di sentire dal vivo. Naturalmente non sono ipotizzabili esperienze e progetti comuni tra il centro-sinistra e Futuro e Libertà mentre può essere molto interessante un dialogo su alcune questioni di carattere istituzionale e su alcune ipotesi di riforma.

…che voto gli diamo?

Cinque e mezzo.

A Silvio Berlusconi?

Berlusconi non è classificabile. È un problema per il paese.

A Nichi Vendola?

Un buon voto perché sta vivendo un’esperienza di governo interessante in Puglia, sta facendo un buon lavoro di riaggregazione di parte della sinistra. Anche in questo caso devo ammettere però di essere influenzato da un’amicizia e da un affetto di lunga data.

A Pier Luigi Bersani?

Otto. Perché sta facendo un lavoro importantissimo di tenuta e di rilancio del PD. Certo, come spesso succede, può capitare di non condividere singole esternazioni relative alla tattica, ma l’idea del Partito Democratico come partito che sia l’asse portante di una svolta del  Paese credo la incarni.
A volte ci vuole un po’ più di decisione su alcune questioni strategiche.

Ci dica qualcosa di sinistra...

Prima a livello nazionale.
Voglio esprimere tutta la mia solidarietà, al di là dei giudizi su questo o quell’accordo specifico, alla Fiom e tutta la mia profonda contrarietà all’accordo di Mirafiori. Non solo per i contenuti dell’accordo, ma perché si pensa, con un’operazione autoritaria da Fiat degli anni cinquanta, di espellere il più importante sindacato dei metalmeccanici dalle trattative, dagli accordi e dalla rappresentanza democratica dei lavoratori. Sono convinto che i lavoratori sapranno reagire e che la Fiom e la Cgil sapranno difendere il diritto di rappresentanza di quei lavoratori – parlo della Fiom in particolare – che sono stati in prima linea nella conquista dei diritti dei lavoratori di tutte le categorie, non solo per i metalmeccanici.
Non ci dimentichiamo che in questo paese la caduta del fascismo la si deve anche agli scioperi di Mirafiori nel marzo del 1943, quando gli stessi operai che hanno dato vita al sindacato, sono stati deportati nei lager nazisti.
Quello che si è compiuto a Mirafiori è un atto di provocazione nei confronti di tutte le forze democratiche del paese e credo che si debba dare una risposta politica molto forte a cominciare dal mio partito. Non si tratta di questo o quel sindacato, ma del diritto di rappresentanza sindacale. In fabbrica questo diritto va garantito anche a chi dissente, soprattutto a chi dissente.
Sul piano locale e territoriale, credo che il centro-sinistra Fermano, unito e maturo com’è, saprà conquistare il consenso di tutti i cittadini, anche di quelli che non sono di sinistra ma che vedranno in Nella Brambatti una prospettiva di futuro per la città e per chi, ancora, non è nato. Noi dobbiamo lavorare per quei bambini che nasceranno a Fermo nei prossimi trent’anni.

…ed ora ci dica qualcosa di sensato!


Qualcosa di sensato è tutto quello che ho detto fino ad ora!
E comunque non sono stupito del fatto che nel centro-destra non riescano ancora a trovare un candidato unitario, perché sono profondamente divisi. Suggerisco magari, per facilitarci le cose, il direttore della testata su cui pubblicherai quest’intervista. Ci farebbe vincere con estrema facilità!


Nel ringraziare il professor Giuseppe Buondonno per l’intervista, non ci è sfuggito il suo ghigno finale nel nominare il possibile candidato del centro-destra.
Sta a vedere che come Adolfo Leoni ha avuto l’acume di anticipare Nella Brambatti come candidato del centro-sinistra, anche Giuseppe Buondonno abbia un acume similare nell’anticipare Adolfo Leoni come possibile candidato del centro-destra.
Magari è fantapolitica, ma in quel caso siamo proprio sicuri che una candidatura del genere faccia vincere la sinistra a mani basse?
Di una cosa siamo certi, se fossero questi due personaggi a contendersi la poltrona di Sindaco per la città di Fermo, assisteremo finalmente ad una competizione corretta nel rispetto principalmente dell’avversario e non del nemico in quanto tutto si potrà dire tranne che non sono due persone per bene.
 

Pubblicata su ... informazone.tv

giovedì 2 dicembre 2010

A SPASSO CON NELLA

Conversazione con la Prof.ssa Nella Brambatti 
di Laura Gioventù
  

Abbiamo incontrato Nella Brambatti, la candidata per lo schieramento di sinistra del panorama politico, per la poltrona di Sindaco per la città di Fermo.
È stato un colloquio molto aperto e sincero, e mentre ci scambiavamo domande e risposte non potevamo non apprezzare la sua assoluta attenzione per il rispetto umano e l’assoluta mancanza di polemica politica. Non siamo più abituati a rispetti del genere per cui lo abbiamo molto apprezzato, e speriamo sia emulato dagli altri candidati.



La prof.ssa Nella Brambatti


Nel Rigoletto, la celeberrima opera di Giuseppe Verde, il Duca di Mantova, parlando delle donne dice “questa o quella per me pari sono”. A parte la battuta operistica, in politica per gli elettori le donne sono come gli uomini, pari sono, oppure hanno qualcosa di diverso che potrebbe diventare un vantaggio o un’opportunità e forse anche una novità per le amministrazioni locali?

Le donne sono diverse perché portano con se, a parte il sub-strato culturale che potrebbe essere condiviso con gli uomini, una loro specificità che è quella di essere madri, e quindi l’essere diverse per una serie di esperienze, di impegni, e di lavoro che è differente da quello maschile. Penso che la presenza delle donne sia fondamentale nell’amministrazione di una città e nel fare politica proprio perché la loro diversità e la loro diversa esperienza  aggiunge qualcosa in più. Per esempio gli uomini possono benissimo riflettere su quelle che sono le esigenze sociali, ma dovrebbero cercale mentre le donne le porterebbero come esperienza personale immediata. Per il semplice fatto che le esigenze di una mamma che lavora e che ha dei bambini piccoli, una donna la esperimenta e la vive sulla propria pelle giorno dopo giorno per cui è chiaro che ad una proposta e ad una soluzione ci arriva naturalmente prima che ci possa arrivare un uomo. Quindi le diversità derivanti dalla presenza di una componente sia maschile sia femminile ben vengano perché ognuno apporta una propria specificità e il fatto di poter arrivare prima ad una sintesi o ad una proposta politica permette di economizzare nei tempi di programmazione e di lavoro di un ente pubblico locale. L’importante è che nel momento in cui si parla di donne e politica ci siano donne che vogliono fare politica nella maniera in cui la politica in senso ampio va intesa, non per stare lì a fare rappresentanza. Parliamo di donne serie…

Quando le donne scendono in politica spessissimo devono sacrificare  molto della loro vita privata, matrimonio famiglia e carriera professionale. Come riuscire a conciliare le due cose senza cadere nella trappola dei ricatti affettivi e dei sensi di colpa, cose nelle quali noi siamo maestre?

In primo luogo credo che sia sempre possibile pensare a quello che è il tempo della politica. Debbo dire che in qualche mondo pesa di più, almeno per quello che riguarda la mia esperienza professionale, nel fare politica amministrativa di una città. Vale a dire, normalmente si sa che l’impegno di una donna che fa politica, in una città, significa essere presente e starci sempre, ed è chiaro che questi sono tempi sottratti alla famiglia e al lavoro. Nel caso di un’amministrazione comunale, molto spesso non è stato possibile in passato il fatto di rinunciare al lavoro per dedicarsi esclusivamente all’amministrazione e personalmente io non sono stata nelle condizioni di poter dire faccio l’assessore ma non faccio l’insegnante,  perché non è possibile nemmeno sotto il profilo economico. L’altra cosa che pesa enormemente è il fatto di partecipare alla vita attiva del Consiglio comunale, che non ha la possibilità di riunirsi di giorno così come avviene in Regione e al Parlamento, ma si lavora nelle ore successive al lavoro ufficiale, e spesso i lavori in Consiglio e in commissione si protraggono oltre l’orario previsto, quindi è chiaro che da questo punto di vista diventa abbastanza sacrificato. Già solamente il fatto di poter contare su un rispetto dei tempi, quella che è la puntualità e la sinteticità del lavoro, consentirebbe una maggiore partecipazione, secondo me, delle donne, altrimenti è dura…
Quando facevo l’assessore o il consigliere comunale, se finivo alle sei del mattino comunque alle otto ero in classe. Non mi sono mai permessa, tranne rari casi, di lasciare la scuola perché poi ci sono dei lavori che non te lo consentono nemmeno perché oltretutto eticamente ti poni in una situazione di disagio per chi lavora. Un insegnante comunque a scuola ci deve stare e è possibile che un giorno non ti presenti e il secondo pure, poi al terzo devi rientrare!
Un rispetto dei tempi sarebbe fondamentale e se già solamente ci fosse la puntualità sarebbe una cosa bellissima.

Il termine francese “charme” indica in genere fascino, forza di attrazione e seduzione più o meno esercitate da una persona per le sue qualità fisiche, intellettuali e personali. Le donne in politica come conquistano l’elettore, usando lo charme suddetto oppure è solo un fatto di ideologia politica?

Io toglierei il concetto di seduzione. Penso che l’elemento importante sia quello della necessità di comunicare idee e progetti. Toglierei tutto quello che aggiunge ma toglie concretezza e sincerità al fare politica, almeno per quanto mi riguarda. Parlerei di carisma e di capacità comunicativa ma che non deve essere uno strumento. La capacità significativa saper tradurre nel modo più semplice ed accessibile a tutti quelle che sono le proposte di un progetto politico che si vuole intraprendere  e che si vuole condividere con i cittadini. Più si è capaci di essere chiari, più si è bravi a trasmetterlo, a farlo vivere e percepire dai cittadini e più ci si sente sicuri e nelle condizioni di fare meglio. Serve una comunicazione efficace delle ideologie che significa rendere più immediati e diretti i contenuti del proprio progetto politico e di come si vuole lavorare.

Lei è la prima candidata donna per la carica di sindaco della città di Fermo, un ruolo che con l’istituzione della nuova Provincia è diventato ancora più importante. Nel caso fosse eletta, il suo parametro amministrativo sarà emulare Anna Magnani nel suo “Onorevole Angelina” epica e popolana, o un misto tra Nilde Iotti, Letizia Moratti e Luciana Littizzetto, ovvero rispettabilità, rigore e ironia?

Senz’altro vorrei rigore perché è fondamentale in un momento in cui non ci sono più confini e limiti di quello che deve e non deve essere fatto e nemmeno pensato dal punto di vista del fare politica e di amministrare la città. Dietro al rigore passerà la rispettabilità, bisogna essere comunque assolutamente seri. L’ironia serve, perché comunque sia aiuta ad affrontare anche i momenti di crisi. Ci permette di non cadere nel pessimismo più assoluto e serve a sciogliere certi conflitti che possono verificarsi  con i cittadini. Il rigore, la rispettabilità e l’ironia sono degli elementi fondamentali. Vedo meno la faciloneria, facciamo tutto, tutto è possibile. Non è nel mio carattere, per me sarebbe proprio impensabile questo atteggiamento e soprattutto non lo reputo nemmeno serio nei confronti dei cittadini.

Nei suoi comizi e nelle sue presentazione in campagna elettorale Lei sta pensando ad un messaggio elettorale comune oppure ad una divisione tra elettori maschili ed elettrici femminili perché è a conoscenza della stranezza per cui le donne non votano le altre donne. C’è bisogno di messaggi diversi oppure in quanto elettori non si ha sesso, per cui va bene un unico messaggio ed in quel caso secondo lei perché le donne non votano le altre donne?  

Il messaggio dovrebbe essere unitario e che si rivolge a tutti, alle donne, ai giovani, agli anziani. Non si possono avere due canali separati. Sul fatto che le donne votino meno le altre donne non so sinceramente perché questo avvenga. Ci dovrebbe essere comunque una fiducia tra l’elettorato femminile e le candidate donne perché a mio avviso sono anche le donne che aiutano di più a capire quelli che sono i loro bisogni. Forse si teme che ci sia una sorta di mascolinizzazione della donna, forse è un po’ la stessa cosa che avviene anche nel mondo del lavoro, si teme la concorrenza, si resta diffidenti. Partirei da questo presupposto, cresceremo anche e dobbiamo metterci nella logica che la società, sia nel mondo del lavoro, sia nel mondo della politica, è costituita da uomini e donne, per cui si deve scegliere la persona più capace e più competente e affidarsi a quella indipendentemente dal sesso.
Del resto questo problema non me lo sono mai posta perché ho lavorato spesso e bene soprattutto con le donne. Per mia esperienza personale e, anche da un punto di vista di formazione professionale, devo ammettere che le esperienze in equipe con le donne mi hanno sempre dato grandi vantaggi e sono state sempre estremamente positive. Quando funziona…funziona meglio!
Poi è vero anche che se ne candidano anche di meno, e se la componente maschile è più alta rispetto a quella femminile, ecco che manca l’alternanza uomo donna. Il motivo ricade nello stesso discorso per cui molto spesso le donne non se la sentono e rinunciano perché in effetti sono gravate anche di tanti altri problemi. La vita politica, se ben fatta, richiede attenzione e studio e capisco che di fronte a questa cosa qualcuno faccia la scelta di preferite il lavoro e la famiglia. L’esperienza politica può nascere e morire mentre la carriera professionale poi rimane…molto spesso l’assenza delle donne nasce quindi dalle difficoltà oggettive del fare politica!

Dalla sua biografia sappiamo che lei è stata a Napoli per lavoro. Nella nostra regione abbiamo avuto 2 precedenti famosi, Giacomo Leopardi e Gioacchino Rossini, da una parte la poesia e dall’altra la musica, che hanno trovato a Napoli sia la bellezza sia l’ispirazione. Lei è una donna di cultura e di poesia ma allo stesso tempo è anche una donna di musica, come spiega questa comunanza tra lei, Leopardi e Rossini …

Direi in questo caso che sono tre marchigiani che si sono trovati a Napoli. Napoli avrà dato molto sotto il profilo dell’ispirazione musicale e anche per la poesia è stata sempre una città importante soprattutto in certi periodi storici. È chiaro che fosse una città di riferimento culturale importante.
Rispetto agli altri debbo dire che la mia è stata un’esperienza derivata da una scelta personale ed io di Napoli, pur avendo apprezzato la cultura e tutto quello che si è mosso e che c’è stato di importante e del quale ho goduto e fruito, ne ho vissuto un altro di aspetto. Per ragioni professionali il ministero mi ha mandato ad insegnare a Napoli città, in un triangolo non certo dei più belli sotto il profilo dei rapporti sociali. Ho insegnato in una struttura che faceva riferimento a studenti del professionale  che stavano tra San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli, quartieri che sono complicati da gestire e per me in principio è stato un dramma, perché la camorra impera e la scuola subiva sistematicamente questi attacchi da parte della malavita. È stata una situazione difficilissima, non capivo, era un mondo talmente diverso, a parte che linguisticamente non li capivo, c’erano rapporti difficili e in certi casi violenti. All’inizio la situazione che mi sono trovata davanti mi ha messo in crisi, poi ho cominciato a muovermi. In quel caso sono partita da un presupposto molto chiaro: anche un solo studente deve essere tutelato nei confronti di situazioni di violenza e di ricatto, anche un singolo episodio deve giustificare l’intervento dell’insegnante, e soprattutto chiarire i principi in base ai quali si sta nella scuola. L’istituzione per prima deve fare in modo che non ci siano confusioni. In particolare è stato faticoso far capire che non si può cedere alla violenza e al ricatto. Sono stata molto dura però doveva passare un messaggio chiaro nei confronti degli alunni, tutti erano eguali, nessuno si poteva permettere di usare violenza nei confronti dei compagni, ne tantomeno certi nomi di famiglia, ben noti nell’ambiente, potevano mettere in soggezione altri alunni, specie in una realtà dove spesso c’erano famiglie in difficoltà finanziarie. Ho fatto tutto quello che ritenevo opportuno fare, per cui per sei anni per sei classi per ogni anno, ho pagato le fotocopie per tutti gli alunni in classe e anche le fotocopie all’inizio dell’anno per tutti i libri. Era l’unico modo per fornire a tutti gli stessi strumenti, e poi … essere estremamente dura. Dura perché praticamente c’era, ed è capitato, chi usciva dall’istituto e andava a fare una rapina. Doveva passare un messaggio chiaro e questo non è stato dato da tutti…c’era qualcuno che ti diceva…”sai quella famiglia fa del bene” ma come si fa a dire certe cose quando si tratta di gente che chiede il pizzo e spaccia droga?

Alcuni hanno cercato la cultura a Napoli, la città, la sua ricchezza. Io ne ho fruito di cultura e di musica. Ho cercato anche di partecipare alla vita della città, ma sotto il profilo professionale  ho avuto l’impatto con un altro mondo, quello della sofferenza e della violenza. L’altra faccia della medaglia. È stata un’esperienza molto  forte, ci sono famiglie che hanno molti problemi, ragazze che a quindici anni restavano incinte, andavano tutelate, ragazzi con i genitori in galera oppure ammazzati, l’ambiente è questo…
Onestamente Roberto Saviano non ha inventato nulla. Questa è la realtà di Napoli che poi a me non m’abbiano mai bucato le gomme dell’auto e non m’abbiano mai toccato…è positivo… dicevano che ero un carabiniere però avevano stima di me. Chiaro che bisogna porsi in un rapporto di assoluta serietà. Non è mai successo che entrassero in classe senza che io ci fossi, oppure che venissero a scuola senza una giustificazione, perché dopo sarebbero stati dolori. Mi sono comprata due registratori, tutti i materiali didattici me li sono comprata da sola… andavo in giro con una quarantottore con dentro anche fazzoletti da naso perché se andavano in bagno e non c’era la carta igienica gli davo i fazzoletti…e poi fornivo penne… matite…fotocopie…tutti dovevano avere il necessario…non c’erano alibi di sorta. Tutti i ragazzi erano nella stessa condizione per cui a quel punto non c’erano scuse.
In una situazione così difficile, una volta ricordo che venne un neuropsichiatra della asl, era maggio, praticamente a fine anno scolastico, per darci delle “dritte” su come gestire gli alunni in difficoltà. Si azzardò solamente a dire… “…perché voi insegnanti mettete il pilota automatico…”ed io mi tirai immediatamente su, feci un urlo e mandai una lettera di protesta alla asl. Come si fa ad avere un pilota automatico in una classe dove quando fai l’appello ci sono cinque alunni che hanno il padre in galera, alcuni sono difficili, diversi devono essere recuperati ed altri non avevano nemmeno una casa…pilota automatico? …ma per piacere!!!

Pensa che la sua esperienza abbia lasciato un segno…?

Penso di sì, soprattutto ho avuto un riconoscimento molto grande da parte dei miei alunni perché il fatto stesso che alcune ragazze  mi cercano su facebook significa che, tutto sommato, anche se in alcuni momenti sono stata rigida, hanno apprezzato….qualcuna l’ho pure bocciata ma non ho mai avuto nessuno che ha chiesto “….ma perché?”. C’è sempre stata la piena consapevolezza che una valutazione faceva riferimento ad un loro percorso, che era bello o meno bello, perché al di là di quello che io avevo fatto c’era una loro assunzione di responsabilità, e l’hanno sempre condivisa chiaramente cercando anche di non vanificare, almeno come presenza a scuola, questo dialogo che si poteva aprire con alcuni alunni che, se avessero avuto troppe difficoltà, avrebbero abbandonato la scuola. E, abbandonare gli studi, significa cadere nelle mani della camorra. Perché la camorra ha tutti gli interessi a far si che i ragazzi non vadano a scuola e diventino la loro manovalanza.

Che cos’è una politica di ampio respiro, il bisogno di ossigenare i polmoni dopo aver scalato le cime del potere oppure la visione da un colle di un infinito che si speri positivo?

Io escluderei assolutamente scalare per il potere. Non esiste proprio. In un sistema democratico ci devono essere dei cittadini che si fanno carico per conto di una comunità di governare. La politica è un impegno positivo che presuppone il dialogo ampio con tutti quanti  e un atteggiamento di collaborazione per cui mettiamo insieme e spendiamo le nostre competenze, le nostre professionalità ed anche la buona volontà. Quando si va a governare le problematiche da affrontare vanno ben aldilà delle competenze e del sapere di ognuno, ma si può, anzi di deve lavorare insieme  e insieme alla comunità. Se si ha un progetto positivo e un programma che può avere un termine si amministra ma, dopo aver governato, si deve anche ritornare nel privato della vita di ognuno. Poi ci saranno altre persone che faranno altre cose. Fare bene e governare la città deve essere un fine perché arrivare alla politica non è un mezzo per ottenere gratificazione personali né di carriera che magari non si sono avute da altra parte. Come si va a governare si deve anche essere pronti a ritirarsi quando si è concluso un percorso.… questo dovrebbe essere l’obiettivo…

Lo spartito in musica indica una regola per i musicisti e per il direttore d’orchestra, in politica lo stesso termine, lo spartire, indica ben altre cose e forse è quel qualcosa che ha allontanato molte persone dalla politica stessa. C’è un nuovo significato per ridefinire la parola senza associarla a intrallazzo, concussione, corruzione, denaro e mazzette?  

Dividersi i compiti e collaborare. Comunque sia è impensabile che si possa essere alla guida di una coalizione molto allargata, oppure anche più ristretta, senza collaborare. Lavorare insieme è l’unico modo per poter operare seriamente. Si tratta di condividere gli impegni e il lavoro tenendo conto di quelli che sono gli obiettivi. Quindi condivisione a livello di programma con i cittadini e condivisione di lavoro e di responsabilità di gruppo nell’amministrazione di una città. Poi sarebbe opportuno riportare la politica ad un valore dell’etica, del rispetto e della trasparenza. Non è possibile prescindere da questo. Non esiste proprio. Laddove entrano di mezzo la mazzetta e l’intrallazzo una cosa è certa: si va contro l’interesse del cittadino e si viene meno a quello che è l’obiettivo primario per il quale si è deciso di fare politica.
 
Perché lei si è candidata, per orgoglio personale, per miseri calcoli di sezione elettorale, o perché un giorno qualcuno le ha puntato alla tempia un ramoscello di ulivo dicendole “vai, vinci e salvaci tutti”?

Mi fa piacere che nel momento in cui hanno fatto il mio nome lo hanno fatto pensando che potessi essere la persona giusta e all’altezza per quei valori di cui abbiamo discusso anche a caratteri generali e che potessi essere una persona affidabile. E nel fare questa scelta possono aver tenuto conto delle mie esperienze passate e del mio carattere. Aldilà della gratificazione per la valutazione che è stata fatta su di me … non c’è niente che mi spinga a dire “volli, volli, fortissimamente volli”. Penso anche che a livello di partito, quando è stata proposta una rosa di candidati, non ci sono stati calcoli matematici, sono state prese in considerazione le persone che avrebbero potuto avere i requisiti per poter svolgere questo ruolo, e forse hanno visto su di me la persona più anziana di esperienza, e che avrebbe potuto meglio interpretare quelle che fossero le scelte di tutti quanti. Mi rendo conto di questa grande responsabilità e mi rendo conto anche che rispetto ad un progetto di pensionata con tanti interessi, essere sindaco significa doverne tagliare fuori parecchi. Parto dal presupposto che se in questo momento può essere importante per tutti quanti e anche per la città lavorare vorrà dire che ritaglierò meno tempo per gli interessi personali o cercherò comunque di farci entrare qualcosa…comunque lo faccio volentieri…

Quale sarà la seconda cosa che farà quando sarà proclamata sindaco, riunire i partiti della coalizione per cucinare la prima giunta, e in quel caso ci dia subito la ricetta perché gli ingredienti ci appaiono molto variegati, o cercare di svegliarsi da questo incubo?

Intanto sarà un obiettivo arrivare ad avere un risultato positivo alle prossime elezioni…

…poi festeggiare…

Sì, ma per festeggiare c’è il lavoro preparatorio da fare con la coalizione. Il fatto stesso che siamo partiti con tanto anticipo darà la possibilità di conoscerci bene ma soprattutto di lavorare insieme alla città per quello che sarà il programma di governo. Secondo me il programma di governo è l’unica linea che ci deve guidare tutti insieme. Gli obiettivi e i contenuti sono le sole cose che ognuno di noi deve avere in testa. Nient’altro.

Sicuramente lei spera di vincere, ma i candidati che non superano il verdetto elettorale si definiscono  “trombati”. “Trombare” è un termine che appartiene al gergo musicale ma anche ad un gergo “squisitamente” sessuale in questo caso per indicare una sconfitta.
Si dice che una sconfitta insegni più di mille vittorie, se venisse “trombata”  questa sconfitta che cosa le insegnerebbe?


Si parte da questo obiettivo, vincere. Io ho un progetto per la città e questo progetto deve essere compreso e condiviso dalla cittadinanza e siamo partiti anche dal presupposto di avviare delle consultazioni in modo tale da tener conto di quelle che sono le esigenze di tutto il territorio. Fermo è una città che è costituita da territori con diverse peculiarità, di una parte della città che è più attiva sotto il profilo della produzione, di una parte della città che ha una vocazione turistica e così via. Io mi riferisco alla città nel suo insieme. Il fatto di una possibile sconfitta, dopo il lavoro premilitare, quindi il non arrivare al governo della città…beh questo potrebbe dipendere da una non condivisione del programma da parte dei cittadini. Ovviamente mi auguro che questa cosa non avvenga, cerchiamo di fare in modo invece che ci sia un dialogo costruttivo e possibile con tutti. Noi ci poniamo l’obiettivo di poterla governare, chiaro che poi l’esame di coscienza si farà…ci potremo domandare fino a che punto siamo stati efficaci nella comunicazione. Fino a che punto abbiamo centrato quelli che erano gli obiettivi ritenuti necessari per i cittadini e se sono state comprese tutte le esigenze… mi auguro che ci sia un dialogo per saper leggere meglio le aspettative dei cittadini!

Una curiosità…la politica è anche estetica e se sì in che cosa si visualizza? Doppiopetto, tubino o tailleur? Il luogo comune dice che a sinistra ci si vesta “scasciati” mentre a destra tutti “griffati”. Esiste un’etica che diventa estetica della politica? 

Da donna sì, in questo senso, se può servire come esempio: ho avuto l’occasione di vedere, ma nemmeno troppo tempo fa, alcune riprese della Camera dei Deputati, che molto probabilmente si riferivano ad un periodo di chiusura pre-estiva ed ho visto delle signore, riferendomi alle donne, ma il discorso vale anche per l’uomo, combinate in maniera tale che forse sarebbero state meglio sedute davanti ad uno chalet che non alla Camera. Dico questo, le istituzioni sono importanti e vanno rispettate. Il messaggio che deve passare è quello di serietà ed autorevolezza che non è collegabile esclusivamente a quanto e come ci si copra, ma riguarda tutta una serie di atteggiamenti che vanno dal parlare al rispettare.
Il rispetto passa anche nel modo in cui ci si comporta pertanto si deve assolutamente evitare che ci siano degli adeguamenti a certe brutte modalità di comportamento, che molto spesso vediamo anche in televisione, messaggi inaccettabili quindi di scompostezza e violenza verbale. Questo deve avvenire ovunque, in ogni posto di lavoro, l’ho preteso a scuola, e non è solo una questione di forma, la forma si sostanzia in queste cose soprattutto quando si rappresentano le istituzioni e i cittadini. 

Il sindaco ha anche il compito di consegnare le chiavi della città ad alcuni personaggi illustri, ma una donna non lascia mai le chiavi di casa a nessuno, anche se illustre, tranne non sia la suocera o la propria madre. Lei, diventando sindaco, al posto delle chiavi a questi personaggi darebbe un libro che illustri la storia e la cultura della città di Fermo, oppure un manuale delle istruzioni che spieghi come trattare con i marchigiani?

Io direi che alle persone illustri innanzitutto affiderei un libro su Fermo perché è troppo bella questa città e ha tante cose da conoscere, ed in primo luogo farei fare un giro in biblioteca come una cosa del tutto preziosa e riservata. Secondo me l’omaggio più grande che si può fare è quello di far conoscere e amare questa città… Come primo segno di ospitalità l’importante è diffondere la conoscenza di questa città…Città ricca di storia e di belle cose…e forse un libro lo regalerei a tutti i Fermani…perché c’è tanto di tanto.
È importante sapere, perché se non ci conosce la città come possiamo pensare di valorizzarla? Non riusciremo nemmeno a proporla. C’è la necessità di recuperare e tutelare tutto un passato che diventa arricchimento e patrimonio personale di ognuno.
Spesso e volentieri mi capita di leggere anche la storia passata e, secondo me, ogni cosa che apprendo in più è una cosa che mi fa piacere, che ricontestualizza questo mio vissuto a Fermo, anche se poi di fatto io non sono Fermata. Mi sono trasferita dall’età di 17 anni. Vengo dal Maceratese, ma non significa certo venire dell’America. Per certi versi la storia di Fermo si è così estesa che di fatto io venivo da un paese vicino, Macerata è condivisa, facevo capo alla Curia Arcivescovile anche per quanto riguarda la parrocchia quindi, in buona sostanza, siamo nella “Fermanità”.
Poi sui Marchigiani, non so se sono i difetti di un tempo, si diceva che sono abituati a lavorare in silenzio, sono poco esibizionisti, riservati…è probabile poi che qualcosa con il tempo sia anche cambiata, e che queste caratteristiche nella sostanza si siano perse con l’evolversi della società.


La nostra passeggiata con Nella è finita, ci siamo salutate e scambiate gli auguri per le prossime feste, per il nostro rispettivo futuro, e per una campagna elettorale basata sui contenuti e non sulle isterie politiche di chi voglia buttare tutto in rissa. Personalmente sono stata contenta del nostro incontro ed anche lei lo è stata, del resto il ritrovarsi fra una professoressa e una sua ex allieva è sempre qualcosa di esaltante e commuovente. Avevo tralasciato di dirvelo ma Nella Brambatti e Laura Gioventù sono già state in contatto fra loro, ed è stato molto emozionante intervistare la propria professoressa di francese dopo tanti anni. Grazie Nella e tanti auguri, e i lettori mi scusino se sembro di parte, ma una professoressa Brambatti spero l’abbiano avuta tutti, almeno una volta, nella vita. 

Pubblicato su ... informazione.tv