Visualizzazione post con etichetta Luciano Romanella. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Luciano Romanella. Mostra tutti i post

mercoledì 16 febbraio 2011

CRONACHE FERMANE

A CHE GIOCO STIAMO GIOCANDO?
Ovvero, come la politica diventa un gioco. 
di Laura Gioventù
 


Salone nella sede della Provincia di Fermo.
I giocatori si dispongono al tavolo.
Da una parte l’Avv. Fabrizio Cesetti con il ruolo di Presidente della Provincia nonché mazziere e dall’altra parte giornalisti, opinione pubblica e fra loro, disposti un po’a destra un po’ a sinistra e qualcuno al centro, tutti gli esponenti politici, partitici, associativi e tutti quelli che in odor di elezioni escono fuori come i funghi.

L’occasione per il gioco è stranota, le dimissioni da vice presidente della provincia di “Tano” Massucci, in quanto lo stesso sembra deciso a giocare ad un altro tavolo, quello che con la posta in gioco offre la poltrona da sindaco della città di Fermo.

Il mazziere mischia le carte e comincia a dichiarare a che gioco sta giocando.
Ma a che gioco sta giocando effettivamente l’Avv. Cesetti?
Il presidente-mazziere gioca a RisiKo, perché cerca la strategia vincente per conquistare più territori possibili, chissà quanti carrarmatini detiene, saranno sufficienti per fare una guerra oppure solo per contenere le perdite?
E Gaetano Massucci a che gioco sta giocando?
“Tano” Massucci sta giocando a scacchi, ed in sella al suo cavallo salta i partiti cercando di fare scacco alla regina per contenderle la poltrona da sindaco.
E la “regina” Brambatti a che gioco sta giocando?
Ma è ovvio, la professoressa sta giocando a “nascondino”, forse cercando di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo e sembra che il suo slogan sia “tana, votatemi tutti!”.
Ma torniamo alla Provincia.
Il SEL a che gioco sta giocando?
Perbacco, ma sta giocando a “ruba bandiera”, perché spera di impadronirsi di un posto nella giunta provinciale, scalpita e si agita per un assessorato ma resta ancora una volta con un pugno di mosce in mano!
E la Sinistra, nel suo insieme tutta unita, a che gioco sta giocando?
La Sinistra gioca al “tiro alla fune”, perché tira la corda ipotizzando dall’altra parte un avversario che non c’è, perché la malattia della sinistra è che senza un rivale non riesce proprio a stare.
Ed il suo storico nemico, la Destra, nel suo insieme tutta divisa, a che gioco sta giocando?
La Destra gioca a “mosca cieca”, perché brancolando nel buio spera disperatamente di “acchiappare” il candidato giusto per perdere dignitosamente.
E fra loro c’è il Centro. Ma il Centro a che gioco sta giocando?
Il Centro gioca a “ruba mazzo”, perché spera di alzare la carta più alta per poter prendere il mazzo e distribuire lui le carte.
Ed insieme al Centro c’è la Chiesa. A che gioco sta giocando la Chiesa? 
La Chiesa gioca sempre a Ping Pong, perché se la rimpalla continuamente cercando la paletta o la pallina,  ma se la racchetta ora è Massucci, la pallina chi la fa?
Poi ci sono gli altri giocatori.
Vediamo che gioco stanno giocando anche gli altri.
C’è Franca Romagnoli. La Franca a che gioco sta giocando?
Lei è impegnata con il gioco dell’oca, perché schierandosi con Futuro e Libertà ha fatto due passi avanti e non si sa quanti indietro.
E Luciano Romanella a che gioco sta giocando?
Romanella ha scelto lo “schiaffo del soldato”, perché vuole mettersi nella condizione di indovinare sempre chi, dandogli il colpo più forte, lo faccia cadere.
Mentre il giovane Andrea Putzu a che gioco sta giocando? Putzu gioca a "scala quaranta", perché da bravo under quaranta sogna di scalare il potere.
Remigio Ceroni invece a che gioco sta giocando?
Remigio gioca a "traversone", perché fa di tutto per perdere cercando di non segnare neanche un punto.
Poi c’è il nostro caro “Peppone” al secolo Buondonno Giuseppe, tutto preso a giocare a tressette con il morto, con il sogno, mai tanto nascosto, di giocare avendo in mano entrambe le carte, le sue e quelle del morto.
E poi a questo tavolo ci sono i giocatori occasionali, quelli di questo momento, ovvero il movimento delle donne, ed a che giocano queste donne? Queste donne giocano alle belle statuine, perché nonostante siano armate di tacco alla riscossa, acconciature in similpelle e unghie laccate rosso passione, non riescono ad essere più quelle di una volta, e mentre passano qualcuno canta ambarabà ciccì coccò…
Poi ci sono gli ospiti d’onore, i giornalisti, a che gioco stanno giocando i giornalisti?
Le “signore” e i “signori” della stampa giocano al “mercante in fiera”, perché senza sapere quali saranno le carte vincenti azzardano puntate grammaticali degne di miglior causa.
E non presenti al tavolo, ma vittime predestinate dell’esito finale dei vari giochi, ci sono gli elettori, l’opinione pubblica e tutti noi insomma.
E noi, a che gioco stiamo giocando?
Poveri noi, noi non stiamo giocando, dovremmo giocare allo “scopone scientifico” ma ogni volta che scartiamo una carta c’è sempre qualcuno che fa scopa e non siamo mai noi!

Signore e signori avvicinatevi al tavolo, i giochi stanno iniziando, rien ne va plus!


Pubblicato su ... informazione.tv

venerdì 15 ottobre 2010

Le risposte di Luciano Romanella

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Per quanto mi riguarda, rispondo portando un esempio di quando facevo l’assessore: a me nessuno mi ha mai chiamato “assessore”, mi chiamavano tutti Luciano, questo a dimostrazione che fare politica non è un fatto di potere, è un fatto di voler far qualcosa per la propria cittadinanza. Vale a dire che lo spirito con cui ci si candida a fare il consigliere comunale dovrebbe essere, come ho sempre fatto io, quello di mettersi a disposizione dei cittadini. Ho del tempo libero, allora che faccio? Posso fare volontariato alla Croce Rossa, alla Croce Azzurra, vado a dare una mano agli anziani, vado in un centro sociale oppure mi candido, ho del tempo libero e mi metto a disposizione dei cittadini.
Il potere per me è una parola che non esiste, ce l’ha solo una persona, il Padre Eterno.
Poi, invece, se una persona vuole candidarsi per ottenere visibilità personale invece che per spirito di servizio nei confronti della propria cittadinanza lo capisco subito ad intuito. Non ci sono segnali particolari, solo parlando con la persona, nel complesso, riesco subito a capire. Naturalmente bisogna saper leggere, ed io sono psicologicamente portato perché nella vita ho fatto il venditore per tanti anni, ho venduto di tutto. Per vent’anni ho venduto enciclopedie sviluppando questo “fiuto” ed ho affinato questa fortuna-sfortuna di riuscire a comprendere immediatamente.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


In riferimento ai canditati da mettere di una lista elettorale non bisogna fare il lavoro di cui parli tu, bisogna solo, attraverso l’intuito, capire chi vuole realmente mettersi  a disposizione dei propri cittadini in base alla propria esperienza. Io non valuto il candidato in base alla popolarità dello stesso in termini di un maggiore ritorno di voti. Non è questo il sistema con cui vengono scelte le persone del mio gruppo perché sono convinto che se dovessi sceglierli in base alla popolarità non renderei un servizio alla città, non darei l’opportunità ad altri di candidarsi. Tutti devono avere la stessa opportunità. Mai dalla popolarità, ma dalla volontà e dalla schiettezza che uno riesce a percepire … si fanno le liste. Ho già cominciato … lo spirito è questo.


Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Decadere automaticamente non si può fare, c’è una legge che attualmente non lo permette. Possiamo proporlo ma sarebbe anche tardi, non si può fare. L’unica cosa che si potrebbe fare è far sottoscrivere un pseudo accordo in cui si dichiara che, in caso di cambio della bandiera, a livello deontologico, ci si dimetta immediatamente. Sarebbe un buon sistema. Quantomeno sarebbe motivo di “sputtanamento”, di perdita di attendibilità  quando, avendo firmato, un domani si arrivi poi a disconoscere anche la propria firma.  Lo potrei proporre, anzi, lo proporrò viste anche le mie esperienze passate….ndr…io sono il più votato di Fermo. Ci sono persone che stanno in Consiglio Comunale nella mia lista con solo 52 preferenze … ed alcuni di questi mi hanno pure tolto il saluto per rispondere ai vari “padroni” che hanno ….

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Obbiettivamente la tua è una riflessione simpatica  e me ne sto già preoccupando. Essendo la città di Fermo messa un po’ a “macchia di leopardo” perché non è concentrata in un unico nucleo, Fermo è formata da sei/sette quartieri messi insieme, allora io cosa faccio? Sarebbe troppo semplice scegliere in ogni quartiere cinque candidati e farli “correre” per te. Noi invece stiamo cercando, una volta individuate le persone, di fare delle riunioni per capire quel è quella persona che può essere più attendibile nel quartiere e convogliare tutto su di lei. Questo è il modo di operare che ci siamo dati. Non cerchiamo mai la persona che porta più voti, ma quella più credibile per quel quartiere. Essendo un movimento civico basato sulla mia persona, se prenderò 10 voti, 7 saranno di simbolo. 40 è un fatto politico, 60 non è più un fatto politico. Se andiamo a vedere, nel 2006 si votarono le comunali a Fermo e le politiche a Roma. C’è gente che mi diceva che avrebbe vinto due volte, a sinistra con Prodi ed alle comunali con me, che ero candidato con una lista civica di destra. Nelle comunali i cittadini votano in tutt’altra maniera. Il voto è più personale e si può usufruire del voto disgiunto. Si può votare il consigliere di rifondazione e votare Romanella sindato oppure viceversa. È più un lavoro di territorio, di porta a porta.
Invece i partiti che cosa fanno? Siccome sanno che quel 40% che ha ogni partito gli serve per fare il salto e vincere, gli serve il potere nel controllare il partito.
A Fermo, un segretario politico di un partito, chiunque esso sia, che si candida alle comunali, prende 60 voti perché non lo conosce nessuno però all’interno del partito ha potere.
Quello che non capisce la gente è come mai i partiti che dovrebbero fare a cazzotti per avermi invece non mi vogliono. I partiti non ti vogliono perché se uno come me entra in un qualunque partito fa primo. I partiti ti mandano via, così come nella tua stessa coalizione, quando prendi molti voti e non rispondi a nessuno ti debbono far fuori. Sei scomodo, è normale. Se sei di una lista civica ti fa fuori lo stesso sistema politico, se sei di un partito ti fa fuori il partito stesso, qui c’è la caccia ... come per il prato inglese, a tagliarlo come uno va su … il problema grosso è questo. Più voti si hanno e più si prendono le bastonate.
Chiunque vuole gestire il potere, destra e sinistra è indifferente. Gli altri sono solo soldati.
Io sono stato assessore e perché mi hanno cacciato? Il più bravo, riconosciuto da tutti, il più mediatico … perché allora? C’è un motivo. Parchè gli dai fastidio, parlo, dico, mi confronto, chiedo … alla fine sei un gran rompiscatole e cammini. Questo è il prezzo della popolarità delle persone come me. Sono stato cacciato ma oggi sono in auge più di prima. Perché la città di Fermo, una città capoluogo di provincia, di 38mila abitanti, oggi, a sette mesi dalle elezioni, in qualunque posto tu vai, se chiedi chi è il candidato sindaco tutti ti rispondono Romanella. In ogni angolo di Fermo Romanella è conosciuto….nessuno domanderà “chi è? Non lo conosco…” magari ti diranno che è un delinquente, un puttaniere, che è bravo. Ne dicono di tutti i colori ma tutti mi conoscono.
Se avrei voluto fare il soldatino lo avrei potuto anche fare, bastava che mi mettevo lì e stavo buono e zitto ma non avrei dato soddisfazione a chi mi ha mandato su, ai miei elettori che mi hanno votato per dire, controllare e fare e non per dissetare la sete di potere.
Che cosa è successo nel centro-destra fermano? Hanno perso le provinciali per la sete di potere di Di Ruscio, della Romagnoli e di Ceroni. La città ti suona quando fai lo strafottente. Aver perso a Fermo, questo è il dato politico. È semplice, la politica non è fatta al servizio del cittadino, ma di loro stessi per danaro più che per il potere.
Apparentemente sono tutti precisi, pieni di moralità, poi di fatto se tu vai all’interno di un partito ci sono solo mezzi per ammazzare l’altro attraverso la denigrazione della persona. Non si entra nel merito della incompetenza specifica. Per esempio se io sono “un culattone” non posso esserlo? Posso comunque fare bene l’assessore allo sport!?! No, si grida allo scandalo! Insomma, è ora di farla finita di valutare con questi metri … andiamo avanti…dai…

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


È una domanda lunga e variegata. È come se fossero dieci domande messe insieme. Io penso che ogn’uno debba avere comunque l’opportunità di candidarsi a prescindere dall’istruzione e dalla famiglia a cui appartiene ed io ne sono l’esempio vivente: un pollo di periferia come me è entrato a palazzo con una scia di voti e non era mai successo prima a Fermo. Per il nostro territorio questa domanda sembra quasi inopportuna. Un tempo era la casta che comandava, all’interno delle mura, ora le periferie sono diventate più popolose e forti e non hanno una fermanità radicata dentro. Nella zona costiera a nord per esempio, ci sono 6 mila abitanti di cui 3 mila sono arrivati negli ultimi 10 anni dal sud e dal nord per seguire il lavoro. Oggi le cose sono nettamente cambiate e credo che ogn’uno deve avere la possibilità di candidarsi indipendentemente dal grado di cultura anche perché, per esperienza personale, appena fui eletto, andai in Consiglio Comunale nel 2001 e cominciai a vedere che c’erano tra destra e sinistra 4 avvocati, un ex senatore, un ex deputato, ed io pensavo ora che faccio? Ora che dico? Mi sentivo un po’ in imbarazzo e si cominciava a vedere la differenza tra chi, mediatico come me, aveva raccolto molti consensi e questi politici. Ogni volta che si sedeva in Consiglio c’era una sorta di sudditanza nei confronti dell’alone che circondava questi personaggi. Poi li senti parlare una volta, poi la seconda e anche la tersa e la quarta e capisci subito che non hanno niente di più di te, ma anzi, ti rendi conto che quelli che stanno lì sono degli pseudo falliti nella propria professione e si sono buttati in politica. Io credo che quando una persona è acculturata e si esprime al massimo nella propria professione quando mai andrà a fare il Consigliere Comunale. Un grande avvocato, un grande ingegnere, un grande architetto, un grande filosofo, non hanno nemmeno tempo….chi va nella politica locale siamo un po’ noi che di cultura ne abbiamo per sopravvivere.
Quindi nessun test e nessun quiz. Assolutamente. Con il quiz televisivo ci sarebbe sicuramente da ridere … se senti in Consiglio Comunale ci sono delle vere e proprie macchiette …. ndr…. ci vuole l’interprete … non faccio nomi …

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


L’importante è partecipare. Lo spirito di gruppo contraddistingue la mia lista civica come anche il mio gruppo giovani. Mettiamoci insieme e andiamo avanti. Se viene eletto uno piuttosto che un altro alla fine non ha importanza. Se arriviamo al successo, come crediamo di fare, ci sarà visibilità per tutti. Noi crediamo per esempio che l’assessore debba avere un pool. Noi non proporremo un assessore e basta. Se riusciremo, non istituiremo un assessorato ma un pool formato da 3 o 4 persone con a capo l’assessore. Lo stipendio dell’assessore stesso verrà ripartito tra i componenti del gruppo pur avendo sempre il primo la responsabilità dell’immagine. Uno dei primi punti del mio programma elettorale è che l’assessore alle politiche giovanili del Comune di Fermo non dovrà avere più di 30 anni. Non è una questione di  limite di età, potrebbe diventare anche uno che ha 31 anni, il fatto è che dobbiamo mettere un giovane. I giovani si devono gestire le loro politiche giovanili e non quelli della mia età che possono essere educatori.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Io penso quello che dico sempre ai miei giovani. Che cosa veniva fuori sentendo parlare i giovani? Un certo disinteresse …”a me che me ne frega”….”io nemmeno ci vado a votare..” ed ho fatto capire dell’importanza del voto comunale. Non si può rinunciare ad un qualcosa che è fondamentale. È come se ti scippassero di qualcosa. Il giovane deve mettere nel circuito il proprio nome perché deve cercare lavoro, deve farsi conoscere per quelle che sono le proprie attitudini, le proprie qualità ed esperienze. Si deve far conoscere nel proprio territorio ed il miglior modo è entrare in un movimento civico e far veicolare il proprio nome a prescindere dal fatto che poi prenda 15 voti perché ha dimostrato che lui è parte attiva della città. Uno non può aspettare il lavoro stando a casa, deve anche muoversi e far parte di un movimento. Ed un movimento civico significa anche star fuori dalla politica perché non si viene etichettati con il PDL oppure con il PD, ma perché ci si vuole mettere in gioco e far veicolare il proprio nome, è questo lo spirito.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


La domanda è doppia. Per la prima la risposta è semplice. A me capita spesso che la gente mi fermi per strada e mi dica che vuole entrare a far parte del mio movimento e la mia prima risposta è che bisogna iscriversi e dare 2 mila euro. Ovviamente la mia battuta è provocatoria e scherzosa. Naturalmente mi fa molto piacere perché è gente che io non conosco. L’ultimo poi mi ha detto….”voglio venire a sentire, mi voglio documentare e poi se serve ti ci metto anche la faccia indipendentemente dal risultato”. Quindi questo è molto importante. …la donna…la donna…io sono un cultore delle donne….si dice…si sa...Romanella, le donne e quantaltro…ma in politica ci vuole la testa. Le belle donne non servono. Purtroppo io contesto questo fatto anche a livello nazionale. Capisco che una bella donna può essere più appetibile, ma in politica bisogna guardare la testa delle persone. Per quel che mi riguarda, nel mio movimento ho già tre quattro donne con grandi teste ma di aspetto normale. Non mi fido della bella donna….le belle donne servono in altri settori.  

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


Un segretario politico che ricopre quella carica di un partito di espressione nazionale potrebbe avere una sorta di pseudo potere, una sorta di orgasmo. Per uno come me che ha creato una lista civica dal nulla e c’ha messo il proprio nome non è niente di tutto questo. C’è solo da riuscire a mettere insieme più esperienze di persone per arrivare al risultato. Io c’ho messo il nome e non vengo appagato dal fatto che candido una persona piuttosto che un’altra. Invece mi appago molto e fino all’orgasmo, come dici tu, quando vedo che le persone vengono con me con un certo entusiasmo. Ad oggi abbiamo fatto due riunioni e solo con il passa parola telefonico siamo riusciti a radunare dalle 150 alle 200 persone cosa che non riesce a fare nemmeno un partito politico. Per l’under 21, ovvero il movimento giovanile, ho fatto una riunione di sabato sera in piena estate e vedere 60 ragazzi riuniti è stato un successo enorme. È questo il massimo dell’orgasmo politico per me.


Pubblicato su informazione.tv



(Proprietà letteraria riservata)