Laura Gioventù incontra il Dott. Gaetano Massucci, Vice Presidente Giunta Provinciale di Fermo, Assessore alle politiche giovanili, sociali, per la famiglia e per la pace, cooperazione e sviluppo, pari opportunità e dello sport della Provincia di Fermo
Fermo giovedì 27 maggio 2010
La sua professione la porta sempre a “entrare all’interno” dei corpi malati, secondo lei, la nuova Provincia di Fermo è un corpo sano in cerca di malattie da guarire con l’esempio di una buona amministrazione, oppure è l’esempio di come una sana vita provinciale possa essere la migliore prevenzione circa pericolose esagerazioni sociali?
Una sana vita è comunque il modo migliore per prevenire qualsiasi malattia. Sono d’accordo. E, di conseguenza, anche la sana vita politica è la migliore prevenzione circa pericolose esagerazioni sociali a tutti i livelli, comunale, provinciale, regionale, nazionale, europea e mondiale. Perché se viene a mancare la “buona” politica, i problemi si presenteranno a tutti i livelli. Noi la pratichiamo a livello provinciale, ma ognuno, nel suo compito, è chiamato a svolgere una buona pratica amministrativa.
Lei ha una moglie e due figlie, per cui in famiglia potrebbe essere un beato fra le donne, forse abituato a sentirsi l’unico maschio presente. Non le sembra strano che nella Giunta Provinciale non ci sia neppure una donna e che sia lei l’assessore per le pari opportunità e non una donna, come una certa logica sociale consiglia in questo particolare periodo storico?
No, non mi sembra strano. Anzi, secondo me è già pregiudizievole il fatto di credere che le pari opportunità le debba rappresentare per forza una donna. Se uno crede a una certa idea, la deve portare avanti indipendentemente dall’essere uomo o donna e le pari opportunità sono importanti perché siamo persone. È di fondamentale importanza. Io, come uomo e poiché persona, mi sentirei dispiaciuto se una donna fosse penalizzata per il genere, quindi perché donna. Io ne sarei dispiaciuto in quanto persona! Il mio incarico di assessorato s’interessa della giustizia sociale a tutti i livelli, anche quella di genere. Spero di avere la sensibilità giusta … anzi, diciamo pure, credo di avere la sensibilità giusta per occuparmene.
Quindi a lei hanno assegnato l’incarico per questo motivo …?
Le pari opportunità vanno in abbinamento alle politiche sociali e siccome quello era il settore nel quale mi collocavo sicuramente separarle sarebbe stato sbagliato. Poi se ci fosse stata una donna, magari questo incarico sarebbe stato affidato anche a una donna, ma siccome non c’è nessuno in gonnella…
Come mai la Giunta è composta di soli uomini?
Beh, questa è una scelta che non dipende da me, ma dal Presidente …
Non ritiene più giusto che alle pari opportunità ci sia una donna?
Non mi sembra essenziale. Non si tratta di un fatto di giustizia. Anche questo è pregiudizio. Non mi sembra necessario. Se fosse obbligatorio, allora sarebbe un errore. Il solito discorso …
Una donna potrebbe stare anche al patrimonio, oppure potrebbe avere le capacità per essere Presidente … e non per forza solo ed esclusivamente alle pari opportunità. Fino ad ora poi non ci sono stati problemi da questo punto di vista …
Come Assessore per i giovani, ma anche come padre, lei i nostri ragazzi come li vede, compiutamente inseriti nel tessuto socio-culturale Italiano, oppure bisognosi di maggiori confronti umani e dialettici con i loro coetanei delle altre regioni e delle altre nazioni Europee? Potrebbero, almeno loro, scrollarsi di dosso l’etichetta di “provinciali” che ha spesso connaturato i Marchigiani?
Le domande sono due … io penso che i nostri giovani siano sempre bisognosi di maggiori confronti umani e dialettici. Non sono inferiori a nessuno e vivono gli stessi problemi che avvertono tutti gli altri ragazzi Italiani ed Europei con quel disagio tipico del mondo giovanile. Tuttavia quelli Marchigiani, hanno delle caratteristiche positive in più. Vedo la domanda posta in negativo, come a dire “questi poveracci che …”… no, no, i ragazzi della nostra Provincia sono avvantaggiati più di altri perché, hanno sì, gli stessi malesseri legati all’adolescenza, ma, nel nostro territorio, meno che in altri, è stato compromesso il luogo fondamentale dove l’adolescente cresce ovvero la famiglia. Nella nostra zona la famiglia ha tenuto più che in altre e questo ha portato a una maggiore tutela sia del mondo giovanile, sia degli anziani e del mondo lavorativo in genere. I ragazzi sono protetti da quella che è ancora un’Istituzione fondamentale: la famiglia. E in questo periodo di crisi economica, la tenuta maggiore del sistema è data proprio dalla presenza delle famiglie.
L’etichetta di Provinciali non credo che ce l’abbiano, per cui nemmeno se la devono scrollare di dosso. Abbiamo giovani che provengono dai nostri territori che hanno avuto la capacità di sfondare nel mondo. Anche se poi, magari, sono costretti ad andare a lavorare fuori, perché qui non ci sono specificate situazioni, questo è evidente, ma è anche vero che oggi non possiamo più pensare al “confine”… i giovani nel nostro tempo vanno dappertutto.
La cooperazione e lo sviluppo passano anche attraverso una nuova idea di multi-cultura, visto l’aumento di etnie nella nostra Regione, oppure dovremmo continuare con i nostri riferimenti culturali del passato come Leopardi e Rossini? Le Marche, e la Provincia di Fermo in particolare, potrebbero dare vita a una nuova visione della cooperazione sviluppando nuove tematiche e offrendosi come “laboratorio” per futuri esperimenti socio-produttivi su scala mondiale?
Ogni domanda è già un tema con un preciso orientamento sulla risposta. Comunque, posso dire che la cooperazione internazionale nello sviluppo non è una prerogativa specifica della Provincia. La Provincia ha un suo ruolo ben preciso all’interno della cooperazione internazionale e non può proporre progetti particolari, è chiamata a intervenire solo in quelli per i quali è deputata. Il rapporto con gli Stati esteri è dello Stato centrale, principalmente, e ora, in parte, anche delle Regioni.
Sviluppare nuove tematiche nei confronti di altri territori e offrirci come laboratorio, beh, io penso che potremmo anche esserlo, ma non solo nello sviluppo della cooperazione perché la forza della nostra Regione ci permette di essere laboratorio per tante altre cose. La forza della nostra pluralità trova nella cooperazione un altro tipo di pluralità. Facilmente queste diversità si possono coniugare, ma non solo nella cooperazione internazionale, dappertutto!
Ripeto, la pluralità della nostra Regione e quindi anche della nostra Provincia ci mette nella condizione di avere automaticamente un’idea di multi-cultura perché siamo plurali. Perché siamo fatti di tanti paesi che parlano pure un dialetto differente l’uno dall’altro. Perché a Grottazzolina si dice, “jamo” a Monte Vidon Combatte di vice “jemo” mentre a Montottone per esempio si dice “jimo”. Essendo poi la cooperazione internazionale, una tematica di competenza dello Stato, come Provincia non possiamo stabilirne altre. Mi accontenterei, non vorrei essere così presuntuoso, di far bene nel nostro territorio. Se siamo capaci di far bene anche in rapporto con la cooperazione, lo dimostreranno i fatti, e solo allora potremmo essere capaci di diventare anche laboratorio per gli altri. Partire con l’idea di fare necessariamente qualcosa di particolare potrebbe essere un fatto, di per se, già condizionante negativamente. Noi dobbiamo dare le risposte e fare del nostro meglio in base alle esigenze del territorio, secondo quello che ci viene richiesto senza guardare a un secondo fine. Se possiamo dare una buona risposta all’integrazione e alla cooperazione con paesi esteri del terzo mondo, noi diamo delle risposte a delle richieste. Se cerchiamo di darle bene, poi saremo anche laboratorio, sarà una cosa in più. Ma è secondo me un doppio fine che non dobbiamo tenere in considerazione, perché non necessario.
La nostra Regione ha molte bellezze nascoste che lentamente gli altri stanno scoprendo. Nella Provincia di Fermo, secondo lei, quale sarà la sorpresa paesaggistico-culturale che presto avrà la giusta consacrazione nazionale, la bellezza delle “Rolling Hills” oppure un paesino scoperto per puro caso, come avvenne per Capalbio in Maremma, solo perché qualche personaggio famoso lo nominerà nelle interviste? Lei che nome farebbe?
Sarà sicuramente la bellezza complessiva del nostro territorio, le “Rolling Hills”. Riprendendo il concetto della pluralità delle offerte, noi abbiamo la bellezza di Fermo con le sue caratteristiche storico culturali, la singolare bellezza di ogni paese delle zone interne, di una Valdaso che offre un aspetto paesaggistico e delle caratteristiche diverse rispetto a quelle delle zone montane e della Valtenna. Questa eterogeneità è un’offerta quasi unica nel panorama italiano ed è questo il nostro vero punto di forza. La Toscana non è come noi, anche se molto analoghe, abbiamo delle potenzialità maggiori.
Come mai allora la Toscana è molto più gettonata delle Marche?
Semplicemente perché è stata promossa prima. E’ finita. Adesso tocca a noi che abbiamo caratteristiche che ancora non sono state valorizzate. Prendere il sole al mare, fare pranzo e andare a fare una passeggiata in montagna nell’arco della stessa giornata e in un modo così rapido è una realtà possibile solo in queste zone. Oppure fare una passeggiata in montagna al mattino, raccogliere i funghi e fare un bagno al mare nel pomeriggio, passando da offerte di vita completamente diverse fra loro è l’eccezionale particolarità Fermana. Una caratteristica da promuovere.
Ma se ci dovesse essere un paesino … che tra tutti si distingue?
Potrebbe essere solo un “fuoco di paglia”.
Noi ce l’abbiamo un bellissimo piccolo paese, che possiamo offrire, si chiama Provincia di Fermo. Una città-territorio che sappia integrare e diversificare le offerte. Questa è la nostra capacità: la pluralità, da ogni punto di vista, umano, culturale, turistico …
… e Porto San Giorgio?
Porto San Giorgio ha le sue caratteristiche, ma da sola sarebbe morta … fare il nome di un paese da solo non avrebbe senso. Se prendiamo ad esempio Capalbio, e lo mettiamo dentro questa Provincia togliendo tutto il resto, sarebbe praticamente inutile. Da sola Capalpio non sarebbe niente. Capalbio è quel che è perché si trova in una zona particolarmente bendisposta vicino l’argentario … poi è stata scoperta per tutta una serie di eventi ma … ma poi, l’abbiamo più sentita nominare? No. È stato solo un momento, legato alla presenza di alcuni personaggi, poi è finito. Alla Provincia di Fermo non dobbiamo dare un “fuoco di paglia”, ma una credibilità duratura nel tempo e solo questa bellissima città-territorio che è la Provincia di Fermo lo potrà fare.
Lei ha vissuto molto anche fuori dalla Regione, che cosa cambierebbe dell’identità Marchigiana e che cosa invece lascerebbe intatta? Abbiamo bisogno di una nuova ricetta per i Vincisgrassi oppure dovremmo avere più coraggio nel mostrarli come una tradizione culinaria non vergognandoci di cucinarli?
Io ho vissuto fuori soprattutto in Abruzzo - sono stato per otto anni all’Aquila - ed è una Regione analoga, molto vicina alla nostra soprattutto per delle caratteristiche di ospitalità. Non penso tuttavia che il nostro territorio abbia niente da invidiare ad altri, e cambiarne l’identità significherebbe snaturalo. Noi siamo fatti così …
Siamo fatti così …. come?
Siamo fatti bene!
Bene è troppo generico!
Siamo persone ospitali, ingegnose, operose, capaci di fare sacrifici cercando di risolvere i problemi autonomamente, senza chiedere aiuto altrui, quindi indipendenti e nello stesso tempo anche molto solidali.
Qualcuno invece li definisce individualisti …
Non è vero. Assolutamente. Il marchigiano ha la caratteristica di sentirsi solo, se sta solo, e cerca sempre compagnia, dappertutto.
Qualcuno invece li definisce anche falsi …
La falsità è propria dell’uomo, volendo, ma non penso. No, non siamo falsi. Una volta si diceva “meglio un morto dentro casa che un marchigiano alla porta” lo dicevano i romani perché i marchigiani facevano gli esattori delle tasse. Ma se erano stati scelti per quel ruolo significa che erano persone affidabili. Siamo attendibili!
Ma una nota negativa ce l’avremo pure, altrimenti sembra un’auto-celebrazione del tipo siamo tutti belli, bravi e i migliori!
No, non siamo i migliori. Ma siamo belli e bravi (sorride). Se siamo i migliori, questo ce lo dovranno dire gli altri. Io dico quelle cose che sono assolute. Tutte quelle qualità relative, che presuppongono delle comparazioni, dovranno, purtroppo, essere gli altri a riconoscercele. Non ce lo possiamo dire da soli!
Ma una nota negativa ce la vogliamo avere? Un aspetto negativo dei marchigiani, quale è?
Ci devo pensare …. nella prossima intervista! Un difetto dei marchigiani? … non riesco proprio a trovarlo. Facciamo così, in tutte queste qualità potrebbero esagerare … quindi potrebbero essere troppo bravi, troppo belli ….
Troppo presuntuosi!?!?
… Sì, potrebbero anche essere così, un po’ di presunzione …. un po’… ma poca!
Quali sono, a suo parere, i risultati auspicabili a breve per la vostra Giunta e quali quelli a lungo termine, è meglio la strategia dell’uovo oggi o della gallina domani?
Per il breve periodo il risultato che ci poniamo è il consolidamento della nostra struttura di Provincia che in un anno ha già fatto dei grandi progressi, è già operativa e ben consolidata in tutte le attività. Nel medio-lungo termine il nostro obiettivo è di dare le giuste risposte al Territorio. La Provincia di Fermo è nata perché delle risposte non erano fornite con il dovuto riguardo. Venivamo un po’ trascurati e a volte anche dimenticati in problematiche molto importati come quelle della viabilità del territorio come motore per lo sviluppo anche economico. Quindi dovremo dare risposte al territorio da questo punto di vista, e un’altra prioritaria questione è dare una programmazione unitaria sia allo sviluppo economico sia culturale. Abbiamo già iniziato, ma, ovviamente è un percorso di lungo periodo.
… ma in definitiva è meglio la strategia dell’uovo oggi o della gallina domani?
Debbo dire che è meglio l’uovo oggi e la gallina domani!
… afferrare tutto!
Noi siamo capaci di fare entrambe le cose. Dobbiamo pensare al domani per una questione di responsabilità come amministratori. L’amministratore non è quello che guarda all’oggi, ma è quello che guarda alla gallina di domani. Nello stesso tempo, vivendo nel mondo di oggi, non possiamo non cercare risposte anche immediate, quindi l’uovo oggi. Di conseguenza bisogna fornire giuste risposte oggi, tenendo conto di ciò che produrremo domani. Bruciare le risorse per star bene oggi e non lasciare niente ai nostri figli, nessun politico è un buon politico se lo fa. Purtroppo abbiamo vissuto con politici di questo genere. È una mala educazione che dalla Prima Repubblica ci trasciniamo dietro ancora oggi. Anche se bisogna riconoscere che, per esempio, nella Prima Repubblica si sono costruite le autostrade che abbiamo ancora oggi, quindi ci sono stati molti esempi di persone lungimiranti. Oggi, più che mai dobbiamo cercare di essere lungimiranti e fare il bene anche nel presente senza per questo penalizzare il domani. Dobbiamo pensare anche al domani. Non possiamo ipotecare un futuro non nostro. Pensare al domani guardando ai bisogni dell’oggi. E questo si traduce proprio nell’uovo oggi e nella gallina domani!
Il suo segno zodiacale è il Leone, ha studiato all’Aquila ed è nato in un paese che “Combatte”… si sente un predestinato alla battaglia oppure il suo essere Assessore per la Pace mitiga l’indole guerriera?
Oppure! Il segno zodiacale del leone è bello, ci tengo, mi piace! Senza dire che sono nato il 29 luglio! Ho studiato all’Aquila, ma questa è una combinazione casuale come un po’ lo è il nome Combatte del mio paese. A parte ciò, io sono -e spero di esserlo- per la Pace. Sono per la pace, anche se non sempre sono stato capace di esserlo. E costituisce un’aspirazione per me come per gli altri poter ricoprire questo incarico. Essere Assessore per la Pace mi onora. Sono contento che sia stato affidato a me!
… ma ce l’ha quest’indole guerriera?
No, fondamentalmente no. Forse come tutti, possiamo averne un Po’, ma io sono per il dialogo e la mediazione, da sempre! Mi piace esserlo e spero di riuscire sempre a farlo. Non m’interessa il conflitto e nemmeno la competizione.
Qualche volta mi sono inevitabilmente scontrato, ci sono stati degli episodi, ma non è mai successo per piacere della lotta. È sempre capitato con mio grande dispiacere per non aver avuto la possibilità di mediare prima. Quando si arriva a certe situazioni, è perché non si è raggiunto il compromesso e ogni tentativo d’intervento è fallito. Anche dal punto di vista politico, nella guerra, per esempio, non vince mai nessuno, perché anche il vincitore è metà perdente, e quando si riesce a risolvere un problema qualsiasi con il dialogo ci stanno sempre due vincitori. E’ una certezza. Poi gli accordi quando si fanno, si è minimo in due persone … io ho sempre tenuto all’autonomia del territorio Fermano.
Lei è cresciuto negli ambienti cristiani delle parrocchie, come moltissimi della sua generazione, gli sport tipicamente parrocchiali erano il Calcio Balilla (biliardino), il ping pong e l’immancabile Calcio. Lei, in quali di questi mostrava le maggiori doti talentuose, oppure era uno dei tanti che faceva il tifo per i soliti scalmanati? Come ricorda l’epoca delle parrocchie?
Naturalmente non appartenevo alla categoria di quelli che facevano gli spettatori. Io lo sport l’ho solo sempre praticato. Nel Calcio Balilla, non sono mai stato bravo …. a pin pong me la cavavo mentre ho sempre giocato a calcio, fino a poco tempo fa. Non sono mai stato un tifoso e non sono mai stato allo stadio a vedere una partita, ma tifo il Torino … è una scelta anche questa …. non sono mai andato tra le squadre più famose, ma sempre tra le meno conosciute.
L’epoca delle parrocchie la ricordo non solo come l’epoca del ping pong o del calcio ma come il tempo in cui si parlava e ci s’incontrava, i ragazzi s’incontravano per dialogare. E in quel tempo, la parrocchia era uno dei pochi luoghi diffusi dove c’era il confronto, il dialogo e dove si prendeva coscienza dei problemi. È un bel ricordo, anche perché avevo qualche anno in meno. Nella parrocchia ho vissuto le più belle esperienze della mia vita … come tutti a vent’anni.
… c’è una nota di nostalgia?
No. Assolutamente, io guardo avanti tenendo conto di quei periodi che mi hanno formato. Io non guardo indietro, non vedo mai le vecchie foto. Ma non per paura del passato semplicemente perché preferisco guardare alle prossime foto che scatterò. Guardo avanti. Ho vissuto la mia parrocchia, la mia vita, le mie esperienze, il mio paese, le mie amicizie. Purtroppo nel tempo non tutte le amicizie possono essere coltivate, ma quelle volte che incontro gli amici di un tempo e mi accorgo che sono rimasti gli stessi mi fa molto piacere.
Lei è rimasto lo stesso?
Ma … un po’ come tutti … siamo cambiati. Cerco di pensare in questo modo: nessuno rimane lo stesso. Io spero di essere migliorato. Non posso giudicarmi, credo di non poter essere obiettivo.
Chi è Gaetano Massucci nel privato, un professionista prestato alla politica oppure un politico con la spiccata vocazione per la Chirurgia Vascolare? Il suo futuro sarà in sala operatoria oppure diviso fra comizi e riunioni politiche?
Gaetano Massucci è un professionista che fa politica. Meglio ancora, io sono un cristiano che ha scelto di fare il medico per servizio ma non gli basta, e in questo momento storico in cui la società è malata, cerca di curarla con la politica. Questa potrebbe essere la presunzione legata al mio segno zodiacale e non certo l’indole combattiva. Poi che il mio futuro sarà in sala operatoria oppure in comizi e riunioni politiche … beh … che sia in un posto o in un altro comunque è sempre in mezzo alle persone.