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venerdì 6 maggio 2011

Le risposte di Daniele Colò - Partito Democratico


Daniele Colò
39 anni
Informatico
Partito Democratico



“Non è vero che vi sia una così grande richiesta di candidature, a volte esse sono forzate, esclusivamente formali (per far numero); altre volte sono serie e credibili, sono preparate e vengono da lontano. A volte vincono i personaggi più strani…” (Renzo Interlenghi – PdCI)

DOMANDA 1
La vostra che tipo di candidatura è?

Non credo di essere un candidato riempi lista. Sono stato designato dal mio circolo, io sono entrato nel Partito Democratico da esponente della società civile e sono stato eletto alle primarie. Come percorso normale di una evoluzione politica poi il circolo ha valutato quali potessero essere i candidati migliori e per questa zona di Fermo ha scelto me ritenendo la mia candidatura abbastanza forte. Sono d’accordo in parte con la frase che ci proponi, qualunque lista ovviamente ha il problema del riempi lista, forse i partiti più grandi non avranno di questi problemi perché hanno una base di iscritti sufficientemente ampia per completare le liste, ma immagino pure che possa essere un problema per i piccoli partiti.


“Spesso però succede che ci si candida per avere una visibilità per le proprie professioni anche con la speranza di ottenere un domani dei benefici sul proprio lavoro grazie alle conoscenze ed alla possibilità di allargare il proprio pacchetto clienti.” (Mirko Steca – FLI)

DOMANDA 2
Oltre la spinta ideologica perché ci si butta nell’arena pur sapendo, anche, di non poter essere eletti? Chi e/o che cosa ve lo ha fatto fare? Lo si fa solo per spirito di sacrificio e per poter dare il proprio contributo di idee ad un livello più alto?
Che cosa crede o spera di guadagnarci e quanto ci perderà?


Sostanzialmente è la passione che ti spinge a dare la disponibilità ad accettare una candidatura. Poi si cerca ovviamente di far si che le proprie idee per la città vangano realizzate, per cui mi batto per l’innovazione, per la trasparenza, per la promozione del merito e per la partecipazione. E poi anche il sostegno di tanti amici che si sono offerti, quando mi è stata proposta la candidatura, di darmi una mano; io ho tanti amici che mi hanno detto “se ci sei ti sosterremo”.Personalmente non ho nulla da guadagnarci, ma soltanto da rimetterci. Spero però che ne abbia qualcosa da guadagnarci la città. Da perderci ho tutto, sicuramente il tempo che sacrifico per la politica e per questa campagna elettorale è tempo sottratto al lavoro, sono un imprenditore, e soprattutto è tempo tolto alla famiglia, ho anche un bimbo piccolo, e spesso faccio fatica…ecco, oggi sono in giro per la campagna elettorale mentre mia moglie è a spasso con nostro figlio da qualche altra parte e francamente la cosa mi pesa!


“..la scelta dei candidati deve avvenire soprattutto attraverso il grado di radicamento che le persone hanno nella loro comunità, quindi nel territorio.” (Giuseppe Buondonno – PD)

DOMANDA 3
A voi come vi hanno scelto, oppure vi siete proposti da soli? Hanno messo dentro solo quelli che voleva il partito in base ad una attenta selezione,  in base alle vostre capacità, in base hai voti che portereste portare, oppure si sono accontentati dei primi trentadue nomi che hanno trovato? L’attenta selezione tanto vantata nelle interviste del dossier sui candidati è rimasta soltanto un buon proposito perché si sono accorti che le belle intenzioni non bastavano …????

Perché dovremmo votarvi? Quali sono le caratteristiche che più vi contraddistinguono? Definitevi con tre aggettivi …

Il Pd è il primo partito a Fermo come consenso e da questo deriva l’aver fatto una lista molto forte. Le candidature non sono lasciate al caso, basta scorrere l’elenco dei nomi dei candidati per capirlo. Ogni  candidatura è stata oggetto di una attenta selezione ed io sono stato scelto per le competenze e soprattutto per quello che ho dimostrato in questi anni nel partito e anche fuori, il mio impegno nella società civile è poi il motivo per cui ho fatto parte della costituente del Partito Democratico. Se devo trovare tre aggettivi per definirmi direi onesto, coerente e competente per quello che riguarda i settori e le idee che voglio portare nel mio Comune nell’ambito dell’innovazione, dell’ambiente e della promozione del merito.


“Molte volte, ed è questo il bello della democrazia, vince chi ha i consensi e non chi ha le idee. …
La democrazia è questo. Qualcuno mi vorrebbe far credere che questa è un po’ la degenerazione della democrazia, cioè che quando la democrazia degenera valgono solo i numeri e poco le idee. Rispetto i bombardamenti dei media, rispetto a certe armi “scorrette” che vengono utilizzate in politica questo dà da riflettere, ma alla fine contano solo i numeri. Se noi accettiamo questo dato la democrazia è il 50+1% dei voti favorevoli e quindi dobbiamo inchinarci agli elettori. Non vince il più bravo, quello che ha più idee e che farà sicuramente più cose con impegno e capacità. Vince quello più mediatico. Vince quello che è più conosciuto, quello che ha più voti. Ma avere più voti non significa necessariamente avere più capacità: non farei mai l’equazione voti uguale capacità. (Adolfo Marinangeli – IDV)

DOMANDA 4
Se visibilità è uguale a possibilità di voto, a prescindere dalle capacità individuali,
quanto conta essere popolari?
Essere candidato significa farsi vedere, dimostrarsi visibile, voi che cosa vi siete inventati per esserlo sempre di più? Quante cene e quanti pranzi organizzate? Partecipate a comizi, dibattiti e incontri pubblici? Vi aiuta qualcuno a contattare la gente?


Le modalità della mia campagna elettorale sono due. La prima è la rete, sono un blogger abbastanza seguito, ho un sito www.danielecolo.it che fa un discreto numero di contatti, i social network dove ho sperimentato banner pubblicitari, e poi mantengo i contatti tramite mail e face book . La seconda, sicuramente importante almeno quanto la prima, è il contatto personale. Gli amici quindi ma anche le iniziative elettorali che il partito organizza, alcune che ho contribuito io stesso ad organizzare. Faccio due esempi, abbiamo fatto una campagna di ascolto trasversale al centro sinistra con modalità abbastanza nuove e con cui abbiamo acquisito le idee dei cittadini e si chiamava “afFermo un’ide”a per cui tramite la rete o semplicemente alle assemblee pubbliche con la consegna di fogli da compilare abbiamo raccolto le proposte dei cittadini e alla fine abbiamo presentato i risultati tramite una assemblea pubblica. Quando il cittadino ti consegna la scheda con l’idea e tu hai modo di parlarci è un’importante occasione di incontro. Poi ho organizzato un’altra iniziativa pubblica con un candidato di SEL e con un candidato dell’IDV e poi c’è anche il passa parola, il porta a porta e gli aperitivi elettorali…le cene no, per questione di budget! Ad aiutarmi è un gruppo di amici, gli amici di sempre che mi danno una mano a gestire la parte del contatto fisico, quella online la faccio da solo e posso dire che al di là di quelli che saranno i risultati elettorali, dal punto di vista umano, è una bella esperienza.


DOMANDA 5
Per Fermo c’è un alto numero di pretendenti (quasi 600 candidati)  e sarà una lotta senza esclusione di colpi. Come in tutte le competizioni, anche in quella elettorale è previsto che alla fine della gara ci saranno concorrenti che saliranno sul podio e altri no.
Quanti voti vi servono per diventare un Consigliere Comunale e quanti voti in più sperate di ricevere?


Fortunatamente nel PD ne servono tanti perché nei partiti più grandi inevitabilmente i consensi sono maggiori e anche il numero di voti necessario per essere eletti è maggiore. Ma è anche vero che è più semplice prendere i voti perché se, facendo un conto, su tre persone che incontro una vota PD nella città di Fermo. Il simbolo tira ed ha un certo seguito, poi quanti voti servano non lo so con precisione comunque indicativamente più di cento. A me continuamente chiedono a quanti voti sono arrivato…come se uno tenesse il conto segnandoseli. Io non ne ho idea, spero stanti, ogni volta che consegno un santino ti dicono tutti che ti voteranno poi però minimo bisogna dividere per quattro il numero di tutti quelli che ti hanno detto sì. Io ne ho fatti parecchi anche se a me dispiace vedere tutta questa carta sprecata ma, nell’ottica delle economie di scala, più ne stampi e meno costa, farne fare mille, duemila o tremila ha sempre lo stesso costo per cui…e sono convinto che non serva a niente farne molti se poi li si lasciano casualmente qua e là nei bar, nei locali oppure nelle cassette della posta. Il santino serve invece come promemoria alle persone con le quali si è parlato e alle quali hai dimostrato di essere una persona credibile altrimenti sono inutili.


DOMANDA 6
Come si supera la ritrosia di chiedere i voti agli amici, ai parenti, agli amici degli amici ed ai conoscenti? Sicuramente vi sarà capitato di restare infastiditi da persone che avevate perso di vista e che poi in prossimità della scadenza elettorale si sono fatti di nuovo vivi per chiedervi il voto ma ora che dall’altra parte ci siete voi come vi sentite? E chissà quanti di voi avranno buttato via i santini e cestinato immediatamente i volantini elettorali, ma ora che siete voi che li avete pagati vi dispiacerebbe vederli gettati via, come ci rimanete, che effetto vi fa?

Come si supera? È difficile, io per natura sono una persona molto timida. Agli amici lo dico molto tranquillamente e pure ai conoscenti, ci parlo e comunico di essermi candidato e che mi farebbe piacere avere il loro sostegno, ma al di là di questo evito di telefonare o di scrivere a gente che magari non sento da molto o che non conosco. È un imbarazzo per me ma anche per loro, fortunatamente ho tanti amici e faccio parte di diverse associazioni per cui sono abbastanza avvantaggiato sotto questo aspetto… i volantini in linea di massima non li ho cestinati, poi la carta in casa si ammucchia, ho il cesto della differenziata che alla fine si riempie e dopo tre o quattro mesi butto tutto, però per curiosità li tengo, anche adesso li tengo, li prendo al bar, me li mettono nella cassetta della posta. Li tengo perché alla fine è una cosa che mi diverte e apprezzo l’impegno anche di gente che non la pensa come me perché comunque c’è la passione. Magari ci sarà pure ma non credo ci sia qualcuno che faccia politica a livello comunale con qualche interesse ed io apprezzo l’impegno di chiunque, qualunque sia lo schieramento.


DOMANDA 7
Quando finisce la “gavetta” in politica?

Spero che non finisca mai, la gavetta intesa come periodo in cui si ha da imparare credo non finisca mai!


 “I partiti non ti vogliono perché se uno come me entra in un qualunque partito fa primo. I partiti ti mandano via, così come nella tua stessa coalizione, quando prendi molti voti e non rispondi a nessuno ti debbono far fuori. Sei scomodo, è normale. Qui c’è la caccia ... come per il prato inglese, a tagliarlo come uno va su … il problema grosso è questo. Più voti si hanno e più si prendono le bastonate. Chiunque vuole gestire il potere, destra e sinistra è indifferente. Gli altri sono solo soldati.” …. ”Se avrei voluto fare il soldatino lo avrei potuto anche fare, bastava che mi mettevo lì e stavo buono e zitto.” (Luciano Romanella Movimento Civico Pro Territorio Romanella e C.)

DOMANDA 8
Cosa ne pensate di questa dichiarazione?

Non sono d’accordo su niente, nemmeno sul congiuntivo. Se ovviamente uno ha idee di fondo coerenti con quelle del partito non è vero che non ti vogliono, anzi, se addirittura porti parecchi voti ti cercano, quindi è esattamente il contrario. Se non ti vogliono un motivo ci sarà, non è nemmeno una questione di essere o meno “scomodi”. A me è capitato non essere d’accordo con la linea generale del mio partito ma il bello dei partiti politici è proprio la discussione poi si fa una sintesi e da quella si da una linea politica. Ed è ovvio che se uno non rappresenta nulla delle idee di quel partito non deve starci dentro…


"Per restare sempre dello stesso partito bisogna cambiare spesso opinione."
(Jean-Francois Paul Retz)

DOMANDA 9
Durante la campagna elettorale avrete degli input suggeriti dalla coalizione o dal partito…qual è la cosa che stona passando dall’ideologia ai fatti concreti? Un cavallo di battaglia della propaganda elettorale è il lavoro, come anche la questione sanità anche se in realtà né il lavoro né la sanità sono materie di competenza comunale…ma serve spesso solo per ingraziarsi gli elettori…

Il centro sinistra avendo trovato presto un candidato ed avendo iniziato a lavorare subito ha avuto modo di preparare un programma, che poi è l’evoluzione del programma del 2006, che rappresentasse tutti e su cui è stata fatta la sintesi delle idee di tutti, anche quelle dei cittadini che abbiamo raccolto tramite una campagna di ascolto. Magari su delle piccole cose si può anche essere in disaccordo, devo però riconoscere che è stato fatto un gran lavoro di grande unità e questo possono confermarlo anche gli altri candidati del centro sinistra presenti stasera, non abbiamo avuto problemi e screzi e se poi magari c’è qualche piccolo disaccordo penso rientri nella natura delle cose, ma in linea di massima è stato fatto un gran bel lavoro!


“La donna…la donna…io sono un cultore delle donne….si dice…si sa...Romanella, le donne e quantaltro…ma in politica ci vuole la testa. Le belle donne non servono. Purtroppo io contesto questo fatto anche a livello nazionale. Capisco che una bella donna può essere più appetibile, ma in politica bisogna guardare la testa delle persone. Per quel che mi riguarda, nel mio movimento ho già tre quattro donne con grandi teste ma di aspetto normale. Non mi fido della bella donna….le belle donne servono in altri settori.” (Luciano Romanella – Movimento Civico PRO TERRITORIO Luciano Romanella e C.)
DOMANDA 10
Le donne e la politica, cosa ne pensate di questa dichiarazione?


Più la partecipazione femminile nella politica è ampia e più ci guadagniamo tutti quanti. Credo che il motivo fondamentale per cui ci siano ancora così poche donne in politica derivi dal fatto che purtroppo la donna è ancora, perlomeno nel nostro paese, costretta a fare il doppio lavoro, deve pensare alla casa, ai figli, deve lavorare perché con uno stipendio solo non si va avanti per cui capisco come sia molto difficile aggiungere un ulteriore impegno in politica. Purtroppo la politica non aiuta, un comune come  quello di Fermo ha un solo asilo nido comunale, ed anche una certa arretratezza culturale fa si che poche donne si impegnino in politica. Vedo comunque dei segnali positivi, perché in qualunque modo vada credo che avremmo un sindaco donna, nelle liste vedo una grande presenza femminile e quest’anno un’ampia presenza anche di giovani. Sono segnali positivi, poi sinceramente non ho mai guardato la provenienza delle idee, se venivano da un uomo oppure da una donna ma ho sempre badato al fatto che fossero buone idee. La frase citata ovviamente non la commento….


DOMANDA 11
Prima della fine di questa campagna elettorale che cosa potrebbe stravolgere, oltre ogni previsione, in maniera determinante il risultato elettorale, l’arrivo di un marziano, l’arrivo del Presidente della Repubblica oppure del nostro Presidente del Consiglio?

Vista la situazione che c’è a Fermo noi vinceremo sicuramente le elezioni al primo turno pertanto qualunque nome arrivi, con il centro sinistra unito ed il centro destra esploso, a questo punto non cambièrà il corso degli eventi, nemmeno l’arrivo di un marziano. Arriva Renzo Bossi…

lunedì 3 gennaio 2011

Io, Nella e la Sinistra.

Intervista al prof. Giuseppe Buondonno
di Laura Gioventù

Giuseppe Buondonno



La sinistra, la cultura, le alleanze, la pagella, gli scenari futuri, i "buoni e i cattivi": intervista a tutto campo, con "soluzione finale".

Per chi le sta vicino, ed in particolare per il futuro candidato sindaco della sinistra, la prof.ssa Brambatti, lei si ritiene un talismano di fortuna oppure porta sfiga?

Non ho mai portato sfiga a nessuno in vita mia e in realtà il candidato sindaco del centro sinistra non è vicino solo a me ma a tutte le forze politiche e vicino a tanta parte della città. È una persona apprezzata e stimata da tutti. Certo il partito a cui è iscritta è il Pd, ma saprà rappresentare tutti quei cittadini che vogliono un cambiamento profondo della città, anche quelli che in passato hanno votato Di Ruscio e che oggi sono comunque molto scontenti di questo centro destra e delle sue divisioni personalistiche. L’unità della sinistra ha una grande valenza attrattiva ma non è autosufficienza. Noi guardiamo a tutti i fermani e pensiamo ai problemi della città. Non ci sono tra noi problemi di carattere personale …

Cinque anni fa lei correva contro Di Ruscio, fu lui a vincere o lei a perdere?

Di Ruscio ha vinto, questo è evidente. Noi abbiamo fatto allora una straordinaria rimonta rispetto a quello che dicevano i sondaggi. Abbiamo riaggregato dopo 5 anni il centro-sinistra e oggi questo clima unitario, come quello delle provinciali, è frutto anche di quello che si creò cinque anni fa. D’altra parte sono rarissimi i casi, se penso al 2006, di sindaci uscenti che abbiano perso le elezioni del secondo mandato. In questo caso Di Ruscio rimase nella norma perchè in genere le città riconfermano sempre al secondo mandato i loro sindaci. È difficile che accada il contrario …
Poi i cittadini di Fermo lo hanno bocciato come Presidente della Provincia. Non ci dimentichiamo che Di Ruscio ha perso alle provinciali proprio nella sua città.
Comunque Di Ruscio oramai è una figura che appartiene al passato … noi dobbiamo guardare al futuro e lo dobbiamo fare guardando ai problemi reali dei cittadini e un po’ meno a questa dietrologia personalistica che non interessa a nessuno.

Di Ruscio ha vinto nel 2006, ora perché lei non si è ricandidato?

Intanto non credo che le persone si debbano candidare ma debbano essere candidate dalle forze politiche o dalle primarie, a seconda del metodo che si sceglie di utilizzare …

… Come mai allora non è stato ricandidato?

Perché ho scelto di fare l’Assessore in Provincia e credo con discreti risultati. Ritengo che bisogna avere rispetto per i ruoli istituzionali, non a caso mi sono dimesso da Consigliere comunale, proprio perché i ruoli non si confondessero. Certo, sono anche il segretario cittadino del PD, ma questo è un ruolo puramente politico e non istituzionale e credo che sia giusto tra l’altro individuare come Sindaco della città una figura che, come in questo caso, è fuori dalle (anche giuste e sacrosante) polemiche di questi ultimi anni.
Nella Brambatti è una figura che in questo momento può guardare al di là degli schieramenti.

Secondo lei, “bisogna saper perdere” è una affermazione di principio da condividere, oppure il foglio di congedo per chi non abbia i requisiti per governare?

Questa è una cosa vada detta al centro-destra. Penso che perderanno le elezioni a Fermo come hanno perso le elezioni provinciali e credo che questo segnerà anche un cambiamento in tanti Comuni del territorio della Provincia. È evidente che, un po’ come sta accadendo a livello Nazionale, le divisioni della destra sono la conseguenza di piccoli e grandi fallimenti.

…quindi è un foglio di congedo per chi non ha i requisiti per governare …?

Mi sembra una domanda prematura. Vediamo chi vincerà e chi perderà. La democrazia è bella proprio per questo. Sono convinto che Nella Brambatti ha buone probabilità di vincere e di fare il Sindaco della Città e se sarà il sindaco della città, lo sarà di tutti. Quello del Sindaco non deve essere un ruolo di parte, ma deve rappresentare i cittadini, i loro diritti e i loro bisogni, senza appartenenze e senza personalismi. La forte indipendenza e la forte personalità della Brambatti è una notevole garanzia in questo senso!

Ritornando a Di Ruscio, il Sindaco è al termine del secondo mandato, come mai allora continua a fare campagna elettorale, se non può più ricandidarsi? Lei che cosa legge dietro questo atteggiamento?

A me sembra che stia cercando, con un po’ di propaganda, di uscire a testa alta da questo quinquennio. Il problema non è tanto Di Ruscio, in quanto Sindaco io l’ho criticato molto per degli errori gravi, ma devo riconoscere anche che ha lavorato molto. Il problema non è Di Ruscio, credo che con questo movimento di acque di superficie si stia cercando di nascondere l’assoluta mancanza di governo di questi ultimi tre anni che sono stati letteralmente persi per la città. Questo è il momento però di accettare che toccherà ad altri ridisegnare, attraverso lo strumento principale della democrazia che sono le elezioni, il futuro di Fermo, i prossimi venti anni di questa città. Non ha senso simulare attacchi alla diligenza mentre la diligenza sta arrivando al capolinea …

Se la Brambatti punta al centro, come è stato vociferato, come si potrebbero guadagnare i voti del centro e di tutti gli “scontenti” di Di Ruscio, contestualmente si potrebbero perdere i voti più a sinistra. In questo caso il suo ruolo di segretario potrebbe essere quello di “guardiano” della sinistra? 

Io penso che non bisogna dire sciocchezze … il segretario del Partito Democratico come tutti i segretari del centro-sinistra sono tutti molto vicini a Nella Brambatti. La sostengono e la sosterranno con grande forza, energia, impegno e lavoro quotidiano. È bene chiarire che Nella Brambatti è una donna che viene da una cultura di sinistra ed è, come tante persone della sinistra, una donna aperta, attenta ai bisogni della gente, attenta alla pluralità delle culture; ed è una donna che guarda ai problemi concreti (come spesso accade alle donne, molto più degli uomini spesso troppo attenti al proprio ego). Qui non si tratta di ridurre tutto a “schemini” politici astratti, il centro, la destra, la sinistra. C’è un’impostazione culturale che guarda alla trasparenza e ai diritti della gente. Un’ impostazione solidale. Dopodiché, un bravo Sindaco, come sono sicuro saprà essere la Brambatti, guarderà ai problemi di tutti i cittadini e chiederà il voto a tutti i Fermani indipendentemente dalla loro appartenenza politica. È così quando un sindaco sa rappresentare lo spirito di una città e non di una singola forza politica. Le forze politiche sono importanti, saranno parte organica della coalizione, ma chi amministra si sveste dei panni di appartenenza. A me capita per esempio, in qualità di assessore, di scordarmi l’appartenenza politica del sindaco o dell’assessore con cui sto parlando.
E credo che ci siano molti sindaci di centro-destra della Provincia di Fermo che te lo potrebbero confermare.
Quando due amministratori parlano hanno presenti prima di tutto i problemi concreti da risolvere, i progetti e le idee e si appassionano a questo.

Non serve dare anche un programma? La Brambatti è stata invitata senza un menu e non è che se perderà verrà poi accusata di non avere la lista della spesa oppure gli elettori si accontentano di una cena al buio?

Intanto non perderà, e questo credo di poterlo dire con un certo margine di sicurezza. Certo, le elezione devono ancora essere svolte e vanno sempre rispettate. Al contrario di quello che dici però c’è già stato un confronto sulle idee di fondo che sono state riassunte nella carta dei valori e che le forze politiche stanno discutendo nelle linee programmatiche. Su questo, tanto i partiti del centro sinistra quanto Nella Brambatti, sono stati molto chiari nell’individuare i criteri e le linee di fondo; dopodiché la candidata sindaco saprà costruire il programma in un confronto aperto con la città, le associazioni e i quartieri. Il programma non deve essere un menu scritto da cinque persone, ma con la città, sentendo, ascoltando e dialogando. La candidatura di Nella ha definito alcune idee di fondo che sono quelle di una svolta. Una svolta, prima di tutto, nei metodi di governo della città che parte dal bisogno di dare a Fermo una prospettiva nuova che la porti fuori dalla palude di questi anni. Perché questi anni sono stati una palude.

Nel caso in cui lei vi chiedesse autonomia elettorale voi, come Pd, gliela concederete o ci sono ancora le componenti di schieramento da tenere in considerazione?

Credo che questa domanda dovresti farla a lei. È lei che deciderà come impostare la campagna elettorale.

È possibile che una donna non abbia la capacità di vincere da sola? Per vincere ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno o di staccarsi? Si deve per forza sottostare ai soliti calcoli di bottega oppure lei ha le caratteristiche per farcela, comunque sia?

Credo che nessuno vinca mai da solo. Tutti vincono grazie all’aiuto e al lavoro di altri, che siano forze politiche o i tanti volontari che già si stanno avvicinando per sostenere la campagna elettorale di Nella, che siano le associazioni che partecipano e contribuiscono al programma.
Un sindaco non è mai una donna o un uomo solo al comando. È sempre espressione di un progetto. Chiunque ha bisogno di un progetto collettivo. Lo stesso Presidente Cesetti ha vinto per meriti propri ma anche grazie ad un grande sforzo collettivo. Chiunque, ripeto, ha bisogno di un progetto collettivo. Dico anche una donna che ha esperienza, carattere e apertura culturale come Nella, ha strumenti in più rispetto a tanti uomini per farcela.

Ci dica allora, se è così sicuro della vittoria …

No, non sono così sicuro, dico solo che ci sono tutte le condizioni perché questa ci sia. La sicurezza della vittoria ce l’hanno solo gli elettori.

… facciamo un pronostico …

No, non li facciamo i pronostici.

… Ci dica ad oggi quale è la vittoria in numeri della Brambatti. Ci dica la percentuale per la quale si possa dire che la Brambatti ha vinto anche se non verrà eletta, nel caso in cui cioè vinca comunque la candidata ma perda il partito.

È un gioco che non mi interessa …

Dopo dieci anni avrete un sogno nel cassetto, quale risultato, in numeri, sperate di ottenere?

Il sindaco di Fermo sarà eletto dal 50+1 dei cittadini Fermani. Che questo poi avvenga al primo turno o al ballottaggio queste sono tecniche elettorali e cambia poco. Credo che Nella Brambatti possa vincere ma ho l’impressione, indipendentemente dal fatto che lo dica io, che anche testate giornalistiche e testate più o meno giornalistiche lo pensino e lo creda anche il campo avversario che privatamente ammette che abbiamo fatto un’ottima scelta. E questo vale molto di più dei miei sondaggi personali, espressione soltanto di un’analisi politica e sociale della città. Fermo ha voglia di un cambiamento, ci sono troppe persone che sono state lasciate sole, che si sentono umiliate da una pratica politica che ha favorito gli interessi di pochi. Si avverte che la città è stata lasciata in uno stato di abbandono. C’è un clima molto positivo, di attesa e sono convinto che la Brambatti lo saprà ascoltare e accogliere per dare una nuova prospettiva. Lei, come molti di noi, è in una fase della vita molto bella, in cui veramente tutto quello che si fa lo si fa per le generazioni future e questo è molto importante. Se questo vale in generale, per una donna vale almeno il doppio …

Voi avete candidato Nella Brambatti per le sue capacità musicali, nel caso di vittoria la suonerebbe contro la destra, e nel caso di sconfitta, il venire trombata non sarebbe così drammatico per un presidente di conservatorio?

Nella ha grandi capacità di direzione, musicali un po’ meno. Non mi risulta che sappia suonare strumenti musicali, ma in ogni caso è più brava a darle che a prenderle.

I comunisti fanno ancora paura al punto da non far votare la classe media? Siete ancora quelli che mangiano i bambini?

Non diciamo eresie.
Intanto i comunisti sono rappresentati nella coalizione del centro-sinistra da due forze politiche, i Comunisti Italiani e Rifondazione, non dalla mia. E sono due forze politiche importanti.
Le forze della sinistra sono fortemente radicate anche nella classe media e nei cattolici, al punto tale che molti cattolici sono di sinistra, e non fanno paura, anzi, rappresentano una prospettiva di giustizia e di libertà. In questo Paese l’hanno sempre rappresentata e chi ti parla viene dell’esperienza del PCI, cioè dall’esperienza di quelli che hanno contribuito a liberare questo paese, che hanno scritto – non da soli, ovvio - la Costituzione, che hanno contribuito a difendere i diritti dei lavoratori e dei più deboli. Che poi vi siano state evoluzioni e cambiamenti di carattere storico questo non significa perdere per strada valori e principi portanti. La parola “comunista” o la parola “sinistra” può far paura semplicemente a qualcuno che è rimasto ingessato nel passato oppure viene usata in un modo disonesto semplicemente per nascondere la prevalenza dell’interesse privato su quello pubblico.
Il Presidente del Consiglio la usa a sproposito, forse mal consigliato durante qualcuno dei suoi festini privati…

Che rapporto c’è tra l’essere non riformista e il volere una rivalsa elettorale?

Non so di che cosa tu stia parlando. Le rivalse non mi appartengono. La rivincita, e sonora, ce l’ha avuta il centro-sinistra alle provinciali.
Ma tutto questo poi, interessa a qualcuno?
Credo che l’importante per i cittadini sia quello che fai, come governi, le risposte che dai ai loro bisogni e quanto li coinvolgi nelle decisioni. Cerchiamo di essere seri. Non inseguiamo provocatori e propagandisti. Fermo, negli ultimi anni, di questa gente ne ha avuta già troppa. Ora veramente è il momento di voltare pagina.

Che vuol dire “riformista”?

Essere riformista significa cambiare nel senso della giustizia e della modernità la struttura di un paese, utilizzando il metodo democratico, attraverso i sistemi e gli strumenti della democrazia.

Riformista è un concetto solo di sinistra oppure è anche di destra? A destra i riformisti come si chiamano, revisionisti?

Direi che riformisti nel centro-sinistra lo siamo dalla svolta di Salerno nel 1944, da quando cioè Togliatti scelse la via democratica di cambiamento della società italiana.

Revisionismo è una categoria che appartiene alla storiografia prima ancora che alla politica. Credo che ci possa essere un riformismo anche di destra. Portiamo un esempio: alcune proposte che vengono da Futuro e Libertà sono proposte riformiste, come il voto agli immigrati e alcuni progetti di natura sociale e anche culturale.
Il riformismo è un metodo, poi naturalmente si caratterizza in base ai contenuti. Nella storia della politica europea e mondiale il riformismo è stato il criterio metodologico della sinistra democratica. Di quella sinistra non rivoluzionaria, social democratica, liberal democratica. Ma questo non significa che non vi possa essere anche un riformismo di destra.

Se i politici di sinistra vengono definiti “barbuti” come Fidel Castro o Che Guevara oppure violenti come Pol Pot capo dei Khmer rossi cambogiani, come si possono definire quelli che stanno a destra?

Stai parlando di politici di sinistra del secolo scorso. Se penso alla sinistra attuale, a livello internazionale, mi viene in mente Obama. Alcuni politici di destra, nella destra italiana, io li chiamerei integralisti, mentre alcuni loro propagandisti sono un po’ talebani. A livelli più alti invece, la destra italiana è una destra neo feudale e questo credo sia proprio uno dei motivi di rottura di Fini con Berlusconi. La destra berlusconiana non ha il senso dello Stato. Ne è totalmente priva, confonde la dimensione privatistica personalistica con le istituzioni e con l’interesse collettivo.

Che cos’è un talebano?

I talebani sono dei guerriglieri islamici caratterizzati da un forte fanatismo integralista religioso. In genere viene usato come sinonimo di fondamentalismo integralista. Ma questo che c’entra con Fermo?

Come definisce la politica nel nostro territorio, di serie A, di serie C oppure è in divenire? A livello nazionale, quanti politici locali di “spessore” potremmo proporre?

Credo che la politica fermana sia in forte divenire. La nascita della Provincia è un elemento che rafforza tutto il territorio. Non solo per ciò che la Provincia sta facendo ma per il semplice fatto di esistere, accresce il peso di questo territorio sia a livello regionale sia nazionale.
All’altra domanda non ha molto senso rispondere. Un territorio viene rappresentato ed ha peso nel momento in cui mette in campo progetti collettivi che vanno anche al di là degli schieramenti. Per questo dico per esempio che la continua polemica di chi ha governato questa città e di certi settori della destra, ieri contro la Regione, oggi contro la Provincia, rischia di isolare il territorio. Credo che si debbano costruire progetti comuni. Certo, si possono criticare delle scelte generali, ma la capacità degli amministratori deve essere quella di costruire anche con gli altri livelli istituzionali.

La nostra è una terra a connotazione prevalentemente artigianale e industriale e in queste zone non abbiamo da proporre il nostro Bersani. Ma se il Pd cerca fuori di se, facendo la corte a Montezemolo, secondo lei, la destra potrebbe andare a cercare Diego Della Valle?

Della Valle non lo conosco, ma non credo sia un uomo di destra. È un imprenditore e se mai è vicino ad ambienti fortemente centristi. Non credo sia neanche intenzionato a fare scelte di carattere politico. Sinceramente, non lo conosco e non mi arrogo il diritto di rispondere. Sono domane che dovresti fare a lui. A livello nazionale il problema per la destra in questo momento si chiama Silvio Berlusconi. Il convitato di pietra da cui questa destra non riesce a liberarsi per diventare una destra moderna ed istituzionalmente attendibile.

Sulla sua carta d’identità lei ha scritto “professore”. Mettiamo i voti ai politici.
Per esempio, che voto darebbe a Di Ruscio?


A Di Ruscio non lo voterei mai.

A Luciano Romanella?

…Romanella…cinque per simpatia.

A Remigio Ceroni?

Per la rappresentanza del territorio darei un voto bassino anche se nel complesso … diciamo una sufficienza.

A Fabrizio Cesetti?

Per quello che ha fatto e che sta facendo … direi un nove pieno.

A Franca Romagnoli?

Non riesco ad essere obiettivo ed equilibrato. A Franca voglio molto bene da tanti anni, quindi il giudizio è comunque positivo. È una persona per cui ho affetto e stima. Dal punto di vista politico lei sa che le metto un voto molto basso anche se per le sue ultime scelte partitiche il voto è alto.

A Gianfranco Fini?

Insufficiente. Una insufficienza determinata dal fatto che le sue scelte devono essere più chiare. C’è un ambiguità profonda. I giudizi sono naturalmente rivolti all’esperienza di cui si è reso protagonista. Fini non può chiamarsi fuori dalle responsabilità che ci sono nella nascita, nella vittoria e nell’affermazione del “berlusconismo” in questo ventennio. Debbo dire però che mi incuriosiscono intellettualmente alcune riflessioni che sta facendo e che ho avuto modo di sentire dal vivo. Naturalmente non sono ipotizzabili esperienze e progetti comuni tra il centro-sinistra e Futuro e Libertà mentre può essere molto interessante un dialogo su alcune questioni di carattere istituzionale e su alcune ipotesi di riforma.

…che voto gli diamo?

Cinque e mezzo.

A Silvio Berlusconi?

Berlusconi non è classificabile. È un problema per il paese.

A Nichi Vendola?

Un buon voto perché sta vivendo un’esperienza di governo interessante in Puglia, sta facendo un buon lavoro di riaggregazione di parte della sinistra. Anche in questo caso devo ammettere però di essere influenzato da un’amicizia e da un affetto di lunga data.

A Pier Luigi Bersani?

Otto. Perché sta facendo un lavoro importantissimo di tenuta e di rilancio del PD. Certo, come spesso succede, può capitare di non condividere singole esternazioni relative alla tattica, ma l’idea del Partito Democratico come partito che sia l’asse portante di una svolta del  Paese credo la incarni.
A volte ci vuole un po’ più di decisione su alcune questioni strategiche.

Ci dica qualcosa di sinistra...

Prima a livello nazionale.
Voglio esprimere tutta la mia solidarietà, al di là dei giudizi su questo o quell’accordo specifico, alla Fiom e tutta la mia profonda contrarietà all’accordo di Mirafiori. Non solo per i contenuti dell’accordo, ma perché si pensa, con un’operazione autoritaria da Fiat degli anni cinquanta, di espellere il più importante sindacato dei metalmeccanici dalle trattative, dagli accordi e dalla rappresentanza democratica dei lavoratori. Sono convinto che i lavoratori sapranno reagire e che la Fiom e la Cgil sapranno difendere il diritto di rappresentanza di quei lavoratori – parlo della Fiom in particolare – che sono stati in prima linea nella conquista dei diritti dei lavoratori di tutte le categorie, non solo per i metalmeccanici.
Non ci dimentichiamo che in questo paese la caduta del fascismo la si deve anche agli scioperi di Mirafiori nel marzo del 1943, quando gli stessi operai che hanno dato vita al sindacato, sono stati deportati nei lager nazisti.
Quello che si è compiuto a Mirafiori è un atto di provocazione nei confronti di tutte le forze democratiche del paese e credo che si debba dare una risposta politica molto forte a cominciare dal mio partito. Non si tratta di questo o quel sindacato, ma del diritto di rappresentanza sindacale. In fabbrica questo diritto va garantito anche a chi dissente, soprattutto a chi dissente.
Sul piano locale e territoriale, credo che il centro-sinistra Fermano, unito e maturo com’è, saprà conquistare il consenso di tutti i cittadini, anche di quelli che non sono di sinistra ma che vedranno in Nella Brambatti una prospettiva di futuro per la città e per chi, ancora, non è nato. Noi dobbiamo lavorare per quei bambini che nasceranno a Fermo nei prossimi trent’anni.

…ed ora ci dica qualcosa di sensato!


Qualcosa di sensato è tutto quello che ho detto fino ad ora!
E comunque non sono stupito del fatto che nel centro-destra non riescano ancora a trovare un candidato unitario, perché sono profondamente divisi. Suggerisco magari, per facilitarci le cose, il direttore della testata su cui pubblicherai quest’intervista. Ci farebbe vincere con estrema facilità!


Nel ringraziare il professor Giuseppe Buondonno per l’intervista, non ci è sfuggito il suo ghigno finale nel nominare il possibile candidato del centro-destra.
Sta a vedere che come Adolfo Leoni ha avuto l’acume di anticipare Nella Brambatti come candidato del centro-sinistra, anche Giuseppe Buondonno abbia un acume similare nell’anticipare Adolfo Leoni come possibile candidato del centro-destra.
Magari è fantapolitica, ma in quel caso siamo proprio sicuri che una candidatura del genere faccia vincere la sinistra a mani basse?
Di una cosa siamo certi, se fossero questi due personaggi a contendersi la poltrona di Sindaco per la città di Fermo, assisteremo finalmente ad una competizione corretta nel rispetto principalmente dell’avversario e non del nemico in quanto tutto si potrà dire tranne che non sono due persone per bene.
 

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giovedì 2 dicembre 2010

A SPASSO CON NELLA

Conversazione con la Prof.ssa Nella Brambatti 
di Laura Gioventù
  

Abbiamo incontrato Nella Brambatti, la candidata per lo schieramento di sinistra del panorama politico, per la poltrona di Sindaco per la città di Fermo.
È stato un colloquio molto aperto e sincero, e mentre ci scambiavamo domande e risposte non potevamo non apprezzare la sua assoluta attenzione per il rispetto umano e l’assoluta mancanza di polemica politica. Non siamo più abituati a rispetti del genere per cui lo abbiamo molto apprezzato, e speriamo sia emulato dagli altri candidati.



La prof.ssa Nella Brambatti


Nel Rigoletto, la celeberrima opera di Giuseppe Verde, il Duca di Mantova, parlando delle donne dice “questa o quella per me pari sono”. A parte la battuta operistica, in politica per gli elettori le donne sono come gli uomini, pari sono, oppure hanno qualcosa di diverso che potrebbe diventare un vantaggio o un’opportunità e forse anche una novità per le amministrazioni locali?

Le donne sono diverse perché portano con se, a parte il sub-strato culturale che potrebbe essere condiviso con gli uomini, una loro specificità che è quella di essere madri, e quindi l’essere diverse per una serie di esperienze, di impegni, e di lavoro che è differente da quello maschile. Penso che la presenza delle donne sia fondamentale nell’amministrazione di una città e nel fare politica proprio perché la loro diversità e la loro diversa esperienza  aggiunge qualcosa in più. Per esempio gli uomini possono benissimo riflettere su quelle che sono le esigenze sociali, ma dovrebbero cercale mentre le donne le porterebbero come esperienza personale immediata. Per il semplice fatto che le esigenze di una mamma che lavora e che ha dei bambini piccoli, una donna la esperimenta e la vive sulla propria pelle giorno dopo giorno per cui è chiaro che ad una proposta e ad una soluzione ci arriva naturalmente prima che ci possa arrivare un uomo. Quindi le diversità derivanti dalla presenza di una componente sia maschile sia femminile ben vengano perché ognuno apporta una propria specificità e il fatto di poter arrivare prima ad una sintesi o ad una proposta politica permette di economizzare nei tempi di programmazione e di lavoro di un ente pubblico locale. L’importante è che nel momento in cui si parla di donne e politica ci siano donne che vogliono fare politica nella maniera in cui la politica in senso ampio va intesa, non per stare lì a fare rappresentanza. Parliamo di donne serie…

Quando le donne scendono in politica spessissimo devono sacrificare  molto della loro vita privata, matrimonio famiglia e carriera professionale. Come riuscire a conciliare le due cose senza cadere nella trappola dei ricatti affettivi e dei sensi di colpa, cose nelle quali noi siamo maestre?

In primo luogo credo che sia sempre possibile pensare a quello che è il tempo della politica. Debbo dire che in qualche mondo pesa di più, almeno per quello che riguarda la mia esperienza professionale, nel fare politica amministrativa di una città. Vale a dire, normalmente si sa che l’impegno di una donna che fa politica, in una città, significa essere presente e starci sempre, ed è chiaro che questi sono tempi sottratti alla famiglia e al lavoro. Nel caso di un’amministrazione comunale, molto spesso non è stato possibile in passato il fatto di rinunciare al lavoro per dedicarsi esclusivamente all’amministrazione e personalmente io non sono stata nelle condizioni di poter dire faccio l’assessore ma non faccio l’insegnante,  perché non è possibile nemmeno sotto il profilo economico. L’altra cosa che pesa enormemente è il fatto di partecipare alla vita attiva del Consiglio comunale, che non ha la possibilità di riunirsi di giorno così come avviene in Regione e al Parlamento, ma si lavora nelle ore successive al lavoro ufficiale, e spesso i lavori in Consiglio e in commissione si protraggono oltre l’orario previsto, quindi è chiaro che da questo punto di vista diventa abbastanza sacrificato. Già solamente il fatto di poter contare su un rispetto dei tempi, quella che è la puntualità e la sinteticità del lavoro, consentirebbe una maggiore partecipazione, secondo me, delle donne, altrimenti è dura…
Quando facevo l’assessore o il consigliere comunale, se finivo alle sei del mattino comunque alle otto ero in classe. Non mi sono mai permessa, tranne rari casi, di lasciare la scuola perché poi ci sono dei lavori che non te lo consentono nemmeno perché oltretutto eticamente ti poni in una situazione di disagio per chi lavora. Un insegnante comunque a scuola ci deve stare e è possibile che un giorno non ti presenti e il secondo pure, poi al terzo devi rientrare!
Un rispetto dei tempi sarebbe fondamentale e se già solamente ci fosse la puntualità sarebbe una cosa bellissima.

Il termine francese “charme” indica in genere fascino, forza di attrazione e seduzione più o meno esercitate da una persona per le sue qualità fisiche, intellettuali e personali. Le donne in politica come conquistano l’elettore, usando lo charme suddetto oppure è solo un fatto di ideologia politica?

Io toglierei il concetto di seduzione. Penso che l’elemento importante sia quello della necessità di comunicare idee e progetti. Toglierei tutto quello che aggiunge ma toglie concretezza e sincerità al fare politica, almeno per quanto mi riguarda. Parlerei di carisma e di capacità comunicativa ma che non deve essere uno strumento. La capacità significativa saper tradurre nel modo più semplice ed accessibile a tutti quelle che sono le proposte di un progetto politico che si vuole intraprendere  e che si vuole condividere con i cittadini. Più si è capaci di essere chiari, più si è bravi a trasmetterlo, a farlo vivere e percepire dai cittadini e più ci si sente sicuri e nelle condizioni di fare meglio. Serve una comunicazione efficace delle ideologie che significa rendere più immediati e diretti i contenuti del proprio progetto politico e di come si vuole lavorare.

Lei è la prima candidata donna per la carica di sindaco della città di Fermo, un ruolo che con l’istituzione della nuova Provincia è diventato ancora più importante. Nel caso fosse eletta, il suo parametro amministrativo sarà emulare Anna Magnani nel suo “Onorevole Angelina” epica e popolana, o un misto tra Nilde Iotti, Letizia Moratti e Luciana Littizzetto, ovvero rispettabilità, rigore e ironia?

Senz’altro vorrei rigore perché è fondamentale in un momento in cui non ci sono più confini e limiti di quello che deve e non deve essere fatto e nemmeno pensato dal punto di vista del fare politica e di amministrare la città. Dietro al rigore passerà la rispettabilità, bisogna essere comunque assolutamente seri. L’ironia serve, perché comunque sia aiuta ad affrontare anche i momenti di crisi. Ci permette di non cadere nel pessimismo più assoluto e serve a sciogliere certi conflitti che possono verificarsi  con i cittadini. Il rigore, la rispettabilità e l’ironia sono degli elementi fondamentali. Vedo meno la faciloneria, facciamo tutto, tutto è possibile. Non è nel mio carattere, per me sarebbe proprio impensabile questo atteggiamento e soprattutto non lo reputo nemmeno serio nei confronti dei cittadini.

Nei suoi comizi e nelle sue presentazione in campagna elettorale Lei sta pensando ad un messaggio elettorale comune oppure ad una divisione tra elettori maschili ed elettrici femminili perché è a conoscenza della stranezza per cui le donne non votano le altre donne. C’è bisogno di messaggi diversi oppure in quanto elettori non si ha sesso, per cui va bene un unico messaggio ed in quel caso secondo lei perché le donne non votano le altre donne?  

Il messaggio dovrebbe essere unitario e che si rivolge a tutti, alle donne, ai giovani, agli anziani. Non si possono avere due canali separati. Sul fatto che le donne votino meno le altre donne non so sinceramente perché questo avvenga. Ci dovrebbe essere comunque una fiducia tra l’elettorato femminile e le candidate donne perché a mio avviso sono anche le donne che aiutano di più a capire quelli che sono i loro bisogni. Forse si teme che ci sia una sorta di mascolinizzazione della donna, forse è un po’ la stessa cosa che avviene anche nel mondo del lavoro, si teme la concorrenza, si resta diffidenti. Partirei da questo presupposto, cresceremo anche e dobbiamo metterci nella logica che la società, sia nel mondo del lavoro, sia nel mondo della politica, è costituita da uomini e donne, per cui si deve scegliere la persona più capace e più competente e affidarsi a quella indipendentemente dal sesso.
Del resto questo problema non me lo sono mai posta perché ho lavorato spesso e bene soprattutto con le donne. Per mia esperienza personale e, anche da un punto di vista di formazione professionale, devo ammettere che le esperienze in equipe con le donne mi hanno sempre dato grandi vantaggi e sono state sempre estremamente positive. Quando funziona…funziona meglio!
Poi è vero anche che se ne candidano anche di meno, e se la componente maschile è più alta rispetto a quella femminile, ecco che manca l’alternanza uomo donna. Il motivo ricade nello stesso discorso per cui molto spesso le donne non se la sentono e rinunciano perché in effetti sono gravate anche di tanti altri problemi. La vita politica, se ben fatta, richiede attenzione e studio e capisco che di fronte a questa cosa qualcuno faccia la scelta di preferite il lavoro e la famiglia. L’esperienza politica può nascere e morire mentre la carriera professionale poi rimane…molto spesso l’assenza delle donne nasce quindi dalle difficoltà oggettive del fare politica!

Dalla sua biografia sappiamo che lei è stata a Napoli per lavoro. Nella nostra regione abbiamo avuto 2 precedenti famosi, Giacomo Leopardi e Gioacchino Rossini, da una parte la poesia e dall’altra la musica, che hanno trovato a Napoli sia la bellezza sia l’ispirazione. Lei è una donna di cultura e di poesia ma allo stesso tempo è anche una donna di musica, come spiega questa comunanza tra lei, Leopardi e Rossini …

Direi in questo caso che sono tre marchigiani che si sono trovati a Napoli. Napoli avrà dato molto sotto il profilo dell’ispirazione musicale e anche per la poesia è stata sempre una città importante soprattutto in certi periodi storici. È chiaro che fosse una città di riferimento culturale importante.
Rispetto agli altri debbo dire che la mia è stata un’esperienza derivata da una scelta personale ed io di Napoli, pur avendo apprezzato la cultura e tutto quello che si è mosso e che c’è stato di importante e del quale ho goduto e fruito, ne ho vissuto un altro di aspetto. Per ragioni professionali il ministero mi ha mandato ad insegnare a Napoli città, in un triangolo non certo dei più belli sotto il profilo dei rapporti sociali. Ho insegnato in una struttura che faceva riferimento a studenti del professionale  che stavano tra San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli, quartieri che sono complicati da gestire e per me in principio è stato un dramma, perché la camorra impera e la scuola subiva sistematicamente questi attacchi da parte della malavita. È stata una situazione difficilissima, non capivo, era un mondo talmente diverso, a parte che linguisticamente non li capivo, c’erano rapporti difficili e in certi casi violenti. All’inizio la situazione che mi sono trovata davanti mi ha messo in crisi, poi ho cominciato a muovermi. In quel caso sono partita da un presupposto molto chiaro: anche un solo studente deve essere tutelato nei confronti di situazioni di violenza e di ricatto, anche un singolo episodio deve giustificare l’intervento dell’insegnante, e soprattutto chiarire i principi in base ai quali si sta nella scuola. L’istituzione per prima deve fare in modo che non ci siano confusioni. In particolare è stato faticoso far capire che non si può cedere alla violenza e al ricatto. Sono stata molto dura però doveva passare un messaggio chiaro nei confronti degli alunni, tutti erano eguali, nessuno si poteva permettere di usare violenza nei confronti dei compagni, ne tantomeno certi nomi di famiglia, ben noti nell’ambiente, potevano mettere in soggezione altri alunni, specie in una realtà dove spesso c’erano famiglie in difficoltà finanziarie. Ho fatto tutto quello che ritenevo opportuno fare, per cui per sei anni per sei classi per ogni anno, ho pagato le fotocopie per tutti gli alunni in classe e anche le fotocopie all’inizio dell’anno per tutti i libri. Era l’unico modo per fornire a tutti gli stessi strumenti, e poi … essere estremamente dura. Dura perché praticamente c’era, ed è capitato, chi usciva dall’istituto e andava a fare una rapina. Doveva passare un messaggio chiaro e questo non è stato dato da tutti…c’era qualcuno che ti diceva…”sai quella famiglia fa del bene” ma come si fa a dire certe cose quando si tratta di gente che chiede il pizzo e spaccia droga?

Alcuni hanno cercato la cultura a Napoli, la città, la sua ricchezza. Io ne ho fruito di cultura e di musica. Ho cercato anche di partecipare alla vita della città, ma sotto il profilo professionale  ho avuto l’impatto con un altro mondo, quello della sofferenza e della violenza. L’altra faccia della medaglia. È stata un’esperienza molto  forte, ci sono famiglie che hanno molti problemi, ragazze che a quindici anni restavano incinte, andavano tutelate, ragazzi con i genitori in galera oppure ammazzati, l’ambiente è questo…
Onestamente Roberto Saviano non ha inventato nulla. Questa è la realtà di Napoli che poi a me non m’abbiano mai bucato le gomme dell’auto e non m’abbiano mai toccato…è positivo… dicevano che ero un carabiniere però avevano stima di me. Chiaro che bisogna porsi in un rapporto di assoluta serietà. Non è mai successo che entrassero in classe senza che io ci fossi, oppure che venissero a scuola senza una giustificazione, perché dopo sarebbero stati dolori. Mi sono comprata due registratori, tutti i materiali didattici me li sono comprata da sola… andavo in giro con una quarantottore con dentro anche fazzoletti da naso perché se andavano in bagno e non c’era la carta igienica gli davo i fazzoletti…e poi fornivo penne… matite…fotocopie…tutti dovevano avere il necessario…non c’erano alibi di sorta. Tutti i ragazzi erano nella stessa condizione per cui a quel punto non c’erano scuse.
In una situazione così difficile, una volta ricordo che venne un neuropsichiatra della asl, era maggio, praticamente a fine anno scolastico, per darci delle “dritte” su come gestire gli alunni in difficoltà. Si azzardò solamente a dire… “…perché voi insegnanti mettete il pilota automatico…”ed io mi tirai immediatamente su, feci un urlo e mandai una lettera di protesta alla asl. Come si fa ad avere un pilota automatico in una classe dove quando fai l’appello ci sono cinque alunni che hanno il padre in galera, alcuni sono difficili, diversi devono essere recuperati ed altri non avevano nemmeno una casa…pilota automatico? …ma per piacere!!!

Pensa che la sua esperienza abbia lasciato un segno…?

Penso di sì, soprattutto ho avuto un riconoscimento molto grande da parte dei miei alunni perché il fatto stesso che alcune ragazze  mi cercano su facebook significa che, tutto sommato, anche se in alcuni momenti sono stata rigida, hanno apprezzato….qualcuna l’ho pure bocciata ma non ho mai avuto nessuno che ha chiesto “….ma perché?”. C’è sempre stata la piena consapevolezza che una valutazione faceva riferimento ad un loro percorso, che era bello o meno bello, perché al di là di quello che io avevo fatto c’era una loro assunzione di responsabilità, e l’hanno sempre condivisa chiaramente cercando anche di non vanificare, almeno come presenza a scuola, questo dialogo che si poteva aprire con alcuni alunni che, se avessero avuto troppe difficoltà, avrebbero abbandonato la scuola. E, abbandonare gli studi, significa cadere nelle mani della camorra. Perché la camorra ha tutti gli interessi a far si che i ragazzi non vadano a scuola e diventino la loro manovalanza.

Che cos’è una politica di ampio respiro, il bisogno di ossigenare i polmoni dopo aver scalato le cime del potere oppure la visione da un colle di un infinito che si speri positivo?

Io escluderei assolutamente scalare per il potere. Non esiste proprio. In un sistema democratico ci devono essere dei cittadini che si fanno carico per conto di una comunità di governare. La politica è un impegno positivo che presuppone il dialogo ampio con tutti quanti  e un atteggiamento di collaborazione per cui mettiamo insieme e spendiamo le nostre competenze, le nostre professionalità ed anche la buona volontà. Quando si va a governare le problematiche da affrontare vanno ben aldilà delle competenze e del sapere di ognuno, ma si può, anzi di deve lavorare insieme  e insieme alla comunità. Se si ha un progetto positivo e un programma che può avere un termine si amministra ma, dopo aver governato, si deve anche ritornare nel privato della vita di ognuno. Poi ci saranno altre persone che faranno altre cose. Fare bene e governare la città deve essere un fine perché arrivare alla politica non è un mezzo per ottenere gratificazione personali né di carriera che magari non si sono avute da altra parte. Come si va a governare si deve anche essere pronti a ritirarsi quando si è concluso un percorso.… questo dovrebbe essere l’obiettivo…

Lo spartito in musica indica una regola per i musicisti e per il direttore d’orchestra, in politica lo stesso termine, lo spartire, indica ben altre cose e forse è quel qualcosa che ha allontanato molte persone dalla politica stessa. C’è un nuovo significato per ridefinire la parola senza associarla a intrallazzo, concussione, corruzione, denaro e mazzette?  

Dividersi i compiti e collaborare. Comunque sia è impensabile che si possa essere alla guida di una coalizione molto allargata, oppure anche più ristretta, senza collaborare. Lavorare insieme è l’unico modo per poter operare seriamente. Si tratta di condividere gli impegni e il lavoro tenendo conto di quelli che sono gli obiettivi. Quindi condivisione a livello di programma con i cittadini e condivisione di lavoro e di responsabilità di gruppo nell’amministrazione di una città. Poi sarebbe opportuno riportare la politica ad un valore dell’etica, del rispetto e della trasparenza. Non è possibile prescindere da questo. Non esiste proprio. Laddove entrano di mezzo la mazzetta e l’intrallazzo una cosa è certa: si va contro l’interesse del cittadino e si viene meno a quello che è l’obiettivo primario per il quale si è deciso di fare politica.
 
Perché lei si è candidata, per orgoglio personale, per miseri calcoli di sezione elettorale, o perché un giorno qualcuno le ha puntato alla tempia un ramoscello di ulivo dicendole “vai, vinci e salvaci tutti”?

Mi fa piacere che nel momento in cui hanno fatto il mio nome lo hanno fatto pensando che potessi essere la persona giusta e all’altezza per quei valori di cui abbiamo discusso anche a caratteri generali e che potessi essere una persona affidabile. E nel fare questa scelta possono aver tenuto conto delle mie esperienze passate e del mio carattere. Aldilà della gratificazione per la valutazione che è stata fatta su di me … non c’è niente che mi spinga a dire “volli, volli, fortissimamente volli”. Penso anche che a livello di partito, quando è stata proposta una rosa di candidati, non ci sono stati calcoli matematici, sono state prese in considerazione le persone che avrebbero potuto avere i requisiti per poter svolgere questo ruolo, e forse hanno visto su di me la persona più anziana di esperienza, e che avrebbe potuto meglio interpretare quelle che fossero le scelte di tutti quanti. Mi rendo conto di questa grande responsabilità e mi rendo conto anche che rispetto ad un progetto di pensionata con tanti interessi, essere sindaco significa doverne tagliare fuori parecchi. Parto dal presupposto che se in questo momento può essere importante per tutti quanti e anche per la città lavorare vorrà dire che ritaglierò meno tempo per gli interessi personali o cercherò comunque di farci entrare qualcosa…comunque lo faccio volentieri…

Quale sarà la seconda cosa che farà quando sarà proclamata sindaco, riunire i partiti della coalizione per cucinare la prima giunta, e in quel caso ci dia subito la ricetta perché gli ingredienti ci appaiono molto variegati, o cercare di svegliarsi da questo incubo?

Intanto sarà un obiettivo arrivare ad avere un risultato positivo alle prossime elezioni…

…poi festeggiare…

Sì, ma per festeggiare c’è il lavoro preparatorio da fare con la coalizione. Il fatto stesso che siamo partiti con tanto anticipo darà la possibilità di conoscerci bene ma soprattutto di lavorare insieme alla città per quello che sarà il programma di governo. Secondo me il programma di governo è l’unica linea che ci deve guidare tutti insieme. Gli obiettivi e i contenuti sono le sole cose che ognuno di noi deve avere in testa. Nient’altro.

Sicuramente lei spera di vincere, ma i candidati che non superano il verdetto elettorale si definiscono  “trombati”. “Trombare” è un termine che appartiene al gergo musicale ma anche ad un gergo “squisitamente” sessuale in questo caso per indicare una sconfitta.
Si dice che una sconfitta insegni più di mille vittorie, se venisse “trombata”  questa sconfitta che cosa le insegnerebbe?


Si parte da questo obiettivo, vincere. Io ho un progetto per la città e questo progetto deve essere compreso e condiviso dalla cittadinanza e siamo partiti anche dal presupposto di avviare delle consultazioni in modo tale da tener conto di quelle che sono le esigenze di tutto il territorio. Fermo è una città che è costituita da territori con diverse peculiarità, di una parte della città che è più attiva sotto il profilo della produzione, di una parte della città che ha una vocazione turistica e così via. Io mi riferisco alla città nel suo insieme. Il fatto di una possibile sconfitta, dopo il lavoro premilitare, quindi il non arrivare al governo della città…beh questo potrebbe dipendere da una non condivisione del programma da parte dei cittadini. Ovviamente mi auguro che questa cosa non avvenga, cerchiamo di fare in modo invece che ci sia un dialogo costruttivo e possibile con tutti. Noi ci poniamo l’obiettivo di poterla governare, chiaro che poi l’esame di coscienza si farà…ci potremo domandare fino a che punto siamo stati efficaci nella comunicazione. Fino a che punto abbiamo centrato quelli che erano gli obiettivi ritenuti necessari per i cittadini e se sono state comprese tutte le esigenze… mi auguro che ci sia un dialogo per saper leggere meglio le aspettative dei cittadini!

Una curiosità…la politica è anche estetica e se sì in che cosa si visualizza? Doppiopetto, tubino o tailleur? Il luogo comune dice che a sinistra ci si vesta “scasciati” mentre a destra tutti “griffati”. Esiste un’etica che diventa estetica della politica? 

Da donna sì, in questo senso, se può servire come esempio: ho avuto l’occasione di vedere, ma nemmeno troppo tempo fa, alcune riprese della Camera dei Deputati, che molto probabilmente si riferivano ad un periodo di chiusura pre-estiva ed ho visto delle signore, riferendomi alle donne, ma il discorso vale anche per l’uomo, combinate in maniera tale che forse sarebbero state meglio sedute davanti ad uno chalet che non alla Camera. Dico questo, le istituzioni sono importanti e vanno rispettate. Il messaggio che deve passare è quello di serietà ed autorevolezza che non è collegabile esclusivamente a quanto e come ci si copra, ma riguarda tutta una serie di atteggiamenti che vanno dal parlare al rispettare.
Il rispetto passa anche nel modo in cui ci si comporta pertanto si deve assolutamente evitare che ci siano degli adeguamenti a certe brutte modalità di comportamento, che molto spesso vediamo anche in televisione, messaggi inaccettabili quindi di scompostezza e violenza verbale. Questo deve avvenire ovunque, in ogni posto di lavoro, l’ho preteso a scuola, e non è solo una questione di forma, la forma si sostanzia in queste cose soprattutto quando si rappresentano le istituzioni e i cittadini. 

Il sindaco ha anche il compito di consegnare le chiavi della città ad alcuni personaggi illustri, ma una donna non lascia mai le chiavi di casa a nessuno, anche se illustre, tranne non sia la suocera o la propria madre. Lei, diventando sindaco, al posto delle chiavi a questi personaggi darebbe un libro che illustri la storia e la cultura della città di Fermo, oppure un manuale delle istruzioni che spieghi come trattare con i marchigiani?

Io direi che alle persone illustri innanzitutto affiderei un libro su Fermo perché è troppo bella questa città e ha tante cose da conoscere, ed in primo luogo farei fare un giro in biblioteca come una cosa del tutto preziosa e riservata. Secondo me l’omaggio più grande che si può fare è quello di far conoscere e amare questa città… Come primo segno di ospitalità l’importante è diffondere la conoscenza di questa città…Città ricca di storia e di belle cose…e forse un libro lo regalerei a tutti i Fermani…perché c’è tanto di tanto.
È importante sapere, perché se non ci conosce la città come possiamo pensare di valorizzarla? Non riusciremo nemmeno a proporla. C’è la necessità di recuperare e tutelare tutto un passato che diventa arricchimento e patrimonio personale di ognuno.
Spesso e volentieri mi capita di leggere anche la storia passata e, secondo me, ogni cosa che apprendo in più è una cosa che mi fa piacere, che ricontestualizza questo mio vissuto a Fermo, anche se poi di fatto io non sono Fermata. Mi sono trasferita dall’età di 17 anni. Vengo dal Maceratese, ma non significa certo venire dell’America. Per certi versi la storia di Fermo si è così estesa che di fatto io venivo da un paese vicino, Macerata è condivisa, facevo capo alla Curia Arcivescovile anche per quanto riguarda la parrocchia quindi, in buona sostanza, siamo nella “Fermanità”.
Poi sui Marchigiani, non so se sono i difetti di un tempo, si diceva che sono abituati a lavorare in silenzio, sono poco esibizionisti, riservati…è probabile poi che qualcosa con il tempo sia anche cambiata, e che queste caratteristiche nella sostanza si siano perse con l’evolversi della società.


La nostra passeggiata con Nella è finita, ci siamo salutate e scambiate gli auguri per le prossime feste, per il nostro rispettivo futuro, e per una campagna elettorale basata sui contenuti e non sulle isterie politiche di chi voglia buttare tutto in rissa. Personalmente sono stata contenta del nostro incontro ed anche lei lo è stata, del resto il ritrovarsi fra una professoressa e una sua ex allieva è sempre qualcosa di esaltante e commuovente. Avevo tralasciato di dirvelo ma Nella Brambatti e Laura Gioventù sono già state in contatto fra loro, ed è stato molto emozionante intervistare la propria professoressa di francese dopo tanti anni. Grazie Nella e tanti auguri, e i lettori mi scusino se sembro di parte, ma una professoressa Brambatti spero l’abbiano avuta tutti, almeno una volta, nella vita. 

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venerdì 15 ottobre 2010

Le risposte del Prof. Giuseppe Buondonno

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Molti vogliono candidarsi per ambizione. Qualcuno, per fortuna, ancora vuole candidarsi perché vuole rendere un servizio alla comunità e crede di avere delle idee. A me non piace l’espressione candidarsi, piace l’idea che i partiti, quindi una collettività, candidi una persona. L’idea dell’auto-candidatura non mi ha mai entusiasmato. Rispetto alla citazione di Andreotti poi, onestamente la trovo banale come il personaggio che l’ha pronunciata. È la banalità del male come diceva Hannah Arendt.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Il candidato ideale come tutti gli ideali e gli archetipi non esiste. Esistono le persone che hanno la loro storia e la loro esperienza e nella realtà il meglio è sempre un equilibrio tra un modello ideale ed il peggio a cui si guarda con orrore. Poi il meglio è in una determinata situazione, non è detto infatti che cambiando le situazioni il candidato vada sempre bene. Il meglio è assolutamente relativo e soprattutto è bene che non ci siano persone adatte per tutte le stagioni.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Io credo che ci vorrebbe una legge per cui un candidato eletto se cambia partito una volta eletto decada. Credo che sarebbe un elemento di moralità, ma è anche vero che ci sono dei limiti costituzionali ad una legge di questo tipo perché uno è eletto dagli elettori anche se scelto dai partiti. Tuttavia io credo che si possono aggirare questi limiti di incostituzionalità perché comunque mi sembra molto giusto che una persona eletta sotto un simbolo e con un certo programma elettorale non debba e non possa poi utilizzare il suo mandato in modo improprio, non magari distinguendosi una volta ogni tanto dal volto che il partito gli indica -questo è anche lecito in alcuni casi-  quello che non è lecito è cambiare di casacca. Per carità, lo si può pure fare nella vita ma bisogna a quel punto restituire il mandato.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Dipende dal grado di pessimismo che in quel momento aleggia e dallo stato d’animo. Intanto in un grande partito come il PD non è che le liste le facciano due tre persone. Faccio l’esempio di Fermo, noi abbiamo 6 circoli con centinaia di iscritti, si discute cercando la soluzione migliore. Spesso bisogna anche convincere le persone che noi riteniamo migliori a candidarsi perché spesso sono persone che non vengono da un’esperienza politica attiva e fanno fatica. A volte invece è molto più semplice, certo, in un paese come questo, ci vuole una piccola dose di follia nell’illudersi che sia facile cambiare le cose, ma è comunque una follia molto sana.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Io penso che la scelta dei candidati debba avvenire soprattutto attraverso il grado di radicamento che le persone hanno nella loro comunità, quindi nel territorio. Per esempio, se c’è una cosa profondamente aberrante è l’attuale legge elettorale nazionale con le liste bloccate decise dai partiti. Al contrario bisognerebbe che nel loro territorio, nella loro città, fossero donne e uomini fortemente radicati e riconosciuti, non necessariamente famosi. Anche perché non è detto che un buon candidato che magari vince facilmente le elezioni poi sia un buon sindaco oppure un buon consigliere. Non è così automatico. Se posso fare una battuta, qualche volta più di un quiz ci vorrebbe un certificato di salute mentale.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Io sento come segretario di un partito la responsabilità dei risultati complessivi che si raggiungono, poi i singoli candidati partecipano come gli altri. Secondo me bisogna togliere alla politica questa esagerata dimensione individualistica, narcisistica e di spettacolarizzazione. Il risultato sono le idee che si affermano o che perdono. Le persone sono al servizio delle idee.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Io credo che in linea di principio la politica debba essere una passione ed un impegno. Nel momento in cui lo si fa come lavoro perché il ruolo che si riveste richiede il tempo pieno, va vissuto con la stessa serietà con cui si vive il proprio lavoro. Però non è bene che la politica diventi la sostituzione di un lavoro. In altre fasi questo era legato ad altre situazione quando c’erano i funzionari di partito che svolgevano un ruolo importante. In ogni caso è bene nella vita avere alternative e soprattutto usare la politica per cambiare le cose. Sono contrario alla stessa espressione “carriera politica”. Quella che si fa in politica è un’esperienza di vita.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Parto dalla fine. Per le donne servono nuove regole di organizzazione della società, il resto sono scemenze. Nuove regole che rendano effettivamente praticabile l’accesso di più donne possibili all’esperienza politica. Secondo me, in generale, è anche giusto che ci siano le quote perché senza una forzatura istituzionale, diciamo di legge, è più facile prevalgano le abitudini che le innovazioni. Al volte le leggi e le costituzioni servono proprio a rompere domini abitudinari. Per quanto riguarda il resto, non si allontana mai nessuno. Sarebbe bene che la gente si impegnasse politicamente e non si avvicinasse alla politica solo per essere candidato o per rivestire un ruolo. Ripeto, non se ne può più di questo narcisismo personalistico che domina tutti gli aspetti della società e che la politica dovrebbe invece contribuire a smorzare, non ad alimentare. È bene che prima si partecipi alla vita politica, ci si faccia un'esperienza, e si verifichi di essere in grado, se si crede sia un’ esperienza bella ed interessante, piuttosto che pensare semplicemente alla vanità. La vanità è un aspetto della vita, per carità, ma non può diventare un elemento strutturale.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata? 


Candidare nel caso del mio partito è un’orgia perché le candidature vengono definite collettivamente. Fare le liste elettorali è una fatica, però è anche una bella esperienza che un partito fa, perché sceglie fuori e dentro di se persone che poi rappresentino le idee per cui si crede. Oltre che impegnativo è un momento bello e positivo, se viene però fatto con l’obiettivo di incontrare le persone, di conoscerle, di sperimentarle e soprattutto se si cerca di coinvolgere più possibile tanti giovani che sono il vero misuratore della crisi della politica e della democrazia.


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