lunedì 21 maggio 2012

L’Infinita.

Senza Tutto. 
Imparare a vivere non avendo più nulla, neppure un paio di scarpe.  
Di Laura Gioventù



Sono migliaia la persone che nel sisma hanno salvato la vita, ma hanno perso la casa ed il resto.
Con i soli abiti che indossano vanno incontro ad una esistenza che non avrebbero mai creduto di conoscere. Dove le due parole chiave sono: niente e poco.

La recente e tragica scossa di terremoto in Emilia Romagna e quella che ha coinvolto la città de L’Aquila e la sua Provincia tre anni fa, oltre ai molti defunti, a causa dell’ora in cui si sono manifestate, hanno generato una particolare situazione per i sopravvissuti, l’ora notturna ha impedito alla maggior parte delle popolazioni interessate, di potersi allontanare dai luoghi del sisma senza poter organizzare nessuna particolare preparazione personale, con la singolare incongruenza di non poter neppure indossare le scarpe per scappare, sia per la situazione oraria sia perché per drammi come questi non basterebbe il primo paio di scarpe ma servirebbe una scarpa apposita con determinate caratteristiche di confort e di praticità.

Ed è proprio partendo da questa assurda drammaticità, che proponiamo un modo preciso per aiutare fattivamente queste popolazioni, sia per non disperdere in mille rivoli gli aiuti umanitari, sia per dare vita ad un nuovo modo di considerare il rapporto fra aiuti e capacità professionali.

La Regione Marche e il distretto Fermano in particolare, sono famosi nel mondo per le loro numerose e prestigiose aziende calzaturiere, che oltre ad un ottimo rapporto produzione-qualità, hanno la tradizione di essere aziende con una componente umana molto forte grazie alla quale si potrebbe dare vita ad una produzione specifica di un determinato tipo di calzatura.  Un tipo di calzatura progettata dai giovani stilisti Fermani, realizzata dalle aziende calzaturiere Fermane,  promossa e finanziata direttamente dalla Regione Marche, grazie agli aiuti economici che si verranno a raccogliere, in modo da dare vita ad una scarpa appositamente studiata per i casi di calamità naturali.

La calzatura diventerebbe sia un primo aiuto umanitario diretto e funzionale, sia patrimonio culturale e produttivo dell’intera Regione al punto da, per raccogliere ulteriori aiuti economici, poter eventualmente avviare una vendita comune al pubblico attraverso prezzi controllati e controllo dei rivenditori.

La Regione Marche diventerebbe in questo modo, da un lato dispensatrice di commesse di lavoro, per le proprie aziende territoriali, dall’altra svilupperebbe nel comparto calzaturiero un concetto di solidarietà produttiva precisa e non generalizzata, proponendo uno dei prodotti per i quali la Regione stessa è famosa nel mondo.

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2 commenti:

  1. Dignità & Partecipazione.

    La televisione trasmette immagini di macerie e di facce attonite che non si sono lasciate intimorire. Si parla di 200mila forme di parmigiano danneggiate, e per chi capisce la notizia è l’inizio di una conta dei danni che non sarà leggera. Dalle regioni vicine si sono già mosse colonne di aiuti di sostegno, dalle Marche, dal Friuli, dalla Toscana e anche da Roma e Milano. Il patrimonio culturale e artistico ha subito un colpo brutale, chiese che erano luoghi di aggregazione sociale più che religioso si stanno sgretolando, la calma della bassa padana fra Modena e Ferrara sembra squarciata dalle lamiere contorte delle fabbriche che lavorano anche di notte, e che hanno pagato molto caro l’orario notturno lasciando sul campo tre morti pesanti. Ma in tutto questo panorama triste ammiriamo la dignità di queste persone, sempre in bilico fra lambrusco e balere da ballare, fra macchine rombanti e tradizioni secolari da conservare, che da subito si sono rimboccate le maniche senza piagnistei, ne dolore esposto alle telecamere, in tutto questo ammiriamo la partecipazione fattiva degli altri che, senza chiedere nulla hanno già chiaro cosa possa servire nell’immediatezza del momento, segno di una preparazione e di una organizzazione ormai di primissimo piano e attrezzata anche, e specialmente, per le emergenze. Se di una cosa possiamo andare orgogliosi di essere Italiani, è anche per questa gente, sia chi sta dolorosamente guardando le loro case improvvisamente diventate inabitabili, sia i tanti che stanno accorrendo spinti solo dal bisogno di dare aiuto. Non vogliamo accusare altri terremotati, ognuno reagisce al dolore per come è abituato, ma vedere la dignità dei colpiti di questa notte infernale, ci spinge a sperare molto in un futuro meno provvisorio di come in troppi lo stanno vivendo. Dall’altra piangiamo la morte assurda di una ragazza di soli 16 anni, portata via da chi potrebbe non pagare mai per il suo crimine.

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  2. Ricordo che in Irpinia la gente camminava scalza perchè la prima cosa che si erano persi furono le scarpe, e fra i tanti psudo aiuti umanitari che arrivarono, non vi erano scarpe ma solo i soliti stracci tanto per calmarsi la coscienza. La proposta della Gioventù ha la sua ragion d'essere e oltre tutto favorirebbe una immagine migliore ancora degli aiuti umanitari provenienti dalle Marche...oppure pensiamo che i terremotati abbiamo solo bisogno di televisioni che ne registrino i commenti?...Le scarpe servono molto, specialmente se accade di notte e non puoi ritornare nella tua casa distrutta per cercarle...

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