«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?
Non è facile capirlo, la speranza è che non sia così. Uno si candida per portate il proprio contributo per il bene della collettività. La speranza è questa poi spesso la realtà ci dimostra tutt’altro …. Non lo confermo ma potrebbe essere così. E lo si capisce attraverso l’azione politica ed amministrativa.
Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?
Buona la seconda! Naturalmente all’inizio si cerca tra i propri iscritti, si studia il curriculum, si guarda il territorio. L’utopia è questa, poi spesso succede che a metà della composizione della lista si mette dentro di tutto e di più! L’obiettivo è coprire tutte le fasce di età e tutte le zone di un territorio, provinciale o comunale che sia, cercando all’interno delle associazioni, sia sociali sia produttive, ed anche tra non iscritti. Si parte sempre dagli iscritti, poi la disponibilità è sempre poca, e per allargare il consenso c’è proprio la strategia di trovare persone di area ed a volte si va addirittura alla ricerca di persone provenienti da altri schieramenti.
Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?
No, ci vorrebbe un vincolo molto più forte tra il mandato e l’esercizio del proprio mandato e non sarebbe male inserirlo come regolamento interno al partito. Certo, poi le vicissitudini nel corso della legislatura sono tante e lo vediamo attualmente anche a livello nazionale purché sia però sempre all’interno di un filone programmatico di schieramento.
Quelli che cambiano di “casacca” sono dei mercenari. Spesso si cambia perché non si va d’accordo con il proprio gruppo o con l’amministrazione. Poi bisogna vedere da che cosa è dettato il cambiamento, se per ideali, per valori oppure perché non è stata passata la propria pratica oppure quella di qualche amico. Spesso poi succede proprio questo, che un consigliere essendo indispensabile numericamente in consiglio comunale riesca in qualche modo a farlo pesare con il proprio voto.
Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???
Sia un bene sia un male. È un bene perché comunque più concorrenza porta più consensi e più voti e quindi la possibilità stessa di avere più seggi. In questo senso è meglio mettere dentro quante più persone possibili. L’aspetto negativo è che questo potrebbe poi portare alla nascita di litigi, alla concorrenza esasperata, a parlarsi male a vicenda. Può succedere che in una famiglia si vada in quattro a chiedere il voto elettorale, ognuno dei quali parlando male degli altri. Parlo sinceramente, questo è quello che capita. Un alto numero di persone che partecipano ci fa piacere, ma allo stesso tempo ci preoccupa per quello che successivamente potrebbe verificarsi, dalle incomprensioni all’interno delle proprie liste a quelle all’interno dei gruppi consiliari.
Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?
Qui gli aspetti sono diversi. A mio avviso chi dovrebbe filtrare le candidature e garantire una buona politica sono i partiti entrando anche nel merito del dibattito sull’attuale legge elettorale nazionale che condividerei qualora i partiti funzionassero. Si potrebbero fare le liste bloccate qualora esista una reale meritocrazia interna. Se il partito riuscisse veramente a selezionare una classe dirigente in base alle capacità ad al merito si potrebbero anche fare le liste bloccate. Parlo un po’ da utopista della politica. Siccome però i partiti hanno tradito il loro mandato e sono solo centri di potere o mezzi per arrivare a qualcosa, a questo punto occorre una scelta con metodi di selezione democratica. Anche se nella preferenza, a volte può capitare che i vecchi marpioni, il conservatorismo e il potere prevalgono su certe preferenze a discapito della qualità politica. Nelle liste spesso le persone brave ma con meno esperienza e meno conoscenze non riescono ad essere elette a differenza di chi già fa il consigliare da anni, ha un gruppo di consenso ed è più conosciuto e avvantaggiato nel prendere voti.
Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?
Nelle liste comunali il problema non sussiste perché poi nessuno verrà escluso perché servono tanti candidati. Tutti vengono messi dentro. La responsabilità è finale ed è del cittadino che ha votato. Nelle provinciali dove c’è un solo candidato, solo in quel caso possiamo parlare di responsabilità. Se viene scelto un candidato che perde dispiace per lui ma anche per il partito stesso e per chi ha fatto quella scelta.
Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?
La politica non è un lavoro, ma una passione ed una missine per il bene pubblico. Spesso però succede che ci si candida per avere una visibilità per le proprie professioni anche con la speranza di ottenere un domani dei benefici sul proprio lavoro grazie alle conoscenze ed alla possibilità di allargare il proprio pacchetto clienti.
Ma la politica non deve essere assolutamente un lavoro. Certo, io qui vado un po’ controcorrente, nel senso che tutti dicono che gli stipendi dei politici sono troppo alti. Siccome io credo nella politica e penso che chi fa l’amministratore deve comunque percepire uno stipendio adeguato perché sottrae molto tempo al proprio lavoro. Quindi, secondo me, chi dice che un consigliere regionale oppure un parlamentare prende troppo non è giusto, devono invece fare di più per il bene pubblico. Se rispettano il loro mandato alla fine quella che si percepisce è una retribuzione adeguata perché fare il parlamentare per 5 anni significa smettere di fare il proprio lavoro e trascurare la famiglia. E dopo 5 anni? Comunque è un discorso complicato. L’importante è svolge il proprio dovere, ritornando al già citato senso etico. Sono ben altre le spese superflue che dovrebbero essere eliminate a cominciare dagli enti inutili.
Idealmente e moralmente mi sento di consigliare l’esperienza politica. Poi però dipende dal carattere della persona. In politica sicuramente ci sono molte più delusioni che successi, per chi ci crede seriamente. Si entra con molto entusiasmo poi si vedono i meccanismi … ndr … può succedere che qualcuno lo faccia per aumentare le proprie entrate, altri che la scelgano come lavoro perché non ne ha uno. E spesso la politica è stressante perché non si riesce ad arrivare ad una soluzione. La politica spesso è solo tanta chiacchiera e pochi fatti concreti. Tante persone e quindi tanti modi diversi di pensare e di fare. Le riunioni fumose nelle sedi di partito spesso altro non sono che un parlar male degli altri piuttosto che discutere sull’utilità dell’arretramento dell’autostrada.
Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?
Li accogliamo a braccia aperte valutando insieme la situazione politica, quella del partito e gli obiettivi che si prefigge la lista. Innanzitutto dovrebbero contattarci. Poi partecipare comunque alle riunioni e creare una comunità individuando gli obiettivi comuni, i problemi e le possibili soluzioni. Se si concordano e c’è un minimo comune denominatore bene, altrimenti si è sbagliato lista. La tessera al partito non è indispensabile, almeno inizialmente. È comunque un “vincolo” e può essere fatta in un passaggio successivo. L’iscrizione al partito non è una condizione indispensabile per poter essere candidati. Come ho già detto, per fare le liste, spesso si parte dagli iscritti che sono sempre la parte minoritaria di una lista perché nessuno ha, come nel caso di Fermo, 32 iscritti disposti a candidarsi. Nessun partito, credo. Poi anche l’ obiettivo di allargare il consenso porta a cercare fuori dal partito stesso.
Per le donne servono tempo libero, meno estetista e sicuramente più passione!
Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?
Candidare è difficile e comunque il potere ce l’hai in base al sistema elettorale. Se è maggioritario, ripeto, allora hai potere perché sei costretto a fare una scelta. Se è proporzionale con liste da 30 persone non hai nessuno potere perché metti dentro tutti e forse li devi anche andare a cercare. Si avrebbe potere se tanti vorrebbero entrare ed i posti fossero limitati ma questo non succede nelle liste comunali. Capita invece nelle provinciali dove in ogni collegio un partito candida una sola persona ed è facile che all’interno di uno stesso gruppo politico ci siano più persone che si vogliono candidare. Chi deve scegliere il candidato ha in questo caso delle responsabilità ed è una gran rottura di scatole perché ti prendi pure le colpe che non hai.
Poi succede che chi verrà escluso non aiuta il candidato del proprio partito, ma tradisce per vendetta e va a sostenere i candidati degli altri partiti come è successo per le provinciali di Fermo.
E purtroppo capita spesso che chi fa le liste il giorno dopo le elezioni viene completamente dimenticato da chi viene eletto ed ecco poi perché i partiti non funzionano e ci sono i “corti circuiti”...
Pubblicato su informazione.tv
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