Laura Gioventù incontra il Dott. Andrea Maria Antonini Ass. alla Cultura - Beni Culturali - Pubblica Istruzione - Identità e Tradizioni Locali - Politiche Ambientali e Risorse Energetiche della Provincia di Ascoli Piceno
Ascoli Piceno, Caffè Meletti Lunedì 22 marzo 2010
Ascoli rappresentava il capoluogo delle cosiddette “marche sporche” e con Macerata e Fermo sintetizzava il dominio delle colline sul litorale. Negli ultimi anni il litorale sta sovvertendo questo predomino. Molto dipende dall’ enorme numero di luoghi del divertimento e dell’ intrattenimento turistico culturale: è innegabile che le più popolari e importanti manifestazioni si svolgano lungo la costa. Ascoli come Provincia sposterà il baricentro culturale verso San Benedetto oppure cercherà di far perno sulla città di Ascoli per non veder tagliato fuori tutto il territorio montano - collinare? E se sì, con quale tipo di manifestazione e con quali risultati auspicabili?
Per quanto riguarda il divertimento, inteso come svago, diciamo che certamente c’è una predominanza della costa soprattutto in fatto di locali, quindi di situazioni particolari che possono portare a vivere la notte o determinati periodi dell’anno. Io credo che un’amministrazione non debba pensare tanto al divertimento quanto ad uno sviluppo culturale del territorio anche a fini turistici. Il divertimento fine a se stesso deve essere promosso da imprenditori privati che devono puntare a creare dei luoghi e delle situazioni di svago, piuttosto che dalle amministrazioni. Le amministrazioni semmai devono mettere nelle condizioni il privato d’investire anche su forme di intrattenimento snellendo i tanti gangli burocratici e accorciando i tempi delle risposte e delle autorizzazioni.
Non ci ha ancora parlato però, se ce ne sono, delle prossime manifestazioni in programma …
Dato che attualmente dobbiamo fare i conti con la ristrettezza delle risorse economiche (grazie anche alla scellerata creazione di due province) dobbiamo puntare sulla originalità e su un target di nicchia possibilmente internazionale. Per le iniziative cosiddette nazionalpopolari ve ne sono di consolidate già da anni organizzate benissimo dai Comuni. Una prima idea è quella di organizzare una sorta di “eco festival” dove ambiente e risparmio energetico si sposino con la musica , il teatro e la poesia … come? Con il primo festival al buio, utilizzando degli spazi particolari su tutto il territorio. Il tutto a lume di candela, senza l’utilizzo di musica amplificata, tutto in acustica. Sarebbe anche un festival dell’Anima per la spiccata caratteristica “intimistica”. Un’altra idea è quella di creare un festival della “Cultura Fantastica”. Un festival sulla fiaba e sul fantasy: sfruttando quei luoghi e quelle leggende di cui sono piene la nostra Provincia, dal Lago di Pilato alla Grotta della Sibilla, da Cecco D’Ascoli alla maga Alcyna e così via.
Lei ha parlato molto del problema dei finanziamenti, ed anche il Prof. Ercoli, nel suo intervento, ha parlato del contributo determinante della Fondazione bancaria maceratese per la sua biennale.
La collaborazione fra manifestazioni Culturali e Fondazioni Bancarie, alla luce dell’esperienza di tuttoingioco, secondo lei è la soluzione migliore oppure occorrerà cercare sinergie diverse per il futuro?
E’ innegabile che allo stato attuale, nel territorio, chi è che dispone, soprattutto per la cultura, di maggiori finanziamenti, sono le Fondazioni bancarie. Quindi, qualsiasi cosa uno voglia fare, senza il sostegno o la presenza di una Fondazione bancaria, non dico che non può fare niente, ma può fare poco! Tutti, anche la Provincia, come i Comuni, hanno come maggiori contribuenti le Fondazioni. Anche la Fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli, per esempio, contribuisce non poco, alle attività culturali di tutta la Provincia, ma anche di alcuni privati, associazioni, ovviamente. Quindi una Fondazione, almeno, bisogna coinvolgerla.
Ho seguito tra l’altro tutta la polemica del comune di Macerata, che diceva che la fondazione ha puntato tutto su Civitanova col festival Tutto in gioco .
Stando all’intervista, ed a quello che dice Ercoli, sembra che sia stata Macerata ad aver chiuso le porte alla manifestazione … e che nella città di Macerata, come anche in altre città si evince una paura per il nuovo …
In parte posso essere d’accordo, però è anche troppo facile pensare alle città dell’entroterra, alle città più storiche, come le città più conservatrici, nemiche dell’innovazione, del progresso, della modernità. In parte dipende dalla mentalità anche di chi l’amministra. Leggendo velocemente l’intervista di Ercoli, nel passaggio in cui si parla della storia del Festival dei Due Mondi di Spoleto, dove si dice che Menotti era andato a bussare a Macerata, prima di arrivare a Spoleto, e che questi gli dissero di no, sappi che si dice esattamente la stessa cosa qui ad Ascoli, che salta fuori puntualmente ogni volta che si dice che la città va’ indietro, che la nostra non è una città aperta alle novità. Sono ovviamente leggende: ho avuto l’onore di conoscere Menotti prima che morisse e mi confermò che questa storia non era vera, lui non venne mai ad Ascoli né a Macerata né in altra città ma andò dritto a Spoleto. Per far “risvegliare” le nostre città ognuno deve svolgere fino in fondo il proprio ruolo: spesso si sprecano anche risorse perché si fanno tante cose simili e manca un coordinamento, allora io credo molto alla funzione di coordinamento di ogni Provincia. A breve qui faremo un tavolo di coordinamento tra gli operatori culturali, le associazioni e i comuni, ma rivolto anche a chi finanzia la cultura, per cercare di fare una programmazione intelligente ed organizzata, dove non ci sia una dispersione di risorse che, soprattutto in un momento come questo, è un peccato mortale. Un tavolo di discussione dove ci sia da una parte la fondazione, ma anche le banche, soggetti privati e pubblici. Proporremo una sorta di “patto per la cultura”. Dove, il primo obiettivo della cultura è quello di un arricchimento personale a livello civico e di comunità. Questa è la cultura, quella di elevare, anche spiritualmente, ognuno di noi ed anche una comunità. Però è altrettanto importante creare le condizioni per utilizzare la cultura per far crescere un territorio anche economicamente.
Ascoli è attraversata dalla Via Salaria, che serviva ai romani per portare il sale, ovvero gli stipendi a Roma, qual è l’attuale sale, cioè il contributo culturale che Ascoli e la sua Provincia forniscono all’Italia e all’Europa? Che cosa sta dando di determinante Ascoli per l’Italia e per l’Europa?
Cosa abbiamo dato e cosa stiamo dando?
Possiamo dire in generale, e questo un po’ appartiene a tutte le Marche, non solo all’ascolano, che abbiano dato e diamo un esempio costante a tutti per la serietà e laboriosità nel lavoro. Diamo cervelli, risorse e creatività. E per la cultura ciò non è poco.
Lontano dal mare, in montagna, Ascoli è isolata. Ascoli è nella stessa regione di Ancona, oppure Ascoli è in provincia di Roma oppure è la provincia più a nord dell’ Abruzzo? Gli ascolani dove vogliono andare?
Ti dico la verità, gli ascolani si sentono fondamentalmente piceni. Il Piceno è una regione storica che va da Ancona fino ad una parte della Provincia di Pescara. Sostanzialmente non si sentono né troppo lontani dalle Marche né troppo vicini all’Abruzzo. L’ideale sarebbe proprio, cosa impossibile, ricostruire questa regione, che se tu ci pensi, ci sono dei caratteri comuni ed Ascoli, che è in mezzo, ovviamente come capoluogo!
Ercoli parla di una città ideale che da Pesaro va a San Benedetto con a capo Civitanova Marche, qui ognuno porta l’acqua al proprio mulino ….
Ognuno candida la propria città … Ascoli pro domo sua, nel vero senso della parola. A parte gli scherzi, l’ideale sarebbe questo. E’ ovvio che, ti parlo in generale, il fatto che la Regione Marche, con il suo centralismo esasperato, non sta aiutando sicuramente il Piceno, e gli ascolani a farsi sentire marchigiani. E’ un dato di fatto, sembra appunto che Ancona voglia che Ascoli appartenga ad un’altra Regione, non ci sta vicino assolutamente e non solo in campo culturale, ma anche in tanti altri campi dalla sanità alle infrastrutture …
La Provincia di Ascoli, già depauperata dopo la divisione con Fermo, è quella che nella Regione sta soffrendo di più la crisi per le sue caratteristiche imprenditoriali.
Come pensate di rilanciare un territorio sulla strada di un inevitabile declino, puntando sul turismo nei suoi molteplici aspetti (congressuale, scolastico, di massa) sfruttando le potenzialità del territorio sotto il profilo ambientale, storico-artistico o puntando sui servizi e la logistica per le imprese, oppure sull’agroalimentare?
Io direi proprio su tutto. Sono quattro delle risorse principali di questo territorio. La provincia di Ascoli è la Provincia più turistica e con più presenze della Regione. Ovvio che il turismo rappresenta per questa zona il punto di eccellenza. Ma anche il resto. Il discorso è quello di convertire sia la mentalità che le professionalità legate al mondo industriale ed inserirle nel mondo del turismo. Non è una cosa immediata che si può fare in pochissimo tempo. Ma questo è il futuro.
Nella sua personale amministrazione qual’ è il vostro desiderio e lo scopo che vi proponete di raggiungere e quello che volete evitare che succeda. Quale è il vostro sogno e il vostro timore. Ce lo sintetizzi in due parole.
Il sogno è quello di ridare tranquillità e fiducia ai nostri concittadini attraverso il rilancio dell’occupazione. Il timore è che proprio perché attraversiamo un periodo difficile, molte intelligenze locali, soprattutto giovani, emigrino altrove per cercare fortuna. Vogliamo creare le condizioni affinché i giovani rimangano.
E’ essenziale sapere da dove veniamo per capire veramente chi siamo e dove siamo diretti. Gli ascolani chi sono e dove vogliono andare?
E’ un popolo fiero, orgoglioso che ha combattuto spesso e che non si è mai piegato. Questo è importante perché a fronte di questi geni e di questi cromosomi che indicano un’origine solida, è importante sapere che con questo “patrimonio genetico” riusciamo a rimanere in piede e dritti di fronte alle asperità che in questo periodo stiamo vivendo. E’ovvio che in tutto ciò bisogna avere degli aiuti anche dalle istituzioni non solo locali. Ci sono state tutta una serie di condizioni che sicuramente ci hanno penalizzato, anche per colpa nostra. Ci vuole infatti maggiore coordinamento e collaborazione, forse abbiamo agito in maniera troppo isolata. In un discorso di maggior dialogo e relazione ci sono le condizioni per poter venir fuori da questa situazione di stallo.
La nuova identità fermana serve per attutire i contrasti fra Macerata e Ascoli oppure serve per aumentare l’ isolamento di Ascoli dalle Marche?
Serve per aumentare l’isolamento sia di Ascoli che di Fermo, perché, praticamente lo sto venendo anche con la divisione dei finanziamenti alla cultura, mentre prima si dividevano le risorse tra quattro province, ora la divisione avviene in base al numero degli abitanti: Fermo ha centosessanta mila abitanti, Fermo adesso sta prendendo le briciole e subito dopo Ascoli. Se restavamo uniti non avremmo avuto le briciole ma saremmo stati una Provincia che avrebbe contato, che avrebbe avuto la stessa forza e peso di prima … non abbiamo risolto il problema ma ne abbiamo creati due.
La ricerca di tradizioni popolari sta diventando una necessità, una moda, un retaggio storico o paura per il futuro? E’ perché mancano nuove idee che Vi attaccate al passato oppure è una strategia vincente per portare migliaia di turisti con numeri da grandi città oppure serve solo per avere ritorni elettorali?
Bisogna distinguere tra tradizioni popolari e sagre. Le sagre sono superate, secondo me. Oramai le fanno tutti i paesi e addirittura, tutte le frazioni di un comune, c’è una forte competizione. Le sagre hanno fatto il loro tempo, sono appannaggio di pochi, di una pro loco, di un organizzatore e non possono e non rappresentano la vera realtà e tradizione di un territorio. Cosa diversa sono invece le tradizioni popolari che esprimono il sentimento e l’identità di un popolo. Quelle invece bisogna cavalcarle, andarle a cercare e valorizzarle, e non si inventano. Bisogna andare a vedere qual è l’anima di una comunità e rendere quelle specificità attrattore per un turismo particolare.
La regione Marche ha usato un famoso Attore americano per divenire il testimonial di una campagna pubblicitaria molto discussa, secondo lei che tipo di personaggio, o personaggi, e con quale messaggio, potrebbero essere idonei per diventare i testimonial della Provincia Ascolana?
Secondo me questa forse è l’unica cosa che la Regione Marche ha fatto bene, ultimamente. E’ stata un operazione indovinata perché comunque hanno preso un personaggio famoso a livello internazionale e ha fatto parlare perché gli hanno fatto leggere l’Infinito di Leopardi … è un operazione di immagine indovinata che ha dato una’idea particolare. Io non utilizzerei dei personaggi locali se non sono riconosciuti a livello internazionale e non sono legati al territorio.
Ci parli della sera ascolana e della sua sera in particolare?
Durante l’estate Ascoli si è risvegliata molto rispetto ad alcuni anni fa. Molti della costa hanno optato per la città più che per il mare nelle sere estive perchè c’è una serie di spettacoli gratuiti e di intrattenimenti in piazza di ogni genere. Comunque la gente si fa una passeggiata e si sente la musica oppure il cabaret. In inverno, invece, tranne gli spettacoli teatrali, Ascoli non è una città molto viva. Ha qualche localino simpatico, non mi far fare i nomi, non posso…
Il divertimento è comunque più incentrato sull’aperitivo, sulla cena oppure il dopo cena? Oppure su situazioni tipo cene abbinate ad eventi culturali come la presentazione di un libro…
Ad Ascoli qualcosa comincia a muoversi anche se i privati aspettano spesso l’intervento del comune come se fosse una manna dal cielo. I privati si dovrebbero dare più da fare. Parliamo per esempio del caffè Meletti, dove siamo ora. E’ centrale e molto grande, al piano superiore c’è una sala che non viene utilizzata spesso, potrebbe essere un caffè letterario, qualcosina sul genere già organizza anche se potrebbe e dovrebbe fare di più.
E’ contento anche se quelli di Fermo vengono ad Ascoli…
Vabbè l’Assessore alla Cultura di Porto San Giorgio, il Dott. Cesare Catà, per esempio, è innamorato di Ascoli anche se lui ha la fissa per la Marca Fermana…
In definitiva com’è la sua sera: è all’insegna della produzione ulteriore di responsabilità, oppure è impostata sullo “staccare la spina” per fare cose che gratificano l’uomo?
Entrambe le cose. Non è una risposta democristiana. Ho tanti impegni, ovvimamente politici, quindi ogni tanto “stacco la spina” e mi metto a casa a vedere la tv, soprattutto documentari su sky oppure mi metto a leggere un buon libro. La fortuna è che io faccio delle cose che mi piacciono: vado a vedere il concerto al teatro oppure vado ad un convegno, lì io unisco il dovere al piacere. Vado magari perché come assessore devo presenziare un convegno, ci vado in dovere istituzionale, ma nello stesso tempo mi piace pure. Mi ritengo una persona molto fustunata da questo punto di vista. Ovviamente poi ci sono anche dei momenti stressanti perché non ci sono pause, non esistono né sabato nè domenica.
Il “teatro” della politica, oltre ad essere una passione, e per alcuni solo un palco per esibirsi, potrebbe diventare una forma di “divertimento” per quei giovani che non ne hanno subito il fascino in epoche passate senza però le contrapposizioni violente che abbiamo registrato nei decenni scorsi?
Penso a conferenze politiche tenute da filosofi o comici, e non solo dai politici di professione.
Sicuramente questo è un aspetto divertente per dissacrare qualcosa di estremamente serio. Ma la politica, il fare politica, se tu la fai bene e in maniera onesta, come servizio, è la cosa più importante e seria che esista. Ti rendi conto che noi abbiamo la possibilità di fare qualcosa di realmente importante, di incidere e costruire il futuro, per migliorare la nostra città e la qualità di vita di tutti noi. La politica interviene su tutto. Ha il primato su qualsiasi cosa. La politica non dipende dall’economia, ma il contrario: è l’economia che dipende dalle scelte politiche. Qualsiasi cosa dipende dalla politica. Per questo deve essere “fatta” da persone serie per il bene di tutti.
Pubblicato su seratiamo.it
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