Umberto Broccoli è autore di diversi programmi di approfondimento della Rai, collaboratore di diverse testate giornalistiche nazionali, conduttore televisivo italiano e conduttore radiofonico per Radiouno Rai. Da luglio 2008, Sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma e Direttore del Dipartimento di Archeologia medievale.
Per la quinta estate consecutiva, torna a Fermo, dal 10 al 29 agosto, con le sue trasmissione storiche “Con parole mie” e “In Europa”. Dall’aula magna della facoltà dei Beni Culturali di Fermo, Broccoli racconterà insieme ai suoi ospiti, il Fermano nella cultura, nella musica e nelle tradizioni.
10 agosto 2010.
La telefonata alle cinque del pomeriggio mi conferma l’intervista per le 18. Non immaginavo mi ricevessero così subito tanto che me ne ero quasi dimenticata. Allora sposto un impegno precedente e mi precipito, come al solito, temendo di ritardare l’appuntamento, ma arrivo, come sempre, just in time!
Che cosa domandare al nostro intervistato? Sarà la sorte a deciderlo!
Sì, perché questa volta ho scelto di impostare la mia intervista in maniera del tutto insolita.
Faccio un gioco con Umberto Broccoli!
Ho trenta domande diverse ma anche simili, alcune originali, altre un po’ meno pertinenti, stampate su fogli di carta, ritagliate e piegate. Dalla busta di plastica le vuoto tutte sul tavolo, le mischio e le faccio estrarre a caso al mio intervistato. Solo 5 domande su 30 … ed ecco che cosa ne è uscito fuori!
PRIMA ESTRAZIONE
“…Certe notti sei solo più allegro, più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi
quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai.” Certe Notti – Luciano Ligabue
Non mi azzarderei mai a darle del coglione ma..lei le ricorda quelle notti, quei locali o solo piazze, in cui era allegro, ingordo con il vizio di non smettere mai, oppure è sempre stato una persona, come si dice spesso, con la testa sulle spalle?
-No, non sono stato mai una persona con la testa sulle spalle nel senso tradizionale del termine. Certo, quando ero molto giovane, dai 14 ai 27 anni è stato un inferno per me, in senso positivo, certo, perché con il fatto che ero un atleta comunque sia, avevo una vita abbastanza movimentata. Certo, non bevo, non fumo e non faccio altro. Non assumo sostanze stupefacenti però, effettivamente, tirar tardi, gli amici, il mare insomma nella vita non mi sono mai risparmiato!-
Ed ora?
-Ora è un po’ diverso, ho 56 anni, faccio sempre tardi con il tipo di impegni che ho. Le notti sono sempre sfrenate ma in un altro senso. Amo il legame con la notte, perché di notte si scrive, di notte si pensa. E quei mondi, che oramai sono abbastanza lontani, li riassumo con la fantasia nel senso che di notte produco quello che poi va in onda, più o meno, e poi scrivo. Sostanzialmente, scrivo. Per cui, se vogliamo la liaison esiste sempre, il legame esiste sempre perché c’era una fantasia materiale da toccarsi allora, quando ero ragazzo, e adesso c’è lo stesso tipo di fantasia però evidentemente incanalata in un onirico che poi diventa qualcos’altro. -
SECONDA ESTRAZIONE.
Cartografare è la passione per l’arabesco letterario da elaborare in un labirinto geografico oppure la semplice perdita di orizzonti mentre cerchiamo, come tanti Ulisse nella tempesta, la nostra Itaca interiore?
-Ho risposto un attimo fa. In realtà è questo: pensare e scrivere, anche se negli ultimi vent’anni è diventato un mestiere, sostanzialmente significa andare a riprendere delle cose nei cassetti più profondi della tua memoria e metterli in un ordine che sia ascoltabile, cioè che possano comunque interessare. Anche perché poi, alla fine, i cassetti della nostra memoria sono simili a tutte le latitudini, a tutte le età, a tutte le circostanze, a quelli degli altri. E quindi è facile, da questo punto di vista, andare a riprendere certe cose che possano poi servire per costruirci qualcos’altro … un grande psicologo tedesco che si chiama Carl Gustav Jung parlava di archetipi, gli archetipi Junghiani. Ma spieghiamo anche che cosa vuol dire. Significa che in ognuno di noi c’è un qualche cosa che è simile ad ogn’uno di noi. Quindi magari andando a ripescare un’esperienza antica, provando a cucire intorno delle sensazioni provate allora, andando a riscoprire cose che avevo scritto quando avevo vent’anni, inevitabilmente si parla a quegli archetipi Junghiani perché quelle stesse cose le ha vissute qualcun altro nello stesso identico momento e nella stessa identica situazione, quindi in realtà è un raccontare noi stessi per gli altri. -
La gente ha voglia di identificarsi …
-Sì, la gente cerca l’identificazione e credo che alla fine, senza io essere mai stato modello di nessuno, in realtà cerca anche dei modelli. Ma questo non perché adesso ne manchino, da sempre! L’uomo è sempre stato in crisi. L’uomo vive continuamente momenti di crisi. Crisi vuol dire cambiamento e gli anni sono sempre anni critici, quindi anni di cambiamento. Di fatto, raccontare delle cose accadute anche nel micro cosmo di noi stessi vuol dire parlare comunque a quei noi stessi che sono di fronte a noi e altrove.-
TERZA ESTRAZIONE.
Come vive Lei la sua sera, impegnato com’ è tra l’incarico di sovraintendente ai Beni Culturali di Roma e la radio, è all’ insegna della produzione ulteriore di responsabilità, oppure è impostata sullo “staccare la spina” per fare cose che gratificano l’ uomo? Come si diverte Umberto Broccoli?
-Facendo quello che faccio. Le passioni le ho sempre avute, da ragazzo avevo la pallavolo e quella mi assorbiva moltissimo, adesso la mia vita pubblica si identifica molto con quella privata. Io non sono un personaggio, sono una persona, da sempre, sia in radio che in televisione. Non rappresento nulla. Faccio la mia vita e trovo un grosso piacere nel realizzare le cose che faccio, sia quelle che svolgo dagli ultimi due anni come sovraintendente al comune di Roma, ma soprattutto per questa fase radiofonica creativa. Poi magari mi stufo pure, però in realtà la spinta iniziale è già il mio divertimento, è già il mio trastullo, la mia evasione, la mia emozione. Se provo un’emozione facendo una cosa, inevitabilmente questa verrà percepita anche da chi mi sta ascoltando e questo mi basta e mi avanza. Non ho bisogno di altro tipo di stimoli ed emozioni. E poi io non stacco la spina, ce l’ho sempre attaccata oppure ce l’ho sempre staccata. Non credo che esista una dimensione per cui si dice “adesso io non faccio più niente”. Poi, forse questo sì, da quando sono nati questi canali satellitari, mi incuriosisce il mondo della televisione. Mi ha sempre incuriosito molto. Perché anche quando facevo la trasmissione per la tv “Tele sogni”, io non la guardavo. In realtà parlavo di televisione senza guardarla! Invece adesso mi diverte andare a vedere trasmissioni e filmati di repertorio, cose antiche, riproposte in questi canali, ma è sempre un interesse collaterale al lavoro che faccio … -
QUARTA ESTRAZIONE.
“ D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” Italo Calvino
Fermo a quale domanda potrebbe essere la risposta?
E Roma, la sua città?
-Secondo me in tutti i nostri luoghi cerchiamo sempre noi stessi. Il paragone che mi viene immediato è quando andiamo in Cina e diciamo “ma questo assomiglia tanto a Torino”e si cerca sempre un punto di somiglianza, oppure quello che troviamo è completamente difforme e vedi una città completamente distante da Torino. Noi abbiamo sempre un porto da cui partiamo e inevitabilmente nella città dove andiamo portiamo noi stessi. Non sono io ma è Jacques Prévert, un poeta francese, che diceva che non siamo noi, ma è l’occhio che guarda male, quindi bisognerebbe, citando tra l’altro una frase del Vangelo, cambiare l’occhio.
A Fermo ci sono arrivato per caso, poi è stato un momento, nel 2005, dove avevo messo a frutto tutta una serie di fantasie che poi sono diventate spettacolo proprio qui! Quindi, inevitabilmente, la dimensione del sogno è legata a Fermo e la dimensione di una storia che non si è interrotta è legata a Fermo, che cosa c’è di meglio? Un sogno e una storia che vivi continuamente ogni volta che ci ritorni. Questa città, Fermo, potrebbe essere proprio la quinta essenza del bene.
Roma invece è la mia radice, è il porto da cui parto. Parlare di Roma è fin troppo semplice e banale. C’è una definizione di Ennio Flaiano, che è meravigliosa! Roma, diceva, è come un grande minestrone con tanti ingredienti e non ti devi fare troppe domande. Devi infilare il cucchiaio, tirare su e mangiare. Questo è Roma!-
QUINTA ESTRAZIONE.
La nostra Regione ha molte bellezze nascoste che lentamente gli altri stanno scoprendo, nella Provincia di Fermo secondo lei quale sarà la sorpresa paesaggistico-culturale che presto avrà la giusta consacrazione nazionale, la bellezza delle “Rolling Hills” oppure un paesino scoperto per puro caso, come avvenne per Capalbio in Maremma, solo perché qualche personaggio famoso lo nominerà nelle interviste? Lei che nome farebbe?
-Mi limiterei a Fermo. Perché tutti i paesi della Valle dell’Aso sono inflazionatissimi, e già, volendo, sono diventati tutti delle piccole Capalbio. È diventato molto “in” andare a Pedaso, oppure a Campofilone. Però, io prenderei Fermo come punto di riferimento perché c’è questo uso del mattone che ci richiama alle costruzioni ancestrali. All’inizio sembra duro. Vedere il paesaggio di Fermo da lontano sembra quasi aggressivo, questo mattone arcigno che ti guarda da lontano, la cattedrale che sembra incombere, pare un rapace che si è fermato sulla collina. In realtà poi entri dentro e trovi il colore rosso che ti avvolge. Il colore rosso che ti fa sembrare tutto quanto naturale. Quindi io direi senz’altro Fermo. E poi diffiderei largamente delle mode. Io a Capalbio sono andato una volta e non certamente per vedere la città e quando le cose diventano di moda è quello il momento di fuggire via rapidamente.-
Che cosa contengono le altre 25 domande? Lo scopriremo solo … intervistando …. se il nostro caro Umberto vorrà giocare ancora con me!
Di Laura Gioventù
Pubblicato su seratiamo.it seratiamo.it
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