domenica 8 agosto 2010

DOSSIER Parte II

Mecenatismo e sponsorizzazione promozionale di eventi o rassegne.
di Laura Gioventù




 V DOMANDA

Di sicuro l’avere dei finanziamenti su progetto o su opere prime ha dato maggiore impulso al cinema, al teatro ed alla musica classica. (art. 28 sostegno al cinema)
Per quanto riguarda il settore dell’intrattenimento si potrebbero prevedere analoghe forme di intervento, sia per gli eventi estemporanei sia per quelli consolidati sul territorio?
Ci illustri quali saranno i vostri prossimi interventi di sponsorizzazione nella nostra Regione o se state pensando di usare aiuti economici per sviluppare nuove idee culturali adeguate al cambiamento di generi culturali.




                                                                                                                 
B.P.Ancona

Musicultura può essere preso a riferimento quale modello di progetto culturale che abbiamo ritenuto  coerente con i nostri principi; un festival che mantiene, dopo venti anni, fresca ed attuale la propria missione di dare una opportunità a migliaia di giovani talenti; lustro al territorio marchigiano, e a Macerata in particolare che lo ospita, ma soprattutto questo tema dei giovani, e dei talenti e della voglia di emergere, di crescere; concetti per noi perfettamente assonanti con il nostro scopo di affiancare gli imprenditori nel loro quotidiano sforzo rivolto alla crescita, allo sviluppo, alla valorizzazione del talento imprenditoriale.  Un altro esempio è il sostegno che abbiamo dato sin dalla apertura al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio, un luogo moderno, dinamico nel quale si può fare intrattenimento, ma anche cultura. Di cose se ne possono fare molte, sempre però cercando di non disperdere le risorse – che per definizione sono appunto poche – e sempre con lo spirito, che ritengo fondamentale, del contenimento dei costi. Viviamo una fase storica della nostra economia nella quale la sobrietà è d’obbligo e quelli bravi ritengo siano coloro che riescono a fare cose belle senza spendere cifre insostenibili.

F.Carima
Per rispondere a queste domande bisogna fare una piccola premessa di conoscenza: una fondazione come la nostra, che bene o male nelle Marche è la prima fondazione insieme a quella di Pesaro per ricchezza ed importanza, che è una fondazione estremamente rappresentativa nel panorama delle fondazioni marchigiane, in un settore come quello della cultura, per le proprie capacità erogative, ha una potenzialità che va da un milione a un milione e mezzo di euro al’anno. Se togliamo a questa cifra gli oneri e gli obblighi per delle iniziative già strutturate, come ad esempio l’Arena Sferisterio, e se si tolgono tutti i finanziamenti che dobbiamo fare per la salvaguardia dei beni culturali, per il recupero di aree archeologiche, ecc. ci si accorge che, in fondo, la quantità di investimento che possiamo destinare al prodotto culturale, inteso come prodotto dell’attività culturale, è talmente marginale e limitata che non si può ragionale in termini di investimenti. È fatale che, la brutalizzo, i “quattro soldi” che alla fine possiamo investire su questo tipo di prodotto sono talmente pochi che non servono quasi a niente. Per essere più chiari, è la stessa cosa che prima capitava quando finanziavamo un settore che era la ricerca scientifica. Abbiamo volutamente eliminato questo settore, non perché la fondazione non ne riconosca il valore,  ma semplicemente perché la quantità di denaro che veniva destinata alla ricerca scientifica era talmente irrisoria rispetto alle grandi necessità di tale ambito che alla fine si finiva, non dico per sprecare, ma quasi, quel poco investimento che facevamo. Abbiamo quindi  preferito chiudere un settore pur di non perdere quel poco denaro che non avrebbe avuto il respiro necessario per soddisfare le necessità di un settore come quello della ricerca scientifica. Anche in ambito culturale è la stessa cosa: in ultima istanza il denaro che abbiamo non è una somma così corposa ed importante da raggiungere quello che in economia si chiama il break even point, cioè un punto al di là del quale si comincia a guadagnare. E’ una mole di denaro talmente minima, la nostra, che non incide su tutti questi discorsi. Quali saranno i nostri prossimi interventi di sponsorizzazione nella nostra regione? Intanto c’è da capire questo: noi siamo una delle pochissime fondazioni bancarie in Italia, che sono in tutto 89, che realizzano qualche cosa in proprio. Complessivamente saranno cinque o sei. C’è la Fondazione di La Spezia che finanzia il Festival della mente di Sarzana. C’è la Fondazione di Massa Carrara che finanzia una manifestazione nel campo ambientale. C’è la Fondazione di Modena che finanzia il Festival della filosofia, la Fondazione di Bergamo che finanzia il Festival della scienza e via dicendo. Alla fine sono pochissime che fanno questo, però, secondo me, dovremmo essere l’unica fondazione in Italia che addirittura organizza direttamente e integralmente le proprie manifestazioni. Tutte le altre esperienze che conosco sono esperienze di fondazioni che hanno inventato la manifestazione, l’hanno pensata, l’hanno voluta, la finanziano, ma non la realizzano con le proprie strutture. Noi organizziamo le nostre manifestazioni con la nostra struttura, vale a dire con le persone che abitualmente lavorano qui dentro, considerando che siamo solo otto dipendenti. Questo per far capire che organizzare iniziative di questo genere per noi comporta una sforzo in termini di impegno personale notevole. Per venire alla risposta della domanda, per noi riuscire a fare una manifestazione all’anno come Herbaria e come tuttoingioco è già tantissimo, significa impegnare un ente come il nostro al limite delle proprie capacità realizzative. Pensare di usare aiuti economici per sviluppare nuove idee culturali adeguate al cambiamento di generi culturali … purtroppo non ho ancora capito quale è il nuovo genere culturale che si impone. Noi cerchiamo di confezionare prodotti che abbiano contenuti di qualità anche se si fa, come stiamo facendo in questo momento per dire, una pubblicazione che tratta di gastronomia. Ritengo che la gastronomia, in quanto tale, possa magari non essere una manifestazione culturale di massimo livello. Se la volessimo paragonare alla filosofia è sicuro che sarebbe una manifestazione culturale di livello diverso, tuttavia, se noi andiamo a mettere mano su un’iniziativa di tipo gastronomico il prodotto che realizziamo, in questo caso si stratta di una pubblicazione, è assolutamente di grandissimo livello, pur trattando un tema che non è di così grande spessore. Basta guardare i volumi che pubblichiamo per vedere che non hanno nulla da invidiare ai libri d’arte. In definitiva, cerchiamo di realizzare un prodotto che sia di qualità, indipendentemente dal tema che andiamo a trattare. E se anche ci occupiamo divertimento, vorremmo produrre sempre qualche cosa di qualità e di livello. Non vorremmo riproporre un altro Grande Fratello, per intenderci!

B.Marche

Credo di aver già risposto in precedenza. Questo è verissimo, perché più ci muoviamo su espressioni artistiche di maggiore diffusione di massa come il cinema, il teatro, la musica, più c’è comunicazione, maggiore è la diffusione, e più decisivo è il ritorno, anche d’immagine, per l’istituto che finanzia. Già semplicemente nel settore della musica, Banca Marche, sponsorizza il Rossini Opera Festiva di Pesaro, lo Sferisterio di Macerata, siamo presenti al Pergolesi. Quest’anno il libro strenna di Banca Marche 2009 è stato il film su Padre Matteo Ricci, un cortometraggio, con il quale siamo stati presenti anche alla Mostra di Venezia. Ciò non toglie che abbiamo interessi anche su nuove idee culturali adeguate al mutarsi delle generazioni. Il problema è cercare di avere un po’ le idee chiare. Perché io dico sempre che, mentre una volta i corsi e i ricorsi storici avevano spazi lunghi, oggi abbiamo avuto un corso storico che è la globalizzazione e abbiamo avuto un contro-ricorso che è la crisi della globalizzazione. Se la storia è fatta per quattro quarti da economia, lo stesso tipo di confusione e di accelerazione l’abbiamo in economia. Di conseguenza, se la storia è fatta dagli uomini, le generazioni degli esseri umani si stanno sovrapponendo proprio perché gli spazi generazionali si sono sempre più accorciati. Noi viviamo in una generazione in cui io ho ancora mio padre e ho i miei nipoti, ci sono cinque generazioni assieme con gusti completamente diversi e con valori e tendenze totalmente differenti. Questo si riflette anche nel mondo dell’arte e della cultura. Quali cose decidiamo di seguire? I miei figli, il più grande fa il pittore, il più piccolo fa il cantante e l’artista. E tra di loro i gusti sono completamente diversi. Se io dovessi scegliere quale dei miei figlio dovrei, in qualche modo, seguire meglio, avrei delle difficoltà a scegliere. E’ ovvio che un istituto di credito che svolge invece un ruolo di “guida economica” sul territorio abbia la necessità di fare anche scelte di questo genere e in maniera ponderata.

Carifermo

Carifermo Spa è una Banca locale. Difficilmente ragioniamo su progetti cinematografici, proprio perché l’iniziativa sponsorizzata deve avere una dimensione territoriale.
Per l’anno in corso abbiamo confermato la sponsorizzazione delle iniziative che “storicamente” sosteniamo. Dalle rievocazioni storiche al teatro, dal divertimento allo sport.
Ad oggi non abbiamo pianificato nuovi progetti. In questo momento preferiamo continuare ad essere al fianco dei nostri partner storici che lavorano con competenza per la valorizzazione il territorio e per proporre iniziative di alto spessore in qualsiasi settore.

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VI DOMANDA


La nostra è una Regione per le sue piccole aziende e per alcune eccellenze produttive a livello mondiale, che partendo da piccoli sottoscala sono arrivati ad occupare grandi capannoni sia grandi spazi di mercato. Viceversa, nel comparto eventi culturali, ci siamo sempre limitati a piccole sagre di paese senza mai riuscire a dare vita ad una manifestazione di caratura mondiale. (Festival dei Due Mondi/Giffoni Film Festival). A questo “crescendo produttivo” marchigiano non si è accompagnato un altrettanto “crescendo culturale” marchigiano.
Secondo Voi questa situazione dipende da una mancanza di prodotto interno o da quel senso di provincialismo tipico dei marchigiani che prediligono per certi “prodotti” il nome internazionale piuttosto che la produzione locale?



B.P.Ancona

Il nostro carattere di marchigiani ci porta ad essere individualisti e campanilisti; questo riguarda la cultura e purtroppo riguarda in primis il mondo delle imprese. I tanti campanili sono un valore in se ma solo se riescono a suonare insieme le proprie campane; la nostra Regione possiede tutto quello che serve per essere una terra di grandi potenzialità non solo manifatturiere, ma anche turistiche e culturali; la sfida è mettere insieme quelle potenzialità, queste eccellenze. Cito come esempio un progetto che abbiamo varato l’anno passato insieme alla Regione e con il supporto di Tipicità e dell’Università di Macerata: si chiama  “Marche d’Eccellenza” e il messaggio che vuole lanciare è proprio quello di unire dentro un unico “contenitore” le nostre eccellenze affinché la Regione venga vista dall’esterno come un unicum di grande attrattività e affinchè il visitatore che viene nelle Marche possa  facilmente godere di tutto il meglio che questa Regione offre.

F.Carima

Questa è una domanda che viene rivolta a me, a questo punto, come cittadino, piuttosto che come direttore della fondazione … da direttore non saprei rispondere. Che vuole che le dica, non è un problema che in qualche maniera interessa noi come fondazione per le motivazioni che le ho detto prima. Perché per fare manifestazioni, il ragionamento è questo: per fare iniziative che possano avere una ricaduta, non dico a livello mondiale, che è quasi impossibile, ma per avere anche una ricaduta a livello nazionale, ci vogliono degli investimenti importantissimi, perché comunque sia per uscire dall’Appennino, a livello di comunicazione, bisogna investire una massa di denaro che enti come i nostri difficilmente si possono permette e parlo di una fondazione che nelle Marche, insieme a quella di Pesaro, è la più ricca. Certe manifestazioni e certe iniziative se non vengono supportate da un retroterra finanziario notevole, non possono svilupparsi per quanto uno abbia fantasia ed impegno. Insomma per imporre una manifestazione a livello nazionale ci vogliono finanziamenti e disponibilità economiche e finanziarie di più enti e soggetti e anche l’intervento dello Stato. Basti guardare per un secondo solo una manifestazione che da quaranta anni si tiene a Macerata, che è la stagione lirica. Se uno se la va a guardare bene e fosse veramente onesto intellettualmente si accorgerebbe subito che è una manifestazione che, secondo me, non gira nemmeno al di là dell’Appennino. Insomma, se arriva a Pesaro è già tanto. Per esempio, a Roma la pubblicizziamo, ma è una cosa minima: dovrebbe essere un prodotto di grande qualità, così affascinante da poter essere esportato per davvero, ma al di là delle solite cose che si fanno per autocelebrarsi, perché tutti fanno così, in realtà quella grande visibilità a livello internazionale poi non è vero che c’è ed i numeri ce lo dimostrano. Indipendentemente dalle tante o poche capacità che possono avere gli organizzatori di un evento di questo genere, dietro a tutto questo si nasconde comunque una necessità di tipo finanziario che non può essere quella che gestiscono in questo momento. Per poter imporre un prodotto, al di là della qualità stessa, occorre un investimento in termini di comunicazione ingentissimo. Voi avete fatto l’esempio delle aziende. In realtà, siccome conosco abbastanza le aziende marchigiane, soprattutto della nostra provincia, posso dire che quelle che veramente hanno una dimensione internazionale, si contano sulle dita di una mano e resta il fatto che quelle che hanno una dimensione internazionale, comunque, hanno fatto quel ragionamento che le sto facendo io: hanno per prima cosa, sì investito sul prodotto, ma soprattutto hanno investito nella comunicazione, perché se hai un prodotto che vale cento e fai una comunicazione pari a cinque, il tuo prodotto passa per due, al massimo per tre. Il problema sta nel fare un prodotto che vale cinquanta ed investire cento in comunicazione e probabilmente viene fuori quaranta. Altrimenti non ce la fai. Per affermarsi e per avere una dimensione che non sia solo quella provinciale bisogna investire tanto in comunicazione. Credo che noi, come Fondazione, se non altro, e non è una autocelebrazione, abbiamo avuto il merito di aver almeno tentato di creare un prodotto, sia per quanto riguarda Herbaria che per tuttoingioco. I nostri sforzi e i nostri tentativi sono stati quelli di creare almeno un prodotto, perché è difficile anche fare questo. Credo che entrambe le nostre manifestazioni abbiano dei contenuti interessanti proprio dal punto di vista del prodotto: catturano l’attenzione e sono intriganti per certi aspetti. È ovvio che possono essere migliorate, ma, se non altro, sono prodotti che possono in qualche maniera essere “venduti” e quindi aspirare ad avere un respiro nazionale. Ma per poter fare questo torno a dire che occorrono delle disponibilità finanziarie che non possiamo avere in modo così importante in questo momento. Sarebbe estremamente necessario ed utile avere al nostro fianco l’aiuto e il supporto delle amministrazioni locali, che con un piccolo supporto potrebbero darci la possibilità di arrivare a superare quel limite, il break even point, ovvero il punto oltre il quale potremmo avere dei ritorni a livello nazionale. Il massimo che riusciamo a fare è un intervento a livello regionale in termini di comunicazione ed abbiamo questo tipo di risposte; le nostre risposte sono al massimo regionali.
Un po’ dipende da questo provincialismo tipico dei marchigiani … non so … che le debbo dire, forse dipende anche dalla voglia di fare. È chiaro che le fondazioni, almeno la nostra, si affacciano in un territorio, che è quello del “fare”, che era normalmente occupato e presidiato integralmente dalle amministrazioni. È ovvio che un ente attivo come il nostro magari non è visto in maniera positiva da qualcuno. Viene percepito come “invadenza di campo”, mentre invece non si capisce che una struttura come la nostra potrebbe dare una grandissima mano, perché abbiamo un’elasticità dovuta proprio alla conformazione giuridica del nostro ente, che ci permette di agire con tanta velocità ed efficacia, fuori da tante pastoie che invece, al contrario, bloccano l’attività degli enti pubblici, loro malgrado.

B.Marche
Forse, in un’analisi storica, questo può essere stato vero. Alcuni degli aventi cui mi riferivo prima hanno un rilievo di carattere mondiale. Per dirle semplicemente la Mostra di Raffaello a Urbino ha avuto una caratura di tipo mondiale. In questo momento stiamo finanziando il Premio Internazionale di Giornalismo Press Howard. Quest’anno verrà premiato un  Premio Pulitzer non mi ricordo esattamente il nome … L’anno scorso abbiamo premiato Freeman Thomas L. con il suo libro “Caldo, piatto e affollato”. Un best seller anche nel settore della tutela ambientale. Non più tardi di dieci giorni fa siamo stati tutti ricevuti all’Ambasciata Americana alla presenza dei più importanti protagonisti mondiali del giornalismo. Abbiamo contatti con Berth Life, il più grosso network ambientalista, il cui Presidente è Carlo d’Inghilterra, che poi è anche uno dei soci dell’Accademia Raffaello di Urbino. Per il 2010 avevamo programmato di predisporre questo un premio Berth Life sull’ambiente, che sarà consegnato da Carlo d’Inghilterra a Sir Hattemborck, il primo che per la BBC ha fatto i documentari ambientalisti. Il prossimo anno si pensava alla Principessa del Giappone con un premio a uno scienziato giapponese. Tutti questi esempi mi sembrano eventi a respiro internazionale. Il CINFAI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Fisica delle Atmosfere e delle Idrosfere) che ha sede presso l’Università di Macerata, ha già realizzato un importante convegno mondiale sull’ambiente e sta progettando di creare un grosso centro di raccolta dati de tutti i siti UNESCO e dove comparirà Urbino e altre città del nostro territorio. A me sembra che tutto questo incominci ad avere un aspetto internazionale. Alcuni grossi nomi di famiglie marchigiane come per esempio Della Valle, Merloni, Guzzini, Scavolini, stanno sponsorizzando vari avvenimenti di tipo culturale. Noi purtroppo abbiamo contemporaneamente una fortuna e una sfortuna: quella di avere una ricchezza immensa e una straordinaria diversità d’iniziative culturali e artistiche. Noi non riusciamo a tutelare tutto il nostro patrimonio artistico perché ne abbiamo troppo. Dentro ogni casa abbiamo almeno un poeta, uno scrittore e un fotografo … in definitiva … siamo un paese di artisti. E allora diventa anche difficile riuscire a dare spazio a tutto, bisogna operare necessariamente delle scelte. Chi come me siede in un osservatorio un po’ privilegiato per questi eventi, deve ammettere che di prodotto interno ce n’è fin troppo: tutti i giorni mi arrivano dalle venti alle trenta richieste di sponsorizzazione su eventi artistici. La scelta non è facile, ne parlo un po’ anche con i miei e qui con i funzionari competenti e assieme guardiamo soprattutto quelle proposte che hanno un rilievo di ampio respiro coinvolgendo tutta la Regione. Anche se non possiamo sponsorizzare sempre la banda di paese, bisogna tenere in considerazione il fatto che, per esempio, la Nuova Orchestra Filarmonica Giovanile delle Marche è diretta da Giovanni Allevi. Poi ci sono alcune richieste di sponsorizzazione che riguardano ricorrenze particolari. Normalmente noi cerchiamo di evitare di sponsorizzare i personaggi ma come si fa a non sponsorizzare un Matteo Ricci, come si fa a non sponsorizzare nel 2012 i cinquecento anni del Barocci. Come si fa, quest’anno, a non sponsorizzare il Pergolesi? Ci sono alcuni eventi che in qualche maniera ci tirano dentro per i capelli, perché questi non hanno una rilevanza solo marchigiana, ma sono nomi che hanno uno spessore internazionale. Noi stiamo cercando di fare, secondo una buona prassi e tradizione, nei limiti del possibile, anche le piccole sponsorizzazioni. Questa “ricaduta a pioggia” stabilisce un buon tipo di rapporto nei confronti dell’istituto che eroga e dei soggetti che richiedono, anche se in realtà non è che sia folliera di chissà quale ritorno culturale perché purtroppo molte di queste manifestazioni rimangono fini a se stesse.

Carifermo
Quando si pensa alle province di Fermo e Macerata sicuramente una delle prime cose che vengono in mente è il distretto calzaturiero, un supporto fondamentale dell’economia fermana e marchigiana. Parlando di aziende, nell’ambito di una crescente competizione internazionale, il territorio è tornato ad essere un fattore di competitività. Lo stesso discorso può essere fatto per la cultura? Si sente spesso parlare di “distretto culturale”, non so tuttavia quanto possa essere facilmente realizzabile.


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VII DOMANDA


La vostra Banca/Fondazione che tipo di eventi sognerebbe di sponsorizzare, quelli che innalzino il grado di partecipazione dei cittadini ma con riscontri per Voi visibili solo a lungo termine, oppure manifestazioni di gran massa e di discutibile impatto culturale ma di soddisfacente e immediato ritorno economico per Voi?
Delle innumerevoli sponsorizzazioni, quale è quella che ritenete il vostro fiore all’occhiello anche se dal punto di vista dei ritorni non è stata soddisfacente?



B.P.Ancona
Come avrà compreso non puntiamo ai risultati immediati, come ripeto non misurabili e comunque non realizzabili; non che ci dispiaccia che ad esempio Tipicità venga visitata da 10 mila persone, o che lo Sferisterio strabocchi alle serate finali di Musicultura, o che quanto gioca una squadra che porta il nostro nome lo stadio sia pieno. Ma non è questo l’obiettivo primario; siamo convinti che i risultati vengano nel tempo, mano mano cioè che il territorio percepisce che se quel progetto è andato veramente bene un po’ di merito ce l’ha anche la banca;

F.Carima
Anche questa è una domanda che non gira nei confronti delle fondazioni. Noi non abbiamo la necessità di avere ritorni economici. La verità è che noi cerchiamo, nelle manifestazioni e nelle iniziative che facciamo, come le ho detto prima, di raggiungere il coinvolgimento di tante persone. Il nostro fare verso un obiettivo nazional-popolare è sicuramente vero. Andiamo alla ricerca di un coinvolgimento massimo da parte dei cittadini, ma come ho già detto non certo proponendo cose di basso livello, bensì cose che facciano sorridere ma pensare. Cerchiamo di offrire prodotti qualitativamente alti coinvolgendo più persone possibile. Non a caso, infatti, tutte le nostre iniziative sono gratuite. Non vorremmo mai fare cose elitarie, non è nel nostro dna. E per rispondere all’ultima parte della domanda, ovvero qual è la manifestazione che è stata più soddisfacente, sia tuttoingioco che Herbaria ci hanno dato entrambe delle soddisfazioni enormi, perché hanno avuto il pregio di riuscire al primo colpo. Il che vuol dire che il prodotto che si è realizzato è appetibile e ha colpito quella fascia di pubblico che noi volevamo raggiungere: la partecipazione di massa.
 
B.Marche
Sono certo che un interesse di ritorno economico immediato non lo si abbia in nessun tipo di sponsorizzazione, perché non siamo direttamente compartecipi, cioè non siamo soci delle manifestazione culturali. Nella nostra sponsorizzazione della mostra di Raffaello, i soggetti che hanno curato l’esposizione hanno avuto introiti maggiori rispetto alle spese effettivamente sostenute ma noi non abbiamo percepito nessun tipo di dividendo in questo senso. Se poi c’è un effetto indotto nel tempo che può essere quello di avvicinare l’immagine di Banca Marche alla clientela, io credo che questo non sia quantificabile. Nel momento in cui promuoviamo una squadra sportiva, e mettiamo il nome del nostro istituto insieme con quello di qualche grande o piccolo imprenditore delle Marche, non abbiamo un ritorno economico, anche nell’immediato.  Anche quando allo stadio compare la scritta di Banca Marche, a me interessa solamente che l’occhio dell’utente, l’occhio del nostro concittadino ci faccia l’abitudine. Mi spiego, un fratello di un ragazzo, una sorella, una madre, un padre, una famiglia che, all’interno della propria casa, dentro la stanza dei propri figli, vede sul letto una maglietta sporca con la scritta Banca Marche ha acquisito l’abitudine alla presenza di un “amico” all’interno di quella abitazione. Banca Marche non è un estraneo ma è un qualcuno che già è entrato in quell’ambiente attraverso un’attività che può essere meritoria o meno, ma che sicuramente è un qualcosa che rientra nell’ambito della famiglia. Non è un qualcuno che arriva per la prima volta. Così come credo che la banca sia mia, ma anche sua e di tutti noi, perché  Banca Marche è fatta da alcuni di noi, dai nostri amici, dagli amici dei nostri figli, cioè da una ragnatela, anche di amicizie, di parentela, di presenza sul luogo che fa sì che il territorio sia nel dna della stessa banca. Noi non veniamo da Berlino, che nessuno ci conosce. Siamo qui, siamo la gente del territorio, e faccio sponsorizzazione, non perché ci dobbiamo far conoscere, ma per raggiungere una certa familiarità e un certo grado capillarità nel territorio e fare assieme coesione sociale. Noi siamo soci di fatto nel ricercare una certa qualità della vita per il nostro benessere. La Banca deve essere interpretata come supporto sociale e non solo come un soggetto che eroga quattrini per poi riprenderseli. La banca è un disegnatore, che insieme agli imprenditori e alle famiglie delinea la geografia economica del territorio. La banca è un soggetto con cui si dialoga e non è un ente al quale si chiede solamente: è interattivo.

Carifermo

Guardando al nostro territorio, possiamo dire con franchezza che stiamo già sponsorizzando le iniziative alle quali volevamo legarci. Al contrario, ci spiacerebbe perdere alcune partership a fronte di sponsor o realtà nazionali che sarebbero disposte ad investire più di noi. Finora la nostra territorialità è stata premiata. Delle innumerevoli sponsorizzazioni è impossibile per noi citarne una su tutte. Come già detto ci piace legare il nostro nome a quello dei principali eventi che si svolgono sul territorio. Basti pensare alla Sutor Basket Montegranaro o al Gran Premio Capodarco, alla Cavalcata dell’Assunta di Fermo o alla Contesa del Secchio di Sant’Elpidio a Mare o ancora alle grandi stagioni teatrali, il Teatro dell’Aquila di Fermo su tutte.
Sul piano del ritorno invece cerchiamo di ottimizzare la nostra presenza a prescindere dall’entità dell’iniziativa. Ci è capitato ad esempio di avere importanti riscontri anche da piccole partecipazioni.

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VIII DOMANDA



Per quel mondo giovanile sempre ricco di idee ma molto scarso in denari, cosa suggerite nel caso volessero cimentarsi nella realizzazione di eventi o semplici luoghi del divertimento culturale, avete una linea privilegiata di partecipazioni finanziarie oppure anche per loro conta la lunga trafila fatta da molte attese e, purtroppo, scarsi successi?

B.P.Ancona
Ai giorni nostri le sfide che i giovani hanno davanti, nel lavoro come nella cultura, sono molto dure; il contesto è molto competitivo e non sempre i giovani trovano i giusti sostegni. Il suggerimento è quello di non lasciare mai nulla al caso: programmare, grande attenzione ai dettagli e al valore concreto che un progetto può generare per l’ambiente in cui si inserisce. Essere capaci di far comprendere e condividere la visione, il sogno, che anima quel progetto e non demordere di fronte ai no che si incontrano lungo il percorso.

F.Carima

Sono le banche che dovrebbero finanziare iniziative. Noi eroghiamo denaro per tutte le richieste che provengono dal nostro territorio. Se ci vengono presentate da gruppi di giovani e noi ne riconosciamo il valore e la valenza, le finanziamo. Gruppi di giovani organizzati, intendiamoci. Bisogna fare una precisazione infatti: noi non possiamo erogare denaro a soggetti privati e conseguentemente è sempre un ente, un’associazione, un’istituzione che soddisfi il vincolo territoriale che può presentare istanza e quindi richiesta di finanziamento.

B.Marche
Sono dell’avviso che, specialmente negli start-up dei giovani bastino le buone idee. Buone idee e giovani affidabili. Proprio alle nuove generazioni rilasciamo prestiti d’onore, dove la cessione di denaro è fatta sostanzialmente sulla fiducia e sul rapporto. Stavamo anche pensando di organizzare le cosiddette “cene” di Banca Marche, un momento e un’occasione dove giovani intraprendenti possano presentare i loro progetti con la possibilità di farne nascere qualcosa di positivo. Mi sembra questo un modo come un altro per offrire delle possibilità …. Ma non solo, adesso, con l’Expo 2010 abbiamo messo a disposizione dei prodotti finanziari, oltre che per agevolare i nostri imprenditori locali che vanno all’estero, per fa si che gli stranieri - i cinesi sostanzialmente- visitino il nostro territorio: quando arriveranno nella nostra Regione dovranno essere indirizzati a frequentare i nostri alberghi, invitati a girare con i nostri mezzi di strasporto e soprattutto dovranno essere spinti a guardare le nostre opere d’arte e divertirsi usufruendo dei nostri luoghi di divertimento. Perché, pur dirigendoci verso questo modo di pensare globale, l’operatività deve ricadere sul nostro territorio. E in questo senso, se ci sono iniziative culturali promosse dai giovani ben vengano. Io, ad esempio, e questo magari non c’entra proprio con la cultura, ho sempre avuto una grandissima passione per la cinofilia. Sovente ho organizzato delle mostre e qualche anno ho ottenuto delle sponsorizzazioni anche da Banca Marche, non perché fossi io, ma perché Banca Marche si interessa anche di settori come quello della cinofilia.

Carifermo
La prima cosa che facciamo quando incontriamo un ragazzo o una ragazza che ha bisogno di un finanziamento per l’associazione o l’ente che rappresenta è farlo o farla dialogare con il direttore della filiale a lui preferita. Non abbiamo linee di finanziamenti dedicati perché ci piace parlare con il cliente, ascoltarlo e capire le sue esigenze al fine di costruire intorno a lui una serie di servizi che possa rispondere ai suoi specifici bisogni.
Se invece viene richiesta una sponsorizzazione allora cerchiamo di rispondere celermente, compatibilmente con il numero, sempre crescente, delle richieste che arrivano.
Una nota positiva sul mondo giovanile è data dal fatto che spesso le richieste che vengono presentate denotano una professionalità maggiore rispetto alle altre e, nel corso della sponsorizzazione, un’alta serietà ed attenzione verso lo sponsor.


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Di sicuro le interessanti opinioni degli esperti finanziari daranno vita ad un dibattito fra operatori del settore finanziario e personaggi della Cultura, e noi saremo molto lieti di ospitare le loro opinioni in merito.



Pubblicato su  .... seratiamo.it

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