giovedì 22 dicembre 2011

Il colore come progetto culturale.

“Mi dipingevo le mani e la faccia di blu...
volare oh oh, cantare oh oh oh”…
colorare per valorizzare! 
di Laura Gioventù


Burano

Alcuni amici, di ritorno dall’Irlanda, erano entusiasti di Dublino e delle porte delle molte abitazioni, tutte di diverso colore senza sembrare una “arlecchinata”. Altri amici ricordavano con piacere i colori delle case dei paesini delle Cinque terre, o dei tanti borghi marinari pugliesi. Insomma il colore come ricordo ed anche come caratterizzazione di un determinato paesaggio urbano.

Del resto tutti noi restiamo estasiati dai colori della natura, ma spesso la stessa cosa non la possiamo dire per quello che riguarda i colori delle opere dell’uomo che, oltre a non essere in sintonia con lo spazio circostante, sono sempre meno al servizio della città, sia come impatto emotivo, sia come elemento ulteriore per definirne la bellezza o solo la curiosa disposizione cromatica dei palazzi che lo compongono.

Porto San Giorgio non brilla affatto per avere un suo colore particolare, e questo oltre che a non caratterizzarla a livello turistico, non rende in nulla della ipotetica "unicità" che da sempre i suoi cittadini vantano orgogliosamente come segno distintivo.

Bianca oppure tutta completamente colorata, la città di San Giorgio potrebbe diventare la prima esperienza di collettiva artistico-culturale-turistica dell’Adriatico Marchigiano e non solo se, la prossima Giunta Comunale, tramite un semplice permesso per i proprietari degli immobili di abbellire, tramite l’ausilio di artisti o decoratori, le facciate dei palazzi o soltanto le porte di accesso agli stessi, non definendo a priori un unicum cromatico spesso noioso anche se codificato per legge, ma lasciando all’invettiva degli artisti di ridisegnare l’estetica di tutta la città.
Si darebbe così vita ad un laboratorio pittorico che potrebbe coinvolgere i giovani artisti europei e mondiali in un grande cantiere cromatico. In fondo cambiare colore alla città potrebbe essere quello stimolo a cambiare anche atteggiamento verso la vita e l’umore dei cittadini, del resto le donne cambiano spesso i colori dei loro vestiti, ma non per questo si rendono meno attraenti, anzi. Provate ad immaginare le strade colorate in modo da far diventare San Giorgio un arazzo multicolore, oppure la strada ferrata che spezza in due la città ricoperta di murales o di variazioni di colori che ne alleggeriscano l’invadenza. Il cambio di colore migliorerebbe anche l’immagine stessa della città e di come ora viene consegnata alla visione dei turisti, spenta e incolore, mentre nel mondo ci sono città famose e per questo molto visitate, che proprio sui colori basano la loro fortuna. Una San Giorgio nuova, nello spirito e nella sostanza, inizia con un cambiamento cromatico che le giovani generazioni realizzeranno per le generazioni che dovranno venire, un passaggio di testimone basato sui pigmenti e non solo sulle ordinanze comunali.


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A proposito di idee...

mercoledì 7 dicembre 2011

Multe a chi cambia casacca.

Multe a chi cambia casacca.
Ovvero, se non si dimette di sicuro ci rimette.

di Laura Gioventù







Da decenni assistiamo a continui cambiamenti di casacca politica da parte di personaggi che, proprio grazie a questo strano comportamento, spesso assurgono alla gloria nazionale per una sola votazione, perdendo antichi supporter per trovarne di nuovi, e alcune volte nel versante diametralmente opposto a quello precedente. Questo loro migrare è deprecato da tutti, salvo venir approvato da chi ne riceve i favori, e gli esempi di questi comportamenti li abbiamo non solo a livello nazionale, ma anche nella nostra stessa provincia, città, paese, contrada, villaggio, condominio e bocciofila. Non c’è soltanto una consigliera di opposizione che vota a favore del programma della maggioranza che dovrebbe invece contrastare, ma ci sono anche consiglieri che, a ragione o a torto, riescono, cambiando casacca, a mettere in minoranza un sindaco che, almeno sulla carta, aveva una maggioranza neppure troppo risicata. Ed anche se se ne parla in continuazione, non si riesce ad arginare il problema, oppure a dargli una regola chiara e coerente, un po’ perché in fondo la cosa risulta gradita a chi da questi “tradimenti” ne riceve vantaggi, quindi quasi tutti, un po’ perché vige la regola che “fra cani non si mordono”, per cui il problema c’è e nessuno vuole risolverlo. A nostro parere un sistema ci sarebbe e colpirebbe i colpevoli nella parte meno nobile dell’animo umano ma sempre molto sensibile quando si parla di “casta”: il portafoglio. Chi decide, una volta eletto democraticamente in una lista o partito, di cambiare la sua opinione tramite un voto che non è rispondente le strategie di quel partito, potrebbe farlo ma, ove non fosse possibile chiederne le dimissioni, come la logica imporrebbe, lo si multi in ragione di una cifra fissa moltiplicata per ogni preferenza personale avuta durante le elezioni. E facciamo un esempio: quel tale consigliere X che invece di votare come il suo partito Y vorrebbe, vota invece in maniera diversa, si vedrà  costretto a pagare una multa di 100 euro per ogni preferenza avuta grazie a quel partito che in quel caso non sta seguendo. Proviamo a simulare un caso in cui questo consigliere sia stato eletto con 146 voti si troverebbe costretto a pagare una multa di ben 14600,00 euro (146 voti x 100). Ovviamente in casi di votazioni contrarie multiple si applicheranno multe in ragione di tutte le volte che cambierà casacca. E i soldi raccolti? I soldi raccolti andrebbero direttamente e senza cambiare strada in un fondo per l’aiuto a famiglie in difficoltà, oppure come fondo previdenza per aiuti umanitari da utilizzare in caso di calamità naturali come alluvioni o terremoti, insomma, in beneficienza, e a questo scopo si potrebbe istituire una specie di comitato composto da personalità autorevoli, locali e non, per la gestione migliore possibile di questi fondi umanitari. Insomma, si passerebbe dal fare la multa ai soliti furbetti per aiutare economicamente persone in momentanea difficoltà. In fondo non sarebbe neppure difficile attuare questa regola, basta volerlo fare, e di sicuro non si eviterà il salto della casacca, ma perlomeno gli elettori si sentiranno risarciti del danno sapendo che il “colpevole” è stato multato, e grazie alla multa pagata si potrebbero fare delle buone azioni, che in tempi come quelli attuali, sono doppiamente meritorie.


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