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domenica 8 agosto 2010

Intervista all’Assessore Renzo Offidani. di Laura Gioventù

Laura Gioventù incontra Renzo Offidani, Assessore all'Urbanistica, Attività estrattive, Edilizia residenziale pubblica, Bilancio, Finanze, Infrastrutture per la mobilità, Viabilità e Trasporti della Provincia di  Fermo.


                               
Qualcuno definisce la Regione Marche come una sola città che si estende da Gabicce Mare fino a San Benedetto del Tronto. Una città così avrebbe di certo molti problemi di viabilità, per fortuna la nostra Provincia non è così lunga, ma abbiamo lo stesso problemi di viabilità. Come potremmo risolverli e quali sono le strategie per migliorare le infrastrutture per la mobilità?

Nel 2005, quando è stato presentato da Società Autostrade, ANAS e Regione Marche il progetto della terza corsia da Rimini a Pedaso, in un Consiglio Provinciale “aperto” è stato avviato un grande confronto sul tema della mobilità con le istituzioni, gli stakeholders e i cittadini. Si è delineata una strategia chiara e largamente condivisa della mobilità territoriale basata sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, che richiede l’integrazione tra diverse modalità di trasporto. Si è evidenziata principalmente la necessità di ridurre il trasposto su gomma per merci e passeggeri e di potenziare il trasporto su ferro e via mare. Si è rilevata, inoltre, la necessità di incrementare il trasporto pubblico locale e la mobilità dolce (piste ciclabili, percorsi pedonali, ippovie). Si è avvertito anche il bisogno di ammodernare la rete viaria per renderla più adeguata e sicura sulla base dell’evoluzione socio-economica subita dal nostro territorio negli ultimi decenni anche in termini di aumento della quantità di mezzi in circolazione. Unitamente a questi interventi realizzabili a medio e lungo termine, occorre modificare la sensibilità dei cittadini sul tema. 
Guardando alle risorse disponibili, al consumo del territorio e alla salvaguardia dell’ambiente, abbiamo cercato di tracciare un piano di azione con il quale in primis abbiamo detto “no” all’arretramento dell’autostrada da Civitanova Marche fino a Teramo perché comporterebbe un costo enorme, circa nove mila miliardi delle vecchie lire, che in questo particolare momento storico non ci si potrebbe permettere neanche a livello nazionale. Costituirebbe, inoltre, un impatto e un costo ambientale di notevoli dimensioni: si dovrebbero realizzare ben sei corsie. I caselli dell’autostrada sarebbero distanti tra loro e non servirebbero nemmeno a intercettare le strade vallive. Avrebbe invece senso realizzare una terza corsia fino a Pedaso, com’era stato previsto dal progetto iniziale di “Autostrade per l’Italia S.p.A.”, visto l’enorme incremento di traffico. D’altro canto poi, la realizzazione della terza corsia, insieme al casello autostradale di Porto Sant’Elpidio, già in costruzione, consentirebbe di risolvere diversi problemi locali di connessione alla grande viabilità grazie ad alcune “bretelle”, tra le quali quella a totale carico della Società Autostrade, che collega il casello di Porto Sant’Elpidio a Campiglione di Fermo e che rappresenterebbe il primo tratto della strada “Mare-Monti”. E poi da Campiglione, con risorse proprie della Provincia, si realizzerà un nuovo collegamento con Fermo e la Mezzina. Se l’ampliamento autostradale arrivasse fino a Pedaso, potremmo risolvere anche altri problemi di viabilità: con una bretella lungo la Valle dell’Ete, a partire da una nuova rotatoria sulla statale S.S. 16 in uscita dallo svincolo di Porto San Giorgio, si potrebbe migliorare la percorribilità della provinciale Valdete ed evitare l’attraversamento dell’abitato di Salvano. Il prolungamento della terza corsia consentirebbe di risolvere anche il problema di Pedaso, con la possibilità, per quanti s’immettono oppure lasciano il casello, di collegarsi direttamente con la provinciale Valdaso, invece di passare per la Statale Adriatica altamente trafficata.
Voglio ricordare altre due priorità per la viabilità della nuova Provincia: Mare-Monti e Mezzina. La Regione ha già riconosciuto la priorità di questi interventi nell’intesa generale quadro Stato-Regione. Il nostro Presidente, l’On. Avv. Fabrizio Cesetti, ha già sottoscritto un protocollo d’intesa per la realizzazione del collegamento viario interno denominato dorsale Marche-Abruzzo-Molise, in altre parole una strada arretrata per collegare Nord e Sud e per intercettare le valli. Una strada di scorrimento, senza incroci a raso, a due corsie, implementabile a quattro che permetterebbe di snellire il traffico lungo la costa e collegare meglio tutta la zona interna e montana.

Sembrerebbe un assurdo parlare di urbanistica per molti dei Comuni della Provincia che, schiavi del passaggio della statale, non potrebbero far altro che subire il traffico sempre più arrembante. Quali potrebbero essere le soluzioni per decongestionare il litorale?  La terza corsia si fermerà a Porto Sant’Elpidio e di certo non risolverà la situazione a Sud, come intendete operare?

Qualche anno fa è stato fatto un monitoraggio nella città di San Benedetto del Tronto dal quale si è evidenziato che quasi il 90% del traffico sulla Statale è dovuto ai residenti che si spostano da un punto all’altro della città. Uno studio analogo a Porto San Giorgio evidenzierebbe una situazione identica poiché le auto che attraversano la città, senza fermarsi, sono in percentuale pochissime. L’eventuale realizzazione di una autostrada arretrata con conseguente liberalizzazione di quella attuale non risolverebbe il problema, mentre, una volta terminato il casello autostradale di Porto Sant’Elpidio, per i mezzi in attraversamento sarà più conveniente prendere l’autostrada. Nel periodo estivo la situazione peggiora ulteriormente con l’arrivo dei turisti e la chiusura del lungomare. Come risolvere il problema? Una prima risposta potrebbe venire dal potenziamento della ferrovia, e in particolare della stazione di Porto San Giorgio che potrebbe diventare lo scalo principale dal quale diramare i collegamenti verso l’interno implementando il trasposto pubblico locale. Nello specifico si potrebbe realizzare una sorta di metropolitana di superficie aumentando il numero delle fermate dei treni. Stiamo anche lavorando su nuove forme di mobilità come ad esempio il car-pooling, l’utilizzo in condivisione di automobili private tra più persone per andare, insieme ad un evento, un concerto oppure al teatro, con il fine principale di ridurre i costi del trasporto (carburante, inquinamento, rischio …) .

Nei centri storici, per esempio, dove si fa sempre difficoltà a parcheggiare, sarebbe opportuno un servizio di bus navetta gratuito?
Le rispondo raccontandole un episodio. Da sindaco di Sant’Elpidio a Mare ho voluto sperimentare un servizio di bus navetta gratuito che faceva il giro delle frazioni cittadine e del centro storico, soprattutto nel periodo natalizio. Quest’autobus, che tra l’altro aveva costi piuttosto alti, era diventato una sorta di barzelletta, perché veniva utilizzato unicamente dai ragazzini, non per spostarsi, bensì per fare il giro turistico del paese. Questo, per dire che, oltre ad erogare questi servizi, che devono essere ben conosciuti dai cittadini, bisogna costruire una nuova sensibilità culturale. Nelle nostre zone c’è il culto dell’uso dell’auto privata anche perché muoversi in auto è facile e si ha la convinzione, quasi certezza, che il parcheggio comunque si trova. I mezzi pubblici sono adoperati principalmente dai ragazzi per andare a scuola, oppure dagli anziani che non hanno altra possibilità per spostarsi. Torno a ripetere che c’è la necessità di abituare a un sistema della mobilità diverso e questo richiede tempo, investimento, comunicazione ed educazione.

Esiste una Urbanistica del mare, e noi che come Provincia abbiamo molti Comuni con la Bandiera Azzurra dell’eccellenza lo sappiamo; in futuro lo sviluppo del sistema dei porti sarà aumentato oppure ci si limiterà alla realizzazione del nuovo porto turistico di Porto San Giorgio?

Ritengo che l’attuale porto sangiorgese debba essere potenziato e meglio collegato con la realtà circostante e quindi con la viabilità e i servizi di cui un porto ha bisogno, perché rappresenta il porto della Provincia di Fermo e costituisce un valore aggiunto importante per lo sviluppo turistico del litorale e di tutta la Provincia. Naturalmente la realizzazione della nuova struttura spetta al Comune di Porto San Giorgio; alla Provincia compete la valutazione del progetto mentre alla Regione il rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione.

Per quanto riguarda invece la città di Porto Sant’Elpidio?

Sono informato di un’iniziativa del Comune di Porto Sant’Elpidio per la realizzazione, non di un porto, bensì di una darsena, per l’attracco di imbarcazioni sportive di piccole dimensioni. Al momento nessun progetto è stato inoltrato alla Provincia, quando sarà il momento, se ne discuterà. Colgo invece l’occasione per dire che a me avrebbe fatto molto piacere che gli amministratori dei Comuni costieri avessero aderito al Parco Marino per la tutela delle specie marine. Sono convinto che la delimitazione di un’area marina protetta, nonostante la presenza di qualche vincolo, sia per gli chalet sia per i pescatori, avrebbe contribuito a valorizzare ulteriormente il nostro mare con effetti positivi sul turismo. Hanno aderito solamente i Comuni di Campofilone, Pedaso e Altidona, mentre sono rimasti fuori Fermo, Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio.

La nostra è la Provincia delle scarpe ma non abbiamo neppure uno spazio fieristico degno per un mercato di paese. L’idea di sviluppare i servizi in funzione di creare il presupposto per eventi e fiere rientra nei vostri intenti, oppure servirebbe una “Conferenza Provinciale dei Servizi” per definire meglio le possibili soluzioni per il settore del terziario avanzato?

Gli imprenditori che vogliono vendere all’estero e intraprendere un progetto d’internazionalizzazione dei prodotti italiani e del Made in Italy in generale si orientano verso esposizioni d’importanza internazionale come quelle di Milano oppure si dirigono direttamente in Cina. Nel nostro territorio sarebbe impossibile realizzare un salone di rilievo mondiale poiché siamo privi di uno spazio e di una struttura adeguata per accogliere operatori provenienti da tutto il mondo. Non ci sono strutture ricettive e collegamenti adeguati e addirittura Milano diviene problematica per le comunicazioni. Sempre più numerose aziende fanno richiesta di contributi per presentare le proprie produzioni alle esposizioni internazionali di Shangai, Pechino, New York: queste oramai sono le dimensioni. Come istituzione, cercheremo di intervenire con progetti mirati per favorire le attività produttive locali e soprattutto per aiutare le nostre imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, che fanno più fatica a farsi conoscere all’estero e che forse sono scoraggiate dai costi per partecipare ai saloni mondiali. Regione Marche, Camera di Commercio e Associazioni di categoria hanno stanziato diverse risorse proprio a sostegno dei piccoli produttori che altrimenti, da soli, non ce la farebbero. Il nostro Presidente, molto attento e sensibile alla situazione economica locale, ha avviato un tavolo di concertazione, insieme all’assessore di riferimento, l’Ing. Renato Vallesi, per fare il punto della situazione.


La Vostra strategia di azione rimane comunque incentrata esclusivamente sul potenziamento del settore produttivo piuttosto che su uno sviluppo ulteriore del settore terziario?

Al momento ci dobbiamo preoccupare di mettere in atto tutti gli interventi necessari per cercare di mantenere il più a lungo possibile la capacità produttiva delle nostre aziende poiché il sistema economico locale si basa prevalentemente sul settore manifatturiero. Dobbiamo cercare di fare in modo che le attività artigianali comunque restino sul mercato, siano tutelate, mantengano la loro produttività. Dobbiamo cercare anche di favorire il terziario e il terziario avanzato, settori nei quali siamo ancora molto al di sotto della media nazionale. Con i soli interventi delle istituzioni e degli enti le nostre imprese non ce la potrebbero fare, abbiamo bisogno di ricerca, di formazione, d’innovazione e di sviluppo dei servizi collaterali.

Considera opportuna una “Conferenza Provinciale dei Servizi” che coinvolga anche i soggetti privati e non?

La considero uno strumento di coordinamento molto valido in cui la Provincia deve assumere un ruolo centrale. Considerando che la Provincia di Fermo ha Comuni di piccolissime dimensioni, questa nuova istituzione deve essere vista come un punto di riferimento e di indirizzo per fare rete nella costruzione di un progetto comune. Un’istituzione non deve operare singolarmente e isolatamente, ma con la partecipazione attiva di altre istituzioni, dei privati, delle Associazioni degli industriali e dei commercianti, dei consorzi, dei sindacati, e di tutte le forze vive del territorio.

Infrastrutture, urbanistica, bilancio, mobilità e viabilità sono tutte cose che predispongono agli scambi. La Provincia pensa siano sufficienti questi campi d’intervento per gli scambi culturali, oppure servono predisposizioni mentali che ancora dobbiamo mettere in evidenza?

Ho illustrato prima alcune modifiche che vogliamo apportare al sistema della mobilità in generale. Parlando d’infrastrutture, generalmente si fa riferimento ai sistemi viari, ai collegamenti stradali, ai trasporti, ma vanno considerati anche tutti gli aspetti legati alla cosiddetta mobilità “immateriale” come, ad esempio, la banda larga. Una priorità è, per esempio, il potenziamento dell’infrastrutturazione telematica per rendere competitive le nostre imprese, in considerazione del fatto che non tutti i comuni sono stati raggiunti dall’ADSL. Per fare un altro esempio, da un punto di vista idrogeologico, tutta la nostra Regione è a rischio frana. Basta una pioggia un po’ più intensa e probabilmente si verificano smottamenti che rappresentano un pericolo, creano disagio e generano un costo. Nel pianificare gli interventi ci dobbiamo costantemente chiede se sono stati esaminati tutti gli aspetti: come si consuma il territorio? Dove si consuma? È stato sempre consumato nel migliore dei modi? Dobbiamo continuare ad agire in questo modo, oppure si rende necessario un immediato cambio di rotta? Le pratiche colturali sono eseguite correttamente, c’è ancora l’attenzione di prima? Se gli agricoltori non realizzano più i solchi per far defluire le acque, la terra cede!  La modifica del clima può, in qualche modo, determinare una situazione ambientale più difficile, per cui oggi si richiede maggiore attenzione. Con l’evolversi del nostro sistema ambientale ed economico, si rendono necessarie delle trasformazioni nei modi d’intervento, occorre trovare nuove risorse e predisposizioni mentali nuove. Noi stiamo lavorando proprio in questa direzione. La sensibilità ambientale è cambiata in meglio, anche se, probabilmente, ancora non è sufficiente. È necessario continuare ad educare in questo senso, e, soprattutto deve maturare nei cittadini la consapevolezza che l’ambiente è il luogo in cui viviamo e va preservato. Un utilizzo scorretto e irrispettoso lo compromette, con evidenti ripercussioni negative in termini di rischi, danni e spese.
Io sono l’assessore alle infrastrutture, tuttavia sono convinto che, a volte, sia consigliabile realizzare una strada in meno e magari, investire risorse per rendere più sicura una scuola, oppure valorizzare e sviluppare un territorio perché questo può contribuire a incrementarne il valore turistico-economico oltre che migliorare la qualità della vita dei cittadini. Naturalmente si deve cercare di tenere in considerazione tutti gli aspetti, fare valutazioni e individuare le priorità per investire attentamente quel denaro che sicuramente non basta sempre per tutto, soprattutto in questa prima fase di vita della nostra Provincia. 

Lei come Assessore al bilancio dovrà necessariamente dire qualche no dal punto di vista economico, preferirebbe dirlo per spese destinate ai servizi oppure per costi legati alle spese correnti?… oppure il suo sogno nel cassetto sarebbe avere i soldi per tutto?

Avere i soldi per tutto è un sogno, è un’utopia, soprattutto in questo particolare periodo storico, data anche la crisi economica generale. Le risorse finanziarie si sono ridotte drasticamente e non esistono “per tutto”... poi dipende anche da che cosa s’intende con il “per tutto”. I soldi appartengono ai cittadini e vanno utilizzati in modo corretto. Come amministratore ovviamente preferisco investire per dotare il nostro territorio di servizi di qualità, di infrastrutture e di opere, piuttosto che destinare le risorse alle spese correnti. Ciononostante ci sono delle spese indispensabili: il personale è necessario, ed è evidente che lo dobbiamo avere per far camminare la nostra struttura amministrativa. Cerchiamo di risparmiare al massimo anche sulle spese vive, come l’energia elettrica e il riscaldamento. Ci dobbiamo adeguare a un utilizzo oculato e razionale delle risorse finanziarie di cui disponiamo perché la crisi economica, che sta investendo ogni settore, coinvolge anche gli Enti in termini di minori trasferimenti dallo Stato. Stiamo facendo il possibile per migliorare i servizi, aiutare le attività economiche, realizzare le infrastrutture, riorganizzare la rete scolastica, cercando allo stesso tempo di contenere le spese correnti. Se andiamo a considerare che noi siamo qui tutti i giorni a tempo pieno, i nostri stipendi sono compatibili. Un consigliere provinciale percepisce trentasei euro lordi l’ora. Vogliamo spendere il minimo indispensabile cercando di risparmiare sui costi della politica tant’è che ancora non abbiamo neanche allargato la giunta, anche se questa poi è una decisione che spetta solo al nostro Presidente.

Per la gente comune la nuova Provincia dovrebbe avere i soldi per la sua gestione da quella che era la sua vecchia provincia di appartenenza, Ascoli Piceno. Nella realtà la Provincia di Fermo come risolve i suoi problemi di entrate? Da chi è stata finanziata nel suo primo anno di vita?

Intanto, chiariamo quali sono le entrate? Le entrate della Provincia sono di tre tipi: tributarie, extra-tributarie e di trasferimento. In più ci sono tutti gli investimenti che l’ente riesce a fare con i primi tre titoli di bilancio. Le entrate tributarie derivano dall’I.P.T. (Tassa per l’Immatricolazione delle Auto) dalla RC Auto, dall’addizionale sul consumo dell’energia elettrica, dalla compartecipazione al gettito IRPEF e dai conferimenti in discarica di solidi urbani. Per quanto riguarda le entrate da RC auto, secondo le nostre valutazioni, una parte delle risorse di competenza continua ancora ad essere versata alla Provincia di Ascoli Piceno. Abbiamo già sollevato la questione e scritto alcune lettere di diffida alle compagnie assicurative. In attesa di chiarire la situazione, stiamo pensando a un accordo con Ascoli Piceno per mettere insieme tutte le risorse e poi suddividerle in base delle percentuali generali di riparto 43,47% Fermo e 56,53% Ascoli Piceno. In alternativa le compagnie assicurative dovranno ricontrollare la competenza di tutte le assicurazioni versate ad Ascoli Piceno. Le nostre risorse derivano principalmente da queste voci, oltre che dai trasferimenti statali. Per le quote derivanti dal Fondo Sociale Europeo, la Regione ha già assegnato la parte di nostra competenza fino a tutto il 2013. Se avremo meno trasferimenti dallo Stato, tale diminuzione dovrà essere ripartita proporzionalmente tra le due Province, come sta già accadendo.
Ci siamo insediati nel giugno del 2009, fino allo scorso dicembre abbiamo avuto il bilancio gestito unitariamente dalla Provincia di Ascoli e solo da dicembre 2009 ci siamo resi autonomi. Con i recenti accordi sulla cessione del patrimonio e del personale siamo completamente indipendenti. Ci sono ancora alcune questioni aperte che stiamo risolvendo giorno per giorno, con l’impegno straordinario del Presidente, del segretario, di tutti i dirigenti e di tutto l’apparato amministrativo.

Lei è un politico di grande esperienza partitica, a suo parere i giovani della nostra Provincia mantengono quell’impegno sociale e politico molto spiccato e predominante nelle generazioni precedenti, oppure stanno scivolando verso la china del disinteresse sociale, e se si quali potrebbero essere gli stimoli giusti per riportarli verso un impegno più continuo?

Naturalmente vedo fra i giovani molto disinteresse, soprattutto per la politica. Del resto, guardando alcuni aspetti dell’attuale sistema, mi rendo anche conto del perché di tale indifferenza. Il punto è che dobbiamo fornire loro le occasioni e le possibilità di essere veramente protagonisti per qualcosa per cui valga la pena esserlo e non per gli squallidi teatrini della politica. Solo in questo modo i giovani rispondono anche per le piccole iniziative locali. Per contro, noi, per primi, dobbiamo dare un importante esempio di buona pratica politica. Se l’unico messaggio che riusciamo a trasmettere è quello dell’individualismo, del successo ad ogni costo, anche senza il merito, di una politica che serve solo per avere un posto di lavoro, per avere una poltrona, per andare sul giornale, per avere un po’ di notorietà, noi li educhiamo a qualcosa per cui vale poco spendersi.

Lei avrà assistito a molti cambiamenti nella sua vita, sia pubblici sia privati. Se potesse realizzare un sogno, quale sarebbe il cambiamento per la nostra Provincia che lei vorrebbe vedere realizzato?

Nella mia vita privata ho assistito a tanti cambiamenti, anche importanti, e a molti cambiamenti pubblici. Il fatto stesso della nascita di questa nuova Provincia ne è uno. Nonostante a livello nazionale ci sia un grande dibattito, comunque, per il nostro territorio, questo avvenimento è stato un evento rivoluzionario perché dopo tanti anni siamo riusciti a conquistare l’autonomia. È stata una trasformazione che, personalmente, fin dall’inizio, quando facevo il Sindaco, mi ha visto sempre protagonista attivo. Sono stato, insieme con altri, uno dei sostenitori e dei promotori di questa Provincia, non per una questione di prestigio locale, ma perché questa istituzione consente di promuovere e garantire al meglio lo sviluppo del territorio, di avere più forza, di essere più vicini ai Comuni e gestire insieme con loro un piano di sviluppo economico unitario. Aver visto crescere questo progetto, averlo sostenuto, aver avuto la delega di assessore e trovarmi ad essere uno dei protagonisti di questo primo mandato per me è un fatto molto significativo!
Ho visto tanti cambiamenti, ma ne vorrei vedere tanti altri ancora! Non vorrei aver chiuso qui con le trasformazioni perché io sono uno di quelli che vuole e cerca i cambiamenti. Quando sono entrato in politica, pensavo di cambiare il mondo!
Spero che la nostra sia una Provincia in cui si viva bene, in cui le imprese possano lavorare serenamente e onestamente, in cui si possano affermare i valori importanti della solidarietà, del merito, dell’uguaglianza sociale. Una Provincia dove le fasce più deboli possano avere una condizione di vita migliore ed i giovani abbiano lavoro. Una Provincia che sia il risultato di questi progressi, esempio della buona pratica politica e della buona amministrazione.

Fra le tante Province ben amministrate oppure ricche di cultura e prestigio in Italia, Fermo e la sua Provincia a quale di queste potrebbero o vorrebbero assomigliare oppure, come spesso accade con le matricole, la nuova Provincia si sente pronta per lanciare la sfida e porsi come esempio di territorio con nuove soluzioni e con idee innovative nel panorama nazionale?
Ci sono tante Province che rappresentano un esempio e i buoni modelli andrebbero sempre recepiti. Anche se potrà sembrare un discorso di orgoglio, questa nuova Provincia, per le sue dimensioni certo non potrà avere le potenzialità che hanno le altre, ma, proprio perché piccola e nuova, credo che possa lanciare la sfida: presentarsi come esempio con soluzioni originali e idee innovative. Non è una cosa semplice, e molto probabilmente è più facile a dirsi che a farsi, però abbiamo l’ambizione di pensare che lo possiamo fare, che ci possiamo riuscire e stiamo lavorando per questo. E’ proprio questa la scommessa!