mercoledì 21 marzo 2012

Alleviamo i nostri politici per garantirci un futuro istituzionale migliore

Alleviamo i nostri politici per 
garantirci un futuro istituzionale migliore
di Laura Gioventù





Questa campagna elettorale di Porto San Giorgio piena di candidati sta mostrando un fenomeno che fino ad ora sembrava minore, il grande numero di candidati ci convince della disponibilità verso la politica specialmente dei giovani, ma ci appare anche e soprattutto come una lotteria, con la speranza per l’eventuale incarico o nomina da conquistare, e questo per potersi garantire un posto di lavoro che altrimenti non avrebbero.
Però per vincere occorre partecipare e per partecipare serve tempo e disponibilità al sacrificio, ma entrambe le cose si possono dare a patto di avere alle spalle una rendita economica, pensione o stipendio, grazie alla quale si può avere il tempo per fare la politica.
Ma questo discorso, se va bene a chi ha una certa età, tempo disponibile e garanzie economiche tali da potersi permettere un impegno politico, per i giovani invece sembra una condanna. Essi per continuare a “fare politica” dovrebbero avere tempo e soldi per permetterselo, ma troppi di loro non avendo un posto di lavoro, ne parenti in grado di mantenerli, debbono lasciare la politica attiva ad altri più fortunati, ma anche meno talentuosi di loro.
Purtroppo per i giovani la sola passione politica non basta per “fare” politica, con l’andare degli anni le necessità umane conseguenti sono altre, famiglia, affetti, lavoro e tutte bisognose di risorse economiche, senza le quali si abbandonano gli incarichi e le disponibilità per la politica attiva. E poi ci lamentiamo che i giovani si allontanano dalla vita politica della città.
Questo pregiudica la nascita di una classe politica preparata e valida, costringendo tutta la società a sperare, per il futuro, che chi riuscirà a dedicarsi alla politica, grazie alle loro sostanze monetarie, non sia talmente scadente dal portare il Paese sempre più allo sbando.
A questo scopo, andando contro corrente, visti i troppi episodi di mala gestione che coinvolgono la politica con gli appalti governativi, e per fornirsi per il futuro di una sua classe politica seria e preparata, basata sui migliori e non sui meno peggio, e per premiare i giovani talentuosi in attività politica, vera e documentata, il Comune di Porto San Giorgio dovrebbe istituire delle borse di studio annuali - meglio ancora in quota parte con un Istituto di Credito locale - una per partito presente nelle liste elettorali, da destinare solo ed esclusivamente ai giovane sotto i 30 anni. Un modo per permettere ai partiti o liste civiche che non avessero le possibilità, di poter dare a questi giovani l’occasione per sviluppare le esperienze dovute, per divenire loro stessi patrimonio gestional-politico per il futuro di Porto San Giorgio e anche della Regione e del Paese.
Questi giovani dovrebbero essere scelti dai loro stessi partiti di appartenenza ed in base ad una seria e precisa selezione fatta in base alla età, al titolo di studio, alla propensione e alle capacità personali. A essi si potrebbero destinare risorse per ottocento/mille Euro al mese per le loro necessità giornaliere, costo che sarà considerato come un anticipo per le future mansioni direttive, e che i giovani selezionati si impegneranno a rifondere attraverso opere letterarie o sociali appena raggiunto un certo incarico o una certa mansione istituzionale. In cambio i partiti si impegneranno a investire a loro volta altre risorse, come la partecipazione a meeting o congressi, o risorse comunicative e ideologiche con la finalità di presentarli nelle loro liste come fossero i loro futuri leader.
Insomma, un investire sensato nella politica, senza regalie o partigianerie sospette, ma puntando sui giovani, dando loro fiducia ma con l’impegno da parte loro di ripagare per la fiducia prestata. Un bel modo di aiutare il futuro a non essere così male affollato, come spesso lo vediamo guardando la brutta presenza di certi impresentabili personaggi politici locali nelle liste elettorali.



(proprietà letteraria riservata)
 

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sabato 10 marzo 2012

Poche idee ma confuse

Elezioni a Porto San Giorgio, 
poche idee ma confuse
di Laura Gioventù




Nel panorama elettorale di Porto San Giorgio assistiamo al proliferare di liste civiche e partiti che continuano ad affollare l’elenco dei pretendenti per il comando della città. Non si tratta tanto di condividere le difficoltà ed i problemi di Porto San Giorgio, quanto di una vera e propria fiera delle vanità politiche perché, al numero delle liste, non segue un conseguente numero di idee o proposte diverse da quelle tre o quattro che in pratica tutti vorrebbero cavalcare, come se la cosa importante sia la loro candidatura e non l’effettivo servizio che potrebbero dare alla città.

Questa malattia di protagonismo collettivo elettorale sta facendo diventare patetica la contesa stessa, e l’alto numero dei candidati lo testimonia, praticamente una carica di sconosciuti allo sbaraglio.

Io al contrario degli altri, ho sempre cercato di fare proposte, di sviluppare idee, magari alternative, per creare i presupposti di una vivacità dialettica che potesse dare vita ad un nuovo fermento culturale e turistico. Non ho mai cercato lo scontro né la polemica, proprio per evitare che il teatrino della politica non riducesse per reazione le mie proposte a banali tentativi di propaganda elettorale sterile e provocatoria. Per questo motivo, e per non alimentare una inutile e ulteriore confusione fra gli elettori e le liste in gara, confermo quanto dissi già tempo fa, e cioè che “Gioventù per San Giorgio” non era nata per la conquista del potere ma solo come soggetto elettorale, come strumento per sviluppare il dialogo e non per ridurlo a barzelletta, per tanto non è mia intenzione partecipare a questa inutile gara di candidature a confronto o di liste in contrasto fra loro, e lo faccio per rispetto sia verso chi andrà a votare, sia per un personale senso etico della partecipazione politica.

Per cui rassicuro tutti quelli che se lo stavano chiedendo che, “Gioventù per San Giorgio”, NON parteciperà come lista autonoma alle prossime elezioni, ma continuerà con le sue idee e con le sue proposte a dare il suo contributo, perché siamo convinti che le idee non abbiamo né confini né colore politico e che per essere tali non debbano subire i ricatti di una politica spesso cieca alle novità e pericolosamente inadeguata ai cambiamenti. Per cui, sono sempre più convinta che l’importante sia mettersi a disposizione della città, e non concorrere solo per raggiungere un personale potere politico. Ci dichiariamo comunque disponibili, con chiunque dovesse vincere le prossime elezioni - specialmente se a vincere o a decidere fossero le donne - nel caso volessero chiedere il nostro contributo, per la realizzazione delle nostre idee, ma anche per la progettazione di altre e magari migliori proposte o nuove manifestazioni, ma sempre per migliorare la vita sociale e umana di Porto San Giorgio.

Allo stesso tempo formuliamo l’invito, alle centinaia di persone che si sono lanciate verso un improbabile incarico amministrativo, di ripensare bene se la loro candidatura sia vera collaborazione o solo il solito quarto d’ora di pubblicità personale verso cui tendono e del quale non possono fare a meno.


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mercoledì 7 marzo 2012

Profumiamo la città

Profumiamo la città, 
fiori e non solo opere di bene
di Laura Gioventù



Kew gardens palm house of London


Si parla e si sparla troppo spesso di rispetto urbano, di arredo urbano, di urbanizzazione selvaggia e di urbanistica, come se un paese, anche piccolo come Porto San Giorgio, sia fatto solo dalle strade che lo compongono, spesso dissestate e prigioniere della loro stessa rete topografica. Poco o nulla invece viene destinato alla componente floreale della città e alla presenza e dislocazione di piante o arbusti, come se la loro distribuzione sul territorio sia lasciata al caso o peggio alle alterazioni climatiche.

Porto San Giorgio non brilla, né per luminarie stradali né per cromaticità edilizia, ma non possiede neppure un suo “profumo”, una sua “fragranza” aromatica che la distingua dal puzza delle macchine o dall’olezzo dei rifiuti, cioè non ha quella caratteristica olfattiva che ne determina un segno caratteriale e floreale sul quale poter sviluppare una promozione turistica, come invece avviene per altre località balneari o borghi antichi.
Ci sono piante che da sole riempiono l’aria circostante della loro fragranza, che addolciscono la visione dei palazzi con i loro meravigliosi colori, e ricordo a memoria il Gelsomino, oppure la Lavanda o la pianta di Mimosa, oltre tutto piante belle anche dal punto di vista estetico. Per non parlare della Salvia, del Rosmarino o delle Bouganville, belle e mediterranee.

Insomma, Porto San Giorgio non possiede questa ricchezza olfattiva, e neppure visiva, ma potrebbe averla, basterebbe solo dare spazio a questo tipo di piante per ingentilire l’aria e proporsi come meta turistica anche di percorsi olfattivi unici e meravigliosi. A questo scopo si potrebbe dare vita ad un concorso internazionale aperto a tutti i grandi architetti floreali e a tutti i più famosi esperti di profumi per la cosmesi per ridisegnare la mappa cittadina dei giardini o delle aiuole. E dare un nome agli spazi destinati alle piante profumate, per cui quartieri o solo strade della Lavanda, oppure del Gelsomino. E se poi proprio non sappiamo cosa farci con l’area Ex Grand’Hotel allora si potrebbe costruire una grande struttura in ferro battuto e vetro, simile ai bellissimi giardini d’inverno inglesi, per ricreare una serra con le più belle piante ornamentali del mondo. Un luogo di sicuro impatto architettonico e di nessuna controindicazione speculativa, oltre tutto la serra potrebbe diventare la sede di una scuola di alta specializzazione per arredatori floreali urbani, figura professionale sempre più ricercata sia dai privati sia da molte amministrazioni pubbliche.

Profumiamo la città usando le piante, e magari anche grazie a loro potremmo proporci meglio sul mercato del turismo moderno.

(Proprietà letteraria riservata)

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venerdì 17 febbraio 2012

Il baratto fra comuni e comunità


Il baratto fra comuni e comunità
di Laura Gioventù



Di recente una notizia di cattiva gestione dei beni comuni ha destato molta perplessità: nel capoluogo della Provincia Fermana, furono comprate delle macchine elettriche che, per ragioni varie, non sono mai state usate. In questa sede non staremo ad accusare o elogiare nessuno, ne chi le ha comprate con soldi pubblici ne chi ha scoperto il danno, ma l’episodio si presta ad una riflessione: può capitare, per incapacità o per altri scopi meno nobili del servire la cittadinanza, che comuni o giunte amministrative si ritrovino dei prodotti che non usano, per i quali si sono spesi dei soldi e si continuerà a dilapidarne altri non riuscendo ad usufruire del bene acquistato, chi le macchine elettriche, chi altri oggetti, ma sembra che tutte le amministrazioni siano alle prese con questi prodotti o servizi inutilizzati. Ma se guardiamo bene, il loro non utilizzo è relativo magari solo a quella determinata città, probabilmente lo stesso prodotto andrebbe benissimo per altre città che, di contro, hanno altro tipo di prodotti inutilizzati, per cui non dovrebbe essere difficile, e sarebbe anche una grande forma di risparmio e di non spreco, ipotizzare una sorta di “mercato” del baratto fra comuni e comunità. Se Fermo ha un certo numero di macchine elettriche che non sa o non può utilizzare, forse perché non riescono a fare le salite, le stesse macchine potrebbero servire moltissimo a Porto San Giorgio oppure a Pedaso, così come certi servizi di cui Porto San Giorgio o Porto Sant’Elpidio hanno in esubero potrebbero andare benissimo per Amandola o Montegiorgio. Insomma, se tutti i comuni della Provincia di Fermo organizzassero una specie di mercato del baratto, dei loro prodotti in esubero, si potrebbe attivare sia un risparmio generale, sia dare lavoro ai giovani per l’organizzazione di questo particolare mercato, utilizzandoli per censire i beni, verificarne le condizioni strutturali, per documentare le necessità altrui e per fornire servizi di appoggio per i comuni bisognosi di scambiarsi tali prodotti. Qualora non tutti i comuni fossero in grado di pagare con moneta contante ciò che prenderebbero, il baratto si attuerebbe fornendo l’elenco di possibili beni di scambio. Se per esempio Porto San Giorgio non avesse il denaro necessario per tutta la spesa delle macchine elettriche, organizzandosi bene, e quindi facendo lavorare i suoi albergatori (servizio che il comune di San Giorgio pagherebbe attraverso sgravi fiscali di vario genere), potrebbe fornire dei soggiorni e dei servizi turistici per l’amministrazione Fermana la quale potrebbe darli ai propri cittadini oppure girarli agli abitanti di altre città limitrofe che avessero dato o daranno i loro beni in eccesso alla città di Fermo.
L’idea del mercato del baratto fra comuni si realizza però solo se esiste la volontà degli amministratori di far risparmiare ai loro cittadini spese inutili, ma anche volendo creare una catena di solidarietà territoriale, che potrebbe diventare una vera e propria possibilità di lavoro onesto e decente per tantissimi ragazzi e ragazze della nostra Provincia (immaginatevi con il recente problema del maltempo quanti scambi si sarebbero potuti generare).

Porto San Giorgio, sia per geografia sia per storia potrebbe essere il sito ideale per realizzare una proposta come questa, e diventerebbe un significativo esempio nazionale di solidarietà amministrativa, perché una volta istituito il baratto del Fermano nulla vieta di estenderlo a livello regionale oppure nazionale, creando una sorta di marchio di riferimento che non esiste in nessun paese in Italia.

Diventare i primi realizzando una ipotesi del genere sarebbe un ottimo motivo di vanto umano e sociale e non solo semplice mercatino dell'usato.



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mercoledì 8 febbraio 2012

La neve un tot a palata?

La neve un tot a palata?
Di Laura Gioventù




Porto San Giorgio - la neve al porto turistico - 4 febbraio 2012


Sta montando una polemica sull’utilizzo dell’Esercito per liberare dalla morsa della neve i paesi e le città Marchigiane. Utilizzo non gratuito, ed è questa la novità rilevante. Per ogni componente dell’Esercito e per ogni mezzo usato c’è, come al supermercato, il prezzo con tanto di specifica se ci sia da aggiungere vitto e alloggio oppure no, chissà se l’IVA sia compresa oppure no? A noi questa sorpresa appare stupefacente, ma tenendo presente che siamo in regime di crisi, e che anche l’Esercito Italiano si deve autofinanziare, come se non bastassero i miliardi di euro che diamo noi tutti per tenerli in vita, ci sono due considerazione da fare in merito.
La prima è che con questo prezziario si è dato corso legale alla liberalizzazione dei servizi, tanto voluta dal primo ministro Monti, per cui l’Esercito, che ha mezzi e personale, si mette sul mercato, ma arrecando una concorrenza scorretta e sleale nei confronti di quei privati che volessero offrire lo stesso servizio sperando in un incasso adeguato, ma non avendo i mezzi già pagati dal contribuente, concorrenza che l’Esercito invece pratica avendo i mezzi già pagati dai cittadini per ben altri scopi e personale che costa tanti soldi per specializzarlo e farlo finire a spalare neve non ci sembra un ritorno economico allo stesso livello. L’altra anomalia sta nell’uso delle proprie risorse, per cui se oggi l’Esercito mette il listino prezzi per i suoi servizi, allo stesso tempo anche un qualsiasi Comune Italiano un domani potrebbe fare la stessa cosa, per cui: per manifestare il costo sarà di tot euro, per sfilare magari lo stesso tot scontato, ma il bello sarebbe far pagare allo Stato - giustamente a questo punto - l’affitto delle scuole usate come seggi elettorali. Perché dare gratis e con la conseguente chiusura  delle attività didattiche se poi, arrivata la neve, per liberare le strade si dovrebbe pagare l’Esercito? Per cui rispetto per tutti ma se alla prossima sfilata degli Alpini la città ospitante chiedesse, in cambio dell’uso delle piazze, un ritorno in denaro nessuno del ministero della Difesa si deve offendere, ma semmai dovrebbero pensare che una sfilata è una festa, mentre una nevicata è una disgrazia che colpisce cittadini inerti e spesso privi dei mezzi per superare la catastrofe.
Liberalizziamo pure, ma che sia una liberalizzazione equa e non un tot a palata.


pubblicato su ... informazione.tv
e su ... lindiscreto.it