mercoledì 5 gennaio 2011

Rincorrendo Franca

Intervista all'Avv. Franca Romagnoli.
Di Laura Gioventù

Franca Romagnoli

Che cosa ne pensa della candidatura per le comunali di Fermo della Proff.ssa Nella Brambatti nel centro-sinistra? La candidatura di una donna rappresenta una novità positiva per la politica locale?    

Credo non sia sufficiente essere donna.
Nonostante apprezzo con favore quando si candidano le donne, io non sono per le donne a prescindere.
Sicuramente però quella della Brambatti è una candidatura di valore per la sua storia e la sua cultura.
La sua provenienza è decisamente di sinistra per cui, guardando oltre la novità, credo ci sia poi bisogno di una grande capacità di aggregazione e questa, nel caso di Nella Brambatti non credo sia piena.
Dubito riesca ad avere un consenso pieno a 360 gradi proprio per la sua spiccata connotazione.
Non credo nemmeno che la politica debba essere così, ognuno ha il suo schieramento, ma sono certa troverà difficoltà ad entrare in certi ambienti proprio per la sua provenienza e la sua personalità, doti che comunque apprezzo e reputo molto importanti.
È una donna che ha già dato a Fermo, che ha avuto le sue esperienze e penso che la sua candidatura  sia “anomala” rispetto alla scelta di non ricorrere alle primarie, metodo con cui il centro-sinistra si muove sempre.
Una anomalia in questo senso la registriamo, però non so dire se il criterio utilizzato sia un bene o un male. Lo vedremo dall’esito delle elezioni.

Secondo lei la Brambatti è troppo legata al suo partito?

Lei viene dal PCI, quindi da una cultura fortemente di sinistra…e non so se questo andrà bene per tutte le stagioni.
Fermo attualmente ha bisogno anche di estrema moderazione.
Il centro-sinistra deve superare più sconfitte comunali e quindi una maggior capacità aggregativa poteva essere necessaria.
Sicuramente questa è una scelta “identitaria” forte; ed a me piace pure una persona che coerentemente va avanti cercando di mettere più possibile passato e presente insieme però poi  non sempre gli elettori sono d’accordo.
È una scelta precisa.

Qualcuno sostiene invece che la candidatura della Brambatti si orienti al centro. Lei che ne pensa?

Io non vedo grandi centri a Fermo.
Non li vedo anche negli schieramenti. Credo e spero che l’Udc resti con il centro-destra e soprattutto non credo che possa sostenere la candidatura della sinistra.
Gaetano Massucci ha già detto espressamente che non sarà della partita quindi sinceramente lo schieramento della Brambatti è fortemente sbilanciato a sinistra a meno che non ci si inventi un nuovo “centrino”.
Non credo assolutamente che proponendo la Brambatti abbiano voluto in qualche modo inseguire il centro.
Candidando la professoressa hanno fatto altre valutazioni, hanno fatto una scelta di forte connotazione; rispettabile, certo, ma i moderati avranno sicuramente qualcosa da ridire…

E lei, al posto di Nella, avrebbe accettato questo impegno?

Anche io avrei accettato. Insomma, è una bella sfida e credo sia normale l’abbia affascinata.

Come valuta l’attuale situazione politica del centro-destra fermano?

Il centro-destra a Fermo è da ricompattare e auspico che questo avvenga a breve.
Non siamo certo noi, parlo dei miei amici, di Futuro e Libertà, e di buona parte degli ex An, a dover ricompattare se parte dirigente, perché le divisioni sono state fra altri.
È comunque indispensabile trovare un’unione generale. Io lavoro affinché la coalizione sia la più larga possibile e riprenda quella fatta nel 2001, quindi contenga l’Udc, i civici, il PDL, la Lega, Di Ruscio e Futuro e Liberà.

In previsione, secondo lei, quando riuscirete a tirare fuori il candidato del centro-destra? Si arriverà in prossimità delle elezioni? Oppure state aspettando che si chiarisca meglio la situazione politica a livello Nazionale? 

Il discorso Nazionale qui a Fermo non inciderà più di tanto qualora, come io spero, si riesca ad andare tutti insieme alle elezioni.
Ho avuto contatti con l’on. Ceroni e posso confermare che non c’è nessun attendismo di questo tipo.
Futuro e Libertà ovviamente sta nel centro-destra e spero starà con tutte le altre forze politiche di destra perché solo stando insieme si può vincere.
Credo sia solo un problema di coesione.
Ritengo addirittura che la scelta stessa del candidato sindaco è “secondaria” rispetto alla compagine.
Se si è uniti un condottiero comunque lo si trova.
L’unità è il valore primario in questo momento per il centro destra ed il programma. Non è sul candidato che si sta discutendo. Bisogna prima rimettersi tutti intorno ad un tavolo.

Nella scelta del candidato, ritiene opportuno anche per il centro-destra individuare una figura estranea alla vita attiva e alle polemiche dell’amministrazione Di Ruscio? Come valuta il possibile candidato individuato nella precedente intervista dall’assessore Buondonno, potrebbe essere una soluzione da prendere in considerazione?

Credo proprio di sì.
Adolfo Leoni, anche se esterno alla politica comunale non è estraneo alla politica. Conosco Leoni da quando militava nei movimenti giovanili, da molto prima di quanti magari lo conoscono e lo apprezzano adesso.
Lui ha avuto la sua evoluzione e la sua coerenza culturale e forse pochi identificano la sua attività come politica perché da anni si occupa più di cultura e di comunicazione.
Credo che una candidatura del genere, decisamente diversa per collocazione e matrice culturale, sia fortemente alternativa alla Brambatti.
Questa è la cosa che più mi piacerebbe e sono certa che in questa ipotesi i moderati li accoglieremo.
È un’idea molto positiva.
Io voglio bene ad Adolfo Leoni e lui lo sa. Abbiamo fatto attività culturali insieme e lui, in particolare, prestando la sua opera anche a nostri convegni politici ma non solo, ha un’attenzione valoriale che per me è indispensabile in politica e che in ogni caso aggrega perché lui è anche l’uomo dei moderati, è l’uomo anche divulgativo. Insomma, è tutt’altro del talebano.
Talebani magari lo si è nei principi, ma non nei metodi e nel fare politica. È diverso.
Ben venga quindi, con un avversario del genere e tutti uniti e compatti, saremo noi a vincere a mani basse.
Ora non voglio bruciare questa ipotesi che ho appreso anche io della sua intervista, però, è l’esatto contrario. Prioritaria è la coalizione e prioritario il programma. È necessario che la candidatura esprima questa unità perché di grandi solisti che spaccano non ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di recuperare unità e di qualcuno che la rappresenti.
È proprio la mancanza di unione che ci ha creato problemi alle provinciali.
È evidente e mi metto insieme a tutti coloro che hanno determinato quelle candidature e quella sconfitta.
Avremmo potuto ottenere un esito diverso se si fosse cercata l’unità.
Forse era già troppo tardi e sarebbe stato comunque impossibile ma a molti però quell’episodio sembra non aver insegnato nulla.
A me sì.
La sconfitta dovrebbe insegnare più di mille vittorie, purtroppo però non ho sentito grandi “mea culpa”.
Io ho sempre cercato l’unità. Ovunque.
I primi tempi a Fermo, poi anche a Porto San Giorgio per portare dentro Stampatori e l’Udc che fino all’ultimo giorno non volevano Andrea Agostini. Per le provinciali l’impresa  era ardua, quasi impossibile.
La questione è stata radicalizzata su due nomi. Non ci sono riuscita e non ci sono riusciti neppure gli altri.
Siamo partiti con questo handicap. Solo la coesione ci poteva far vincere.
Adesso, non riconoscerlo e non farne tesoro, solo per levarsi delle soddisfazioni, o per fare ancora dispetti e dispettucci, non so proprio come definirlo.
Se questa volta non si recupera, temo che il popolo del centro-destra ci prenda a sassi. Dobbiamo fare molta attenzione, bisogna superare questi personalismi, abbiamo bisogno di unità a tutti i costi.
Noi come Futuro e Libertà per ora non abbiamo nessuna candidatura da proporre. Staremo nel centro-destra purché veda tutti i protagonisti del centro-destra uniti e solidi. Diversamente partiremo con il piede sbagliato.
Io parteciperò attivamente e darò il mio apporto come dirigente di questo nuovo partito.

Recuperando l’unita e con una candidatura nuova, seria e credibile, il centro destra non avrà problemi a vincere di nuovo. Dell’amministrazione Di Ruscio c’è tanto da salvare  e portarsi dietro.

Secondo lei, una figura come Adolfo Leoni garantirebbe una giunta pulita oppure permetterebbe i soliti giochi e calcoli di partito?

Il rilievo dei partiti la politica deve sempre averlo.
Non si corra il rischio di dimenticare la politica il giorno dopo eletti perché si vince per la qualità del candidato sindaco ma si vince anche per i partiti.
Questo è ora che anche il soggetto più bravo del mondo, anche se viene da altre esperienze, come potrebbe essere un Adolfo Leoni, lo tenga ben presente.
Non dimentichiamo comunque che Leoni è un politico e la sua non sarebbe una candidatura civica.
Lui è un politico della politica vera, quella fatta di valori, della mediazione, della partecipazione. Ed a mio avviso lui saprebbe mediare.
Gli “ufo” sono un macello, rischiano di dire “sono tutto io ed i partiti non mi servono più”.
Il candidato deve essere una persona che rispetta la politica, quella sana, quella buona, non del manuale Cencelli, deve essere un mediatore che comunque rispetti la politica che ti ha permesso di diventare Sindaco.
Adolfo Leoni sarebbe in grado di farlo. Lui in questo senso è un “homo novus reale”. Per lo meno il cammino che con lui abbiamo fatto su certi valori e su certi principi mi porta a dire questo. Anche sperimentandolo non avrei delusioni.

Per Futuro e Libertà, su tantissimi valori, dal senso del dovere all’etica pubblica, sono convinta Leoni saprebbe rappresentare bene tutte le novità alla base di questo nuovo movimento.

Quale è la differenza tra destra storica e destra “manganellara”?

Quella “manganellara”, per fortuna, non ci appartiene.
Io credo però che nemmeno il fascismo sia stato la rappresentazione di una destra “manganellara”.
Manganellara indica un metodo, è una degenerazione che può appartenere anche alla sinistra.
Appartiene agli urlatori. Non credo, anzi, ne sono certa: neppure il ventennio fascista può essere ridotto a tale definizione. La destra storica, anche se finita, è quella ottocentesca di Cavour da cui ha preso piede la dicotomia destra e sinistra. Sotto alcuni aspetti questo tipo di destra ancora resta, ma a me piace parlare di una destra europea e moderna rispetto ad una destra populista. Manganellara no, ma populista sinceramente ne vedo troppa in Italia. La deriva plebiscitaria, la ricerca del consenso, la ricerca dello scontro, l’aggressività… insomma, con questo nuovo partito vogliamo voltare pagina. Sia nei metodi sia nei principi.
La destra europea di David Cameron, la destra di José Marìa Aznar oppure quella di Nikolas Sarkozy, sono esempi di destre dialoganti, liberali e conservatrici.
Conservatrice nel senso di recuperare la tradizione e di riformare nell’ambito di una matrice conservatrice.
Che non c’entra nulla con lo strillare, con quello a cui purtroppo il Pdl e il “berlusconismo” ci hanno abituati negli ultimi anni ed a cui purtroppo An si è assuefatta.
Quella che ora sogna Futuro e Libertà è una destra riformista.

Il revisionismo?

Il revisionismo appartiene ad un atteggiamento storiografico.
È giusto esserlo.
lo abbiamo predicato per anni chiedendo giustizia su certe visioni errate e faziose del fascismo e della storia della seconda guerra.
Credo che ora si vada con grande serenità in quella direzione.
Il 25 aprile sta diventando sempre più una festa condivisa, i martiri sono stati riconosciuti da una parte e dall’altra.
Il revisionismo anche su Mussolini e su tutta un’epoca storica è avvenuto come è avvenuto il riconoscimento dell’olocausto e delle tragedie della seconda guerra.
Un riconoscimento di responsabilità che nei primi anni non c’era stato. Quello è un atteggiamento storiografico che spero prosegua ma già è a buon punto.
Il riformismo per noi invece è una parola che va riempita di riforme. Le riforme del centro-destra ovviamente non sono le stesse della sinistra. Noi partiamo da un approccio diverso, l’On. Fini pone al centro il dovere più che i diritti.
Oggi la cultura e l’etica del dovere non la sento nominare dalla sinistra ma neanche dal Pd.
Le nostre sono riforme di giustizia, dove l’ordine e la legalità devono avere il primo posto. Sicuramente teniamo conto anche la solidarietà. Siamo riformisti, ma l’unità nazionale, la patria ed una certa politica estera sono comunque pilastri che vanno conservati. Senza venir meno a questi capisaldi, ecco che si può essere riformisti e conservatori allo stesso tempo.
Auspico che questa nuova destra liberale riesca ad essere conservatrice della tradizione e di ciò che è l’identità italiana per poi fare le riforme necessarie.
Il disagio che avvertivo nell’altro partito era grande perché di riforme non se ne parlava se non di riforme ad uso personale. Il respiro non era certo quello della cultura del dovere, dell’unità nazionale e del rispetto delle istituzioni. Ho visto troppi sfregi verso le istituzioni. Dalla sinistra, per inciso, me lo aspetto, perché è uno dei motivi per cui da sempre sono in politica.
Per noi c’erano certi assiomi mentre  per la sinistra c’era una deriva di altro tipo, ma che lo avesse fatto il mio governo, i ministri del mio governo e che lo facesse la Lega insomma… il non rendersi conto che se si rappresentano le istituzioni non si è più uomo di parte…questo per me è inaccettabile.
La condizione della donna, il velinismo, atteggiamenti di carrierismo facile di donne che dall’oggi al domani, senza alcun merito politico, ricoprono ruoli chiave per sole  scelte dispotiche del capo è una mentalità opposta a quella della militanza di destra a cui sono sempre stata abituata.
Un forte disagio per me che per una serie di congiunture strane, Fini che è stato cacciato, Fini che ha deciso di andarsene e noi che abbiamo seguito il nostro capo, ora sento una serenità che non avevo da anni.

Oltre che coerente lei è stata anche molto coraggiosa …

Sì, fin dalla prima ora, come credevo dovessero fare tutti quelli che avevano avuto Fini come leader, come mi aspettavano che facessero soprattutto quelli che Fini ha messo in lista.
Perché io, Franca Romagnoli, Consigliere regionale, ho preso sempre le mie preferenze per stare in Regione. Penate. Il partito ha fatto la sua parte ma il candidato fa abbondantemente la sua. È un sistema elettorale di forte meritocrazia.
Alle politiche il sistema è completamente diverso. I posti sono bloccati, in base a dove ti mettono nelle liste si è eletti o meno. Sinceramente dai deputati messi da Fini in lista mi aspettavo un minimo di riconoscenza, invece c’è stata la corsa verso il nuovo capo Berlusconi  e questo mi ha sconvolto.
Per me è stata una scelta consequenziale.
A Febbraio avremo il Congresso Nazionale. Fini il 24 sarà nelle Marche e lo porterò anche a Fermo.
Sono certa che andrà bene nonostante abbia avuto una notevole battuta di arresto dovuta anche ad una impostazione forse non perfetta nella comunicazione data nell’ultima fiducia parlamentare.
Forse potevamo evitarla.
Forse questa cosa è diventata troppo populista, mentre noi dobbiamo rifuggire il populismo.
L’antiberlusconismo non deve essere la bandiera del nuovo partito. Noi dobbiamo andare oltre Berlusconi e non contro Berlusconi.  Si era creata questa aspettativa, avevamo urlato troppo. L’obiettivo era diventato quello di mandare a casa il governo. Cosa sbagliata.
Il nostro obiettivo è costruire negli anni un qualcosa di diverso che sia il nuovo Pdl, che già non esiste più.
Lo chiameranno Popolari, segno evidente che il cofondatore era indispensabile. Cambiano nome, cambiano tutto nel Pdl. Berlusconi diventerà coordinatore unico. Fini non era un accessorio, era il cofondatore. Ne hanno preso atto e cambieranno il partito anche loro. Per questo errore di comunicazione con il voto della fiducia il 14 dicembre abbiamo avuto questa battuta di arresto. Ora ripartiamo. Sono convinta che le cose andranno bene. Ci vorrà del tempo per far capire certi contenuti, la strada è in salita. Comunque vada sono contenta della mia scelta. Anche ripartire dai numeri piccoli come per anni abbiamo fatto nell’Msi, per costruire qualcosa di grande a me non fa paura, anzi, provo un entusiasmo che non avevo da tempo.
Non c’è solitudine nei numeri primi, solo molto entusiasmo.

La destra fa tanto riferimento alla famiglia,  poi però i suoi leader, Bossi, Berlusconi e Fini sono tutti separati mentre a sinistra sono tutti ancora (felicemente ?) sposati.  Possiamo dire che la sinistra è bigotta oppure è la destra ad essere ambigua?

A me, Franca Romagnoli, questa cosa dispiace moltissimo.
Io sono cattolica tradizionalista e credo che l’esempio non sia solo pubblico ma anche privato.
Un politico che salva la sua famiglia e la fa durare negli anni è per me un ottimo esempio. Io cerco sempre di testimoniare quello che dico. Per me è un assioma. Per me la famiglia è un valore ed ho sempre cercato di viverla come tale tutta la vita. Sono sposata da trent’anni e sono fiera di questo. Capisco che ci siano situazioni diverse e mi dispiace molto che i leader del centro-destra  come anche Casini, siano incorsi in queste vicissitudini. Non credo sia una regola, ma a me dispiace.
Il problema è un altro e si pone sullo sbandierare i valori cattolici da parte del Pdl.
Questo mi preme dirlo. Non è solo sulla famiglia. Io credo che questa difesa dei valori cattolici, al di là delle singole situazioni personali, vada oltre la predica. Si rischia una sorta di “fariseismo” eccessivo.
Fare puntualmente il controcanto del Papa solo per recuperare consensi non ha senso. Come non lo ha senso invocare l’unità politica dei cattolici, che sappiamo non esiste più, quasi in una sorta di nuova Democrazia Cristiana. L’unità politica dei cattolici a mio avviso va trovata nelle aule parlamentari battendo i pugni su certi temi.

Cercare la convergenza con tutti i cattolici che si trovano in tutti gli schieramenti politici è doveroso per un cattolico che fa politica.
Però pensare che un partito come il Pdl, che è pieno di atteggiamenti ambigui sulla famiglia  ma anche di altre trasgressioni di principi e valori fondamentali,  e che a mio avviso ha creato addirittura tutto un modello sociologico particolare, dal “velinismo” al carrierismo passando per il consumismo dei grandi centri commerciali, che è tutt’altro dalla sobrietà e che è lontanissimo dalle beatitudini che il vangelo ci raccomanda, ed avere la presunzione di essere l’unico partito a poter agitare la bandiera dei cristiani è gravissimo.
È una grande ipocrisia.
Un atteggiamento “fariseico” che punta solo, ripeto,  ad accattivarsi le simpatie, a Roma, d’Oltre Tevere (Vaticano), qui sicuramente del clero ma non solo.
Credo che la Chiesa abbia bisogno d’altro, abbia bisogno di convinzione , di testimonianze e di esempio prima che di parole. Dico questo perché amici carissimi che sono rimasti nel Pdl mi dicono che è meglio un Berlusconi che razzola male ma poi consente certe leggi.
Fini le consentirà lo stesso perché questi sono temi di libertà di coscienza dove le maggioranze si troveranno. Si troverà la maggioranza sul testamento biologico, sulle unioni di fatto. Ognuno voterà secondo coscienza. Ridurre i partiti a confessionali per poter dire gli altri sono laicisti è una strumentalizzazione.
Sento parlare di valori cattolici da persone che hanno militato da anni con me e che non ho mai saputo fossero cattolici, non me ne sono mai accorta. Lo so per certo di Alfredo Mantovano, con cui ho intrapreso un cammino di fede, ed è la persona che più vive ed esprime i valori cattolici. Poi escono certi nomi, non solo a Roma, ma anche nelle Marche, a difensori della Chiesa e dei valori cattolici nel Pdl oppure in An che io non ho mai visto entrare in Chiesa, che non ho mai visto prendere un sacramento, che ho visto calpestare i diritti umani e le donne. Ora si sta facendo una corsa sfrenata ai temi cattolici da persone che per vent’anni, che fossero cattoliche, non me ne sono mai accorta perché non lo sono. Allora credo che un cattolico che testimonia con l’esempio questi valori in Futuro e Libertà o nell’Udc sia più impostante di un partito che li mette nel proprio proclama e poi li calpesta nella vita.

A me dispiace che Fini sia ateo perché non ha la rivelazione della fede che è la cosa più bella. Se potessi gliela regalerei per fargli del bene. Purtroppo lui non ha questo dono, ma stiamo comunque lavorando al manifesto dei credenti per far capire che all’interno di Futuro e Liberà ci sono credenti e non credenti. Un partito laico è questo, c’è tutto. Noi poi lavoreremo con tanti altri credenti di tanti altri partiti per affermare determinate idee. Quanti cattolici del Pd voteranno insieme su certe cose? Questo significa essere laici. Pretendere che un partito abbia la bandiera del cattolicesimo rappresentato da persone che, ripeto, non hanno mai vissuto un’ora di cattolicesimo è davvero insopportabile per me.
Non solo mi crea disagio, mi indigna!


Quando le donne scendono in politica spessissimo devono sacrificare molto della loro vita privata, matrimonio, famiglia e carriera professionale.
Lei è sposata da trent’anni, ha due figli, fa l’avvocato, per un periodo ha fatto anche l’insegnante ed è stata sempre impegnata in politica, insomma, non si è certo riposata nella vita.
Come è riuscita e riesce a conciliare tutto? Quali consigli darebbe alle donne che vorrebbero partecipare attivamente alla politica per non cadere nella trappola dei ricatti affettivi e dei sensi di colpa?


Conciliare tutto è molto difficile. Nessuno si illuda che la situazione della donna sia uguale a quella dell’uomo.  Per la donna che voglia mantenere, come ho fatto io, la priorità assoluta della famiglia e dei figli, cercando di declinare intorno alla famiglia tutto il resto e cercando di rendere tutto compatibile con la famiglia è difficile.
Non dare delle scelte e mettere tutto sullo stesso piano da infelicità alla donna che sceglie di essere madre. Non si tratta di sensi di colpa, ma è la famiglia che va a rotoli. Ritengo che se la donna non si dedica alla famiglia va tutto allo sbaraglio. È difficile poi educare e mantenere l’unità.  la priorità è la famiglia che poi diventa anche il motore. Per me lo è stata. Adesso sono con Fini anche e soprattutto per i miei figli che mi avevano dato quasi un ultimatum. Sono figli di destra, che hanno fatto le loro esperienze, soprattutto mio figlio che sta con Azione Giovani, sono figli dello stesso schieramento ma che si sentivano imbarazzati verso il Pdl tanto che per loro è stato difficile anche votarmi e scrivere il mio nome. Purtroppo io ho ascoltato anche loro. I giovani, a differenza di quello che è stato fatto ultimamente, se non da Napolitano, vanno ascoltati. Se un giovane sentiva imbarazzo per un certo modo di fare politica di un certo partito rispetto alla madre evidentemente qualcosa non andava.
Ripeto, per fare tutto questo, per ascoltare ed educare i figli occorre che la priorità sia la famiglia e che su questo non si deroghi. Poi, se la famiglia funziona diventa il mio motore.  Se la famiglia non funziona probabilmente io sarei stata ferma e non avrei fatto politica, non avrei fatto l’avvocato.
Se un figlio ha problemi, se un figlio non è sereno, non credo che una madre riesca ad uscire e fare un comizio. È stata molto dura e ringrazio il Signore che provvede ad illuminare. La scelta comunque va fatta. Non si può pensare che tutto stia nello stesso piano. La priorità assoluta è la famiglia.
Poi per chi non la fa, fa molto prima. Per una donna che sceglie, rispettabilissimo, di non avere famiglia e di non avere figli, le cose sono molto più semplici. Soprattutto per arrivare a certi livelli che io mi sono preclusa.  Fare il Consigliere Regionale è tanto ed è un ruolo che comunque svolgo tornando sempre a casa, facendo le riunioni nel pomeriggio, anche se ora i miei figli sono grandi. Sicuramente mi sono data delle limitazioni. Una donna che non ha famiglia può sicuramente fare di più, nella professione come nella politica. Questo è sicuro, ma deve essere una scelta. Fare famiglia per poi sacrificarla è la cosa peggiore che si possa fare. È difficile. È dura. Dico comunque alle ragazze di provarci. Di essere convinte. Gli uomini non ti fanno spazio. Lo spazio in politica te lo devi ottenere prendendo i voti e non aspettando santi dal cielo. Perché la tua libertà non ha prezzo. Facendosi mettere in lista dal capo di turno si perde la propria libertà perché poi devi essere devota a quell’uomo e non più ad una idea. Ma anche l’avere sponsor di tipo economico fa perdere la propria libertà.
Per cui una donna in politica deve sapere che deve lavorare, deve radicarsi, deve prendere i voti, deve credere nelle idee ma non nel padrone di turno, che sia politico o economico.
E per questo raccomando la gavetta. Partire subito con le elezioni politiche, fino a quando ci sarà questo schifo di legge elettorale, è il modo peggiore per la donna per non essere libera. Devi prima piacere ad un uomo che ti mette poi in lista e ti sponsorizza. Questo significa perdere la propria dignità e spesso la propria libertà. Un’altra cosa che raccomando sempre alla donna in politica è di non rincorrere l’elezione per ottenere solamente la carica. Fino a quando la donna non arriva nella stanza dei bottoni e fino a quando il partito lo fa l’uomo è difficile che una donna abbia potere. Io ho amministrato i partiti, ho fatto i congressi e li ho pure vinti. Solo una volta sono stata nominata, solo nel Pdl, ma poi tre mesi fa mi sono dimessa da coordinatrice provinciale proprio per seguire Fini.

Avere il partito in mano, quindi più donne e meno uomini all’interno, solo questo può far si che la vita di partito possa premiare le donne e far si che le scelte possano ricadere sulle donne. Finché le segreterie politiche, che scelgono le candidature, sono composte quasi esclusivamente da uomini, questo non sarà possibile.
Nella mia esperienza personale per esempio,  mi sono sempre trovata come unica donna nelle cene politiche. E sola lo ero ancor più quando ero ragazzina.
È chiaro che le segreterie, se sono composte da uomini, scelgono per le liste altri uomini e le donne sono sempre più penalizzate.  Non è sufficiente avere voti e preferenze per essere candidati. Serve una segreteria politica che ti indichi. Occorre stare nelle segreterie politiche. Per le donne  auspico la vita di partito prima di tutto. Se le donne cercano la scorciatoia rovinano l’immagine stessa delle donne. Io sono la nemica numero uno delle donne che cercano le scorciatoia, perché ci fanno fare le peggiori figuracce, e soprattutto perché non ottengono risultati. Occorre lavorare all’interno dei partiti e portare democrazia in maniera che poi le donne candidano le altre donne e tutto il meccanismo cambia.

Lei riconosce la stranezza del fatto che le donne non votano le altre donne e secondo lei perché accade questo?

Devo riconoscere che per buona parte delle donne è così.
Intanto le donne in politica sono poche. Nelle liste regionali c’era la quota rosa di un quarto.  Certo è che se le donne votassero le altre donne saremo la metà in Parlamento come anche in Consiglio Regionale, invece siamo solo otto su quarantatre ed è tutto dire. Perché le donne non votano le altre donne, sicuramente  è un po’ per gelosia e per invidia. Spesso però le donne devono stimare un’altra donna per votarla.
Non sempre la donna, soprattutto negli ultimi anni, si è posta nella condizione di essere stimata da un’altra. E le donne che in politica si sono preoccupate solo di sbattere gli occhi piuttosto che puntate i piedi sono state sempre di più. Io almeno devo votare chi stimo e nella selezione la donna è molto più sensibile.
Poi fondamentalmente c’è anche il fatto che le donne non fanno gruppo tra loro.
Provvisoriamente le quote servono, anche se sono contraria in linea di principio. Per rompere la tremenda percentuale dell’Italia – siamo il fanalino di coda europeo  - sulla partecipazione delle donne in politica, le quote sono necessarie. In Consiglio Regione siamo otto donne solo grazie al vincolo delle quote. Altrimenti saremo state molte meno. Nel 2000 eravamo in tre su quarantadue!
Le quote sono necessarie sia nelle elezioni politiche sia nelle amministrative. E poi naturalmente serve cambiare l’attuale legge elettorale soprattutto per la donna che ha meno canali dell’uomo. Questo sistema che ti affida ad un padrone che ti candida a sua discrezione e che non ti sottopone al consenso territoriale è atroce. Le donne in questo sistema restano solo delle pedine. Non c’è nessun filtro, non c’è una reale selezione, ma c’è solo la discrezione di una singola persona, che quasi sempre è un uomo.
Anche quelle che vengono elette sono l’espressione della scelta di un uomo.
L’origine di tutti i mali in questo momento è la legge elettorale delle politiche. Lo dico e lo ribadisco perché fa perdere la liberta tanto più a chi già ne ha poca come le donne che purtroppo in politica sono più limitate.

Conosco gente che va a dormire alle 22.30 e per loro sarebbe impensabile la partecipazione a riunioni ed appuntamenti politici che si protraggono fino alle due di notte. Questo è anche uno dei principali motivi che allontanano le donne dalla partecipare attiva alla politica. Lei è una nottambula per cui condivide questo modo di fare, oppure vorrebbe dare un taglio netto a questa abitudine?

Io sono una nottambula, ma a casa.
Non sono assolutamente d’accordo con questo modo di fare.
Come dirigente del partito a livello provinciale sia in An che nel Pdl ho imposto un cambio di rotta. Per questo dico che una maggiore partecipazione delle donne  all’interno del partito è necessaria, anche per coniugare i tempi al femminile per chi ha famiglia e per chi non ce l’ha. L’uomo perde un sacco di tempo perché ha bisogno della scusa per uscire di casa dopo cena. La donna no. Anche io sono nottambula, ma a casa, perché io preparo tutto per il giorno dopo, dalla cucina alla relazione per il Consiglio Regionale dell’indomani, come anche stendermi, vedere la televisione o leggere un libro.
Non è giusto che i tempi si dilatino e non è possibile che la scelta dei momenti ricada sempre e solo in orari che vanno dalla cena al dopo cena. Io ho imposto le riunioni alle 18.30 e alle 19 ed alla fine gli uomini si sono dovuti adeguare. Poi alle 21 tutti a casa. Perché alle 21 si va a cena. C’è una sorta di scadenza per cui non ci sono scuse per rientrare alle tre di notte.  Ripeto, spesso è solo un modo per stare fuori casa. L’uomo evidentemente ha bisogno di scuse e di alibi per uscire.  La donna non perde tempo, perché ha tantissime altre cosa da fare. La donna si organizza, perché è abituata a fare i conti con molti impegni. L’uomo no. Non ne ha bisogno. Purtroppo la donna è la tartaruga, si porta tutto dietro, dovunque deve fare i conti con mille cose. L’uomo è abituato male, per lo meno l’uomo classico. I giovani oggi per fortuna sono abituati in maniera diversa e aiutano anche in casa.
Ma l’organizzazione domestica non sta all’uomo.
Gli uomini perdono tempo anche perché voglio uscire la sera e per uscire questo è un bell’alibi. Ed è vero anche che questo è un modo per escludere le donne, perlomeno quelle che preferiscono organizzarsi ed essere serie. Per carità, poi c’è quella a cui piace stare in giro fino alle tre del mattino e chi è contento di andare a bighellonare in giro dopo le riunioni. A mio avviso questo non è un modello serio da trasmettere.
Nessuno ci darà nuovi orari e nuovi tempi se non siamo noi donne ad essere le dirigenti del partito. Non basta dire mi candido al consiglio comunale come una meteora. Ma saranno sempre gli uomini a dettare i tempi della politica ed a scandirli. Entra invece in un partito oppure in un movimento civico perché è da lì dentro che si può modificare la vita politica, lavorare e far entrare i giovani. Anche perché poi sono le donne che accolgono i giovani. Io mi vanto, poi però sono rimasti tutti nel Pdl, Putzu, ma anche Vitali Rosati. Io mi vanto di aver creduto nei giovani e ho dato loro ruoli di responsabilità indicandoli capogruppo. Sono rispettosissima delle loro scelte, anche se non hanno ritenuto di seguirmi. Quella di Fini è una scelta di coscienza ed io non ho chiesto a nessuno di seguirmi né tantomeno ai giovani. Però mi vanto di averli aiutati, di averci creduto, li ho messi in lista ed aiutati anche a farsi votare. Questo lo fa solo una donna. Questi ragazzi hanno l’età dei miei figli e so che se qualcuno lo facesse con i miei figli mi farebbe molto piacere. Le donne hanno sempre quest’ottica di madre, un uomo non lo avrebbe fatto. Se ci sono dieci posti, l’uomo se li prende tutti e dieci. Se la donna non capisce di lavorare nei partiti e lì modificare le regole che sono anche gli orari, sono anche i dopocena, è inutile che si accontenti di essere eletta al Consiglio Comunale.
Io ci credo nella vita partecipativa nei partiti. Ho penato da morire, facevo prima ad andare a cercare i voti per me stessa piuttosto che stare ad organizzare tutti i quaranta comuni, quaranta circoli, tutte le sedi, fare tutte le liste elettorali per le comunali. È un impegno molto faticoso.  Se avessi pensato solo a me non lo avrei certo fatto invece ho voluto lasciare un segno dentro la vita democratica dei partiti. Adesso lo farò in questo nuovo partito. Qui si comincia da zero perciò spero si partirà con il piede giusto. Non accetto errori.

Nel giudicarla, l’assessore Giuseppe Buondonno, l’ha bocciata per l’ideologia politica, ma sul piano umano l’ha valutata molto positivamente per la sua personalità, la sua coerenza, le sue recenti scelte partitiche ma anche per l’amicizia che vi lega.
Si può essere amici in politica pur facendo parte di orientamenti opposti?


La politica non è l’urlo contro il nemico e basta.
Ci sono avversari ed il rispetto tra avversari politici è una cosa che mi riempie di gioia. Non mi fa paura. Se sono rispettata è perché sono una persona corretta e per bene. Poi l’intransigenza è sulle idee. Chi ha paura delle persone è perché non ha idee. Io sulle idee sono intransigente. E sicuramente tra me e Peppino sulle idee c’è un abisso. Le persone non mi fanno paura, ripeto, frequento tutti e sto con tutti, non ho mai avuto problemi di questo genere e soprattutto non ho mai abdicato alle mie idee per aver frequentato un “comunista” come dice Berlusconi, oppure perché ho frequentato un mussulmano pur essendo cattolica.
Non esiste.
L’intransigenza per me è solo sulle idee. Certo, non con tutti c’è la fortuna di essere amici, con qualcuno c’è più sintonia che con altri per cui spesso capita di non trovarmi in sintonia con quelli del mio stesso partito perché non li stimo e magari non riesco a prenderci neanche un tè. Con quelli ci devo convivere, ma l’amicizia è un’altra cosa.
Ripeto, chi fa queste barricate è perché non si fida delle proprie idee e non ha paura di relazionarsi con tutti.
Un motivo per cui mi trovo a mio agio è proprio perché Fini ora dice questo. Possiamo parlare con tutti senza gridare all’untore, al comunista e dire Fini è diventato un comunista, la Romagnoli è diventata comunista, magari poi di Fli diranno anche questo, ma è una cosa che fa ridere i polli. È solo una  semplificazione banale e stupida che denota una mancanza di argomenti e di idee. Chi usa questi slogan ha paura del confronto.

E molti vi ricorrono proprio perché, avendo un partito che va per slogan, come il Pdl, che è diventato un partito che non convinceva e non radicava le proprie idee su altre basi, si teme di perdere la bussola. Se uno invece è convito della propria cultura e del proprio passato va a testa alta.
Senza confronto non c’è crescita.
Questa non è una banale sfumatura, è un altro modo di fare politica che nel PDL ha avuto questa estremizzazione. Così come è vero che non è vero che i miei hanno sempre ragione. Quelli che stanno nel tuo partito hanno sempre ragione e con gli altri non ci devi parlare. Ecco, nel mio partito ne vedevo tanti di questi tipi. Cosentino, anche se era un coordinatore regionale ed io provinciale per lo stesso partito, per me non aveva ragione. Un partito libero deve avere la possibilità di poterlo dire, invece no. Quello andava difeso comunque in toto perché del Pdl, mentre tutti gli altri erano comunisti.
È un atteggiamento che non prevede il dialogo, che indica una mancanza di dialettica interna ed infatti appena Fini ci ha provato ad inserirla nel Pdl è stato cacciato.

Non ho mai avuto paura di frequentare persone con idee diverse da me e mi fa molto piacere che ora Futuro e Libertà lo abbia codificato.
  
Buondonno sulla sua carta d’identità ha scritto “professore”, però anche lei ha insegnato diritto per dieci anni. Proviamo a mettere qualche voto.
A Nella Brambatti, per esempio, che voto darebbe? 


Due voti distinti.
Come donna che crede nelle sue idee ha sicuramente la sufficienza. Le sue idee per me non hanno la sufficienza, quindi un bel quatto.

A Saturnino Di Ruscio?

A Di Ruscio diamo un voto altamente positivo perché comunque va riconosciuto l’aver assorbito la sconfitta alla provinciali avendo comunque tenuto in piedi l’amministrazione comunale. Dopo le provinciali poteva succedere di tutto invece comunque sia l’amministrazione giunge a termine. Rimpasti o non rimpasti lui è ancora in piedi e l’amministrazione ha continuato a lavorare.
Otto, per le doti amministrative.

A Luciano Romanella?

Romanella, come uomo, io non ho avuto mai grandi rapporti. Come Assessore, anche lì ci fu un fulmine a ciel sereno. La politica in quel caso non disse la sua. Fu una decisione abbastanza repentina del Sindaco. Fino a quando ha fatto l’assessore ha avuto la sufficienza. Lo vedevo molto operativo.
Però poi da ex assessore non mi è piaciuto il suo aver appoggiato lo schieramento di sinistra alle provinciali, anche se fa parte delle reazioni dell’uomo. Capisco che possano scattare meccanismi di reazione particolari che però io non condivido. Quindi un bel quattro. In politica non ci si può state per fare dispetti e non credo si potesse trovare bene in un amministrazione di segno opposto a quella in cui era stato fino la giorno prima.
Qualcosa non mi riporta…

A Remigio Ceroni?

Posso dirti con certezza che Remigio è un politico di razza. Ho avuto molti diverbi con lui ed ora che mi trovo in un altro partito, riflettendoci e vedendo le cose in maniera più distaccata ho capito che lui incarna una ortodossia politica che io invece non ho mai incarnato. Probabilmente io sono un politico anomalo, sono più impetuosa, più istintiva, più passionale. Le mie scelte vengono dalla pancia, le sue dalla testa, sono ragionate e calcolate e spesso gli va data anche ragione.
Le regole della politica, che sono anche il calcolo, la strategia, il dire e non dire … spesso ho cozzato con questo modo di fare. Però è quella la politica, a torto o a ragione. In questo Remigio è impeccabile e posso dire che ci vado più d’accordo ora che prima. Adesso da parte sua c’è la sincera volontà di andare tutti uniti e di rivincere a Fermo. Sta favorendo questi tavoli di accordo e vuole assolutamente che con i civici ci sia di nuovo un rapporto. Lo vedo impegnato sinceramente.
Insomma, come politico, seppur molto diverso da me, un sette sicuro.

A Fabrizio Cesetti?

Fabrizio è un collega, io mi ci sono scontrata ed anche con lui ho avuto dei diverbi politici che per me sono finiti quando è diventato Presidente della Provincia. Ripeto, per me l’istituzione è l’istituzione. Credo che stia svolgendo questo suo ruolo in maniera confacente all’essere il primo Presidente della Provincia. Un ruolo decisamente più istituzionale che politico. Per me raggiunge la sufficienza. Ha capito che questo è il momento di costruire, quindi deve essere uomo di istituzione più che di politica.
Non mi è piaciuto che abbia abbracciato la sinistra estrema dopo aver fatto il deputato perché credo non sia il suo campo. Credo che non c’azzeccasse nulla con SEL e Verdi in cui è andato a finire. Mi è sembrato un po’ un volersi parcheggiare per qualche anno. Anche se questo poi gli ha dato ragione perché è diventato Presidente. Ha prevalso la personalità sull’appartenenza politica, come ora prevale l’istituzione. Ed il primo presidente della prima provincia di Fermo non poteva non essere così.
Un sei pieno.
  
A Silvio Berlusconi?

C’è un prima e un dopo. Il primo Silvio Berlusconi è stato utile, gli do un otto. Negli ultimi anni non ha capito di fermarsi, non ha capito che il suo tempo era finito. Oggi si merita un bel quattro.

A Pier Luigi Bersani?     

Secondo me è un mediocre. Non ha la sufficienza e non ha l’insufficienza
Un cinque.

Nichi Vendola?

Tre. Perché anche lui deve risolvere un po’ di contraddizioni con se stesso nonostante sia molto abile lessicalmente.

A Giuseppe Buondonno?

Condivido con lui un’amicizia di vecchia data ed una stima reciproca anche se sul piano politico ci troviamo in disaccordo. Gli do l’insufficienza.
Apprezzo chi si butta, apprezzai che si candidasse contro Di Ruscio anche se era un’impresa impossibile. Però poi su altre scelte politiche sono in disaccordo.
Forse Leoni ha visto bene, nel senso che Peppino potrebbe egemonizzare in un certo senso la Brambatti. Lui è comunque una persona cui piace un po’ avere tutto sotto controllo e far sentire la sua presenza. Politicamente per me ha l’insufficienza. Al suo ardire del 2006 metto però un sei.

Ed infine, a Gianfranco Fini?

Prende nove e non dieci perché sciogliemmo il partito per andare nel Pdl. Non che dia la colpa a lui, era tutta una classe dirigente convinta che solo quella di sciogliere An fosse l’unica strada da seguire. Lui ci ha provato, ma ha pure capito che c’è tempo per tornare indietro e riprovarci da soli. Poteva essere un dieci…però…


Grazie Franca, molto passionale e preparata, e questo molti politici maschi lo sentono come un macigno…ma solo chi non ha idee teme la preparazione altrui….una bella immagine di donna, diversa da Nella, ma legata a lei da una comune e  innegabile intelligenza, magari un giorno si potrebbero, dopo un sincero confronto, trovare concordi circa i futuri destini di Fermo…del resto solo chi ha idee non teme nessun confronto.



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