mercoledì 1 settembre 2010

CRONACHE DI UN’ASSOCIAZIONE ANNUNCIATA

Il sabato dei ritardi.
Di Laura Gioventù







È sabato.
Sabato pomeriggio.
Il solito sabato del villaggio.
Del solito villaggio.
Il sabato di quattro amiche, donne, mogli e mamme che si ritrovano per il caffè, al solito bar, per le solite chiacchiere, nel solito villaggio.
Un villaggio chiamato Porto San Giorgio.
Sì, un villaggio, -non potrebbe essere definito altrimenti, perché non è grande nemmeno quanto un quartiere di Roma- dove si vive “tanto bene” con le case tutte nane!

Al solito, tra gli impegni di una o di un’altra è difficile organizzarsi ma, al solito, ci riusciamo sempre.
Al solito dovremmo essere in quattro. Questa volta siamo io, Lucia, Caterina ed Elisa…ma Elisa dov’è?
Elisa come al solito ancora non si vede. Lei è sempre in ritardo! Riesce persino a fare peggio di me, ma ogni volta, come al solito, si salva con una scusa sempre nuova. Chissà che cosa s’inventerà questa volta.

Ma eccola, eccola che arriva, Elisa. Impossibile non notarla.

-ragazze, avete già ordinato?-

Esordisce mentre si mette subito seduta. È sempre un po’ agitata. Oggi più del solito. Lo si percepisce nel tono della voce, alto e veloce con punte di acuti assordanti, ma anche nel modo di camminare.
Anche lo sguardo è irrequieto. Gli occhi grandi, che trucca sempre molto, ora guardano in alto, poi in basso e si distraggono spesso come a voler tenere tutto sotto controllo, sempre e comunque.

-Sei in ritardo di mezz’ora! Si può sapere questa volta che hai da dire a tua discolpa? E non mettere in mezzo tuo marito, perché questa è una scusa che non regge più! Inventane un’altra!-

Le dice Lucia ironizzandoci su, ma lei precisa.

- Il ritardo non è di mezz’ora ma di due mesi e mezzi … giorno più giorno meno …-

A quel punto tutte noi ci sentimmo contente per lei, e non mancammo di dirglielo con la solita appendice gossippara.

-Ma è una notizia fantastica che ci coglie di sorpresa! Che bello … tanti auguri!! ... come la Nannini, del resto è la tua cantante preferita.-

-… auguri un par di palle! …ed io non sono la Nannini!!-

-Elisa, ma che dici?-

Immediatamente è il silenzio!  

-Ragazze, non mi guardate con quelle facce, avete capito benissimo!
Fare un figlio in queste situazioni è una fregatura.
Non ne ero sicura, speravo di sbagliarmi, pregavo e scongiuravo che non fosse vero.
Poi ho fatto il test.
Sono in attesa di un altro figlio.
Non so che fare. Non me l’aspettavo, non era previsto e neppure lo avevamo programmato!
Ed ora che farò con il mio lavoro?-


-Adesso che c’entra il lavoro con il figlio?-

Elisa si fa immediatamente seria ed ha gli occhi piedi di lacrime. La guardiamo ammutolite mentre continua a parlare.

-Al lavoro in passato ho creduto fino in fondo. Volevo essere intraprendente e piena di iniziativa, e mi sono ritrovata peggio di una stacanovista. Producevo, producevo senza sapere nemmeno che cosa stessi facendo. E più mi chiedevano più davo. Sempre, senza riserve e senza limiti! E come se non bastasse spesso mi portavo anche il lavoro a casa. Pensate quanto siamo fesse! Credevo che prima o poi mi avrebbero fatto fare qualcosa di più interessante. Ero addirittura convinta di fare carriera. Pensate un po’! Naturalmente pensavo male!
Solo dopo essermi sposata ho capito che qualche cosa non funzionasse. E l’ho capito esattamente dopo la nascita di mia figlia. Carriera finita, orari impossibili, proposte improbabili e condizioni assurde. Mi sentivo davvero sfruttata. Mi hanno anche detto "Se non fai quello che dico io, te ne stai a casa a fare la mamma!” oppure frasi come “Troppo tempo sprecato dietro i figli”. Perché, secondo loro, quel tempo lo avrei dovuto dedicare solo al lavoro. E' come se avere dei figli significasse in qualche modo essere monche, limitate, impedite.
A quel punto ho focalizzato il vero problema.
Ho capito che una donna sposata e con i figli non ha scampo, o si licenzia oppure accetta qualsiasi ricatto.
E non parliamo di carriere, quelle finiscono appena ci si sposa!
Io che cosa ho fatto? Ho resistito! Credevo che non fosse possibile accettare un licenziamento, ma alla fine hanno vinto loro. Ci sono riusciti. Alla fine lo hanno fatto. Mi hanno licenziata!
E sapete la cosa buffa qual è? Che al danno si è aggiunta la beffa!
A licenziarmi è stata una donna.
Sì, avete capito bene!
Una donna, una donna sposata, una donna con i figli, come me, come te, come noi.
Una donna che voleva far vedere all’azienda quanto lei fosse ligia alle regole.
Vi ricordate quella famosa canzone di VECCHIONI “SRONZA come un uomo”?
Ecco,esattamente così, una STRONZA!
Dopo che cosa è successo?
Ho dovuto fare la mamma.
Ovviamente la mia carriera è finita.
Ovviamente sono stata dipendente economicamente in tutto da mio marito.
Ovviamente sono andata in depressione.
Poi, dopo anni, ho deciso di ricominciare a vivere. Mi sono messa sul mercato del lavoro ma, con un marito e con una figlia sulle spalle se non accetti quei lavori saltuari e precari che ti propongono sei fuori dal mercato!
Da qualche mese ne ho trovato uno “decente”. Non mi piace ma me lo faccio piacere per forza.
Questo lavoro “decente” termina tra tre mesi per un altro eventuale rinnovo. Ma tra tre mesi sarò già entrata nel quinto mese di gravidanza e a quel punto nessuno mi rinnoverà più nulla.
Adesso avete capito perché è una fregatura?
Per non parlare  poi di tutte le spese relative alla gravidanza e al dopo che si dovrà accollare mio marito. E sinceramente non so come faremo ad arrivare alla fine del mese.
Se porterò avanti la gravidanza diventerò mamma per la seconda volta. Bello, ma se non la porterò a termine continuerò ad essere una persona normale con la sua dignità lavorativa ed
umana.-

A quel punto Lucia mugugna un commento e lo fa come se parlasse a se stessa. Come se si dicesse una verità che si era sempre evitata di confessarsi.

- Io invece ho mollato tutto, non ce l’ho fatta. All’inizio ho chiesto il part-time ma non me lo hanno concesso. Mi sono sentita dire “la porta è quella, se non ti sta bene te ne vai!” Sono stata costretta a scegliere e non ce l’ho fatta. Ho lasciato il lavoro e una carriera promettente e sono tornata a casa per i figli. Una donna di casa, ma fino a quando? Presto i figli cresceranno, e dopo? Ho fatto della famiglia l’unica mia ragione di vita.
Solo questo. Mi rimane solo questo…
Forse alla lunga anche io sarò una di quelle mogli cornificate dai soliti mariti che con la scusa di mantenere la famiglia li vedi uscire di casa al mattino tutti lindi e pinti e li vedi rientrare la sera tardi senza sapere minimamente che cosa hanno fatto delle loro giornate. Del resto loro non hanno sacrificato la loro vita, il loro lavoro, la loro carriera. Siamo noi donne che facciamo tutto ciò. A questo punto vi chiedo se facciamo bene, perché è tanto tempo che ho molti dubbi su questa storia.-


Cala una strana atmosfera sulle nostre teste.
“Ognuna in fondo persa dentro i fatti suoi!” Come quella famosa canzone di Vasco Rossi che tutti cantiamo, vedo Elisa e Lucia che guardano punti indefiniti nello spazio.
Ognuna persa dentro i fatti suoi.
Ognuna persa dentro i problemi suoi.
Ognuna persa dentro i pensieri suoi.
Ognuna persa dentro un universo femminile sempre uguale dappertutto.
Anche Caterina, anche lei sembra essersi persa. Anche lei, che non ha detto una sola parola, fissa su un punto indefinito del cielo.

Io ero lì, davanti a loro, e mentre le guardavo riflettevo.

Il problema esiste, ma non basta parlarne.
Forse è il momento che noi donne cominciamo ad organizzarci ed ha trovare soluzioni concrete altrimenti non arriveremo da nessuna parte.
Basta con le chiacchiere, basta con le sterili lamentele.
Non dovremmo permettere alla paura di fermarci, ma di spingerci ad andare avanti.
Superiamo l’individualismo e cerchiamo concretamente di venir fuori dalla palude.
Usiamo tutta la nostra capacità e le nostre mille risorse per reagire e metterci di nuovo in gioco!
Non ci lasciamo scoraggiare da un sistema ancora troppo maschilista.
Siamo sempre così impegnate nel vedere le altre donne come delle rivali.
Smettiamola! Anche questo ci penalizza.
Osserviamo invece i comportamenti solidali che l’altro sesso adotta con i propri simili.
Facciamo come fanno i maschi, che non mantengono la rabbia ma la stessa solidarietà di quando vanno a giocare a calcetto.
Annulliamo le diffidenze, le invidie e le rivalità e mettiamoci insieme, l’unione fa la DONNA.


Cara Elisa,

Care Amiche,

Care Donne,

Recentemente, come molte di noi, mi sono trovata nella condizione di cercarmi un lavoro, sia per ragioni economiche sia per ragioni puramente organizzative.
Senza un lavoro le giornate sono lunghe e si rischia spesso la depressione della casalinga. Durante la ricerca mi sono imbattuta nelle situazioni che tutte noi conosciamo bene: false promesse, ipotetiche assunzioni e anche proposte che nella realtà generalmente definiamo indecenti.
Ma la cosa che più mi ha fatto pensare è stata la paura che una donna alla ricerca di lavoro possa anche decidere di diventare madre e solo questo pensiero terrorizza i sedicenti datori di lavoro, maschi e femmine fa lo stesso, circa l'impossibilità di poter lavorare solo perché si voglia procreare.
Per mantenermi comunque impiegata e non volendo accettare la routine delle vane attese, ho iniziato a tenermi occupata facendo cose che prima non ritenevo possibili come collaborare con alcuni siti informatici con spiccate finalità giornalistiche e promozionali dando vita a delle interviste con personaggi politici e non della nostra Provincia e della nostra Regione. Ve lo confesso, ero spaventata, solo l'idea di formulare delle domande per poi pubblicarle su un sito mi metteva timore. Poi, come spesso accade, la cosa inizia a piacerci, affinando, intervista dopo intervista, il "mestiere" di intervistatrice. In questi contatti, che definisco "di lavoro", è emersa da parte di tutte queste persone, casualmente tutti maschi, il consiglio-invito di dar vita ad un’organizzazione che possa porsi come ausilio per ciò che riguarda l'ideazione e la realizzazione di eventi culturali. In sostanza un'Associazione Culturale con scopi e finalità definiti come da statuto ma con una caratteristica particolare: la possibilità che si dia vita ad una Associazione Culturale formata, almeno inizialmente, solo da donne, senza quella negatività che spesso siamo così brave a mettere in atto verso le nostre simili, dimostrando, che se volessimo, saremmo le migliori complici di noi stesse.
A mio avviso ci sono sia le premesse sia la possibilità di realizzare un'iniziativa del genere per la totale assenza di un’ Associazione similare con pari finalità ed identici scopi nel nostro territorio, ma anche perché c'è l’assoluta mancanza di una spinta ideativo-realizzativa relativamente gli eventi realizzabili in questa zona che venga direttamente dalle donne e dal loro mondo, e la presenza di manifestazioni generali alle quali manca quella componente femminile così determinante per il successo delle iniziative stesse.
Non solo dalle interviste, ma anche dalle conversazioni che ho avuto con tutta questa gente, sono più che certa che un'iniziativa del genere possa riscuotere un successo collettivo e allo stesso tempo riempire un vuoto sociale di cui la nostra Provincia e la nostra Regione non possono fare a meno offrendo altresì l'enorme opportunità di creare posti di lavoro, specialmente per le donne, ma non solo per loro, tramite la collaborazione tra la futura Associazione Culturale, che vorrei chiamare "Accento", e gli Enti Pubblici locali, ma anche con quelle aziende regionali che sono il nostro vanto produttivo a livello mondiale.

Spero che queste poche righe non ti abbiano annoiato ma incuriosito e mi piacerebbe che tu facessi parte di questa Associazione Culturale già dalla sua fondazione.

Laura

5 commenti:

  1. Magari si potesse fare.Ci penso da tanto...donne che si aiutano,in tanti modi.Voglio pensare che si possa fare.per me e per tutte quelle che temono che le proprie figlie,un girno,si trovino nelle stesse condizioni.Mobbing nemmeno tanto velato,ricatti,forzature,pressioni.Qualche volta riconoscimenti,ma sempre meno di quanto servirebbe ad una persona che lavora con passione.
    Ci voglio credere.....^-^

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  2. Io ci sono....le donne non devono essere sole, davvero l'unione è forza!!

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  3. Questo é un problema di tutti, non solo delle donne!. Se una donna é maltrattata l'uomo é e diventa molto povero! Dobbiamo iniziare a pensare insieme i due poli del genere umano e come tale agire insieme se non vogliamo arrivare ad altre ingiustizie. Ben venga l'associazione culturale per affrontare questi problemi (e non solo) a condizione che si costituisca già coinvolgendo tutti. Solo il dialogo ci può trasformare e migliorare.

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  4. il dialogo è sempre stata la mossa vincente di chi voleva, con la scusa di parlarci, imprigionare le donne sempre di più. E mi vengono in mente i partiti, le ideologie, le religioni (tutte nessuna esclusa)le arti in genere, insomma dietro il miraggio del dialogo possibile le donne sono sempre uscite perdenti e sconfitte. Guardate che ruoli e che posizioni hanno le donne nel nostro sistema politico-partitico, guardate il ruolo delle donne nelle religioni e specialmente in quella più seguita in Italia...subalternità piena e totale, solo nell'essere gli optional migliori per le macchine e le moto da comprare le donne non temono rivali, sempre e solo come oggetti. Mie care amiche, lasciatevelo dire da un uomo, se sperate che il dialogo vi possa far guadagnare prestigio nella società, beh...non ci contate, perseguite le vostre rivendicazioni cercando la solidarietà e l'alleanza con altre donne, agli uomini ci penserete da posizioni più favorevoli di adesso, altrimenti saranno altri dialoghi fra sordi....Freddy

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  5. Freddy ma che dici.... per fortuna ci sono uomini che la pensano ed agiscono diversamente. È con loro che occorre allearsi. Ma che DONNE volete se già dividete il "GENERE UMANO" appartenenti o no ad un determinato sesso??? e poi.....perché no al colore della pelle ecc. Certo che il tuo discorso mi sa di "questo È IL VOSTRO PROBLEMA quando l'avrete risolto diagole..remo...... Grazie

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