mercoledì 7 marzo 2012

Profumiamo la città

Profumiamo la città, 
fiori e non solo opere di bene
di Laura Gioventù



Kew gardens palm house of London


Si parla e si sparla troppo spesso di rispetto urbano, di arredo urbano, di urbanizzazione selvaggia e di urbanistica, come se un paese, anche piccolo come Porto San Giorgio, sia fatto solo dalle strade che lo compongono, spesso dissestate e prigioniere della loro stessa rete topografica. Poco o nulla invece viene destinato alla componente floreale della città e alla presenza e dislocazione di piante o arbusti, come se la loro distribuzione sul territorio sia lasciata al caso o peggio alle alterazioni climatiche.

Porto San Giorgio non brilla, né per luminarie stradali né per cromaticità edilizia, ma non possiede neppure un suo “profumo”, una sua “fragranza” aromatica che la distingua dal puzza delle macchine o dall’olezzo dei rifiuti, cioè non ha quella caratteristica olfattiva che ne determina un segno caratteriale e floreale sul quale poter sviluppare una promozione turistica, come invece avviene per altre località balneari o borghi antichi.
Ci sono piante che da sole riempiono l’aria circostante della loro fragranza, che addolciscono la visione dei palazzi con i loro meravigliosi colori, e ricordo a memoria il Gelsomino, oppure la Lavanda o la pianta di Mimosa, oltre tutto piante belle anche dal punto di vista estetico. Per non parlare della Salvia, del Rosmarino o delle Bouganville, belle e mediterranee.

Insomma, Porto San Giorgio non possiede questa ricchezza olfattiva, e neppure visiva, ma potrebbe averla, basterebbe solo dare spazio a questo tipo di piante per ingentilire l’aria e proporsi come meta turistica anche di percorsi olfattivi unici e meravigliosi. A questo scopo si potrebbe dare vita ad un concorso internazionale aperto a tutti i grandi architetti floreali e a tutti i più famosi esperti di profumi per la cosmesi per ridisegnare la mappa cittadina dei giardini o delle aiuole. E dare un nome agli spazi destinati alle piante profumate, per cui quartieri o solo strade della Lavanda, oppure del Gelsomino. E se poi proprio non sappiamo cosa farci con l’area Ex Grand’Hotel allora si potrebbe costruire una grande struttura in ferro battuto e vetro, simile ai bellissimi giardini d’inverno inglesi, per ricreare una serra con le più belle piante ornamentali del mondo. Un luogo di sicuro impatto architettonico e di nessuna controindicazione speculativa, oltre tutto la serra potrebbe diventare la sede di una scuola di alta specializzazione per arredatori floreali urbani, figura professionale sempre più ricercata sia dai privati sia da molte amministrazioni pubbliche.

Profumiamo la città usando le piante, e magari anche grazie a loro potremmo proporci meglio sul mercato del turismo moderno.

(Proprietà letteraria riservata)

Pubblicato su  ... informazione.tv

venerdì 17 febbraio 2012

Il baratto fra comuni e comunità


Il baratto fra comuni e comunità
di Laura Gioventù



Di recente una notizia di cattiva gestione dei beni comuni ha destato molta perplessità: nel capoluogo della Provincia Fermana, furono comprate delle macchine elettriche che, per ragioni varie, non sono mai state usate. In questa sede non staremo ad accusare o elogiare nessuno, ne chi le ha comprate con soldi pubblici ne chi ha scoperto il danno, ma l’episodio si presta ad una riflessione: può capitare, per incapacità o per altri scopi meno nobili del servire la cittadinanza, che comuni o giunte amministrative si ritrovino dei prodotti che non usano, per i quali si sono spesi dei soldi e si continuerà a dilapidarne altri non riuscendo ad usufruire del bene acquistato, chi le macchine elettriche, chi altri oggetti, ma sembra che tutte le amministrazioni siano alle prese con questi prodotti o servizi inutilizzati. Ma se guardiamo bene, il loro non utilizzo è relativo magari solo a quella determinata città, probabilmente lo stesso prodotto andrebbe benissimo per altre città che, di contro, hanno altro tipo di prodotti inutilizzati, per cui non dovrebbe essere difficile, e sarebbe anche una grande forma di risparmio e di non spreco, ipotizzare una sorta di “mercato” del baratto fra comuni e comunità. Se Fermo ha un certo numero di macchine elettriche che non sa o non può utilizzare, forse perché non riescono a fare le salite, le stesse macchine potrebbero servire moltissimo a Porto San Giorgio oppure a Pedaso, così come certi servizi di cui Porto San Giorgio o Porto Sant’Elpidio hanno in esubero potrebbero andare benissimo per Amandola o Montegiorgio. Insomma, se tutti i comuni della Provincia di Fermo organizzassero una specie di mercato del baratto, dei loro prodotti in esubero, si potrebbe attivare sia un risparmio generale, sia dare lavoro ai giovani per l’organizzazione di questo particolare mercato, utilizzandoli per censire i beni, verificarne le condizioni strutturali, per documentare le necessità altrui e per fornire servizi di appoggio per i comuni bisognosi di scambiarsi tali prodotti. Qualora non tutti i comuni fossero in grado di pagare con moneta contante ciò che prenderebbero, il baratto si attuerebbe fornendo l’elenco di possibili beni di scambio. Se per esempio Porto San Giorgio non avesse il denaro necessario per tutta la spesa delle macchine elettriche, organizzandosi bene, e quindi facendo lavorare i suoi albergatori (servizio che il comune di San Giorgio pagherebbe attraverso sgravi fiscali di vario genere), potrebbe fornire dei soggiorni e dei servizi turistici per l’amministrazione Fermana la quale potrebbe darli ai propri cittadini oppure girarli agli abitanti di altre città limitrofe che avessero dato o daranno i loro beni in eccesso alla città di Fermo.
L’idea del mercato del baratto fra comuni si realizza però solo se esiste la volontà degli amministratori di far risparmiare ai loro cittadini spese inutili, ma anche volendo creare una catena di solidarietà territoriale, che potrebbe diventare una vera e propria possibilità di lavoro onesto e decente per tantissimi ragazzi e ragazze della nostra Provincia (immaginatevi con il recente problema del maltempo quanti scambi si sarebbero potuti generare).

Porto San Giorgio, sia per geografia sia per storia potrebbe essere il sito ideale per realizzare una proposta come questa, e diventerebbe un significativo esempio nazionale di solidarietà amministrativa, perché una volta istituito il baratto del Fermano nulla vieta di estenderlo a livello regionale oppure nazionale, creando una sorta di marchio di riferimento che non esiste in nessun paese in Italia.

Diventare i primi realizzando una ipotesi del genere sarebbe un ottimo motivo di vanto umano e sociale e non solo semplice mercatino dell'usato.



Pubblicato su ... informazione.tv

mercoledì 8 febbraio 2012

La neve un tot a palata?

La neve un tot a palata?
Di Laura Gioventù




Porto San Giorgio - la neve al porto turistico - 4 febbraio 2012


Sta montando una polemica sull’utilizzo dell’Esercito per liberare dalla morsa della neve i paesi e le città Marchigiane. Utilizzo non gratuito, ed è questa la novità rilevante. Per ogni componente dell’Esercito e per ogni mezzo usato c’è, come al supermercato, il prezzo con tanto di specifica se ci sia da aggiungere vitto e alloggio oppure no, chissà se l’IVA sia compresa oppure no? A noi questa sorpresa appare stupefacente, ma tenendo presente che siamo in regime di crisi, e che anche l’Esercito Italiano si deve autofinanziare, come se non bastassero i miliardi di euro che diamo noi tutti per tenerli in vita, ci sono due considerazione da fare in merito.
La prima è che con questo prezziario si è dato corso legale alla liberalizzazione dei servizi, tanto voluta dal primo ministro Monti, per cui l’Esercito, che ha mezzi e personale, si mette sul mercato, ma arrecando una concorrenza scorretta e sleale nei confronti di quei privati che volessero offrire lo stesso servizio sperando in un incasso adeguato, ma non avendo i mezzi già pagati dal contribuente, concorrenza che l’Esercito invece pratica avendo i mezzi già pagati dai cittadini per ben altri scopi e personale che costa tanti soldi per specializzarlo e farlo finire a spalare neve non ci sembra un ritorno economico allo stesso livello. L’altra anomalia sta nell’uso delle proprie risorse, per cui se oggi l’Esercito mette il listino prezzi per i suoi servizi, allo stesso tempo anche un qualsiasi Comune Italiano un domani potrebbe fare la stessa cosa, per cui: per manifestare il costo sarà di tot euro, per sfilare magari lo stesso tot scontato, ma il bello sarebbe far pagare allo Stato - giustamente a questo punto - l’affitto delle scuole usate come seggi elettorali. Perché dare gratis e con la conseguente chiusura  delle attività didattiche se poi, arrivata la neve, per liberare le strade si dovrebbe pagare l’Esercito? Per cui rispetto per tutti ma se alla prossima sfilata degli Alpini la città ospitante chiedesse, in cambio dell’uso delle piazze, un ritorno in denaro nessuno del ministero della Difesa si deve offendere, ma semmai dovrebbero pensare che una sfilata è una festa, mentre una nevicata è una disgrazia che colpisce cittadini inerti e spesso privi dei mezzi per superare la catastrofe.
Liberalizziamo pure, ma che sia una liberalizzazione equa e non un tot a palata.


pubblicato su ... informazione.tv
e su ... lindiscreto.it

sabato 28 gennaio 2012

Adottiamo una strada

Adottiamo una strada 
per non mostrare una cartolina con i margini sfuocati.
di Laura Gioventù


Petrax.it


Dallo schermo quei due occhi ci chiedevano solo una cosa, adottami, anche a distanza ma adottami, non possiamo salvarci altrimenti, per cui adottaci. Finire la cena non fu facile. La mattina successiva, dovendo andare in centro a Porto San Giorgio, nel percorrere le strade ho rivisto quegl’occhi, ma stavolta non erano di bambina africana, stavolta non c’era una cena da finire, erano solo le strade della città che lanciavano lo stesso messaggio, adottami. Ci passiamo sempre, spesso distrattamente, e non parlo delle vie centrali soltanto, quelle piene dello shopping annoiato e isterico per offerte speciali, ma soprattutto di quelle strade ai bordi, di quelle strade a volte spente e senza motivo, di quelle strade a cui nessuno sembra tenere come si fa con i tanti bambini dei bordi del mondo. Sono le strade dove abitano gli altri e quasi mai noi stessi, come se non ci accorgessimo che anche la nostra strada è spesso ai bordi di qualcosa. Si parla spesso di degrado urbano, oppure di rispetto dell’ambiente, ma poi in concreto deleghiamo agli altri l’adozione di misure a salvaguardia, già l’adozione. Quando si parla di adozione non si spiega mai che, oltre ad essere un gesto carino, è anche e soprattutto una responsabilità, chi adotta un bambino e poi lo lascia morire di fame va in galera, non per la fame, ma per la mancata responsabilità nei suoi confronti. Per cui dalla prossima elezione, insieme alla scheda elettorale, ogni cittadino di Porto San Giorgio, dovrà indicare la strada che dovrà adottare, dovrà come assunzione di responsabilità singola che poi diventa collettiva, e ad essa, insieme agli altri che l’avessero indicata, dovrà dedicare parte del suo tempo libero, come in una banca del tempo libero, pensando anche ad una programmazione di rivalutazione urbana, e se serve anche pulirne i muri pieni di scritte offensive.

Se tutti adottassero una strada la nostra città non sarebbe così disgregata, le persone si sentirebbero parte di una vera collettività, rispetterebbero molto di più il lavoro degli altri, di quelli che adottano la strada dove egli vive, e lui adottando la strada dove vivono gli altri pretenderà la stessa cosa, il rispetto per il suo lavoro.
Adottiamo una strada non dovrà essere una imposizione, ma solo un gesto che, oltre i vari credi religiosi o politici, sia prima di tutto un gesto umano. Mettersi d’accordo sul posizionare una panchina, oppure abbellire una parte di parcheggio, dialogare con i pochi o tanti commercianti che vi operano, conoscere le persone che la abitano, magari anziane e forse bisognose solo di una parola cara o lo scambio di ricette culinarie, cose banali se dette così, ma dopo l’adozione sarebbero la norma, migliorerebbe la funzionalità urbana e perfino il nostro modo di intendere il mondo, e l’adozione darebbe vita ad altre adozioni, di altre forme o di altri luoghi, ma con la stessa dinamica umana.

Se ogni cittadino di Porto San Giorgio adottasse una strada della sua città non avremmo più zone ai margini, ma tutte strade al centro dell’interesse comune. Adottiamole queste strade invece di rivolgersi sempre verso l’alto ma senza risolvere mai le cose che insieme, e con soddisfazione, potremmo risolvere facendolo fra noi stessi.

Le strade della nostra città diventano cartoline per i ricordi dei bambini, non facciamo che siano cartoline con i margini sporchi e sfuocati.



Pubblicato su ... informazione.tv
Pubblicato su ...lindiscreto.it

venerdì 20 gennaio 2012

Sponsor delle mie brame

Sponsor delle mie brame
siamo il comune più disponibile del reame.
di Laura Gioventù


Petrax.it

Nei momenti di difficoltà c’è chi reagisce con rabbia e chi con rassegnazione, chi con la crisi si perde e chi usa la fantasia per uscirne fuori, e la Provincia di Perugia ha dimostrato di aver usato la fantasia, infatti dal mese di dicembre 2011 ha risparmiato il costo delle auto blu a sua disposizione, facendosele dare, ad uso gratuito, da uno sponsor, tre macchine nuove a costo zero dando l’opportunità allo sponsor stesso di farsi pubblicità. Per la cronaca lo sponsor è una concessionaria di auto di Foligno. Idea talmente riuscita che ha avuto l’approvazione dei due bravissimi conduttori de Il Ruggito del Coniglio, Dose e Presta, il programma umoristico in onda su Radio Rai 2 la mattina presto, i quali sono andati oltre proponendo anche altre sponsorizzazioni, come per esempio l’applicazione del logo sui certificati anagrafici, uno stato di famiglia sponsorizzato da un mobilificio oppure un certificato di nascita sponsorizzato da un produttore di beni per i bambini. Certo non si può negare una certa ironia nel proporre certe soluzioni, ma allo stesso tempo sono idee di facilissima realizzazione e di veloce esecuzione, e in tempo di crisi chi si potrebbe permettere di fare lo schizzinoso?
Per cui, per Porto San Giorgio, e per fronteggiare la crisi di incassi, oltre i documenti sponsorizzati, una cosa si potrebbe farla senza danneggiare nessuno ma anzi, facendoci anche guadagnare dei soldi e non solo al Comune. Partiamo dal concetto che ogni sindaco ha negli impiegati comunali la sua squadra, e a Porto San Giorgio questa squadra è di circa 160 persone,  e parliamo solo dei dipendenti comunali, ebbene, come ogni squadra che si rispetti quando scende in campo lo fa indossando una divisa, e su essa oltre al numero c’è anche il marchio dello sponsor. Tutta questa squadra comunale, potrebbe venir sponsorizzata da privati, e per la pubblicità di prodotti o eventi legali, meglio ancora se regionali o nazionali, tramite accordi economici precisi e alla luce del sole. Tutti i dipendenti, iniziando dal sindaco all’ultimo dei dipendenti, solo negli orari di lavoro, o nelle cerimonie ufficiali o di rappresentanza, e cioè ogni volta che “scendono in campo”, indosseranno la loro divisa sponsorizzata, magliette in estate, giacche o maglioni in inverno, scarpe comprese visto che di produttori locali ne abbiamo a iosa, così di dare modo al Comune di incassare molti soldi da questa operazione.
Ma visto che nessuno da nulla per nulla, e per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, sia la programmazione e il censimento dei dipendenti e delle strutture da poter affittare, sia la ricerca e il rapporto con gli sponsor, potrebbe essere dato in gestione ad una cooperativa di giovani, con una percentuale congrua di guadagno per finanziare stipendi e spese interne, e una ulteriore percentuale del 10% delle entrate totali delle sponsorizzazioni potrebbero essere divise equamente fra tutti i dipendenti comunali, sindaco e assessori compresi, rendendo così meno coercitivo per i dipendenti dover accettare l’idea senza nulla in cambio.

Facciamo un esempio. Fra tutte le sponsorizzazioni possibili si potrebbe arrivare a raccogliere, e non sarebbe difficile, una cifra ipotetica sulla quale ragionare in termini economici per un totale annuo di 4 milioni di euro, dividendo il 10% per i dipendenti comunali si avrebbe a raggiungere la cifra di 2.500/3.000 euro annua a persona…non sarebbe male come inizio, non vi pare? Ovvio tutto alla luce del sole e tutto documentato. E questo è solo un primo esempio di possibili sponsorizzazioni per le quali il Comune dovrebbe attivarsi. Oltre tutto Porto San Giorgio potrebbe essere il primo Comune Italiano totalmente sponsorizzabile, e questo sarebbe già di suo una notizia di risonanza nazionale se non internazionale, sulla quale giornali e televisioni non risparmierebbero di certo né articoli né notiziari dedicati, con ulteriore presenza e maggiore “visibilità” turistica. In tempi di crisi non si possono avere remore, ma serve usare la fantasia, specialmente se non diventa impegnativa e rende anche bene in termini economici.


Pubblicato su ... informazione.tv
Pubblicato su ... lindiscreto.it