venerdì 20 gennaio 2012

Sponsor delle mie brame

Sponsor delle mie brame
siamo il comune più disponibile del reame.
di Laura Gioventù


Petrax.it

Nei momenti di difficoltà c’è chi reagisce con rabbia e chi con rassegnazione, chi con la crisi si perde e chi usa la fantasia per uscirne fuori, e la Provincia di Perugia ha dimostrato di aver usato la fantasia, infatti dal mese di dicembre 2011 ha risparmiato il costo delle auto blu a sua disposizione, facendosele dare, ad uso gratuito, da uno sponsor, tre macchine nuove a costo zero dando l’opportunità allo sponsor stesso di farsi pubblicità. Per la cronaca lo sponsor è una concessionaria di auto di Foligno. Idea talmente riuscita che ha avuto l’approvazione dei due bravissimi conduttori de Il Ruggito del Coniglio, Dose e Presta, il programma umoristico in onda su Radio Rai 2 la mattina presto, i quali sono andati oltre proponendo anche altre sponsorizzazioni, come per esempio l’applicazione del logo sui certificati anagrafici, uno stato di famiglia sponsorizzato da un mobilificio oppure un certificato di nascita sponsorizzato da un produttore di beni per i bambini. Certo non si può negare una certa ironia nel proporre certe soluzioni, ma allo stesso tempo sono idee di facilissima realizzazione e di veloce esecuzione, e in tempo di crisi chi si potrebbe permettere di fare lo schizzinoso?
Per cui, per Porto San Giorgio, e per fronteggiare la crisi di incassi, oltre i documenti sponsorizzati, una cosa si potrebbe farla senza danneggiare nessuno ma anzi, facendoci anche guadagnare dei soldi e non solo al Comune. Partiamo dal concetto che ogni sindaco ha negli impiegati comunali la sua squadra, e a Porto San Giorgio questa squadra è di circa 160 persone,  e parliamo solo dei dipendenti comunali, ebbene, come ogni squadra che si rispetti quando scende in campo lo fa indossando una divisa, e su essa oltre al numero c’è anche il marchio dello sponsor. Tutta questa squadra comunale, potrebbe venir sponsorizzata da privati, e per la pubblicità di prodotti o eventi legali, meglio ancora se regionali o nazionali, tramite accordi economici precisi e alla luce del sole. Tutti i dipendenti, iniziando dal sindaco all’ultimo dei dipendenti, solo negli orari di lavoro, o nelle cerimonie ufficiali o di rappresentanza, e cioè ogni volta che “scendono in campo”, indosseranno la loro divisa sponsorizzata, magliette in estate, giacche o maglioni in inverno, scarpe comprese visto che di produttori locali ne abbiamo a iosa, così di dare modo al Comune di incassare molti soldi da questa operazione.
Ma visto che nessuno da nulla per nulla, e per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, sia la programmazione e il censimento dei dipendenti e delle strutture da poter affittare, sia la ricerca e il rapporto con gli sponsor, potrebbe essere dato in gestione ad una cooperativa di giovani, con una percentuale congrua di guadagno per finanziare stipendi e spese interne, e una ulteriore percentuale del 10% delle entrate totali delle sponsorizzazioni potrebbero essere divise equamente fra tutti i dipendenti comunali, sindaco e assessori compresi, rendendo così meno coercitivo per i dipendenti dover accettare l’idea senza nulla in cambio.

Facciamo un esempio. Fra tutte le sponsorizzazioni possibili si potrebbe arrivare a raccogliere, e non sarebbe difficile, una cifra ipotetica sulla quale ragionare in termini economici per un totale annuo di 4 milioni di euro, dividendo il 10% per i dipendenti comunali si avrebbe a raggiungere la cifra di 2.500/3.000 euro annua a persona…non sarebbe male come inizio, non vi pare? Ovvio tutto alla luce del sole e tutto documentato. E questo è solo un primo esempio di possibili sponsorizzazioni per le quali il Comune dovrebbe attivarsi. Oltre tutto Porto San Giorgio potrebbe essere il primo Comune Italiano totalmente sponsorizzabile, e questo sarebbe già di suo una notizia di risonanza nazionale se non internazionale, sulla quale giornali e televisioni non risparmierebbero di certo né articoli né notiziari dedicati, con ulteriore presenza e maggiore “visibilità” turistica. In tempi di crisi non si possono avere remore, ma serve usare la fantasia, specialmente se non diventa impegnativa e rende anche bene in termini economici.


Pubblicato su ... informazione.tv
Pubblicato su ... lindiscreto.it

venerdì 13 gennaio 2012

Le Olimpiadi della Luce

Le Olimpiadi della Luce, 
ovvero una Porto San Giorgio illuminata 
dai giovani talenti degli effetti luminosi. 
di Laura Gioventù 


Roma: un lungo fascio di luce tricolore

Che belle le luminarie di Natale, danno alle città quel qualcosa in più che normalmente manca.
A Roma una onda luminosa tricolore lunga un chilometro e mezzo è stata super fotografata e stra ripresa da tutti i turisti e le televisioni del mondo, veramente di effetto e anche semplice nella sua progettazione, tanto apprezzata che il Comune ha deciso di non toglierla e i tantissimi romani concordi hanno ringraziato.

Del resto la stessa parola, illuminazione, ci riporta ad un altro termine, illuminante, spesso preso a prestito per qualificare una cosa o una iniziativa positiva. A Porto San Giorgio si parla spesso della città come di un “faro” di riferimento per tutto un territorio in cerca di identità, si parla di migliorare la visibilità turistica del litorale ma sempre pensando a soluzioni commerciali come se il commercio sia la sola fonte di reddito e di attrattiva turistica.

Porto San Giorgio avrebbe un disperato bisogno di una onda luminosa, di avere una rilevanza maggiore attraverso la realizzazione di una nuova e innovativa progettazione della sua luce urbana. Strade poco illuminate e anonime, quando addirittura senza luce, percorsi turistici scarsi di complicità elettrica risultano meno affascinanti di come nelle loro possibilità potrebbero essere. Per cui serve dare a Porto San Giorgio una sua luce, una sua identità notturna attraverso l’uso di colori e strumenti di illuminazioni moderni e che possano diventare il simbolo stesso della città. Strade colorate in modi diversi oppure con effetti luce, per permettere il cambio dei colori stessi, a tempi prestabiliti. E per fare tutto ciò indire un concorso internazionale aperto ai giovani ingegneri della luce (lighting designer), italiani ma anche di altre nazioni o continenti, per avere da loro quel qualcosa di internazionale che ci potrebbe far riconoscere in tutto il mondo.
Si potrebbero contattare le tante - e tutte di primissimo piano - aziende italiane produttrici di apparecchi per l’illuminazione. Non dimentichiamoci infatti che i due mega fari che, a New York, simulano l’effetto torri gemelle, sono di produzione italiana, per cui siamo fra i migliori del mondo. Ecco quindi una Porto San Giorgio illuminata di nuovo dalle giovani generazioni di artisti della luce e magari anche da chi usa le luci per grandi eventi o concerti. Nelle grandi città, e non solo Roma, spesso si assiste a veri e proprio spettacoli di luci, per cui non si capisce il perché la stessa cosa non si potrebbe fare a Porto San Giorgio, magari allestendo una vera e propria Olimpiade della luci, una gara Internazionale artistico-culturale che faccia da anteprima, ma che si possa ripetere ogni anno, al vero riaccendere Porto San Giorgio tramite le capacità artistiche dei giovani talenti.
Qualcuno ironizzerà su ipotetiche strade a luci rosse, ma ad Amsterdam oltre ad essere fra le più visitate e non solo per il sesso, sono una delle componenti principali dei pacchetti turistici, per cui prima dell’ironia pensiamo anche al ritorno di immagine che inevitabilmente ricadrà su Porto San Giorgio come pure su tutto il litorale, grazie ai tantissimi articoli giornalistici e riprese televisive, oltre che dalla vendita delle immagini così realizzate.

Ed ecco Cocci & Nella che discutono della proposta...

Petrax.it


Pubblicato su ... informazione.tv
Pubblicato su ... lindiscreto.it

giovedì 5 gennaio 2012

Il Palazzo dei Bamboccioni

Il Palazzo dei Bamboccioni,
ovvero iniziamo a parlare dei problemi dei giovani.

di Laura Gioventù






Sarà la crisi, oppure l’ormai stratificata abitudine a non uscire più dalla casa paterna, ma stanno aumentando quei giovani, più maschi che femmine, che oltre una decente età continuano a non voler intraprendere una carriera domestica da singoli.

Sarà che le mamme marchigiane sono da sempre quelle meno convinte a far intraprendere questa carriera ai figli maschi, delegando il loro venir accuditi alle future nuore, sarà che pochissimi di loro hanno intenzione di imparare le stesse cose che alle femmine sono comandate da sempre, fatto sta che l’esorbitante numero di questi giovani, e non solo giovani, sta arrivando alla quota critica oltre la quale potrebbe non esserci ritorno.

Per cui servirebbe aiutare questi ragazzi a sviluppare la vocazione per la vita da singoli, almeno per quello che riguarda la casa e le faccende inerenti, insomma una occasione per praticare una logica vita autonoma e senza il paracadute fornito dalla famiglia di origine.

Spesso si sente dire che l’ostacolo maggiore è rappresentato dal denaro che non c’è, oppure dalle case che mancano e, ove ci siano, non sono fatte per singoli individui ma solo e sempre per famiglie.

Per cui, e viste certe aree e palazzi completamente disabitati a Porto San Giorgio, si potrebbe destinare un’area, magari proprio quella dell’ex Grand Hotel, oppure palazzi già edificati ma vuoti o solo a riempimento stagionale, per ospitare momentaneamente e per brevi periodi di “iniziazione” un certo numero di questi ragazzi, cominciando con quelli che, pur avendo un lavoro non possono spendere cifre esorbitanti per l’affitto di una casa, di modo che possano, da un lato iniziare a provare la vita da singoli, e dall’altro pagare una cifra decente per l’alloggio. Poi ad esperimento in corso, si potrebbero anche ospitare i separati, categoria sempre vilipesa ma con enormi problemi logistici, o anche ragazze ma senza far diventare il palazzo una specie di camerata militare per ambosessi, e per estendere l’iniziativa e darle una connotazione Europea nulla vieta che possano essere ospitati ragazzi di altre Nazioni, principalmente quei ragazzi che sono nel nostro Paese per imparare la lingua e per studiare le bellezze culturali della nostra Regione.

Per non rendere la proposta troppo seriosa potremmo chiamare il palazzo,

Il palazzo dei Bamboccioni,

di modo che chi ci entra farà poi di tutto per uscirne quanto prima, ma sempre dopo aver sperimentato il nuovo tipo di vita.

E per facilitare la loro maturazione non è escluso si possano tenere nel palazzo delle vere e proprie lezioni di economia domestica, come per esempio saper fare la spesa e cucinare, rifare i letti, pulire i pavimenti, fare il cambio di stagione dei vestiti o lavare la biancheria con la lavatrice.

Dite che siano cose inutili da imparare per un maschio, che ne va della sua rispettabilità sociale, che davanti agli amici diventerebbe il loro zimbello?

Forse chi lo dice ha già una donna che lo fa per lui e non è chiaro se questa donna sia d’accordo e non sia invece favorevole al fatto che questo maschio impari queste cose, praticamente le stesse cose che ogni donna è costretta ad attuare ogni giorno. Sarebbe una iniziativa senza scopo di lucro ma con l’intento di elevare le conoscenze domestiche anche ai maschi, specialmente a loro.


Pubblicato su ... informazione.tv
Pubblicato su ... lindiscreto.it

giovedì 22 dicembre 2011

Il colore come progetto culturale.

“Mi dipingevo le mani e la faccia di blu...
volare oh oh, cantare oh oh oh”…
colorare per valorizzare! 
di Laura Gioventù


Burano

Alcuni amici, di ritorno dall’Irlanda, erano entusiasti di Dublino e delle porte delle molte abitazioni, tutte di diverso colore senza sembrare una “arlecchinata”. Altri amici ricordavano con piacere i colori delle case dei paesini delle Cinque terre, o dei tanti borghi marinari pugliesi. Insomma il colore come ricordo ed anche come caratterizzazione di un determinato paesaggio urbano.

Del resto tutti noi restiamo estasiati dai colori della natura, ma spesso la stessa cosa non la possiamo dire per quello che riguarda i colori delle opere dell’uomo che, oltre a non essere in sintonia con lo spazio circostante, sono sempre meno al servizio della città, sia come impatto emotivo, sia come elemento ulteriore per definirne la bellezza o solo la curiosa disposizione cromatica dei palazzi che lo compongono.

Porto San Giorgio non brilla affatto per avere un suo colore particolare, e questo oltre che a non caratterizzarla a livello turistico, non rende in nulla della ipotetica "unicità" che da sempre i suoi cittadini vantano orgogliosamente come segno distintivo.

Bianca oppure tutta completamente colorata, la città di San Giorgio potrebbe diventare la prima esperienza di collettiva artistico-culturale-turistica dell’Adriatico Marchigiano e non solo se, la prossima Giunta Comunale, tramite un semplice permesso per i proprietari degli immobili di abbellire, tramite l’ausilio di artisti o decoratori, le facciate dei palazzi o soltanto le porte di accesso agli stessi, non definendo a priori un unicum cromatico spesso noioso anche se codificato per legge, ma lasciando all’invettiva degli artisti di ridisegnare l’estetica di tutta la città.
Si darebbe così vita ad un laboratorio pittorico che potrebbe coinvolgere i giovani artisti europei e mondiali in un grande cantiere cromatico. In fondo cambiare colore alla città potrebbe essere quello stimolo a cambiare anche atteggiamento verso la vita e l’umore dei cittadini, del resto le donne cambiano spesso i colori dei loro vestiti, ma non per questo si rendono meno attraenti, anzi. Provate ad immaginare le strade colorate in modo da far diventare San Giorgio un arazzo multicolore, oppure la strada ferrata che spezza in due la città ricoperta di murales o di variazioni di colori che ne alleggeriscano l’invadenza. Il cambio di colore migliorerebbe anche l’immagine stessa della città e di come ora viene consegnata alla visione dei turisti, spenta e incolore, mentre nel mondo ci sono città famose e per questo molto visitate, che proprio sui colori basano la loro fortuna. Una San Giorgio nuova, nello spirito e nella sostanza, inizia con un cambiamento cromatico che le giovani generazioni realizzeranno per le generazioni che dovranno venire, un passaggio di testimone basato sui pigmenti e non solo sulle ordinanze comunali.


Pubblicato su ... informazione.tv
Pubblicato su ... lindiscreto.it
A proposito di idee...

mercoledì 7 dicembre 2011

Multe a chi cambia casacca.

Multe a chi cambia casacca.
Ovvero, se non si dimette di sicuro ci rimette.

di Laura Gioventù







Da decenni assistiamo a continui cambiamenti di casacca politica da parte di personaggi che, proprio grazie a questo strano comportamento, spesso assurgono alla gloria nazionale per una sola votazione, perdendo antichi supporter per trovarne di nuovi, e alcune volte nel versante diametralmente opposto a quello precedente. Questo loro migrare è deprecato da tutti, salvo venir approvato da chi ne riceve i favori, e gli esempi di questi comportamenti li abbiamo non solo a livello nazionale, ma anche nella nostra stessa provincia, città, paese, contrada, villaggio, condominio e bocciofila. Non c’è soltanto una consigliera di opposizione che vota a favore del programma della maggioranza che dovrebbe invece contrastare, ma ci sono anche consiglieri che, a ragione o a torto, riescono, cambiando casacca, a mettere in minoranza un sindaco che, almeno sulla carta, aveva una maggioranza neppure troppo risicata. Ed anche se se ne parla in continuazione, non si riesce ad arginare il problema, oppure a dargli una regola chiara e coerente, un po’ perché in fondo la cosa risulta gradita a chi da questi “tradimenti” ne riceve vantaggi, quindi quasi tutti, un po’ perché vige la regola che “fra cani non si mordono”, per cui il problema c’è e nessuno vuole risolverlo. A nostro parere un sistema ci sarebbe e colpirebbe i colpevoli nella parte meno nobile dell’animo umano ma sempre molto sensibile quando si parla di “casta”: il portafoglio. Chi decide, una volta eletto democraticamente in una lista o partito, di cambiare la sua opinione tramite un voto che non è rispondente le strategie di quel partito, potrebbe farlo ma, ove non fosse possibile chiederne le dimissioni, come la logica imporrebbe, lo si multi in ragione di una cifra fissa moltiplicata per ogni preferenza personale avuta durante le elezioni. E facciamo un esempio: quel tale consigliere X che invece di votare come il suo partito Y vorrebbe, vota invece in maniera diversa, si vedrà  costretto a pagare una multa di 100 euro per ogni preferenza avuta grazie a quel partito che in quel caso non sta seguendo. Proviamo a simulare un caso in cui questo consigliere sia stato eletto con 146 voti si troverebbe costretto a pagare una multa di ben 14600,00 euro (146 voti x 100). Ovviamente in casi di votazioni contrarie multiple si applicheranno multe in ragione di tutte le volte che cambierà casacca. E i soldi raccolti? I soldi raccolti andrebbero direttamente e senza cambiare strada in un fondo per l’aiuto a famiglie in difficoltà, oppure come fondo previdenza per aiuti umanitari da utilizzare in caso di calamità naturali come alluvioni o terremoti, insomma, in beneficienza, e a questo scopo si potrebbe istituire una specie di comitato composto da personalità autorevoli, locali e non, per la gestione migliore possibile di questi fondi umanitari. Insomma, si passerebbe dal fare la multa ai soliti furbetti per aiutare economicamente persone in momentanea difficoltà. In fondo non sarebbe neppure difficile attuare questa regola, basta volerlo fare, e di sicuro non si eviterà il salto della casacca, ma perlomeno gli elettori si sentiranno risarciti del danno sapendo che il “colpevole” è stato multato, e grazie alla multa pagata si potrebbero fare delle buone azioni, che in tempi come quelli attuali, sono doppiamente meritorie.


Pubblicato su .... informazione.tv
Pubblicato su ... lindiscreto.it