venerdì 17 febbraio 2012
Il baratto fra comuni e comunità
Il baratto fra comuni e comunità
di Laura Gioventù
Di recente una notizia di cattiva gestione dei beni comuni ha destato molta perplessità: nel capoluogo della Provincia Fermana, furono comprate delle macchine elettriche che, per ragioni varie, non sono mai state usate. In questa sede non staremo ad accusare o elogiare nessuno, ne chi le ha comprate con soldi pubblici ne chi ha scoperto il danno, ma l’episodio si presta ad una riflessione: può capitare, per incapacità o per altri scopi meno nobili del servire la cittadinanza, che comuni o giunte amministrative si ritrovino dei prodotti che non usano, per i quali si sono spesi dei soldi e si continuerà a dilapidarne altri non riuscendo ad usufruire del bene acquistato, chi le macchine elettriche, chi altri oggetti, ma sembra che tutte le amministrazioni siano alle prese con questi prodotti o servizi inutilizzati. Ma se guardiamo bene, il loro non utilizzo è relativo magari solo a quella determinata città, probabilmente lo stesso prodotto andrebbe benissimo per altre città che, di contro, hanno altro tipo di prodotti inutilizzati, per cui non dovrebbe essere difficile, e sarebbe anche una grande forma di risparmio e di non spreco, ipotizzare una sorta di “mercato” del baratto fra comuni e comunità. Se Fermo ha un certo numero di macchine elettriche che non sa o non può utilizzare, forse perché non riescono a fare le salite, le stesse macchine potrebbero servire moltissimo a Porto San Giorgio oppure a Pedaso, così come certi servizi di cui Porto San Giorgio o Porto Sant’Elpidio hanno in esubero potrebbero andare benissimo per Amandola o Montegiorgio. Insomma, se tutti i comuni della Provincia di Fermo organizzassero una specie di mercato del baratto, dei loro prodotti in esubero, si potrebbe attivare sia un risparmio generale, sia dare lavoro ai giovani per l’organizzazione di questo particolare mercato, utilizzandoli per censire i beni, verificarne le condizioni strutturali, per documentare le necessità altrui e per fornire servizi di appoggio per i comuni bisognosi di scambiarsi tali prodotti. Qualora non tutti i comuni fossero in grado di pagare con moneta contante ciò che prenderebbero, il baratto si attuerebbe fornendo l’elenco di possibili beni di scambio. Se per esempio Porto San Giorgio non avesse il denaro necessario per tutta la spesa delle macchine elettriche, organizzandosi bene, e quindi facendo lavorare i suoi albergatori (servizio che il comune di San Giorgio pagherebbe attraverso sgravi fiscali di vario genere), potrebbe fornire dei soggiorni e dei servizi turistici per l’amministrazione Fermana la quale potrebbe darli ai propri cittadini oppure girarli agli abitanti di altre città limitrofe che avessero dato o daranno i loro beni in eccesso alla città di Fermo.
L’idea del mercato del baratto fra comuni si realizza però solo se esiste la volontà degli amministratori di far risparmiare ai loro cittadini spese inutili, ma anche volendo creare una catena di solidarietà territoriale, che potrebbe diventare una vera e propria possibilità di lavoro onesto e decente per tantissimi ragazzi e ragazze della nostra Provincia (immaginatevi con il recente problema del maltempo quanti scambi si sarebbero potuti generare).
Porto San Giorgio, sia per geografia sia per storia potrebbe essere il sito ideale per realizzare una proposta come questa, e diventerebbe un significativo esempio nazionale di solidarietà amministrativa, perché una volta istituito il baratto del Fermano nulla vieta di estenderlo a livello regionale oppure nazionale, creando una sorta di marchio di riferimento che non esiste in nessun paese in Italia.
Diventare i primi realizzando una ipotesi del genere sarebbe un ottimo motivo di vanto umano e sociale e non solo semplice mercatino dell'usato.
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mercoledì 8 febbraio 2012
La neve un tot a palata?
La neve un tot a palata?
Di Laura Gioventù
Sta montando una polemica sull’utilizzo dell’Esercito per liberare dalla morsa della neve i paesi e le città Marchigiane. Utilizzo non gratuito, ed è questa la novità rilevante. Per ogni componente dell’Esercito e per ogni mezzo usato c’è, come al supermercato, il prezzo con tanto di specifica se ci sia da aggiungere vitto e alloggio oppure no, chissà se l’IVA sia compresa oppure no? A noi questa sorpresa appare stupefacente, ma tenendo presente che siamo in regime di crisi, e che anche l’Esercito Italiano si deve autofinanziare, come se non bastassero i miliardi di euro che diamo noi tutti per tenerli in vita, ci sono due considerazione da fare in merito.
La prima è che con questo prezziario si è dato corso legale alla liberalizzazione dei servizi, tanto voluta dal primo ministro Monti, per cui l’Esercito, che ha mezzi e personale, si mette sul mercato, ma arrecando una concorrenza scorretta e sleale nei confronti di quei privati che volessero offrire lo stesso servizio sperando in un incasso adeguato, ma non avendo i mezzi già pagati dal contribuente, concorrenza che l’Esercito invece pratica avendo i mezzi già pagati dai cittadini per ben altri scopi e personale che costa tanti soldi per specializzarlo e farlo finire a spalare neve non ci sembra un ritorno economico allo stesso livello. L’altra anomalia sta nell’uso delle proprie risorse, per cui se oggi l’Esercito mette il listino prezzi per i suoi servizi, allo stesso tempo anche un qualsiasi Comune Italiano un domani potrebbe fare la stessa cosa, per cui: per manifestare il costo sarà di tot euro, per sfilare magari lo stesso tot scontato, ma il bello sarebbe far pagare allo Stato - giustamente a questo punto - l’affitto delle scuole usate come seggi elettorali. Perché dare gratis e con la conseguente chiusura delle attività didattiche se poi, arrivata la neve, per liberare le strade si dovrebbe pagare l’Esercito? Per cui rispetto per tutti ma se alla prossima sfilata degli Alpini la città ospitante chiedesse, in cambio dell’uso delle piazze, un ritorno in denaro nessuno del ministero della Difesa si deve offendere, ma semmai dovrebbero pensare che una sfilata è una festa, mentre una nevicata è una disgrazia che colpisce cittadini inerti e spesso privi dei mezzi per superare la catastrofe.
Liberalizziamo pure, ma che sia una liberalizzazione equa e non un tot a palata.
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e su ... lindiscreto.it
Di Laura Gioventù
Porto San Giorgio - la neve al porto turistico - 4 febbraio 2012 |
Sta montando una polemica sull’utilizzo dell’Esercito per liberare dalla morsa della neve i paesi e le città Marchigiane. Utilizzo non gratuito, ed è questa la novità rilevante. Per ogni componente dell’Esercito e per ogni mezzo usato c’è, come al supermercato, il prezzo con tanto di specifica se ci sia da aggiungere vitto e alloggio oppure no, chissà se l’IVA sia compresa oppure no? A noi questa sorpresa appare stupefacente, ma tenendo presente che siamo in regime di crisi, e che anche l’Esercito Italiano si deve autofinanziare, come se non bastassero i miliardi di euro che diamo noi tutti per tenerli in vita, ci sono due considerazione da fare in merito.
La prima è che con questo prezziario si è dato corso legale alla liberalizzazione dei servizi, tanto voluta dal primo ministro Monti, per cui l’Esercito, che ha mezzi e personale, si mette sul mercato, ma arrecando una concorrenza scorretta e sleale nei confronti di quei privati che volessero offrire lo stesso servizio sperando in un incasso adeguato, ma non avendo i mezzi già pagati dal contribuente, concorrenza che l’Esercito invece pratica avendo i mezzi già pagati dai cittadini per ben altri scopi e personale che costa tanti soldi per specializzarlo e farlo finire a spalare neve non ci sembra un ritorno economico allo stesso livello. L’altra anomalia sta nell’uso delle proprie risorse, per cui se oggi l’Esercito mette il listino prezzi per i suoi servizi, allo stesso tempo anche un qualsiasi Comune Italiano un domani potrebbe fare la stessa cosa, per cui: per manifestare il costo sarà di tot euro, per sfilare magari lo stesso tot scontato, ma il bello sarebbe far pagare allo Stato - giustamente a questo punto - l’affitto delle scuole usate come seggi elettorali. Perché dare gratis e con la conseguente chiusura delle attività didattiche se poi, arrivata la neve, per liberare le strade si dovrebbe pagare l’Esercito? Per cui rispetto per tutti ma se alla prossima sfilata degli Alpini la città ospitante chiedesse, in cambio dell’uso delle piazze, un ritorno in denaro nessuno del ministero della Difesa si deve offendere, ma semmai dovrebbero pensare che una sfilata è una festa, mentre una nevicata è una disgrazia che colpisce cittadini inerti e spesso privi dei mezzi per superare la catastrofe.
Liberalizziamo pure, ma che sia una liberalizzazione equa e non un tot a palata.
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sabato 28 gennaio 2012
Adottiamo una strada
Adottiamo una strada
per non mostrare una cartolina con i margini sfuocati.
di Laura Gioventù
Dallo schermo quei due occhi ci chiedevano solo una cosa, adottami, anche a distanza ma adottami, non possiamo salvarci altrimenti, per cui adottaci. Finire la cena non fu facile. La mattina successiva, dovendo andare in centro a Porto San Giorgio, nel percorrere le strade ho rivisto quegl’occhi, ma stavolta non erano di bambina africana, stavolta non c’era una cena da finire, erano solo le strade della città che lanciavano lo stesso messaggio, adottami. Ci passiamo sempre, spesso distrattamente, e non parlo delle vie centrali soltanto, quelle piene dello shopping annoiato e isterico per offerte speciali, ma soprattutto di quelle strade ai bordi, di quelle strade a volte spente e senza motivo, di quelle strade a cui nessuno sembra tenere come si fa con i tanti bambini dei bordi del mondo. Sono le strade dove abitano gli altri e quasi mai noi stessi, come se non ci accorgessimo che anche la nostra strada è spesso ai bordi di qualcosa. Si parla spesso di degrado urbano, oppure di rispetto dell’ambiente, ma poi in concreto deleghiamo agli altri l’adozione di misure a salvaguardia, già l’adozione. Quando si parla di adozione non si spiega mai che, oltre ad essere un gesto carino, è anche e soprattutto una responsabilità, chi adotta un bambino e poi lo lascia morire di fame va in galera, non per la fame, ma per la mancata responsabilità nei suoi confronti. Per cui dalla prossima elezione, insieme alla scheda elettorale, ogni cittadino di Porto San Giorgio, dovrà indicare la strada che dovrà adottare, dovrà come assunzione di responsabilità singola che poi diventa collettiva, e ad essa, insieme agli altri che l’avessero indicata, dovrà dedicare parte del suo tempo libero, come in una banca del tempo libero, pensando anche ad una programmazione di rivalutazione urbana, e se serve anche pulirne i muri pieni di scritte offensive.
Se tutti adottassero una strada la nostra città non sarebbe così disgregata, le persone si sentirebbero parte di una vera collettività, rispetterebbero molto di più il lavoro degli altri, di quelli che adottano la strada dove egli vive, e lui adottando la strada dove vivono gli altri pretenderà la stessa cosa, il rispetto per il suo lavoro.
Adottiamo una strada non dovrà essere una imposizione, ma solo un gesto che, oltre i vari credi religiosi o politici, sia prima di tutto un gesto umano. Mettersi d’accordo sul posizionare una panchina, oppure abbellire una parte di parcheggio, dialogare con i pochi o tanti commercianti che vi operano, conoscere le persone che la abitano, magari anziane e forse bisognose solo di una parola cara o lo scambio di ricette culinarie, cose banali se dette così, ma dopo l’adozione sarebbero la norma, migliorerebbe la funzionalità urbana e perfino il nostro modo di intendere il mondo, e l’adozione darebbe vita ad altre adozioni, di altre forme o di altri luoghi, ma con la stessa dinamica umana.
Se ogni cittadino di Porto San Giorgio adottasse una strada della sua città non avremmo più zone ai margini, ma tutte strade al centro dell’interesse comune. Adottiamole queste strade invece di rivolgersi sempre verso l’alto ma senza risolvere mai le cose che insieme, e con soddisfazione, potremmo risolvere facendolo fra noi stessi.
Le strade della nostra città diventano cartoline per i ricordi dei bambini, non facciamo che siano cartoline con i margini sporchi e sfuocati.
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per non mostrare una cartolina con i margini sfuocati.
di Laura Gioventù
Petrax.it |
Dallo schermo quei due occhi ci chiedevano solo una cosa, adottami, anche a distanza ma adottami, non possiamo salvarci altrimenti, per cui adottaci. Finire la cena non fu facile. La mattina successiva, dovendo andare in centro a Porto San Giorgio, nel percorrere le strade ho rivisto quegl’occhi, ma stavolta non erano di bambina africana, stavolta non c’era una cena da finire, erano solo le strade della città che lanciavano lo stesso messaggio, adottami. Ci passiamo sempre, spesso distrattamente, e non parlo delle vie centrali soltanto, quelle piene dello shopping annoiato e isterico per offerte speciali, ma soprattutto di quelle strade ai bordi, di quelle strade a volte spente e senza motivo, di quelle strade a cui nessuno sembra tenere come si fa con i tanti bambini dei bordi del mondo. Sono le strade dove abitano gli altri e quasi mai noi stessi, come se non ci accorgessimo che anche la nostra strada è spesso ai bordi di qualcosa. Si parla spesso di degrado urbano, oppure di rispetto dell’ambiente, ma poi in concreto deleghiamo agli altri l’adozione di misure a salvaguardia, già l’adozione. Quando si parla di adozione non si spiega mai che, oltre ad essere un gesto carino, è anche e soprattutto una responsabilità, chi adotta un bambino e poi lo lascia morire di fame va in galera, non per la fame, ma per la mancata responsabilità nei suoi confronti. Per cui dalla prossima elezione, insieme alla scheda elettorale, ogni cittadino di Porto San Giorgio, dovrà indicare la strada che dovrà adottare, dovrà come assunzione di responsabilità singola che poi diventa collettiva, e ad essa, insieme agli altri che l’avessero indicata, dovrà dedicare parte del suo tempo libero, come in una banca del tempo libero, pensando anche ad una programmazione di rivalutazione urbana, e se serve anche pulirne i muri pieni di scritte offensive.
Se tutti adottassero una strada la nostra città non sarebbe così disgregata, le persone si sentirebbero parte di una vera collettività, rispetterebbero molto di più il lavoro degli altri, di quelli che adottano la strada dove egli vive, e lui adottando la strada dove vivono gli altri pretenderà la stessa cosa, il rispetto per il suo lavoro.
Adottiamo una strada non dovrà essere una imposizione, ma solo un gesto che, oltre i vari credi religiosi o politici, sia prima di tutto un gesto umano. Mettersi d’accordo sul posizionare una panchina, oppure abbellire una parte di parcheggio, dialogare con i pochi o tanti commercianti che vi operano, conoscere le persone che la abitano, magari anziane e forse bisognose solo di una parola cara o lo scambio di ricette culinarie, cose banali se dette così, ma dopo l’adozione sarebbero la norma, migliorerebbe la funzionalità urbana e perfino il nostro modo di intendere il mondo, e l’adozione darebbe vita ad altre adozioni, di altre forme o di altri luoghi, ma con la stessa dinamica umana.
Se ogni cittadino di Porto San Giorgio adottasse una strada della sua città non avremmo più zone ai margini, ma tutte strade al centro dell’interesse comune. Adottiamole queste strade invece di rivolgersi sempre verso l’alto ma senza risolvere mai le cose che insieme, e con soddisfazione, potremmo risolvere facendolo fra noi stessi.
Le strade della nostra città diventano cartoline per i ricordi dei bambini, non facciamo che siano cartoline con i margini sporchi e sfuocati.
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venerdì 20 gennaio 2012
Sponsor delle mie brame
Sponsor delle mie brame
siamo il comune più disponibile del reame.
di Laura Gioventù
Nei momenti di difficoltà c’è chi reagisce con rabbia e chi con rassegnazione, chi con la crisi si perde e chi usa la fantasia per uscirne fuori, e la Provincia di Perugia ha dimostrato di aver usato la fantasia, infatti dal mese di dicembre 2011 ha risparmiato il costo delle auto blu a sua disposizione, facendosele dare, ad uso gratuito, da uno sponsor, tre macchine nuove a costo zero dando l’opportunità allo sponsor stesso di farsi pubblicità. Per la cronaca lo sponsor è una concessionaria di auto di Foligno. Idea talmente riuscita che ha avuto l’approvazione dei due bravissimi conduttori de Il Ruggito del Coniglio, Dose e Presta, il programma umoristico in onda su Radio Rai 2 la mattina presto, i quali sono andati oltre proponendo anche altre sponsorizzazioni, come per esempio l’applicazione del logo sui certificati anagrafici, uno stato di famiglia sponsorizzato da un mobilificio oppure un certificato di nascita sponsorizzato da un produttore di beni per i bambini. Certo non si può negare una certa ironia nel proporre certe soluzioni, ma allo stesso tempo sono idee di facilissima realizzazione e di veloce esecuzione, e in tempo di crisi chi si potrebbe permettere di fare lo schizzinoso?
Per cui, per Porto San Giorgio, e per fronteggiare la crisi di incassi, oltre i documenti sponsorizzati, una cosa si potrebbe farla senza danneggiare nessuno ma anzi, facendoci anche guadagnare dei soldi e non solo al Comune. Partiamo dal concetto che ogni sindaco ha negli impiegati comunali la sua squadra, e a Porto San Giorgio questa squadra è di circa 160 persone, e parliamo solo dei dipendenti comunali, ebbene, come ogni squadra che si rispetti quando scende in campo lo fa indossando una divisa, e su essa oltre al numero c’è anche il marchio dello sponsor. Tutta questa squadra comunale, potrebbe venir sponsorizzata da privati, e per la pubblicità di prodotti o eventi legali, meglio ancora se regionali o nazionali, tramite accordi economici precisi e alla luce del sole. Tutti i dipendenti, iniziando dal sindaco all’ultimo dei dipendenti, solo negli orari di lavoro, o nelle cerimonie ufficiali o di rappresentanza, e cioè ogni volta che “scendono in campo”, indosseranno la loro divisa sponsorizzata, magliette in estate, giacche o maglioni in inverno, scarpe comprese visto che di produttori locali ne abbiamo a iosa, così di dare modo al Comune di incassare molti soldi da questa operazione.
Ma visto che nessuno da nulla per nulla, e per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, sia la programmazione e il censimento dei dipendenti e delle strutture da poter affittare, sia la ricerca e il rapporto con gli sponsor, potrebbe essere dato in gestione ad una cooperativa di giovani, con una percentuale congrua di guadagno per finanziare stipendi e spese interne, e una ulteriore percentuale del 10% delle entrate totali delle sponsorizzazioni potrebbero essere divise equamente fra tutti i dipendenti comunali, sindaco e assessori compresi, rendendo così meno coercitivo per i dipendenti dover accettare l’idea senza nulla in cambio.
Facciamo un esempio. Fra tutte le sponsorizzazioni possibili si potrebbe arrivare a raccogliere, e non sarebbe difficile, una cifra ipotetica sulla quale ragionare in termini economici per un totale annuo di 4 milioni di euro, dividendo il 10% per i dipendenti comunali si avrebbe a raggiungere la cifra di 2.500/3.000 euro annua a persona…non sarebbe male come inizio, non vi pare? Ovvio tutto alla luce del sole e tutto documentato. E questo è solo un primo esempio di possibili sponsorizzazioni per le quali il Comune dovrebbe attivarsi. Oltre tutto Porto San Giorgio potrebbe essere il primo Comune Italiano totalmente sponsorizzabile, e questo sarebbe già di suo una notizia di risonanza nazionale se non internazionale, sulla quale giornali e televisioni non risparmierebbero di certo né articoli né notiziari dedicati, con ulteriore presenza e maggiore “visibilità” turistica. In tempi di crisi non si possono avere remore, ma serve usare la fantasia, specialmente se non diventa impegnativa e rende anche bene in termini economici.
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siamo il comune più disponibile del reame.
di Laura Gioventù
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Nei momenti di difficoltà c’è chi reagisce con rabbia e chi con rassegnazione, chi con la crisi si perde e chi usa la fantasia per uscirne fuori, e la Provincia di Perugia ha dimostrato di aver usato la fantasia, infatti dal mese di dicembre 2011 ha risparmiato il costo delle auto blu a sua disposizione, facendosele dare, ad uso gratuito, da uno sponsor, tre macchine nuove a costo zero dando l’opportunità allo sponsor stesso di farsi pubblicità. Per la cronaca lo sponsor è una concessionaria di auto di Foligno. Idea talmente riuscita che ha avuto l’approvazione dei due bravissimi conduttori de Il Ruggito del Coniglio, Dose e Presta, il programma umoristico in onda su Radio Rai 2 la mattina presto, i quali sono andati oltre proponendo anche altre sponsorizzazioni, come per esempio l’applicazione del logo sui certificati anagrafici, uno stato di famiglia sponsorizzato da un mobilificio oppure un certificato di nascita sponsorizzato da un produttore di beni per i bambini. Certo non si può negare una certa ironia nel proporre certe soluzioni, ma allo stesso tempo sono idee di facilissima realizzazione e di veloce esecuzione, e in tempo di crisi chi si potrebbe permettere di fare lo schizzinoso?
Per cui, per Porto San Giorgio, e per fronteggiare la crisi di incassi, oltre i documenti sponsorizzati, una cosa si potrebbe farla senza danneggiare nessuno ma anzi, facendoci anche guadagnare dei soldi e non solo al Comune. Partiamo dal concetto che ogni sindaco ha negli impiegati comunali la sua squadra, e a Porto San Giorgio questa squadra è di circa 160 persone, e parliamo solo dei dipendenti comunali, ebbene, come ogni squadra che si rispetti quando scende in campo lo fa indossando una divisa, e su essa oltre al numero c’è anche il marchio dello sponsor. Tutta questa squadra comunale, potrebbe venir sponsorizzata da privati, e per la pubblicità di prodotti o eventi legali, meglio ancora se regionali o nazionali, tramite accordi economici precisi e alla luce del sole. Tutti i dipendenti, iniziando dal sindaco all’ultimo dei dipendenti, solo negli orari di lavoro, o nelle cerimonie ufficiali o di rappresentanza, e cioè ogni volta che “scendono in campo”, indosseranno la loro divisa sponsorizzata, magliette in estate, giacche o maglioni in inverno, scarpe comprese visto che di produttori locali ne abbiamo a iosa, così di dare modo al Comune di incassare molti soldi da questa operazione.
Ma visto che nessuno da nulla per nulla, e per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, sia la programmazione e il censimento dei dipendenti e delle strutture da poter affittare, sia la ricerca e il rapporto con gli sponsor, potrebbe essere dato in gestione ad una cooperativa di giovani, con una percentuale congrua di guadagno per finanziare stipendi e spese interne, e una ulteriore percentuale del 10% delle entrate totali delle sponsorizzazioni potrebbero essere divise equamente fra tutti i dipendenti comunali, sindaco e assessori compresi, rendendo così meno coercitivo per i dipendenti dover accettare l’idea senza nulla in cambio.
Facciamo un esempio. Fra tutte le sponsorizzazioni possibili si potrebbe arrivare a raccogliere, e non sarebbe difficile, una cifra ipotetica sulla quale ragionare in termini economici per un totale annuo di 4 milioni di euro, dividendo il 10% per i dipendenti comunali si avrebbe a raggiungere la cifra di 2.500/3.000 euro annua a persona…non sarebbe male come inizio, non vi pare? Ovvio tutto alla luce del sole e tutto documentato. E questo è solo un primo esempio di possibili sponsorizzazioni per le quali il Comune dovrebbe attivarsi. Oltre tutto Porto San Giorgio potrebbe essere il primo Comune Italiano totalmente sponsorizzabile, e questo sarebbe già di suo una notizia di risonanza nazionale se non internazionale, sulla quale giornali e televisioni non risparmierebbero di certo né articoli né notiziari dedicati, con ulteriore presenza e maggiore “visibilità” turistica. In tempi di crisi non si possono avere remore, ma serve usare la fantasia, specialmente se non diventa impegnativa e rende anche bene in termini economici.
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venerdì 13 gennaio 2012
Le Olimpiadi della Luce
Le Olimpiadi della Luce,
ovvero una Porto San Giorgio illuminata
dai giovani talenti degli effetti luminosi.
di Laura Gioventù
Che belle le luminarie di Natale, danno alle città quel qualcosa in più che normalmente manca.
A Roma una onda luminosa tricolore lunga un chilometro e mezzo è stata super fotografata e stra ripresa da tutti i turisti e le televisioni del mondo, veramente di effetto e anche semplice nella sua progettazione, tanto apprezzata che il Comune ha deciso di non toglierla e i tantissimi romani concordi hanno ringraziato.
Del resto la stessa parola, illuminazione, ci riporta ad un altro termine, illuminante, spesso preso a prestito per qualificare una cosa o una iniziativa positiva. A Porto San Giorgio si parla spesso della città come di un “faro” di riferimento per tutto un territorio in cerca di identità, si parla di migliorare la visibilità turistica del litorale ma sempre pensando a soluzioni commerciali come se il commercio sia la sola fonte di reddito e di attrattiva turistica.
Porto San Giorgio avrebbe un disperato bisogno di una onda luminosa, di avere una rilevanza maggiore attraverso la realizzazione di una nuova e innovativa progettazione della sua luce urbana. Strade poco illuminate e anonime, quando addirittura senza luce, percorsi turistici scarsi di complicità elettrica risultano meno affascinanti di come nelle loro possibilità potrebbero essere. Per cui serve dare a Porto San Giorgio una sua luce, una sua identità notturna attraverso l’uso di colori e strumenti di illuminazioni moderni e che possano diventare il simbolo stesso della città. Strade colorate in modi diversi oppure con effetti luce, per permettere il cambio dei colori stessi, a tempi prestabiliti. E per fare tutto ciò indire un concorso internazionale aperto ai giovani ingegneri della luce (lighting designer), italiani ma anche di altre nazioni o continenti, per avere da loro quel qualcosa di internazionale che ci potrebbe far riconoscere in tutto il mondo.
Si potrebbero contattare le tante - e tutte di primissimo piano - aziende italiane produttrici di apparecchi per l’illuminazione. Non dimentichiamoci infatti che i due mega fari che, a New York, simulano l’effetto torri gemelle, sono di produzione italiana, per cui siamo fra i migliori del mondo. Ecco quindi una Porto San Giorgio illuminata di nuovo dalle giovani generazioni di artisti della luce e magari anche da chi usa le luci per grandi eventi o concerti. Nelle grandi città, e non solo Roma, spesso si assiste a veri e proprio spettacoli di luci, per cui non si capisce il perché la stessa cosa non si potrebbe fare a Porto San Giorgio, magari allestendo una vera e propria Olimpiade della luci, una gara Internazionale artistico-culturale che faccia da anteprima, ma che si possa ripetere ogni anno, al vero riaccendere Porto San Giorgio tramite le capacità artistiche dei giovani talenti.
Qualcuno ironizzerà su ipotetiche strade a luci rosse, ma ad Amsterdam oltre ad essere fra le più visitate e non solo per il sesso, sono una delle componenti principali dei pacchetti turistici, per cui prima dell’ironia pensiamo anche al ritorno di immagine che inevitabilmente ricadrà su Porto San Giorgio come pure su tutto il litorale, grazie ai tantissimi articoli giornalistici e riprese televisive, oltre che dalla vendita delle immagini così realizzate.
Ed ecco Cocci & Nella che discutono della proposta...
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ovvero una Porto San Giorgio illuminata
dai giovani talenti degli effetti luminosi.
di Laura Gioventù
Roma: un lungo fascio di luce tricolore |
Che belle le luminarie di Natale, danno alle città quel qualcosa in più che normalmente manca.
A Roma una onda luminosa tricolore lunga un chilometro e mezzo è stata super fotografata e stra ripresa da tutti i turisti e le televisioni del mondo, veramente di effetto e anche semplice nella sua progettazione, tanto apprezzata che il Comune ha deciso di non toglierla e i tantissimi romani concordi hanno ringraziato.
Del resto la stessa parola, illuminazione, ci riporta ad un altro termine, illuminante, spesso preso a prestito per qualificare una cosa o una iniziativa positiva. A Porto San Giorgio si parla spesso della città come di un “faro” di riferimento per tutto un territorio in cerca di identità, si parla di migliorare la visibilità turistica del litorale ma sempre pensando a soluzioni commerciali come se il commercio sia la sola fonte di reddito e di attrattiva turistica.
Porto San Giorgio avrebbe un disperato bisogno di una onda luminosa, di avere una rilevanza maggiore attraverso la realizzazione di una nuova e innovativa progettazione della sua luce urbana. Strade poco illuminate e anonime, quando addirittura senza luce, percorsi turistici scarsi di complicità elettrica risultano meno affascinanti di come nelle loro possibilità potrebbero essere. Per cui serve dare a Porto San Giorgio una sua luce, una sua identità notturna attraverso l’uso di colori e strumenti di illuminazioni moderni e che possano diventare il simbolo stesso della città. Strade colorate in modi diversi oppure con effetti luce, per permettere il cambio dei colori stessi, a tempi prestabiliti. E per fare tutto ciò indire un concorso internazionale aperto ai giovani ingegneri della luce (lighting designer), italiani ma anche di altre nazioni o continenti, per avere da loro quel qualcosa di internazionale che ci potrebbe far riconoscere in tutto il mondo.
Si potrebbero contattare le tante - e tutte di primissimo piano - aziende italiane produttrici di apparecchi per l’illuminazione. Non dimentichiamoci infatti che i due mega fari che, a New York, simulano l’effetto torri gemelle, sono di produzione italiana, per cui siamo fra i migliori del mondo. Ecco quindi una Porto San Giorgio illuminata di nuovo dalle giovani generazioni di artisti della luce e magari anche da chi usa le luci per grandi eventi o concerti. Nelle grandi città, e non solo Roma, spesso si assiste a veri e proprio spettacoli di luci, per cui non si capisce il perché la stessa cosa non si potrebbe fare a Porto San Giorgio, magari allestendo una vera e propria Olimpiade della luci, una gara Internazionale artistico-culturale che faccia da anteprima, ma che si possa ripetere ogni anno, al vero riaccendere Porto San Giorgio tramite le capacità artistiche dei giovani talenti.
Qualcuno ironizzerà su ipotetiche strade a luci rosse, ma ad Amsterdam oltre ad essere fra le più visitate e non solo per il sesso, sono una delle componenti principali dei pacchetti turistici, per cui prima dell’ironia pensiamo anche al ritorno di immagine che inevitabilmente ricadrà su Porto San Giorgio come pure su tutto il litorale, grazie ai tantissimi articoli giornalistici e riprese televisive, oltre che dalla vendita delle immagini così realizzate.
Ed ecco Cocci & Nella che discutono della proposta...
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