La fila sulla Nazionale in certe ore del giorno è micidiale, l’idea che una arteria del genere possa passare dentro i paesi lacerandone il tessuto urbano è demenziale, costringe a restare fermi, immobili e il sole estivo poi cuoce le scatole a motore peggio di come certi ristoratori facciano con gli arrosticini.
Vedere la gente camminare crea rabbia e pure della sana invidia, e ci si chiede perché si è preso la macchina invece della bicicletta, poi fra le tante facce sconosciute una faccia amica.
- Ciao Giovanna, dove stai andando con quel cane al guinzaglio, è il tuo?-
E mentre mi sbraccio per salutare Giovanna il cane mi osserva e movendo la coda sbatte il sedere sulle gambe della mia amica, ho idea che voglia farsi accarezzare da me anche se sono in macchina.
Giovanna ricambia il saluto e mi fa cenno di parcheggiare in una delle stradine laterali, cosa che non senza difficoltà provo a fare.
Stavolta la sorpresa, è solo la Nazionale ingolfata di carburante bruciato, le stradine laterali sono addirittura vuote, parcheggio, scendo e mi dirigo verso Giovanna, ma dopo pochi passi il suo cane mi salta sulle ginocchia per farsi accarezzare.
- Ma questo chi sarebbe?,-
e lo dico mentre cerco sorridendo di allontanare la sua festosa baldanza canina.
- Questo tanto per cominciare è una lei, e ora ti racconto dove l’ho trovata, però andiamo a sederci al bar perché è l’ora del caffè per me.-
Giovanna è sempre una bella donna anche se gli anni passano, occhi vellutati di azzurro, capelli mossi da riccioli perfetti, una mente fervida e viva, e una predilezione per l’originalità dei comportamenti positivi, in sintesi non è una comare pettegola.
-Dai che ti racconto, nel frattempo dimmi cosa vuoi da bere…eravamo in viaggio, io e Luigi (suo marito), la solita autostrada, il solito autogrill, la solita sosta in bagno, e mentre tornavo verso il bar un cartello ha colpito la mia curiosità, era scritto solo…
”Lascialo qui e poi scompari!”,
sulle prime pensavo ad uno scherzo, poi ad una provocazione, alla fine chiesi al benzinaio come spiegava la stranezza del cartello, e lui, senza neppure dire parola mimò una portiera che si apre, due mani che prendono un pacco da dentro l’abitacolo e lo gettano via lontano da loro, poi la portiera si richiedeva e la macchina sgommando ripartiva. Sulle prime feci fatica a ragionarci sopra, e mi servì molto la sua disponibilità per capire meglio. Il benzinaio finì di servire l’ennesimo cliente e poi mi fece cenno di seguirlo, svoltammo prima a destra e poi a sinistra per arrivare in un piccolo spiazzale dove un altro cartello, identico nel messaggio al precedente, ma molto più grande, direi più colpevolizzante, ripeteva.
”Lascialo qui e poi scompari!”
e sotto al cartello due cucce e tre cani che stavano mangiando da una ciotola delle crocchette per cani.
Non realizzai nulla finché il benzinaio non mi spiegò il mistero, lui mi disse che era stufo di ritrovare spesso cani abbandonati nella sua pompa di benzina, che sti cani gli facevano molta pena, ma era la rabbia verso chi li abbandonava che lo aveva convinto a fare sta cosa, in sintesi aveva predisposto un luogo di prima accoglienza per queste povere bestioline, con due cucce e delle ciotole, poi in un cestino di vimini aveva messo dieci euro ed un cartello con scritto:
…ora che sei diventato un animale peggiore di quello che stai abbandonando, almeno contribuisci alla sua NON morte lasciando qualche euro per le crocchette!…
Io restai basita per la semplicità dell’idea, un modo per ribattere in maniera umana ad una cosa schifosa e bestiale, e mentre guardavo la scena lei, si lei la MIA canetta, mi si avvicinò per farsi accarezzare, la cosa mi intenerì il cuore e chiesi al benzinaio che fine facessero questi cani, e lui mi ha colpito nello stomaco dicendo una cosa semplicissima…questi cani sono qui per aspettare una come lei che, dandole la prima carezza la prenderà con sé per non abbandonarla più!-
Finito il racconto calò un silenzio assordante dentro di me, sta cosa mi faceva piangere per la sua semplicità, e per la sua umanità, non tanto per il gesto di Giovanna, prendere la canetta e portala via con se, ma del benzinaio, poteva anche fregarsene, invece ha voluto denunciare il fatto non con petizioni spesso inutili, ma con l’esempio, un novello Francesco d’Assisi al sapore di idrocarburi.
E mentre il cameriere cercava di fare lo spiritoso servendoci il caffè, pensavo a tutti i distributori della nostra provincia che sempre più spesso la sola azione sociale che fanno è aumentare il costo dei carburanti in maniera a dir poco selvaggia, mentre nella realtà potrebbero dare vita ad una catena di prima accoglienza mettendo due semplici cucce a disposizione e un cestino di vimini per raccogliere le offerte in denaro per il sostentamento di questi nostri amici a quattro zampe in disgrazia, spesso si parla di grandi progetti mentre iniziando dal basso e da queste minime forme di umanità potremmo dimostrare che apparteniamo ancora alla razza umana, sempre meno razza e sempre più umana.
pubblicato su .... informazione.tv
domenica 8 agosto 2010
CRONACHE CATANE
Cronache Catane,
ovvero, come cucirsi addosso un abito fuori misura.
di Laura Gioventù
Tra le tante proposte culturali (e di divertimento?) della nostra Provincia, vorrei riflettere sulla rassegna Sangiorgese di letteratura e musica dal titolo “Di Villa in Villa”,
ed in particolare sul secondo appuntamento che, causa tempo incerto, ha avuto luogo presso il teatro Comunale di Porto San Giorgio, per cui neppure nel luogo scelto si è rispettato il titolo della rassegna.
L’evento era incentrato sul tema:
Libri & libertà, importanza della lettura e dello studio per formare autonomamente la propria coscienza critica ed intellettuale. Titolo ambizioso e forse anche arrogante, e per meritarsi l’attenzione del pubblico si era pensato di presentare stralci di un testo del poeta Spagnolo Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936) tradotto dallo scrittore marchigiano Lucilio Santoni.
Oltre ai testi di Lorca sono stati letti in lingua originale ( Spagnolo ) alcune poesie di
Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo
(Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986)
e di Pablo Neruda
(Parral, 12 luglio 1904 – Santiago, 23 settembre 1973).
A concludere il tutto, il concerto di chitarra classica di Christian Lavenier.
Adesso che abbiamo presentato la forma “Ufficiale” della proposta culturale, veniamo alla sua realizzazione pratica. Ma se vi aspettate la cronaca di una manifestazione intellettualmente onesta vi avviso subito che di “marchetta” si è trattato, ed anche di una delle peggiori riuscite.
“Marchetta” non è un film, qualcuno la vede come una commedia di insuccessi comunque andati in scena, altri ci vedono dentro la solita prepotenza dei potenti, fatto è che sempre di agevolazioni autorizzate si tratta ed in questo caso i fatti dicono che un Assessorato pubblico finanzia iniziative ad uso ed abuso del suo diretto responsabile, l’Assessore alla Cultura del comune di Porto San Giorgio, PSG per i vitelloni del posto.
L’intellettuale Catà Cesare, come direbbe Marcantonio “è uomo d’onore”, tanto d’onore che ha pensato bene di elargire contributi a se stesso in forma trina, autore, presentatore e commentatore, altro che malattia da protagonismo, qui siamo di fronte ad un caso di culto della im-personalità dirompente, persino i comunicati stampa recano la sua firma.
Costui sarebbe ben raffigurato con le parole …“El purtava i scarp de tennis”… come il protagonista della canzone di Enzo Jannaci e come una signora in preda alle “vampate” della menopausa per quanto si sia “sventagliato” con il libro della presentazione per buona parte della serata.
Tra il pubblico …. se non ricordo male …. c’erano gli assenti (ingiustificati?) e fra tutti il sindaco di PSG, Andrea Agostini che a fare le sue veci ha spedito la sua mamma, la Prof.ssa Fioretti, sempre elegantissima e soprattutto truccatissima!
Tra i presenti anche la Prof.ssa Nanda Anibaldi insieme ad Elisa Ravanese dell’Associazione Culturale Armonica-mente.
Assenti giustificatissimi invece i giovani, praticamente sconosciuti come fruitori di cultura dagli organizzatori, anzi … dall’Assessore, visto che ha fatto praticamente tutto da solo!
Sicuramente esiste una strategia precisa dell’Assessorato in merito alla partecipazione del pubblico agli eventi che propone, altrimenti non si spiegherebbe la scelta del luogo, del programma e del clima filosofico voluto. Il tutto aveva il sapore di invito con preghiera di non intervenire, originale come volontà culturale, molto originale.
I ragazzi di PSG avrebbero invece bisogno di stimoli forti per abbandonare gli chalet, grande fratello, facebook e la noiosa abitudine di perdere tempo fra una vasca e l’altra del lungomare.
Avrebbero bisogno di riconoscersi e di identificarsi per interessarsi e appassionarsi.
Magari se provassimo ad organizzare incontri sulle letterature per i giovani, con i valori per i giovani non sarebbe meglio?
Senza nulla togliere a Lorca & dintorni ma si potrebbero usare altri scrittori, con meno ragnatele sui loro libri e più fascino per i ragazzi …. sarebbe come pretendere che si appassionino al cinema mostrando loro Ladri di Biciclette e non Avatar … ad ognuno la sua cultura senza steccati, please.
E il nostro giovane Holden (l’Ass. Catà) non potrebbe cimentarsi tra un passo di Bukowski e una favola stile Italo Calvino, invece di riproporre le solite storie di gnomi ed elfi irlandesi?
Tuttavia, pur essendo un tema molto interessante, l’appuntamento non ha espresso moltissimo interesse neanche tra i presenti. Dietro me era seduta la signora Rottermaier che con le sue amiche non se la smetteva di fare commenti stile …. capisco tutto io …. quasi a voler suggerire le frasi al traduttore Lucilio Santoni, che durante l’intervista centellinava le parole con una lentezza da imbarazzanti silenzi.
Le care zie non hanno gradito nemmeno molto le letture in lingua spagnola.
A loro poco importava della musicalità del testo e reclamavano ad alta voce la traduzione letterale, magari in dialetto Marchigiano, come lo stesso Catà Cesare usa nelle sue commedie celebrate nel teatro comunale l’inverno scorso … altra forma di marchetta???
Le critiche sono salite allo zenit con l’esibizione del musicista.
Tecnicamente bravissimo ma solo per pochi intenditori. I brani conciliavano il sonno e c’è chi dopo la prima canzone si è alzato ed è andato via.
Dai commenti “Mi sto annoiando da morire” del secondo brano si è passati ad un ronzio fastidioso.
Non stavano russando ma “cubbanavano”. Il russo, lo saprete, non è più la lingua in voga e le russe stanno perdendo punti. Piacciono molto di più le ragazze del mar dei caraibi come la bellissima lettrice Clara Serrano Diaz. Che sembra sia, come l’edicolante della piazza mi ha detto stamane, la nuova fiamma del giovane Assessore.
L’Assessorato sangiorgese se la suona e se la canta!
Insomma, si è trattato della solita cosa fatta in casa come i “vincisgrassi”, eventi in odore di cultura per pochi eletti sponsorizzati da un assessorato minuscolo per punti di vista e respiro culturale che invece di allargare la base dei possibili fruitori, tende sempre di più a rinchiudersi in piccoli posti pur di celebrare il mito della Elitè culturale.
Un assessorato che non ha il coraggio di osare provocazioni culturali ma preferisce seguire la strade del certo, del tranquillo e del fantasy. L’appuntamento non è stato pensato in funzione del pubblico, e probabilmente l’ideatore non è in grado di affrontare una platea che possa criticarlo ed è stato più interessato a chi non c’era.
Tremiamo alla sola ipotesi di una nuova rassegna di questo livello, temiamo la si voglia chiamare … Di Condominio in Condominio …. aiutoooooooo.
ovvero, come cucirsi addosso un abito fuori misura.
di Laura Gioventù
Tra le tante proposte culturali (e di divertimento?) della nostra Provincia, vorrei riflettere sulla rassegna Sangiorgese di letteratura e musica dal titolo “Di Villa in Villa”,
ed in particolare sul secondo appuntamento che, causa tempo incerto, ha avuto luogo presso il teatro Comunale di Porto San Giorgio, per cui neppure nel luogo scelto si è rispettato il titolo della rassegna.
L’evento era incentrato sul tema:
Libri & libertà, importanza della lettura e dello studio per formare autonomamente la propria coscienza critica ed intellettuale. Titolo ambizioso e forse anche arrogante, e per meritarsi l’attenzione del pubblico si era pensato di presentare stralci di un testo del poeta Spagnolo Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936) tradotto dallo scrittore marchigiano Lucilio Santoni.
Oltre ai testi di Lorca sono stati letti in lingua originale ( Spagnolo ) alcune poesie di
Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo
(Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986)
e di Pablo Neruda
(Parral, 12 luglio 1904 – Santiago, 23 settembre 1973).
A concludere il tutto, il concerto di chitarra classica di Christian Lavenier.
Adesso che abbiamo presentato la forma “Ufficiale” della proposta culturale, veniamo alla sua realizzazione pratica. Ma se vi aspettate la cronaca di una manifestazione intellettualmente onesta vi avviso subito che di “marchetta” si è trattato, ed anche di una delle peggiori riuscite.
“Marchetta” non è un film, qualcuno la vede come una commedia di insuccessi comunque andati in scena, altri ci vedono dentro la solita prepotenza dei potenti, fatto è che sempre di agevolazioni autorizzate si tratta ed in questo caso i fatti dicono che un Assessorato pubblico finanzia iniziative ad uso ed abuso del suo diretto responsabile, l’Assessore alla Cultura del comune di Porto San Giorgio, PSG per i vitelloni del posto.
L’intellettuale Catà Cesare, come direbbe Marcantonio “è uomo d’onore”, tanto d’onore che ha pensato bene di elargire contributi a se stesso in forma trina, autore, presentatore e commentatore, altro che malattia da protagonismo, qui siamo di fronte ad un caso di culto della im-personalità dirompente, persino i comunicati stampa recano la sua firma.
Costui sarebbe ben raffigurato con le parole …“El purtava i scarp de tennis”… come il protagonista della canzone di Enzo Jannaci e come una signora in preda alle “vampate” della menopausa per quanto si sia “sventagliato” con il libro della presentazione per buona parte della serata.
Tra il pubblico …. se non ricordo male …. c’erano gli assenti (ingiustificati?) e fra tutti il sindaco di PSG, Andrea Agostini che a fare le sue veci ha spedito la sua mamma, la Prof.ssa Fioretti, sempre elegantissima e soprattutto truccatissima!
Tra i presenti anche la Prof.ssa Nanda Anibaldi insieme ad Elisa Ravanese dell’Associazione Culturale Armonica-mente.
Assenti giustificatissimi invece i giovani, praticamente sconosciuti come fruitori di cultura dagli organizzatori, anzi … dall’Assessore, visto che ha fatto praticamente tutto da solo!
Sicuramente esiste una strategia precisa dell’Assessorato in merito alla partecipazione del pubblico agli eventi che propone, altrimenti non si spiegherebbe la scelta del luogo, del programma e del clima filosofico voluto. Il tutto aveva il sapore di invito con preghiera di non intervenire, originale come volontà culturale, molto originale.
I ragazzi di PSG avrebbero invece bisogno di stimoli forti per abbandonare gli chalet, grande fratello, facebook e la noiosa abitudine di perdere tempo fra una vasca e l’altra del lungomare.
Avrebbero bisogno di riconoscersi e di identificarsi per interessarsi e appassionarsi.
Magari se provassimo ad organizzare incontri sulle letterature per i giovani, con i valori per i giovani non sarebbe meglio?
Senza nulla togliere a Lorca & dintorni ma si potrebbero usare altri scrittori, con meno ragnatele sui loro libri e più fascino per i ragazzi …. sarebbe come pretendere che si appassionino al cinema mostrando loro Ladri di Biciclette e non Avatar … ad ognuno la sua cultura senza steccati, please.
E il nostro giovane Holden (l’Ass. Catà) non potrebbe cimentarsi tra un passo di Bukowski e una favola stile Italo Calvino, invece di riproporre le solite storie di gnomi ed elfi irlandesi?
Tuttavia, pur essendo un tema molto interessante, l’appuntamento non ha espresso moltissimo interesse neanche tra i presenti. Dietro me era seduta la signora Rottermaier che con le sue amiche non se la smetteva di fare commenti stile …. capisco tutto io …. quasi a voler suggerire le frasi al traduttore Lucilio Santoni, che durante l’intervista centellinava le parole con una lentezza da imbarazzanti silenzi.
Le care zie non hanno gradito nemmeno molto le letture in lingua spagnola.
A loro poco importava della musicalità del testo e reclamavano ad alta voce la traduzione letterale, magari in dialetto Marchigiano, come lo stesso Catà Cesare usa nelle sue commedie celebrate nel teatro comunale l’inverno scorso … altra forma di marchetta???
Le critiche sono salite allo zenit con l’esibizione del musicista.
Tecnicamente bravissimo ma solo per pochi intenditori. I brani conciliavano il sonno e c’è chi dopo la prima canzone si è alzato ed è andato via.
Dai commenti “Mi sto annoiando da morire” del secondo brano si è passati ad un ronzio fastidioso.
Non stavano russando ma “cubbanavano”. Il russo, lo saprete, non è più la lingua in voga e le russe stanno perdendo punti. Piacciono molto di più le ragazze del mar dei caraibi come la bellissima lettrice Clara Serrano Diaz. Che sembra sia, come l’edicolante della piazza mi ha detto stamane, la nuova fiamma del giovane Assessore.
L’Assessorato sangiorgese se la suona e se la canta!
Insomma, si è trattato della solita cosa fatta in casa come i “vincisgrassi”, eventi in odore di cultura per pochi eletti sponsorizzati da un assessorato minuscolo per punti di vista e respiro culturale che invece di allargare la base dei possibili fruitori, tende sempre di più a rinchiudersi in piccoli posti pur di celebrare il mito della Elitè culturale.
Un assessorato che non ha il coraggio di osare provocazioni culturali ma preferisce seguire la strade del certo, del tranquillo e del fantasy. L’appuntamento non è stato pensato in funzione del pubblico, e probabilmente l’ideatore non è in grado di affrontare una platea che possa criticarlo ed è stato più interessato a chi non c’era.
Tremiamo alla sola ipotesi di una nuova rassegna di questo livello, temiamo la si voglia chiamare … Di Condominio in Condominio …. aiutoooooooo.
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CRONACHE FERMANE
Autobus panoramici e motofette.
di Laura Gioventù
Ieri sera ho incontrato due ragazzi, miei amici.
I soliti Fidanzati Storici di cui la nostra Provincia è satura,
di quelli che “stanno insieme da bambini” e ora pare stiano per andare a convivere. Pare, perché lei, smaniosa come tutte le donne delle nostre parti, si vorrebbe sposare, accasare suona meglio,
e lui al solo sentirselo chiedere,
chiedere è solo un eufemismo sarebbe giusto dire comandare,
per poco non collassata, si è fatto prendere dallo spavento e, per la solita codardia tutta maschile, al grido di…non sono pronto per un passo del genere…. cosa ha fatto di edificante?….l’ha mollata…
si ma solo per due giorni… poi,
preso dai soliti rimorsi tutti maschili, chiamasi anche confusione aggravata, è tornato sui suoi passi, ha chiesto scusa per la reazione e per farsi perdonare le ha offerto un bel fine settimana a Roma.
La promessa di matrimonio ancora no, ma la vacanza a Roma almeno si.
E ci mancherebbe pure, era il minimo che potesse fare per farsi perdonare.
E poi, diciamoci la verità, che pizza ‘sto Porto San Giorgio.
Basta! Non se ne può più di passeggiare su e giù per il lungomare come i pesci rossi nella vasca!
Ma la cosa più originale e buffa della storia è che sono andati a Roma con la corriera.
- Con la corriera?
- Ma non potevano prendere la macchina?
- E perché, ci sono autobus che vanno a Roma?
La corriera?…si perché ci sono due compagnie di viaggio con otto corse al giorno. In pratica ne parte uno ogni ora e mezza.
La corriera?…si perché non volevano preoccuparsi del parcheggio e stressarsi con il traffico, e poi la strada e il rischio…
La corriera?…si, e si sono trovati benissimo.
Sono stati come dei pascià.
Ma, secondo te, pascià è un principe o un sultano? Da dove sarà mai nato questo modo di dire? Hum …. Chissà … vabbè
… comunque, le tre ore di viaggio sono praticamente volate.
Hanno dormicchiato un po’, lei ha letto un libro e lui ha ascoltato un po’ di musica. Si sono alzati alle 5 del mattino, ma tanto è estate e con il caldo comunque non si riesce a dormire. Ed alle nove, puntuali, sono arrivati a Roma Capoccia.
- Una volta arrivati a destino, come hanno fatto per spostarsi?
Semplice, arrivati alla Stazione Termini hanno trovato un punto informativo e pure un’edicola che vende i biglietti della metropolitana. Con pochi passi a piedi sono arrivati alla metropolitana. Insieme ai biglietti della metropolitana l’edicolante gli ha fornito una piantina della città e già sapevano dove scendere e salire, che cosa vedere e che cosa evitare.
Pazzesco!
Non avevano nemmeno prenotato l’albergo ma, al punto informativo, hanno trovato una ragazza tanto “servizievole” che vedendoli con la faccia da “squattrinati” li ha sistemati in un albergo che con 45euro ha dato loro una “doppia” e se la sono cavata.
Aria condizionata e prima colazione.
Pulitissimo, e per dirlo lei che fa sempre la “schicchignosa”…!
Tra metro, autobus e “motofette” in due giorni hanno visto parecchie cose!
- Con le che?
Le “motofette”! Sì, sì, a piedi,
ma da dove vieni, da Porto San Giorgio che non hai mai sentito questo termine???? Roma è tutta in pianura, a parte sette colli e altri “montarozzi” vari, ma tutto scalabile a piedi, mica come Fermo! Ed è meno faticoso spostarsi a piedi.
Insomma, si sono divertiti da morire, hanno conosciuto un po’ di mondo, si son fatti le coccole e hanno fatto la pace. Meglio di così non poteva andare!…anche la pizza a Trastevere hanno mangiato.
E mentre ascoltavo il racconto che mi facevano riflettevo su un paradosso.
La scorsa settimana, è venuto un nostro amico di Roma, per trascorrere qualche giorno nella nostra Provincia, e anche lui è arrivato con il pullman.
Sì, perché da e per Roma tanti ne partono e altrettanti ne arrivano.
- Tutta testa, non pensavo!
Lui, vivendo nella capitale è molto abituato a spostarsi con i mezzi pubblici, e non aveva voglia di guidare ma solo di riposarsi. E invece si è solo incazzato.
- Perché?
Perché non pensava che per andare da Sant’Elpidio a Mare a Fermo devi fare l’autostop. Per spostarti da Fermo a Servigliano devi sperare che qualche amico ti carichi in auto.
Da Porto Sant’Elpidio a Porto San Giorgio tra un autobus e l’altro devi aspettare minimo un’ora.
E più si va verso l’interno e più la situazione peggiora.
Per andare a Ortezzano oppure a Falerone devi solo pregare in un miracolo o in qualche Santo.
- Direte voi … non poteva noleggiare una macchina?
Certo, è un’ottima idea, ma se si conoscono le strade e i posti!
Ha provato anche a chiedere a degli amici che ha in zona ed ha scoperto che spesso noi marchigiani non conosciamo nemmeno i nostri paesi.
Che tristezza!
Poi mi ha raccontato che faceva caldo e voleva prender fiato in un bar.
Ma anche qui, dopo aver chiesto più volte dell’acqua minerale naturale, gli hanno portato l’acqua gassata e per di più pure calda. Senza un vassoio e senza nemmeno un tovagliolino.
Non è che a Roma siano tutte rose e fiori, ma si sperava che la famosa accoglienza delle Marche Sporche fosse una realtà mentre invece si è rivelata la solita leggenda Provinciale.
Eppure noi marchigiani, da turisti, siamo tanto esigenti, e come mai allora i nostri, di turisti, li mettiamo nella condizione di stare male al punto da volerli cacciare via?
Sembriamo infastiditi se non addirittura scocciati dalla loro presenza. Noi ci troviamo molto bene da loro ma non succede altrettanto per loro da noi … eppure i nostri emigrati hanno contribuito molto alla bellezza di posti come Roma, anche dal punto di vista turistico, ma nella nostra terra non riusciamo a fare la stessa cosa quando dovremmo addirittura dare il massimo.
E’ inutile avere le spiagge con le bandiere blu, verdi e arancioni, i teatri, le chiese e l’arte, le colline e la natura, le mostre e gli eventi culturali se poi non sappiamo che cosa abbiamo persino a due metri dal naso e non conosciamo nemmeno il paese dove viviamo.
Abbiamo imparato a fare le scarpe, ma perché continuiamo a passare le sole?
Eppure, basterebbe così poco. Volete un esempio?… bene, eccovelo!
Già in altre città lo fanno, a Londra, per esempio, ma anche nella stessa Roma.
Oltre ai soliti e molteplici servizi di trasporto pubblico, inesistenti dalle nostre parti, nelle arterie più importanti e davanti ai siti turistici di maggiore risonanza, passano dei pullman aperti, la gente da seduta può ammirare il panorama seguendo un percorso studiato proprio per chi avrebbe difficoltà per trovare presto certi luoghi turistici. Oltre al costo ragionevole la vera comodità è vedere ed ascoltare guide turistiche che spiegano i luoghi e danno le indicazioni migliori per altri percorsi, culinari e di acquisti compresi … insomma un vero servizio per il turista …. Perché la Provincia di Fermo, che potrebbe fare altrettanto mettendo a disposizione un pullman di quelli a due piani, sta cosa non la fa??
Hai presente un autobus cabrio? Sì, sì, proprio quello!
Una corriera che si muova dal mare alla collina fino alla montagna, attraversando tutta la Marca Fermana, dove i turisti si possano sedere al piano superiore e godere della vista del nostro paesaggio meraviglioso, spiegato e commentato da una guida turistica.
Prendiamo tutti i laureati in Beni Culturali che stanno a spasso perché non trovano lavoro e diamo loro questa occasione per sviluppare una idea fino a farla diventare realtà! Costerebbe anche poco se ci fossero privati interessati alla pubblicità …
e poi, ma vuoi mettere che cosa sarebbe osservare il nostro splendido panorama dall’alto?!?!… vedere la dolcezza del paesaggio mentre oltre la siepe non copre più l’infinito ma lo mostra in salsa marchigiana???
Si potrebbero organizzare pullman che servano anche per i più piccoli.
I bambini impazzirebbero solo all’idea e le mamme di questi piccoli turisti sarebbero ben contente di affidare i loro pupi a guide e animatori motivati e sorridenti, in fondo è ricchezza che si crea mica rapine a mano armata.
Stesso discorso per chi l’età la tiene d’argento ma non vuole stare tutto il giorno a ciondolarsi fra bagnanti e passeggiate senza carte da giocare.
Ma la vera “figata” (si può dire, no?) sarebbe quella di organizzare giri notturni per i turisti esigenti ma rispettosi dell’ambiente, tra le suggestioni delle luci della notte e la scoperta di antiche vestigia medioevali di sicuro sarebbero contenti per l’unicità della proposta e del risultato…. Sarebbe uno spettacolo davvero unico!
- E si potrebbero studiare itinerari diversi per i diversi pubblici.
Certo che si potrebbe.
Ci ho riflettuto parecchio e credo che sia il nostro stesso orgoglio che ci invalida! Altrimenti, com’è possibile che nessuno ci abbia mai pensato?
Mi dirai pure che qualcosa è stato organizzato, ma sono i soliti bus con il tetto per gli anziani che vanno alle terme.
Niente da obiettare, anzi, ci mancherebbe pure, ma io sto parlando di un’altra cosa!
Non si sta parlando di fare grandi studi di marketing. Non dobbiamo mettere in piedi grandi organizzazioni. Non dobbiamo costruire strade, alberghi e residence. Abbiamo già tutto, allora sfruttiamolo!
Dobbiamo solo cambiare la prospettiva, cambiare il punto di vista dal quale vediamo o non vediamo il mondo che si evolve.
Dobbiamo cambiare il punto di vista! Ma che cosa stiamo aspettiamo? Che passino gli anni e pure le voglie? La Provincia non ha un autobus decappottato? Non sarebbe una spesa insostenibile e comunque potremmo pure farcene prestare uno dal Comune di Roma? Gratuitamente! E perché no? In cambio potremmo offrire ogni mese ai turisti capitolini un giro turistico mensile per i loro bambini! … insomma il pullman non sarebbe il problema … il problema non è un pullman ma la direzione che si vuole dare alla proposta e alla strategia turistica della Provincia di Fermo.
Abbiamo imparato a fare le scarpe, perché continuiamo a passare sole?
Mi auguro che VOLONTA’ POLITICA non sia troppo presa da PROVINCIA, che oramai è grandicella e cammina da sola, per corteggiare e conquistare NUOVA IDEA. Prima che questa gli metta le corna con una PROVINCIA più intraprendente!
pubblicato su .... informazione.tv
di Laura Gioventù
Ieri sera ho incontrato due ragazzi, miei amici.
I soliti Fidanzati Storici di cui la nostra Provincia è satura,
di quelli che “stanno insieme da bambini” e ora pare stiano per andare a convivere. Pare, perché lei, smaniosa come tutte le donne delle nostre parti, si vorrebbe sposare, accasare suona meglio,
e lui al solo sentirselo chiedere,
chiedere è solo un eufemismo sarebbe giusto dire comandare,
per poco non collassata, si è fatto prendere dallo spavento e, per la solita codardia tutta maschile, al grido di…non sono pronto per un passo del genere…. cosa ha fatto di edificante?….l’ha mollata…
si ma solo per due giorni… poi,
preso dai soliti rimorsi tutti maschili, chiamasi anche confusione aggravata, è tornato sui suoi passi, ha chiesto scusa per la reazione e per farsi perdonare le ha offerto un bel fine settimana a Roma.
La promessa di matrimonio ancora no, ma la vacanza a Roma almeno si.
E ci mancherebbe pure, era il minimo che potesse fare per farsi perdonare.
E poi, diciamoci la verità, che pizza ‘sto Porto San Giorgio.
Basta! Non se ne può più di passeggiare su e giù per il lungomare come i pesci rossi nella vasca!
Ma la cosa più originale e buffa della storia è che sono andati a Roma con la corriera.
- Con la corriera?
- Ma non potevano prendere la macchina?
- E perché, ci sono autobus che vanno a Roma?
La corriera?…si perché ci sono due compagnie di viaggio con otto corse al giorno. In pratica ne parte uno ogni ora e mezza.
La corriera?…si perché non volevano preoccuparsi del parcheggio e stressarsi con il traffico, e poi la strada e il rischio…
La corriera?…si, e si sono trovati benissimo.
Sono stati come dei pascià.
Ma, secondo te, pascià è un principe o un sultano? Da dove sarà mai nato questo modo di dire? Hum …. Chissà … vabbè
… comunque, le tre ore di viaggio sono praticamente volate.
Hanno dormicchiato un po’, lei ha letto un libro e lui ha ascoltato un po’ di musica. Si sono alzati alle 5 del mattino, ma tanto è estate e con il caldo comunque non si riesce a dormire. Ed alle nove, puntuali, sono arrivati a Roma Capoccia.
- Una volta arrivati a destino, come hanno fatto per spostarsi?
Semplice, arrivati alla Stazione Termini hanno trovato un punto informativo e pure un’edicola che vende i biglietti della metropolitana. Con pochi passi a piedi sono arrivati alla metropolitana. Insieme ai biglietti della metropolitana l’edicolante gli ha fornito una piantina della città e già sapevano dove scendere e salire, che cosa vedere e che cosa evitare.
Pazzesco!
Non avevano nemmeno prenotato l’albergo ma, al punto informativo, hanno trovato una ragazza tanto “servizievole” che vedendoli con la faccia da “squattrinati” li ha sistemati in un albergo che con 45euro ha dato loro una “doppia” e se la sono cavata.
Aria condizionata e prima colazione.
Pulitissimo, e per dirlo lei che fa sempre la “schicchignosa”…!
Tra metro, autobus e “motofette” in due giorni hanno visto parecchie cose!
- Con le che?
Le “motofette”! Sì, sì, a piedi,
ma da dove vieni, da Porto San Giorgio che non hai mai sentito questo termine???? Roma è tutta in pianura, a parte sette colli e altri “montarozzi” vari, ma tutto scalabile a piedi, mica come Fermo! Ed è meno faticoso spostarsi a piedi.
Insomma, si sono divertiti da morire, hanno conosciuto un po’ di mondo, si son fatti le coccole e hanno fatto la pace. Meglio di così non poteva andare!…anche la pizza a Trastevere hanno mangiato.
E mentre ascoltavo il racconto che mi facevano riflettevo su un paradosso.
La scorsa settimana, è venuto un nostro amico di Roma, per trascorrere qualche giorno nella nostra Provincia, e anche lui è arrivato con il pullman.
Sì, perché da e per Roma tanti ne partono e altrettanti ne arrivano.
- Tutta testa, non pensavo!
Lui, vivendo nella capitale è molto abituato a spostarsi con i mezzi pubblici, e non aveva voglia di guidare ma solo di riposarsi. E invece si è solo incazzato.
- Perché?
Perché non pensava che per andare da Sant’Elpidio a Mare a Fermo devi fare l’autostop. Per spostarti da Fermo a Servigliano devi sperare che qualche amico ti carichi in auto.
Da Porto Sant’Elpidio a Porto San Giorgio tra un autobus e l’altro devi aspettare minimo un’ora.
E più si va verso l’interno e più la situazione peggiora.
Per andare a Ortezzano oppure a Falerone devi solo pregare in un miracolo o in qualche Santo.
- Direte voi … non poteva noleggiare una macchina?
Certo, è un’ottima idea, ma se si conoscono le strade e i posti!
Ha provato anche a chiedere a degli amici che ha in zona ed ha scoperto che spesso noi marchigiani non conosciamo nemmeno i nostri paesi.
Che tristezza!
Poi mi ha raccontato che faceva caldo e voleva prender fiato in un bar.
Ma anche qui, dopo aver chiesto più volte dell’acqua minerale naturale, gli hanno portato l’acqua gassata e per di più pure calda. Senza un vassoio e senza nemmeno un tovagliolino.
Non è che a Roma siano tutte rose e fiori, ma si sperava che la famosa accoglienza delle Marche Sporche fosse una realtà mentre invece si è rivelata la solita leggenda Provinciale.
Eppure noi marchigiani, da turisti, siamo tanto esigenti, e come mai allora i nostri, di turisti, li mettiamo nella condizione di stare male al punto da volerli cacciare via?
Sembriamo infastiditi se non addirittura scocciati dalla loro presenza. Noi ci troviamo molto bene da loro ma non succede altrettanto per loro da noi … eppure i nostri emigrati hanno contribuito molto alla bellezza di posti come Roma, anche dal punto di vista turistico, ma nella nostra terra non riusciamo a fare la stessa cosa quando dovremmo addirittura dare il massimo.
E’ inutile avere le spiagge con le bandiere blu, verdi e arancioni, i teatri, le chiese e l’arte, le colline e la natura, le mostre e gli eventi culturali se poi non sappiamo che cosa abbiamo persino a due metri dal naso e non conosciamo nemmeno il paese dove viviamo.
Abbiamo imparato a fare le scarpe, ma perché continuiamo a passare le sole?
Eppure, basterebbe così poco. Volete un esempio?… bene, eccovelo!
Già in altre città lo fanno, a Londra, per esempio, ma anche nella stessa Roma.
Oltre ai soliti e molteplici servizi di trasporto pubblico, inesistenti dalle nostre parti, nelle arterie più importanti e davanti ai siti turistici di maggiore risonanza, passano dei pullman aperti, la gente da seduta può ammirare il panorama seguendo un percorso studiato proprio per chi avrebbe difficoltà per trovare presto certi luoghi turistici. Oltre al costo ragionevole la vera comodità è vedere ed ascoltare guide turistiche che spiegano i luoghi e danno le indicazioni migliori per altri percorsi, culinari e di acquisti compresi … insomma un vero servizio per il turista …. Perché la Provincia di Fermo, che potrebbe fare altrettanto mettendo a disposizione un pullman di quelli a due piani, sta cosa non la fa??
Hai presente un autobus cabrio? Sì, sì, proprio quello!
Una corriera che si muova dal mare alla collina fino alla montagna, attraversando tutta la Marca Fermana, dove i turisti si possano sedere al piano superiore e godere della vista del nostro paesaggio meraviglioso, spiegato e commentato da una guida turistica.
Prendiamo tutti i laureati in Beni Culturali che stanno a spasso perché non trovano lavoro e diamo loro questa occasione per sviluppare una idea fino a farla diventare realtà! Costerebbe anche poco se ci fossero privati interessati alla pubblicità …
e poi, ma vuoi mettere che cosa sarebbe osservare il nostro splendido panorama dall’alto?!?!… vedere la dolcezza del paesaggio mentre oltre la siepe non copre più l’infinito ma lo mostra in salsa marchigiana???
Si potrebbero organizzare pullman che servano anche per i più piccoli.
I bambini impazzirebbero solo all’idea e le mamme di questi piccoli turisti sarebbero ben contente di affidare i loro pupi a guide e animatori motivati e sorridenti, in fondo è ricchezza che si crea mica rapine a mano armata.
Stesso discorso per chi l’età la tiene d’argento ma non vuole stare tutto il giorno a ciondolarsi fra bagnanti e passeggiate senza carte da giocare.
Ma la vera “figata” (si può dire, no?) sarebbe quella di organizzare giri notturni per i turisti esigenti ma rispettosi dell’ambiente, tra le suggestioni delle luci della notte e la scoperta di antiche vestigia medioevali di sicuro sarebbero contenti per l’unicità della proposta e del risultato…. Sarebbe uno spettacolo davvero unico!
- E si potrebbero studiare itinerari diversi per i diversi pubblici.
Certo che si potrebbe.
Ci ho riflettuto parecchio e credo che sia il nostro stesso orgoglio che ci invalida! Altrimenti, com’è possibile che nessuno ci abbia mai pensato?
Mi dirai pure che qualcosa è stato organizzato, ma sono i soliti bus con il tetto per gli anziani che vanno alle terme.
Niente da obiettare, anzi, ci mancherebbe pure, ma io sto parlando di un’altra cosa!
Non si sta parlando di fare grandi studi di marketing. Non dobbiamo mettere in piedi grandi organizzazioni. Non dobbiamo costruire strade, alberghi e residence. Abbiamo già tutto, allora sfruttiamolo!
Dobbiamo solo cambiare la prospettiva, cambiare il punto di vista dal quale vediamo o non vediamo il mondo che si evolve.
Dobbiamo cambiare il punto di vista! Ma che cosa stiamo aspettiamo? Che passino gli anni e pure le voglie? La Provincia non ha un autobus decappottato? Non sarebbe una spesa insostenibile e comunque potremmo pure farcene prestare uno dal Comune di Roma? Gratuitamente! E perché no? In cambio potremmo offrire ogni mese ai turisti capitolini un giro turistico mensile per i loro bambini! … insomma il pullman non sarebbe il problema … il problema non è un pullman ma la direzione che si vuole dare alla proposta e alla strategia turistica della Provincia di Fermo.
Abbiamo imparato a fare le scarpe, perché continuiamo a passare sole?
Mi auguro che VOLONTA’ POLITICA non sia troppo presa da PROVINCIA, che oramai è grandicella e cammina da sola, per corteggiare e conquistare NUOVA IDEA. Prima che questa gli metta le corna con una PROVINCIA più intraprendente!
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Montegiorgio e le sue "Muse sotto le stelle"
“Muse sotto le stelle” di Laura Gioventù
“resta, resta cu' mme'
E allora resta, resta cu' mme'”
non solo resto, ma ritorno molto volentieri!
Sulle note della famosa canzone “Resta con me” di Pino Daniele ha avuto inizio, domenica sera, dopo una brevissima presentazione di Mario Liberati di Archeoclub Montegiorgio, “Muse sotto le stelle”. Uno spettacolo che in un’ora ha unito arte poesia e narrativa, combinando sapienti sonorità acustiche e soavi versi poetici.
Entrando nel Chiostro di Sant’Agostino a Montegiorgio, il rosso dei teli dietro il palco colpisce subito il mio sguardo. L’attenzione è rapita dalle candele ed i lumini accesi sparsi sui tavoli, dai quadri di Giuseppina Pasquali posizionati strategicamente tutt’intorno, e dalle stelle, ah, che belle le stelle! Ma non quelle del cielo, che magari c’erano pure, anche se non ci ho fatto caso. Mi perdonate? Io sto parlando di quelle confezionate con la carta stagnola (voto 8 per l’estro), che impreziosivano le tovaglie di carta dei tavolini. Guardando da lontano, per via della mia miopia, inizialmente non avevo compreso di che cosa si trattasse.
Come mi sono avvicinata ho capito: tutto è stato curato nei minimi dettagli!!!
Il pubblico - bello, elegante e di una certa età - ma non me ne vogliate, per la certa età, era già tutto sistemato ai propri posti ed in silenzio. Che strano! Gli spettatori saranno stati ipnotizzati dal palco oppure suggestionati dall’atmosfera monacale del luogo? (educazione voto 8)
Alle 22, puntuale, è questa volta pure io, è cominciato lo spettacolo.
Il racconto “Il mio primo volo da gabbiano”, interpretato dalla stessa autrice, la montegiorgese Antonella Folchi Vici, ha emozionato fino a farmi immedesimare nelle vicende ricordate. Bellissimo. (l’enfasi del racconto voto 9)
Le poesie di Cristina Del Bello, invece, sono state lette da Manuela Cosenza, e non dall’autrice. Hanno toccano temi importanti ed impegnativi tra i quali il viaggio, la zavorra, il tempo, il pozzo e il fondo, ma non sono riuscita a seguirle al meglio, forse per piccoli inconvenienti nell’audio e nella recitazione. Cara Cristina, perché la prossima volta non provi a leggerle tu stessa? (poesie voto 8)
Brava, molto brava anche la giovanissima Rebecca Liberati che, tra una lettura e l’altra, ha magistralmente interpretato i brani di “Resta con me” di Pino Daniele, “Oh che sarà” di Fiorella Mannoia e “La cura” di Franco Battiato. Davvero una bella voce. (Rebecca, voto 8)
Tutto si è concentrato in breve tempo. È bastato poco più di un’ora per emozionarsi senza annoiarsi. Una serata per “la cura” dell’anima e dello spirito.
Pensavate forse che per far bene le cose occorre necessariamente impiegare molto tempo? Assolutamente no. Almeno in questo caso lo spettacolo ha dimostrato l’esatto contrario.
Cosa, meglio della puntualità e dell’ottima organizzazione potrebbe riuscire ad attirare l’attenzione del pubblico sempre più spesso disinteressato e annoiato?
Il cibo! Ma certo, perché la degustazione finale di vini (delle cantine Dezi di Servigliano), formaggi e dolci (della pasticceria Ilari) alla fine ha messo, come sempre, tutti d’accordo. Interessati e non!
Come mio marito, per esempio, che prima se ne è andato altrove lasciandomi da sola, ma poi di fronte al vassoio pieno di formaggi, non voleva più venir via. (alla superficialità degli uomini voto 4, ai dolci, i miei preferiti, voto 8)
“I montegiorgesi sono bravissimi a fare le cose, ma sono ugualmente bravi a disperderle.”
Con questa considerazione di chiusura, Mario Liberati ha ringraziato e salutato i presenti intervenuti con la speranza di ripetere e diffondere anche altrove questo tipo di appuntamenti!
Ed io invece chiudo riportando alcuni versi della canzone “Oh Che Sarà” di Fiorella Mannoia (2004) solo perché non ho i testi delle bellissime poesie!
“Ah che sarà che sarà che vanno sospirando nelle alcove
che vanno sussurrando in versi e strofe che vanno combinando in fondo al buio
che gira nelle teste e nelle parole che accende candele nelle processioni
che va parlando forte nei portoni e grida nei mercati che con certezza
sta nella natura nella bellezza quel che non ha ragione ne mai ce l'avrà
quel che non ha rimedio ne mai ce l'avrà quel che non ha misura.”
26/07/2010
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CRONACHE FERMANE - Taranta & tarantola. Pizzica & pizzicotto. Di Laura Gioventù
taranta : tarantola = pizzica : pizzicotto
che si legge
taranta sta a tarantola come pizzica sta a pizzicotto
Equazione algebrica oppure funzione matematica?
Non lo so, faccio sempre una gran confusione. Purtroppo durante l’ora di matematica studiavo diritto e ripassavo economia aziendale. E mica ero scema, il Prof. di mate, non faccio il nome per rispetto, era tutto concentrato a scrivere gli articoli per “Il Resto del Carlino”, ed io, secondo te, che dovevo fare? Girarmi i pollici? Infatti so tutto su assegni in bianco, cambiali protestate, ratei e risconti!
Ma oggi è un altro giorno, guardiamo avanti e torniamo a me.
La “taranta”, detta anche “pizzica”, è una danza popolare della Puglia centro-meridionale e della Basilicata. Oggi forse solo Salentina. (tipo di ballo, voto 7)
E stavo pensando, sarà perché gli prude il sedere per il troppo peperoncino che mangiano i pugliesi, oppure per il fastidio procurato dal morso del ragno, che hanno inventato questo ballo? (ragni pericolosi voto 2, che paura!)
Buona la seconda, perché è il pepe la spezia che crea questo tipo di disturbi, non certo il peperoncino! (peperoncino, voto troppo pizzicoso) . Per maggiori informazioni vedi su wikipedia, altrimenti perdo il filo del discorso. (enciclopedia libera, ma non troppo, voto 7)
Insomma, stavo dicendo che nel mese di luglio, per tre venerdì consecutivi, lo scrivo se per caso sei uno di quelli che ancora non lo sapeva, in Piazza del Popolo a Fermo, si sono svolti concerti con musiche e balli folcloristici Salentini.
Vorrei spendere una riflessione sul successo di pubblico ma non di critica - perché quella la faccio io - proprio su tale manifestazione.
I miei genitori, classe 1942 e 1951, lo so che non è carino dire l’età, ma l’eccezione conferma la regola, nonostante escano poco, si sono divertiti molto e l’hanno trovata una bella iniziativa. (divertimento dei miei voto 8)
Mi hanno raccontato che il centro storico si è animato, la musica è stata travolgente ed ha coinvolto il pubblico. Iniziativa ben riuscita, hanno detto! E questo mi sembra molto positivo. (la città che vive voto 7)
La curiosità è femmina, e per la proprietà transitiva è pure di Laura. Volevo esserci anche io. Ma, nonostante i miei buoni propositi e tra una cosa e l’altra, non ce l’ho fatta.
Tuttavia, non sono così presuntuosa da raccontare l’evento per interposte impressioni, ci mancherebbe pure, ma una riflessione sorge spontanea. Perché per far vivere il centro storico di Fermo abbiamo bisogno della tarantella o della pizzica pugliese, invece che del nostro “salterello”? Il nostro tipico ballo popolare non avrebbe riscosso altrettanto successo? (6 politico per il saltarello)
Perché la “tarantella” fa più “fico” del “salterello”?
La questione, secondo me, è che ci vergogniamo. Ma di che cosa?
Il salterello ha una forte connotazione contadina e purtroppo noi, al contrario dei Salentini, ancora ci vergogniamo per la “presenza” storica nelle Marche dell’agricoltura.
Il senso di umiltà, di umiliazione del contadino ce lo portiamo dietro tutti quanti. La mezzadria, il riconoscere l’autorità degli altri. Va considerato anche che per secoli questa Regione è stata uno stato pontificio e tutte queste condizioni hanno lavorato alla base del marchigiano. (provare vergogna per le proprie origini voto 2)
“La tarantella racconta un popolo e una terra. Racconta la storia, i costumi, i luoghi, l’essenza e la radice profonda.”
Possiamo dire la stessa cosa per il nostro “salterello”?
Non abbiano nulla di valido da proporre o da inventare in alternativa? Dobbiamo sempre importare dagli altri?
E se è vero, come è vero, che non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, come mai le amministrazioni scelgono tradizioni non nostre per fare spettacolo?
Svegliamoci con un pizzicotto e smettiamola di vergognarci!
Prendiamo coscienza, acquistiamo consapevolezza, tiriamo fuori il coraggio. Meglio prima che mai.
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