venerdì 6 maggio 2011

Le risposte di Riccardo Properzi - Lega Nord


Riccardo Properzi
41 anni
Operaio
Lega Nord



“Non è vero che vi sia una così grande richiesta di candidature, a volte esse sono forzate, esclusivamente formali (per far numero); altre volte sono serie e credibili, sono preparate e vengono da lontano. A volte vincono i personaggi più strani…” (Renzo Interlenghi – PdCI)

DOMANDA 1
La vostra che tipo di candidatura è?

Io sono nella Lega Nord dal 1993, ho avuto un’esperienza in Umbria e in Piemonte poi essendo la mia famiglia Fermana, dieci anni fa sono rientrato a Fermo. La mia non è una candidatura da riempi lista ma all’interno della lista  del partito che rappresento sono quello fra tutti che ha più militanza politica nella Lega Nord per cui sono una specie di “guardiano dell’ortodossia” perché la Lega è un movimento nuovo soprattutto nel centro Italia e da noi vengono persone provenienti da altri partiti, dalla sinistra, dal centro e dalla destra. Il pensiero leghista non è pienamente conosciuto per cui io mi limito a verificare che siano i candidati più vicini al pensiero della Lega stessa perché è normale che chi ha militato in Forza Italia entra ed ha le idee di Forza Italia, chi proviene dalla sinistra ha le idee di sinistra. La Lega essendo un movimento al di sopra delle ideologie, e non a caso abbiamo al nostro interno persone che vanno dall’estrema sinistra all’estrema destra, non c’è possibilità di essere in disaccordo di fronte a concetti come il federalismo. Non ci sono divisioni sul 25 aprile o sul 1° maggio e questo è positivo. La nostra è una specie di lista che definisco in maniera scherzosa “medievale”perché durante il Medio Evo c’era il candidato dei bianchi e il candidato dei neri ma quando si trattava di difendere il bene della città le divisioni si mettevano da parte, si faceva forza comune e si combatteva tutti insieme per raggiungerlo.


“Spesso però succede che ci si candida per avere una visibilità per le proprie professioni anche con la speranza di ottenere un domani dei benefici sul proprio lavoro grazie alle conoscenze ed alla possibilità di allargare il proprio pacchetto clienti.” (Mirko Steca – FLI)

DOMANDA 2
Oltre la spinta ideologica perché ci si butta nell’arena pur sapendo, anche, di non poter essere eletti? Chi e/o che cosa ve lo ha fatto fare? Lo si fa solo per spirito di sacrificio e per poter dare il proprio contributo di idee ad un livello più alto?

Il motivo di base della mia candidatura è una scelta di libertà e di rivoluzione. Io sono figlio di un partigiano qui della zona perciò fin da piccolo sono stato educato a determinati valori. La LEGA sta portando avanti una rivoluzione radicale del sistema politico italiano. In Italia c’è bisogno di una rivoluzione totale e radicale di tutto il sistema politico. Noi ci troviamo di fronte a schieramenti che hanno alleati e non alleati bipartisan e li vediamo. Abbiamo partiti che per esempio militano con una casacca e poi passano dall’altra parte e questo non è più possibile perché stiamo facendo di tutto un gran calderone. L’unica voce che non ha padroni perché dice anche NO alla guerra è la LEGA. Gli altri stanno in posizioni diverse. La LEGA ha detto NO anche all’attacco alla Serbia nel ’99 mentre tutti gli altri hanno detto SI. Noi quando diciamo qualcosa facciamo anche tremare il Governo, ma è questa la nostra idea, non passiamo dall’altra parte. Non crediate che la LEGA sia tenuta sotto scacco da Berlusconi, perché potrebbe anche essere il contrario, che Berlusconi si appoggi alla LEGA. Azzardo un profezia, la LEGA al suo interno già ha visto il dopo Berlusconi e forse già lo sta costruendo. Il PDL litiga tra correnti interne, noi non andiamo al Mugello, non diventiamo senatori e poi facciamo il giro, prima andiamo da una parte poi ripassiamo dall’altra. Chi esce fuori dalla LEGA esce per sempre. È uscita fuori la Pivetti con la secessione, è uscito fuori anche Formentini. Chi esce dalla LEGA non ritorna e chi entra nella LEGA o è leghista oppure resta a casa per cui la mia scelta è soltanto una scelta di libertà e di rivoluzione. Da perdere ho tutto, da guadagnare lo stesso: un solo voto in più preso qui a Fermo per noi della LEGA è una vittoria, anche se abbiamo tre voti in tutto, il quarto voto ci da la possibilità di festeggiare perché non aspiriamo ai grandi livelli, ma a costruire pian piano tutti i giorni. Guardate che l’opinione pubblica si accorge di determinate cose. Io ne sono la prova, figlio di un partigiano, dal 1993 sto nella LEGA NORD tacciata di razzismo e nazismo ed ho amici che stavano in estrema destra ma non c’è nessun problema, io sto qui, questa è la prova che io ci sono.


“..la scelta dei candidati deve avvenire soprattutto attraverso il grado di radicamento che le persone hanno nella loro comunità, quindi nel territorio.” (Giuseppe Buondonno – PD)

DOMANDA 3
A voi come vi hanno scelto, oppure vi siete proposti da soli? Hanno messo dentro solo quelli che voleva il partito in base ad una attenta selezione,  in base alle vostre capacità, in base hai voti che portereste portare, oppure si sono accontentati dei primi trentadue nomi che hanno trovato? L’attenta selezione tanto vantata nelle interviste del dossier sui candidati è rimasta soltanto un buon proposito perché si sono accorti che le belle intenzioni non bastavano …????
Perché dovremmo votarvi? Quali sono le caratteristiche che più vi contraddistinguono? Definitevi con tre aggettivi …

Io sono stato scelto, sono il numero venti, non sono capolista e do il mio apporto in base alla mia esperienza. A Fermo c’è molto da fare, io lavoro benissimo e son contento. Tre aggettivi per definirmi? Sono uno del popolo, sono l’operaio, non ho titoli anche se potrei dire altre cose perché ho anche frequentato l’università; il mio amore per la città, perché essere educato fuori da questa Regione da una famiglia Fermana ed essere stato tirato su con l’idea che Fermo ed i marchigiani sono i migliori e gli altri sono i peggiori qualcosa ti lascia. Per lavoro la mia famiglia si è trasferita in Umbria ma io fin da piccolo sono  stato educato, forse loro lo hanno fatto in maniera bonaria, con l’idea che le Marche fossero la Terra promessa e gli altri non valevano nulla. Sono tornato  nelle Marche e sono felice di essere ritornato a Fermo dal Piemonte perché amo questa città. In ultimo, ma non meno importante, la competenza all’interno della politica perché io partecipo, come molti altri, alla scuola federale della LEGA NORD dal punto di vista amministrativo,  per cui dal Comune alla Provincia so quello che bisogna chiedere e dove bisogna andare a toccare…questo è il mio curriculum all’interno del partito stesso.


“Molte volte, ed è questo il bello della democrazia, vince chi ha i consensi e non chi ha le idee. …
La democrazia è questo. Qualcuno mi vorrebbe far credere che questa è un po’ la degenerazione della democrazia, cioè che quando la democrazia degenera valgono solo i numeri e poco le idee. Rispetto i bombardamenti dei media, rispetto a certe armi “scorrette” che vengono utilizzate in politica questo dà da riflettere, ma alla fine contano solo i numeri. Se noi accettiamo questo dato la democrazia è il 50+1% dei voti favorevoli e quindi dobbiamo inchinarci agli elettori. Non vince il più bravo, quello che ha più idee e che farà sicuramente più cose con impegno e capacità. Vince quello più mediatico. Vince quello che è più conosciuto, quello che ha più voti. Ma avere più voti non significa necessariamente avere più capacità: non farei mai l’equazione voti uguale capacità. (Adolfo Marinangeli – IDV)

DOMANDA 4
Se visibilità è uguale a possibilità di voto, a prescindere dalle capacità individuali,
quanto conta essere popolari?
Essere candidato significa farsi vedere, dimostrarsi visibile, voi che cosa vi siete inventati per esserlo sempre di più? Quante cene e quanti pranzi organizzate? Partecipate a comizi, dibattiti e incontri pubblici? Vi aiuta qualcuno a contattare la gente?


Personalmente io mi sono limitato al minimo sindacale, i santini e qualche manifesto. Non spendiamo tanti soldi, è inutile, io non sono per le campagne elettorali faraoniche, a me non piace tutto questo esibizionismo  a tempo. Fino al 16 maggio ce l’abbiamo fin sopra la testa, il 17 le persone si dimenticano  pure di quanti partiti hanno concorso. La gente è stufa e il 17 tutti rientrano nell’anonimato e  tutti tornano a farsi gli affari propri. Perciò noi facciamo il minimo sindacale e personalmente partecipo ai cosiddetti “gazebo” della LEGA. Nella zona di Fermo abbiamo fatti una ventina  ed abbiamo fatto una cernita di tutte le parolacce possibili e immaginabili, perché ce ne hanno dette di tutti i colori, oltre ai complimenti. Ma anche questo rientra nelle umane cose perché nel 1996 stavo con la bandiera della Padania in Umbria e prendevo gli sputi degli avversari politici bipartisan, da Alleanza Nazionale all’estrema sinistra, questa a Fermo in confronto è una passeggiata di salute. Di cene nessuna perché tolto io che ho un buon appetito gli altri mangiano molto poco…nel senso che siamo scesi solo tra la gente, la nostra sede è sempre aperta. Tutto l’anno ed è forse una delle poche sedi di un movimento politico che è sempre aperta, mattina e pomeriggio, il mercoledì sera c’è sempre la riunione ed anche oggi  (1° maggio) era aperta. Noi ci ritroviamo lì non per la campagna elettorale ma perché ci sentiamo appartenenti al partito perciò il 5 giugno se passate alla sede la troverete aperta perché, come dice Raffaele Giovannetti, noi siamo in campagna elettorale 365 giorni l’anno e durante la campagna elettorale facciamo sostanzialmente  quello che facciamo tutti gli altri giorni dell’anno. Poi i santini e qualche manifesto, il minimo sindacale giusto per…


DOMANDA 5
Per Fermo c’è un alto numero di pretendenti (quasi 600 candidati)  e sarà una lotta senza esclusione di colpi. Come in tutte le competizioni, anche in quella elettorale è previsto che alla fine della gara ci saranno concorrenti che saliranno sul podio e altri no.
Quanti voti vi servono per diventare un Consigliere Comunale e quanti voti in più sperate di ricevere?


Questo non ce lo siamo nemmeno chiesti perché francamente non abbiamo queste velleità. Nessuno di noi corre per lo scranno in Consiglio per cui le preferenze ci limitiamo a chiederle agli amici ed io personalmente dico  questo “fate la croce sul simbolo e basta” poi se qualcuno dice “…ma tu sei candidato?” rispondo “sì, se vuoi puoi altrimenti basta il voto al simbolo” perché  il senso è quello di correre per il simbolo, per l’idea e non per il singolo. Nei partiti può succede di pestarsi i piedi reciprocamente… “guarda tu sei andato a chiedere i voti dove non dovevi ” …e siccome ogn’uno ha il proprio orto da coltivare noi abbiamo deciso di utilizzare il simbolo del partito nella campagna diretta, in quella indiretta chi vuole fa i manifesti però non tutti sono interessati per cui ne staranno solo quattro o cinque di noi. Faremo il minimo sindacale  perché l’importante è il voto alla lista.


DOMANDA 6
Come si supera la ritrosia di chiedere i voti agli amici, ai parenti, agli amici degli amici ed ai conoscenti? Sicuramente vi sarà capitato di restare infastiditi da persone che avevate perso di vista e che poi in prossimità della scadenza elettorale si sono fatti di nuovo vivi per chiedervi il voto ma ora che dall’altra parte ci siete voi come vi sentite? E chissà quanti di voi avranno buttato via i santini e cestinato immediatamente i volantini elettorali, ma ora che siete voi che li avete pagati vi dispiacerebbe vederli gettati via, come ci rimanete, che effetto vi fa?

Io personalmente non rompo le scatole a nessuno perché a me dà fastidio. Un amico che non vedi da tempo, magari lo inviti a cena, esce fuori il discorso e ti fa “…ma che mi hai invitato a posta per questo motivo?” allora preferisco evitare, non dico nulla a nessuno e così magari non mi faccio nemici. I santini anche a me dispiace buttarli via perché capisco che la persona ci può rimanere male, allora li tengo tutti in macchina, poi finite le votazioni li butto via perché a quel punto nessuno mi può dir niente.


DOMANDA 7
Quando finisce la “gavetta” in politica?

 La gavetta in politica non finisce mai come l’esperienza non è mai abbastanza. . Mutamenti e rivoluzioni, può succedere di tutto. L’importante è essere sempre coerenti con se stessi, poi alla fine i risultati arrivano. Per esempio l’Italia fra cinquant’anni potrebbe diventare pure una monarchia, cosa ne sappiamo?


 “I partiti non ti vogliono perché se uno come me entra in un qualunque partito fa primo. I partiti ti mandano via, così come nella tua stessa coalizione, quando prendi molti voti e non rispondi a nessuno ti debbono far fuori. Sei scomodo, è normale. Qui c’è la caccia ... come per il prato inglese, a tagliarlo come uno va su … il problema grosso è questo. Più voti si hanno e più si prendono le bastonate. Chiunque vuole gestire il potere, destra e sinistra è indifferente. Gli altri sono solo soldati.” …. ”Se avrei voluto fare il soldatino lo avrei potuto anche fare, bastava che mi mettevo lì e stavo buono e zitto.” (Luciano Romanella Movimento Civico Pro Territorio Romanella e C.)

DOMANDA 8
Cosa ne pensate di questa dichiarazione?

Una parola semplicissima, questo è l’esempio di sindrome da prima donna di una lista condominiale.


"Per restare sempre dello stesso partito bisogna cambiare spesso opinione."
(Jean-Francois Paul Retz)
DOMANDA 9
Durante la campagna elettorale avrete degli input suggeriti dalla coalizione o dal partito…qual è la cosa che stona passando dall’ideologia ai fatti concreti? Un cavallo di battaglia della propaganda elettorale è il lavoro, come anche la questione sanità anche se in realtà né il lavoro né la sanità sono materie di competenza comunale…ma serve spesso solo per ingraziarsi gli elettori…

In questa frase io leggo un’altra cosa, la paura del compromesso. Se uno rimane nello stesso partito deve anche essere disposto a scendere a compromessi perciò questo è un rischio che definisco come “la solitudine del prete”.  Il sacerdote, parroco di montagna, molto spesso, quando è da solo, viene assalito dai dubbi, i più terribili, cosa che non ha di fronte ai fedeli. La Chiesa spesso dice “mai lasciare un prete da solo perché potrebbe cadere in dubbi o in tentazioni” . Il dubbio della fede è insito nella figura del prete così come nel politico. Il compromesso è sempre dietro l’angolo per cui quello che ci si deve chiedere  è “devo difendere una posizione che esclude ogni dubbio o devo essere dubbioso?  E se sono dubbioso in quale maniera, nella maniera sempre coerente o dubbioso alla “volemose bene?”, nel senso mi turo il naso e voto UDC? Io non me la sento di dare una risposta a questa domanda come non me la sento di dare una risposta sulla solitudine del prete. Sono cose che esisto, spero solo di non trovarsi mai in queste condizioni. Non posso fare nessuna affermazione perché non si può mai sapere cosa si nasconda dietro l’angolo. Questa per me è una paura terribile…
Per queste elezioni amministrative posso affermare che noi della LEGA avevamo una posizione un po’ sui generis, perché fino all’ultimo giorno il 90% delle persone che abbiamo incontrato ci ha detto “andate da soli” ed a 5 ore dalla presentazione delle liste noi avevamo un candidato sindaco da tirar fuori all’ultimo momento.  Questo non perché non abbiamo fiducia nel centro destra ma perché la gente qui a Fermo ci a detto espressamente “andata da soli”. Sono stati momenti davvero particolari e ci siamo riuniti, ma già da tempo che ne parlavamo, e ci siamo chiesti “Che cosa facciamo? Bastoniamo da fuori o da dentro?”. Abbiamo scelto la cosa più difficile perché da fuori puoi sparare su tutti, all’interno di una coalizione invece non spari, dai dei consigli. Le due posizioni sono molto differenti e restare uniti al centro destra ci ha anche danneggiato in qualche modo perché molta gente ci dice “vi facevamo un partito più serio , non così”. Questa è la realtà a Fermo ma non perché il centro destra non sia meritevole, tutt’altro, perché purtroppo il centro destra con dieci anni di Di Ruscio è stato un partito danneggiato dagli stessi componenti. Facciamo un’analisi di questi dieci anni di amministrazione comunale…c’è stata un’opposizione che non è stata una vera e propria opposizione, un Di Ruscio bipartisan, una Provincia che non fa nulla ed ora un PD che vuole ritornare al governo della città e che dice “noi faremo” ma “noi faremo cosa se siete al governo della Provincia ed in tre anni non si capisce che cosa avete fatto? L’alluvione del fiume Ete? Questo è un dato di fatto…se voi leggete su internet le dichiarazioni riguardanti i primi interventi per la messa in sicurezza del fiume Ete dopo la prima alluvione troverete frasi del tipo “abbiamo risolto tutto, abbiamo speso 200 mila euro per risolvere gli argini del fiume” e quest’anno che cosa è successo? Un assessore, per correttezza, il giorno dopo si dimette perché tutto quello che è stato detto per tre anni è stato solo fumo negli occhi. Adesso però pretendono di avere i soldi per coprire i danni dell’alluvione ma quando hanno sbandierato davanti a tutti che non c’era più nessun pericolo, come la mettiamo?


 “La donna…la donna…io sono un cultore delle donne….si dice…si sa...Romanella, le donne e quantaltro…ma in politica ci vuole la testa. Le belle donne non servono. Purtroppo io contesto questo fatto anche a livello nazionale. Capisco che una bella donna può essere più appetibile, ma in politica bisogna guardare la testa delle persone. Per quel che mi riguarda, nel mio movimento ho già tre quattro donne con grandi teste ma di aspetto normale. Non mi fido della bella donna….le belle donne servono in altri settori.” (Luciano Romanella – Moviemento Civico PRO TERRITORIO Luciano Romanella e C.)

DOMANDA 10
Le donne e la politica, cosa ne pensate di questa dichiarazione?

Personalmente parlare di donne in politica lo trovo sempre come la festa dell’otto marzo, ce le ricordiamo solo quel giorno. Adesso ci sono le elezioni e parliamo delle donne in politica, però la condizione della donna in Italia è terribile perché la convinzione dell’Italiano medio è che la donna debba stare zitta, bella o brutta che sia. È così, perché la donna non capisce, la donna rompe le scatole, l’operaia donna vale sempre meno di un operaio uomo, è vero. In politica ce ne ricordiamo con il “contentino”…” guarda adesso vi facciamo pure parlare”…ecco, queste regalie per grazia ricevuta a me non piacciono. Io ringrazio il cielo che ci stanno due candidate donne, ma non perché siano donne, ma perché la presenza femminile ingentilisce la politica stessa. Noi ci dimentichiamo sempre di chi è la donna, succede continuamente,  tutti i giorni, anche qua fuori. Perché c’è una barista e non c’è un ragazzo a fare il caffè? Perché la barista è carina! E questa mercificazione della donna porta ad un sistema totalmente disuguale e poi diciamo “adesso è giusto che la donna sia anche in politica” come a dire “ve lo concediamo”! Io sono dello stesso avviso di Daniele (Colò – PD),  per me se l’idea viene da un uomo o da una donna è uguale, io non faccio distinzioni perché le idee sono idee, chiaramente una donna ingentilisce, bella o brutta che sia, perché è sensibilità femminile è un passo avanti a quella maschile. Le donne dicono che si prendono per i capelli ma non è così, hanno un’intelligenza più sottile, l’uomo magari è più grossolano, ma la donna comunque viene considerata sempre quella che sta dietro l’uomo, giusto la Regina d’Inghilterra cammina davanti al marito.


DOMANDA 11
Prima della fine di questa campagna elettorale che cosa potrebbe stravolgere, oltre ogni previsione, in maniera determinante il risultato elettorale, l’arrivo di un marziano, l’arrivo del Presidente della Repubblica oppure del nostro Presidente del Consiglio?

Se viene Berlusconi le ricopre tutte e tre.
Secondo me cambierebbe, eccome! Il discorso è molto semplice ed è il risultato di un’equazione che è un filo conduttore che c’è stato in tutte le domande…”ma hai visto il tuo bacino di voti? quanti voti prendi?” Alla base c’è una considerazione…se io mi presento da un amico e dico “io ce la faccio, mi dai il tuo voto? Io ho duecento voti …” l’amico individua in me il vincente e mi voterà. Se viene qui Berlusconi tutti gli indecisi penseranno …”porca miseria Berlusconi è venuto a Fermo! Perché? Perché Fermo gli piace, io sono di Fermo allora pure io mi sento importante e gli do il voto.” La sinistra dice in giro.. “noi vinciamo” , perché lo dicono? Perché gli indecisi puntano sui vincenti. I romani in guerra, la sera prima della battaglia piazzavano fuori dall’accampamento tutti pupazzi facendo credere ai Galli che se c’erano duemila uomini fuori dalle tende ce n’erano diecimila che dormivano pronti ad attaccare per cui il giorno seguente il re Gallo firmava la resa senza nemmeno aver combattuto. Questo è un vecchio trucco, se viene Berlusconi il discorso cambia!!!

venerdì 22 aprile 2011

NELLA BRAMBATTI VS ESTER RUTILI

Prof. Nella Brambatti
Ing. Ester Maria Rutili


UNA FASCIA PER DUE







La prima intervista in comune con le due canditate per la carica di Sindaco a Fermo. Abbiamo proposto le stesse domande e loro si sono prestate volentieri per un confronto a distanza. Il risultato è la prima occasione per valutarne differenze e personalità.


La città di Fermo probabilmente avrà uno scontro fra donne per la poltrona di sindaco. Potrebbero esserci ripercussioni, diciamo maschiliste, circa il governo della città, o secondo lei questa sarà una situazione di crescita per tutto il territorio? Lei sarà arbitro proponendo regole di ingaggio diverse dalle solite, oppure si limiterà a controllare che siano rispettate le regole del gioco politico?

Rutili 
Speriamo sia uno sconto tra donne! Gli uomini si ribellano sempre quando gli viene tolto un posto, è una prerogativa maschile, però credo oramai si siano abituati all’idea di questo “scontro tra donne” o per lo meno si siano abituati all’idea che il nuovo sindaco di Fermo molto probabilmente sarà una donna. Per il resto io le regole del gioco politico ancora non le ho imparate. Per fare l’arbitro si deve conoscere perfettamente le regole del gioco ed io non conoscendole perché non sono un politico non saprei farle rispettare ma saprò essere sicuramente un giudice di gara non politico, nel senso che riuscirò a mediare ed a portare avanti le istanze di tutti i cittadini con regole diverse dalle solite.

Brambatti

Per prima cosa toglierei la parola “scontro” perché ritengo che in democrazia ci sia una libera scelta da parte dei cittadini per cui qualora si verificasse l’eventualità di arrivare al ballottaggio tra due figure femminili la scelta si calerà sulle persone e sui programmi che loro hanno. E ritengo poi sia naturale l’avvicendamento femminile rispetto alla componente maschile poiché questo sta già avvenendo anche in altri ambiti. Le potenzialità possono essere espresse sia dalla figura femminile sia da quella maschile, quindi, sarà un’alternanza che non è mortificazione,  sarà un’alternanza giusta.
Le regole poi sono quelle, nel momento in cui si deve pensare ad una squadra di lavoro bisogna tenere presente da un lato quelle che sono le esigenze del programma,  dall’altro quali sono le necessità della città e scegliere tutte quelle persone che possono svolgere al meglio il ruolo per le quali sono chiamate.

Chi è il Sindaco, il rappresentante dello Stato Italiano presso un Comune, oppure rappresenta le istanze di un intero territorio geografico verso lo Stato Italiano. Lei preferisce la parola Comune oppure Territorio?

Rutili
Per me il sindaco rappresenta le istante dei cittadini verso lo Stato Italiano. Tra i due termini preferisco la parola Comune in riferimento anche al ruolo che andrò a ricoprire. Altrimenti, se dovessi esprimere un giudizio alla parola senza tener conto del suo significato, sceglierei territorio perché è più lunga e perche ha la doppia “r” … (dicendolo sorride).

Brambatti

Io direi che il Sindaco rappresenta le istanze dei cittadini di un territorio e lo deve fare difendendo le Istituzioni dello Stato. Il Sindaco deve coniugare le due cose. La parola Comune lascia intender una terminologia che può essere meglio usata, da un punto di vista formale, per indicare una suddivisione territoriale. Quando si parla di territorio invece si parla delle persone che ci vivono. Se per chiarezza di intenti nella lettura può essere utilizzata la parola Comune, quando si parla dei cittadini userei il territorio. Territorio ha una sua valenza….

Spesso si sente dire… ”alla presenza delle Autorità, civili, militari, ecclesiastiche…ecct…ecct..” Lei potrebbe rappresentare l’Autorità con la A maiuscola…come si sente in questi panni, come di chi deve trovare sempre la mediazione giusta tramite una politica equilibrata, o come chi, guardando dentro il vocabolario, cerchi sempre l’ultima parola che metta fine ad ogni polemica?

Rutili
Ti posso rispondere solo la seconda? Vuoi che io ti articoli le risposte ma … Laura, non ti sembra di fare come Marzullo che si fa le domande e si da le risposte da solo?
No, allora, cercherò sicuramente di trovare sempre l’ultima parola che metta fine ad ogni polemica. Non ci interessa la polemica, anche se la stanno già facendo io non voglio assolutamente entrarci perché sono bagarre politiche che si trascinano da molto tempo ma che non mi riguardano affatto. Io non c’entro nulla.

Brambatti
No, l’ultima parola no, io direi la mediazione. Sempre. Laddove ci sono da difendere gli interessi di una comunità e ci sono le ragioni per poterlo fare l’ultima parola deve essere di chi rappresenta la comunità, quindi del Sindaco. Ma solo in quel caso, solamente se ci sono delle ragioni oggettive che vanno difese e per le quali si difendono dei principi.

Il cinema, la letteratura e la televisione privilegiano sempre l’Onorevole, il Ministro, il Presidente, mentre la figura del Sindaco è relegata in ruoli secondari. Questo dipende da una scarsa conoscenza delle Vostre mansioni, oppure dal fatto che il potere lo incarnano i primi mentre ai sindaci si pensa solo come a dei fanti sempre in prima linea, senza moschetto e senza cartucce, ma con una fascia messa di traverso che sembra un bersaglio su cui sparare?

Rutili
È vero, il Sindaco è meno importante dell’Onorevole, del Ministro  e del Presidente ed è sempre quello più “bacchettato” e criticato dai cittadini perché è quello più vicino ai cittadini ed è quindi la figura cui tutti i cittadini fanno sempre riferimento. Se un cittadino ha un problema non va certo a bussare alla porta dell’Onorevole, ma si rivolge alla porta del Sindaco. Il parlamentare è distante, mentre il Sindaco è sempre in prima linea. Questo però non significa che il Sindaco debba essere il capro espiatorio di tutto…

Brambatti
A mio avviso questo nasce dal fatto che, indipendentemente dalle competenze specifiche di un Sindaco e di un’amministrazione comunale, i cittadini comunque si rivolgono al Sindaco anche per problematiche che non sono direttamente di sua competenza. C’è anche la normale familiarità del vissuto quotidiano della persona che viene eletta, il Sindaco resta normalmente inserito nel contesto comunale, il Sindaco rimane un collega di lavoro, il Sindaco rimane comunque un cittadino. Tutto questo ha naturalmente degli elementi positivi, ma è chiaro che, essendo il Sindaco la persona più vicina al cittadino è anche quello che più facilmente può essere bersagliato ed oserei direi anche “impallinato”… per restare in tema con la domanda.  Mentre un Onorevole o un Ministro resta lontano dal vissuto quotidiano. Una distanza sostanziale  determinata dalla non conoscenza della persona stessa, ma spesso anche dalla non conoscenza del lavoro svolto per cui percepita dal cittadino come inarrivabile.

 Il candidato eletto giura sulla Costituzione, alcuni da come si comportano dopo l’elezione sembra abbiano giurato su Pinocchio…Lei, a parte la Bibbia, su quale libro giurerebbe in alternativa?

Rutili
…su Topolino! Non sceglierei mai Pinocchio, preferisco scegliere Topolino. Non è che con questa risposta voglio rendermi ridicola, ma è chiaro, se diventerò Sindaco ovviamente giurerò fedelmente sulla Costituzione e non sarò certo Pinocchio. Poi sotto alla Costituzione metto Topolino, anche il Manuale delle Giovani Marmotte è un libro formativo… (sorride)

Brambatti
Giuro sulla Costituzione perché ci si deve sempre rivolgere ai suoi principi fondamentali di guida. Ad essi però non si deve ispirare solo il politico, ma anche ogni singolo cittadino.
Comunque “giurare” è una parola che io non uso mai. Io non giurerei mai su niente perché quello che dico è quello che sento ed avere conferme su qualcos’altro mi metterebbe già nella condizione di dire che la cosa non la sento proprio mia!

Se l’Avv. Fabrizio Cesetti è Alì Babà, i comuni della provincia di Fermo(40) sono i ladroni...da sindaco di Fermo lei si sentirebbe come il genio della lampada o come il tappeto volante?

Rutili
Non saprei…dunque, io volo in alto per cui ... mi sentirei come il tappeto volante! Così sto sopra a tutti….

Brambatti
Sinceramente mi resta difficile vedere il Presidente Cesetti come Alì Babà e i colleghi sindaci come i ladroni. Tutti quanti dovremmo avere una lampada per realizzare le cose e non un tappeto volante. Anche perché  il tappeto volante potrebbe significare che si ha voglia di andarsene….mentre invece ci farebbe molto piacere avere un genio della lampada che ci aiuti soprattutto in questi momenti di disagio economico, compreso anche l’avere il tesoro della caverna! Per cui direi genio, genio ma con una condivisione da parte di tutti! Ognuno deve fare la propria parte, sentiamoci tutti geni o, quantomeno, sarebbe bello avere tutti insieme un genio che ci protegga! In questo senso mi metterei nel gruppo per poter contare su qualcuno che ci dia una mano!

Orario è maschile, puntualità è femminile, come mai le due cose non vanno mai d’accordo? Lei è molto puntuale, ma le donne in genere si fanno attendere, lei quanti uomini nella sua vita ha fatto aspettare?

Rutili
Professionalmente non ho mai fatto aspettare nessuna persona, personalmente invece ti puoi rivolgere alle mie amiche per avere la lista completa… A parte gli scherzi, io sono una persona molto puntuale. Quando non lo sono è perché non dipende da me, e comunque in caso di ritardo avviso sempre …

Brambatti
Mai nessuno! La mancanza di puntualità negli impegni è una cosa che proprio non sopporto perché non è solo una mancanza di rispetto ma diventa anche una dispersione del tempo che viene sottratta a chi deve aspettare.  Il mio lavoro mi ha portata spesso ad insegnare in paesi di montagna molto distanti ma non per questo sono mai arrivata tardi. Il fatto di arrivare in ritardo mi avrebbe messa in imbarazzo oltretutto perché avendo degli alunni minori questo avrebbe significato una mia mancanza di responsabilità nei confronti di coloro che andavano tutelati.
Nei rapporti di lavoro come in quelli personali non ho mai fatto aspettare nessuno. Qualora facessi attendere qualcuno potrebbero pure pensare liberamente che mi sia successo qualcosa e questa è una cosa che mi innervosisce molto, non mi piace! Preferisco partire con tanto anticipo per fare le cose quando debbo farle. Ho bisogno di una pianificazione.
Purtroppo invece negli incontri politici, specialmente se si svolgono dopo cena, si accumula sempre ritardo con il conseguente spostamento in avanti dell’orario di inizio ecco perché poi in queste occasioni si cerca volutamente di dare sempre mezz’ora di anticipo.
Io ricordo che molti anni fa, durante una vacanza a Londra andai a vedere Rudolf Nureyev - a quei tempi era ancora vivo - che ballava con Margot Fonteyn in un teatro vicino Trafalgar Square e rimasi colpita dall’orario di inizio dello spettacolo. Lo spettacolo cominciava alle 19.30 proprio per consentire alla gente di una grande città come Londra, specie nei giorni feriali, di rientrare a casa in un orario dignitoso che permettesse poi al mattino seguente di riprendere il normale lavoro. Oggi invece anche l’orario di inizio degli spettacoli non viene più rispettato e c’è sempre quello dell’ultimo minuto che nei concerti arriva con mezz’ora di ritardo, fa alzare le persone già sedute e disturba.
Dovremmo cercare di essere tutti più puntuali e per esserlo basterebbe solo organizzarsi meglio.

Una campagna elettorale è anche pranzi e cene, cose pericolosissime per la linea, dovendola proseguire sempre più intensamente, la sua preoccupazione è per la tenuta della linea fisica o per la tenuta della linea politica del suo schieramento?

Rutili
Mi preoccupo per la tenuta della mia linea fisica perché nel giro di dieci giorni ho già messo su tre chili!!!  Comincio ad essere seriamente preoccupata perché la mia forma fisica già risente degli effetti negativi di questa campagna elettorale e quando mi hanno detto che Nino Di Ruscio durante l’ultima campagna è ingrassato diciotto chili sono rimasta davvero sconvolta!

Brambatti

Io lavoro per lo schieramento anche perché sotto il profilo della dieta non ho nessuno problema, quando ho impegni dopo cena non mi concedo più di uno jogurt e non mangio alle cene. Ho bisogno di restare leggera per cui evito proprio, sono presente ma non mangio a meno che dopo la cena non abbia degli incontri da fare. Diciamo che preferisco più la mente che lo stomaco, cerco di limitarmi molto.
Il rischio di ingrassare c’è sempre, per me però gli impegni politici sono un buon motivo per fare più attenzione, per non stare a tavola oppure per alzarsi prima… nella speranza che tutto questo possa funzionare!

È tempo di sacrifici, Lei che cosa sarebbe disposta a sacrificare del suo mondo attuale per riuscire a diventare Sindaco?…ovvio che se fosse eletta dovrà metterlo in atto!

Rutili
Sto già sacrificando la mia professione di ingegnere edile. Non uso il condizionale perché lo sto già facendo da due mesi e sicuramente qualora diventassi il Sindaco della città la mia professione sarà accantonata e non solo per ovvi motivi di tempo ma anche per un chiaro conflitto di interessi…

Brambatti
Sono disposta a sacrificare qualche impegno casalingo. Oltretutto in casa sono abbastanza esigente ma è comunque quello che mi riesce più facile delegare, ma già sto rinunciando a molto del mio tempo libero ed anche alla cura del giardino. Chiaro che quello cui non vorrei mai rinunciare, ma che inevitabilmente dovrà essere sacrificato, oltre al tempo per la lettura, sarà il tempo per qualche viaggio. Mi pensavo pensionata per cui nella condizione di poter partire come e quando volevo ed invece le cose stanno andando da tutt’altra parte….(sorride)  

In un recentissimo film si narra di un uomo che, eletto per un compito unico nel suo genere, nel momento di accettare l’incarico viene preso dalla paura di non essere all’altezza…..è vero che quello è solo un incarico da maschi, ma lei sente di poter avere la stessa paura oppure è certissima di saperla vincere con un semplice sorriso? (riferimento al film di Moretti)

Rutili
Ho avuto il timore di non essere all’altezza nel momento in cui mi sono venuti a cercare per candidarmi, ma nel momento in cui ho deciso di accettare ho pensato di essere all’altezza! Sì, anche con un sorriso so già di essere all’altezza del ruolo altrimenti non avrei mai accettato. Non si può arrivare dopo, bisogna pensarci prima. Non si può arrivare e poi dire …”oh, mi sono sbagliata, non sono valida, me ne torno a casa”!
È come fare una maratona, sarebbe impensabile cominciare a “correre” senza avere la certezza di arrivare alla fine perché si è troppo stanchi…so benissimo quello che mi attenderà, so bene quello che andrò a fare. Indubbiamente incontrerò delle difficoltà iniziali perché per me è un’esperienza del tutto nuova, ma come ripeto sempre io non sarò sola. Al mio fianco avrò una squadra composta da persone valide e competenti che faranno il lavoro insieme a me. Il sorriso ci vuole sempre,  è indispensabile per sdrammatizzare le situazioni difficili…

Brambatti
Non dico di non essere all’altezza ma dire di non avere timore, se si ha la piena consapevolezza di quelle che sono le responsabilità future, significa veramente essere degli incoscienti senza testa.
Non si può partire con l’idea di andare a fare una gita in barca, no, questa è una cosa seria!
Penso però che questa paura possa essere tranquillamente superata dal momento che come Sindaco non sarò sola, avrò un contesto di supporto formato da personale qualificato, ci sarà uno staff costituito dalla giunta che coniugando la progettualità politica e l’esecutività darà a me la sicurezza di lavorare bene.

Le Marche sembrano una lunga città che parte da Gabicce Mare e finisce a San Benedetto del Tronto, Fermo in questo contesto sembra un’area di sosta ancora tutta da costruire, oppure sarà il casello più transitato grazie ad un futuro ancora tutto da realizzare?

Rutili
Secondo me fino ad oggi Fermo è stata un’area di sosta ed è giunto il momento che diventi un casello molto transitato. Proprio l’altro ieri mi è capitato di leggere su facebook un commento della parte opposta che diceva “Fermo per andare avanti paradossalmente ha bisogno di fermarsi”. Mi si è accapponata la pelle leggendo quelle parole. Se non ricordo male le ha pure scritte un ragazzo, quindi una persona giovane. Non è possibile, non esiste che Fermo per andare avanti debba fermarsi. Secondo me questa città è già stata ferma per troppo tempo. Fermo e, con il nuovo casello autostradale anche Fermo Nord, dovrà essere super transitata, transitatissima, osservata, visibile e anche chiacchierata!!!

Brambatti
Io sono sicura più che propensa per la seconda ipotesi. Fermo, per quanto riguarda la zona costiera può aver avuto dei ritardi e deve ancora risolvere molte problematiche. L’accoglienza turistica si configura in maniera diversa da quella attuale per una migliore qualità di servizi, per parcheggi, per aree verdi. Ma abbiamo anche una grande potenzialità costituita dalla zona di Marina Palmense, rimasta in sonno troppo a lungo ma che consente la possibilità di un intervento di ampio respiro. Se vogliamo partire da Gabicce Mare fino a San Benedetto del Tronto, escludendo il Conero, quello di Marina Palmense è infatti l’unico territorio che ha mantenuto e conservato intatto il suo aspetto naturale. Questa à un’area che ha anche una sua continuità con il bosco del Cugnolo e con la zona di Torre di Palme e lavorare per farsi che ci sia una profonda valorizzazione di questa zona  significa creare in quell’area un’oasi speciale rispetto alla configurazione della costa Adriatica. Un progetto questo che permetterebbe di pensare a questa città come una città del turismo. Fermo potrebbe offrire al turista la possibilità di fruire di due tipologie di spiaggia molto diverse fra loro a poca distanza l’una dall’altra se messe in comunicazione con una serie di infrastrutture semplici come una pista pedonale e una pista ciclabile. Considerando poi che c’è anche la città monumento che è Fermo. Fermo non ha dei monumenti, Fermo è monumento, nella sua interezza. Per cui, se ben valorizzata, questa città potrebbe intercettare diverse tipologie di turismo. È troppo riduttivo puntare solamente al turismo balneare perché troppo circoscritto al solo periodo estivo!

In centri locali, come Fermo, la politica nazionale è percepita come distante e la buca sul corso principale della città ha la stessa rilevanza di una guerra mondiale. Dipende dal nostro atavico provincialismo oppure perché nonostante internet il mondo esterno è sempre più esterno e ciò che veramente ci interessa è solo il nostro piccolo orticello quotidiano?

Rutili
Perché è quello che vivi. È la quotidianità. I cittadini notano quello che vedono dalla finestra. Infatti durante gli incontri che ho avuto con la cittadinanza posso confermare che la gente chiede le cose piccole, chiede il marciapiede davanti casa, che gli pulisci il fosso, che gli mantiene la strada perché la città deve essere mantenuta come la propria casa. A casa propria si fanno le pulizie e si tinteggiano le pareti, allo stesso modo anche per la città deve essere fatta la stessa identica cosa. Queste non sono piccolezze, ma necessità quotidiane…  certo, il Sindaco non si deve limitare solo a questo ma deve saper guardare anche oltre la manutenzione ordinaria della città.
Internet è tanto carino ma…Internet non ti porta il pane a casa. Devi uscire, attraversare la strada e schivare la buca per comprare il panino. Insomma, nella vita quotidiana c’è anche internet, la rete ti fa sentire vicina alla Cina, ma anche i cinesi al mattino devono attraversare la strada per andare a comprare il pane…

Brambatti
Non penso ci sia un sostanziale atteggiamento di provincialismo e non credo nemmeno si pensi solo al piccolo orticello. Certamente in una città ogni problema, pur piccolo che possa essere, rappresenta per un cittadino un ostacolo, un disagio ed una privazione perché lo si vive in prima persona. Per cui la difficoltà a camminare in maniera sicura per le vie di un centro storico come pure un ritardo in un servizio hanno una forte rilevanza per il cittadino anche se non possono essere certamente paragonate a questioni più importanti che accadono nel resto del paese e nel resto del mondo. Tuttavia i cittadini, anche se si lamentano per la buca nella strada, percepiscono le grandi questioni nazionali ed internazionali come la morte di un soldato italiano, sentono il problema dell’immigrazione  e sono sensibili ai temi della guerra…molti ci sono passati, in tanti ricordano bene cosa sia significato … non siamo poi così disinteressati!

“Nulla è più indispensabile del superfluo” Jean-Jaques Russeau
In una città come Fermo qual è l’indispensabile e qual è il superfluo?


Rutili
L’indispensabile per Fermo è la piccola manutenzione della città e tutte quelle piccole cose che un cittadino vede appena esce da casa. Tra le priorità rientra però anche il lavoro, ma questo non significa che il comune debba offrire posti di lavoro, significa invece che l’amministrazione comunale deve lavorare per creare le condizioni affinché si sviluppino nuove opportunità di lavoro ed è proprio in quest’ottica che noi diciamo “sì” al motodromo, “sì” al campo da golf, “sì” a tutte le varie infrastrutture perché creeranno indotto e  porteranno sicuramente lavoro. Non si può dire “no” a prescindere come fanno gli ambientalisti oppure solo perché ci sono interessi privati. Il motodromo non è solo la corsa settimanale, ma molto di più.
Il superfluo per Fermo sono senz’altro le chiacchiere e le polemiche. Se si abbassassero i toni e si pensasse solamente a risolvere i problemi sarebbe meglio per tutti!

Brambatti
Indispensabile per Fermo è ristabilire un dialogo tra l’istituzione Comune  e il territorio. Il dialogo è fondamentale e poi essere sempre presenti nella vita di tutti i cittadini. Essere vicini e dare sicurezza, dall’assicurare la vivibilità di un quartiere all’esserci laddove si verifichino situazioni problematiche verso i giovani e verso gli anziani… una vivibilità per tutti!
Per il superfluo non saprei….forse le sterili polemiche. Quelle sì che sono davvero superflue, Fermo non ne ha proprio bisogno.

Ci dia il suo pronostico sull’attuale crisi economica, vinceremo, pareggeremo, oppure ci stiamo avvicinando allegramente ad una sonora sconfitta? Qual è il sistema per uscire dalla crisi in modo innovativo, e soprattutto con quali ingredienti?

Rutili
Vinceremo! Nella vita bisogna essere sempre positivi. Da ingegnere posso dire che una soluzione potrebbe essere quella di inserire all’interno delle aziende del territorio un ingegnere gestionale che razionalizzi le minori risorse con il massimo risultato, in questo modo potrebbero essere gestite molte situazioni di crisi.
Se vogliamo poi prendere in considerazione la derivazione greca della parola e intendere la crisi come cambiamento, il modo migliore per farlo è cambiare le esigenze. Per cui non badare più al superfluo, piuttosto vediamo che cosa effettivamente si più fare con le poche risorse a disposizione, risparmiando e cercando di sviluppare fonti alternative di energie. La crisi non deve essere vista solamente in maniera negativa, ma come opportunità di cambiamento e di modifica delle proprie esigenze per andare avanti anche con i pochi mezzi che si hanno a disposizione.

Brambatti
Io mi auguro che ci sia la possibilità di uscire prima possibile da questa situazione estremamente critica. Dobbiamo venirne fuori. Assolutamente, perché da questa situazione dipenderà la nostra vita, il lavoro, il futuro dei giovani. Bisogna soprattutto trovare delle modalità per tornare a dare valore al lavoro. Il lavoro è un diritto di tutti, e soprattutto bisogna dare una speranza ai giovani che in questo momento si vedono negate molte possibilità e chiuse troppe porte. Oltre ai giovani bisogna dare una speranza a tutte quelle famiglie che si trovano in difficoltà, a coloro che hanno perso il lavoro e a tutti quelli che per età temono di non poterlo più trovare. La sicurezza economica è fondamentale perché da prospettive di studio per i figli, il diritto ad avere una casa… Spero davvero che chi ha in mano le sorti di questo paese faccia del tutto per  mettere in atto ogni possibile strategia per risolvere questo problema importantissimo. È chiaro che gli investimenti possono aiutare a superare la crisi, se non si investe nella formazione e nella ricerca diventa tutto più difficile. Laddove non si è propositivi, innovativi e stimolanti si diventa anche meno competitivi ed è tutto più difficile… La ricerca è un elemento fondamentale, la ricerca è la base per l’innovazione.  Senza ricerca non c’è innovazione e senza innovazione non c’è sviluppo.

Ci dica, per concludere….nel caso vincesse potrebbe includere nella sua compagine anche la sua antagonista, con incarichi di responsabilità, riconoscendole le doti umane e professionali necessarie per superare i problemi della città, oppure è una situazione nuova ma che non verrebbe mai accettata dai suoi alleati?

Rutili
Mi dispiace ma se io devo essere il nuovo e il giovane purtroppo non c’è spazio per persone navigate. La volta scorsa se non sbaglio mi hai chiesto che opposizione farei qualora vincesse la mia avversaria … purtroppo in squadra con me non la vorrei…non me la posso prendere…. Se si parla del nuovo e del giovane purtroppo non posso portare con me una di sessantacinque anni che sta in pensione…
Ne riconosco comunque i meriti. Io non la conosco ma ho sentito parlare molto bene di lei. Avrà senz’altro doti umane e professionali altrimenti non sarebbe la candidata sindaco per la città e non si troverebbe dove sta …anche se poi a fare la direttrice del conservatorio ce l’ha messa Di Ruscio. Quello infatti non è un incarico che si ottiene per nomina, ma indubbiamente se ce l’ha messa il sindaco uscente sarà sicuramente per merito. Ma io purtroppo ho già in mente come sarà composta la mia squadra. Mi circonderò di persone tecniche che conosco e di cui mi fido. E lei non la conosco...

Brambatti
Io penso che creerebbe molta confusione nei cittadini.
Se ci sarà un ballottaggio la candidata o il candidato con il quale dovrò misurarmi sarà una persona che avrà una grande responsabilità nel momento in cui dovrà fare bene l’opposizione. Con l’opposizione non ci si litiga e non ci si prende a schiaffi, con l’opposizione si dialoga e non necessariamente l’opposizione è castrante e negativa per una amministrazione comunale. L’importante è che ci sia però un doveroso e giusto riconoscimento dell’opposizione.

Alla prova della fascia si sono dimostrate entrambe preparate, con i dovuti distunguo ma entrambe conscie dell'impegno che le attende, ed entrambe in cuor loro certe di vincere. Come sempre ne vincerà solo una, e noi, che facciamo sempre il tifo per le donne, ora ci asteniamo dall'esprimere un parere per non influenzare i lettori, ma di una cosa sono certa...stavolta per i maschietti sarà proprio dura.....

giovedì 24 marzo 2011

A Braccetto con Ester

Intervista all'Ing. Ester Maria Rutili,
candidata per lo schieramento di centro destra per la poltrona di Sindaco della città di Fermo.
di Laura Gioventù





Volevo cambiare abitudine, per cui non mi sono fatta anticipare dalla solita telefonata, mi sono presentata a sorpresa per valutare la sua capacità di reazione, e senza preavviso mi ha accolta subito, anche se ero per Lei una perfetta estranea.
Il risultato è stato vedere una donna schietta, disponibile, subito al gioco, e con una singolarità che mi ha molto incuriosito, Lei quando risponde al telefono dice “pronta” al femminile e non “pronto” al maschile, e questa cosa mi è piaciuta, e vi anticipo che è più bella dal vivo che nelle foto, per cui eccovi l’intervista con Ester Rutili, come fossimo a braccetto per il centro….a braccetto con Ester è un titolo molto aderente la realtà, in fondo anche se è la candidata del Centro Destra a Fermo, resta sempre una persona da scoprire…. buona lettura.


 “Il potere logora chi non ce l’ha” Giulio Andreotti.
Perché Lei si è candidata, per orgoglio personale, per miseri calcoli di sezione elettorale, per ottenere il potere per non logorarsi, oppure perché il centro destra le si è messo in ginocchio dicendo …”Ester salvaci tu”? 


Ma magari, è bellissima la scena del centro destra in ginocchio che dice “Ester, salvaci tutti!”.No, mi sono candidata fondamentalmente per amore di Fermo, la mia città, ma anche per un po’ di incoscienza chiamiamola pure pazzia o follia. Ho scelto di dire sì nel senso che non ho deciso io di propormi, ma mi sono venuti a cercare…poi con un po’ di incoscienza e di pazzia  ho detto subito “sì” e mi  sono buttata in questa avventura che credo sarà bellissima comunque vada.

Lei è espressione di una coalizione di centro destra, ma da chi è stata candidata veramente?
 

Sì, io sono espressione di una coalizione e poi come tutti sanno, perché è scritto su tutti i giornali, io ero nella rosa dei candidati proposti dal sindaco Di Ruscio. Il mio nome è stato fatto da lui ma ripeto, sono espressione di tutta la coalizione del centro destra.

Conosceva già Di Ruscio?

Lo conoscevo in quanto Sindaco di Fermo e io, come Presidente dell’ordine degli ingegneri, avevo con lui solo rapporti istituzionali, ma non lo conoscevo personalmente.
E comunque spero di farmi logorare dal potere!

…È ambiziosa..?

No, assolutamente, io la sedia dove mettermi seduta per fare progetti ce l’ho! Questo non significa che farò una campagna di basso profilo, senza metterci sangue, sudore e denti, anzi, ma so dove poi tornare, un lavoro ce l’ho!

Lei stessa ha dichiarato: “Mi spenderò tutta, anche se sono alle prime armi in politica, e vorrei l’appoggio di tutti.”…pensa di chiedere un ampio prestito in banca o ha tanto talento da spendere di suo???

Penso proprio che chiederò un ampio prestito in banca, nonostante ho tanto talento da spendere nel senso che… ho tanto talento da spendere ma pochi soldi in banca.

“Noi mettiamo in pista un volto nuovo, una Ferrari, e non un ferro vecchio come ha fatto qualcun altro…”, è la frase che ha sentenziato Remigio Ceroni durante la presentazione ufficiale della sua candidatura sabato 19 marzo. Ma a Lei lo hanno detto che la Ferrari per oltre 20 anni non vinse più il campionato piloti???

…ma poi lo ha vinto. L’importante è averlo vinto, c’è chi non vince mai!

Chi è il sindaco di una città? Secondo lei deve essere un diplomatico, un politico, un amministratore, un economista, un filosofo, oppure un pazzo incosciente votato al suicidio?

Un sindaco dovrebbe essere un po’ tutte le cose messe insieme. E non lo dovrebbe essere solo il sindaco, ma tutta la sua squadra! Per quanto mi riguarda invece, attualmente mi considero una quasi un’incosciente …

Crede anche lei che per conquistare una crescente fetta di disinteressati alla politica o di delusi, il candidato non deve apparire come espressione diretta del partito e dei retaggi ideologici, ma deve affermare l’immagine di una brava professionista, di una brava presidente, di una brava persona non direttamente legata agli schemi?

Non dovrebbe dare l’idea di essere una brava presidente, di una brava persona non direttamente legata agli schemi , dovrebbe solo esserlo ed io spero di essere proprio questo. Anche perché quello che già sono è l’unica cosa che posso promettere! Spero di non fare promesse che poi non potrò mantenere…metterò al servizio di tutti il mio talento e la mia professionalità!

Lei è un ingegnere e potrebbe presiedere all’esame di guida e rilasciare la patente. Ma l’esame con politica lo ha già fatto? Chi glielo ha fatto oppure se ancora non l’ha sostenuto, chi la sta preparando?

Però credo dopo aver preso un brevetto specifico...comunque l’esame della politica no, ancora lo devo sostenere, l’esito sarà il risultato elettorale. Mi stanno preparando tutte le persone della coalizione che mi affiancano…però è senz’altro un bell’esame!

I suoi studi e i suoi titoli la definiscono una donna di calcolo e di precisione, come sono del resto gli ingegneri, come pensa di riuscire a far convivere una caratteristica come la sua con la politica, arte del compromesso perenne?

Hum, non lo so…(sorride) forse ci metterò la mia intuizione di donna, la femminilità, il sesto senso a volte aiuta…
Io sono un tecnico, sono abituata alla sintesi…le mie risposte sono stringate…

Una figura come lei, estranea alla politica, garantirebbe una giunta pulita oppure permetterebbe i soliti giochi e calcoli di partito con maggiore fascino?

No, io spero in una giunta pulita. Io me lo auguro e spero di scegliere le persone giuste. Logico che in politica bisogna scendere a compromessi ma un conto sono i compromessi, un altro conto sono le cose sporche!

…vorrà dire che saranno i compromessi che farà con maggiore fascino!
 

Speriamo visto che la mia bellezza è quella a cui guardano subito tutti. Speriamo si guardi anche oltre, e poi non vedo comunque quale sia il peccato o la colpa dell’essere bella…

“La vita è un insieme di avvenimenti, di cui l’ultimo potrebbe cambiare il senso di tutto l’insieme” (Italo Calvino) …Lei è sicura che la candidatura potrebbe cambiare in meglio la sua vita?

Sì, comunque sì. La candidatura già me l’ha cambiata la vita, lo sto già vedendo e sono molto contenta di questo. Tutta la gente con cui entro in contatto, che conosco ed incontro ogni giorno è per me una cosa molto stimolante ed affascinante…in questo senso ho già vinto.
E poi anche perché non è da tutti i giorni vedere la propria faccia stampata su manifesti di sei metri per cinque …

Che effetto le ha fatto vedere i manifesti appesi?

Vedere la mia gigantografia appesa per la città mi ha lasciata un po’ così…ancora mi ci devo abituare…. (sorride)

Quando una donna si candida in politica, come Lei, le donne elettrici che cosa dovrebbero chiedere ad un'altra donna, di vincere per dimostrare la forza delle donne o di perdere per dimostrare che le donne non devono occuparsi di cose maschili?

Sono sempre stata contro le quote rosa perché in una società ormai civile, se una persona è valida, non si dovrebbe più guardare al sesso, se si è uomo oppure donna. Almeno spero sia così.
Io non mi sento un essere da privilegiare o da tutelare in quanto donna. Se si hanno le capacità si deve andare avanti indipendentemente dal sesso.
Le altre donne dovrebbero essere contente del fatto che finalmente una donna è arrivata ai piani alti perché in effetti i piani alti sono quasi tutti maschili, purtroppo.
Tra donne non dovremmo chiederci niente, dovremmo invece chiedere ai maschi di lasciarci più spazio. Il che è difficile…
Da donne a donne dovremmo forse chiedere di farci meno la guerra nel momento in cui facciamo poco gioco di squadra, non so se per invidia o altro…

Nel Rigoletto, la celeberrima opera di Giuseppe Verde, il Duca di Mantova, parlando delle donne dice “questa o quella per me pari sono”. A parte la battuta operistica, in politica per gli elettori le donne sono come gli uomini, pari sono, oppure hanno qualcosa di diverso che potrebbe diventare un vantaggio o un’opportunità e forse anche una novità per le amministrazioni locali?
 

Le donne in politica NON dovrebbero essere una novità, il guaio è che invece siamo viste ancora come delle rarità, delle mosche bianche. Le esclamazioni che si sentono sono ancora di stupore. Le donne “dovrebbero” essere viste come gli uomini. In teoria una società civile dovrebbe arrivare a questo, ma di fatto non sono ancora considerate al pari dell’altro sesso dal momento in cui si ha bisogno di una legge sulle quote rosa per essere tutelate.
Qualcosa di diverso poi ce l’hanno, e questo lo dicono pure gli uomini: le donne hanno una marcia in più perché sanno fare più cose contemporaneamente, è nel nostro Dna. Poi è anche vero che c’è ancora una certa reticenza delle donne a candidarsi…

Nei suoi comizi e nelle sue presentazione in campagna elettorale Lei sta pensando ad un messaggio elettorale comune oppure ad una divisione tra elettori maschili ed elettrici femminili perché è a conoscenza della stranezza per cui le donne non votano le altre donne.

Nooo, è vero? Non credo, non lo sapevo…
Io spero che le donne votino un’altra donna non perché dello stesso sesso, ma perché la reputano capace. Poi ci sono donne che hanno le capacità e donne che non ne hanno. Così come per le donne, ci sono uomini bravi e uomini meno bravi. Secondo me un elettore non fa differenza, l’elettore guarda alle capacità e non vota per solidarietà alla specie. Inoltre la politica è un mondo di uomini, per cui anche il fatto che si candidano meno donne incide moltissimo. Ma è perché la società vuole questo, lo sto vedendo adesso, in politica le decisioni si prendono tutte a cena oppure dopo cena, è logico che una donna che ha famiglia la sera deve tornare a casa per un uomo invece è diverso…abbiamo dodici ore a disposizione nell’arco della giornata, se le cose si facessero tra le  otto del mattino e le venti della sera, tutti tornerebbero a casa tranquilli, invece qua la politica la si fa dopo le venti di sera…

Infatti conosco gente che va a dormire alle 22.30 e per loro sarebbe impensabile la partecipazione a riunioni ed appuntamenti politici che si protraggono fino alle due di notte. Ma Lei è una nottambula per cui condivide questo modo di fare, oppure vorrebbe dare un taglio netto a questa abitudine?
 

Me ne sto accorgendo, fare politica significa fare la nottambula. Certo, il bicchiere di vino ed il piatto di pasta è la condizione più favorevole per discutere ma questo non vuol dire che ci si debba per forza incontrare a cena, ci si potrebbe riunire anche a pranzo…
Dovremmo dare un taglio netto a questa brutta abitudine, sarebbe giusto, ma è molto difficile riuscirci proprio perché il mondo politico è composto prevalentemente da uomini.

I nuovi mezzi di comunicazione, internet e i social network che ruolo avranno nella sua campagna elettorale? Come pensa di strutturare il team per le elezioni? Lo slogan è stato pensato all’interno della coalizione oppure avete ingaggiato un esperto in comunicazione?
 

Beh, io sono giovane e li uso, non avranno un ruolo esclusivo nel senso che non sostituiranno i canali tradizionali ma si affiancheranno ad essi in maniera molto importante.
Stiamo già preparando il sito e le foto da pubblicare…oggi con i cellulari di ultima generazione si è sempre connessi alla rete. Internet è un mezzo veloce, capillare ed economico, permette di essere aggiornati in tempo reale, permette di comunicare con immediatezza con un grande numero di utenti, soprattutto con le fasce più giovani dell’elettorato, e costa meno di altri mezzi, anche degli sms!
Per quanto riguarda il team per le elezioni lo stiamo predisponendo, avrò i miei amici e amiche fidate che mi appoggiano come segreteria personale, tre o quattro ragazze che seguiranno il sito, gestiranno gli appuntamenti e l’ufficio stampa. Poi ci  saranno due o tre persone che mi affiancheranno i partiti della coalizione che si relazioneranno con la mia segreteria, si occuperanno di gestire le varie sedi, faranno volantinaggio e così via.
Lo slogan non è ancora pronto. Ne abbiamo diversi suggeriti dalla coalizione, dagli amici e dai sostenitori e forse ne saranno più di uno, almeno sul sito. Via internet ne sono arrivati tanti e sono tutti bellissimi. Il bello dei social network è che ti mettono in contatto con tante persone, c’è un sacco di gente che ha idee e voglia di partecipare, ognuno dice la sua!
Attualmente, nei manifesti, è uscito “energie nuove”, poi vedremo. Naturalmente nei volantini, nelle stampe e nelle vele è più difficile cambiarlo per ovvie esigenze di stampa, nella rete è più facile …

Nessuno esperto in comunicazione…

No,  non abbiamo contattato nessuno, ma certo, sarebbe opportuno, ognuno deve fare il proprio mestiere e se ti affidi ad un professionista … perché no, è un’idea, ci penseremo … d'altronde siamo solo all’inizio.

Anche in politica è pericoloso far partecipare troppo l’elettorato per evitare inutili confusioni e discussioni, oppure è proprio la mancanza di partecipazione che ci lascia con politici alle prese con troppe discussioni e con evitabili confusioni?

Sono vere entrambe le affermazioni. C’è un detto che dice “quando ci sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno” ma è anche vero che l’elettorato non se ne deve totalmente fregare perché è anche roba loro, la politica è il governo della loro casa “grande”. Amministrare il comune dovrebbe essere come amministrare casa propria, deve essere fatto con responsabilità. L’elettorato che non partecipa percepisce l’amministrazione e la politica come una cosa che non lo riguarda. Ci vorrebbe più partecipazione a partire dal voto. Il voto è lo strumento democratico per decidere chi mandare a casa e non certo il non andare a votare…

“Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione.”
(Ennio Flaiano).
In dieci anni di amministrazione Di Ruscio, Fermo che cosa è diventata e che cosa potrebbe diventare nel caso in cui verrà proclamata sindaco di Fermo? E nel caso in cui vinca la sua rivale, che cosa potrebbe diventare?


All’amministrazione Di Ruscio va tutto il mio plauso perché in dieci anni ha fatto. L’importante è fare, poi è logico che nel fare la torta qualche volta può anche uscire male ma l’importante è farla, metterla in forno e farla lievitare. Fermo veniva da trenta/quaranta anni di governo di centro sinistra che non ha fatto nulla, e spero, se avrò l’onore di governare questa bellissima città, di renderla vivace, frizzante, giovane e vivibile e questo non significa doverla tenere sotto una campana di vetro…Fermo deve essere in movimento.

Fermo in movimento, ecco lo slogan!

Infatti, sul sito qualcuno mi ha scritto “Fermo, eppur si muove”, ora non mi ricordo il nome ma lo ringrazio, è molto bello.

E nel caso vinca la sua rivale…

Spero renda Fermo viva e vivace come la vorrei io. Le auguro di fare un buon lavoro. In quel caso sarò all’opposizione e mi batterò affinché questo avvenga.

“Il mondo è pieno di donne tradite e di uomini abbandonati” …ma anche di candidati “trombati”, nel caso lei suona qualche strumento oppure predilige dirigere l’orchestra?
 

Non suono nessuno strumento e prediligo dirigere l’orchestra. Naturalmente si corre per vincere e non per partecipare, chi è che non corre per vincere? Poi, se si perde non bisogna farne un dramma, ci mancherebbe, non si deve diventare astiosi o cattivi nei confronti dell’avversario, siamo persone educate e civili… 

“D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” Italo Calvino.  Fermo a quale domanda potrebbe essere la risposta?
Non lo so…non saprei dire…ci dovrei riflettere con attenzione…

Quale è il vero tabù delle donne, il sesso, i soldi, i figli, la bellezza oppure la carta di identità?

 …sicuramente la carta d’identità. Per le donne il tabù più grande è l’età, anche se io non ho problemi in questo senso. Ed è stato molto buffo il grafico che, prima di mandare in stampa i manifesti, mi ha chiesto se volessi  farmi ritoccare qualche ruga, ma io sono così, se ce le ho me le tengo! Una correzione per la verità è stata fatta, ma perché avevo perso un orecchino e il fotografo non se n’era accorto per cui poi è stato tolto.

“Sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi” (La solitudine dei numeri primi. – P. Giordano) Ci elenchi i suoi tre difetti più grandi.

Testarda come un ariete, da segno zodiacale! Testarda sia in negativo che in positivo nel senso di perseveranza nel perseguire gli obiettivi…e poi a volte sono troppo razionale ed a volte troppo istintiva e irrazionale. Passo da un eccesso ad un altro. Il terzo difetto non mi viene in mente … non saprei, ne ho tanti … ecco, dovrei imparare ad essere più diplomatica, a volte sono troppo categorica, per me è bianco o è nero.

Nei suoi sogni da bambina lei voleva diventare una maestra, una ballerina, un’attrice o magari un’ingegnere aspirante sindaco?

Volevo diventare un ingegnere. Già da bambina giocavo con le costruzioni…
Invece non ho mai pensato alla politica, ma è una bella avventura, c’è sempre da studiare nella vita, è sempre bello imparare cose nuove. Se mi appassionerò continuerò…

Quando la dott.ssa Ester deve comprarsi dei vestiti li scegli in base al colore, alla forma o all’etichetta, oppure in base all’immagine di gioventù o di autorevolezza che trasmettono? Quali sono i suoi parametri e com’è la donna Ester nell’abbigliamento?

Nell’abbigliamento sono spendacciona. Comprerei continuamente vestiti, scarpe e borse. Mi piace vestire bene! A volte scelgo in base alla marca ma se non c’è va bene lo stesso, l’importante è che nel momento in cui li indosso mi facciano sentire subito bene e mi facciano dire…”questo non ce lo posso proprio lasciare in negozio, lo devo comprare, me lo devo portare a casa”. Per il colore…principalmente vado sul nero e sui colori scuri. Non mi vedrei mai con indosso colori accesi del tipo verde, giallo o rosso anche se tutti mi dicono che sono molto solare.

Spesso le donne impazziscono per i diamanti. L’oggetto superfluo a cui non rinuncia la donna Ester?

Le borse! Che poi non sono superflue…la borsa per una donna è necessaria!
Borse, borse … ma anche scarpe! Poi dipende dalla quantità, c’è un numero oltre il quale potrebbero essere superflue…    

Doppiopetto, tubino o tailleur?

Doppiopetto no, mai, assolutamente. Tubino e tailleur dipende dalle occasioni, ma preferisco il tubino.

A sinistra ci si veste “scasciati” e a destra tutti “griffati”? …….esiste un etica che diventa estetica della politica…
 

Ovvio che non ci si può presentare a maniche corte a presiedere un consigo di amministrazione, ma è opportuno andare in giacca e cravatta! Un’etica nel vestire ci deve sempre stare, non solo in politica.
Un vestito adeguato all’occasione è forse il primo biglietto da visita per dare una buona immagine di se.


…e poi abbiamo continuato a parlare di vestiti, di maschi e pure di esperienze in comune, ma siccome sono argomenti che le donne vogliono condividere solo con le amiche, non vi dirò come sia proseguito il discorso, in fondo anche Ester ha diritto al suo tempo libero e, perché no, anche a stare a braccetto mentre passeggiando guarda le vetrine dei negozi nel centro storico della nostra bella città. Magari la prossima volta che ci incontreremo continueremo a parlare delle altre mille cose importanti per le quali Lei si candida, per risolverle o per discuterne, per ora lasciamola serena, di giornate campali ne avrà molte nel suo calendario elettorale. Grazie Ester, felice di averti presentata ai miei lettori, sono certa che apprezzeranno la tua sincerità.




(Proprietà letteraria riservata)
 

domenica 13 marzo 2011

Metti una Gamberale sul comodino e non te ne pentirai

Intervista a Chiara Gamberale
di Laura Gioventù

Sabato 12 marzo, presso la Sala conferenze di Villa Baruchello di Porto Sant’ Elpidio (FM) Chiara Gamberale ha presentato il suo ultimo romanzo “Le luci nelle case degli altri” (Mondadori) e noi l’abbiamo intervistata cercando di passare dalle zone cieche alle luci delle persone di fronte.




La “zona cieca” è una stanza dove non abbiamo acceso la luce oppure un distacco per morosità?

Eheh….(ride) … cominciamo bene…la “zona cieca” è questo e quello…però mi piace più pensare la prima, una stanza dove non abbiamo acceso la luce, perché così la responsabilità è nostra … (ride)

L’intelletto distingue fra il possibile e l’impossibile, la ragione distingue fra il sensato e l’insensato. Ma a questo punto noi donne coma facciamo a scegliere l’uomo giusto?

Dobbiamo fare un movimento di “pancia” e di cuore. Personalmente, sia l’intelletto che la ragione, dopo averli coltivati per una vita, li trovo un po’ sopravvalutati nella scelta dell’uomo giusto perché si potrebbe rischiare di voler corrispondere troppo al principe azzurro che sognavamo da piccole e che non è mai esattamente quello che poi ci aspettiamo…è fatto per deluderci…

…le attese poi rischiano di essere disattese…

…certo… non potrà mai corrispondere a questa figura perché il principe azzurro non esiste…

Ma fra Francesco Totti e Roberto Saviano chi scartiamo?  

Io sono romanista, da sempre, quindi…
Vabbè, sono state senza dubbio le due interviste più belle della mia vita radiofonica ed è stato molto curioso far parlare di Dio Francesco Totti e di sesso Roberto Saviano trattandoli in maniera diversa dal solito… diciamo che già basterebbe uno a metà strada tra i due…

…ma se dovessimo proprio scegliere?


Tra i due? Ma poi per farci cosa? …È questo l’importante da sapere…

Come uomo per la vita oppure perché no, anche solo come amante…?!?

…sono sposata con uno scrittore e quindi sceglierei Totti. Insomma, me la giocherei diversamente proprio perché già conosco gli scrittori. Sceglierei una cosa che non ho mai conosciuto, anche se però Saviano è unico perché non è “lo scrittore” …

Quale è il vero tabù delle donne, il sesso, i soldi, i figli, la bellezza oppure la carta d’identità?

Tabù nel senso che le donne non hanno il coraggio di parlarne o di parlarsene tra loro?

…entrambe!

…secondo me la donna ha ancora un problema con il piacere, dunque direi con i soldi ed il sesso perchè con tutto quello che le da piacere ha ancora un senso di colpa atavico, mentre con il camuffare l’età, con i figli e con tutto ciò che ha a che fare con la gravosità dell’esistenza la donna è molto allenata anche a livello inconscio. Con i soldi invece, con la bellezza ed il sesso la donna ancora potrebbe fare dei passi avanti e dire “sì, me lo merito, sì, me la godo”.

“Il mondo è pieno i donne tradite e di uomini abbandonati” (Chiara Gamberale in “La zona cieca”) Qual è la differenza?

Beh, questa è una frase di una ascoltatrice della protagonista del romanzo e non della protagonista stessa, infatti io non l’avrei mai scelta per metterla in quarta di copertina, però queste sono esigenze editoriali. Questa frase nel libro non è una frase delle mie che secondo me mi riguarda, è una frase che dice una donna che è amante di un uomo da sei anni… Di sicuro però, se ci si guarda intorno, generalmente l’uomo ha difficoltà con le scelte e sembra che non ci sia scampo, se gli uomini tradiscono le donne abbandonano. La vulgata vuole che l’uomo un malessere lo gestisca senza gestirlo e la donna sia invece da taglio netto però in effetti non è detto sia sempre così, queste sono delle generalizzazioni…

…secondo lei le donne hanno più coraggio di lasciare un uomo?

Beh, io non ce l’ho mai avuto! Faccio tanta fatica a lasciare…

…è stata sempre lasciata?

Ho lasciato…ma sono stata anche lasciata! Ho fatto tutte e due le cose, però ho sofferto di più a lasciare, ma io ho una forte componente maschile dentro di me … poi però arrivata ad una situazione pesante ho lasciato.

Nel romanzo “Una passione sinistra” la protagonista Nina tradisce Bernardo con Giulio. “Questo però non toglie che Bernardo sia la sua vita. Non qualcosa a cui DOVER fare ritorno ogni sera, qualcosa a cui VOLER fare ritorno.”
Il sesso disgiunto dall’amore è una cosa riprovevole, eppure perché le donne fanno sesso anche se non c’è tutto questo amore?


Perché l’amore è qualcosa di raro, e secondo me le donne, come gli uomini, fanno sesso anche quando non c’è amore perché noi viviamo tutti i giorni anche senza che le nostre siano tutte giornate eccezionali, perché è una sfumatura …penso che il sesso unito al sentimento capiti poche volte nella vita, gli amori sono esperienze sconvolgeti….il sesso, il sesso  è un’altra cosa, ma certo, se fatto bene può darti un’illusione d’amore.

La protagonista del romanzo è appagata sessualmente dall’amante ma non per questo avverte il ritorno dal marito come dovere, anzi, tutt’altro…lei vuole tornare da Bernardo…

La protagonista ha ben chiara la differenza tra sesso e amore…e forse il sesso va così bene con l’amante anche perché, ma questa è una grande provocazione, lo rispetta meno! Forse chissà che il sesso, come in questo racconto, quando c’è meno rispetto del partner possa venire fuori più animalesco e quindi più fedele e se stesso…

C’è una frase …“La vita è un insieme di avvenimenti, di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto ’insieme.” (Italo Calvino) Che ne pensa?

…che ahimè è proprio così, il destino…lo dice anche Mandorla, la protagonista del mio ultimo romanzo, mentre guarda le macchie di umidità che si sono formate sul soffitto. Sono macchie sparpagliate e ci piacerebbe unirle con un senso logico ma a volte quel senso non c’è…è un liquido amniotico …qualcosa di spirituale e di misterioso.

C’è un avvenimento particolare che ad un certo punto ha cambiato il senso della sua vita?

A volte mi dico di sì, altre volte dico di no. Se cambiare il senso della vita vuol dire anche darti un altro senso su te stessa, cioè darti un altro punto di vista da cui guardare te stessa, allora l’avvenimento determinante è stato senza dubbio l’incontro con la persona che oggi è mio marito.

Per parlare un po’ di politica, nel suo libro “Una passione sinistra” la “piccola” storia di due coppie di persone si intreccia con la “grande” storia, dalla caduta del muro di Berlino all’ultima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. Pensando al libro mi viene in mente una frase di Giorgio Gaber che dice “Non temo Berlusconi in se, temo Berlusconi in me.”

È esattamente questo il senso del libro! La coppia “di sinistra” rifiuta così tanto certi modelli e poi è proprio la donna di questa coppia che prova questa forte ed oscura attrazione per qualcosa di così tanto diverso da lei, un uomo dagli ideali di destra, appunto. In questo senso il libro vuole anche essere la metafora di una Sinistra che, anziché fare la Sinistra, prova a giocarsi su territori che non sono suoi. Ovviamente vince l’amante “di destra”…

La Destra fa tanto riferimento alla famiglia, poi però stranamente i suoi leader sono tutti separati mentre a Sinistra sono tutti ancora (felicemente ?) sposati…

Sì, questo è uno dei famosi paradossi… (ride)

Sinceramente lei teme più Berlusconi o se stessa?

Ah, me stessa! Senza dubbio, non c’è proprio paragone!

Sempre restando in tema, quando una donna si candida in politica, secondo lei noi donne elettrici che cosa dovremmo chiedere a un’altra donna?

Dovremmo chiederle di rimanere se stessa, cioè di non imitare gli uomini, ma anzi, di portare, nel suo fare politica, tutto il suo essere donna e di non annullarlo dal momento in cui ricopre una carica storicamente maschile. Nella sua avventura deve portare anche e soprattutto il suo essere donna, è un presupposto molto importante affinché possa poi fare delle scelte che sostengano le donne …

Nella letteratura femminile, chi siamo noi donne che leggiamo e chi siamo noi donne che scriviamo?

Sia quando leggiamo, sia quando scriviamo, è esattamente la stessa cosa, siamo persone che hanno paura del mondo ed hanno bisogno di rifugiarsi in un mondo ideale, un mondo che poi trasformano in un laboratorio dove riuscire ad elaborare ciò che più le spaventa per comprendere meglio la realtà.

Se il libro è un viaggio, il continuo proliferare di premi letterari, secondo il suo parere, sono il percorso mentale meno accidentato per scoprire nuovi talenti, oppure rappresentano i luoghi di sosta meno fantasiosi  per imporre le nuove letture per un pubblico sempre meno viaggiatore, sempre meno appassionato?

Dovrebbe essere un modo per scoprire nuovi talenti, ma temo che in alcuni casi, purtroppo, sia anche un modo per imporre le letture. In alcuni premi letterari regionali, più piccoli, c’è ancora una ricerca vera, una lettura attenta di vera “scoperta”  … certo, poi, i premi letterari più grandi e più famosi sono un po’ come Sanremo. Anche per la musica ci sono moltissime manifestazioni piccole e meno conosciute ma dove quella ricerca è tenuta ancora ben presente.

Filosofia e Psicologia sono madre e figlia che stanno sempre a litigare oppure sono due complici?

No, sono sorelle, sorelle che ogni tanto litigano. Anzi, sono sorelle gemelle eterozigoti!

Ecco ... io sono una gemella…..etegozigote!


Ah, bene, chi sei allora, Filosofia o Psicologia?

Oddio…abbiamo invertito i ruoli, ora è lei che fai le domande a me? …non saprei…forse filosofia…forse nessuna delle due…(rido)…
Un’altra domanda…c’è un famoso psicologo analista junghiano, Hillman, che dice “I miei pazienti finiscono la terapia nel momento in cui capiscono che sono più matto di loro”….ma secondo lei, andiamo dallo psicoterapeuta perché speriamo di trovare uno più matto di noi così ci sentiamo “normali”?


Il transfert potrebbe anche essere definito così, certo, Hillman appartiene ad un'altra scuola di pensiero perché i freudiani invece ti dicono molto poco di loro, però, già essere compreso nella tua “mattanza” è un segno della “mattanza” dell’altro, quindi in un certo senso potrebbe essere proprio così….

Jean-Jacques Rousseau diceva “Nulla è più indispensabile del superfluo”. Per Chiara qual è l’indispensabile e qual è il superfluo?

Se fosse per me l’economia non andrebbe avanti. Per me sono indispensabili pochissime cose…il cellulare per telefonare, il computer per scrivere…ho un rapporto strano con gli oggetti materiali, ho un rapporto molto labile con essi…li dimentico spesso…li perdo. Essenziali sono invece le persone, la mia famiglia è il punto fermo della mia vita.

Qualcosa di superfluo a cui non rinuncia?

…le sigarette, senza dubbio, perché fumo! E poi… poi le serie televisive americane. Mi piacciono molto! I cofanetti di dvd….

Qual è la vera differenza tra un bambino ed un adulto? La taglia dei pantaloni o lo sguardo con il quale guardano il lato B delle donne?

Purtroppo e per fortuna a volte sono simili. A me di solito piacciono gli uomini che lo sguardo lo mantengono intatto come i bambini, mi piacciono quelli un po’ poetici…però poi il guaio e che non ti guardano da maschio … (ride) …è un problema anche quello!!!

Perché continuiamo a preoccuparci di non sapere dove andiamo, non sarebbe più saggio preoccuparsi di sapere dove non stiamo andando?

Sì, assolutamente sì, ci sto provando soprattutto in questo periodo della mia vita, mi dico vabbè, se non riesco a capire dove voglio andare, l’importante per me, è capire e tenere ben presente dove non andare, per non correre il rischio di dover fare poi delle scelte che non somigliano veramente a me.

“Le luci nelle case degli altri” è il suo ultimo romanzo edito da Mondadori. Ce lo descriva in quattro aggettivi!


….ma io non sono brava a farmi i complimenti…la butto là.
Necessario, per me, di averlo scritto; è un romanzo corale; senza dubbio sentito, ma ho già detto necessario….poi, faticato, molto faticato …e familiare.

Quali sono i suoi progetti futuri, stai già pensando al tema del prossimo romanzo oppure ad una nuova trasmissione radiofonica?

No, sto pensando al tema del prossimo romanzo, ma prima devo però capire bene che cosa sto vivendo in questo momento perché la mia scrittura riguarda molto i momenti della mia vita…

Ora non so più che cosa chiederle…che cosa domanderebbe ad una che di cognome fa “gioventù”?

Quanti anni hai… (ride)….!!!

Se la penultima domanda è “sei felice?”, quale vorrebbe fosse l’ultima domanda?

Prima rispondo alla penultima perché mi piace: sono felice in parte, sto lavorando per! La domanda successiva è “è vero che sai che te lo meriti?” ….sìììììì.



Nota sull’autrice.
Chiara Gamberale, conduttrice radiofonica e televisiva, è nata nel 1977 a Roma, dove vive. 
Ha scritto “Una vita sottile” (Marsilio, 1999)” Color Lucciola” (Marsilio, 2001) “Arrivano i pagliacci” (Bompiani, 2003) ” La zona cieca” (Bombiani, 2008, Premo Selezione Campiello), “Una passione sinistra” (Bompiani, 2009). “Le luci nelle case degli altri” (Mondadori) è il suo ultimo romanzo. E’ stata anche autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, come”Gap” (Raiuno),” Quarto piano scala a destra” (Raitre) e “Trovati un bravo ragazzo” (Radio24). Da gennaio 2010 conduce tutte le mattine su Radio2 “Io, Chiara e l’Oscuro”. Collabora con “La Stampa”, “Vanity Fair” e “Il Riformista”.

Pubblicato su ...  seratiamo.it

giovedì 24 febbraio 2011

E' il cuore dell'uomo che costruisce.

Intervista al presidente della Compagnia delle Opere Marche Sud, Massimo Valentini
di Laura Gioventù




Nel vostro statuto c’è una frase che mi ha incuriosito “per promuovere e tutelare la presenza dignitosa delle persone …etc ect”. Ci spieghi che cosa significa la parola “dignitosa” per la Compagnia delle Opere nel suo insieme. Insomma, che cos’è la C.d.O. e di quale dignità si sta parlando.

Vedo che ha colto un termine che a mio avviso dice molto dell’esperienza della CdO perché in effetti la CdO nasce dall’esperienza di qualcuno che ha colto la dignità assoluta, unica ed infinita della singola persona e del singolo io. La CdO nasce proprio da una esperienza che coglie il valore dell’io e che mette al centro questo valore e fa di tutto perché questo io possa esprimersi e venga sostenuto nel suo tentativo di essere. Siccome questo tentativo di essere passa attraverso un tentativo di fare, noi siamo totalmente proiettati a creare una rete di sostegno perché l’io si possa esprimere concretamente.
Sostenere questa dignità dell’io non è una affermazione verbale ma un fatto concreto, è partire dai bisogni della persona che lavora, è partire dalle problematiche affrontate oggi da chi ha una attività, il problema del mercato, il problema del credito, il problema dell’estero, e dinanzi a tutte queste dinamiche si crea una rete, si mettono in rapporto e si condividono tutte le esperienze professionali ed imprenditoriali che ci sono all’interno della CdO perché ciascuno diventi un’opportunità di conoscenza,  di rapporti e di possibili partnership con altri. Sosteniamo l’io attraverso il mettere in rete ciò che c’è all’interno della nostra associazione perché possa diventare un’opportunità per ciascuno e facendo questo sosteniamo appunto la dignità del lavoro di ciascuno, perché ciascuno è importante. Noi partiamo dalla considerazione che il grande imprenditore, il piccolissimo imprenditore, il collaboratore, hanno tutti una dignità che può essere importante per l’altro. Sostenendo la dignità di ciascuno sosteniamo la dignità di tutti!

Per sottolineare ancora la dignità … ma se esiste un etica bancaria, questa si basa su un sistema di accreditamenti e bonifici oppure è un’etica che si fida delle persone e della loro buona fede? Come mai le banche hanno bisogno di garanzie materiali e non si accontentano della buona fede?

Si può affrontare il discorso delle banche dando un giudizio dall’esterno che stigmatizza certi comportamenti rischiando di dire delle cose vere senza però cambiare nulla. Noi invece abbiamo affrontato il discorso con le banche in maniera molto realistica, da una parte valutando i punti di forza e dall’altra quelli di debolezza. Oggi, nell’analizzare il comportamento di una singola banca oppure il sistema bancario in quanto tale non si può essere così schematici da dire è tutto nero o è tutto bianco. Ovviamente c’è un insieme di norme, Basilea 2 oppure Basilea 3, che in qualche modo costringe tutti gli istituti nazionali e internazionali ad adeguarsi al sistema e la discrezionalità del singolo direttore oppure il singolo presidente di una banca deve confrontarsi con un contesto di mercato molto rigido e difficile. Ora io non vorrei addentrarmi in una analisi del sistema bancario perché sulla finanza internazionale è già stato ampiamente sottolineato l’aspetto speculativo e di non assistenza all’impresa con ripercussioni gravi sull’accesso del credito per le persone fisiche e le piccole impresse. In questo contesto abbiamo comunicato ad interloquire con gli istituti di credito perché la singola impresa potesse essere sostenuta nel rapporto con il mondo bancario. Non abbiamo fatto un discorso generale ed astratto ma abbiamo creato delle opere, con un gruppo di quindici imprenditori della CdO abbiamo creato un consorzio fidi che adesso riunisce due mila soggetti dando vita ad un ente  in grado di supportarli professionalmente nella gestione finanziaria e capace di interloquire in maniera intelligente con il sistema bancario ed in particolare con tutti gli istituiti che cercano un rapporto con partner professionali con cui condividere una gestione del rischio più intelligente, più comune, più efficiente. Abbiamo creato quindi un’opera che interviene su uno specifico bisogno cercando di dialogare con il mondo bancario più illuminato ed abbiamo ottenuto dei risultati importanti. Questo non significa che oggi il problema del credito non esiste, oggi esiste ed è grave e lo sarà molto di più nei prossimi anni proprio per come è stata gestita in passato la finanza internazionale, la stessa malsana gestione che poi ha portato ai crack finanziari. Nonostante la situazione generale, si può lavorare per cercare di sostenere la dignità del singolo imprenditore nel rapporto con il credito attraverso uno strumento che cerca di dialogare con una dignità del fare banca che è ancora presente. È una lotta, ma è una lotta che si può portare avanti.
L’etica è una dimensione personale nel senso che il modo di lavorare oppure il modo di approcciarsi con il cliente che si ha di fronte passa attraverso la singola persona. Può esistere un sistema contrario alla persona come sistema, ma c’è sempre la possibilità che la singola persona possa gestire quello specifico tecnico in una maniera più adeguata al bisogno che deve  affrontare con il cliente. Per noi diventa determinante colloquiare con le persone del sistema bancario, ove possibile. Colloquiando con le persone che hanno una consapevolezza e hanno una responsabilità è possibile fare delle cose che magari non sarebbe possibile fare. Nonostante la sfera di autonomia delle singole banche oggi sia molto ristretta, ci sono delle banche che stanno tentando di costruire dei percorsi di crescita.

Come sistemi economici, se da una parte c’è il Capitalismo e dall’altra il Socialismo (Comunismo), il mondo cattolico e la cristianità come si ineriscono tra loro, con un metodo autonomo oppure usando di volta in volta le vesti dell’uno o dell’altro? 

Anche qui purtroppo si è abituati a ragionare per schemi contrapposti molto rigidi. Indubbiamente nel Capitalismo ci sono delle cose da valorizzare ed altre assolutamente da stigmatizzare come nel Socialismo ci sono delle cose buone e delle altre da condannare ferocemente. Sicuramente riporre la centralità della singola persona come la vera risorsa dello sviluppo partendo dalla micro impresa, dove chi fa la differenza è sempre la singola persona, fino ad arrivare ai sistemi macroeconomici in cui il capitale umano è un elemento assolutamente determinante e dove la funzione del mercato non è più una funzione così assoluta come possiamo leggere in una chiave rigidamente liberista - capitalista, ma dove il mercato in alcuni casi ha anche una funzione regolatrice, un mercato che si muova su una cultura che favorisca il dialogo e lo sviluppo da parte di chicchessia voglia intraprendere, sia del soggetto che ha tanti mezzi, sia del soggetto che ne ha pochi. Abbiamo una visione di mercato sociale in cui la persona che costruisce un’impresa abbia la possibilità di confrontarsi in maniera paritaria con tutti gli altri soggetti. Noi concepiamo il mercato non come un scontro selvaggio dove vince solo il più forte ma come una piazza dove si possa dialogare e concorrere dentro una responsabilità di costruire qualcosa di comune e di bello e le opere che stiamo portando avanti ne sono un esempio. I distretti e le reti sono gli esempi concreti di una nuova concezione di mercato fuori da una visione prettamente liberistica - capitalistica.
Nel nostro giudizio c’è la centralità della persona che costruisce e che opera e un mercato visto come una piazza dove si concorre per costruire qualcosa di bene. Oggi per costruire è necessario creare un gruppo e delle collaborazioni. Occorre sinergia.
Del socialismo riconosciamo il tema della giustizia sociale, perché la giustizia sociale è un’istanza del cuore dell’uomo ma non può essere ideologizzata, non può costituire una parità di diritto a prescindere dalla responsabilità del ruolo che la singola persona svolge. La giustizia sociale non può essere imposta dallo Stato, ma deve essere costruita dal basso tramite una cultura che afferma il valore dell’altro in una relazione . Purtroppo c’è stata una deriva statalista di un certo tipo di impostazione ideologica che si è rivelata totalmente inadeguata per l’affronto della situazione. Il crollo del welfare è figlio di uno statalismo che ha preteso che fosse lo Stato l’unico ente morale capace di garantire i diritti. Invece i diritti vivono dentro le comunità dove la persona viene educata ad una responsabilità che si confronta sul mercato partendo dalla sua cultura. Oggi il fallimento di uno statalismo di questo tipo può essere affrontato adeguatamente solo recuperando una visione sussidiaria che valorizzi le comunità intermedie che creano opere in grado di affrontare problematiche sociali emergenti meglio dello Stato. Un esempio può essere quello delle scuole materne. La presenza del privato sociale che svolge una funzione educativa oggi è fondamentale perché è in grado di offrire un servizio elevato a dei costi nettamente inferiori rispetto a quelli del servizio pubblico. Questo non significa che bisogna rinunciare ad una scuola prettamente statale, ma bisogna allargare il concetto di pubblico. Se un privato sociale di un certo tipo svolge una funzione pubblica meglio dello Stato bisogna riconoscerlo e sostenerlo. Secondo me bisogna sostenere la società civile che è in grado di creare dei fatti sociali dove i diritti sono esperienze che creano delle opere, che creano una modalità di fare educazione, di gestire i servizi alla persona e di gestire i servizi al lavoro. Se riusciamo a valorizzare tutto quello che di buono c’è nello statale e nel privato sociale e allargare questo concetto di pubblico dove tutti possono portare il loro contributo potremmo decisamente prendere la strada giusta per affrontare una crisi come quella attuale dove il welfare statale è destinato sempre più a soccombere. Per fare questo però è necessaria anche una diversa concezione della politica…

Come vi comportate quando arrivano dei giovani senza bilanci, bilancini e garanzie reali e vi sottopongono i loro sogni e le loro aspettative avendo deciso di tentare la sorte in una attività in proprio? 

Quella del rapporto con i giovani è una esperienza bellissima ed entusiasmante. Attualmente stiamo accompagnato trenta giovani che vogliono avviare nuove attività con il progetto Colombo della Provincia di Fermo e siamo molto sorpresi ed in un certo modo anche attratti dalla loro decisione di esserci, di voler fare, di voler costruire. La nostra funzione in questo caso non è quella di sostituirci alla responsabilità del giovane, anzi. Noi lo accompagniamo in un percorso mettendolo in rapporto con una serie di professionalità affinché possa acquisire tutti gli strumenti per far si che il suo tentativo possa stare in piedi sul mercato, per far si che ogni singolo giovane possa diventare il protagonista del proprio futuro. Attraverso la nostra “compagnia” trasmettiamo una cultura ed una esperienza diversa, facciamo capire che nella realtà è possibile trovare un aspetto su cui costruire, anche in una situazione di difficoltà generale come la nostra. Non bisogna piangersi addosso perché non è vero che tutto va male, non è vero che sono tutti delinquenti, ma c’è una possibilità di costruire un bene riconoscendolo nella realtà e costruendo proprio a partire da esso.
La certezza di un bene presente e la possibilità di riconoscerlo e scovarlo nel rapporto con la realtà permette di affrontare le difficoltà, permette di costruire e di vivere, permette di trovare un’idea intelligente, permette di trovare un’iniziativa che può rispondere ad un bisogno a cui nessuno aveva pensato e su cui poter costruire il proprio futuro professionale e lavorativo. Questi trenta giovani che avvieranno delle nuove imprese non avevano un supporto, li abbiamo accompagnati ed abbiamo  fornito loro tutti gli strumenti per poter cominciare a fare un bilancio preventivo, per poter fare le analisi di mercato necessarie a verificare la fattibilità economica della loro intuizione, per valutare il riscontro reale della loro iniziativa. Si percorre insieme una strada.
Naturalmente tramite un rapporto di questo tipo passa una modalità di vivere il reale diversa da quella cui oggi è stato introdotto il giovane. Troppo spesso nella società attuale i giovani sono stati introdotti a vivere il rapporto con la realtà dentro una pretesa di diritti, dentro una riduzione del proprio desiderio, è come se fosse impossibile vivere all’altezza del desiderio, come se fosse impossibile trovare una risposta a ciò che cercano in un rapporto costruttivo e responsabile con la realtà. I giovani hanno invece bisogno di figure adulte che comunichino questa possibilità. La CdO è questo, è un luogo dove il giovane uno può essere sostenuto nel suo desiderio reale e profondo ed accompagnato a scoprire che non è vero che tutto è male, che tutto è brutto, ma è possibile costruire, perché il bene c’è.

I vostri parametri valutativi circa i prestiti erogati sono identici per tutta la Regione Marche oppure cambiano da Provincia a Provincia a seconda delle diverse caratteristiche territoriali o culturali, e se sì, quali variabili incidono per la Provincia di Fermo?

Per quanto riguarda l’attività del Consorzio Fidi in effetti ogni territorio ha delle peculiarità piuttosto evidenti. Nella Regione Marche abbiamo l’ascolano con delle caratteristiche specifiche, il fermano - maceratese che è molto simile, l’anconetano che ha delle altre specificità e Pesaro con una cultura nettamente diversa. Soprattutto a livello culturale c’è un approccio differente. Cerchiamo di adattarci in maniera intelligente, almeno tentiamo, sulle singole situazioni in modo da favorire lo sviluppo che la particolare situazione richiede. In certi casi occorre passare da una fase assistenzialista ad una fase di maggiore responsabilità d’impresa, in altri bisogna superare un certo individualismo perché lo sviluppo si apra a delle collaborazione esterne e a delle partnership per costruire un sistema di rete, in altri ancora bisogna lavorare perché si rinunci ad una autoreferenzialità che non è più suffragata da un contesto di mercato. Ci sono tanti mondi, tante posizioni, tante realtà. Nello specifico la Provincia di Fermo ha una grande vivacità imprenditoriale e molto ha influito il contesto familiare nella creazione delle piccole e medie imprese e c’è una esperienza di distretto che nei diversi settori ha creato delle buone forme di collaborazione. Indubbiamente però ci sono due sollecitazioni forti che oggi la realtà chiede. Da un lato lo sviluppo di una cultura d’impresa più consapevole e più centrata sul valore del capitale umano e che quindi accetti la sfida di imparare e di farsi educare, di ritornare a scuola. L’altro punto fondamentale è la necessità di far emergere realtà imprenditoriali più importanti abbandonando la concezione individualistica di fare impresa. Bisogna sviluppare un modo di fare impresa più aperto, con la consapevolezza che da soli non si fa nulla e che il ruolo dell’imprenditore è quello di coordinare e valorizzare le risorse che ha. Più risorse si hanno e più le si valorizza e le si mette in rete e più cresce l’impresa. Nella cultura d’impresa bisogna distinguere sempre di più tra il valore dell’impresa e il valore dell’imprenditore. Il valore dell’impresa è una responsabilità sociale più grande dell’imprenditore stesso, perché il bene comune che crea un imprenditore è un’impresa che permane nel tempo anche senza di lui, anche quando lui non ci sarà più. Quando ci sarà il cambio generazionale oppure quando ci si rende conto che per poter continuare quell’attività  si devono valorizzare dei collaboratori, l’imprenditore deve essere disposto a lasciare spazio. C’è troppa mortalità aziendale perché ancora non è stato approfondito il valore sociale del fare impresa. Oggi un imprenditore deve organizzarsi affinché la sua attività possa poi continuare anche quando lui non ci sarà più e non dovranno essere necessariamente i propri familiari a continuare l’impresa perché avere la prospettiva della continuità  come valore sociale implica anche avere una dimensione più grande della dimensione familiare dell’impresa stessa.

Attraverso il prestito alle aziende come sarebbe possibile aumentare gli investimenti esterni agli stessi abitanti della Regione Marche per dare un maggiore impulso all’economia regionale?

Le do una risposta spiazzante, oggi un tema assolutamente strategico per le nostre imprese marchigiane è l’internazionalizzazione. Acquisire ed occupare quote di mercato nel mondo è assolutamente fondamentale per garantire una sopravvivenza ed una prospettiva di sviluppo al tessuto delle nostre imprese. Se l’internazionalizzazione è fatta con intelligenza significa da una parte sostenere il tessuto produttivo che c’è qui e dall’altra anche creare delle opportunità dirette sul nostro territorio. Alcuni imprenditori più avveduti stanno legando molto il loro fare impresa alla valorizzazione del territorio ed andare in giro per il mondo in questo processo di internazionalizzazione, valorizzando il territorio, ha sicuramente degli effetti a ricaduta riguardo a stranieri e persone di altri paesi che vogliono venire qui ad investire, comprando casa, aprendo attività e quant’altro. Tanto più siamo internazionalizzati, tanto più potremo avere anche un ritorno sul territorio.

Ora facciamo un gioco, le elenco alcune citazione famose sul denaro, mi dica che ne pensa anche con una sola parola. Cominciamo...“Il mezzo è il messaggio” diceva Marshal Mc Luhan, possiamo dire che “Il denaro è il fine”?

No, il denaro non è un fine. Il denaro è uno strumento per costruire qualcosa di buono che risponda al cuore dell’uomo. L’uomo per essere felice non ha bisogno del denaro ma ha bisogno di qualcos’altro. Per l’impresa il denaro è importante, ma lo scopo dell’impresa non è il profitto, è rendere felice chi ci lavora.

“Naturalmente nella vita ci sono un mucchio di cose più importanti del denaro: ma costano un mucchio di soldi!” (Groucho Marx)

No, nella mia esperienza personale, le cose più importanti della vita sono quelle che non costano nulla, sono quelle che ti sono date gratuitamente,  quelle che non ti aspetti ma che qualcuno ti da e che ti cambiano il modo di vivere.

“Vissero infelici perché costava meno.” (Leo Longanesi)

No, la felicità non è un dato materiale. La felicità è incontrare qualcosa di grande che risponde alle esigenze più profonde che noi abbiamo.

“Una piccola quantità di denaro che cambia di mano rapidamente farà il lavoro di una grande quantità che si muove lentamente.” (Ezra Pound)

Sì, sono d’accordo. Le nostre micro imprese del territorio ne sono l’esempio. Piccole attività che però hanno creato il benessere diffuso della nostra società locale. Non abbiamo avuto il grandissimo imprenditore, la Fiat del Fermano per intenderci, ma ne abbiamo avuti tantissimi ciascuno dei quali ha fatto la sua piccola parte nel creare benessere nel nostro territorio.

“In fondo al cuore le donne pensano che compito dell'uomo è guadagnare soldi, e compito loro spenderli.” (Arthur Schopenhauer)

La realtà marchigiana ci dice che per creare un’impresa il ruolo della donna è assolutamente fondamentale. Le nostre imprese familiari hanno dimostrato che la verità non è questa, è il contrario. La donna pur non avendo un ruolo di rilievo all’interno dell’azienda, è fondamentale perché garantisce quella stabilità affettiva, di assetto, di prospettiva, di costruzione comune che oggi nell’impresa è centrale. La stabilità di una famiglia permette di fare un investimento a medio e lungo termine e di avere una visione nel lungo periodo perché ci sono i figli, bisogna dare loro una prospettiva, ci sono i dipendenti … e così via. Quando non c’è una stabilità familiare e si vive il rapporto con la donna non dentro una stabilità, ma dentro una occasionalità, questo si riflette anche nel modo di fare impresa.
Ma alle donne comunque piace spendere soldi.
Dopo si spendono, se ci sono … Sì, certo, prima si fanno, poi si spendono.

 “Oggigiorno i giovani credono che il denaro sia tutto, e quando sono grandi ne hanno la certezza.” (Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, 1891)

È verissimo, perché il mito creato oggi dalla cultura dominante è proprio questo ed è la fonte, a mio avviso, del disagio giovanile. Quando questo sogno è irraggiungibile è come se uno non avesse più consistenza e ci si considera incapaci di avere un ruolo sociale significativo. Oggi si crede che un ruolo sociale significativo ce lo abbia solo chi può esporre i propri beni di lusso. Questo è un vero e proprio omicidio culturale perché si riduce il desiderio del giovane. Il desiderio del cuore di un giovane non è quello di avere più soldi ma è quello di rispondere all’esigenza di giustizia, di verità, di felicità. Questa riduzione del desiderio condanna i giovani a non avere una personalità, a non avere una struttura umana capace di affrontare le difficoltà ed ad essere in totale balia delle reazioni emotive del momento. Questo è il quadro della situazione attuale ma grazie a Dio non è tutto così …

“Nulla è più indispensabile del superfluo.” (Jean-Jacques Rousseau)

Condivido l’affermazione ma da questo punto di vista: quanto più si è educati a vivere il rapporto della realtà con attenzione, tanto più si è in grado di cogliere l’importanza di un particolare che diventa importante per vivere il tutto. Se uno vive una esperienza bella, anche l’ordine presente in un ufficio lo esprime, per esempio. Anche il particolare può diventare espressivo di una cultura che uno vive. Anzi, una cultura è reale se arriva fino al particolare che è quello che viene considerato superfluo. Gustare in maniera adeguata un bicchiere di vino essendo riconoscenti della grandezza della nostra natura che ci stupisce per le sue meraviglie è un’esperienza esaltante che valorizza e da dignità anche al superfluo.

“Il denaro non conterà molto, ma molto denaro conta.” (Giovanni Soriano, Maledetti. Pensieri in soluzione acida, 2007)

Questa è una affermazione apparentemente vera, però la storia ci dice che quello che rimane nel tempo non è la potenza economica. Tutti gli imperi sono crollati, tutti gli imperi sono destinati a crollare. È crollato l’impero Romano, ora sta crollando l’impero occidentale. Quello che invece è indistruttibile nella storia del tempo è un’esperienza di verità dell’umano.

“Coloro che credono che col denaro si possa fare ogni cosa, sono indubbiamente disposti a fare ogni cosa per il denaro.” (Edme-Pierre Beauchene)

È così! L’esempio di questa affermazione è dato dalla cultura finanziaria che si è imposta negli ultimi anni. Il profitto di breve termine ed ad ogni costo, l’illusione di poter soddisfare qualsiasi tipo di bisogno con l’indebitamento hanno portato al crollo dell’impero occidentale.

“Datemi il lusso! Farò a meno del necessario.” (Oscar Wilde)

Dipende da come ci si rapporta con il lusso, se se ne è schiavi oppure liberi. Se un amico ti porta a fare una gita su uno yacht di trenta metri uno lo apprezza, ma se non ci vai non ti manca comunque nulla. Magari non vai in barca ma vai a fare con tua moglie un giro al porto e rimani stupito dalla bellezza del mare.

“La massima ambizione dell'uomo? Diventare ricco. Come? In modo disonesto, se è possibile; se non è possibile, in modo onesto.” (Mark Twain)

Sì, questa affermazione è acuta perché descrive uno dei miti della cultura dominante del nostro secolo. Ma questo tipo di cultura è destinata a finire presto. Questo è un mondo finito. Seguire la ricchezza in questo modo significa diventare tutti più poveri perché la ricchezza per essere creata e prodotta ha bisogno di una esperienza di verità nell’umano. Le ricchezze create stravolgendo un’esperienza vera sono destinate nel tempo a crollare.

“L'avaro è senz'altro un pazzo: che senso ha, infatti, vivere da povero per morire da ricco?” (Decimo Giunio Giovenale, Satire, I/II sec.)

È totalmente condivisibile. Il rapporto con le cose materiali, con gli oggetti, con la ricchezza, con il denaro, si apprezza fino in fondo se diventa strumentale per raggiungere un obiettivo più adeguato al desiderio personale che è qualcosa di più profondo altrimenti diventa una schiavitù e tu diventi schiavo di qualcosa che ti domina, sei schiavo del denaro, non sei un uomo libero.

Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse: "Come è morto? Gli è scoppiato il portafogli". (Marcello Marchesi 1912 - 1978 Umorista e scrittore italiano)

Questa è simpaticissima. La condizione della vita è la fatica. E la fatica tendenzialmente non si vorrebbe farla, si preferirebbe vivere negli agi, però il nostro cammino di verità umana ha bisogno della fatica.

“C'è una sola classe, nella società, che pensa al denaro più dei ricchi, ed è quella dei poveri. I poveri non riescono a pensare ad altro.” (Oscar Wilde, L'anima dell'uomo sotto il socialismo, 1891)

È vero, perché quando il mito dominante è quello della ricchezza è chiaro che tutti sono proiettati e giudicati da questo mito. Questo crea una conflittualità sociale enorme, siccome quello che da consistenza è solo il raggiungimento della ricchezza, pur di raggiungerla, si è disposti a tutto.

“Dire che uno stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri.” (Ezra Pound)

Nella gestione di uno Stato l’utilizzo del denaro è fondamentale. Come lo si utilizza dipende tutto dalla visione generale che uno Stato ha della cosa pubblica. Da come viene usato infatti ci capisce se la centralità dell’azione dello Stato è volta a sostenere la persona, il singolo io, perché possa esprimersi oppure a dominarla.

“L'attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto.” (Maurice Allais – Premio Nobel Economia nel 1988)

Condivido totalmente questo tipo di affermazione. Quello che dicevo prima, nella cultura dominante è talmente fondamentale rispondere al raggiungimento di un determinato status sociale che è stato creato il mito che ciò si poteva raggiungere indebitandosi. Ma in questa maniera si è creato un meccanismo che ha trascinato nel crollo la finanza mondiale. Certe banche d’affari avevano capitale uno e potevano investire cinquanta.
Una cultura che da una parte ha visto la povera gente spinta dal bisogno di dover raggiungere certi status sociali indebitandosi e, dall’altra, i manovratori della finanza che guardavano esclusivamente al raggiungimento del risultato di breve periodo anche se questo avrebbe portato allo sconquasso di tutto il sistema. I bonus, i profitti dei manager legati alle stock-option, tutto è legato al raggiungimento di un risultato di breve periodo. Proprio questa gestione non intelligente ha portato alla rottura. Chi ha preso le stock-option magari non ne ha risentito più di tanto, ma le banche hanno dovuto cominciare a fare delle politiche restrittive sul credito nei confronti delle imprese e gli Stati si sono dovuti indebitare tantissimo per salvare le banche. Per coprire il deficit gli stati aumentano l’imposizione fiscale senza però riuscire a risolvere la situazione e questa mole di debito che c’è nel sistema economico è lì pronta per esplodere un'altra volta.

Gli ebrei sono notoriamente famosi per la loro parsimonia ma allo stesso tempo sono noti per l’ironia con la quale trattano la questione denaro. Noi cristiani abbiamo lo stesso approccio umoristico oppure il nostro vero tabù non è il sesso ma il denaro stesso?

Secondo me è contingente alla mentalità dominante, siccome lo status sociale dipende da quanti soldi si hanno, qualcuno, chi i soldi li ha, ne parla tranquillamente e lo fa vedere, chi non ce li ha cerca di nasconderlo acclarando una situazione diversa dalla reale e l’indebitamento di tante famiglie oltre il lecito avallato dalle banche ne è la dimostrazione. Il nostro problema è quello di non avere la libertà di ammettere che non ci possiamo permettere un certo stile di vita perché non abbiamo i soldi.

Tutti noi abbiamo un prezzo. Per Giuda, Gesù Cristo è costato 30 denari, eppure il Cristo era il Padre Eterno. Secondo lei invece, Berlusconi, quanto vale?

Io parto dall’esperienza che qualsiasi persona, da Giuda a Berlusconi fino ad arrivare a San Giuseppe, proprio perché è un segno della presenza di Dio ha valore assoluto e inestimabile.

Sì, ma se dovesse dare un valore, il Papa, per esempio quanto vale? Se per lei Don Giussani vale 31 denari, gli altri quanto valgono?

L’uomo vale in quanto segno di una presenza divina e tutti valgono allo stesso modo proprio per questo. Dopo, chiaramente, esistono degli uomini che hanno una maggiore consapevolezza di questo e che quindi possono aiutare gli altri a vivere in maniera più elevata questa consapevolezza. In quest’ottica queste persone hanno un “valore” più grande perché aiutano tutti ad avere una consapevolezza più vera. Il Papa, grazie a Dio, è un faro oggi, è un uomo che ci fa vivere la consapevolezza del destino infinito che abbiamo. Andiamo dietro al Papa perché ci aiuta su questo, ed è lo stesso Papa che ci aiuta a recuperare il valore di ciascuno.

E se dovesse fare una classifica degli uomini che hanno più valore, chi indicherebbe?

È una risposta personale, dipende dagli incontri che ogni persona ha vissuto. Nella storia di ogni individuo ci sono degli incontri e delle presenze che sono state particolarmente significative per se e per il proprio cammino umano. Per me Don Giussani è stato sicuramente un incontro fondamentale come lo è stato Giorgio Vittadini, che ha fondato la Compagnia delle Opere, direi poi mia moglie, anche lei è una presenza assolutamente importante e lo stesso vale per gli amici più prossimi che ho.

Come ha speso i suoi primi soldi guadagnati “onestamente”, comprando un mazzo di fiori alla sua fidanzata oppure dandoli in prestito per qualche iniziativa economica di altri?

La mia prima esperienza di lavoro è stata in banca ed il primo stipendio che ho preso è stato quello da bancario. Dopo l’università ho vinto un concorso e sono andato a lavorare in banca. In due mesi mi sono fidanzato ed ho trovato il lavoro e chiaramente abbiamo cominciato subito a pensare ad una stabilità per una futura famiglia.

Ma si sarà comprato qualcosa con questi primi soldi, si sarà tolto un capriccio, oppure ha fatto un regalo alla sua fidanzata?

Non lo ricordo.

Scriviamo un mazzo di fiori?

No, no, dopo mia moglie non ci crede…(ride)…beh…ho subito iniziato a progettare il futuro.

Per fare carriera nella vita bisogna essere “i parenti di…”  oppure c’è ancora spazio per il talento personale?

C’è assolutamente spazio per il talento personale. Assolutamente. Questo non significa che non esistono situazioni in cui … però se oggi si accetta la sfida del mercato, ci si mette in discussione, il talento personale, se è accompagnato, ha la possibilità di esprimersi. Tutti possono trovare una strada. Tutti. Ne sono assolutamente certo.

Se dovesse dare un consiglio ai giovani che cosa raccomanderebbe loro?

Direi di puntare tutto sul proprio desiderio, avendo l’umiltà di imparare, di imparare da un altro, di seguirlo, direi loro di mettersi in gioco, di costruire , di tentare un’avventura, di lasciarsi giudicare dalla realtà e di frequentare un luogo che li aiuti ad essere realisti nell’affronto della vita e a sostenere il desiderio di buono che hanno.

Ci dia il suo pronostico sull’attuale crisi economica, vinceremo, pareggeremo oppure ci stiamo avvicinando allegramente ad una sonora sconfitta?

L’instabilità economico finanziaria che c’è non è finita, prevedo che ci saranno altri gravi problemi in futuro perché questo stock di debito che è in giro per il mondo e che ha coinvolto tutti gli Stati si scontra oggi con una incapacità di governance a livello mondiale. C’è qualcuno, l’America, che persegue una dinamica inflattiva, c’è l’Europa che tenta di fare una politica di austerità e di contenimento dei deficit, insomma, c’è uno scontro tra diverse posizioni per cui c’è il rischio di ulteriori crisi e di ulteriore impoverimento della gente. Quello che sta accadendo nei paesi del Mediterraneo è il segno di come la speculazione finanziaria continua a creare dissesti nel mondo ed oggi sta premendo tantissimo sulle materie prime, i beni rifugio. Da una parte prevedo quindi delle grandi turbolenze, dall’altra sono certo che gli uomini che sono al lavoro, che hanno accettato la sfida del cambiamento, che si sono messi in discussione, che stanno percorrendo delle nuove strade possano sempre continuare a creare un processo si sviluppo per se e per la propria famiglia diventando testimoni di una possibilità di umanità per tutti. Quello che cambia la storia non è la potenza del denaro ma è l’uomo che ha incontrato una cosa grande che gli ha cambiato il cuore, un uomo quindi capace di affrontare una situazione difficile continuando a costruire per se e per gli altri.

Qualche anno fa è stato consegnato il premio Nobel a Muhammad Yunus per la sua Banca Etica, con la quale ha fatto dell’economia la migliore forma di solidarietà.
Qual è il suo pensiero circa questo premio e principalmente qual è il suo pensiero sulla solidarietà?

Per me fare qualcosa di etico non è solamente partecipare ad una singola iniziativa. Ben vengano le iniziative specifiche, noi, per esempio, come Compagnia delle Opere siamo impegnati su tante opere non profit ed anche io sono impegnato su delle opere non profit però mi rendo conto che la dimensione che io chiamo della carità deve essere vissuta sempre, dappertutto, perché se diventa il momento del tempo libero oppure del volontariato rimane qualcosa di parziale. Noi abbiamo bisogno che la solidarietà diventi una posizione umana con cui tu lavori, affronti il problema delle banche, affronti il problema dell’altro che ti chiede il lavoro, affronti il problema del tuo dipendente. La passione rispetto a ciò che l’altro è può essere vissuta nel quotidiano in tutto. Solo così possiamo fare l’esperienza affascinante di un cammino verso il nostro Destino. Noi abbiamo bisogno di uomini che costruiscono la loro opera nello specifico che portano avanti. Un’opera solidale è  l’esperienza che il singolo fa quando lavora oppure che la donna fa quando è a casa con i figli, è lì che costruisce una società giusta, una società vera, una società solidale.
Ritornando al premio, quella del micro credito è bellissima iniziativa, anche noi abbiamo messo in atto un’opera di micro credito qui in Italia per aiutare chi oggi deve intraprendere. Ecco vede, il problema è che, oltre a guardare quello che succede in giro, dobbiamo renderci conto che abbiamo tutti delle responsabilità per la situazione in cui siamo.

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