venerdì 15 ottobre 2010

Le risposte del Dott. Michele Rastelli

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Possiamo dividere i politici in due grandi gruppi:quelli che ci sono, o vorrebbero esserci, per avere e quelli che ci sono, o vorrebbero esserci, per dare. Mi pare evidente che la finalità della ricerca del potere sia profondamente diversa nei due casi. Capire preventivamente in quale dei due gruppi annoverare un ipotetico candidato a volte è difficile se non impossibile.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Il candidato ideale lo si trova tra la gente normale.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


"Per restare sempre dello stesso partito bisogna cambiare spesso opinione." Parto da questo pensiero di Retz per dire che non condanno certo chi decide di passare ad un altro partito a patto che prima si dimetta da ogni carica ottenuta in nome del precedente. Trovo invece vergognoso che si prendano i voti da una parte e li si portino da un'altra. E' uno sberleffo agli elettori.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Un alto numero di pretendenti e una lotta senza esclusione di colpi per poter essere in lista difficilmente si verificano nelle elezioni comunali ma solo dalle regionali in su. Ovviamente la prospettiva di un lauto stipendio e quella di maturare il diritto alla pensione dopo 5 anni di lavoro, 35 in meno di quelli occorrenti ad un comune mortale, non c'entrano nulla. Lo si fa solo per spirito di sacrificio e per poter dare il proprio contributo di idee ad un livello un pò più alto. E voi invece di ammirarli li definite pazzi?

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


"Salto della quaglia" legalizzato, diritto di esprimere la preferenza alle elezioni politiche negato, attribuire il premio di maggioranza non alla coalizione vincente ma al partito con più voti proposto. E si, credo proprio che per correggere l'andazzo qualche test dovrebbe essere fatto. Al legislatore.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Come in tutte le competizioni, anche in quella elettorale è previsto che alla fine della gara ci saranno concorrenti che saliranno sul podio e altri no.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro? Spesso si vede bene. Negli altri casi invece il consiglio che mi sento di dare, politica o altro che sia, è che si faccia ciò che si sente di fare. Nell'ambito del lecito, ovviamente.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Per le donne come pure per gli uomini basta il parrucchiere. Nel senso che abbiano...la testa a posto.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


E' un'incombenza.


Pubblicato su informazione.tv


(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte dell'Arch. Guidomassimo Postacchini

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Non credo che tutti sfruttino la politica per ottenere potere. Io credo che, e parlo soprattutto per la realtà che conosco, che frequento, e che in parte rappresento, c’è ancora chi crede nella politica come strumento per migliorare la propria città sia dal punto di vista sociale, sia urbanistico, sia culturale, insomma, per tutti gli aspetti.
Come si capisce se uno entra in politica per il potere? Beh, lo si capisce in base all’operato ed alle scelte che uno fa.
Dal momento in cui si redigono le liste elettorali bisogna distinguere i due casi, quello del partito politico che segue delle logiche e delle teorie che magari noi non conosciamo e quello delle liste civiche, come in questo caso, che per definizione sceglie gente attiva socialmente e gente che è capace. Naturalmente si fanno degli errori. All’inizio magari si ha una certa visione che poi strada facendo cambia totalmente. Non ci sono dei segnali specifici, ma solo con l’operato ce ne possiamo rendere conto. All’inizio, perlomeno per quello che ci riguarda, abbiamo pensato che tutti fossero mossi da buoni propositi, poi invece in corso d’opera è evidente che saltano fuori le reali intenzioni.
Ripeto, solamente con l’operato si può capire. Questo comunque è un bene perché poi il cittadino giudica quello che vede ed io non credo che la gente sia stupida. Assolutamente, anzi, forse è molto più intelligente di quello che noi crediamo o vogliamo credere. E non è un caso infatti che il 30-40% di cittadini si sono rifiutati di votare. Percentuale altissima e preoccupante che, secondo me, non andrà a diminuire.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Naturalmente rispondo per la nostra lista civica, perché credo che un partito segua logiche ben diverse. Nel nostro caso il candidato va cercato sicuramente, setacciato. Setacciato nel senso di capire bene se è una persona capace. Il nostro rappresentante deve avere un vissuto assolutamente credibile, serio ed onesto, che ha già dimostrato, con le proprie abilità, di saper fare e di voler fare non per se stesso ma per gli altri. È chiaro che delle capacità ci devono essere.
Il candidato va cercato assolutamente.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


La prima riga della domanda mi trova perfettamente d’accordo.
Ovvio che non è corretto nei confronti degli elettori, una volta ottenuta la nomina, cambiare “casacca”. E non è assolutamente giusto prima di tutto nei confronti di quelli che lo hanno votato. Si presuppone poi che, qualsiasi sia il cambio, pur tradendo quello che è il mandato iniziale, ci sia dietro una motivazione più o meno valida.
Ed è chiaro che i motivi per cui una persona o un gruppo lascia un altro gruppo difficilmente sono motivi ideologici. Per lo meno, all’interno di una lista civica, non sono mai motivi ideologici, anzi. Se uno lascia una lista civica per creare un altro gruppo è perché non si condividono più le linee guida per le quali ci si è spesi per entrare.

Non sarebbe male annullare la nomina ma non sarà possibile farlo per una questione legale, del resto assistiamo a questi episodi anche a livello nazionale.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Quattro anni fa le avrei risposto che sarei molto entusiasta di vedere questa gente, come è successo, e purtroppo allora non abbiamo potuto soddisfare tutte le richieste. Poi però l’esperienza insegna e tornando alla domanda n. 2 oggi rispondo che non sarei tanto contento, o meglio, vorrei, prima di candidare una persona, conoscerla meglio e vedere se ha i requisiti che ho elencato prima. Sono contento se poi alle riunioni comunque c’è una partecipazione molto alta e se riusciamo a creare un seguito ed un interesse per qualsiasi argomento come abbiamo fatto. È proprio per la numerosa partecipazione politica che le liste civiche si sono contraddistinte.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Mi permetto di contestare la prima parte della domanda: già a livello nazionale non è più così perchè i candidati vengono imposti. Non ho paura a dirlo, ma non è possibile che la segreteria di un partito decida quali persone. Perché è vero che poi dopo noi dobbiamo scriverle, ma possiamo scegliere solamente quelle, quindi, si dà la possibilità di ottenere certe poltrone per poi però esserne completamente prigionieri. A livello locale è ancora vero ma a livello nazionale non c’è più questa possibilità di scelta. Io sono molto critico e non mi interessano i discorsi sul proporzionale etcetera, ma credo che in questa maniera la politica si stia allontanando completamente da quella che è la realtà locale. Un politico deve stare nel territorio e deve guadagnarsi la candidatura ma attualmente a livello nazionale non funziona così. Chi dall’alto decide poi è completamente padrone di questi personaggi e chi è che rinuncia a 20 mila euro al mese, autostrade pagate, concerti pagati e quant’altro  per una alzata di mano contraria? No. Se invece quel posto fosse stato guadagnato prendendo degli impegni con la gente, credo che, nonostante 20 mila euro al mese, qualcuno ci pensa bene prima di alzare o meno la mano. Valuta, se non altro, secondo il proprio impegno.
A livello locale credo che sia sufficiente che i palazzi fossero frequentati da gente mossa da un sano principio che non  sia quello di manager d’azienda, ma di manager del cittadino a servizio della collettività. Deve essere un grande ascoltatore, un buon esecutore ed un buon organizzatore della macchina comunale. È sufficiente questo, senza lauree, senza esami, solo molta etica.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


No, l’importante non è partecipare. Io sento la responsabilità addirittura per il 2006, anche se all’epoca non ho messo penna. Credo che la responsabilità ci sia, ma non parlo di insuccessi piuttosto di delusioni. Delusioni dal punto di vista umano prima di tutto e subito dopo sento di aver perso delle opportunità per delle persone che invece avrebbero potuto fare bene ed invece sono state lasciate fuori.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


C’è chi fa veramente il politico per professione. Penso, senza con questo volermi schierare politicamente a livello nazionale,  che ci sono politici che, come dichiarato in un intervista da Carlo Giovanardi, pur prendendo 18 mila euro al mese, non hanno altre fonti di entrata oltre quelle politiche ed io credo sinceramente che lui sia sincero. Prendendo poi come esempio altri politici invece, quei 18 mila euro al mese di stipendio potrebbero rappresentare  solo un dettaglio rispetto alle proprie reali entrate.
Ma al di là di questo, quello che a me preoccupa è che la gente non fa della politica un lavoro ma ne fa uno strumento per poi utilizzarlo nel proprio lavoro. Ripeto, la cosa principale e più importante è la reale motivazione del politico.
A me potrebbe anche andar bene che un politico durante quell’attività sospenda il proprio lavoro perchè non è che si nasca politico però quello che proprio non sopporto, perché non lo ritengo giusto nei confronti di chi si alza alla mattina alle 6 e torna a casa la sera tutto sporco e di chi fa lavori faticosi, è che si sfrutti la politica per poi avere un tornaconto nella propria attività principale. Questo credo sia veramente una cosa deplorevole e forse è proprio questo quello che sta distruggendo la politica. Non mi domanderei se fare il politico di professione oppure no anche perché magari un politico di professione potrebbe fare cose molto meno corrette di chi comunque fa l’avvocato o l’imprenditore. Però quando poi queste cariche politiche vengono sfruttate  e utilizzate per se stessi e per la propria azienda credo sia veramente deleterio. Credo nelle capacità morali delle persone, ma anche nelle capacità professionali a patto che siamo mosse dalla missione servizio alla collettività, non da altro. Poi che sia solo politico oppure che sia un politico-architetto oppure un politico-avvocato l’importante è che faccia del bene e che ogni propria azione tenga conto del bene della città, della Provincia, della Regione, dell’Italia.  Credo sia questa la domanda più importante da farsi.

È chiaro che con la politica la popolarità e la visibilità aumentano e spesso si entra nel sistema anche per questo. Un avvocato aumenta la propria visibilità e di conseguenza per lui la politica rappresenta anche un’opportunità per farsi conoscere. Se poi io, cittadino, decido di andare da quel professionista-avvocato-politico piuttosto che da un altro penso che non ci sia nulla di male. Come anche l’essere presidente di una società sportiva o di una associazione culturale. Se invece l’avvocato utilizza il proprio ruolo politico per ottenere degli incarichi o comunque per ottenere degli ingressi o delle partecipazioni in altre società questo proprio no!

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Se c’è gente interessata a far politica io assolutamente la invoglio raccontando com’è la realtà nuda e cruda ma non per farla scappar via, per convincerla ancora di più ad entrare ed essere protagonista attiva per questo cambiamento.
Accoglierei veramente con molto calore chiunque si voglia avvicinare a questo mondo ma per cercare di far bene. Bisogna sapere di far bene, pensare di far bene, ma anche sentire di far bene…
Magari…magari…! Naturalmente non possiamo dire a tutti sì, e credo che, per chi entra la soluzione migliore sia quella di avvicinarsi alle liste civiche piuttosto che ai partiti perché sono due realtà completamente diverse. La lista civica non è più un supporto ai partiti ma sta diventando la vera alternativa ai partiti altrimenti questo 40% di astensionismo non avrebbe senso. Noi vediamo le cose concrete e cerchiamo di risolverle senza nessun condizionamento. Solamente per far bene perché veniamo da realtà concrete. Non siamo messi lì da qualcun altro, non dobbiamo rispondere a qualcun altro. Siamo noi. Se riteniamo che una cosa vada bene per la città la proponiamo e ci battiamo.
Non è necessario che tutti quelli che partecipano debbano poi presentarsi per consigliere comunale. All’interno di un gruppo civico ci sono diverse figure che potrebbero rispondere alle proprie attitudini. In base alle proprie caratteristiche, capacità e competenze c’è un ruolo specifico. Un buon segretario deve saper fare anche questo. Un po’ come l’allenatore di una squadra, deve cercare di capire quali sono le potenzialità  di un giocatore per tirare fuori dallo stesso il meglio di sé ma anche per saperlo sfruttare in una eventuale zona piuttosto che in un’altra. Non tutti possono candidarsi. Le persone che si stanno avvicinando da noi, e sto notando un interesse crescente a partire dalla fine di quest’estate, forse perché si sta avvicinando la scadenza elettorale,  chiedono “cosa possono fare?” e non dicono cosa vogliono fare. Magari quelli che dicono cosa vogliono fare vanno da qualcun altro …
Dire “cosa posso fare?” è già l’approccio giusto. C’è per tutti qualcosa da fare, ripeto, a qualsiasi livello e il ruolo di ogni persona può essere diverso. Per essere candidati invece bisogna vedere bene le capacità che si hanno ma soprattutto se la mentalità è rivolta verso il fare per la città oppure il fare per se stessi. Il dubbio, e lo sottolineo, è che magari qualcuno all’inizio ci fa credere che è mosso da sane intenzioni mentre invece dietro c’è tutta una teoria che è molto lontana da quella iniziale che ci ha fatto credere.

Quando sono entrato in politica, parliamo del 2001, ovvero quando mi è stato chiesto di dare il mio contributo, mi sono confrontato con Pasqualino Macchini. Purtroppo adesso non c’è più, ma è stata una figura molto importante a Fermo. All’epoca non avevo nessun altro riferimento e quando gli chiesi un suo parere mi disse “è comunque un’esperienza e comunque vada imparerai a conoscere la gente”. A me questa frase ha colpito molto e me la ricordo ancora come fosse ieri ed in effetti la politica ci aiuta a conoscere la gente e per imparare a conoscere la gente si devono prendere anche delle bastonate tra i denti. Purtroppo il rischio c’è. Le esperienze negative servono anche a questo, a capire, e cercare di non commettere più errori. Poi penso che alla fine quando uno si ripresenta alla gente, ripeto, la gente non è stupida, può essere ingannata una volta ma poi non più. È un gioco che a livello locale dura poco, anche se ad alti livelli invece può durare molto…ndr

Per le donne, credo che le donne siamo veramente importanti. Tutte. Estetiste, commercianti, avvocati.
Le donne hanno un modo di vedere le cose diverso da quello degli uomini e per certi aspetti anche più pratico. Possono dare un contributo importante e completare quello che darebbe un uomo. Poi la persona, uomo o donna che sia, va sempre vista nel suo specifico. C’è anche bisogno di molta disponibilità,  ci vuole tempo, dedizione e partecipazione e capisco che questo forse è uno dei motivi per cui non sono tante le donne impegnate in politica,  ma le posso assicurare che quelle che partecipano sono molto agguerrite e battagliere. È nel dna delle donne.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


È una sorta di responsabilità. Non c’è nessuno potere, nessun orgasmo, nessuna rottura di scatole.
È un lavoro di grande responsabilità. Di enorme responsabilità. Io la sento molto proprio perché degli errori li abbiamo commessi e capisco la delicatezza dell’operazione. Invece che buttar dentro tutti bisogna valutare molto attentamente perché poi dietro si possono nascondere motivazioni diverse.
È una responsabilità non tanto per il successo della lista perché magari una scelta potrebbe essere più popolare rispetto ad un’altra, ma poi bisogna vedere sul campo … mi spiego, se andiamo a vedere le persone che ci rappresentano sono quelle che si danno maggiormente da fare, con tutto rispetto per le altre, però insomma, la differenza si vede. C’è.
Il rischio è che delle volte la lista civica potrebbe essere utilizzata e sfruttata per poi arrivare a qualcos’altro e noi dobbiamo essere bravi a capire questo. L’esperienza che abbiamo maturato in questi anni l’abbiamo fatta diventare costruttiva. Cerchiamo di non commettere gli stessi errori.
La responsabilità non è tanto per il successo o l’insuccesso della lista, per quel punto percentuale in più che un nome ti può portare o meno, ma per quello che poi la persona può dare una volta ottenuto quel risultato. Preferisco avere un 3% in meno ma avere persone sicure e propositive. Non c’è nessuno che ci bacchetta per un 2% in meno. Qualcun altro magari ce l’ha, ma noi no!


Pubblicato su informazione.tv


(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte dell'Ing. Adolfo Marinangeli

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Credo che quella di Giulio Andreotti sia stata una battuta di provocazione. “Il potere logora chi non ce l'ha”è un’affermazione abbastanza forte e servirebbe un discorso molto lungo.
Innanzitutto per come la vedo io la politica non è potere ma è una mediazione, è un risolvere i problemi. Per quanto mi riguarda, in questo ultimo anno, il “risolvere i problemi” mi ha logorato molto di più. E se uno la vive nella maniera che reputo giusta la politica logora chi la fa.
Sicuramente c’è anche chi la politica la fa con l’intento di ottenere un potere. Chi probabilmente non ha ricevuto nella propria vita certezze dalle cose che ha fatto. Se uno nella vita ha fatto cose di cui è rimasto soddisfatto, ha avuto soddisfazione, non le va certamente a cercare all’interno della politica. La politica è un’implementazione, è complementare alle cose che si stanno facendo, non è sostitutiva.
Se una persona è soddisfatta della propria attività e la svolge in pienezza, va a fare politica continuando quello che sta facendo e non sostituendolo ma cercando di portare il bene che ha fatto anche nella politica. Se poi io nella vita non avessi fatto niente e non riuscissi a fare niente è ovvio che vedrei la politica come potere e la utilizzerei per prendere potere su me stesso. Se uno ha avuto le proprie soddisfazioni, dalla politica che deve avere? Se si sente già soddisfatto, non chiede per se stesso.

Poi questa gente la si riconosce subito come si distinguono i colori di un oggetto. La si riconosce nei modi di fare, nei modi di comportarsi, in base a quello che va ricercando: finalità per se stessi per costruire il proprio castello di sabbia. La vedi che si affanna a costruire e come ogni castello di sabbia alla fine regge poco. È come quello che la fa sotto la neve e presto si scopre. Ma la neve quanto dura in ragione del freddo? ….prima o poi si scioglie. Se si costruisce un castello sulla sabbia … si ha poco futuro ….”venne il vento e venne l’acqua e lo spazzo via”….(nostro Signore).

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Trovare il candidato ideale comporta una lenta ricerca ed una scelta puntuale non accontentandosi del meno peggio. Molte volte la società è formata da una miriade di personalità ed è ovvio che vanno tutte rappresentate. Il candidato migliore è sicuramente l’ideale per ogn’uno di noi. Nel senso che il candidato deve essere certamente ideale. Ma bisogna capire quello che è il candidato ideale. Per ogn’uno di noi il candidato ideale è diverso. Per l’Idv è quello che ha bene evidente quella che è l’etica della politica, che vede la politica come servizio e non come occupazione del potere. Questo per noi è il candidato ideale. La persona che ragiona con la propria testa, che è disponibile al confronto ma che non abbandona i propri principi. Chiunque ragioni con la propria testa non rappresenta una minaccia per il nostro partito. Per noi la differenza è un valore, non è una perdita o un problema.
Non a caso sono stato uno di quelli che per primi nel 2009 hanno aperto il partito alla società civile: ho portato in lista alle provinciali quasi un 40% di gente che non era iscritta , che  non aveva mai partecipato ai convegni e ai nostri dibattiti. Qualcuno potrebbe pensare che la nostra scelta sia stata dettata dalla mancanza di tempo e di candidature. Niente affatto, è stata una mossa voluta. Sono andato intenzionalmente a scegliere dei candidati ideali sul territorio. Sono andato a prendere le persone migliori, le persone che, secondo il nostro parere, erano eticamente migliori. Ed è stato un grande successo quello di aver aperto il partito a gente nuova. Un anno dopo Di Pietro si è accorto che questa è la scelta giusta. Molte volte chiedere di entrare a persone che fanno una vita normale e che non fanno politica è una crescita per il partito. Ci guadagna il partito e non la persona che viene inserita. Altrimenti diventa un partito asfittico, un partito monolitico che ha un mono-pensiero. Il dialogo ed il dibattito è sempre un valore, in democrazia. Sempre.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Questa è una risposta da mille punti.
Uno decide di candidarsi in un partito. Fa una scelta. Una scelta non solo di ideali, ma anche una scelta etica, di rappresentare quella idealità  -l’ideologia oggi non esiste più-, di rappresentare quel programma, di rappresentare quelle scelte e quei valori che vengono portati avanti da quel partito e non da altri. È ovvio che nel momento in cui tu diventi rappresentante di quel programma non puoi o non potresti o non dovresti abbandonare quel programma. Lì entra in gioco l’etica della persona. Se si è corretti è la stessa che dovrebbe dire “mi tiro indietro”. Questo nella sua generalità. Ma generalizzare è sempre sbagliato. Poi esistono situazioni che portano ad attività che configgono tra il candidato eletto e la struttura di partito. Il candidato che viene eletto si è proposto ed ha ottenuto dei voti perché l’elettorato lo ha scelto, ma non lo ha scelto solo per le idee o il partito che rappresenta ma anche per la sua stessa persona, per il carisma, per la serietà. Lì, diventa difficile dare una valutazione univoca. Molte volte c’è uno scontro tra gli uomini che compongono in quel momento il partito e la persona che è stata eletta che potrebbe non trovarsi nello stesso allineamento. Quando si verificano questi episodi non si può mai generalizzare, ma andrebbe sempre valutato caso a caso. Se io vengo eletto in una compagine è l’abbandono per passare dall’altra parte, dalla minoranza alla maggioranza e viceversa, è ovvio che si abbandona il programma elettorale ed è scontato che in quel momento mi dovrei dimettere. Altra cosa è se all’interno di una maggioranza o di una coalizione, per motivazioni interne, pur restando dentro e pur garantendo fiducia alla coalizione, resto come indipendente. In questo caso si tratterebbe solo di problematiche interne.
Però io distinguerei anche tra i vari tipi di elezioni, nominative, in cui si elegge la persona ed elezione partitiche dove si è nominati dal partito come avviene alle politiche. Nelle politiche il candidato è il rappresentate di quel partito e meno dell’elettorato.
Qualora si salta la coalizione si crea uno squilibrio elettorale perché si è portatori di una massa di voti che ti hanno riconosciuto gli elettori all’interno di un programma elettorale. Cambiando schieramento si dovrebbe chiedere agli stessi elettori che lo hanno votato in virtù di quello che sarebbe andato a rappresentare.
Nelle elezioni locali invece si vota la persona che si conosce e che si stima e molte volte la collocazione partitica rispetto alle politiche è molto più sfumata.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Quando comincio a buttar giù la lista e vado a proporre i candidati che rappresentano il nostro programma sono assolutamente orgoglioso. E lo sono ancora di più se la nostra proposta viene accettata con entusiasmo. Poi è vero che molti ti chiedono di poter essere candidati, ma chiedere è lecito e rispondere è una cortesia, per cui lo stai a sentire con piacere e con un certo sorriso cerchi di convincerlo che forse non è il caso. Per essere candidati bisogna avere un minimo di spirito di servizio, avere la capacità di mettersi a disposizione delle presone, avere credibilità ed autorevolezza. E queste sono cose che si vedono immediatamente.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Credo che il futuro sarà come il passato. I candidati oggi vanno scelti per la qualità e per l’autorevolezza.
C’è un aspetto non secondario che è poco accettabile. Molte volte, ed è questo il bello della democrazia, vince chi ha i consensi e non chi ha le idee. Su questo si potrebbe aprire un dibattito ma tra le due è giusto forse che vinca chi ha i consensi perché non c’è un’altra forma di selezione. La democrazia è questo. Qualcuno mi vorrebbe far credere che questa è un po’ la degenerazione della democrazia, cioè che quando la democrazia degenera valgono solo i numeri e poco le idee. Ma è difficile alla fine dare un giudizio su questo perché sarebbe come andare a giudicare gli elettori. Certo, rispetto i bombardamenti dei media, rispetto a certe armi “scorrette” che vengono utilizzate in politica questo dà da riflettere, ma alla fine contano solo i numeri. Se noi accettiamo questo dato, la democrazia è il 50+1% e quindi dobbiamo inchinarci agli elettori. Non vince il più bravo, quello che ha più idee e che farà sicuramente più cose con impegno e capacità. Vince quello più mediatico. Vince quello che è più conosciuto, quello che ha più voti. Ma avere più voti non significa necessariamente avere più capacità: non farei mai l’equazione voti uguale capacità.
Non consiglierei nessun esame e nessun quiz. La democrazia è una rappresentazione di consensi. La democrazia deve essere la ricerca dei consensi, altrimenti non esisterebbe perché se noi mettessimo una discriminante con la quale possa accedere a certi posti solo chi possiede determinate capacità culturali e tecnico-pratiche ne faremmo un governo non democratico. Anche perché molte volte la saggezza, e la saggezza contadina, non è sintomatica di cultura. Uno che ha fatto la quinta elementare potrebbe essere molto più bravo e capace di fare l’amministratore rispetto ad uno più istruito. Se politica significa servire gli altri, potrebbe essere più bravo uno che ha zero di cultura ma ha la grande dote della saggezza umana. Quella grande dote che lo porta a saper scegliere ed a saper dividere la parte buona da quella cattiva. Non sempre un titolo di studio equivale a saggezza e alla capacità di discernere il bene dal male.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Sì che la sento. Sempre, come una ferita. Ma non c’è mai un insuccesso quando ci si candida per un ideale e si ha piacere di farlo. In fin dei conti partecipare alle elezioni significa partecipare ad un gruppo. Noi per esempio in Provincia di Fermo abbiamo fatto un’esperienza sicuramente molto positiva, quella della costituzione di una squadra che lavorava ed operava insieme. Come in una squadra di calcio dove tutti gli 11 giocatori sono importati anche se alla fine uno solo va a segnare, ma è solo grazie a tutti gli altri 10 che hanno partecipato che si è potuto segnare. Questa è la cosa bella in un’elezione, la costituzione di un gruppo dove si vive, si lavora e si opera come una squadra. È ovvio che poi non ci si deve fermare il giorno dopo le elezioni. Il gruppo di lavoro deve continuare, la collaborazione deve essere mantenuta viva. Non deve essere occasionale, ma stabile e deve essere una scelta anche culturale, di stare insieme, di vivere insieme e di mettere a disposizione di ogn’uno le reciproche capacità.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Tutto dipende da come si vive la politica. Se la si vive come servizio, la politica non è un lavoro. Che poi ci sia questa devianza assolutamente sbagliata di vederla come un lavoro e come un rifugio al lavoro -io non ho un’occupazione e mi metto in politica e ne faccio oggetto per un lavoro- questa è una devianza, non la cosa giusta.
Non considerandola un lavoro non la posso certo indicare come una strada per essere felici. Poi se la politica la si fa per cercare di risolvere i problemi, perché ad un certo punto della tua vita vuoi impegnarti per essere di aiuto agli altri allora la consiglierei per essere un po’ più felici. Ritorno comunque a quello che dicevo prima, se uno nella propria vita personale e professionale ha avuto i suoi successi e le sue soddisfazioni, ce l’ha già la felicità e non la va a cercare in politica. Allora perché lo fa? Per mettersi a disposizione. La politica è come una missione, la si fa per sentirsi utili verso gli altri. Nel proprio lavoro ci si sente utili per se stessi e si diventa in un certo senso egoisti. Secondo me la politica è tutt’altro.
Se uno si vuole rendere utile ci sono moltissime altre cose da poter fare oltre la politica e chi fa volontariato non è meno di chi fa politica, sono allo stesso livello. Ci si mette sempre a disposizione dell’altro sia che si faccia il politico, il volontario, il missionario, oppure assistenza in generale.
Se la politica è fatta come servizio, al centro del servizio ci deve essere la gratuità. E sai qual è stato il primo atto fatto dall’amministrazione Cesetti? Togliere tutti i lussi della politica. Il primo atto è stato quello di ridurre lo stipendio. Abbiamo una sola auto e un solo autista a disposizione del Presidente e dei sei assessori. Non esistono prebende. Il rimborso spese degli assessori, chiamato stipendio, è stato radicalmente ridotto ed è il più basso in assoluto. L’assessore quando va fuori non ha nemmeno il rimborso dei pasti. Questo la gente non lo sa, ma è bene che si dica. Quando faccio una missione mi viene riconosciuto solo il rimborso del costo della benzina della mia macchina e se mi fermo a pranzo perché ho fatto tardi pago a mie spese perché non ho alcun rimborso dei pasti. Ma non me ne dolgo. È una scelta. Noi la politica l’abbiamo sempre vista come un servizio ed il servizio è gratuità. Allora non la posso consigliare come lavoro, ma come felicità, come soddisfazione di fare qualcosa per gli altri. Se la soddisfazione, il sentirsi utile, se il servizio è per te un atto importante che ha valore, allora questo valore non è monetario ma è personale, è filosofico, è sociale.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Bella domanda perché permette di incentivare le persone a candidarsi e sviluppa la voglia della gente di mettersi in gioco.
Se qualcuno volesse provare il nostro è un partito aperto. Non chiediamo il tesseramento, chiediamo solo che alcuni valori, per noi irrinunciabili, debbano essere sottoscritti. Innanzitutto quando ci si candida si dichiara che la propria fedina penale sia intatta. Quando mi sono candidato ho dovuto richiedere il certificato al casellario giudiziario per dimostrare di essere “pulito” dal punto di vista penale, poi ho sottoscritto un documento dei valori con il partito. Un documento etico che noi stessi abbiamo presentato e votato in assemblea elencando quali sono i requisiti per essere un candidato Italia dei Valori. Quindi il rispetto, la moralità,  l’etica, la correttezza negli atteggiamenti. Questi sono per noi valori irrinunciabili. Onorare quello che si è detto di fare per noi rappresenta un patto etico con gli elettori. Il non rispetto è motivo di esclusione. Per noi cambiare “casacca” equivale a ritirarsi, a dimettersi. Noi scriviamo che ci impegniamo a portare avanti il programma elettorale e le indicazioni  etico-morali che ci vengono date dal partito. Non rispettarle equivale ad essere fuori dal partito. Sei tu stesso che ti ci metti, non il partito. Se hai un minimo di correttezza devi dichiararti fuori, ma lo devi dire da solo.
A noi fa piacere trovare persone nuove. Per noi sono una ricchezza, sono una novità e vanno ad arricchire il nostro valore umano. Per le donne servono intelligenza, capacità, disponibilità al lavoro, impegno, serietà, etica morale....le stesse cose che servono per gli uomini. Non vedo diversità, una donna è come un uomo ed un uomo è come una donna. La differenza c’è solo per quello che si ha in mente, in base alla serietà e alla capacità con le quasi si affrontano i problemi, non al sesso. Ed in base ai voti che si portano. È ovvio, che se tu sei una persona introversa, che sta sempre chiusa in casa, che non si fa mai vedere, che non la conosce nessuno e che non ha rapporti con gli altri credo non si possa fare vita politica. La vita politica è stare in mezzo alla gente, rappresentare la gente. Se non riesci a vivere tra la gente come fai ad essere il rappresentante della gente? Non ha senso.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


È una rottura di scatole. Candidare e fare le liste è la cosa più difficile di questo mondo perché alla fine devi fare una scelta. E scegliere non è sempre semplice e non sempre si indovina. La scelta ti carica anche dei sicuri errori che farai. È una grande responsabilità ed un grande impegno. La scelta equivale a prendere posizioni e ti costringe a subire anche la parte negativa della scelta, cioè l’errore di valutazione, lo sbaglio, averci questo dolore e portarselo come ferita viva.


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(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte del Prof. Giuseppe Buondonno

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Molti vogliono candidarsi per ambizione. Qualcuno, per fortuna, ancora vuole candidarsi perché vuole rendere un servizio alla comunità e crede di avere delle idee. A me non piace l’espressione candidarsi, piace l’idea che i partiti, quindi una collettività, candidi una persona. L’idea dell’auto-candidatura non mi ha mai entusiasmato. Rispetto alla citazione di Andreotti poi, onestamente la trovo banale come il personaggio che l’ha pronunciata. È la banalità del male come diceva Hannah Arendt.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Il candidato ideale come tutti gli ideali e gli archetipi non esiste. Esistono le persone che hanno la loro storia e la loro esperienza e nella realtà il meglio è sempre un equilibrio tra un modello ideale ed il peggio a cui si guarda con orrore. Poi il meglio è in una determinata situazione, non è detto infatti che cambiando le situazioni il candidato vada sempre bene. Il meglio è assolutamente relativo e soprattutto è bene che non ci siano persone adatte per tutte le stagioni.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Io credo che ci vorrebbe una legge per cui un candidato eletto se cambia partito una volta eletto decada. Credo che sarebbe un elemento di moralità, ma è anche vero che ci sono dei limiti costituzionali ad una legge di questo tipo perché uno è eletto dagli elettori anche se scelto dai partiti. Tuttavia io credo che si possono aggirare questi limiti di incostituzionalità perché comunque mi sembra molto giusto che una persona eletta sotto un simbolo e con un certo programma elettorale non debba e non possa poi utilizzare il suo mandato in modo improprio, non magari distinguendosi una volta ogni tanto dal volto che il partito gli indica -questo è anche lecito in alcuni casi-  quello che non è lecito è cambiare di casacca. Per carità, lo si può pure fare nella vita ma bisogna a quel punto restituire il mandato.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Dipende dal grado di pessimismo che in quel momento aleggia e dallo stato d’animo. Intanto in un grande partito come il PD non è che le liste le facciano due tre persone. Faccio l’esempio di Fermo, noi abbiamo 6 circoli con centinaia di iscritti, si discute cercando la soluzione migliore. Spesso bisogna anche convincere le persone che noi riteniamo migliori a candidarsi perché spesso sono persone che non vengono da un’esperienza politica attiva e fanno fatica. A volte invece è molto più semplice, certo, in un paese come questo, ci vuole una piccola dose di follia nell’illudersi che sia facile cambiare le cose, ma è comunque una follia molto sana.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Io penso che la scelta dei candidati debba avvenire soprattutto attraverso il grado di radicamento che le persone hanno nella loro comunità, quindi nel territorio. Per esempio, se c’è una cosa profondamente aberrante è l’attuale legge elettorale nazionale con le liste bloccate decise dai partiti. Al contrario bisognerebbe che nel loro territorio, nella loro città, fossero donne e uomini fortemente radicati e riconosciuti, non necessariamente famosi. Anche perché non è detto che un buon candidato che magari vince facilmente le elezioni poi sia un buon sindaco oppure un buon consigliere. Non è così automatico. Se posso fare una battuta, qualche volta più di un quiz ci vorrebbe un certificato di salute mentale.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Io sento come segretario di un partito la responsabilità dei risultati complessivi che si raggiungono, poi i singoli candidati partecipano come gli altri. Secondo me bisogna togliere alla politica questa esagerata dimensione individualistica, narcisistica e di spettacolarizzazione. Il risultato sono le idee che si affermano o che perdono. Le persone sono al servizio delle idee.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Io credo che in linea di principio la politica debba essere una passione ed un impegno. Nel momento in cui lo si fa come lavoro perché il ruolo che si riveste richiede il tempo pieno, va vissuto con la stessa serietà con cui si vive il proprio lavoro. Però non è bene che la politica diventi la sostituzione di un lavoro. In altre fasi questo era legato ad altre situazione quando c’erano i funzionari di partito che svolgevano un ruolo importante. In ogni caso è bene nella vita avere alternative e soprattutto usare la politica per cambiare le cose. Sono contrario alla stessa espressione “carriera politica”. Quella che si fa in politica è un’esperienza di vita.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Parto dalla fine. Per le donne servono nuove regole di organizzazione della società, il resto sono scemenze. Nuove regole che rendano effettivamente praticabile l’accesso di più donne possibili all’esperienza politica. Secondo me, in generale, è anche giusto che ci siano le quote perché senza una forzatura istituzionale, diciamo di legge, è più facile prevalgano le abitudini che le innovazioni. Al volte le leggi e le costituzioni servono proprio a rompere domini abitudinari. Per quanto riguarda il resto, non si allontana mai nessuno. Sarebbe bene che la gente si impegnasse politicamente e non si avvicinasse alla politica solo per essere candidato o per rivestire un ruolo. Ripeto, non se ne può più di questo narcisismo personalistico che domina tutti gli aspetti della società e che la politica dovrebbe invece contribuire a smorzare, non ad alimentare. È bene che prima si partecipi alla vita politica, ci si faccia un'esperienza, e si verifichi di essere in grado, se si crede sia un’ esperienza bella ed interessante, piuttosto che pensare semplicemente alla vanità. La vanità è un aspetto della vita, per carità, ma non può diventare un elemento strutturale.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata? 


Candidare nel caso del mio partito è un’orgia perché le candidature vengono definite collettivamente. Fare le liste elettorali è una fatica, però è anche una bella esperienza che un partito fa, perché sceglie fuori e dentro di se persone che poi rappresentino le idee per cui si crede. Oltre che impegnativo è un momento bello e positivo, se viene però fatto con l’obiettivo di incontrare le persone, di conoscerle, di sperimentarle e soprattutto se si cerca di coinvolgere più possibile tanti giovani che sono il vero misuratore della crisi della politica e della democrazia.


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(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte di Daniele Fortuna

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Il potere di un Consigliere Comunale è così modesto da non generare appetiti, a meno che non si abbiano interessi particolari da curare, ma questo in ogni caso lo si scopre presto.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Gli unici requisiti richiesti sono: l'onestà e l'amore per la nostra città.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Spesso a cambiare casacca sono i partiti stessi che cambiano nome e ragione sociale durante il mandato, i singoli possono cambiare partito ma non devono tradire il mandato elettorale, se sono eletti esponenti dell'opposizione o della maggioranza  devono rimanere tali.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Oggi non abbiamo statisti della politica, neanche il nostro Presidente del Consiglio lo è, per fare il consigliere comunale basta il buon senso applicato alla gestione della cosa pubblica.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


La cosa importate è che la legge elettorale sia democratica in modo che i cittadini possano scegliere, così verranno eletti solo quelli voluti dal popolo, belli o brutti, bravi o somari; è vero, si corre qualche rischio, ma la democrazia rimane sempre il male minore.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


La cosa decisiva è che vinca la squadra, poi qualcuno rimarrà più soddisfatto di qualcun'altro, ma in ogni caso tutti coloro che hanno partecipato dovranno essere messi nelle condizioni di dare il loro contributo, la nostra città ne ha bisogno.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Fare il consigliere comunale non sarà mai un lavoro, ma un servizio nei confronti della comunità dove si vive, si lavora, si ha famiglia, ci si diverte, perché si è animati dalla consapevolezza che si può essere più facilmente felici in una realtà che non ha troppe difficoltà.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Chi volesse impegnarsi, senza coltivare interessi personali, avrà tutto il sostegno necessario. Delle donne vi è un grande bisogno, in politica più che in altri settori, l'unico suggerimento che posso dare è di essere tenaci,  di non mollare mai, perchè quando si molla arriva sempre uno meno capace di te, e spesso è un uomo.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


Fare una lista è un grande impegno, e non solo materiale, infatti ci si assume una notevole responsabilità sulla bontà o meno delle scelte fatte.


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