venerdì 15 ottobre 2010

Le risposte dell'Ing. Adolfo Marinangeli

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Credo che quella di Giulio Andreotti sia stata una battuta di provocazione. “Il potere logora chi non ce l'ha”è un’affermazione abbastanza forte e servirebbe un discorso molto lungo.
Innanzitutto per come la vedo io la politica non è potere ma è una mediazione, è un risolvere i problemi. Per quanto mi riguarda, in questo ultimo anno, il “risolvere i problemi” mi ha logorato molto di più. E se uno la vive nella maniera che reputo giusta la politica logora chi la fa.
Sicuramente c’è anche chi la politica la fa con l’intento di ottenere un potere. Chi probabilmente non ha ricevuto nella propria vita certezze dalle cose che ha fatto. Se uno nella vita ha fatto cose di cui è rimasto soddisfatto, ha avuto soddisfazione, non le va certamente a cercare all’interno della politica. La politica è un’implementazione, è complementare alle cose che si stanno facendo, non è sostitutiva.
Se una persona è soddisfatta della propria attività e la svolge in pienezza, va a fare politica continuando quello che sta facendo e non sostituendolo ma cercando di portare il bene che ha fatto anche nella politica. Se poi io nella vita non avessi fatto niente e non riuscissi a fare niente è ovvio che vedrei la politica come potere e la utilizzerei per prendere potere su me stesso. Se uno ha avuto le proprie soddisfazioni, dalla politica che deve avere? Se si sente già soddisfatto, non chiede per se stesso.

Poi questa gente la si riconosce subito come si distinguono i colori di un oggetto. La si riconosce nei modi di fare, nei modi di comportarsi, in base a quello che va ricercando: finalità per se stessi per costruire il proprio castello di sabbia. La vedi che si affanna a costruire e come ogni castello di sabbia alla fine regge poco. È come quello che la fa sotto la neve e presto si scopre. Ma la neve quanto dura in ragione del freddo? ….prima o poi si scioglie. Se si costruisce un castello sulla sabbia … si ha poco futuro ….”venne il vento e venne l’acqua e lo spazzo via”….(nostro Signore).

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Trovare il candidato ideale comporta una lenta ricerca ed una scelta puntuale non accontentandosi del meno peggio. Molte volte la società è formata da una miriade di personalità ed è ovvio che vanno tutte rappresentate. Il candidato migliore è sicuramente l’ideale per ogn’uno di noi. Nel senso che il candidato deve essere certamente ideale. Ma bisogna capire quello che è il candidato ideale. Per ogn’uno di noi il candidato ideale è diverso. Per l’Idv è quello che ha bene evidente quella che è l’etica della politica, che vede la politica come servizio e non come occupazione del potere. Questo per noi è il candidato ideale. La persona che ragiona con la propria testa, che è disponibile al confronto ma che non abbandona i propri principi. Chiunque ragioni con la propria testa non rappresenta una minaccia per il nostro partito. Per noi la differenza è un valore, non è una perdita o un problema.
Non a caso sono stato uno di quelli che per primi nel 2009 hanno aperto il partito alla società civile: ho portato in lista alle provinciali quasi un 40% di gente che non era iscritta , che  non aveva mai partecipato ai convegni e ai nostri dibattiti. Qualcuno potrebbe pensare che la nostra scelta sia stata dettata dalla mancanza di tempo e di candidature. Niente affatto, è stata una mossa voluta. Sono andato intenzionalmente a scegliere dei candidati ideali sul territorio. Sono andato a prendere le persone migliori, le persone che, secondo il nostro parere, erano eticamente migliori. Ed è stato un grande successo quello di aver aperto il partito a gente nuova. Un anno dopo Di Pietro si è accorto che questa è la scelta giusta. Molte volte chiedere di entrare a persone che fanno una vita normale e che non fanno politica è una crescita per il partito. Ci guadagna il partito e non la persona che viene inserita. Altrimenti diventa un partito asfittico, un partito monolitico che ha un mono-pensiero. Il dialogo ed il dibattito è sempre un valore, in democrazia. Sempre.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Questa è una risposta da mille punti.
Uno decide di candidarsi in un partito. Fa una scelta. Una scelta non solo di ideali, ma anche una scelta etica, di rappresentare quella idealità  -l’ideologia oggi non esiste più-, di rappresentare quel programma, di rappresentare quelle scelte e quei valori che vengono portati avanti da quel partito e non da altri. È ovvio che nel momento in cui tu diventi rappresentante di quel programma non puoi o non potresti o non dovresti abbandonare quel programma. Lì entra in gioco l’etica della persona. Se si è corretti è la stessa che dovrebbe dire “mi tiro indietro”. Questo nella sua generalità. Ma generalizzare è sempre sbagliato. Poi esistono situazioni che portano ad attività che configgono tra il candidato eletto e la struttura di partito. Il candidato che viene eletto si è proposto ed ha ottenuto dei voti perché l’elettorato lo ha scelto, ma non lo ha scelto solo per le idee o il partito che rappresenta ma anche per la sua stessa persona, per il carisma, per la serietà. Lì, diventa difficile dare una valutazione univoca. Molte volte c’è uno scontro tra gli uomini che compongono in quel momento il partito e la persona che è stata eletta che potrebbe non trovarsi nello stesso allineamento. Quando si verificano questi episodi non si può mai generalizzare, ma andrebbe sempre valutato caso a caso. Se io vengo eletto in una compagine è l’abbandono per passare dall’altra parte, dalla minoranza alla maggioranza e viceversa, è ovvio che si abbandona il programma elettorale ed è scontato che in quel momento mi dovrei dimettere. Altra cosa è se all’interno di una maggioranza o di una coalizione, per motivazioni interne, pur restando dentro e pur garantendo fiducia alla coalizione, resto come indipendente. In questo caso si tratterebbe solo di problematiche interne.
Però io distinguerei anche tra i vari tipi di elezioni, nominative, in cui si elegge la persona ed elezione partitiche dove si è nominati dal partito come avviene alle politiche. Nelle politiche il candidato è il rappresentate di quel partito e meno dell’elettorato.
Qualora si salta la coalizione si crea uno squilibrio elettorale perché si è portatori di una massa di voti che ti hanno riconosciuto gli elettori all’interno di un programma elettorale. Cambiando schieramento si dovrebbe chiedere agli stessi elettori che lo hanno votato in virtù di quello che sarebbe andato a rappresentare.
Nelle elezioni locali invece si vota la persona che si conosce e che si stima e molte volte la collocazione partitica rispetto alle politiche è molto più sfumata.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Quando comincio a buttar giù la lista e vado a proporre i candidati che rappresentano il nostro programma sono assolutamente orgoglioso. E lo sono ancora di più se la nostra proposta viene accettata con entusiasmo. Poi è vero che molti ti chiedono di poter essere candidati, ma chiedere è lecito e rispondere è una cortesia, per cui lo stai a sentire con piacere e con un certo sorriso cerchi di convincerlo che forse non è il caso. Per essere candidati bisogna avere un minimo di spirito di servizio, avere la capacità di mettersi a disposizione delle presone, avere credibilità ed autorevolezza. E queste sono cose che si vedono immediatamente.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Credo che il futuro sarà come il passato. I candidati oggi vanno scelti per la qualità e per l’autorevolezza.
C’è un aspetto non secondario che è poco accettabile. Molte volte, ed è questo il bello della democrazia, vince chi ha i consensi e non chi ha le idee. Su questo si potrebbe aprire un dibattito ma tra le due è giusto forse che vinca chi ha i consensi perché non c’è un’altra forma di selezione. La democrazia è questo. Qualcuno mi vorrebbe far credere che questa è un po’ la degenerazione della democrazia, cioè che quando la democrazia degenera valgono solo i numeri e poco le idee. Ma è difficile alla fine dare un giudizio su questo perché sarebbe come andare a giudicare gli elettori. Certo, rispetto i bombardamenti dei media, rispetto a certe armi “scorrette” che vengono utilizzate in politica questo dà da riflettere, ma alla fine contano solo i numeri. Se noi accettiamo questo dato, la democrazia è il 50+1% e quindi dobbiamo inchinarci agli elettori. Non vince il più bravo, quello che ha più idee e che farà sicuramente più cose con impegno e capacità. Vince quello più mediatico. Vince quello che è più conosciuto, quello che ha più voti. Ma avere più voti non significa necessariamente avere più capacità: non farei mai l’equazione voti uguale capacità.
Non consiglierei nessun esame e nessun quiz. La democrazia è una rappresentazione di consensi. La democrazia deve essere la ricerca dei consensi, altrimenti non esisterebbe perché se noi mettessimo una discriminante con la quale possa accedere a certi posti solo chi possiede determinate capacità culturali e tecnico-pratiche ne faremmo un governo non democratico. Anche perché molte volte la saggezza, e la saggezza contadina, non è sintomatica di cultura. Uno che ha fatto la quinta elementare potrebbe essere molto più bravo e capace di fare l’amministratore rispetto ad uno più istruito. Se politica significa servire gli altri, potrebbe essere più bravo uno che ha zero di cultura ma ha la grande dote della saggezza umana. Quella grande dote che lo porta a saper scegliere ed a saper dividere la parte buona da quella cattiva. Non sempre un titolo di studio equivale a saggezza e alla capacità di discernere il bene dal male.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Sì che la sento. Sempre, come una ferita. Ma non c’è mai un insuccesso quando ci si candida per un ideale e si ha piacere di farlo. In fin dei conti partecipare alle elezioni significa partecipare ad un gruppo. Noi per esempio in Provincia di Fermo abbiamo fatto un’esperienza sicuramente molto positiva, quella della costituzione di una squadra che lavorava ed operava insieme. Come in una squadra di calcio dove tutti gli 11 giocatori sono importati anche se alla fine uno solo va a segnare, ma è solo grazie a tutti gli altri 10 che hanno partecipato che si è potuto segnare. Questa è la cosa bella in un’elezione, la costituzione di un gruppo dove si vive, si lavora e si opera come una squadra. È ovvio che poi non ci si deve fermare il giorno dopo le elezioni. Il gruppo di lavoro deve continuare, la collaborazione deve essere mantenuta viva. Non deve essere occasionale, ma stabile e deve essere una scelta anche culturale, di stare insieme, di vivere insieme e di mettere a disposizione di ogn’uno le reciproche capacità.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Tutto dipende da come si vive la politica. Se la si vive come servizio, la politica non è un lavoro. Che poi ci sia questa devianza assolutamente sbagliata di vederla come un lavoro e come un rifugio al lavoro -io non ho un’occupazione e mi metto in politica e ne faccio oggetto per un lavoro- questa è una devianza, non la cosa giusta.
Non considerandola un lavoro non la posso certo indicare come una strada per essere felici. Poi se la politica la si fa per cercare di risolvere i problemi, perché ad un certo punto della tua vita vuoi impegnarti per essere di aiuto agli altri allora la consiglierei per essere un po’ più felici. Ritorno comunque a quello che dicevo prima, se uno nella propria vita personale e professionale ha avuto i suoi successi e le sue soddisfazioni, ce l’ha già la felicità e non la va a cercare in politica. Allora perché lo fa? Per mettersi a disposizione. La politica è come una missione, la si fa per sentirsi utili verso gli altri. Nel proprio lavoro ci si sente utili per se stessi e si diventa in un certo senso egoisti. Secondo me la politica è tutt’altro.
Se uno si vuole rendere utile ci sono moltissime altre cose da poter fare oltre la politica e chi fa volontariato non è meno di chi fa politica, sono allo stesso livello. Ci si mette sempre a disposizione dell’altro sia che si faccia il politico, il volontario, il missionario, oppure assistenza in generale.
Se la politica è fatta come servizio, al centro del servizio ci deve essere la gratuità. E sai qual è stato il primo atto fatto dall’amministrazione Cesetti? Togliere tutti i lussi della politica. Il primo atto è stato quello di ridurre lo stipendio. Abbiamo una sola auto e un solo autista a disposizione del Presidente e dei sei assessori. Non esistono prebende. Il rimborso spese degli assessori, chiamato stipendio, è stato radicalmente ridotto ed è il più basso in assoluto. L’assessore quando va fuori non ha nemmeno il rimborso dei pasti. Questo la gente non lo sa, ma è bene che si dica. Quando faccio una missione mi viene riconosciuto solo il rimborso del costo della benzina della mia macchina e se mi fermo a pranzo perché ho fatto tardi pago a mie spese perché non ho alcun rimborso dei pasti. Ma non me ne dolgo. È una scelta. Noi la politica l’abbiamo sempre vista come un servizio ed il servizio è gratuità. Allora non la posso consigliare come lavoro, ma come felicità, come soddisfazione di fare qualcosa per gli altri. Se la soddisfazione, il sentirsi utile, se il servizio è per te un atto importante che ha valore, allora questo valore non è monetario ma è personale, è filosofico, è sociale.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Bella domanda perché permette di incentivare le persone a candidarsi e sviluppa la voglia della gente di mettersi in gioco.
Se qualcuno volesse provare il nostro è un partito aperto. Non chiediamo il tesseramento, chiediamo solo che alcuni valori, per noi irrinunciabili, debbano essere sottoscritti. Innanzitutto quando ci si candida si dichiara che la propria fedina penale sia intatta. Quando mi sono candidato ho dovuto richiedere il certificato al casellario giudiziario per dimostrare di essere “pulito” dal punto di vista penale, poi ho sottoscritto un documento dei valori con il partito. Un documento etico che noi stessi abbiamo presentato e votato in assemblea elencando quali sono i requisiti per essere un candidato Italia dei Valori. Quindi il rispetto, la moralità,  l’etica, la correttezza negli atteggiamenti. Questi sono per noi valori irrinunciabili. Onorare quello che si è detto di fare per noi rappresenta un patto etico con gli elettori. Il non rispetto è motivo di esclusione. Per noi cambiare “casacca” equivale a ritirarsi, a dimettersi. Noi scriviamo che ci impegniamo a portare avanti il programma elettorale e le indicazioni  etico-morali che ci vengono date dal partito. Non rispettarle equivale ad essere fuori dal partito. Sei tu stesso che ti ci metti, non il partito. Se hai un minimo di correttezza devi dichiararti fuori, ma lo devi dire da solo.
A noi fa piacere trovare persone nuove. Per noi sono una ricchezza, sono una novità e vanno ad arricchire il nostro valore umano. Per le donne servono intelligenza, capacità, disponibilità al lavoro, impegno, serietà, etica morale....le stesse cose che servono per gli uomini. Non vedo diversità, una donna è come un uomo ed un uomo è come una donna. La differenza c’è solo per quello che si ha in mente, in base alla serietà e alla capacità con le quasi si affrontano i problemi, non al sesso. Ed in base ai voti che si portano. È ovvio, che se tu sei una persona introversa, che sta sempre chiusa in casa, che non si fa mai vedere, che non la conosce nessuno e che non ha rapporti con gli altri credo non si possa fare vita politica. La vita politica è stare in mezzo alla gente, rappresentare la gente. Se non riesci a vivere tra la gente come fai ad essere il rappresentante della gente? Non ha senso.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


È una rottura di scatole. Candidare e fare le liste è la cosa più difficile di questo mondo perché alla fine devi fare una scelta. E scegliere non è sempre semplice e non sempre si indovina. La scelta ti carica anche dei sicuri errori che farai. È una grande responsabilità ed un grande impegno. La scelta equivale a prendere posizioni e ti costringe a subire anche la parte negativa della scelta, cioè l’errore di valutazione, lo sbaglio, averci questo dolore e portarselo come ferita viva.


Pubbicato su...informazione.tv

(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte del Prof. Giuseppe Buondonno

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Molti vogliono candidarsi per ambizione. Qualcuno, per fortuna, ancora vuole candidarsi perché vuole rendere un servizio alla comunità e crede di avere delle idee. A me non piace l’espressione candidarsi, piace l’idea che i partiti, quindi una collettività, candidi una persona. L’idea dell’auto-candidatura non mi ha mai entusiasmato. Rispetto alla citazione di Andreotti poi, onestamente la trovo banale come il personaggio che l’ha pronunciata. È la banalità del male come diceva Hannah Arendt.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Il candidato ideale come tutti gli ideali e gli archetipi non esiste. Esistono le persone che hanno la loro storia e la loro esperienza e nella realtà il meglio è sempre un equilibrio tra un modello ideale ed il peggio a cui si guarda con orrore. Poi il meglio è in una determinata situazione, non è detto infatti che cambiando le situazioni il candidato vada sempre bene. Il meglio è assolutamente relativo e soprattutto è bene che non ci siano persone adatte per tutte le stagioni.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Io credo che ci vorrebbe una legge per cui un candidato eletto se cambia partito una volta eletto decada. Credo che sarebbe un elemento di moralità, ma è anche vero che ci sono dei limiti costituzionali ad una legge di questo tipo perché uno è eletto dagli elettori anche se scelto dai partiti. Tuttavia io credo che si possono aggirare questi limiti di incostituzionalità perché comunque mi sembra molto giusto che una persona eletta sotto un simbolo e con un certo programma elettorale non debba e non possa poi utilizzare il suo mandato in modo improprio, non magari distinguendosi una volta ogni tanto dal volto che il partito gli indica -questo è anche lecito in alcuni casi-  quello che non è lecito è cambiare di casacca. Per carità, lo si può pure fare nella vita ma bisogna a quel punto restituire il mandato.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Dipende dal grado di pessimismo che in quel momento aleggia e dallo stato d’animo. Intanto in un grande partito come il PD non è che le liste le facciano due tre persone. Faccio l’esempio di Fermo, noi abbiamo 6 circoli con centinaia di iscritti, si discute cercando la soluzione migliore. Spesso bisogna anche convincere le persone che noi riteniamo migliori a candidarsi perché spesso sono persone che non vengono da un’esperienza politica attiva e fanno fatica. A volte invece è molto più semplice, certo, in un paese come questo, ci vuole una piccola dose di follia nell’illudersi che sia facile cambiare le cose, ma è comunque una follia molto sana.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Io penso che la scelta dei candidati debba avvenire soprattutto attraverso il grado di radicamento che le persone hanno nella loro comunità, quindi nel territorio. Per esempio, se c’è una cosa profondamente aberrante è l’attuale legge elettorale nazionale con le liste bloccate decise dai partiti. Al contrario bisognerebbe che nel loro territorio, nella loro città, fossero donne e uomini fortemente radicati e riconosciuti, non necessariamente famosi. Anche perché non è detto che un buon candidato che magari vince facilmente le elezioni poi sia un buon sindaco oppure un buon consigliere. Non è così automatico. Se posso fare una battuta, qualche volta più di un quiz ci vorrebbe un certificato di salute mentale.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Io sento come segretario di un partito la responsabilità dei risultati complessivi che si raggiungono, poi i singoli candidati partecipano come gli altri. Secondo me bisogna togliere alla politica questa esagerata dimensione individualistica, narcisistica e di spettacolarizzazione. Il risultato sono le idee che si affermano o che perdono. Le persone sono al servizio delle idee.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Io credo che in linea di principio la politica debba essere una passione ed un impegno. Nel momento in cui lo si fa come lavoro perché il ruolo che si riveste richiede il tempo pieno, va vissuto con la stessa serietà con cui si vive il proprio lavoro. Però non è bene che la politica diventi la sostituzione di un lavoro. In altre fasi questo era legato ad altre situazione quando c’erano i funzionari di partito che svolgevano un ruolo importante. In ogni caso è bene nella vita avere alternative e soprattutto usare la politica per cambiare le cose. Sono contrario alla stessa espressione “carriera politica”. Quella che si fa in politica è un’esperienza di vita.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Parto dalla fine. Per le donne servono nuove regole di organizzazione della società, il resto sono scemenze. Nuove regole che rendano effettivamente praticabile l’accesso di più donne possibili all’esperienza politica. Secondo me, in generale, è anche giusto che ci siano le quote perché senza una forzatura istituzionale, diciamo di legge, è più facile prevalgano le abitudini che le innovazioni. Al volte le leggi e le costituzioni servono proprio a rompere domini abitudinari. Per quanto riguarda il resto, non si allontana mai nessuno. Sarebbe bene che la gente si impegnasse politicamente e non si avvicinasse alla politica solo per essere candidato o per rivestire un ruolo. Ripeto, non se ne può più di questo narcisismo personalistico che domina tutti gli aspetti della società e che la politica dovrebbe invece contribuire a smorzare, non ad alimentare. È bene che prima si partecipi alla vita politica, ci si faccia un'esperienza, e si verifichi di essere in grado, se si crede sia un’ esperienza bella ed interessante, piuttosto che pensare semplicemente alla vanità. La vanità è un aspetto della vita, per carità, ma non può diventare un elemento strutturale.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata? 


Candidare nel caso del mio partito è un’orgia perché le candidature vengono definite collettivamente. Fare le liste elettorali è una fatica, però è anche una bella esperienza che un partito fa, perché sceglie fuori e dentro di se persone che poi rappresentino le idee per cui si crede. Oltre che impegnativo è un momento bello e positivo, se viene però fatto con l’obiettivo di incontrare le persone, di conoscerle, di sperimentarle e soprattutto se si cerca di coinvolgere più possibile tanti giovani che sono il vero misuratore della crisi della politica e della democrazia.


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(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte di Daniele Fortuna

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Il potere di un Consigliere Comunale è così modesto da non generare appetiti, a meno che non si abbiano interessi particolari da curare, ma questo in ogni caso lo si scopre presto.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Gli unici requisiti richiesti sono: l'onestà e l'amore per la nostra città.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Spesso a cambiare casacca sono i partiti stessi che cambiano nome e ragione sociale durante il mandato, i singoli possono cambiare partito ma non devono tradire il mandato elettorale, se sono eletti esponenti dell'opposizione o della maggioranza  devono rimanere tali.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Oggi non abbiamo statisti della politica, neanche il nostro Presidente del Consiglio lo è, per fare il consigliere comunale basta il buon senso applicato alla gestione della cosa pubblica.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


La cosa importate è che la legge elettorale sia democratica in modo che i cittadini possano scegliere, così verranno eletti solo quelli voluti dal popolo, belli o brutti, bravi o somari; è vero, si corre qualche rischio, ma la democrazia rimane sempre il male minore.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


La cosa decisiva è che vinca la squadra, poi qualcuno rimarrà più soddisfatto di qualcun'altro, ma in ogni caso tutti coloro che hanno partecipato dovranno essere messi nelle condizioni di dare il loro contributo, la nostra città ne ha bisogno.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Fare il consigliere comunale non sarà mai un lavoro, ma un servizio nei confronti della comunità dove si vive, si lavora, si ha famiglia, ci si diverte, perché si è animati dalla consapevolezza che si può essere più facilmente felici in una realtà che non ha troppe difficoltà.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Chi volesse impegnarsi, senza coltivare interessi personali, avrà tutto il sostegno necessario. Delle donne vi è un grande bisogno, in politica più che in altri settori, l'unico suggerimento che posso dare è di essere tenaci,  di non mollare mai, perchè quando si molla arriva sempre uno meno capace di te, e spesso è un uomo.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


Fare una lista è un grande impegno, e non solo materiale, infatti ci si assume una notevole responsabilità sulla bontà o meno delle scelte fatte.


Pubblicato su ...informazione.tv

(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte dell’Avv. Renzo Interlenghi

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Non amo Andreotti (reo di associazione esterna mafiosa con reato dichiarato prescritto) anche se è stato un inevitabile protagonista della storia repubblicana; la frase andava bene per la prima repubblica, oggi il potere logora chi ce l’ha (vedi Di Ruscio a Fermo). Il potere, secondo noi comunisti, può essere usato in due modi: per fare il bene della collettività oppure per inebriarsi e credere di poter entrare nella storia. Non è vero che vi sia una così grande richiesta di candidature, a volte esse sono forzate, esclusivamente formali (per far numero); altre volte sono serie e credibili, sono preparate e vengono da lontano. A volte vincono i personaggi più strani…

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?

Il candidato deve avere varie caratteristiche: deve essere un “cavallo da corsa” ovvero avere spirito agonistico e competitivo, deve dimostrare competenza, capacità di leggere la società che lo circonda ed avere le idee chiare sotto il profilo programmatico che, in genere, viene concordato con il proprio partito e con le altre forze politiche. Non esistono talents scout ma solo persone che, a volte, hanno una vision e la coltivano.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?

I partiti formulano delle proposte programmatiche indicando le donne e gli uomini attraverso cui farle camminare. A volte le scelte risultano errate perché, ad esempio per “aprirsi” alla società si scelgono soggetti indipendenti che non hanno legami stretti coi partiti. Spesso accade che i voltagabbana provengano dalle stesse file del partito. Ricollegandomi al punto precedente, non sempre si ottiene l’optimum nella ricerca dei requisiti: c’è chi “corre” benissimo, ma non riesce ad interpretare appieno il programma, oppure chi decide per convenienza di cambiare casacca. La democrazia è anche questo, essa non è perfetta e le vicende umane spesso condizionano gli atteggiamenti politici dei protagonisti, a meno che non si tratti di persone realmente fidate e ferme nei principio. Non credo possa impedirsi che ciò accada. E’ una questione etica e di moralità individuale che non tutti hanno…

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???

Ritengo che si debba avere rispetto di tutti coloro che decidono di cimentarsi con una competizione elettorale; molti ci credono, altri meno, ma alla fine concorrono tutti al raggiungimento di obiettivi comuni (almeno sulla carta). Ovviamente fa piacere vedere gente che si propone poi, occorre, valutarne bene le aspettative e le capacità.


Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?

La scelta la fanno gli elettori ed un sistema di comunicazione sempre più dirompente ed invadente. Molti vengono eletti grazie a campagne elettorali faraoniche. Il nostro partito riesce ad eleggere persone oneste e per bene, capaci di apportare un contributo forte allo sviluppo delle amministrazioni anche senza spendere molti soldi, segno di reale radicamento e di una serietà riconosciuta al momento del voto. Quanto ai candidati improponibili…basta vedere chi siede in parlamento nelle file del centro destra per averne una mezza idea…

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?

Il nostro non è il partito degli “eletti”, anche chi non supera lo scoglio elettorale è consapevole di aver contribuito al risultato finale, quindi nessun senso di colpa.


Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?

La politica non deve essere vista come un lavoro anche se, in molti casi, qualcuno si ritrova per volontà o involontariamente a viverla in questa maniera. Certo è che così come è impostata oggi, appare sempre più appannaggio di ceti ricchi e lontana dalle esigenze del mondo femminile,  mi   riferisco alle risorse che occorrono per potersi candidare in certe forze politiche (vedi i grandi partiti di centro destra ed anche qualcuno di centro sinistra), oppure ai tempi che impediscono, di fatto, una autentica partecipazione da parte di tutti. Ritengo che l’impegno politico rappresenti uno dei punti più alti del senso civico.


Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?

Non credo si provi ebbrezza a vedere il proprio nome stampigliato su una lista elettorale e, comunque, dipende dalle forze politiche che si vuole rappresentare. Personalmente ho convinto molta gente a candidarsi, anche distanti dalle mie idee politiche, solamente cercando di spiegare con semplicità e onestà cosa vogliono i Comunisti Italiani. Mi stupisce che, una donna quale Lei è, mi faccia una domanda sull’impegno delle donne in politica nei termini sopra citati. Ho profondo rispetto per tutte le donne e disapprovo quanti ritengono che il loro successo in politica sia dovuto solamente ad attività extra… D’altro canto vi sono uomini che si prostituiscono (magari in senso figurato) per avere delle poltrone, e non mi sembra vi sia qualcuno che gridi mai allo scandalo.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?

Nel nostro partito le candidature, alla fine, vengono decise da organismi collegiali e il potere è demandato a varie persone. La politica, però, non è rappresentata solo dalla fase elettorale, ma è fatta di costante impegno e dedizione per trovare pazientemente soluzioni, effettuare le scelte migliori, creare le condizioni per garantire, almeno per quanto riguarda i Comunisti, l’uguaglianza sociale, il lavoro, una scuola migliore, un reddito per la maggior parte delle persone.


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(Proprietà letteraria riservata)

lunedì 4 ottobre 2010

CRONACA FERMANA

Torniamo a “Bottega” come nel Medioevo?
Di Laura Gioventù




Il tempo di asciugatura dello smalto per unghie diventa sempre più lungo e a volte sembra addirittura interminabile. È incredibile quanto tempo impiegano le donne dietro queste cose.
Laccare le unghie ci costringe a restare ferme e immobili per molti minuti pur di avere mani e piedi perfetti, ma proprio quando non ci si può muovere arriva quella telefonata tanto importante, si prende il telefono in mano e puntualmente lo smalto, che sembra ormai asciutto, si ammacca e siamo costrette a ricominciare tutto da capo.
Oppure suonano alla porta, come ora, e manco a farlo apposta hai appena messo lo smalto ai piedi. Ti devi alzare, pensi di farcela, tanto è quasi asciutto e invece no, non si sa com’è, ma lo smalto si rovina sempre.

Ma la mia amica Alessandra non poteva trovare momento migliore di questo per passare a trovarmi?
Ogni volta piomba a casa mia senza avvisare.

-Alessandra, vieni vieni, entra e fammi la cortesia di chiudere la porta. Scusa ma non posso muovermi troppo, ho appena messo lo smalto ai piedi e già ho visto che si è rovinato. Sono già due volte che ricomincio da capo. Che mi racconti di bello?-

Ale, così la chiamano tutti per praticità, viene sempre a trovarmi per raccontarmi tutte vicende della sua vita e chiedermi consigli ma in realtà le serve spesso solo qualcuno che la ascolti, molte donne sono così.

-Finalmente ieri, in extremis, ho spedito la domanda per concorrere al “Work Experience” dalla Provincia di Fermo. Il primo di ottobre era l’ultimo giorno utile per inviare la raccomandata. Mancava un giorno alla scadenza del termine e dovevo ancora preparare tutti i documenti! Ero in preda al panico!!!
In realtà il bando è uscito a fine luglio ma come al solito mi sono ridotta all’ultimo minuto…-
comincia a raccontare la mia amica.

Alessandra mi conosce abbastanza bene e sa perfettamente che sentire queste cose mi manda in bestia.
Che me le racconta a fare? Sa benissimo come la penso….la fretta fa sempre fare i mici ciechi alla gattina!

-… sei sempre la solita … e che cavolo… da fine luglio ne hai avuto di tempo …!!!- le dico.

-È vero, ma il fatto è che non sapevo a quale azienda rivolgermi!!!- Precisa subito lei quasi a volersi giustificare con me.

-Una azienda? È un concorso pubblico, che c’entra l’azienda?- le chiedo, mentre con l’acetone tolgo lo smalto rovinato dal mio piede destro.

- In pratica la Provincia di Fermo, utilizzando le risorse finanziarie messe a disposizione dai fondi europei, concede a diplomati e laureati 150 borse di studio per fare esperienze lavorative e realizzare progetti di ricerca presso le piccole e medie imprese della Provincia.
Per partecipare bisognava innanzitutto avere un’azienda disposta ad ospitare un borsista per poi elaborare un progetto di lavoro “innovativo” da svolgere presso la stessa per un totale di 30 ore settimanali per la durata di 8 mesi.
Sono disoccupata, ho meno di 35 anni, risiedo in uno dei comuni della Provincia e non ho mai usufruito di precedenti borse lavoro. Ho tutti i requisiti per partecipare ma non avevo l’azienda presso la quale presentare il progetto di lavoro!
Infatti, è condizione essenziale, pena l’esclusione, non aver mai lavorato e non avere rapporti di lavoro in corso con l’impresa ospitante ma, soprattutto, non avere legami di parentela fino al terzo grado o di coniugo con il titolare o i soci della stessa.
Purtroppo le uniche aziende che conosco sono di parenti più o meno acquisiti. Ho anche provato a chiedere in giro ma non ho trovato nessuno cui potesse interessare la cosa. Poi… poi è arrivato agosto, e sai meglio di me come funziona, tutti se ne vanno al mare e non trovi più nessuno che ti dia retta!
Insomma, ci avevo rinunciato!!!-

Quando ti deve raccontare una cosa Alessandra non tralascia mai nessun particolare. A volte questo suo atteggiamento potrebbe risultare un po’ pesante per chi non c’è abituato.

-…e poi invece come hai fatto a trovare l’azienda?- le domando.

- Quando non ci pensavo più ho letto sul sito della Provincia di Fermo che era stato reso disponibile l’elenco delle imprese che avevano dichiarato la loro disponibilità a individuare diplomati e laureati per un’eventuale partecipazione al progetto di “Work Experience” e che si poteva consultare sia sulle pagine dello stesso sito, sia presso l’ufficio del lavoro.
Scorrendo l’elenco di tutti i nominativi ne ho trovati diversi che avrebbero potuto fare al caso mio. Così, pur non avendo un’azienda cui rivolgermi ho deciso di tentate ugualmente ed ho cominciato a telefonare. Purtroppo però era l’ultima settimana di settembre e parecchie aziende avevano già scelto i propri borsisti. Ma non tutte, ancora! Sono andata avanti con le telefonate convinta che, prima o poi, avrei trovato qualcuno cui il mio profilo avrebbe potuto interessare!
-

-E poi?- domando ancora alla mia amica.

Stendo l’ultimo strato di vernice sulle unghie e sono talmente concentrata che sembra quasi non la stia a sentire, ma sono sempre più interessata a sapere come la  mia amica sia riuscita nell’impresa.

-E poi ho trovato 2 aziende. Sono anche andata a fare un colloquio ma niente di fatto. Solo molte ipotesi e poche speranze. Anche altre persone si erano offerte presso quelle stesse aziende, stavano ancora valutando i vari candidati e non potevano darmi una risposta certa.
Mi sono resa conto di essermi mossa troppo in ritardo. Oramai mancavano pochissimi giorni alla scadenza ed a quel punto non ci speravo proprio più. Poi, a soli 3 giorni dal termine, sono stata richiamata da entrambe le aziende che, studiando meglio il mio curriculum, hanno deciso di ricontattarmi.
Incredibile, non avevo ancora trovato un soggetto ospitante e nel giro di 2 ore mi sono invece trovata nella condizione di dover scegliere, e alla svelta …-


-Non potevi presentare due domande?- la interrompo ancora pensando di aver trovato la furbata del secolo!

-Troppo facile così! No che non potevo, sarebbe stato un motivo di esclusione!
Ho scelto tenendo in considerazione la possibilità, una volta terminato il “Work Experience”, di poter essere poi assunta. Sono previsti incentivi fino a 7 mila euro per tutte quelle imprese che al termine degli 8 mesi si impegneranno a trasformare la borsa di studio in contratto di lavoro a tempo indeterminato.-


-Beh…una volta che hai trovato l’azienda il gioco era fatto!!!-

Passo la lacca trasparente ed il gioco è finito anche per me!

-Macchè, niente affatto!!! Essere riuscita a trovare l’azienda è niente in confronto all’impazzimento per l’inoltro della domanda che doveva obbligatoriamente essere presentata sia in via telematica, registrandosi sul sito “Siform” della Regione Marche, sia in via cartacea. Ma non è stato complicato registrarsi sul sito quanto reperire i vari documenti da allegare. Mi serviva la fotocopia del diploma che però avevo lasciato a casa di mia madre, quindi sono corsa dai miei a prendere l’attestato che però non si trovava più!!! Ho messo letteralmente sottosopra la mansarda e dopo oltre due ore di ricerca è saltato fuori dal fondo di un cassetto. M’era preso il panico, t’immagini? Poi subito di corsa al Centro per l’impiego per richiedere la mia scheda professionale. Ne avevo già una ma recava data precedente quella di emissione dell’avviso pubblico per cui troppo vecchia. Lì per fortuna ho fatto presto ma mancavano alcune firme dell’azienda ospitante e ho dovuto lasciare tutti i modelli e tornare a riprenderli … insomma un vero e proprio calvario!!! Quando mi sembrava che tutto fosse completato, all’ufficio postale, la signora dello sportello mi fa notare che avevo dimenticato di inserire sulla busta la dicitura “Rif. WE Diplomati PMI”!!!
Un vero incubo ma per fortuna, nonostante le corse dell’ultimo minuto, sono riuscita a spedire in tempo!
-

Non mi rimane che aspettare che si asciughi anche l’ultimo strato di smalto ma Alessandra, che sembra aver terminato pure lei la sua storia, aggiunge:

-…  poi non è detto che mi prendano. Sai quante domande arriveranno? Tantissime, e ci sono solo 150 borse! Per saperlo dovrò aspettare metà dicembre, quando saranno rese note le graduatorie. Dovrei comunque ottenere un buon punteggio perché ho un voto alto alla maturità, non sono troppo giovane e sono una donna. A questo punto moltissimo dipenderà dal punteggio che assegneranno al progetto che ho presentato!- termina Alessandra mentre guarda l’ora sul cellulare.

Non ha bisogno che io l’accompagni, perché conosce benissimo la strada. Si alza e se ne va lasciandomi alle prese con lo smalto ancora da asciugare.

-Allora incrociamo le dita, smalto permettendo ovvio, e speriamo bene!!!!-  le dico prima di salutarci.

E mentre resto sola a fissare i miei piedi, oltre a pensare che non ci sono più gli smalti di una volta, quelli che si asciugavano subito e non ci permettevano di stare tutto questo tempo a pensare alle nostre fisse mentali, rifletto specialmente su un particolare che a molti di certo sarà sfuggito: per risolvere i problemi del futuro non è azzardato ripescare dal passato soluzioni che hanno portato ottimi risultati. Soluzioni che in buona parte appartengono alla storia delle Marche e delle altre regioni Italiane, soluzioni così radicate nel tessuto culturale che, proprio grazie ad esse, ora l’Italia e le Marche stesse sono ancora più famose nel mondo. Ripensandoci sembra come quando nel medioevo le famiglie si svenavano per mandare i loro figli "a bottega" dai famosi artisti pagando costoro per far lavorare i loro figli, per fare in modo che questi loro figli imparassero il “mestiere”, che imparassero “l’Arte” e non solo per metterla da parte, ma grazie alla quale potersi rendere autonomi e, perché no, anche soddisfatti umanamente ... un bellissimo ritorno al medioevo o al rinascimento... in fondo dovrebbe essere interessante come tentativo in una regione artisticamente valida come le Marche, perché noi siamo ciò che siamo anche grazie a ciò che il passato ci ha tramandato e lasciato, e noi saremo stati bravi se trasformassimo questo sapere in un futuro di grandi prospettive.

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