mercoledì 5 gennaio 2011

Rincorrendo Franca

Intervista all'Avv. Franca Romagnoli.
Di Laura Gioventù

Franca Romagnoli

Che cosa ne pensa della candidatura per le comunali di Fermo della Proff.ssa Nella Brambatti nel centro-sinistra? La candidatura di una donna rappresenta una novità positiva per la politica locale?    

Credo non sia sufficiente essere donna.
Nonostante apprezzo con favore quando si candidano le donne, io non sono per le donne a prescindere.
Sicuramente però quella della Brambatti è una candidatura di valore per la sua storia e la sua cultura.
La sua provenienza è decisamente di sinistra per cui, guardando oltre la novità, credo ci sia poi bisogno di una grande capacità di aggregazione e questa, nel caso di Nella Brambatti non credo sia piena.
Dubito riesca ad avere un consenso pieno a 360 gradi proprio per la sua spiccata connotazione.
Non credo nemmeno che la politica debba essere così, ognuno ha il suo schieramento, ma sono certa troverà difficoltà ad entrare in certi ambienti proprio per la sua provenienza e la sua personalità, doti che comunque apprezzo e reputo molto importanti.
È una donna che ha già dato a Fermo, che ha avuto le sue esperienze e penso che la sua candidatura  sia “anomala” rispetto alla scelta di non ricorrere alle primarie, metodo con cui il centro-sinistra si muove sempre.
Una anomalia in questo senso la registriamo, però non so dire se il criterio utilizzato sia un bene o un male. Lo vedremo dall’esito delle elezioni.

Secondo lei la Brambatti è troppo legata al suo partito?

Lei viene dal PCI, quindi da una cultura fortemente di sinistra…e non so se questo andrà bene per tutte le stagioni.
Fermo attualmente ha bisogno anche di estrema moderazione.
Il centro-sinistra deve superare più sconfitte comunali e quindi una maggior capacità aggregativa poteva essere necessaria.
Sicuramente questa è una scelta “identitaria” forte; ed a me piace pure una persona che coerentemente va avanti cercando di mettere più possibile passato e presente insieme però poi  non sempre gli elettori sono d’accordo.
È una scelta precisa.

Qualcuno sostiene invece che la candidatura della Brambatti si orienti al centro. Lei che ne pensa?

Io non vedo grandi centri a Fermo.
Non li vedo anche negli schieramenti. Credo e spero che l’Udc resti con il centro-destra e soprattutto non credo che possa sostenere la candidatura della sinistra.
Gaetano Massucci ha già detto espressamente che non sarà della partita quindi sinceramente lo schieramento della Brambatti è fortemente sbilanciato a sinistra a meno che non ci si inventi un nuovo “centrino”.
Non credo assolutamente che proponendo la Brambatti abbiano voluto in qualche modo inseguire il centro.
Candidando la professoressa hanno fatto altre valutazioni, hanno fatto una scelta di forte connotazione; rispettabile, certo, ma i moderati avranno sicuramente qualcosa da ridire…

E lei, al posto di Nella, avrebbe accettato questo impegno?

Anche io avrei accettato. Insomma, è una bella sfida e credo sia normale l’abbia affascinata.

Come valuta l’attuale situazione politica del centro-destra fermano?

Il centro-destra a Fermo è da ricompattare e auspico che questo avvenga a breve.
Non siamo certo noi, parlo dei miei amici, di Futuro e Libertà, e di buona parte degli ex An, a dover ricompattare se parte dirigente, perché le divisioni sono state fra altri.
È comunque indispensabile trovare un’unione generale. Io lavoro affinché la coalizione sia la più larga possibile e riprenda quella fatta nel 2001, quindi contenga l’Udc, i civici, il PDL, la Lega, Di Ruscio e Futuro e Liberà.

In previsione, secondo lei, quando riuscirete a tirare fuori il candidato del centro-destra? Si arriverà in prossimità delle elezioni? Oppure state aspettando che si chiarisca meglio la situazione politica a livello Nazionale? 

Il discorso Nazionale qui a Fermo non inciderà più di tanto qualora, come io spero, si riesca ad andare tutti insieme alle elezioni.
Ho avuto contatti con l’on. Ceroni e posso confermare che non c’è nessun attendismo di questo tipo.
Futuro e Libertà ovviamente sta nel centro-destra e spero starà con tutte le altre forze politiche di destra perché solo stando insieme si può vincere.
Credo sia solo un problema di coesione.
Ritengo addirittura che la scelta stessa del candidato sindaco è “secondaria” rispetto alla compagine.
Se si è uniti un condottiero comunque lo si trova.
L’unità è il valore primario in questo momento per il centro destra ed il programma. Non è sul candidato che si sta discutendo. Bisogna prima rimettersi tutti intorno ad un tavolo.

Nella scelta del candidato, ritiene opportuno anche per il centro-destra individuare una figura estranea alla vita attiva e alle polemiche dell’amministrazione Di Ruscio? Come valuta il possibile candidato individuato nella precedente intervista dall’assessore Buondonno, potrebbe essere una soluzione da prendere in considerazione?

Credo proprio di sì.
Adolfo Leoni, anche se esterno alla politica comunale non è estraneo alla politica. Conosco Leoni da quando militava nei movimenti giovanili, da molto prima di quanti magari lo conoscono e lo apprezzano adesso.
Lui ha avuto la sua evoluzione e la sua coerenza culturale e forse pochi identificano la sua attività come politica perché da anni si occupa più di cultura e di comunicazione.
Credo che una candidatura del genere, decisamente diversa per collocazione e matrice culturale, sia fortemente alternativa alla Brambatti.
Questa è la cosa che più mi piacerebbe e sono certa che in questa ipotesi i moderati li accoglieremo.
È un’idea molto positiva.
Io voglio bene ad Adolfo Leoni e lui lo sa. Abbiamo fatto attività culturali insieme e lui, in particolare, prestando la sua opera anche a nostri convegni politici ma non solo, ha un’attenzione valoriale che per me è indispensabile in politica e che in ogni caso aggrega perché lui è anche l’uomo dei moderati, è l’uomo anche divulgativo. Insomma, è tutt’altro del talebano.
Talebani magari lo si è nei principi, ma non nei metodi e nel fare politica. È diverso.
Ben venga quindi, con un avversario del genere e tutti uniti e compatti, saremo noi a vincere a mani basse.
Ora non voglio bruciare questa ipotesi che ho appreso anche io della sua intervista, però, è l’esatto contrario. Prioritaria è la coalizione e prioritario il programma. È necessario che la candidatura esprima questa unità perché di grandi solisti che spaccano non ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di recuperare unità e di qualcuno che la rappresenti.
È proprio la mancanza di unione che ci ha creato problemi alle provinciali.
È evidente e mi metto insieme a tutti coloro che hanno determinato quelle candidature e quella sconfitta.
Avremmo potuto ottenere un esito diverso se si fosse cercata l’unità.
Forse era già troppo tardi e sarebbe stato comunque impossibile ma a molti però quell’episodio sembra non aver insegnato nulla.
A me sì.
La sconfitta dovrebbe insegnare più di mille vittorie, purtroppo però non ho sentito grandi “mea culpa”.
Io ho sempre cercato l’unità. Ovunque.
I primi tempi a Fermo, poi anche a Porto San Giorgio per portare dentro Stampatori e l’Udc che fino all’ultimo giorno non volevano Andrea Agostini. Per le provinciali l’impresa  era ardua, quasi impossibile.
La questione è stata radicalizzata su due nomi. Non ci sono riuscita e non ci sono riusciti neppure gli altri.
Siamo partiti con questo handicap. Solo la coesione ci poteva far vincere.
Adesso, non riconoscerlo e non farne tesoro, solo per levarsi delle soddisfazioni, o per fare ancora dispetti e dispettucci, non so proprio come definirlo.
Se questa volta non si recupera, temo che il popolo del centro-destra ci prenda a sassi. Dobbiamo fare molta attenzione, bisogna superare questi personalismi, abbiamo bisogno di unità a tutti i costi.
Noi come Futuro e Libertà per ora non abbiamo nessuna candidatura da proporre. Staremo nel centro-destra purché veda tutti i protagonisti del centro-destra uniti e solidi. Diversamente partiremo con il piede sbagliato.
Io parteciperò attivamente e darò il mio apporto come dirigente di questo nuovo partito.

Recuperando l’unita e con una candidatura nuova, seria e credibile, il centro destra non avrà problemi a vincere di nuovo. Dell’amministrazione Di Ruscio c’è tanto da salvare  e portarsi dietro.

Secondo lei, una figura come Adolfo Leoni garantirebbe una giunta pulita oppure permetterebbe i soliti giochi e calcoli di partito?

Il rilievo dei partiti la politica deve sempre averlo.
Non si corra il rischio di dimenticare la politica il giorno dopo eletti perché si vince per la qualità del candidato sindaco ma si vince anche per i partiti.
Questo è ora che anche il soggetto più bravo del mondo, anche se viene da altre esperienze, come potrebbe essere un Adolfo Leoni, lo tenga ben presente.
Non dimentichiamo comunque che Leoni è un politico e la sua non sarebbe una candidatura civica.
Lui è un politico della politica vera, quella fatta di valori, della mediazione, della partecipazione. Ed a mio avviso lui saprebbe mediare.
Gli “ufo” sono un macello, rischiano di dire “sono tutto io ed i partiti non mi servono più”.
Il candidato deve essere una persona che rispetta la politica, quella sana, quella buona, non del manuale Cencelli, deve essere un mediatore che comunque rispetti la politica che ti ha permesso di diventare Sindaco.
Adolfo Leoni sarebbe in grado di farlo. Lui in questo senso è un “homo novus reale”. Per lo meno il cammino che con lui abbiamo fatto su certi valori e su certi principi mi porta a dire questo. Anche sperimentandolo non avrei delusioni.

Per Futuro e Libertà, su tantissimi valori, dal senso del dovere all’etica pubblica, sono convinta Leoni saprebbe rappresentare bene tutte le novità alla base di questo nuovo movimento.

Quale è la differenza tra destra storica e destra “manganellara”?

Quella “manganellara”, per fortuna, non ci appartiene.
Io credo però che nemmeno il fascismo sia stato la rappresentazione di una destra “manganellara”.
Manganellara indica un metodo, è una degenerazione che può appartenere anche alla sinistra.
Appartiene agli urlatori. Non credo, anzi, ne sono certa: neppure il ventennio fascista può essere ridotto a tale definizione. La destra storica, anche se finita, è quella ottocentesca di Cavour da cui ha preso piede la dicotomia destra e sinistra. Sotto alcuni aspetti questo tipo di destra ancora resta, ma a me piace parlare di una destra europea e moderna rispetto ad una destra populista. Manganellara no, ma populista sinceramente ne vedo troppa in Italia. La deriva plebiscitaria, la ricerca del consenso, la ricerca dello scontro, l’aggressività… insomma, con questo nuovo partito vogliamo voltare pagina. Sia nei metodi sia nei principi.
La destra europea di David Cameron, la destra di José Marìa Aznar oppure quella di Nikolas Sarkozy, sono esempi di destre dialoganti, liberali e conservatrici.
Conservatrice nel senso di recuperare la tradizione e di riformare nell’ambito di una matrice conservatrice.
Che non c’entra nulla con lo strillare, con quello a cui purtroppo il Pdl e il “berlusconismo” ci hanno abituati negli ultimi anni ed a cui purtroppo An si è assuefatta.
Quella che ora sogna Futuro e Libertà è una destra riformista.

Il revisionismo?

Il revisionismo appartiene ad un atteggiamento storiografico.
È giusto esserlo.
lo abbiamo predicato per anni chiedendo giustizia su certe visioni errate e faziose del fascismo e della storia della seconda guerra.
Credo che ora si vada con grande serenità in quella direzione.
Il 25 aprile sta diventando sempre più una festa condivisa, i martiri sono stati riconosciuti da una parte e dall’altra.
Il revisionismo anche su Mussolini e su tutta un’epoca storica è avvenuto come è avvenuto il riconoscimento dell’olocausto e delle tragedie della seconda guerra.
Un riconoscimento di responsabilità che nei primi anni non c’era stato. Quello è un atteggiamento storiografico che spero prosegua ma già è a buon punto.
Il riformismo per noi invece è una parola che va riempita di riforme. Le riforme del centro-destra ovviamente non sono le stesse della sinistra. Noi partiamo da un approccio diverso, l’On. Fini pone al centro il dovere più che i diritti.
Oggi la cultura e l’etica del dovere non la sento nominare dalla sinistra ma neanche dal Pd.
Le nostre sono riforme di giustizia, dove l’ordine e la legalità devono avere il primo posto. Sicuramente teniamo conto anche la solidarietà. Siamo riformisti, ma l’unità nazionale, la patria ed una certa politica estera sono comunque pilastri che vanno conservati. Senza venir meno a questi capisaldi, ecco che si può essere riformisti e conservatori allo stesso tempo.
Auspico che questa nuova destra liberale riesca ad essere conservatrice della tradizione e di ciò che è l’identità italiana per poi fare le riforme necessarie.
Il disagio che avvertivo nell’altro partito era grande perché di riforme non se ne parlava se non di riforme ad uso personale. Il respiro non era certo quello della cultura del dovere, dell’unità nazionale e del rispetto delle istituzioni. Ho visto troppi sfregi verso le istituzioni. Dalla sinistra, per inciso, me lo aspetto, perché è uno dei motivi per cui da sempre sono in politica.
Per noi c’erano certi assiomi mentre  per la sinistra c’era una deriva di altro tipo, ma che lo avesse fatto il mio governo, i ministri del mio governo e che lo facesse la Lega insomma… il non rendersi conto che se si rappresentano le istituzioni non si è più uomo di parte…questo per me è inaccettabile.
La condizione della donna, il velinismo, atteggiamenti di carrierismo facile di donne che dall’oggi al domani, senza alcun merito politico, ricoprono ruoli chiave per sole  scelte dispotiche del capo è una mentalità opposta a quella della militanza di destra a cui sono sempre stata abituata.
Un forte disagio per me che per una serie di congiunture strane, Fini che è stato cacciato, Fini che ha deciso di andarsene e noi che abbiamo seguito il nostro capo, ora sento una serenità che non avevo da anni.

Oltre che coerente lei è stata anche molto coraggiosa …

Sì, fin dalla prima ora, come credevo dovessero fare tutti quelli che avevano avuto Fini come leader, come mi aspettavano che facessero soprattutto quelli che Fini ha messo in lista.
Perché io, Franca Romagnoli, Consigliere regionale, ho preso sempre le mie preferenze per stare in Regione. Penate. Il partito ha fatto la sua parte ma il candidato fa abbondantemente la sua. È un sistema elettorale di forte meritocrazia.
Alle politiche il sistema è completamente diverso. I posti sono bloccati, in base a dove ti mettono nelle liste si è eletti o meno. Sinceramente dai deputati messi da Fini in lista mi aspettavo un minimo di riconoscenza, invece c’è stata la corsa verso il nuovo capo Berlusconi  e questo mi ha sconvolto.
Per me è stata una scelta consequenziale.
A Febbraio avremo il Congresso Nazionale. Fini il 24 sarà nelle Marche e lo porterò anche a Fermo.
Sono certa che andrà bene nonostante abbia avuto una notevole battuta di arresto dovuta anche ad una impostazione forse non perfetta nella comunicazione data nell’ultima fiducia parlamentare.
Forse potevamo evitarla.
Forse questa cosa è diventata troppo populista, mentre noi dobbiamo rifuggire il populismo.
L’antiberlusconismo non deve essere la bandiera del nuovo partito. Noi dobbiamo andare oltre Berlusconi e non contro Berlusconi.  Si era creata questa aspettativa, avevamo urlato troppo. L’obiettivo era diventato quello di mandare a casa il governo. Cosa sbagliata.
Il nostro obiettivo è costruire negli anni un qualcosa di diverso che sia il nuovo Pdl, che già non esiste più.
Lo chiameranno Popolari, segno evidente che il cofondatore era indispensabile. Cambiano nome, cambiano tutto nel Pdl. Berlusconi diventerà coordinatore unico. Fini non era un accessorio, era il cofondatore. Ne hanno preso atto e cambieranno il partito anche loro. Per questo errore di comunicazione con il voto della fiducia il 14 dicembre abbiamo avuto questa battuta di arresto. Ora ripartiamo. Sono convinta che le cose andranno bene. Ci vorrà del tempo per far capire certi contenuti, la strada è in salita. Comunque vada sono contenta della mia scelta. Anche ripartire dai numeri piccoli come per anni abbiamo fatto nell’Msi, per costruire qualcosa di grande a me non fa paura, anzi, provo un entusiasmo che non avevo da tempo.
Non c’è solitudine nei numeri primi, solo molto entusiasmo.

La destra fa tanto riferimento alla famiglia,  poi però i suoi leader, Bossi, Berlusconi e Fini sono tutti separati mentre a sinistra sono tutti ancora (felicemente ?) sposati.  Possiamo dire che la sinistra è bigotta oppure è la destra ad essere ambigua?

A me, Franca Romagnoli, questa cosa dispiace moltissimo.
Io sono cattolica tradizionalista e credo che l’esempio non sia solo pubblico ma anche privato.
Un politico che salva la sua famiglia e la fa durare negli anni è per me un ottimo esempio. Io cerco sempre di testimoniare quello che dico. Per me è un assioma. Per me la famiglia è un valore ed ho sempre cercato di viverla come tale tutta la vita. Sono sposata da trent’anni e sono fiera di questo. Capisco che ci siano situazioni diverse e mi dispiace molto che i leader del centro-destra  come anche Casini, siano incorsi in queste vicissitudini. Non credo sia una regola, ma a me dispiace.
Il problema è un altro e si pone sullo sbandierare i valori cattolici da parte del Pdl.
Questo mi preme dirlo. Non è solo sulla famiglia. Io credo che questa difesa dei valori cattolici, al di là delle singole situazioni personali, vada oltre la predica. Si rischia una sorta di “fariseismo” eccessivo.
Fare puntualmente il controcanto del Papa solo per recuperare consensi non ha senso. Come non lo ha senso invocare l’unità politica dei cattolici, che sappiamo non esiste più, quasi in una sorta di nuova Democrazia Cristiana. L’unità politica dei cattolici a mio avviso va trovata nelle aule parlamentari battendo i pugni su certi temi.

Cercare la convergenza con tutti i cattolici che si trovano in tutti gli schieramenti politici è doveroso per un cattolico che fa politica.
Però pensare che un partito come il Pdl, che è pieno di atteggiamenti ambigui sulla famiglia  ma anche di altre trasgressioni di principi e valori fondamentali,  e che a mio avviso ha creato addirittura tutto un modello sociologico particolare, dal “velinismo” al carrierismo passando per il consumismo dei grandi centri commerciali, che è tutt’altro dalla sobrietà e che è lontanissimo dalle beatitudini che il vangelo ci raccomanda, ed avere la presunzione di essere l’unico partito a poter agitare la bandiera dei cristiani è gravissimo.
È una grande ipocrisia.
Un atteggiamento “fariseico” che punta solo, ripeto,  ad accattivarsi le simpatie, a Roma, d’Oltre Tevere (Vaticano), qui sicuramente del clero ma non solo.
Credo che la Chiesa abbia bisogno d’altro, abbia bisogno di convinzione , di testimonianze e di esempio prima che di parole. Dico questo perché amici carissimi che sono rimasti nel Pdl mi dicono che è meglio un Berlusconi che razzola male ma poi consente certe leggi.
Fini le consentirà lo stesso perché questi sono temi di libertà di coscienza dove le maggioranze si troveranno. Si troverà la maggioranza sul testamento biologico, sulle unioni di fatto. Ognuno voterà secondo coscienza. Ridurre i partiti a confessionali per poter dire gli altri sono laicisti è una strumentalizzazione.
Sento parlare di valori cattolici da persone che hanno militato da anni con me e che non ho mai saputo fossero cattolici, non me ne sono mai accorta. Lo so per certo di Alfredo Mantovano, con cui ho intrapreso un cammino di fede, ed è la persona che più vive ed esprime i valori cattolici. Poi escono certi nomi, non solo a Roma, ma anche nelle Marche, a difensori della Chiesa e dei valori cattolici nel Pdl oppure in An che io non ho mai visto entrare in Chiesa, che non ho mai visto prendere un sacramento, che ho visto calpestare i diritti umani e le donne. Ora si sta facendo una corsa sfrenata ai temi cattolici da persone che per vent’anni, che fossero cattoliche, non me ne sono mai accorta perché non lo sono. Allora credo che un cattolico che testimonia con l’esempio questi valori in Futuro e Libertà o nell’Udc sia più impostante di un partito che li mette nel proprio proclama e poi li calpesta nella vita.

A me dispiace che Fini sia ateo perché non ha la rivelazione della fede che è la cosa più bella. Se potessi gliela regalerei per fargli del bene. Purtroppo lui non ha questo dono, ma stiamo comunque lavorando al manifesto dei credenti per far capire che all’interno di Futuro e Liberà ci sono credenti e non credenti. Un partito laico è questo, c’è tutto. Noi poi lavoreremo con tanti altri credenti di tanti altri partiti per affermare determinate idee. Quanti cattolici del Pd voteranno insieme su certe cose? Questo significa essere laici. Pretendere che un partito abbia la bandiera del cattolicesimo rappresentato da persone che, ripeto, non hanno mai vissuto un’ora di cattolicesimo è davvero insopportabile per me.
Non solo mi crea disagio, mi indigna!


Quando le donne scendono in politica spessissimo devono sacrificare molto della loro vita privata, matrimonio, famiglia e carriera professionale.
Lei è sposata da trent’anni, ha due figli, fa l’avvocato, per un periodo ha fatto anche l’insegnante ed è stata sempre impegnata in politica, insomma, non si è certo riposata nella vita.
Come è riuscita e riesce a conciliare tutto? Quali consigli darebbe alle donne che vorrebbero partecipare attivamente alla politica per non cadere nella trappola dei ricatti affettivi e dei sensi di colpa?


Conciliare tutto è molto difficile. Nessuno si illuda che la situazione della donna sia uguale a quella dell’uomo.  Per la donna che voglia mantenere, come ho fatto io, la priorità assoluta della famiglia e dei figli, cercando di declinare intorno alla famiglia tutto il resto e cercando di rendere tutto compatibile con la famiglia è difficile.
Non dare delle scelte e mettere tutto sullo stesso piano da infelicità alla donna che sceglie di essere madre. Non si tratta di sensi di colpa, ma è la famiglia che va a rotoli. Ritengo che se la donna non si dedica alla famiglia va tutto allo sbaraglio. È difficile poi educare e mantenere l’unità.  la priorità è la famiglia che poi diventa anche il motore. Per me lo è stata. Adesso sono con Fini anche e soprattutto per i miei figli che mi avevano dato quasi un ultimatum. Sono figli di destra, che hanno fatto le loro esperienze, soprattutto mio figlio che sta con Azione Giovani, sono figli dello stesso schieramento ma che si sentivano imbarazzati verso il Pdl tanto che per loro è stato difficile anche votarmi e scrivere il mio nome. Purtroppo io ho ascoltato anche loro. I giovani, a differenza di quello che è stato fatto ultimamente, se non da Napolitano, vanno ascoltati. Se un giovane sentiva imbarazzo per un certo modo di fare politica di un certo partito rispetto alla madre evidentemente qualcosa non andava.
Ripeto, per fare tutto questo, per ascoltare ed educare i figli occorre che la priorità sia la famiglia e che su questo non si deroghi. Poi, se la famiglia funziona diventa il mio motore.  Se la famiglia non funziona probabilmente io sarei stata ferma e non avrei fatto politica, non avrei fatto l’avvocato.
Se un figlio ha problemi, se un figlio non è sereno, non credo che una madre riesca ad uscire e fare un comizio. È stata molto dura e ringrazio il Signore che provvede ad illuminare. La scelta comunque va fatta. Non si può pensare che tutto stia nello stesso piano. La priorità assoluta è la famiglia.
Poi per chi non la fa, fa molto prima. Per una donna che sceglie, rispettabilissimo, di non avere famiglia e di non avere figli, le cose sono molto più semplici. Soprattutto per arrivare a certi livelli che io mi sono preclusa.  Fare il Consigliere Regionale è tanto ed è un ruolo che comunque svolgo tornando sempre a casa, facendo le riunioni nel pomeriggio, anche se ora i miei figli sono grandi. Sicuramente mi sono data delle limitazioni. Una donna che non ha famiglia può sicuramente fare di più, nella professione come nella politica. Questo è sicuro, ma deve essere una scelta. Fare famiglia per poi sacrificarla è la cosa peggiore che si possa fare. È difficile. È dura. Dico comunque alle ragazze di provarci. Di essere convinte. Gli uomini non ti fanno spazio. Lo spazio in politica te lo devi ottenere prendendo i voti e non aspettando santi dal cielo. Perché la tua libertà non ha prezzo. Facendosi mettere in lista dal capo di turno si perde la propria libertà perché poi devi essere devota a quell’uomo e non più ad una idea. Ma anche l’avere sponsor di tipo economico fa perdere la propria libertà.
Per cui una donna in politica deve sapere che deve lavorare, deve radicarsi, deve prendere i voti, deve credere nelle idee ma non nel padrone di turno, che sia politico o economico.
E per questo raccomando la gavetta. Partire subito con le elezioni politiche, fino a quando ci sarà questo schifo di legge elettorale, è il modo peggiore per la donna per non essere libera. Devi prima piacere ad un uomo che ti mette poi in lista e ti sponsorizza. Questo significa perdere la propria dignità e spesso la propria libertà. Un’altra cosa che raccomando sempre alla donna in politica è di non rincorrere l’elezione per ottenere solamente la carica. Fino a quando la donna non arriva nella stanza dei bottoni e fino a quando il partito lo fa l’uomo è difficile che una donna abbia potere. Io ho amministrato i partiti, ho fatto i congressi e li ho pure vinti. Solo una volta sono stata nominata, solo nel Pdl, ma poi tre mesi fa mi sono dimessa da coordinatrice provinciale proprio per seguire Fini.

Avere il partito in mano, quindi più donne e meno uomini all’interno, solo questo può far si che la vita di partito possa premiare le donne e far si che le scelte possano ricadere sulle donne. Finché le segreterie politiche, che scelgono le candidature, sono composte quasi esclusivamente da uomini, questo non sarà possibile.
Nella mia esperienza personale per esempio,  mi sono sempre trovata come unica donna nelle cene politiche. E sola lo ero ancor più quando ero ragazzina.
È chiaro che le segreterie, se sono composte da uomini, scelgono per le liste altri uomini e le donne sono sempre più penalizzate.  Non è sufficiente avere voti e preferenze per essere candidati. Serve una segreteria politica che ti indichi. Occorre stare nelle segreterie politiche. Per le donne  auspico la vita di partito prima di tutto. Se le donne cercano la scorciatoia rovinano l’immagine stessa delle donne. Io sono la nemica numero uno delle donne che cercano le scorciatoia, perché ci fanno fare le peggiori figuracce, e soprattutto perché non ottengono risultati. Occorre lavorare all’interno dei partiti e portare democrazia in maniera che poi le donne candidano le altre donne e tutto il meccanismo cambia.

Lei riconosce la stranezza del fatto che le donne non votano le altre donne e secondo lei perché accade questo?

Devo riconoscere che per buona parte delle donne è così.
Intanto le donne in politica sono poche. Nelle liste regionali c’era la quota rosa di un quarto.  Certo è che se le donne votassero le altre donne saremo la metà in Parlamento come anche in Consiglio Regionale, invece siamo solo otto su quarantatre ed è tutto dire. Perché le donne non votano le altre donne, sicuramente  è un po’ per gelosia e per invidia. Spesso però le donne devono stimare un’altra donna per votarla.
Non sempre la donna, soprattutto negli ultimi anni, si è posta nella condizione di essere stimata da un’altra. E le donne che in politica si sono preoccupate solo di sbattere gli occhi piuttosto che puntate i piedi sono state sempre di più. Io almeno devo votare chi stimo e nella selezione la donna è molto più sensibile.
Poi fondamentalmente c’è anche il fatto che le donne non fanno gruppo tra loro.
Provvisoriamente le quote servono, anche se sono contraria in linea di principio. Per rompere la tremenda percentuale dell’Italia – siamo il fanalino di coda europeo  - sulla partecipazione delle donne in politica, le quote sono necessarie. In Consiglio Regione siamo otto donne solo grazie al vincolo delle quote. Altrimenti saremo state molte meno. Nel 2000 eravamo in tre su quarantadue!
Le quote sono necessarie sia nelle elezioni politiche sia nelle amministrative. E poi naturalmente serve cambiare l’attuale legge elettorale soprattutto per la donna che ha meno canali dell’uomo. Questo sistema che ti affida ad un padrone che ti candida a sua discrezione e che non ti sottopone al consenso territoriale è atroce. Le donne in questo sistema restano solo delle pedine. Non c’è nessun filtro, non c’è una reale selezione, ma c’è solo la discrezione di una singola persona, che quasi sempre è un uomo.
Anche quelle che vengono elette sono l’espressione della scelta di un uomo.
L’origine di tutti i mali in questo momento è la legge elettorale delle politiche. Lo dico e lo ribadisco perché fa perdere la liberta tanto più a chi già ne ha poca come le donne che purtroppo in politica sono più limitate.

Conosco gente che va a dormire alle 22.30 e per loro sarebbe impensabile la partecipazione a riunioni ed appuntamenti politici che si protraggono fino alle due di notte. Questo è anche uno dei principali motivi che allontanano le donne dalla partecipare attiva alla politica. Lei è una nottambula per cui condivide questo modo di fare, oppure vorrebbe dare un taglio netto a questa abitudine?

Io sono una nottambula, ma a casa.
Non sono assolutamente d’accordo con questo modo di fare.
Come dirigente del partito a livello provinciale sia in An che nel Pdl ho imposto un cambio di rotta. Per questo dico che una maggiore partecipazione delle donne  all’interno del partito è necessaria, anche per coniugare i tempi al femminile per chi ha famiglia e per chi non ce l’ha. L’uomo perde un sacco di tempo perché ha bisogno della scusa per uscire di casa dopo cena. La donna no. Anche io sono nottambula, ma a casa, perché io preparo tutto per il giorno dopo, dalla cucina alla relazione per il Consiglio Regionale dell’indomani, come anche stendermi, vedere la televisione o leggere un libro.
Non è giusto che i tempi si dilatino e non è possibile che la scelta dei momenti ricada sempre e solo in orari che vanno dalla cena al dopo cena. Io ho imposto le riunioni alle 18.30 e alle 19 ed alla fine gli uomini si sono dovuti adeguare. Poi alle 21 tutti a casa. Perché alle 21 si va a cena. C’è una sorta di scadenza per cui non ci sono scuse per rientrare alle tre di notte.  Ripeto, spesso è solo un modo per stare fuori casa. L’uomo evidentemente ha bisogno di scuse e di alibi per uscire.  La donna non perde tempo, perché ha tantissime altre cosa da fare. La donna si organizza, perché è abituata a fare i conti con molti impegni. L’uomo no. Non ne ha bisogno. Purtroppo la donna è la tartaruga, si porta tutto dietro, dovunque deve fare i conti con mille cose. L’uomo è abituato male, per lo meno l’uomo classico. I giovani oggi per fortuna sono abituati in maniera diversa e aiutano anche in casa.
Ma l’organizzazione domestica non sta all’uomo.
Gli uomini perdono tempo anche perché voglio uscire la sera e per uscire questo è un bell’alibi. Ed è vero anche che questo è un modo per escludere le donne, perlomeno quelle che preferiscono organizzarsi ed essere serie. Per carità, poi c’è quella a cui piace stare in giro fino alle tre del mattino e chi è contento di andare a bighellonare in giro dopo le riunioni. A mio avviso questo non è un modello serio da trasmettere.
Nessuno ci darà nuovi orari e nuovi tempi se non siamo noi donne ad essere le dirigenti del partito. Non basta dire mi candido al consiglio comunale come una meteora. Ma saranno sempre gli uomini a dettare i tempi della politica ed a scandirli. Entra invece in un partito oppure in un movimento civico perché è da lì dentro che si può modificare la vita politica, lavorare e far entrare i giovani. Anche perché poi sono le donne che accolgono i giovani. Io mi vanto, poi però sono rimasti tutti nel Pdl, Putzu, ma anche Vitali Rosati. Io mi vanto di aver creduto nei giovani e ho dato loro ruoli di responsabilità indicandoli capogruppo. Sono rispettosissima delle loro scelte, anche se non hanno ritenuto di seguirmi. Quella di Fini è una scelta di coscienza ed io non ho chiesto a nessuno di seguirmi né tantomeno ai giovani. Però mi vanto di averli aiutati, di averci creduto, li ho messi in lista ed aiutati anche a farsi votare. Questo lo fa solo una donna. Questi ragazzi hanno l’età dei miei figli e so che se qualcuno lo facesse con i miei figli mi farebbe molto piacere. Le donne hanno sempre quest’ottica di madre, un uomo non lo avrebbe fatto. Se ci sono dieci posti, l’uomo se li prende tutti e dieci. Se la donna non capisce di lavorare nei partiti e lì modificare le regole che sono anche gli orari, sono anche i dopocena, è inutile che si accontenti di essere eletta al Consiglio Comunale.
Io ci credo nella vita partecipativa nei partiti. Ho penato da morire, facevo prima ad andare a cercare i voti per me stessa piuttosto che stare ad organizzare tutti i quaranta comuni, quaranta circoli, tutte le sedi, fare tutte le liste elettorali per le comunali. È un impegno molto faticoso.  Se avessi pensato solo a me non lo avrei certo fatto invece ho voluto lasciare un segno dentro la vita democratica dei partiti. Adesso lo farò in questo nuovo partito. Qui si comincia da zero perciò spero si partirà con il piede giusto. Non accetto errori.

Nel giudicarla, l’assessore Giuseppe Buondonno, l’ha bocciata per l’ideologia politica, ma sul piano umano l’ha valutata molto positivamente per la sua personalità, la sua coerenza, le sue recenti scelte partitiche ma anche per l’amicizia che vi lega.
Si può essere amici in politica pur facendo parte di orientamenti opposti?


La politica non è l’urlo contro il nemico e basta.
Ci sono avversari ed il rispetto tra avversari politici è una cosa che mi riempie di gioia. Non mi fa paura. Se sono rispettata è perché sono una persona corretta e per bene. Poi l’intransigenza è sulle idee. Chi ha paura delle persone è perché non ha idee. Io sulle idee sono intransigente. E sicuramente tra me e Peppino sulle idee c’è un abisso. Le persone non mi fanno paura, ripeto, frequento tutti e sto con tutti, non ho mai avuto problemi di questo genere e soprattutto non ho mai abdicato alle mie idee per aver frequentato un “comunista” come dice Berlusconi, oppure perché ho frequentato un mussulmano pur essendo cattolica.
Non esiste.
L’intransigenza per me è solo sulle idee. Certo, non con tutti c’è la fortuna di essere amici, con qualcuno c’è più sintonia che con altri per cui spesso capita di non trovarmi in sintonia con quelli del mio stesso partito perché non li stimo e magari non riesco a prenderci neanche un tè. Con quelli ci devo convivere, ma l’amicizia è un’altra cosa.
Ripeto, chi fa queste barricate è perché non si fida delle proprie idee e non ha paura di relazionarsi con tutti.
Un motivo per cui mi trovo a mio agio è proprio perché Fini ora dice questo. Possiamo parlare con tutti senza gridare all’untore, al comunista e dire Fini è diventato un comunista, la Romagnoli è diventata comunista, magari poi di Fli diranno anche questo, ma è una cosa che fa ridere i polli. È solo una  semplificazione banale e stupida che denota una mancanza di argomenti e di idee. Chi usa questi slogan ha paura del confronto.

E molti vi ricorrono proprio perché, avendo un partito che va per slogan, come il Pdl, che è diventato un partito che non convinceva e non radicava le proprie idee su altre basi, si teme di perdere la bussola. Se uno invece è convito della propria cultura e del proprio passato va a testa alta.
Senza confronto non c’è crescita.
Questa non è una banale sfumatura, è un altro modo di fare politica che nel PDL ha avuto questa estremizzazione. Così come è vero che non è vero che i miei hanno sempre ragione. Quelli che stanno nel tuo partito hanno sempre ragione e con gli altri non ci devi parlare. Ecco, nel mio partito ne vedevo tanti di questi tipi. Cosentino, anche se era un coordinatore regionale ed io provinciale per lo stesso partito, per me non aveva ragione. Un partito libero deve avere la possibilità di poterlo dire, invece no. Quello andava difeso comunque in toto perché del Pdl, mentre tutti gli altri erano comunisti.
È un atteggiamento che non prevede il dialogo, che indica una mancanza di dialettica interna ed infatti appena Fini ci ha provato ad inserirla nel Pdl è stato cacciato.

Non ho mai avuto paura di frequentare persone con idee diverse da me e mi fa molto piacere che ora Futuro e Libertà lo abbia codificato.
  
Buondonno sulla sua carta d’identità ha scritto “professore”, però anche lei ha insegnato diritto per dieci anni. Proviamo a mettere qualche voto.
A Nella Brambatti, per esempio, che voto darebbe? 


Due voti distinti.
Come donna che crede nelle sue idee ha sicuramente la sufficienza. Le sue idee per me non hanno la sufficienza, quindi un bel quatto.

A Saturnino Di Ruscio?

A Di Ruscio diamo un voto altamente positivo perché comunque va riconosciuto l’aver assorbito la sconfitta alla provinciali avendo comunque tenuto in piedi l’amministrazione comunale. Dopo le provinciali poteva succedere di tutto invece comunque sia l’amministrazione giunge a termine. Rimpasti o non rimpasti lui è ancora in piedi e l’amministrazione ha continuato a lavorare.
Otto, per le doti amministrative.

A Luciano Romanella?

Romanella, come uomo, io non ho avuto mai grandi rapporti. Come Assessore, anche lì ci fu un fulmine a ciel sereno. La politica in quel caso non disse la sua. Fu una decisione abbastanza repentina del Sindaco. Fino a quando ha fatto l’assessore ha avuto la sufficienza. Lo vedevo molto operativo.
Però poi da ex assessore non mi è piaciuto il suo aver appoggiato lo schieramento di sinistra alle provinciali, anche se fa parte delle reazioni dell’uomo. Capisco che possano scattare meccanismi di reazione particolari che però io non condivido. Quindi un bel quattro. In politica non ci si può state per fare dispetti e non credo si potesse trovare bene in un amministrazione di segno opposto a quella in cui era stato fino la giorno prima.
Qualcosa non mi riporta…

A Remigio Ceroni?

Posso dirti con certezza che Remigio è un politico di razza. Ho avuto molti diverbi con lui ed ora che mi trovo in un altro partito, riflettendoci e vedendo le cose in maniera più distaccata ho capito che lui incarna una ortodossia politica che io invece non ho mai incarnato. Probabilmente io sono un politico anomalo, sono più impetuosa, più istintiva, più passionale. Le mie scelte vengono dalla pancia, le sue dalla testa, sono ragionate e calcolate e spesso gli va data anche ragione.
Le regole della politica, che sono anche il calcolo, la strategia, il dire e non dire … spesso ho cozzato con questo modo di fare. Però è quella la politica, a torto o a ragione. In questo Remigio è impeccabile e posso dire che ci vado più d’accordo ora che prima. Adesso da parte sua c’è la sincera volontà di andare tutti uniti e di rivincere a Fermo. Sta favorendo questi tavoli di accordo e vuole assolutamente che con i civici ci sia di nuovo un rapporto. Lo vedo impegnato sinceramente.
Insomma, come politico, seppur molto diverso da me, un sette sicuro.

A Fabrizio Cesetti?

Fabrizio è un collega, io mi ci sono scontrata ed anche con lui ho avuto dei diverbi politici che per me sono finiti quando è diventato Presidente della Provincia. Ripeto, per me l’istituzione è l’istituzione. Credo che stia svolgendo questo suo ruolo in maniera confacente all’essere il primo Presidente della Provincia. Un ruolo decisamente più istituzionale che politico. Per me raggiunge la sufficienza. Ha capito che questo è il momento di costruire, quindi deve essere uomo di istituzione più che di politica.
Non mi è piaciuto che abbia abbracciato la sinistra estrema dopo aver fatto il deputato perché credo non sia il suo campo. Credo che non c’azzeccasse nulla con SEL e Verdi in cui è andato a finire. Mi è sembrato un po’ un volersi parcheggiare per qualche anno. Anche se questo poi gli ha dato ragione perché è diventato Presidente. Ha prevalso la personalità sull’appartenenza politica, come ora prevale l’istituzione. Ed il primo presidente della prima provincia di Fermo non poteva non essere così.
Un sei pieno.
  
A Silvio Berlusconi?

C’è un prima e un dopo. Il primo Silvio Berlusconi è stato utile, gli do un otto. Negli ultimi anni non ha capito di fermarsi, non ha capito che il suo tempo era finito. Oggi si merita un bel quattro.

A Pier Luigi Bersani?     

Secondo me è un mediocre. Non ha la sufficienza e non ha l’insufficienza
Un cinque.

Nichi Vendola?

Tre. Perché anche lui deve risolvere un po’ di contraddizioni con se stesso nonostante sia molto abile lessicalmente.

A Giuseppe Buondonno?

Condivido con lui un’amicizia di vecchia data ed una stima reciproca anche se sul piano politico ci troviamo in disaccordo. Gli do l’insufficienza.
Apprezzo chi si butta, apprezzai che si candidasse contro Di Ruscio anche se era un’impresa impossibile. Però poi su altre scelte politiche sono in disaccordo.
Forse Leoni ha visto bene, nel senso che Peppino potrebbe egemonizzare in un certo senso la Brambatti. Lui è comunque una persona cui piace un po’ avere tutto sotto controllo e far sentire la sua presenza. Politicamente per me ha l’insufficienza. Al suo ardire del 2006 metto però un sei.

Ed infine, a Gianfranco Fini?

Prende nove e non dieci perché sciogliemmo il partito per andare nel Pdl. Non che dia la colpa a lui, era tutta una classe dirigente convinta che solo quella di sciogliere An fosse l’unica strada da seguire. Lui ci ha provato, ma ha pure capito che c’è tempo per tornare indietro e riprovarci da soli. Poteva essere un dieci…però…


Grazie Franca, molto passionale e preparata, e questo molti politici maschi lo sentono come un macigno…ma solo chi non ha idee teme la preparazione altrui….una bella immagine di donna, diversa da Nella, ma legata a lei da una comune e  innegabile intelligenza, magari un giorno si potrebbero, dopo un sincero confronto, trovare concordi circa i futuri destini di Fermo…del resto solo chi ha idee non teme nessun confronto.



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lunedì 3 gennaio 2011

Io, Nella e la Sinistra.

Intervista al prof. Giuseppe Buondonno
di Laura Gioventù

Giuseppe Buondonno



La sinistra, la cultura, le alleanze, la pagella, gli scenari futuri, i "buoni e i cattivi": intervista a tutto campo, con "soluzione finale".

Per chi le sta vicino, ed in particolare per il futuro candidato sindaco della sinistra, la prof.ssa Brambatti, lei si ritiene un talismano di fortuna oppure porta sfiga?

Non ho mai portato sfiga a nessuno in vita mia e in realtà il candidato sindaco del centro sinistra non è vicino solo a me ma a tutte le forze politiche e vicino a tanta parte della città. È una persona apprezzata e stimata da tutti. Certo il partito a cui è iscritta è il Pd, ma saprà rappresentare tutti quei cittadini che vogliono un cambiamento profondo della città, anche quelli che in passato hanno votato Di Ruscio e che oggi sono comunque molto scontenti di questo centro destra e delle sue divisioni personalistiche. L’unità della sinistra ha una grande valenza attrattiva ma non è autosufficienza. Noi guardiamo a tutti i fermani e pensiamo ai problemi della città. Non ci sono tra noi problemi di carattere personale …

Cinque anni fa lei correva contro Di Ruscio, fu lui a vincere o lei a perdere?

Di Ruscio ha vinto, questo è evidente. Noi abbiamo fatto allora una straordinaria rimonta rispetto a quello che dicevano i sondaggi. Abbiamo riaggregato dopo 5 anni il centro-sinistra e oggi questo clima unitario, come quello delle provinciali, è frutto anche di quello che si creò cinque anni fa. D’altra parte sono rarissimi i casi, se penso al 2006, di sindaci uscenti che abbiano perso le elezioni del secondo mandato. In questo caso Di Ruscio rimase nella norma perchè in genere le città riconfermano sempre al secondo mandato i loro sindaci. È difficile che accada il contrario …
Poi i cittadini di Fermo lo hanno bocciato come Presidente della Provincia. Non ci dimentichiamo che Di Ruscio ha perso alle provinciali proprio nella sua città.
Comunque Di Ruscio oramai è una figura che appartiene al passato … noi dobbiamo guardare al futuro e lo dobbiamo fare guardando ai problemi reali dei cittadini e un po’ meno a questa dietrologia personalistica che non interessa a nessuno.

Di Ruscio ha vinto nel 2006, ora perché lei non si è ricandidato?

Intanto non credo che le persone si debbano candidare ma debbano essere candidate dalle forze politiche o dalle primarie, a seconda del metodo che si sceglie di utilizzare …

… Come mai allora non è stato ricandidato?

Perché ho scelto di fare l’Assessore in Provincia e credo con discreti risultati. Ritengo che bisogna avere rispetto per i ruoli istituzionali, non a caso mi sono dimesso da Consigliere comunale, proprio perché i ruoli non si confondessero. Certo, sono anche il segretario cittadino del PD, ma questo è un ruolo puramente politico e non istituzionale e credo che sia giusto tra l’altro individuare come Sindaco della città una figura che, come in questo caso, è fuori dalle (anche giuste e sacrosante) polemiche di questi ultimi anni.
Nella Brambatti è una figura che in questo momento può guardare al di là degli schieramenti.

Secondo lei, “bisogna saper perdere” è una affermazione di principio da condividere, oppure il foglio di congedo per chi non abbia i requisiti per governare?

Questa è una cosa vada detta al centro-destra. Penso che perderanno le elezioni a Fermo come hanno perso le elezioni provinciali e credo che questo segnerà anche un cambiamento in tanti Comuni del territorio della Provincia. È evidente che, un po’ come sta accadendo a livello Nazionale, le divisioni della destra sono la conseguenza di piccoli e grandi fallimenti.

…quindi è un foglio di congedo per chi non ha i requisiti per governare …?

Mi sembra una domanda prematura. Vediamo chi vincerà e chi perderà. La democrazia è bella proprio per questo. Sono convinto che Nella Brambatti ha buone probabilità di vincere e di fare il Sindaco della Città e se sarà il sindaco della città, lo sarà di tutti. Quello del Sindaco non deve essere un ruolo di parte, ma deve rappresentare i cittadini, i loro diritti e i loro bisogni, senza appartenenze e senza personalismi. La forte indipendenza e la forte personalità della Brambatti è una notevole garanzia in questo senso!

Ritornando a Di Ruscio, il Sindaco è al termine del secondo mandato, come mai allora continua a fare campagna elettorale, se non può più ricandidarsi? Lei che cosa legge dietro questo atteggiamento?

A me sembra che stia cercando, con un po’ di propaganda, di uscire a testa alta da questo quinquennio. Il problema non è tanto Di Ruscio, in quanto Sindaco io l’ho criticato molto per degli errori gravi, ma devo riconoscere anche che ha lavorato molto. Il problema non è Di Ruscio, credo che con questo movimento di acque di superficie si stia cercando di nascondere l’assoluta mancanza di governo di questi ultimi tre anni che sono stati letteralmente persi per la città. Questo è il momento però di accettare che toccherà ad altri ridisegnare, attraverso lo strumento principale della democrazia che sono le elezioni, il futuro di Fermo, i prossimi venti anni di questa città. Non ha senso simulare attacchi alla diligenza mentre la diligenza sta arrivando al capolinea …

Se la Brambatti punta al centro, come è stato vociferato, come si potrebbero guadagnare i voti del centro e di tutti gli “scontenti” di Di Ruscio, contestualmente si potrebbero perdere i voti più a sinistra. In questo caso il suo ruolo di segretario potrebbe essere quello di “guardiano” della sinistra? 

Io penso che non bisogna dire sciocchezze … il segretario del Partito Democratico come tutti i segretari del centro-sinistra sono tutti molto vicini a Nella Brambatti. La sostengono e la sosterranno con grande forza, energia, impegno e lavoro quotidiano. È bene chiarire che Nella Brambatti è una donna che viene da una cultura di sinistra ed è, come tante persone della sinistra, una donna aperta, attenta ai bisogni della gente, attenta alla pluralità delle culture; ed è una donna che guarda ai problemi concreti (come spesso accade alle donne, molto più degli uomini spesso troppo attenti al proprio ego). Qui non si tratta di ridurre tutto a “schemini” politici astratti, il centro, la destra, la sinistra. C’è un’impostazione culturale che guarda alla trasparenza e ai diritti della gente. Un’ impostazione solidale. Dopodiché, un bravo Sindaco, come sono sicuro saprà essere la Brambatti, guarderà ai problemi di tutti i cittadini e chiederà il voto a tutti i Fermani indipendentemente dalla loro appartenenza politica. È così quando un sindaco sa rappresentare lo spirito di una città e non di una singola forza politica. Le forze politiche sono importanti, saranno parte organica della coalizione, ma chi amministra si sveste dei panni di appartenenza. A me capita per esempio, in qualità di assessore, di scordarmi l’appartenenza politica del sindaco o dell’assessore con cui sto parlando.
E credo che ci siano molti sindaci di centro-destra della Provincia di Fermo che te lo potrebbero confermare.
Quando due amministratori parlano hanno presenti prima di tutto i problemi concreti da risolvere, i progetti e le idee e si appassionano a questo.

Non serve dare anche un programma? La Brambatti è stata invitata senza un menu e non è che se perderà verrà poi accusata di non avere la lista della spesa oppure gli elettori si accontentano di una cena al buio?

Intanto non perderà, e questo credo di poterlo dire con un certo margine di sicurezza. Certo, le elezione devono ancora essere svolte e vanno sempre rispettate. Al contrario di quello che dici però c’è già stato un confronto sulle idee di fondo che sono state riassunte nella carta dei valori e che le forze politiche stanno discutendo nelle linee programmatiche. Su questo, tanto i partiti del centro sinistra quanto Nella Brambatti, sono stati molto chiari nell’individuare i criteri e le linee di fondo; dopodiché la candidata sindaco saprà costruire il programma in un confronto aperto con la città, le associazioni e i quartieri. Il programma non deve essere un menu scritto da cinque persone, ma con la città, sentendo, ascoltando e dialogando. La candidatura di Nella ha definito alcune idee di fondo che sono quelle di una svolta. Una svolta, prima di tutto, nei metodi di governo della città che parte dal bisogno di dare a Fermo una prospettiva nuova che la porti fuori dalla palude di questi anni. Perché questi anni sono stati una palude.

Nel caso in cui lei vi chiedesse autonomia elettorale voi, come Pd, gliela concederete o ci sono ancora le componenti di schieramento da tenere in considerazione?

Credo che questa domanda dovresti farla a lei. È lei che deciderà come impostare la campagna elettorale.

È possibile che una donna non abbia la capacità di vincere da sola? Per vincere ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno o di staccarsi? Si deve per forza sottostare ai soliti calcoli di bottega oppure lei ha le caratteristiche per farcela, comunque sia?

Credo che nessuno vinca mai da solo. Tutti vincono grazie all’aiuto e al lavoro di altri, che siano forze politiche o i tanti volontari che già si stanno avvicinando per sostenere la campagna elettorale di Nella, che siano le associazioni che partecipano e contribuiscono al programma.
Un sindaco non è mai una donna o un uomo solo al comando. È sempre espressione di un progetto. Chiunque ha bisogno di un progetto collettivo. Lo stesso Presidente Cesetti ha vinto per meriti propri ma anche grazie ad un grande sforzo collettivo. Chiunque, ripeto, ha bisogno di un progetto collettivo. Dico anche una donna che ha esperienza, carattere e apertura culturale come Nella, ha strumenti in più rispetto a tanti uomini per farcela.

Ci dica allora, se è così sicuro della vittoria …

No, non sono così sicuro, dico solo che ci sono tutte le condizioni perché questa ci sia. La sicurezza della vittoria ce l’hanno solo gli elettori.

… facciamo un pronostico …

No, non li facciamo i pronostici.

… Ci dica ad oggi quale è la vittoria in numeri della Brambatti. Ci dica la percentuale per la quale si possa dire che la Brambatti ha vinto anche se non verrà eletta, nel caso in cui cioè vinca comunque la candidata ma perda il partito.

È un gioco che non mi interessa …

Dopo dieci anni avrete un sogno nel cassetto, quale risultato, in numeri, sperate di ottenere?

Il sindaco di Fermo sarà eletto dal 50+1 dei cittadini Fermani. Che questo poi avvenga al primo turno o al ballottaggio queste sono tecniche elettorali e cambia poco. Credo che Nella Brambatti possa vincere ma ho l’impressione, indipendentemente dal fatto che lo dica io, che anche testate giornalistiche e testate più o meno giornalistiche lo pensino e lo creda anche il campo avversario che privatamente ammette che abbiamo fatto un’ottima scelta. E questo vale molto di più dei miei sondaggi personali, espressione soltanto di un’analisi politica e sociale della città. Fermo ha voglia di un cambiamento, ci sono troppe persone che sono state lasciate sole, che si sentono umiliate da una pratica politica che ha favorito gli interessi di pochi. Si avverte che la città è stata lasciata in uno stato di abbandono. C’è un clima molto positivo, di attesa e sono convinto che la Brambatti lo saprà ascoltare e accogliere per dare una nuova prospettiva. Lei, come molti di noi, è in una fase della vita molto bella, in cui veramente tutto quello che si fa lo si fa per le generazioni future e questo è molto importante. Se questo vale in generale, per una donna vale almeno il doppio …

Voi avete candidato Nella Brambatti per le sue capacità musicali, nel caso di vittoria la suonerebbe contro la destra, e nel caso di sconfitta, il venire trombata non sarebbe così drammatico per un presidente di conservatorio?

Nella ha grandi capacità di direzione, musicali un po’ meno. Non mi risulta che sappia suonare strumenti musicali, ma in ogni caso è più brava a darle che a prenderle.

I comunisti fanno ancora paura al punto da non far votare la classe media? Siete ancora quelli che mangiano i bambini?

Non diciamo eresie.
Intanto i comunisti sono rappresentati nella coalizione del centro-sinistra da due forze politiche, i Comunisti Italiani e Rifondazione, non dalla mia. E sono due forze politiche importanti.
Le forze della sinistra sono fortemente radicate anche nella classe media e nei cattolici, al punto tale che molti cattolici sono di sinistra, e non fanno paura, anzi, rappresentano una prospettiva di giustizia e di libertà. In questo Paese l’hanno sempre rappresentata e chi ti parla viene dell’esperienza del PCI, cioè dall’esperienza di quelli che hanno contribuito a liberare questo paese, che hanno scritto – non da soli, ovvio - la Costituzione, che hanno contribuito a difendere i diritti dei lavoratori e dei più deboli. Che poi vi siano state evoluzioni e cambiamenti di carattere storico questo non significa perdere per strada valori e principi portanti. La parola “comunista” o la parola “sinistra” può far paura semplicemente a qualcuno che è rimasto ingessato nel passato oppure viene usata in un modo disonesto semplicemente per nascondere la prevalenza dell’interesse privato su quello pubblico.
Il Presidente del Consiglio la usa a sproposito, forse mal consigliato durante qualcuno dei suoi festini privati…

Che rapporto c’è tra l’essere non riformista e il volere una rivalsa elettorale?

Non so di che cosa tu stia parlando. Le rivalse non mi appartengono. La rivincita, e sonora, ce l’ha avuta il centro-sinistra alle provinciali.
Ma tutto questo poi, interessa a qualcuno?
Credo che l’importante per i cittadini sia quello che fai, come governi, le risposte che dai ai loro bisogni e quanto li coinvolgi nelle decisioni. Cerchiamo di essere seri. Non inseguiamo provocatori e propagandisti. Fermo, negli ultimi anni, di questa gente ne ha avuta già troppa. Ora veramente è il momento di voltare pagina.

Che vuol dire “riformista”?

Essere riformista significa cambiare nel senso della giustizia e della modernità la struttura di un paese, utilizzando il metodo democratico, attraverso i sistemi e gli strumenti della democrazia.

Riformista è un concetto solo di sinistra oppure è anche di destra? A destra i riformisti come si chiamano, revisionisti?

Direi che riformisti nel centro-sinistra lo siamo dalla svolta di Salerno nel 1944, da quando cioè Togliatti scelse la via democratica di cambiamento della società italiana.

Revisionismo è una categoria che appartiene alla storiografia prima ancora che alla politica. Credo che ci possa essere un riformismo anche di destra. Portiamo un esempio: alcune proposte che vengono da Futuro e Libertà sono proposte riformiste, come il voto agli immigrati e alcuni progetti di natura sociale e anche culturale.
Il riformismo è un metodo, poi naturalmente si caratterizza in base ai contenuti. Nella storia della politica europea e mondiale il riformismo è stato il criterio metodologico della sinistra democratica. Di quella sinistra non rivoluzionaria, social democratica, liberal democratica. Ma questo non significa che non vi possa essere anche un riformismo di destra.

Se i politici di sinistra vengono definiti “barbuti” come Fidel Castro o Che Guevara oppure violenti come Pol Pot capo dei Khmer rossi cambogiani, come si possono definire quelli che stanno a destra?

Stai parlando di politici di sinistra del secolo scorso. Se penso alla sinistra attuale, a livello internazionale, mi viene in mente Obama. Alcuni politici di destra, nella destra italiana, io li chiamerei integralisti, mentre alcuni loro propagandisti sono un po’ talebani. A livelli più alti invece, la destra italiana è una destra neo feudale e questo credo sia proprio uno dei motivi di rottura di Fini con Berlusconi. La destra berlusconiana non ha il senso dello Stato. Ne è totalmente priva, confonde la dimensione privatistica personalistica con le istituzioni e con l’interesse collettivo.

Che cos’è un talebano?

I talebani sono dei guerriglieri islamici caratterizzati da un forte fanatismo integralista religioso. In genere viene usato come sinonimo di fondamentalismo integralista. Ma questo che c’entra con Fermo?

Come definisce la politica nel nostro territorio, di serie A, di serie C oppure è in divenire? A livello nazionale, quanti politici locali di “spessore” potremmo proporre?

Credo che la politica fermana sia in forte divenire. La nascita della Provincia è un elemento che rafforza tutto il territorio. Non solo per ciò che la Provincia sta facendo ma per il semplice fatto di esistere, accresce il peso di questo territorio sia a livello regionale sia nazionale.
All’altra domanda non ha molto senso rispondere. Un territorio viene rappresentato ed ha peso nel momento in cui mette in campo progetti collettivi che vanno anche al di là degli schieramenti. Per questo dico per esempio che la continua polemica di chi ha governato questa città e di certi settori della destra, ieri contro la Regione, oggi contro la Provincia, rischia di isolare il territorio. Credo che si debbano costruire progetti comuni. Certo, si possono criticare delle scelte generali, ma la capacità degli amministratori deve essere quella di costruire anche con gli altri livelli istituzionali.

La nostra è una terra a connotazione prevalentemente artigianale e industriale e in queste zone non abbiamo da proporre il nostro Bersani. Ma se il Pd cerca fuori di se, facendo la corte a Montezemolo, secondo lei, la destra potrebbe andare a cercare Diego Della Valle?

Della Valle non lo conosco, ma non credo sia un uomo di destra. È un imprenditore e se mai è vicino ad ambienti fortemente centristi. Non credo sia neanche intenzionato a fare scelte di carattere politico. Sinceramente, non lo conosco e non mi arrogo il diritto di rispondere. Sono domane che dovresti fare a lui. A livello nazionale il problema per la destra in questo momento si chiama Silvio Berlusconi. Il convitato di pietra da cui questa destra non riesce a liberarsi per diventare una destra moderna ed istituzionalmente attendibile.

Sulla sua carta d’identità lei ha scritto “professore”. Mettiamo i voti ai politici.
Per esempio, che voto darebbe a Di Ruscio?


A Di Ruscio non lo voterei mai.

A Luciano Romanella?

…Romanella…cinque per simpatia.

A Remigio Ceroni?

Per la rappresentanza del territorio darei un voto bassino anche se nel complesso … diciamo una sufficienza.

A Fabrizio Cesetti?

Per quello che ha fatto e che sta facendo … direi un nove pieno.

A Franca Romagnoli?

Non riesco ad essere obiettivo ed equilibrato. A Franca voglio molto bene da tanti anni, quindi il giudizio è comunque positivo. È una persona per cui ho affetto e stima. Dal punto di vista politico lei sa che le metto un voto molto basso anche se per le sue ultime scelte partitiche il voto è alto.

A Gianfranco Fini?

Insufficiente. Una insufficienza determinata dal fatto che le sue scelte devono essere più chiare. C’è un ambiguità profonda. I giudizi sono naturalmente rivolti all’esperienza di cui si è reso protagonista. Fini non può chiamarsi fuori dalle responsabilità che ci sono nella nascita, nella vittoria e nell’affermazione del “berlusconismo” in questo ventennio. Debbo dire però che mi incuriosiscono intellettualmente alcune riflessioni che sta facendo e che ho avuto modo di sentire dal vivo. Naturalmente non sono ipotizzabili esperienze e progetti comuni tra il centro-sinistra e Futuro e Libertà mentre può essere molto interessante un dialogo su alcune questioni di carattere istituzionale e su alcune ipotesi di riforma.

…che voto gli diamo?

Cinque e mezzo.

A Silvio Berlusconi?

Berlusconi non è classificabile. È un problema per il paese.

A Nichi Vendola?

Un buon voto perché sta vivendo un’esperienza di governo interessante in Puglia, sta facendo un buon lavoro di riaggregazione di parte della sinistra. Anche in questo caso devo ammettere però di essere influenzato da un’amicizia e da un affetto di lunga data.

A Pier Luigi Bersani?

Otto. Perché sta facendo un lavoro importantissimo di tenuta e di rilancio del PD. Certo, come spesso succede, può capitare di non condividere singole esternazioni relative alla tattica, ma l’idea del Partito Democratico come partito che sia l’asse portante di una svolta del  Paese credo la incarni.
A volte ci vuole un po’ più di decisione su alcune questioni strategiche.

Ci dica qualcosa di sinistra...

Prima a livello nazionale.
Voglio esprimere tutta la mia solidarietà, al di là dei giudizi su questo o quell’accordo specifico, alla Fiom e tutta la mia profonda contrarietà all’accordo di Mirafiori. Non solo per i contenuti dell’accordo, ma perché si pensa, con un’operazione autoritaria da Fiat degli anni cinquanta, di espellere il più importante sindacato dei metalmeccanici dalle trattative, dagli accordi e dalla rappresentanza democratica dei lavoratori. Sono convinto che i lavoratori sapranno reagire e che la Fiom e la Cgil sapranno difendere il diritto di rappresentanza di quei lavoratori – parlo della Fiom in particolare – che sono stati in prima linea nella conquista dei diritti dei lavoratori di tutte le categorie, non solo per i metalmeccanici.
Non ci dimentichiamo che in questo paese la caduta del fascismo la si deve anche agli scioperi di Mirafiori nel marzo del 1943, quando gli stessi operai che hanno dato vita al sindacato, sono stati deportati nei lager nazisti.
Quello che si è compiuto a Mirafiori è un atto di provocazione nei confronti di tutte le forze democratiche del paese e credo che si debba dare una risposta politica molto forte a cominciare dal mio partito. Non si tratta di questo o quel sindacato, ma del diritto di rappresentanza sindacale. In fabbrica questo diritto va garantito anche a chi dissente, soprattutto a chi dissente.
Sul piano locale e territoriale, credo che il centro-sinistra Fermano, unito e maturo com’è, saprà conquistare il consenso di tutti i cittadini, anche di quelli che non sono di sinistra ma che vedranno in Nella Brambatti una prospettiva di futuro per la città e per chi, ancora, non è nato. Noi dobbiamo lavorare per quei bambini che nasceranno a Fermo nei prossimi trent’anni.

…ed ora ci dica qualcosa di sensato!


Qualcosa di sensato è tutto quello che ho detto fino ad ora!
E comunque non sono stupito del fatto che nel centro-destra non riescano ancora a trovare un candidato unitario, perché sono profondamente divisi. Suggerisco magari, per facilitarci le cose, il direttore della testata su cui pubblicherai quest’intervista. Ci farebbe vincere con estrema facilità!


Nel ringraziare il professor Giuseppe Buondonno per l’intervista, non ci è sfuggito il suo ghigno finale nel nominare il possibile candidato del centro-destra.
Sta a vedere che come Adolfo Leoni ha avuto l’acume di anticipare Nella Brambatti come candidato del centro-sinistra, anche Giuseppe Buondonno abbia un acume similare nell’anticipare Adolfo Leoni come possibile candidato del centro-destra.
Magari è fantapolitica, ma in quel caso siamo proprio sicuri che una candidatura del genere faccia vincere la sinistra a mani basse?
Di una cosa siamo certi, se fossero questi due personaggi a contendersi la poltrona di Sindaco per la città di Fermo, assisteremo finalmente ad una competizione corretta nel rispetto principalmente dell’avversario e non del nemico in quanto tutto si potrà dire tranne che non sono due persone per bene.
 

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giovedì 23 dicembre 2010

CRONACHE FERMANE.

Filosofie a confronto.
Di Laura Gioventù



Il Natale si avvicina e il dramma rimane quello di sempre: che cosa regalare?
Mica facile, cerco oggetti che siano spiritosi ma allo stesso tempo utili.
Però vanno bene anche quelli inutili purché siano particolari. Mi piace fare regali pensati, regali originali. Quantomeno le intenzioni sono sempre le migliori poi, non so come, mi perdo, non trovo più la strada e per scegliere un semplice libro ci impiego più di un’ora!
Forse anche nella scelta dei regali bisogna usare un minimo di filosofia.
Il tempo stringe, fra pochi minuti è Natale e devo ancora comprarne molti.
Tanti, troppi e non mi rimane altra soluzione che andare al centro commerciale. Che cosa spero di trovare di tanto particolare in un posto del genere? Sinceramente non ne ho idea ma decido comunque di fare un giro tanto per perdere altro tempo. L’illusione è di trovare almeno una qualche ispirazione che mi salvi dalla banalità!

Arrivo all’ora di pranzo e comincio a girovagare senza troppe aspettative. La premessa non è delle migliori come pure il mio umore. Entro in tutti i negozi. Guardo ogni cosa, cerco, seleziono e penso. Vado avanti, ci ripenso e torno indietro. Stavo perdendo ogni speranza, ma alla fine, con molta pazienza, riesco a trovare qualcosa di carino per tutti.

Mi sento sollevata da un peso enorme, anche per quest’anno è andata!

Nello shopping natalizio l’ansia è sempre la stessa. L’unica cosa positiva è che si fanno sempre gli incontri più inaspettati. In libreria mi sono “scontrata” con Chiara e oggi al centro commerciale, ho incontrato un’altra mia amica, Stefania. Io stavo uscendo e lei entrava.

Stefania è di Fermo, ma da quando frequenta l’università, si è trasferita a Macerata e in pratica non ci vediamo quasi mai.
Che fai, che non fai, come butta … ci mettiamo a chiacchierare!

-Ti trovo in splendida forma! Stai benissimo con quel taglio di capelli! Se non ricordo male, l’ultima volta che ci siamo viste, ti mancavano tre esami per la laurea. A che punto sei? – le domando.

-Ho finito. O meglio, sto preparando la tesi. A fine marzo, salvo imprevisti, mi laureo!- mi risponde tutta entusiasta.

-Fantastico! - Le dico - E dopo … dopo che farai? Ci hai già pensato?-

-Avrò una laurea e invece di attaccarla al muro la porterò in giro a farla vedere. Magari qualcuno la troverà interessante!-

-…e nel frattempo?-

-Nel frattempo farò l’operaia della filosofia!-

-L’operaia? Vuoi dire come quelle che trapuntano le scarpe nei calzaturifici?-

-Più o meno, ma in una piazza. Cucirò i pensieri! A Civitanova Marche la prossima estate ci sarà una manifestazione e spero tanto mi prendano …. Si chiamerà Popsophia.-

-Popsophia, e che nome è Popsophia? È strano. Che cos’è, un concerto musicale?- le chiedo.

-No, è un festival!- mi risponde Stefania.

-Un festival, quindi è un concorso, ci saranno dei vincitori..- continuo a non capire.

-No, adesso ti spiego meglio. Popsophia è una manifestazione filosofica che tenterà di scoprire, senza pregiudizi moralistici, quanto di filosofico ci sia nel quotidiano e nel superfluo.-

-Caspita, mi devi aver letto nel pensiero perché stavo riflettendo proprio sulla filosofia dei regali natalizi!-

Con un cenno della testa le indico le buste piene di pacchetti. Ho entrambe le mani occupate ma lei nemmeno se ne accorge tanto è presa dal suo stesso racconto.

-Si guarderà il mondo contemporaneo con le lenti della filosofia. Saranno messi sotto osservazione tutti i fenomeni mediatici di massa, dai reality alle fiction, ma anche la moda e perfino il cellulare! Si parlerà del Doctor House e Dylan Dog, di Sex and the city e Lost.
Ci si domanderà che cosa rende una scarpa, una cintura o un accessorio moda oggetti di culto. E si tenterà di capire chi sono i milioni di telespettatori che ogni giorno seguono le fiction popolari, i talk show e i tronisti. Hai mai provato, per esempio, ad immaginare che mondo sarebbe senza Youtube e Facebook?
-

-Divertente sta cosa, cercheranno pure di capire che mondo sarebbe senza Nutella? Interessante questo festival!-

-Più che interessante è rivoluzionario, almeno nelle intenzioni, perché si cercherà di rendere la filosofia divertente, oltre che interessante.-
- …e quando inizieresti? -

-A fine luglio. Per un mese, ma solo nei fine settimana. Nel week end è compreso anche il venerdì, però non ne sono sicurissima. Dovrebbero essere tre giorni, venerdì, sabato e domenica per quattro settimane, quindi in tutto saranno dodici giorni!-

-E di che cosa ti occuperesti di preciso?-

-Ancora non lo so, ma sono disposta anche a sistemare le sedie e raccogliere le cartacce pur di esserci. -

- Come mai ci tieni così tanto? Perché lo fai? Sinceramente tutta questa euforia per sistemare delle sedie non la capisco. -

-Perché sarò a contatto con delle persone interessanti, si sentiranno cose intelligenti. Ed io devo imparare ancora molto. Presto volontariato e nel frattempo faccio praticantato.
Come i modellisti fanno l’apprendistato per imparare a disegnare le scarpe, anche io devo fare pratica se voglio diventare una grande stilista della filosofia.
Si respirerà aria di alta cultura, ma non sarà astratta, sarà una cultura calata nella realtà concreta.
Una manifestazione del genere sarà un’importantissima palestra per me. Mi formerà.
Interverranno i più grandi intellettuali italiani ma anche personalità dello spettacolo. Accanto a filosofi come Massimo Cacciari ed Emanuele Severino ci saranno anche Alfonso Signorini, il direttore di Chi e Tv Sorrisi e Canzoni e Federico Moccia!
La filosofia si mette a confronto. Da un lato quella popolare e dall’altro quella erudita in un impietoso faccia a faccia! …. Bellissimo!
Comunque ora mi devi scusare, ma devo proprio scappare. Se vuoi saperne di più è già online il sito www.popsophia.it dove puoi iscriverti per avere notizie in anteprima sul programma.-


Ci scambiamo gli auguri e ci salutiamo. Mi ha fatto molto piacere incontrarla. Stefania si gira e se ne va. Prima di andarmene resto immobile per qualche istante. La guardo allontanarsi. Cammina molto velocemente, sembra andare di fretta. Forse anche lei è lì per comprare dei regali.

Sinceramente ho capito poco di tutto quello che m’ha raccontato, però quell’entusiasmo nelle sue parole mi ha incuriosita. Non si è capito bene come sarà articolata tutta la manifestazione ma l’ardore di quelle parole mi hanno convinta. Mi fido molto del suo gusto … una volta rientrata a casa cerchèrò informazioni più precise. Farò delle ricerche su internet e mi registrerò su popsophia.it.

Sembra essersi innamorata. Sì, innamorata, ma non di un maschietto … della filosofia!
Operaia della Filosofia … ma pensa te che buffa occupazione. Almeno lei non se ne starà con le mani in tasca ad aspettare un futuro che vuole costruirsi … che bel regalo di Natale mi ha fatto Stefania, saperla così convinta mi ha messo allegria … Buon PopSophia a tutti!

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sabato 18 dicembre 2010

CRONACHE FERMANE

C’è posta per me.
Di Laura Gioventù




Ieri sera ho aperto la cassetta delle lettere per vedere se c’era posta per me ed ho trovato ancora una volta il solito avviso in casella!
Lunedì.
Lunedì ore 11.30.
E oggi che giorno è?
Ho perso il conto, i giorni passano troppo veloci.
Faccio mente locale…
Dunque, vediamo…lunedì?
Lunedì sono rimasta tutto il giorno a casa.
Ma non mi hanno trovata, eppure io c’ero. E nonostante ci fossi, mi hanno lascito l’avviso!
Questa è bella!
Peraltro nessuno ha suonato alla mia porta. A meno che non sia diventata sorda e rimbambita d’un colpo il portalettere ha lasciato la comunicazione senza nemmeno accertarsi che in casa ci fosse qualcuno.
Ci risiamo, questo è l’ennesimo avviso lasciato nella buca proprio mentre ero a casa.
Questa mattina vado nella sede centrale dell’ufficio postale per recuperare la lettera.
Allo sportello c’è una ragazza che conosco, le racconto la vicenda e le chiedo spiegazioni.

-Come è possibile che succedano queste cose?-

-In quella zona hanno mandato un nuovo postino che resterà fino alla fine del mese. E purtroppo a gennaio ne manderanno un altro.- mi spiega la ragazza.

-Sono i portalettere a tempo che Poste Italiane assume in alcuni periodi dell’anno.
Tutta gente in gamba, tranne qualche eccezione.
L’eccezione c’è sempre perché a volte arrivano persone che tutto hanno meno che voglia di lavorare. C’è sempre quello che non si impegna e che non gliene frega niente di consegnare la posta. Cercano solo di sbrigarsi e per fare prima lasciano l’avviso! Non si preoccupano di verificare se sei in casa, e se si ricordano di bussare alla porta, non ti danno nemmeno il tempo di scendere per firmare che già se ne sono andati!
Il tuo non è certo il primo episodio che capita…
-

-E questo mi dovrebbe consolare? -

-…del resto le assunzioni non vengono mai riconfermate. Poste Italiane preferisce chiamare sempre gente nuova per scongiurare possibili vertenze e ricorsi.
Per ora che si impara a conoscere la zona e si prende dimestichezza con il lavoro ecco che il contratto scade. Questi ragazzi sanno benissimo che non verranno più chiamati per cui fare il proprio dovere o fregarsene non cambia assolutamente nulla. Non sono incentivati ad impegnarsi!
Mettici pure che quello del portalettere è un lavoro particolare e faticoso. La posta è pesante, ci si alza presto la mattina, si lavora anche il sabato, ci si sposta in motorino e questa non è proprio la stagione più bella per le due ruote. Fa freddo e quando piove, beh, quando piove la posta va consegnata ugualmente! Per un contratto di tre mesi pensano ... “ma chi me lo fa fare?”
E la ragazza che ti ha lasciato l’avviso in cassetta è una di quelle che non s’ammazza certo per il lavoro! È una neodiplomata che non ha voglia di studiare e nemmeno di lavorare…-


-Fammi capire, non vuole studiare, non vuole lavorare, ma allora che cosa vuole fare, continuare a giocare con le bambole? -

-La postina le piacerebbe pure, ma quella con i tacchi a spillo e nella famosa trasmissione televisiva della De Filippi!-

-Questo certamente non sarà il lavoro che tutti sognano ma in mancanza di un’occupazione stabile conviene sempre accettare. È pur sempre un lavoro, un lavoro dignitoso al pari di qualsiasi altro e che per di più ti lascia molto tempo libero!-

-proprio così, ti permette di avere mezza giornata libera ed uno stipendio di milleduecento euro di tutto rispetto! L’azienda rimborsa anche i pasti!-

-E dei soldi, nemmeno di quelli le importa?!-

-Dei soldi se ne frega, tanto poi c’è mamma e papà ed è sempre meglio continuare a dormire tutti i giorni fino a tardi!-

-Ma io NON me ne frego assolutamente! Questa mattina ho fatto più di un’ora di fila per ritirare questa benedetta raccomandata ed oltre al tempo perso ho dovuto pure pagare il parcheggio! E tutto questo perché la signorina aveva troppa fretta per suonare il campanello?
Domani l’aspetto sotto casa!-

Cosa dovrebbe dire allora la mia amica che con due figli lavora a tempo pieno in un’agenzia di assicurazione per novecento euro al mese? Lei che pur di non lasciare il posto è costretta a ricorrere alla babysitter perché gli orari di lavoro nelle Marche non tengono conto di chi è anche una mamma. A lei che corre come una trottola dalla mattina alla sera  e che gira metà dello stipendio alla tata chi glielo fa fare??? Eppure non l’ho mai sentita lamentarsi.

Insomma, è un mondo difficile!
C’è chi pur di lavorare è disposto anche a mettere da parte la laurea e c’è chi invece non ha voglia di fare nulla. C’è chi il lavoro non lo trova e si accontenta di quello che capita e c’è anche chi il lavoro lo trova ma non lo vuole!

Ah, dimenticavo, sapete poi cosa c’era di tanto importante in quella raccomandata?
Un invito!

E mentre guardo l’invito penso che c’è anche chi per fare carriera e per crescere professionalmente è costretto ad andarsene da qui, dal suo paese ...
Dal mio parrucchiere il mese scorso è arrivata da Milano una ragazza bravissima che ha lavorato per tanti anni nei backstage delle sfilate di moda. Siccome viene da Milano tutti la vogliono, tutti la cercano…ma in realtà lei non è milanese ma Marchigiana doc. Una Marchigiana di Sant’Elpidio a Mare!
A Milano ha potuto trovare il degno riconoscimento della sua professionalità e del suo valore, mentre qui non ci riusciva, perché qui nelle Marche nessuno gli dava fiducia.
Qui nelle Marche Sporche solo se vieni da Milano ti stanno a sentire altrimenti nemmeno ti prendono in considerazione, siamo così provinciali che proprio così ci comportiamo.
Succede anche per la promozione delle nostre scarpe. Noi facciamo le scarpe, ma la promozione la affidiamo agli altri…. Perché?

È giunto il momento di cominciare a curare meglio i talenti di casa nostra invece di farli scappar via per andarli poi a cercare altrove...
Ma in tutto ciò c’è ancora qualcosa che mi sfugge...
Del resto un Dante Ferretti ve lo immaginereste alla Promonta? E Neri Marcorè che ricopre i tacchi? Non avrebbero avuto il successo che hanno se fossero restati nelle Marche.
Da noi restano solo gli svogliati?
Non credo.
Ci teniamo i parassiti della società, quelli che si lasciano trasportare dalla corrente, che vivono di inerzia, che non hanno obiettivi, scopi, sogni e desideri, e la cui unica aspirazione è non fare niente? Se puoi sognarlo, puoi farlo…ma se non sogni nulla????
Che cos’è che manca a chi rimane? Un progetto? Uno scopo?
Non abbiamo dato gli strumenti ai giovani?
L’intera generazione di chi ha solo pensato a cucire le tomaie nei sottoscala ora dà le chiavi delle auto di grandi cilindrate ai propri figli, restando svegli la notte per la preoccupazione, ma gliela danno anche se non se la sono meritata.
Il benessere ha portato alla mancanza di stimoli per cui abbiamo padri che dormono la notte producendo benessere di giorno e figli che di notte si divertono, almeno fanno finta di divertirsi, e di giorno cercano lavori che non ci sono perché quelli che trovano li rifiutano o perché quelli che potrebbero fare li facciamo fare ai milanesi???
Esiste un’etica del lavoro o un lavoro etico?
Ma di chi è la colpa di quello che succede oggi, se poi sono gli stessi genitori che giustificano i propri figli…ma sono solo dei ragazzi…la vita va vissuta…divertiti pure finchè puoi…c’è tempo per mettere la testa a posto…e magari restano a casa fino a 50 anni in attesa di diventare grandi!?!?

Insomma, era meglio quand’era peggio?

Non credo.

Impossibile ritornare al passato...bisogna avere una chiave di lettura aggiornata, o forse solo l’umiltà di non dimenticare da dove veniamo per non spaventarci troppo vedendo dove stiamo andando.

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giovedì 9 dicembre 2010

CRONACHE FERMANE

La cena dei sapori.
di Laura Gioventù





Ieri sera ero in libreria per comprare un libro da regalare a mia cognata. Non so mai cosa scegliere. Alla fine mi sono lasciata convincere dal libraio ed ho preso l’ultimo della Mazzantini, ma non sono molto convinta della mia scelta perché è un romanzo che non ho letto.
Se poi non le piace e lo lascia a metà?!? Non vorrei aver sbagliato genere.
Mi avvicino alle casse ancora piena di dubbi quando all’improvviso la luce va via per un black-out .
Il buio mi prende di sorpresa ma continuo a muovere qualche passo per poter raggiungere il bancone,  allungo una mano, cerco un appoggio ma urto qualcosa, il libro scivola a terra insieme al mio cellulare, cerco di raccoglierli, mi abbasso, tasto il pavimento intorno a me ma non riesco a trovarli.
Comincio subito ad innervosirmi, e mi chiedo dove saranno finiti, non possono essere andati troppo lontano. Ma appena qualche minuto dopo la luce ricompare.

     - Finalmente, ecco dove eravate finiti…per fortuna nessuno si è più mosso.-  dico ad alta voce mentre raccolgo velocemente il libro ed il telefonino da terra. Mi rialzo ed accanto a me trovo la mia amica Chiara.

     - Chiara, che sorpresa, anche tu qua?!? …ma allora devo essermi scontrata con te un attimo fa…scusami!-

     - Sì, ero io, ma non ti preoccupare, piuttosto…spero non si sia rotto nulla… hai recuperato tutto? – mi domanda Chiara guardando a terra.

     -…Per fortuna non è successo nulla. Libro e cellulare intatti! Sai, nell’oscurità qualcuno, muovendosi… temevo ci potesse passare sopra per sbaglio. Per un momento mi son fatta prendere dal panico…non vedevo più nulla!-

     - Ti capisco bene, ma pensa invece che io conosco un ragazzo che non vede da trent’anni. Sta ancora aspettando che torni la luce…-

     -…e nel frattempo?-    

     -…nel frattempo mi ha invitata a cena!-

     - A cena? Un non vedente che ti ha invitato a cena??? Dai racconta, sono curiosa…-

     - Sì, in un ristorante, una cena in un ristorante, ma in una situazione particolare, completamente particolare, tutto il ristorante era al buio!-

    - Al buio???- ribatto io - dai racconta che mi incuriosisce.-

     - Arrivo in anticipo, il mio amico è all’ingresso del ristorante che mi attende, ci salutiamo ed entriamo nel locale ma la sala è completamente buia.
 Mi dice di seguirlo, sembra conoscere benissimo la strada, mi guida fino al tavolo e mi fa sedere. Ma la stanza continua a restare senza luce ed io continuo a non vedere nulla. Non riesco a capire cosa stia succedendo così domando al mio amico come mai non accendono le luce, ma lui risponde… “Noi viviamo nell’oscurità, non abbiamo bisogno della luce” e se ne va lasciandomi seduta là con la promessa che sarebbe tornato presto.
A quel punto ho capito che il buio sarebbe durato per tutta la sera.
Il mio amico mi aveva invitata a cena, ma non mi ha  parlato di una cena al buio! Non sapevo cosa fare…non sapevo se restare… volevo andarmene! Pensavo di non poter resistere nell’oscurità per così tanto tempo. Tanto tempo, ma quanto tempo? Quanto dura una cena, un paio d’ore? E un paio d’ore sono tanto tempo? Loro vivono tutta la vita in un mondo senza luce che cosa sono in confronto due ore???-


     - E poi come è andata?- domando io sempre più incuriosita.

     - Sono rimasta! Una volta seduta ho cominciato ad ispezionare lo spazio circostante per capire cosa ci fosse davanti a me …ho sentito un piatto, poi ancora un altro…ed un altro ancora….poi ho trovato le posate, coltello e forchetta ed anche i bicchieri. Due, per l’acqua e per il vino…il tovagliolo…la tovaglia…e poi una mano! Scatto all’improvviso ritirando il braccio. Era la mano del mio vicino che stava facendo le mie stesse indagini…che spavento!-

     - Che cosa è successo dopo?-

     - Poi una voce dietro me interrompe l’imbarazzo di quel momento
“prego signora assaggi questo..” e cominciano a servirmi da mangiare.
Non so dove guardare, mi giro, fisso un punto qualsiasi nell’oscurità e chiedo al cameriere dove sia andato a finire il mio amico.
“Il suo amico sta servendo la cena ad un altro tavolo.”
Rimango basita e continuo con le domande…
“Scusi mi può dire che cosa mi ha messo nel piatto?”
”sono gli antipasti”… e come faccio ad esserne sicura, potrebbe essere di tutto!
“c’è del formaggio”…e chi mi dice che non sia avariato?
“ci sono due tartine”…e se la maionese è rovinata?
“poi abbiamo degli affettati, prosciutto, salame, olive verdi piccanti, carciofini, una frittatina con patate e zucchine e dei crostini. Buon appetito signora!”
Buon appetito?
E come faccio a mangiare?
Non ci vedo!
Del formaggio non mi fido. Cerco il prosciutto, ma dove sarà? Provo con la forchetta ad infilzare nel piatto. Riesco a prendere qualcosa, la porto alla bocca ma è la frittata! L’assaggio ed è squisita, ed anche il formaggio era delizioso!


     - quindi i vostri camerieri erano delle persone non vedenti?-

     - Sì, tutti, e mi hanno versato anche il vino, senza rovesciarne nemmeno una goccia.
Ho provato una gran pietà. Sì, pietà, ma non per loro, pietà di me stessa, per il mio scetticismo,per i miei mille sospetti, per tutto!!!
I non vedenti si fidano pur non avendo visto e mentre mangiavo ho capito quanto sia difficile avere fede senza aver visto. Fede in ciò che ti dicono e in ciò che fanno. Fede in senso laico ma anche religioso, perché per continuare a vivere senza vedere nulla serve credere e non soltanto fidarsi. Ed io ho voluto credere. Ed io ho voluto avere fede. Ho abbandonato le posate ed ho iniziato a mangiare con le mani.
Molto più che una cena al buio, è stata la cena dei sapori! Il trionfo del gusto. Era tutto buonissimo.
Senza la vista, tutto si amplifica. Quindi il tatto, la porcellana fredda, la mano umida del mio vicino, il tessuto della tovaglia, e poi l’olfatto e il gusto, il sapore dei cibo, il profumo del vino. E l’udito, non riuscivo a capire quante persone ci fossero in quella sala, non riuscivo a distinguere la voce del mio amico, i suoni erano confusi, sovrapposti e non mi rendevo conto nemmeno del tempo che passava. Tutto sembrava essersi dilatato!
Siamo continuamente bombardati da immagini, siamo talmente assuefatti della figure e dall’aspetto delle cose che ci basta vedere! Mangiamo con gli occhi! Non assaporiamo, non ascoltiamo, non sentiamo,non tocchiamo! Siamo superficiali.
 E quando ho chiesto dove avessero preso un cibo così buono mi hanno risposto che non  lo avevano comprato già pronto, ma lo avevano cucinato loro stessi!
A quel punto Ti giuro, mi sono sentita morire perché mi lamento addirittura se devo fare un piatto di pasta!
Questa gente è molto più felice di noi. Sembrano più sereni e più consapevoli. Noi, noi invece non facciamo altro che lagnarci. Ci sono persone che non hanno mai visto il colore del mare, non hanno mai ammirato un tramonto, la luce di una giornata di primavera, non sanno che cos’è il verde, il giallo o il rosso..e noi, noi senza la televisione ci sentiamo persi, ne abbiamo una persino in ogni stanza, e non siamo soddisfatti. Eppure c’è chi la televisione non l’ha mai vista.
È stata un esperienza indimenticabile che mi ha profondamente stupita..
È stata la cena più “sensibile” della mia vita, il più bel regalo di Natale che potessi ricevere: ho capito di avere un dono prezioso, la vista, ma anche la capacità di credere, di avere fede!
Un dono importantissimo, un dono che troppo spesso dimentichiamo.
Puoi pure chiudere gli occhi per un paio di minuti, ma non è la stessa cosa. Puoi fare tutti gli esperimenti che vuoi, ma sai benissimo che quando vuoi puoi aprire gli occhi e vedere.
Loro no.
Una cena non dura cinque minuti, ma nemmeno tutta la vita ed è una esperienza che invito tutti a fare per capire, almeno tentare, quello che significa vivere nell’oscurità."


La confezione regalo del mio libro è pronta da oltre dieci minuti. Presa dal racconto della mia amica Chiara, non me ne sono accorta. Pago, saluto la mia amica Chiara e le auguro buon Natale, e mentre mi allontano mi chiedo come avrei potuto scegliere il libro se non avessi avuto la vista….
Il suo racconto mi ha molto colpita. Penso anche io che tutti debbano provare un’esperienza di questo genere, un regalo di Natale molto particolare.

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