venerdì 22 ottobre 2010

CRONACHE FERMANE

Motodromo & dintorni.
di Laura Gioventù


Adriana and Casey Stoner


Ieri ho preso la bici per andare a vedere il nuovo panorama, mi sono fermata in cima al colle ed ho lasciato la bici cadere dolcemente sull’erba, poi mi sono seduta ed ho immaginato di vedere oltre il “colle” la nuova forma di “Infinito” che presto diventerà realtà in questa Marca Fermana sempre in movimento. Ho raccolto le gambe fra le braccia e appoggiando il mento sulle ginocchia ho chiuso gli occhi, e la proiezione è iniziata.
All’inizio ho visto inaugurare il nuovo casello autostradale di Porto Sant’Elpidio, che con la terza corsia modificherà tutto il territorio circostante, perché oggi la localizzazione dei posti, dei luoghi geografici, ma anche di quelli dell’anima, non avviene più per vie, per piazze o per contrade, oramai ci si orienta a fermate della metropolitana e si ragiona per uscite di caselli dell’autostrada. È in prossimità di questi luoghi che nascono e si sviluppano le più importanti concentrazioni commerciali basta guardare Roma, Milano, ma anche altre regioni Italiane … oppure anche la nostra più vicina Civitanova Marche. Ed è quello che presto, molto presto accadrà anche da noi …. tutta la zona vicina allo svincolo autostradale si svilupperà notevolmente … verrà costruito un grande centro commerciale e tutto si sposterà a Porto Sant’Elpidio.
E mentre il vento si infila nei miei capelli penso che Io voto a Fermo … abito vicino Porto San Giorgio e prenderò l’autostrada a Porto Sant’Elpidio, sono già vittima delle localizzazioni urbanistiche.
In effetti vado anche al cinema a Porto Sant’Elpidio e Sere, la mia amica… quella un po’ invadente… quella che fa casini con gli sms, insomma avete capito … quella lì, lei si è anche comprata casa a Porto Sant’Elpidio… PSE fa pure più abitanti di Porto San Giorgio e PSG non ha nemmeno il cinema. Però ha il teatro! Sì … vabbè … ma non ci sono paragoni … quello di PSE è molto più grande per non parlare poi del teatro dell’Aquila di Fermo.. La realtà è che PSG è destinata a scomparire. Piccola e chiusa, senza possibilità di sviluppo resterà praticamente isolata. E quando PSE si organizzerà con la darsena, che cosa succederà? … Porterà via anche i turisti da PSG? ... a quel punto la nostra “perla” dell’Adriatico resterà solo un annoso bijou…
Il vento si allontana e inizio a percepire ora il motodromo, il tanto chiacchierato motodromo pensato nella zona di San Marco alle Paludi.  Sembra perfetto, è l’anello di congiunzione che mancava per lo sviluppo di un unico grande centro urbano che inizia  da Civitanova Marche  per finire a Fermo. E senza il motodromo? Senza rischiamo di essere tagliati fuori proprio come Porto San Giorgio?
Ad occhi chiusi c’ho pensato molto … il motodromo di San Marco alle Paludi è certamente una grande opportunità di sviluppo economico e turistico per tutto il territorio.
C’è chi sin da subito si è detto favorevole all’ipotesi e chi si ostina a non voler dialogare … e  dopo mesi di polemiche i toni della discussione non accennano a calare. La questione resta ancora  molto controversa.
Del resto si tratta di una scelta importante … che deve essere ben ponderata … studiata … valutata …  perché la decisione finale inciderà sulle prossime generazioni …. insieme con le altre strutture che si svilupperanno, insieme all’autostrada, il multisala, i centri commerciali e le zone industriali … si cambierà irrimediabilmente il futuro assetto di tutte le Marche Sporche … poi non si torna indietro ….ma la decisione è politica, e lo sanno tutti  … i tempi della politica sono molto strani … persino più lunghi dell’indecisione di una donna!
Ma alla fine Volontà Politica, Bene Comune ed Interessi Economici riusciranno ad incontrarsi?  Forse sì … forse so … non lo so. Staremo a vedere.
Ma se ci penso bene,  di che cosa si è parlato fino ad ora? Ci siamo fossilizzati sulla tutela ambientale e paesaggistica della valle … tutti a pensare all'impatto ambientale ma nessuno ci spiega cosa avverrà dopo che l’impianto sarà stato costruito...gli alberghi basteranno?....ed i ristoranti?...e per assurdo le prostitute saranno sufficienti per questa invasione di centauri in piena tempesta motoristica e ormonale?...sono domande sciocche? Chissà…
Il paradosso è che per andare veloci serve andarci piano con le parole e con le intenzioni politiche perché il motodromo è una preda elettorale mica una risposta ad un bisogno. L’impressione è che ci stiamo perdendo dietro ripicche politiche mascherate da ipocrite preoccupazioni ambientali …. La realtà è che la politica vive di pregiudiziali, e solo dopo essersi messi d'accordo su cosa ci si guadagna dal punto di vista politico si iniziano i lavori, ma se chi spinge a costruire ci guadagna troppo in termini elettorali, allora chi spinge per non costruire si impunta e non dà il suo permesso...
… ma non basta avere i permessi per costruire, servono anche i servizi, le fogne, le strade, l’illuminazione stradale, le indicazioni di percorso, la raccolta dei rifiuti e tutto il resto. Queste cose chi le farà? sono di competenza comunale, provinciale oppure addirittura regionale???.. e ti pare che chi costruisce ha bisogno solo di permessi per cementificare e non anche di contributi economici a fronte dei quali non verrà data nessuna garanzia per almeno i primi cento anni di gestione???....poi serve sapere anche una cosa, ma gli alberi quanto tempo ci metteranno a crescere per neutralizzare l’impatto ambientale ed acustico?...e chi costruisce che cosa darà in cambio alla comunità?... si promette lo sviluppo dell’intero indotto oppure solo assunzioni di personale?...e se poi la gestione risulta fallimentare, nell’ipotesi che il motodromo venga chiuso, chi lo prenderà in gestione per non mandare a casa le persone che ci lavorano...la Provincia, il Comune, la Regione oppure lo Stato...?
Ora che il nuovo panorama mi appare chiaro la domanda che mi sorge è:... chi gestirà il Motodromo dopo la fine dei lavori?... oppure questo diluvio di cemento nasconde una speculazione umana per mascherare la mancanza di idee imprenditoriali?
Non basta riflettere sull’utilità dell’impianto, se chi gestirà ha le competenze per farlo ed è bravo allora la struttura sarà utile, ma se chi gestirà non sarà in grado di farlo, che cosa succederà? … diventerà la classica cattedrale nel deserto?....e in questo caso è meglio che parlino i futuri gestori e non gli architetti, gli ingegneri o gli ambientalisti che già tanto hanno detto!
Il motodromo è un prodotto, come le scarpe, un prodotto che si deve vendere … ma nessuno sembra saperlo. Danno tutti per scontato che una volta costruito arrivino immediatamente mille moto al giorno per correre, pagando l'affitto e la benzina, dando per certo che i loro conducenti spenderanno milioni di euro fra alberghi e svaghi faraonici che non ci sono. Una volta costruito chi lo pubblicizzerà e come lo si deve "vendere" al meglio?....sarà promosso come la solita  sagra paesana che ha stufato pure i vecchi, oppure verranno chiamati i soliti guru da Milano per indicare la via verso la promozione motoristica come se noi fossimo tutti degli emeriti deficienti manco in grado di accendere le luci???...
E poi … se la gestione non sarà all'altezza, i soldi per non farlo ammuffire ce li dovrà mettere l'intera comunità e senza avere la minima idea di cosa farci con un ex motodromo....a meno che non si studi tutta una serie di manifestazioni per sfruttare oltre le proprie potenzialità tutto l’impianto …. a meno che non ci si organizzi la festa nazionale di Miss Ombrellino, avete presente quelle gentili ragazze che prima della partenza tengono in mano un ombrellino per riparare dal sole i corridori…oppure la gara annuale dei barellieri con un premio al più veloce soccorritore … e perché no, anche una corsa per tricicli per bambini … oppure la corsa a piedi degli ubriachi per vedere chi raddrizza le curve … o invece cene tematiche del tipo “donne & motori, gioie & dolori” con le più belle donne e i centauri di tutta Italia. Nel caso succedesse gli enti pubblici avrebbero la capacità imprenditoriale per gestire il Motodromo?
Una volta che hanno corso moto e macchine si potrebbero pensare mille altre situazioni alternative …. per esempio una scuola di meccanica che organizzi corsi teorico-pratici su come si riparano le moto da competizione per la formazione professionale dei meccanici motoristi … penso ad un’Accademia Nazionale che nasca come un distaccamento della facoltà di ingegneria meccanica del politecnico di Ancona per la formazione di “meccanici da gara”  altamente qualificati … nuove figure professionali che potranno poi trovare collocamento all’interno dei migliori Team sportivi regionali e nazionali, oppure all'interno di aziende produttrici di motociclette in genere, oppure in officine meccaniche specializzate. Non solo motodromo quindi, ma un vero e proprio centro di eventi e ricerche!
E mentre inizio ad immaginare Gran Premi, pistoni e marmitte, camion stratosferici con le gigantesche scritte aziendali e il rumore delle moto che corrono simile a quello dei calabroni in volo, sento il primo refolo di vento freddo dell’autunno che arriva, mi rimetto in piedi e prendo la bici, salgo e inizio a pedalare contenta di essere stata per una volta la donzelletta che, anche venendo dalla campagna, ha avuto la voglia di vedere cosa ci sia dietro il colle. Forse Giacomo Leopardi non sarà contento, ma sono figlia di questa terra e, come è sempre stato, razionale e concreta, e se è vero, come è vero, che per fare le pagnotte servono tante molliche è anche vero che immaginarci il futuro non significa realizzarlo ma per realizzare il futuro serve anche immaginarlo.

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venerdì 15 ottobre 2010

I partiti e le liste civiche alle prese con le liste elettorali.

Candido Ergo Sum
di Laura Gioventù



...la corsa sta per iniziare...


“Il segreto di un candidato politico è di sembrare stupido come chi lo ascolta, così che gli ascoltatori si sentano intelligenti come lui.”

Siamo il paese che è sempre in campagna elettorale, i nostri partiti sono sempre con le prossime elezioni da preparare, se non quelle nazionali ma locali di certo.Votiamo a ritmi forsennati e partiti e liste civiche hanno lo stesso problema insormontabile: i candidati.
Dove trovarli, come convincerli a presentarsi, come a non presentarsi, come arginare il loro impegno e come stimolarne l’interesse, come sceglierli e come evitare errori nelle liste elettorali….sono queste alcune delle domande che riguardano il rapporto fra partiti e liste civiche da una parte, e l’esercito dei candidati dall’altra. Con questo dossier abbiamo voluto capire meglio la posizione di chi li propone e in che rapporto siano costoro con questa massa di variegati apprendisti politici oppure navigati statisti. Abbiamo rivolto le domande ai responsabili dei partiti o delle liste con la speranza di chiarire i sospetti oppure di spiegare le dinamiche relative alla scelta, non sempre facile, di chi dovrebbe rappresentare il “Popolo”. Sono emerse cose curiose e divertenti, ma anche spiegazioni in politichese che andrebbero tradotte con i risultati definitivi alla mano, ma del resto si sa, la politica è anche l’arte di non dire assolutamente nulla anche dopo ore che se ne parla.

Di seguito riportiamo i nomi e le cariche politiche di chi ha risposto, ma anche i nomi e le cariche politiche di chi ha ritenuto giusto non rispondere o non dare nessuna spiegazione per non aver partecipato al dossier. Ognuno è libero di scegliere cosa sia meglio o peggio per se e per i propri elettori, ma certo non se ne ricava una buona impressione da chi neppure risponde ad un invito. Non ci resteremo male per questo, saranno i lettori a decidere se costoro hanno fatto bene o male, noi gli abbiamo invitati ma loro non si sono presentati, amen!

Ci piacerebbe sviluppare altri dossier sulla politica, ma vista in modo meno tecnico e più umanizzato, magari in un prossimo futuro lo faremo, e non sappiamo se questa sia una promessa o una minaccia: parlare di politica non è difficile, è parlare con i politici che è molto faticoso.

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, e a tutti coloro che vorranno leggere il dossier.


I BUONI (quelli che hanno risposto)


Avv. Renzo Interlenghi (coordinatore provinciale) per il PdCi

Daniele Fortuna per il Partito Socialista

Prof. Giuseppe Buondonno per il Partito Democratico

Ing. Adolfo Marinangeli (coordinatore provinciale) per l’Italia dei Valori

Arch. Guidomassimo Postacchini per Con Fermo Di Ruscio (Lista Civica)

Dott. Michele Rastelli per Fermo Libera (Lista Civica)

Luciano Romanella  per Pro Territorio R.e C. (Lista Civica)

Mirko Steca per Futuro e Libertà

Andrea Mandolesi per Lega Nord 



E I CATTIVI (quelli che non hanno risposto)


Dott. Gaetano Massucci per Il Centro del Fermano (Lista Civica)

Dott. Fabio Pagnotta (coordinatore regionale) per l’UDC

Avv. Pietro Alberto Brugnoni (coordinatore provinciale) per il PDL


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Le risposte di Andrea Mandolesi


Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Il nostro è un partito che si rivolge soprattutto ad un elettorato giovane che forse non è così attaccato al potere.
Poi, se parliamo di elezioni comunali, non ci sono grandi guadagni. Posso dirlo perché ho anche fatto il consigliere comunale e c’ho anche rimesso di tasca propria. A livelli più alti indubbiamente non è così però nella Lega, prima di venir candidati sono necessari tre anni di militanza attiva all’interno del partito, che è anche il tempo necessario non solo per fare esperienza ma anche per capire le reali intenzione delle persone. 

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Noi cerchiamo di “cesellare” il più possibile. Li plasmiamo …

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Anche se mi trova molto d’accordo, questo indubbiamente non sta a me deciderlo, ma al legislatore. Nello statuto non è previsto. A livello nazionale non abbiamo mai avuto politici che hanno cambiato casacca tranne nell’ultima legislatura, dove un deputato è passato al gruppo misto.
La Lega seleziona bene il propri candidati e per candidarsi alle politiche c’è bisogno di almeno tre anni e mezzo di militanza nel partito. Ed in tre anni e mezzo si riesce a capire di che pasta è fatta la persona.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Siamo un partito giovane a Fermo perché ci siamo solo da due anni e mezzo. Stiamo lavorando per comporre la lista completa per le prossime comunali e indubbiamente la nostra reazione è di orgoglio nel ricevere nuovi candidati e nel vedere un interesse crescente per i nostri ideali.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Dipende da quale livello di politica si parla. A livello comunale è logico che questa domanda non è pertinente. Noi siamo rappresentanti locali e per quanto concerne altre candidature non siamo deputati a farlo.  E comunque non vedo bene nessuna delle due soluzioni ipotizzate. Bisogna militare all’interno del partito e guadagnarsi la fiducia dei livelli più alti. Esperienza quindi, più che esami e quiz.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Per la poca esperienza politica qui a Fermo, abbiamo comunque sempre vinto le elezione quindi siamo stati sempre soddisfatti. Speriamo che vada sempre bene. Indubbiamente chi stila le liste se ne assume anche la responsabilità.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Tutti aspirano a fare i politici ad alti livelli, quindi di professione. Sicuramente non è così negativo riuscire ad essere eletti. Io dico sempre che la meritocrazia dipende dalle capacità che si hanno e solo chi ne ha le capacità potrà fare il politico di professione.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Per le donne servono sicuramente disponibilità a fare tardi la sera ed impegno costante in tutte le problematiche che si affrontano nella politica. Però in un mondo come quello in cui viviamo, fatto di immagine, c’è bisogno di un po’ di tutto … quindi una bella donna avrà sicuramente più successo. Bella ed intelligente sarebbe la candidata ideale.

Poi, chi si presenta da noi, ha volontà di impegnarsi in politica. Noi li accogliamo e ne valutiamo le capacità e mettiamo a disposizione la nostra esperienza per cercare di formare soprattutto quelle persone che non hanno molta conoscenza politica. Poi dipende dalle esigenze che il partito ha. Lo statuto prevede la prima iscrizione con una “tessera sostenitore”, un anno di militanza attiva verificata dalla sezione dove si richiede la candidatura, poi si può passare a militante e si può iniziare a svolgere politica attiva. Ma a livello comunale qualche deroga la si può fare anche perché il nostro partito è ancora in una fase costituente qui a Fermo e certe regole ferree possono essere derogate non avendo ancora fatto un congresso e con ancora pochi militanti attivi.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


Né l’uno e né l’altro. È una soddisfazione se, in un periodo come quello che stiamo vivendo, di disaffezione verso la politica, vedere che qualcuno abbia voglia invece di partecipare alla vita politica. Cerchiamo sempre di favorire questo inserimento e la composizione della lista fa parte di questa soddisfazione se il percorso che si è intrapreso dà buoni risultati … ma anche sufficienti.


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(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte di Mirko Steca

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Non è facile capirlo, la speranza è che non sia così. Uno si candida per portate il proprio contributo per il bene della collettività. La speranza è questa poi spesso la realtà ci dimostra tutt’altro …. Non lo confermo ma potrebbe essere così. E lo si capisce attraverso l’azione politica ed amministrativa.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Buona la seconda! Naturalmente all’inizio si cerca tra i propri iscritti, si studia il curriculum, si guarda il territorio. L’utopia è questa, poi spesso succede che a metà della composizione della lista si mette dentro di tutto e di più! L’obiettivo è coprire tutte le fasce di età e tutte le zone di un territorio, provinciale o comunale che sia, cercando all’interno delle associazioni, sia sociali sia produttive, ed anche tra non iscritti. Si parte sempre dagli iscritti, poi la disponibilità è sempre poca, e per allargare il consenso c’è proprio la strategia di trovare persone di area ed a volte si va addirittura alla ricerca di persone provenienti da altri schieramenti.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


No, ci vorrebbe un vincolo molto più forte tra il mandato e l’esercizio del proprio mandato e non sarebbe male inserirlo come regolamento interno al partito. Certo, poi le vicissitudini nel corso della legislatura sono tante e lo vediamo attualmente anche a livello nazionale purché sia però sempre all’interno di un filone programmatico di schieramento.
Quelli che cambiano di “casacca” sono dei mercenari. Spesso si cambia perché non si va d’accordo con il proprio gruppo o con l’amministrazione. Poi bisogna vedere da che cosa è dettato il cambiamento, se per ideali, per valori oppure perché non è stata passata la propria pratica oppure quella di qualche amico. Spesso poi succede proprio questo, che un consigliere essendo indispensabile numericamente in consiglio comunale riesca in qualche modo a farlo pesare con il proprio voto.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Sia un bene sia un male. È un bene perché comunque più concorrenza porta più consensi e più voti e quindi la possibilità stessa di avere più seggi. In questo senso è meglio mettere dentro quante più persone possibili. L’aspetto negativo è che questo potrebbe poi portare alla nascita di litigi, alla concorrenza esasperata, a parlarsi male a vicenda. Può succedere che in una famiglia si vada in quattro a chiedere il voto elettorale, ognuno dei quali parlando male degli altri. Parlo sinceramente, questo è quello che capita. Un alto numero di persone che partecipano ci fa piacere, ma allo stesso tempo ci preoccupa per quello che successivamente potrebbe verificarsi, dalle incomprensioni all’interno delle proprie liste a quelle all’interno dei gruppi consiliari.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Qui gli aspetti sono diversi. A mio avviso chi dovrebbe filtrare le candidature e garantire una buona politica sono i partiti entrando anche nel merito del dibattito sull’attuale legge elettorale nazionale che condividerei qualora i partiti funzionassero. Si potrebbero fare le liste bloccate qualora esista una reale meritocrazia interna. Se il partito riuscisse veramente a selezionare una classe dirigente in base alle capacità ad al merito si potrebbero anche fare le liste bloccate. Parlo un po’ da utopista della politica. Siccome però i partiti hanno tradito il loro mandato e sono solo centri di potere o mezzi per arrivare a qualcosa, a questo punto occorre una scelta con metodi di selezione democratica. Anche se nella preferenza, a volte può capitare che i vecchi marpioni, il conservatorismo e il potere prevalgono su certe preferenze a discapito della qualità politica. Nelle liste spesso le persone brave ma con meno esperienza e meno conoscenze non riescono ad essere elette a differenza di chi già fa il consigliare da anni, ha un gruppo di consenso ed è più conosciuto e avvantaggiato nel prendere voti.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Nelle liste comunali il problema non sussiste perché poi nessuno verrà escluso perché servono tanti candidati. Tutti vengono messi dentro. La responsabilità è finale ed è del cittadino che ha votato. Nelle provinciali dove c’è un solo candidato, solo in quel caso possiamo parlare di responsabilità. Se viene scelto un candidato che perde dispiace per lui ma anche per il partito stesso e per chi ha fatto quella scelta.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


La politica non è un lavoro, ma una passione ed una missine per il bene pubblico. Spesso però succede che ci si candida per avere una visibilità per le proprie professioni anche con la speranza di ottenere un domani dei benefici sul proprio lavoro grazie alle conoscenze ed alla possibilità di allargare il proprio pacchetto clienti.
Ma la politica non deve essere assolutamente un lavoro. Certo, io qui vado un po’ controcorrente, nel senso che tutti dicono che gli stipendi dei politici sono troppo alti. Siccome io credo nella politica e penso che chi fa l’amministratore deve comunque percepire uno stipendio adeguato perché sottrae molto tempo al proprio lavoro. Quindi, secondo me, chi dice che un consigliere regionale oppure un parlamentare prende troppo non è giusto, devono invece fare di più per il bene pubblico. Se rispettano il loro mandato alla fine quella che si percepisce è una retribuzione adeguata perché fare il parlamentare per 5 anni significa smettere di fare il proprio lavoro e trascurare la famiglia. E dopo 5 anni? Comunque è un discorso complicato. L’importante è svolge il proprio dovere, ritornando al già citato senso etico. Sono ben altre le spese superflue che dovrebbero essere eliminate a cominciare dagli enti inutili.

Idealmente e moralmente mi sento di consigliare l’esperienza politica. Poi però dipende dal carattere della persona. In politica sicuramente ci sono molte più delusioni che successi, per chi ci crede seriamente. Si entra con molto entusiasmo poi si vedono i meccanismi … ndr … può succedere che qualcuno lo faccia per aumentare le proprie entrate, altri che la scelgano come lavoro perché non ne ha uno. E spesso la politica è stressante perché non si riesce ad arrivare ad una soluzione. La politica spesso è solo tanta chiacchiera e pochi fatti concreti. Tante persone e quindi tanti modi diversi di pensare e di fare. Le riunioni fumose nelle sedi di partito spesso altro non sono che un parlar male degli altri piuttosto che discutere sull’utilità dell’arretramento dell’autostrada.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Li accogliamo a braccia aperte valutando insieme la situazione politica, quella del partito e gli obiettivi che si prefigge la lista. Innanzitutto dovrebbero contattarci. Poi partecipare comunque alle riunioni e creare una comunità individuando gli obiettivi comuni, i problemi e le possibili soluzioni. Se si concordano e c’è un minimo comune denominatore bene, altrimenti si è sbagliato lista. La tessera al partito non è indispensabile, almeno inizialmente. È comunque un “vincolo” e può essere fatta in un passaggio successivo. L’iscrizione al partito non è una condizione indispensabile per poter essere candidati. Come ho già detto, per fare le liste, spesso si parte dagli iscritti  che sono sempre la parte minoritaria di una lista perché nessuno ha, come nel caso di Fermo, 32 iscritti disposti a candidarsi. Nessun partito, credo. Poi anche l’ obiettivo di allargare il consenso porta a cercare fuori dal partito stesso.

Per le donne servono tempo libero, meno estetista e sicuramente più passione!

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


Candidare è difficile e comunque il potere ce l’hai in base al sistema elettorale. Se è maggioritario, ripeto, allora hai potere perché sei costretto a fare una scelta. Se è proporzionale con liste da 30 persone non hai nessuno potere perché metti dentro tutti e forse li devi anche andare a cercare. Si avrebbe potere se tanti vorrebbero entrare ed i posti fossero limitati ma questo non succede nelle liste comunali. Capita invece nelle provinciali dove in ogni collegio un partito candida una sola persona ed è facile che all’interno di uno stesso gruppo politico ci siano più persone che si vogliono candidare. Chi deve scegliere il candidato ha in questo caso delle responsabilità ed è una gran rottura di scatole perché ti prendi pure le colpe che non hai.
Poi succede che chi verrà escluso non aiuta il candidato del proprio partito, ma tradisce per vendetta e va a sostenere i candidati degli altri partiti come è successo per le provinciali di Fermo.
E purtroppo capita spesso che chi fa le liste il giorno dopo le elezioni viene completamente dimenticato  da chi viene eletto ed ecco poi perché i partiti non funzionano e ci sono i “corti circuiti”...


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 (Proprietà letteraria riservata)

Le risposte di Luciano Romanella

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Per quanto mi riguarda, rispondo portando un esempio di quando facevo l’assessore: a me nessuno mi ha mai chiamato “assessore”, mi chiamavano tutti Luciano, questo a dimostrazione che fare politica non è un fatto di potere, è un fatto di voler far qualcosa per la propria cittadinanza. Vale a dire che lo spirito con cui ci si candida a fare il consigliere comunale dovrebbe essere, come ho sempre fatto io, quello di mettersi a disposizione dei cittadini. Ho del tempo libero, allora che faccio? Posso fare volontariato alla Croce Rossa, alla Croce Azzurra, vado a dare una mano agli anziani, vado in un centro sociale oppure mi candido, ho del tempo libero e mi metto a disposizione dei cittadini.
Il potere per me è una parola che non esiste, ce l’ha solo una persona, il Padre Eterno.
Poi, invece, se una persona vuole candidarsi per ottenere visibilità personale invece che per spirito di servizio nei confronti della propria cittadinanza lo capisco subito ad intuito. Non ci sono segnali particolari, solo parlando con la persona, nel complesso, riesco subito a capire. Naturalmente bisogna saper leggere, ed io sono psicologicamente portato perché nella vita ho fatto il venditore per tanti anni, ho venduto di tutto. Per vent’anni ho venduto enciclopedie sviluppando questo “fiuto” ed ho affinato questa fortuna-sfortuna di riuscire a comprendere immediatamente.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


In riferimento ai canditati da mettere di una lista elettorale non bisogna fare il lavoro di cui parli tu, bisogna solo, attraverso l’intuito, capire chi vuole realmente mettersi  a disposizione dei propri cittadini in base alla propria esperienza. Io non valuto il candidato in base alla popolarità dello stesso in termini di un maggiore ritorno di voti. Non è questo il sistema con cui vengono scelte le persone del mio gruppo perché sono convinto che se dovessi sceglierli in base alla popolarità non renderei un servizio alla città, non darei l’opportunità ad altri di candidarsi. Tutti devono avere la stessa opportunità. Mai dalla popolarità, ma dalla volontà e dalla schiettezza che uno riesce a percepire … si fanno le liste. Ho già cominciato … lo spirito è questo.


Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Decadere automaticamente non si può fare, c’è una legge che attualmente non lo permette. Possiamo proporlo ma sarebbe anche tardi, non si può fare. L’unica cosa che si potrebbe fare è far sottoscrivere un pseudo accordo in cui si dichiara che, in caso di cambio della bandiera, a livello deontologico, ci si dimetta immediatamente. Sarebbe un buon sistema. Quantomeno sarebbe motivo di “sputtanamento”, di perdita di attendibilità  quando, avendo firmato, un domani si arrivi poi a disconoscere anche la propria firma.  Lo potrei proporre, anzi, lo proporrò viste anche le mie esperienze passate….ndr…io sono il più votato di Fermo. Ci sono persone che stanno in Consiglio Comunale nella mia lista con solo 52 preferenze … ed alcuni di questi mi hanno pure tolto il saluto per rispondere ai vari “padroni” che hanno ….

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Obbiettivamente la tua è una riflessione simpatica  e me ne sto già preoccupando. Essendo la città di Fermo messa un po’ a “macchia di leopardo” perché non è concentrata in un unico nucleo, Fermo è formata da sei/sette quartieri messi insieme, allora io cosa faccio? Sarebbe troppo semplice scegliere in ogni quartiere cinque candidati e farli “correre” per te. Noi invece stiamo cercando, una volta individuate le persone, di fare delle riunioni per capire quel è quella persona che può essere più attendibile nel quartiere e convogliare tutto su di lei. Questo è il modo di operare che ci siamo dati. Non cerchiamo mai la persona che porta più voti, ma quella più credibile per quel quartiere. Essendo un movimento civico basato sulla mia persona, se prenderò 10 voti, 7 saranno di simbolo. 40 è un fatto politico, 60 non è più un fatto politico. Se andiamo a vedere, nel 2006 si votarono le comunali a Fermo e le politiche a Roma. C’è gente che mi diceva che avrebbe vinto due volte, a sinistra con Prodi ed alle comunali con me, che ero candidato con una lista civica di destra. Nelle comunali i cittadini votano in tutt’altra maniera. Il voto è più personale e si può usufruire del voto disgiunto. Si può votare il consigliere di rifondazione e votare Romanella sindato oppure viceversa. È più un lavoro di territorio, di porta a porta.
Invece i partiti che cosa fanno? Siccome sanno che quel 40% che ha ogni partito gli serve per fare il salto e vincere, gli serve il potere nel controllare il partito.
A Fermo, un segretario politico di un partito, chiunque esso sia, che si candida alle comunali, prende 60 voti perché non lo conosce nessuno però all’interno del partito ha potere.
Quello che non capisce la gente è come mai i partiti che dovrebbero fare a cazzotti per avermi invece non mi vogliono. I partiti non ti vogliono perché se uno come me entra in un qualunque partito fa primo. I partiti ti mandano via, così come nella tua stessa coalizione, quando prendi molti voti e non rispondi a nessuno ti debbono far fuori. Sei scomodo, è normale. Se sei di una lista civica ti fa fuori lo stesso sistema politico, se sei di un partito ti fa fuori il partito stesso, qui c’è la caccia ... come per il prato inglese, a tagliarlo come uno va su … il problema grosso è questo. Più voti si hanno e più si prendono le bastonate.
Chiunque vuole gestire il potere, destra e sinistra è indifferente. Gli altri sono solo soldati.
Io sono stato assessore e perché mi hanno cacciato? Il più bravo, riconosciuto da tutti, il più mediatico … perché allora? C’è un motivo. Parchè gli dai fastidio, parlo, dico, mi confronto, chiedo … alla fine sei un gran rompiscatole e cammini. Questo è il prezzo della popolarità delle persone come me. Sono stato cacciato ma oggi sono in auge più di prima. Perché la città di Fermo, una città capoluogo di provincia, di 38mila abitanti, oggi, a sette mesi dalle elezioni, in qualunque posto tu vai, se chiedi chi è il candidato sindaco tutti ti rispondono Romanella. In ogni angolo di Fermo Romanella è conosciuto….nessuno domanderà “chi è? Non lo conosco…” magari ti diranno che è un delinquente, un puttaniere, che è bravo. Ne dicono di tutti i colori ma tutti mi conoscono.
Se avrei voluto fare il soldatino lo avrei potuto anche fare, bastava che mi mettevo lì e stavo buono e zitto ma non avrei dato soddisfazione a chi mi ha mandato su, ai miei elettori che mi hanno votato per dire, controllare e fare e non per dissetare la sete di potere.
Che cosa è successo nel centro-destra fermano? Hanno perso le provinciali per la sete di potere di Di Ruscio, della Romagnoli e di Ceroni. La città ti suona quando fai lo strafottente. Aver perso a Fermo, questo è il dato politico. È semplice, la politica non è fatta al servizio del cittadino, ma di loro stessi per danaro più che per il potere.
Apparentemente sono tutti precisi, pieni di moralità, poi di fatto se tu vai all’interno di un partito ci sono solo mezzi per ammazzare l’altro attraverso la denigrazione della persona. Non si entra nel merito della incompetenza specifica. Per esempio se io sono “un culattone” non posso esserlo? Posso comunque fare bene l’assessore allo sport!?! No, si grida allo scandalo! Insomma, è ora di farla finita di valutare con questi metri … andiamo avanti…dai…

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


È una domanda lunga e variegata. È come se fossero dieci domande messe insieme. Io penso che ogn’uno debba avere comunque l’opportunità di candidarsi a prescindere dall’istruzione e dalla famiglia a cui appartiene ed io ne sono l’esempio vivente: un pollo di periferia come me è entrato a palazzo con una scia di voti e non era mai successo prima a Fermo. Per il nostro territorio questa domanda sembra quasi inopportuna. Un tempo era la casta che comandava, all’interno delle mura, ora le periferie sono diventate più popolose e forti e non hanno una fermanità radicata dentro. Nella zona costiera a nord per esempio, ci sono 6 mila abitanti di cui 3 mila sono arrivati negli ultimi 10 anni dal sud e dal nord per seguire il lavoro. Oggi le cose sono nettamente cambiate e credo che ogn’uno deve avere la possibilità di candidarsi indipendentemente dal grado di cultura anche perché, per esperienza personale, appena fui eletto, andai in Consiglio Comunale nel 2001 e cominciai a vedere che c’erano tra destra e sinistra 4 avvocati, un ex senatore, un ex deputato, ed io pensavo ora che faccio? Ora che dico? Mi sentivo un po’ in imbarazzo e si cominciava a vedere la differenza tra chi, mediatico come me, aveva raccolto molti consensi e questi politici. Ogni volta che si sedeva in Consiglio c’era una sorta di sudditanza nei confronti dell’alone che circondava questi personaggi. Poi li senti parlare una volta, poi la seconda e anche la tersa e la quarta e capisci subito che non hanno niente di più di te, ma anzi, ti rendi conto che quelli che stanno lì sono degli pseudo falliti nella propria professione e si sono buttati in politica. Io credo che quando una persona è acculturata e si esprime al massimo nella propria professione quando mai andrà a fare il Consigliere Comunale. Un grande avvocato, un grande ingegnere, un grande architetto, un grande filosofo, non hanno nemmeno tempo….chi va nella politica locale siamo un po’ noi che di cultura ne abbiamo per sopravvivere.
Quindi nessun test e nessun quiz. Assolutamente. Con il quiz televisivo ci sarebbe sicuramente da ridere … se senti in Consiglio Comunale ci sono delle vere e proprie macchiette …. ndr…. ci vuole l’interprete … non faccio nomi …

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


L’importante è partecipare. Lo spirito di gruppo contraddistingue la mia lista civica come anche il mio gruppo giovani. Mettiamoci insieme e andiamo avanti. Se viene eletto uno piuttosto che un altro alla fine non ha importanza. Se arriviamo al successo, come crediamo di fare, ci sarà visibilità per tutti. Noi crediamo per esempio che l’assessore debba avere un pool. Noi non proporremo un assessore e basta. Se riusciremo, non istituiremo un assessorato ma un pool formato da 3 o 4 persone con a capo l’assessore. Lo stipendio dell’assessore stesso verrà ripartito tra i componenti del gruppo pur avendo sempre il primo la responsabilità dell’immagine. Uno dei primi punti del mio programma elettorale è che l’assessore alle politiche giovanili del Comune di Fermo non dovrà avere più di 30 anni. Non è una questione di  limite di età, potrebbe diventare anche uno che ha 31 anni, il fatto è che dobbiamo mettere un giovane. I giovani si devono gestire le loro politiche giovanili e non quelli della mia età che possono essere educatori.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Io penso quello che dico sempre ai miei giovani. Che cosa veniva fuori sentendo parlare i giovani? Un certo disinteresse …”a me che me ne frega”….”io nemmeno ci vado a votare..” ed ho fatto capire dell’importanza del voto comunale. Non si può rinunciare ad un qualcosa che è fondamentale. È come se ti scippassero di qualcosa. Il giovane deve mettere nel circuito il proprio nome perché deve cercare lavoro, deve farsi conoscere per quelle che sono le proprie attitudini, le proprie qualità ed esperienze. Si deve far conoscere nel proprio territorio ed il miglior modo è entrare in un movimento civico e far veicolare il proprio nome a prescindere dal fatto che poi prenda 15 voti perché ha dimostrato che lui è parte attiva della città. Uno non può aspettare il lavoro stando a casa, deve anche muoversi e far parte di un movimento. Ed un movimento civico significa anche star fuori dalla politica perché non si viene etichettati con il PDL oppure con il PD, ma perché ci si vuole mettere in gioco e far veicolare il proprio nome, è questo lo spirito.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


La domanda è doppia. Per la prima la risposta è semplice. A me capita spesso che la gente mi fermi per strada e mi dica che vuole entrare a far parte del mio movimento e la mia prima risposta è che bisogna iscriversi e dare 2 mila euro. Ovviamente la mia battuta è provocatoria e scherzosa. Naturalmente mi fa molto piacere perché è gente che io non conosco. L’ultimo poi mi ha detto….”voglio venire a sentire, mi voglio documentare e poi se serve ti ci metto anche la faccia indipendentemente dal risultato”. Quindi questo è molto importante. …la donna…la donna…io sono un cultore delle donne….si dice…si sa...Romanella, le donne e quantaltro…ma in politica ci vuole la testa. Le belle donne non servono. Purtroppo io contesto questo fatto anche a livello nazionale. Capisco che una bella donna può essere più appetibile, ma in politica bisogna guardare la testa delle persone. Per quel che mi riguarda, nel mio movimento ho già tre quattro donne con grandi teste ma di aspetto normale. Non mi fido della bella donna….le belle donne servono in altri settori.  

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


Un segretario politico che ricopre quella carica di un partito di espressione nazionale potrebbe avere una sorta di pseudo potere, una sorta di orgasmo. Per uno come me che ha creato una lista civica dal nulla e c’ha messo il proprio nome non è niente di tutto questo. C’è solo da riuscire a mettere insieme più esperienze di persone per arrivare al risultato. Io c’ho messo il nome e non vengo appagato dal fatto che candido una persona piuttosto che un’altra. Invece mi appago molto e fino all’orgasmo, come dici tu, quando vedo che le persone vengono con me con un certo entusiasmo. Ad oggi abbiamo fatto due riunioni e solo con il passa parola telefonico siamo riusciti a radunare dalle 150 alle 200 persone cosa che non riesce a fare nemmeno un partito politico. Per l’under 21, ovvero il movimento giovanile, ho fatto una riunione di sabato sera in piena estate e vedere 60 ragazzi riuniti è stato un successo enorme. È questo il massimo dell’orgasmo politico per me.


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Le risposte del Dott. Michele Rastelli

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Possiamo dividere i politici in due grandi gruppi:quelli che ci sono, o vorrebbero esserci, per avere e quelli che ci sono, o vorrebbero esserci, per dare. Mi pare evidente che la finalità della ricerca del potere sia profondamente diversa nei due casi. Capire preventivamente in quale dei due gruppi annoverare un ipotetico candidato a volte è difficile se non impossibile.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Il candidato ideale lo si trova tra la gente normale.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


"Per restare sempre dello stesso partito bisogna cambiare spesso opinione." Parto da questo pensiero di Retz per dire che non condanno certo chi decide di passare ad un altro partito a patto che prima si dimetta da ogni carica ottenuta in nome del precedente. Trovo invece vergognoso che si prendano i voti da una parte e li si portino da un'altra. E' uno sberleffo agli elettori.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Un alto numero di pretendenti e una lotta senza esclusione di colpi per poter essere in lista difficilmente si verificano nelle elezioni comunali ma solo dalle regionali in su. Ovviamente la prospettiva di un lauto stipendio e quella di maturare il diritto alla pensione dopo 5 anni di lavoro, 35 in meno di quelli occorrenti ad un comune mortale, non c'entrano nulla. Lo si fa solo per spirito di sacrificio e per poter dare il proprio contributo di idee ad un livello un pò più alto. E voi invece di ammirarli li definite pazzi?

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


"Salto della quaglia" legalizzato, diritto di esprimere la preferenza alle elezioni politiche negato, attribuire il premio di maggioranza non alla coalizione vincente ma al partito con più voti proposto. E si, credo proprio che per correggere l'andazzo qualche test dovrebbe essere fatto. Al legislatore.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Come in tutte le competizioni, anche in quella elettorale è previsto che alla fine della gara ci saranno concorrenti che saliranno sul podio e altri no.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro? Spesso si vede bene. Negli altri casi invece il consiglio che mi sento di dare, politica o altro che sia, è che si faccia ciò che si sente di fare. Nell'ambito del lecito, ovviamente.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Per le donne come pure per gli uomini basta il parrucchiere. Nel senso che abbiano...la testa a posto.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


E' un'incombenza.


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(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte dell'Arch. Guidomassimo Postacchini

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Non credo che tutti sfruttino la politica per ottenere potere. Io credo che, e parlo soprattutto per la realtà che conosco, che frequento, e che in parte rappresento, c’è ancora chi crede nella politica come strumento per migliorare la propria città sia dal punto di vista sociale, sia urbanistico, sia culturale, insomma, per tutti gli aspetti.
Come si capisce se uno entra in politica per il potere? Beh, lo si capisce in base all’operato ed alle scelte che uno fa.
Dal momento in cui si redigono le liste elettorali bisogna distinguere i due casi, quello del partito politico che segue delle logiche e delle teorie che magari noi non conosciamo e quello delle liste civiche, come in questo caso, che per definizione sceglie gente attiva socialmente e gente che è capace. Naturalmente si fanno degli errori. All’inizio magari si ha una certa visione che poi strada facendo cambia totalmente. Non ci sono dei segnali specifici, ma solo con l’operato ce ne possiamo rendere conto. All’inizio, perlomeno per quello che ci riguarda, abbiamo pensato che tutti fossero mossi da buoni propositi, poi invece in corso d’opera è evidente che saltano fuori le reali intenzioni.
Ripeto, solamente con l’operato si può capire. Questo comunque è un bene perché poi il cittadino giudica quello che vede ed io non credo che la gente sia stupida. Assolutamente, anzi, forse è molto più intelligente di quello che noi crediamo o vogliamo credere. E non è un caso infatti che il 30-40% di cittadini si sono rifiutati di votare. Percentuale altissima e preoccupante che, secondo me, non andrà a diminuire.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Naturalmente rispondo per la nostra lista civica, perché credo che un partito segua logiche ben diverse. Nel nostro caso il candidato va cercato sicuramente, setacciato. Setacciato nel senso di capire bene se è una persona capace. Il nostro rappresentante deve avere un vissuto assolutamente credibile, serio ed onesto, che ha già dimostrato, con le proprie abilità, di saper fare e di voler fare non per se stesso ma per gli altri. È chiaro che delle capacità ci devono essere.
Il candidato va cercato assolutamente.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


La prima riga della domanda mi trova perfettamente d’accordo.
Ovvio che non è corretto nei confronti degli elettori, una volta ottenuta la nomina, cambiare “casacca”. E non è assolutamente giusto prima di tutto nei confronti di quelli che lo hanno votato. Si presuppone poi che, qualsiasi sia il cambio, pur tradendo quello che è il mandato iniziale, ci sia dietro una motivazione più o meno valida.
Ed è chiaro che i motivi per cui una persona o un gruppo lascia un altro gruppo difficilmente sono motivi ideologici. Per lo meno, all’interno di una lista civica, non sono mai motivi ideologici, anzi. Se uno lascia una lista civica per creare un altro gruppo è perché non si condividono più le linee guida per le quali ci si è spesi per entrare.

Non sarebbe male annullare la nomina ma non sarà possibile farlo per una questione legale, del resto assistiamo a questi episodi anche a livello nazionale.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Quattro anni fa le avrei risposto che sarei molto entusiasta di vedere questa gente, come è successo, e purtroppo allora non abbiamo potuto soddisfare tutte le richieste. Poi però l’esperienza insegna e tornando alla domanda n. 2 oggi rispondo che non sarei tanto contento, o meglio, vorrei, prima di candidare una persona, conoscerla meglio e vedere se ha i requisiti che ho elencato prima. Sono contento se poi alle riunioni comunque c’è una partecipazione molto alta e se riusciamo a creare un seguito ed un interesse per qualsiasi argomento come abbiamo fatto. È proprio per la numerosa partecipazione politica che le liste civiche si sono contraddistinte.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Mi permetto di contestare la prima parte della domanda: già a livello nazionale non è più così perchè i candidati vengono imposti. Non ho paura a dirlo, ma non è possibile che la segreteria di un partito decida quali persone. Perché è vero che poi dopo noi dobbiamo scriverle, ma possiamo scegliere solamente quelle, quindi, si dà la possibilità di ottenere certe poltrone per poi però esserne completamente prigionieri. A livello locale è ancora vero ma a livello nazionale non c’è più questa possibilità di scelta. Io sono molto critico e non mi interessano i discorsi sul proporzionale etcetera, ma credo che in questa maniera la politica si stia allontanando completamente da quella che è la realtà locale. Un politico deve stare nel territorio e deve guadagnarsi la candidatura ma attualmente a livello nazionale non funziona così. Chi dall’alto decide poi è completamente padrone di questi personaggi e chi è che rinuncia a 20 mila euro al mese, autostrade pagate, concerti pagati e quant’altro  per una alzata di mano contraria? No. Se invece quel posto fosse stato guadagnato prendendo degli impegni con la gente, credo che, nonostante 20 mila euro al mese, qualcuno ci pensa bene prima di alzare o meno la mano. Valuta, se non altro, secondo il proprio impegno.
A livello locale credo che sia sufficiente che i palazzi fossero frequentati da gente mossa da un sano principio che non  sia quello di manager d’azienda, ma di manager del cittadino a servizio della collettività. Deve essere un grande ascoltatore, un buon esecutore ed un buon organizzatore della macchina comunale. È sufficiente questo, senza lauree, senza esami, solo molta etica.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


No, l’importante non è partecipare. Io sento la responsabilità addirittura per il 2006, anche se all’epoca non ho messo penna. Credo che la responsabilità ci sia, ma non parlo di insuccessi piuttosto di delusioni. Delusioni dal punto di vista umano prima di tutto e subito dopo sento di aver perso delle opportunità per delle persone che invece avrebbero potuto fare bene ed invece sono state lasciate fuori.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


C’è chi fa veramente il politico per professione. Penso, senza con questo volermi schierare politicamente a livello nazionale,  che ci sono politici che, come dichiarato in un intervista da Carlo Giovanardi, pur prendendo 18 mila euro al mese, non hanno altre fonti di entrata oltre quelle politiche ed io credo sinceramente che lui sia sincero. Prendendo poi come esempio altri politici invece, quei 18 mila euro al mese di stipendio potrebbero rappresentare  solo un dettaglio rispetto alle proprie reali entrate.
Ma al di là di questo, quello che a me preoccupa è che la gente non fa della politica un lavoro ma ne fa uno strumento per poi utilizzarlo nel proprio lavoro. Ripeto, la cosa principale e più importante è la reale motivazione del politico.
A me potrebbe anche andar bene che un politico durante quell’attività sospenda il proprio lavoro perchè non è che si nasca politico però quello che proprio non sopporto, perché non lo ritengo giusto nei confronti di chi si alza alla mattina alle 6 e torna a casa la sera tutto sporco e di chi fa lavori faticosi, è che si sfrutti la politica per poi avere un tornaconto nella propria attività principale. Questo credo sia veramente una cosa deplorevole e forse è proprio questo quello che sta distruggendo la politica. Non mi domanderei se fare il politico di professione oppure no anche perché magari un politico di professione potrebbe fare cose molto meno corrette di chi comunque fa l’avvocato o l’imprenditore. Però quando poi queste cariche politiche vengono sfruttate  e utilizzate per se stessi e per la propria azienda credo sia veramente deleterio. Credo nelle capacità morali delle persone, ma anche nelle capacità professionali a patto che siamo mosse dalla missione servizio alla collettività, non da altro. Poi che sia solo politico oppure che sia un politico-architetto oppure un politico-avvocato l’importante è che faccia del bene e che ogni propria azione tenga conto del bene della città, della Provincia, della Regione, dell’Italia.  Credo sia questa la domanda più importante da farsi.

È chiaro che con la politica la popolarità e la visibilità aumentano e spesso si entra nel sistema anche per questo. Un avvocato aumenta la propria visibilità e di conseguenza per lui la politica rappresenta anche un’opportunità per farsi conoscere. Se poi io, cittadino, decido di andare da quel professionista-avvocato-politico piuttosto che da un altro penso che non ci sia nulla di male. Come anche l’essere presidente di una società sportiva o di una associazione culturale. Se invece l’avvocato utilizza il proprio ruolo politico per ottenere degli incarichi o comunque per ottenere degli ingressi o delle partecipazioni in altre società questo proprio no!

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Se c’è gente interessata a far politica io assolutamente la invoglio raccontando com’è la realtà nuda e cruda ma non per farla scappar via, per convincerla ancora di più ad entrare ed essere protagonista attiva per questo cambiamento.
Accoglierei veramente con molto calore chiunque si voglia avvicinare a questo mondo ma per cercare di far bene. Bisogna sapere di far bene, pensare di far bene, ma anche sentire di far bene…
Magari…magari…! Naturalmente non possiamo dire a tutti sì, e credo che, per chi entra la soluzione migliore sia quella di avvicinarsi alle liste civiche piuttosto che ai partiti perché sono due realtà completamente diverse. La lista civica non è più un supporto ai partiti ma sta diventando la vera alternativa ai partiti altrimenti questo 40% di astensionismo non avrebbe senso. Noi vediamo le cose concrete e cerchiamo di risolverle senza nessun condizionamento. Solamente per far bene perché veniamo da realtà concrete. Non siamo messi lì da qualcun altro, non dobbiamo rispondere a qualcun altro. Siamo noi. Se riteniamo che una cosa vada bene per la città la proponiamo e ci battiamo.
Non è necessario che tutti quelli che partecipano debbano poi presentarsi per consigliere comunale. All’interno di un gruppo civico ci sono diverse figure che potrebbero rispondere alle proprie attitudini. In base alle proprie caratteristiche, capacità e competenze c’è un ruolo specifico. Un buon segretario deve saper fare anche questo. Un po’ come l’allenatore di una squadra, deve cercare di capire quali sono le potenzialità  di un giocatore per tirare fuori dallo stesso il meglio di sé ma anche per saperlo sfruttare in una eventuale zona piuttosto che in un’altra. Non tutti possono candidarsi. Le persone che si stanno avvicinando da noi, e sto notando un interesse crescente a partire dalla fine di quest’estate, forse perché si sta avvicinando la scadenza elettorale,  chiedono “cosa possono fare?” e non dicono cosa vogliono fare. Magari quelli che dicono cosa vogliono fare vanno da qualcun altro …
Dire “cosa posso fare?” è già l’approccio giusto. C’è per tutti qualcosa da fare, ripeto, a qualsiasi livello e il ruolo di ogni persona può essere diverso. Per essere candidati invece bisogna vedere bene le capacità che si hanno ma soprattutto se la mentalità è rivolta verso il fare per la città oppure il fare per se stessi. Il dubbio, e lo sottolineo, è che magari qualcuno all’inizio ci fa credere che è mosso da sane intenzioni mentre invece dietro c’è tutta una teoria che è molto lontana da quella iniziale che ci ha fatto credere.

Quando sono entrato in politica, parliamo del 2001, ovvero quando mi è stato chiesto di dare il mio contributo, mi sono confrontato con Pasqualino Macchini. Purtroppo adesso non c’è più, ma è stata una figura molto importante a Fermo. All’epoca non avevo nessun altro riferimento e quando gli chiesi un suo parere mi disse “è comunque un’esperienza e comunque vada imparerai a conoscere la gente”. A me questa frase ha colpito molto e me la ricordo ancora come fosse ieri ed in effetti la politica ci aiuta a conoscere la gente e per imparare a conoscere la gente si devono prendere anche delle bastonate tra i denti. Purtroppo il rischio c’è. Le esperienze negative servono anche a questo, a capire, e cercare di non commettere più errori. Poi penso che alla fine quando uno si ripresenta alla gente, ripeto, la gente non è stupida, può essere ingannata una volta ma poi non più. È un gioco che a livello locale dura poco, anche se ad alti livelli invece può durare molto…ndr

Per le donne, credo che le donne siamo veramente importanti. Tutte. Estetiste, commercianti, avvocati.
Le donne hanno un modo di vedere le cose diverso da quello degli uomini e per certi aspetti anche più pratico. Possono dare un contributo importante e completare quello che darebbe un uomo. Poi la persona, uomo o donna che sia, va sempre vista nel suo specifico. C’è anche bisogno di molta disponibilità,  ci vuole tempo, dedizione e partecipazione e capisco che questo forse è uno dei motivi per cui non sono tante le donne impegnate in politica,  ma le posso assicurare che quelle che partecipano sono molto agguerrite e battagliere. È nel dna delle donne.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


È una sorta di responsabilità. Non c’è nessuno potere, nessun orgasmo, nessuna rottura di scatole.
È un lavoro di grande responsabilità. Di enorme responsabilità. Io la sento molto proprio perché degli errori li abbiamo commessi e capisco la delicatezza dell’operazione. Invece che buttar dentro tutti bisogna valutare molto attentamente perché poi dietro si possono nascondere motivazioni diverse.
È una responsabilità non tanto per il successo della lista perché magari una scelta potrebbe essere più popolare rispetto ad un’altra, ma poi bisogna vedere sul campo … mi spiego, se andiamo a vedere le persone che ci rappresentano sono quelle che si danno maggiormente da fare, con tutto rispetto per le altre, però insomma, la differenza si vede. C’è.
Il rischio è che delle volte la lista civica potrebbe essere utilizzata e sfruttata per poi arrivare a qualcos’altro e noi dobbiamo essere bravi a capire questo. L’esperienza che abbiamo maturato in questi anni l’abbiamo fatta diventare costruttiva. Cerchiamo di non commettere gli stessi errori.
La responsabilità non è tanto per il successo o l’insuccesso della lista, per quel punto percentuale in più che un nome ti può portare o meno, ma per quello che poi la persona può dare una volta ottenuto quel risultato. Preferisco avere un 3% in meno ma avere persone sicure e propositive. Non c’è nessuno che ci bacchetta per un 2% in meno. Qualcun altro magari ce l’ha, ma noi no!


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(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte dell'Ing. Adolfo Marinangeli

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Credo che quella di Giulio Andreotti sia stata una battuta di provocazione. “Il potere logora chi non ce l'ha”è un’affermazione abbastanza forte e servirebbe un discorso molto lungo.
Innanzitutto per come la vedo io la politica non è potere ma è una mediazione, è un risolvere i problemi. Per quanto mi riguarda, in questo ultimo anno, il “risolvere i problemi” mi ha logorato molto di più. E se uno la vive nella maniera che reputo giusta la politica logora chi la fa.
Sicuramente c’è anche chi la politica la fa con l’intento di ottenere un potere. Chi probabilmente non ha ricevuto nella propria vita certezze dalle cose che ha fatto. Se uno nella vita ha fatto cose di cui è rimasto soddisfatto, ha avuto soddisfazione, non le va certamente a cercare all’interno della politica. La politica è un’implementazione, è complementare alle cose che si stanno facendo, non è sostitutiva.
Se una persona è soddisfatta della propria attività e la svolge in pienezza, va a fare politica continuando quello che sta facendo e non sostituendolo ma cercando di portare il bene che ha fatto anche nella politica. Se poi io nella vita non avessi fatto niente e non riuscissi a fare niente è ovvio che vedrei la politica come potere e la utilizzerei per prendere potere su me stesso. Se uno ha avuto le proprie soddisfazioni, dalla politica che deve avere? Se si sente già soddisfatto, non chiede per se stesso.

Poi questa gente la si riconosce subito come si distinguono i colori di un oggetto. La si riconosce nei modi di fare, nei modi di comportarsi, in base a quello che va ricercando: finalità per se stessi per costruire il proprio castello di sabbia. La vedi che si affanna a costruire e come ogni castello di sabbia alla fine regge poco. È come quello che la fa sotto la neve e presto si scopre. Ma la neve quanto dura in ragione del freddo? ….prima o poi si scioglie. Se si costruisce un castello sulla sabbia … si ha poco futuro ….”venne il vento e venne l’acqua e lo spazzo via”….(nostro Signore).

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Trovare il candidato ideale comporta una lenta ricerca ed una scelta puntuale non accontentandosi del meno peggio. Molte volte la società è formata da una miriade di personalità ed è ovvio che vanno tutte rappresentate. Il candidato migliore è sicuramente l’ideale per ogn’uno di noi. Nel senso che il candidato deve essere certamente ideale. Ma bisogna capire quello che è il candidato ideale. Per ogn’uno di noi il candidato ideale è diverso. Per l’Idv è quello che ha bene evidente quella che è l’etica della politica, che vede la politica come servizio e non come occupazione del potere. Questo per noi è il candidato ideale. La persona che ragiona con la propria testa, che è disponibile al confronto ma che non abbandona i propri principi. Chiunque ragioni con la propria testa non rappresenta una minaccia per il nostro partito. Per noi la differenza è un valore, non è una perdita o un problema.
Non a caso sono stato uno di quelli che per primi nel 2009 hanno aperto il partito alla società civile: ho portato in lista alle provinciali quasi un 40% di gente che non era iscritta , che  non aveva mai partecipato ai convegni e ai nostri dibattiti. Qualcuno potrebbe pensare che la nostra scelta sia stata dettata dalla mancanza di tempo e di candidature. Niente affatto, è stata una mossa voluta. Sono andato intenzionalmente a scegliere dei candidati ideali sul territorio. Sono andato a prendere le persone migliori, le persone che, secondo il nostro parere, erano eticamente migliori. Ed è stato un grande successo quello di aver aperto il partito a gente nuova. Un anno dopo Di Pietro si è accorto che questa è la scelta giusta. Molte volte chiedere di entrare a persone che fanno una vita normale e che non fanno politica è una crescita per il partito. Ci guadagna il partito e non la persona che viene inserita. Altrimenti diventa un partito asfittico, un partito monolitico che ha un mono-pensiero. Il dialogo ed il dibattito è sempre un valore, in democrazia. Sempre.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Questa è una risposta da mille punti.
Uno decide di candidarsi in un partito. Fa una scelta. Una scelta non solo di ideali, ma anche una scelta etica, di rappresentare quella idealità  -l’ideologia oggi non esiste più-, di rappresentare quel programma, di rappresentare quelle scelte e quei valori che vengono portati avanti da quel partito e non da altri. È ovvio che nel momento in cui tu diventi rappresentante di quel programma non puoi o non potresti o non dovresti abbandonare quel programma. Lì entra in gioco l’etica della persona. Se si è corretti è la stessa che dovrebbe dire “mi tiro indietro”. Questo nella sua generalità. Ma generalizzare è sempre sbagliato. Poi esistono situazioni che portano ad attività che configgono tra il candidato eletto e la struttura di partito. Il candidato che viene eletto si è proposto ed ha ottenuto dei voti perché l’elettorato lo ha scelto, ma non lo ha scelto solo per le idee o il partito che rappresenta ma anche per la sua stessa persona, per il carisma, per la serietà. Lì, diventa difficile dare una valutazione univoca. Molte volte c’è uno scontro tra gli uomini che compongono in quel momento il partito e la persona che è stata eletta che potrebbe non trovarsi nello stesso allineamento. Quando si verificano questi episodi non si può mai generalizzare, ma andrebbe sempre valutato caso a caso. Se io vengo eletto in una compagine è l’abbandono per passare dall’altra parte, dalla minoranza alla maggioranza e viceversa, è ovvio che si abbandona il programma elettorale ed è scontato che in quel momento mi dovrei dimettere. Altra cosa è se all’interno di una maggioranza o di una coalizione, per motivazioni interne, pur restando dentro e pur garantendo fiducia alla coalizione, resto come indipendente. In questo caso si tratterebbe solo di problematiche interne.
Però io distinguerei anche tra i vari tipi di elezioni, nominative, in cui si elegge la persona ed elezione partitiche dove si è nominati dal partito come avviene alle politiche. Nelle politiche il candidato è il rappresentate di quel partito e meno dell’elettorato.
Qualora si salta la coalizione si crea uno squilibrio elettorale perché si è portatori di una massa di voti che ti hanno riconosciuto gli elettori all’interno di un programma elettorale. Cambiando schieramento si dovrebbe chiedere agli stessi elettori che lo hanno votato in virtù di quello che sarebbe andato a rappresentare.
Nelle elezioni locali invece si vota la persona che si conosce e che si stima e molte volte la collocazione partitica rispetto alle politiche è molto più sfumata.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Quando comincio a buttar giù la lista e vado a proporre i candidati che rappresentano il nostro programma sono assolutamente orgoglioso. E lo sono ancora di più se la nostra proposta viene accettata con entusiasmo. Poi è vero che molti ti chiedono di poter essere candidati, ma chiedere è lecito e rispondere è una cortesia, per cui lo stai a sentire con piacere e con un certo sorriso cerchi di convincerlo che forse non è il caso. Per essere candidati bisogna avere un minimo di spirito di servizio, avere la capacità di mettersi a disposizione delle presone, avere credibilità ed autorevolezza. E queste sono cose che si vedono immediatamente.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Credo che il futuro sarà come il passato. I candidati oggi vanno scelti per la qualità e per l’autorevolezza.
C’è un aspetto non secondario che è poco accettabile. Molte volte, ed è questo il bello della democrazia, vince chi ha i consensi e non chi ha le idee. Su questo si potrebbe aprire un dibattito ma tra le due è giusto forse che vinca chi ha i consensi perché non c’è un’altra forma di selezione. La democrazia è questo. Qualcuno mi vorrebbe far credere che questa è un po’ la degenerazione della democrazia, cioè che quando la democrazia degenera valgono solo i numeri e poco le idee. Ma è difficile alla fine dare un giudizio su questo perché sarebbe come andare a giudicare gli elettori. Certo, rispetto i bombardamenti dei media, rispetto a certe armi “scorrette” che vengono utilizzate in politica questo dà da riflettere, ma alla fine contano solo i numeri. Se noi accettiamo questo dato, la democrazia è il 50+1% e quindi dobbiamo inchinarci agli elettori. Non vince il più bravo, quello che ha più idee e che farà sicuramente più cose con impegno e capacità. Vince quello più mediatico. Vince quello che è più conosciuto, quello che ha più voti. Ma avere più voti non significa necessariamente avere più capacità: non farei mai l’equazione voti uguale capacità.
Non consiglierei nessun esame e nessun quiz. La democrazia è una rappresentazione di consensi. La democrazia deve essere la ricerca dei consensi, altrimenti non esisterebbe perché se noi mettessimo una discriminante con la quale possa accedere a certi posti solo chi possiede determinate capacità culturali e tecnico-pratiche ne faremmo un governo non democratico. Anche perché molte volte la saggezza, e la saggezza contadina, non è sintomatica di cultura. Uno che ha fatto la quinta elementare potrebbe essere molto più bravo e capace di fare l’amministratore rispetto ad uno più istruito. Se politica significa servire gli altri, potrebbe essere più bravo uno che ha zero di cultura ma ha la grande dote della saggezza umana. Quella grande dote che lo porta a saper scegliere ed a saper dividere la parte buona da quella cattiva. Non sempre un titolo di studio equivale a saggezza e alla capacità di discernere il bene dal male.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Sì che la sento. Sempre, come una ferita. Ma non c’è mai un insuccesso quando ci si candida per un ideale e si ha piacere di farlo. In fin dei conti partecipare alle elezioni significa partecipare ad un gruppo. Noi per esempio in Provincia di Fermo abbiamo fatto un’esperienza sicuramente molto positiva, quella della costituzione di una squadra che lavorava ed operava insieme. Come in una squadra di calcio dove tutti gli 11 giocatori sono importati anche se alla fine uno solo va a segnare, ma è solo grazie a tutti gli altri 10 che hanno partecipato che si è potuto segnare. Questa è la cosa bella in un’elezione, la costituzione di un gruppo dove si vive, si lavora e si opera come una squadra. È ovvio che poi non ci si deve fermare il giorno dopo le elezioni. Il gruppo di lavoro deve continuare, la collaborazione deve essere mantenuta viva. Non deve essere occasionale, ma stabile e deve essere una scelta anche culturale, di stare insieme, di vivere insieme e di mettere a disposizione di ogn’uno le reciproche capacità.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Tutto dipende da come si vive la politica. Se la si vive come servizio, la politica non è un lavoro. Che poi ci sia questa devianza assolutamente sbagliata di vederla come un lavoro e come un rifugio al lavoro -io non ho un’occupazione e mi metto in politica e ne faccio oggetto per un lavoro- questa è una devianza, non la cosa giusta.
Non considerandola un lavoro non la posso certo indicare come una strada per essere felici. Poi se la politica la si fa per cercare di risolvere i problemi, perché ad un certo punto della tua vita vuoi impegnarti per essere di aiuto agli altri allora la consiglierei per essere un po’ più felici. Ritorno comunque a quello che dicevo prima, se uno nella propria vita personale e professionale ha avuto i suoi successi e le sue soddisfazioni, ce l’ha già la felicità e non la va a cercare in politica. Allora perché lo fa? Per mettersi a disposizione. La politica è come una missione, la si fa per sentirsi utili verso gli altri. Nel proprio lavoro ci si sente utili per se stessi e si diventa in un certo senso egoisti. Secondo me la politica è tutt’altro.
Se uno si vuole rendere utile ci sono moltissime altre cose da poter fare oltre la politica e chi fa volontariato non è meno di chi fa politica, sono allo stesso livello. Ci si mette sempre a disposizione dell’altro sia che si faccia il politico, il volontario, il missionario, oppure assistenza in generale.
Se la politica è fatta come servizio, al centro del servizio ci deve essere la gratuità. E sai qual è stato il primo atto fatto dall’amministrazione Cesetti? Togliere tutti i lussi della politica. Il primo atto è stato quello di ridurre lo stipendio. Abbiamo una sola auto e un solo autista a disposizione del Presidente e dei sei assessori. Non esistono prebende. Il rimborso spese degli assessori, chiamato stipendio, è stato radicalmente ridotto ed è il più basso in assoluto. L’assessore quando va fuori non ha nemmeno il rimborso dei pasti. Questo la gente non lo sa, ma è bene che si dica. Quando faccio una missione mi viene riconosciuto solo il rimborso del costo della benzina della mia macchina e se mi fermo a pranzo perché ho fatto tardi pago a mie spese perché non ho alcun rimborso dei pasti. Ma non me ne dolgo. È una scelta. Noi la politica l’abbiamo sempre vista come un servizio ed il servizio è gratuità. Allora non la posso consigliare come lavoro, ma come felicità, come soddisfazione di fare qualcosa per gli altri. Se la soddisfazione, il sentirsi utile, se il servizio è per te un atto importante che ha valore, allora questo valore non è monetario ma è personale, è filosofico, è sociale.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Bella domanda perché permette di incentivare le persone a candidarsi e sviluppa la voglia della gente di mettersi in gioco.
Se qualcuno volesse provare il nostro è un partito aperto. Non chiediamo il tesseramento, chiediamo solo che alcuni valori, per noi irrinunciabili, debbano essere sottoscritti. Innanzitutto quando ci si candida si dichiara che la propria fedina penale sia intatta. Quando mi sono candidato ho dovuto richiedere il certificato al casellario giudiziario per dimostrare di essere “pulito” dal punto di vista penale, poi ho sottoscritto un documento dei valori con il partito. Un documento etico che noi stessi abbiamo presentato e votato in assemblea elencando quali sono i requisiti per essere un candidato Italia dei Valori. Quindi il rispetto, la moralità,  l’etica, la correttezza negli atteggiamenti. Questi sono per noi valori irrinunciabili. Onorare quello che si è detto di fare per noi rappresenta un patto etico con gli elettori. Il non rispetto è motivo di esclusione. Per noi cambiare “casacca” equivale a ritirarsi, a dimettersi. Noi scriviamo che ci impegniamo a portare avanti il programma elettorale e le indicazioni  etico-morali che ci vengono date dal partito. Non rispettarle equivale ad essere fuori dal partito. Sei tu stesso che ti ci metti, non il partito. Se hai un minimo di correttezza devi dichiararti fuori, ma lo devi dire da solo.
A noi fa piacere trovare persone nuove. Per noi sono una ricchezza, sono una novità e vanno ad arricchire il nostro valore umano. Per le donne servono intelligenza, capacità, disponibilità al lavoro, impegno, serietà, etica morale....le stesse cose che servono per gli uomini. Non vedo diversità, una donna è come un uomo ed un uomo è come una donna. La differenza c’è solo per quello che si ha in mente, in base alla serietà e alla capacità con le quasi si affrontano i problemi, non al sesso. Ed in base ai voti che si portano. È ovvio, che se tu sei una persona introversa, che sta sempre chiusa in casa, che non si fa mai vedere, che non la conosce nessuno e che non ha rapporti con gli altri credo non si possa fare vita politica. La vita politica è stare in mezzo alla gente, rappresentare la gente. Se non riesci a vivere tra la gente come fai ad essere il rappresentante della gente? Non ha senso.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata?


È una rottura di scatole. Candidare e fare le liste è la cosa più difficile di questo mondo perché alla fine devi fare una scelta. E scegliere non è sempre semplice e non sempre si indovina. La scelta ti carica anche dei sicuri errori che farai. È una grande responsabilità ed un grande impegno. La scelta equivale a prendere posizioni e ti costringe a subire anche la parte negativa della scelta, cioè l’errore di valutazione, lo sbaglio, averci questo dolore e portarselo come ferita viva.


Pubbicato su...informazione.tv

(Proprietà letteraria riservata)

Le risposte del Prof. Giuseppe Buondonno

Domanda 1)
«Il potere logora chi non ce l'ha.» Giulio Andreotti
E’ per questo che tutti vogliono candidarsi, per ottenere il potere per non logorarsi?
E voi come riuscite a capirlo?


Molti vogliono candidarsi per ambizione. Qualcuno, per fortuna, ancora vuole candidarsi perché vuole rendere un servizio alla comunità e crede di avere delle idee. A me non piace l’espressione candidarsi, piace l’idea che i partiti, quindi una collettività, candidi una persona. L’idea dell’auto-candidatura non mi ha mai entusiasmato. Rispetto alla citazione di Andreotti poi, onestamente la trovo banale come il personaggio che l’ha pronunciata. È la banalità del male come diceva Hannah Arendt.

Domanda 2)
Il candidato ideale lo si riesce a trovare setacciando tra la sabbia sperando di trovare la pepita d'oro, oppure è un lento lavoro di cesello fra il cercare il migliore ma dovendosi alla fine accontentare del meno peggio?


Il candidato ideale come tutti gli ideali e gli archetipi non esiste. Esistono le persone che hanno la loro storia e la loro esperienza e nella realtà il meglio è sempre un equilibrio tra un modello ideale ed il peggio a cui si guarda con orrore. Poi il meglio è in una determinata situazione, non è detto infatti che cambiando le situazioni il candidato vada sempre bene. Il meglio è assolutamente relativo e soprattutto è bene che non ci siano persone adatte per tutte le stagioni.

Domanda 3)
Ci sono stati molti casi in cui i candidati una volta eletti cambiassero casacca, per evitare ciò non sarebbe giusto farli decadere automaticamente oppure le elezioni sono cose diverse dalle scelte dei partiti?


Io credo che ci vorrebbe una legge per cui un candidato eletto se cambia partito una volta eletto decada. Credo che sarebbe un elemento di moralità, ma è anche vero che ci sono dei limiti costituzionali ad una legge di questo tipo perché uno è eletto dagli elettori anche se scelto dai partiti. Tuttavia io credo che si possono aggirare questi limiti di incostituzionalità perché comunque mi sembra molto giusto che una persona eletta sotto un simbolo e con un certo programma elettorale non debba e non possa poi utilizzare il suo mandato in modo improprio, non magari distinguendosi una volta ogni tanto dal volto che il partito gli indica -questo è anche lecito in alcuni casi-  quello che non è lecito è cambiare di casacca. Per carità, lo si può pure fare nella vita ma bisogna a quel punto restituire il mandato.

Domanda 4)
Quando iniziate a stilare la prima lista dei candidati e vedete in quanti vorrebbero concorrere per risultare eletti, il vostro pensiero è quello di orgoglio per l'entusiasmo che costoro emanano oppure vi chiedete attoniti come mai abbiano chiuso i manicomi visto l'alto numero di pazzi che circolano liberi di credersi statisti della politica???


Dipende dal grado di pessimismo che in quel momento aleggia e dallo stato d’animo. Intanto in un grande partito come il PD non è che le liste le facciano due tre persone. Faccio l’esempio di Fermo, noi abbiamo 6 circoli con centinaia di iscritti, si discute cercando la soluzione migliore. Spesso bisogna anche convincere le persone che noi riteniamo migliori a candidarsi perché spesso sono persone che non vengono da un’esperienza politica attiva e fanno fatica. A volte invece è molto più semplice, certo, in un paese come questo, ci vuole una piccola dose di follia nell’illudersi che sia facile cambiare le cose, ma è comunque una follia molto sana.

Domanda 5)
Una volta i candidati venivano scelti fra certe caste, oppure sorteggiati, altre volte era l'età o la professione che li faceva diventare eletti, al giorno d'oggi la democrazia impone una gara per consensi. Secondo lei, in un prossimo futuro che tipo di soluzioni si potrebbero adottare per cambiare il modello elettorale, un esame teorico-pratico in scienze politiche per chi volesse candidarsi oppure una specie di quiz televisivo per decretare il vincitore?...l'assurdo di eleggere candidati improponibili potrebbe ispirare certe degenerazioni?


Io penso che la scelta dei candidati debba avvenire soprattutto attraverso il grado di radicamento che le persone hanno nella loro comunità, quindi nel territorio. Per esempio, se c’è una cosa profondamente aberrante è l’attuale legge elettorale nazionale con le liste bloccate decise dai partiti. Al contrario bisognerebbe che nel loro territorio, nella loro città, fossero donne e uomini fortemente radicati e riconosciuti, non necessariamente famosi. Anche perché non è detto che un buon candidato che magari vince facilmente le elezioni poi sia un buon sindaco oppure un buon consigliere. Non è così automatico. Se posso fare una battuta, qualche volta più di un quiz ci vorrebbe un certificato di salute mentale.

Domanda 6)
Lei sente la responsabilità degli insuccessi dei candidati che ha incluso nelle liste elettorali oppure alla fine è come alle olimpiadi dove l'importante è partecipare?


Io sento come segretario di un partito la responsabilità dei risultati complessivi che si raggiungono, poi i singoli candidati partecipano come gli altri. Secondo me bisogna togliere alla politica questa esagerata dimensione individualistica, narcisistica e di spettacolarizzazione. Il risultato sono le idee che si affermano o che perdono. Le persone sono al servizio delle idee.

Domanda 7)
Spesso il candidarsi è visto come la scorciatoia all'impegnarsi seriamente in un lavoro, ma per alcuni la politica è un vero e proprio lavoro. Lei consiglierebbe questo lavoro oppure indicherebbe altre occupazioni per essere più felici oppure meno oppressi dai problemi altrui?


Io credo che in linea di principio la politica debba essere una passione ed un impegno. Nel momento in cui lo si fa come lavoro perché il ruolo che si riveste richiede il tempo pieno, va vissuto con la stessa serietà con cui si vive il proprio lavoro. Però non è bene che la politica diventi la sostituzione di un lavoro. In altre fasi questo era legato ad altre situazione quando c’erano i funzionari di partito che svolgevano un ruolo importante. In ogni caso è bene nella vita avere alternative e soprattutto usare la politica per cambiare le cose. Sono contrario alla stessa espressione “carriera politica”. Quella che si fa in politica è un’esperienza di vita.

Domanda 8)
Se una persona volesse provare l'ebbrezza di vedere il proprio nome nella sua lista elettorale, che cosa dovrebbe fare e voi nel caso si presentassero di loro spontanea volontà, cercate di dissuaderli proponendogli solo problemi oppure cercate di non farli scappare raccontandogli solo le mille soluzioni?...e per le donne, servono anche truccatore ed estetista o bastano tempo libero e disponibilità a fare tardi la sera?


Parto dalla fine. Per le donne servono nuove regole di organizzazione della società, il resto sono scemenze. Nuove regole che rendano effettivamente praticabile l’accesso di più donne possibili all’esperienza politica. Secondo me, in generale, è anche giusto che ci siano le quote perché senza una forzatura istituzionale, diciamo di legge, è più facile prevalgano le abitudini che le innovazioni. Al volte le leggi e le costituzioni servono proprio a rompere domini abitudinari. Per quanto riguarda il resto, non si allontana mai nessuno. Sarebbe bene che la gente si impegnasse politicamente e non si avvicinasse alla politica solo per essere candidato o per rivestire un ruolo. Ripeto, non se ne può più di questo narcisismo personalistico che domina tutti gli aspetti della società e che la politica dovrebbe invece contribuire a smorzare, non ad alimentare. È bene che prima si partecipi alla vita politica, ci si faccia un'esperienza, e si verifichi di essere in grado, se si crede sia un’ esperienza bella ed interessante, piuttosto che pensare semplicemente alla vanità. La vanità è un aspetto della vita, per carità, ma non può diventare un elemento strutturale.

Domanda 9)
Candidare è un potere sublime oppure è una rottura di scatole, è il massimo dell’orgasmo politico oppure la solita minestra riscaldata? 


Candidare nel caso del mio partito è un’orgia perché le candidature vengono definite collettivamente. Fare le liste elettorali è una fatica, però è anche una bella esperienza che un partito fa, perché sceglie fuori e dentro di se persone che poi rappresentino le idee per cui si crede. Oltre che impegnativo è un momento bello e positivo, se viene però fatto con l’obiettivo di incontrare le persone, di conoscerle, di sperimentarle e soprattutto se si cerca di coinvolgere più possibile tanti giovani che sono il vero misuratore della crisi della politica e della democrazia.


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